Diabolik - il nuovo corso artistico e gli stili espressi dalle origini ad oggi

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Amo pazzamente stare tra la folla, isolandomi da essa. Carlo Derudas


Carlo Derudas

Diabolik Il nuovo corso artistico e gli stili espressi dalle origini ad oggi


Diabolik – Il nuovo corso artistico e gli stili espressi dalle origini ad oggi di Carlo Derudas © degli aventi diritto per le immagini utilizzate © Astorina s.r.l. © 2022 Carlo Derudas © 2023 Solone srl per questa edizione Collana: L’arte delle nuvole, 47 Direttore Editoriale: Nicola Pesce Caporedattore: Stefano Romanini Ufficio Stampa: Gloria Grieco Coordinamento editoriale: Cristina Fortunato Progetto grafico di cover e quarta: Massimo De Martino Illustrazione di cover: Riccardo Nunziati Illustrazione di quarta: Sergio Zaniboni Service editoriale: Massimo De Martino Correzione bozze: Ada Maria De Angelis Stampato presso Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di DICEMBRE 2023 Edizioni NPE è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe


INDICE

capitolo primo

capitolo secondo

capitolo terzo

Introduzione

7

Il processo di rinnovamento visuale

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Le scelte editoriali

10

L’arricchimento stilistico

14

Gli stili a cavallo dei secoli

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La tavola grafica e l’avvento del digitale

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Diabolik tra cinquant’anni

23

Visioni dal di dentro

27

Indagine su un’opera museale: l’arte di Enzo Facciolo

27

Diabolik ed Eva nel solco narrativo

28

L’illustrazione allo specchio

31

I maestri storici

31

I protagonisti degli ultimi venticinque anni

35

Le tre ere

73

La prima era: 1962˗1978

73

La seconda era: 1979˗1997

78

La terza era: 1998 ˗

85

I percorsi stilistici

85

La comparazione delle tecniche: studio sulle tavole dei maestri E Barison e G Palumbo

91

Simbologia e modernità

95

Diabolik visto da fuori

97

Il collezionismo in rapporto all’impatto visuale

100

5


capitolo quarto

Profili

105

Sergio Zaniboni

105

Enzo Facciolo

106

Sandro Giordano

107

Pierluigi Cerveglieri

109

Emanuele Barison

111

Angelo Maria Ricci

111

Giuseppe Palumbo

114

Giuseppe Di Bernardo

114

Matteo Buffagni

117

Riccardo Nunziati

119

Antonio Muscatiello

121

Giulia Francesca Massaglia

121

Elia Bonetti

124

capitolo quinto

Le copertine

capitolo sesto

Il questionario sull’illustrazione fumettistica

137

Le aree tematiche che aiutano a capire

137

6

Analisi della facciata di un fumetto: la “porta di scena”

127 127

Soggetto e sceneggiatura/Modus operandi/Supporti

137

Approccio e stile/Attitudine e creatività/ Matite e dispositivi digitali

144

Disegno e inchiostrazione/Tavole e architetture/ Gusto e ambientazione

155

Chiosa e risultato finale/Diabolik/Cover

164


Introduzione Chiunque segue e apprezza Diabolik sa come gli anni a cavallo dei due secoli abbiano tracciato delle linee di ripartenza per un prodotto che, seppur sempre sul pezzo, ha avuto un fisiologico bisogno di aria nuova: l’ingresso di alcuni autori, un approccio più esteso e all’avanguardia sulla grafica, una miglior comunicazione virtuale Tutto è avvenuto nel rispetto di quell’inscalfibile stile che ha consentito di navigare sicuri, quando altri, malcapitati, affogavano Inoltre, può essere interessante approfondire gli effetti sprigionati da questa sorta di “stop and go”, relativamente a un fumetto tipicamente fisico che resta saldamente ancorato in un mondo dove l’immaterialità la fa da padrone Ecco perché l’idea di sviluppare un saggio anche tecnico che, nello scrutare le scelte editoriali, le tavole e gli stili dei maestri storici e contemporanei, provi a restituire una chiara visione dei processi evolutivi, della qualità espressa e di quel che Diabolik rappresenta per il sistema fumetto Carlo Derudas

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1. Il processo di rinnovamento visuale Diabolik è un personaggio immaginario e, quindi, per sua natura immortale E, come ogni protagonista è pronto ad accogliere invenzioni fisionomiche, gestualità prorompenti, stilemi audaci, rivalità che consumano Quel che resta impresso sulle tavole non è altro che la prova del passaggio autoriale di chi accende e spegne, dà e toglie, rivela sagome, atmosfere, scenari Nel fumetto la descrizione segnica è narrazione e forma e, dunque, anima e corpo: chi illustra sa di poter riversare sulla tavola tutto quel che possiede, disperdendo parte del proprio io Ogni disegnatore è un mondo a sé stante, un’isola che attende di essere scoperta Il Diabolik odierno porta in dote un bagaglio colmo di esperienze: una ricchezza dovuta in buona parte alla propensione verso molteplicità di linguaggi visuali, maturata senza snaturare canoni grafici consolidati e assecondando un arricchimento che, da episodico, è poi divenuto amabilmente strutturale Per comprendere il processo evolutivo messo in campo dalla Astorina, nei vari periodi, dobbiamo necessariamente aver ben presente da dove siamo partiti Come sempre avviene, la nostra percezione non può che essere anche il frutto di contaminazioni dovute a precise scelte di campo circa l’aspetto dei primi attori, degli ambienti principali, delle location di dialogo e di quelle destinate agli inseguimenti più avvincenti Quanto conseguito è strettamente correlato a un passato fattosi, pian piano, sempre più imponente; così come si addice a tutti i progetti sui comics che abbiano una visione professionale e di ampio respiro Una buona semina ha creato i presupposti per un successo duraturo, che andava, però, poi mantenuto Cominciare bene è sempre un buon viatico ma non garantisce affatto lunga vita se ci si affranca da un’opera di rigenerazione continua, direi quotidiana In sessant’anni sono cambiate tante cose, a partire dalla perdita di consenso del supporto cartaceo in un mercato sempre più immateriale, proseguendo con il fisiologico adeguamento del fumetto ai mutamenti della società in termini di immagine, progresso tecnologico e relazioni sociali 9


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Senza tralasciare, e in questo Diabolik è stato mirabile, l’impatto relativo all’ascesa delle donne in ogni campo avvenuta negli ultimi decenni del secolo scorso

Le scelte editoriali Vedremo perché è importante osservare quanto accaduto negli anni a cavallo tra il Novecento e il secolo che percorriamo: tutti gli editori dei comics, a un certo punto, hanno dovuto repentinamente scegliere in quale itinerario avventurarsi È come se improvvisamente ci si fosse trovati di fronte a una biforcazione con due cartelli: il primo indicava una strada stretta, conosciuta e con poche curve; sicura oggi ma poco proiettabile nel lungo periodo L’altro era un tragitto decisamente più rischioso, ma con un’apertura che animava speranze per un luminoso futuro Come sappiamo, la Astorina scelse la seconda via: quella del lavoro perenne sulle novità e sulla rivisitazione degli aspetti “toccabili” di Diabolik Fu una decisione importante, ancora oggi non digerita da alcuni, che proiettò il fumetto noir dell’editore milanese in una lucida corsa senza fine Nell’esaminare la strada dell’innovazione intrapresa, non si può sorvolare sull’autorevole impronta che Mario Gomboli impresse sin dal momento della sua nomina a direttore editoriale della testata Ricordando, altresì, che un cammino avventuroso come quello di cui parliamo è sempre lastricato di oneri e onori; e, inevitabilmente, occorre farsene carico In più, motiverò perché vedo dell’audacia in quanto è stato costruito sin dalla fine del secolo scorso: iniziando dalle scelte in merito all’introduzione, prima calmierata e poi sempre più continua, di nuovi matitisti e inchiostratori nell’équipe autoriale Sino ad allora, è risaputo, ci si era prevalentemente affidati nelle mani di maestri conclamati del fumetto di genere; seppur con le fisiologiche eccezioni È verosimile pensare che da tempo si fosse manifestata l’esigenza di dare un aiuto costante, e di sostanza, al bravissimo Enzo Facciolo: dopo alcune collaborazioni concluse, e senza troppe esitazioni, la Astorina decise di “consegnarsi” all’eleganza del maestro Sergio Zaniboni Tanti albi disegnati, molta soddisfazione da parte dei contraenti Un idillio con i tanti lettori che hanno consacrato Zaniboni come un riferimento assoluto sulla base dell’estrema qualità delle tavole prodotte, nonché in virtù delle doti caratteriali palesate nelle occasioni di contatto interpersonale Intanto, però, erano successe un po’ di cose Nel metterle in fila, cercheremo di afferrare quali situazioni tecniche l’editore abbia dovuto gestire negli anni Novanta Dagli anni Ottanta, in cui il trio Zaniboni/Paludetti/Fiumali aveva dettato legge con disegni esemplari supportati da storie autorevoli, ai primi anni Novanta il passo è breve e le novità fioccano sin da subito Assistiamo all’ingresso di capacissimi disegnatori quali Dino Torchio e Stefano Toldo, accompagnati da una validissima alternativa alle matite e agli inchiostri: Mario Cubbino Tuttavia, è sul finire degli anni Novanta che la Astorina investe su due figure professionali che lasceranno decisamente il segno: il primo è Emanuele Barison, che inizia sugli inediti per poi divenire colui che riceverà il testimone da Zaniboni sugli albi del «Il grande Diabolik» 10


IL PROCESSO DI RINNOVAMENTO VISUALE

(in seguito «GDK») Il secondo maestro è Enzo Facciolo, cavallo prestigioso di ritorno, che ricomincerà proprio da dove si era fermato quasi vent’anni prima Ecco, in queste due preferenze c’è un forte segnale di quel che avverrà negli anni a seguire E, il motivo è chiarissimo: ci stiamo occupando di due tra i più riconoscibili disegnatori di Diabolik; di sempre Ed è proprio questo loro essere tranchant che ci fa comprendere come non potesse esistere una via di facile ripensamento Tuttavia, siamo qui per approfondire le scelte editoriali e, pertanto, non solo quelle direttamente connesse ai maestri dell’illustrazione Un percorso di arricchimento stilistico come quello citato non può prescindere dal riesame di alcuni aspetti fondamentali Sono passati sessant’anni e Diabolik, graficamente, non è affatto invecchiato: la verve e la qualità messe sulle tavole sono, ancor oggi, oltremodo efficaci In aggiunta, il “congelamento” delle location storiche, la riproposizione periodica dei personaggi cult, l’infinita dotazione

Nicoletta Gomboli, Mario Gomboli, 2013 © Tutti i diritti riservati.

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Emanuele Barison, tecnica mista, 2003. © Tutti i diritti riservati.

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IL PROCESSO DI RINNOVAMENTO VISUALE

di trucchi artigianali della coppia di ladri hanno fatto stabilmente breccia nel cuore dei lettori Diversamente, minori consensi pare aver portato la scelta di una collocazione temporale delle storie in un periodo che spazia dall’oggi a un passato più o meno recente D’altronde, non si poteva sicuramente stare nel mezzo: si doveva scegliere come affrontare i decenni successivi a quelli del trionfo planetario La concreta possibilità di mantenere i nostri interpreti con i piedi ben piantati negli anni Sessanta/Ottanta, quelli della nota caratterizzazione di molti aspetti stilistici, c’era ed è stata decisamente accantonata Questo, con buona pace degli appassionati lettori dal cuore “vintage”, e di coloro che lamentano di esser stati traditi nell’invocare esempi di fedele integralismo per prodotti storicamente simili a Diabolik C’è anche da dire che per stare fermi e osservare il progresso che scorre, senza volerlo acchiappare, bisogna aver ben chiaro quale traguardo si intende raggiungere Le storie sfornate dalla fine del secolo scorso sono, perlopiù, riferibili alla guida di Mario Gomboli Ora, mi domando e vi chiedo: le nuove ambientazioni in strutture avveniristiche, magistralmente riprodotte da coloro che si sono alternati sulle tavole, sono un surplus oppure no? E, ancora: le mises delle meravigliose donne che catturano letteralmente la scena, ornate di messe in piega e occhiali moderni, alla guida di SUV riconoscibili sono un peso o infondono attrattiva inchiodandoci alla poltrona? Certo, il contraltare di quanti affermano che si è scelto di dilapidare un patrimonio può sembrare una visione accettabile e degna di esser tenuta in considerazione Tuttavia, tale parere è condivisibile solo se si è disposti a rinunciare a quanto, di emozionante, abbiamo visto in decenni di cambiamenti e adeguamento alla contemporaneità È opportuno conservare sulle tavole un’epoca che non esiste più, priva di telefoni cellulari, lontana dalle scoperte scientifiche di questo secolo, scevra dalle tendenze attuali nell’abbigliamento e nell’oggettistica? Riteniamo che sia ugualmente accattivante vedere sulle strade autoveicoli di sessant’anni fa, seppur bellissimi, privandoci di una fetta di sana immedesimazione? Se la risposta alle domande appena formulate è un si, be’ allora, il fumetto in edicola forse non fa per voi Se invece, come credo, fate parte della schiera di coloro che amano farsi trascinare sulla scena, apprezzando varietà e attualità dei contenuti sappiate che avrete di che godere: ciò che la Astorina ha in serbo è un hangar pieno di nuove ambientazioni e di stili che attingono dalle tendenze più ardite e percorribili che riguardano oggi il fumetto Il tragitto percorso più o meno recentemente dall’editore ha svelato, sin da subito, perentorietà e solidità d’intenti L’opzione di avvalersi di disegnatori dallo stile rivoluzionario, alla Emanuele Barison per intenderci, non è stata dettata soltanto dal cercare nuova forza Se così fosse, non si spiegherebbero tutte le altre misure d’impatto messe in campo di cui discorreremo in questo testo Senza scordare che anche il continuo restyling delle cover, il diverso approccio sulla gestione dei gadget, la presenza “fisica” della Astorina in molteplici contesti sono tutti pezzi di un puzzle che profuma di attualità, nonostante i gloriosi sessant’anni alle spalle Per conoscere ancor meglio la progettualità dell’editore, vi invito alla lettura delle sezioni: “L’arricchimento stilistico”, “Gli stili a cavallo dei secoli” e “I protagonisti degli ultimi venticinque anni”.

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L’arricchimento stilistico Quelli di fine Novecento furono anni di sperimentazioni e cambiamenti: si passò dall’assoldare campioni dell’illustrazione come Giancarlo Tenenti (1997) a maestri quali Pierluigi Cerveglieri (1999), che resterà in pianta stabile divenendo un riferimento grafico nel nuovo secolo; a differenza di collaboratori episodici come l’ottimo Gianluigi Coppola La Astorina, che di lì a poco avrebbe letteralmente fatto i fuochi d’artificio, creò la situazione ideale anche per Licia Ferraresi, autrice di alcune sceneggiature sin dal 1999 Ma, tornando alle tavole illustrate, è in questo secolo che avverranno i principali arricchimenti: nel 2001 il maestro Giuseppe Palumbo viene incaricato di reinterpretare l’albo numero uno: “Il re del terrore” È una preferenza che si rivelerà decisiva sin dalla prima pubblicazione del volume, avvenuta nel 2002 Palumbo, che nel frattempo aveva lasciato la sua inimitabile impronta anche su «Martin Mystère», esegue il lavoro di remake con una tale audacia che vien da chiedersi se avesse una chiara idea di cosa sarebbe potuto succedere Effettivamente, qualcosa di rilevante avvenne: il gradimento sulla rivisitazione grafica del “numero uno” andò oltre le più rosee aspettative; anche di quelle della Astorina e di buona parte della stampa di settore, verosimilmente È plausibile ritenere che l’editore, sin da allora, avesse contezza del fatto che Palumbo potesse essere uno dei cardini che avrebbero agevolato la “rivoluzione” in atto Ciò detto, non possiamo dimenticare, e io per primo, che siamo qui per ragionare su un prodotto seriale e sulla sua capacità di adattamento e superamento delle barriere temporali Perché, di questo stiamo parlando Per di più, sarebbe possibile desumere che quanto oggi osserviamo in Diabolik possa anche essere stato il frutto di una comune presa di coscienza riguardo a ciò che interveniva intorno al fumetto Ebbene, non è esattamente così Non se si procede ad analizzare quel che il sistema delle tavole illustrate ha dovuto digerire, dall’oggi al domani Il ventunesimo secolo si apre con una situazione in frenetico divenire: sono circa duecentocinquanta milioni gli utenti internet nel pianeta e le prime embrionali novità digitali, che incideranno sul fumetto, diventano disponibili Le tavole grafiche si rivelano una possibile alternativa all’utilizzo del supporto cartaceo Assistiamo a una progressiva discesa dei prezzi dell’hardware, dei software e di tutta la strumentazione utile alla stesura in digitale di una tavola illustrata Il multiforme gruppo di lavoro della nona arte, che non può limitarsi ad assistere al progresso che avanza, inizia a contribuire a tale evoluzione tecnologica: questo, soprattutto in virtù di una precisa attenzione che tanti illustratori mostrano verso le potenzialità del digitale applicato alle tavole a fumetti E, non parliamo solo di inchiostratori che completano il lavoro tramite la tavoletta grafica, ma anche di matitisti che scelgono di puntare integralmente su tale chance relegando i cartoncini a un destino sempre meno glorioso Questo procacciamento di dispositivi e di altri oggetti utili per disegnare provoca una maggior attenzione da parte delle aziende produttrici È la legge del mercato: l’evoluzione tecnologica marcia spedita lì dove c’è richiesta di strumentazione e nuovi approcci culturali fanno capolino 14


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Giuseppe Palumbo, illustrazione. © Tutti i diritti riservati.

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Inoltre, chi osserva il panorama del fumetto non può che constatare quanto segue: l’afflusso di nuovi illustratori, tra cui molti giovani, che operano in digitale in tutte le fasi lavorative; il timido approccio da parte di alcuni disegnatori “vecchio stampo” verso le novità che un mercato sempre più tecnologico suggerisce; la maggior considerazione che le case editrici di fumetti spendono nei confronti di un’evoluzione che pare inarrestabile È chiaro che tutti questi elementi, insieme all’opportunità di progettare le pubblicazioni degli albi in digitale, porteranno gli editori a riflettere su una rivisitazione globale dell’offerta grafica La Astorina, che cavalca un cavallo di razza, non si fa sfuggire l’occasione: pian piano, così, iniziano ad affiorare i primi albi completati o sviluppati interamente in digitale; e, con l’occasione e il decorrere del tempo, assisteremo all’approdo di nuove voci stilistiche Pertanto, ci si apre alla possibilità di porgere ai lettori una proposta ancor più articolata e si sceglie, nel contempo, di tenere ben salda la barra della riconoscibilità e la caratterizzazione di tutti i personaggi principali Tale impostazione, che si rivelerà vincente, consentirà di attivare collaborazioni che diverranno fondamentali in ordine alla rappresentazione grafica Abbiamo citato Palumbo, ma potremmo ripartire dal tratto fulmineo di Emanuele Barison o dalla inconfondibile tipizzazione di Giuseppe Di Bernardo o, ancora, dall’affascinante cura dei dettagli della giovanissima Giulia Massaglia per descrivere un arco di potenziamento nello stile che non trova pari nella fumettistica di genere

Gli stili a cavallo dei secoli Il Diabolik in edicola esprime una varietà di proposte invidiabile: oltre all’inedito mensile, su cui ci soffermeremo dettagliatamente, escono periodicamente le storie del GDK, il «Diabolik Magnum», la recente «Anastatika», le ristampe «R» e «Swisss» Il GDK è la rappresentazione esemplare del rinnovamento di cui parlavamo: un formato più ampio, racconti inediti con uno stimolante taglio soggettistico e nuovi potenziali lettori Tutti parametri di un successo annunciato, che è puntualmente arrivato Viene lanciato nel 1997: un anno che è stato l’anticamera di un periodo in cui l’editore milanese ha voluto fortemente ampliare l’offerta e, possibilmente, raggiungere nuove mete Per il GDK viene scelto il disegnatore principe dell’edizione regolare: Sergio Zaniboni Con le matite ormai blindate, ci si avvale dell’opera di Paolo Zaniboni per le chine: il figlio d’arte, quasi come fosse un marchio di fabbrica, avrà modo di dimostrare la propria abilità anche come matitista in due prove tecnicamente molto riuscite (albi della serie mensile pubblicati tra il 2016 e il 2017, n.d.a.) Quanto elencato è solo il preludio a un percorso di innovazione visuale che, in fondo, non avrà mai fine A 5/6 anni dall’esordio faranno il loro ingresso sul GDK gli inconfondibili Emanuele Barison (2002) e Giuseppe Palumbo (2003); così come anche i maestri Beniamino Delvecchio (2002) e Pierluigi Cerveglieri (2003) avranno modo di dare lustro alle storie del maxi albo Delvecchio arriva in Astorina, principalmente, per supportare sugli albi mensili 16


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Paolo Zaniboni, matita: Altea non risponde, «Diabolik», 2017. © Astorina s.r.l. Milano. © Tutti i diritti riservati.

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Beniamino Delvecchio, tecnica mista 2018. © Tutti i diritti riservati.

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il granitico Franco Paludetti, ormai avanti con gli anni e alle prese con una produzione sempre fortunatamente cospicua Delvecchio ha circa trent’anni e si trova al cospetto di due mostri sacri del calibro di Paludetti e Fiumali Non so quanti artisti avrebbero retto all’urto di lavorare, sin da subito, a fianco di disegnatori così esperti e conclamati Ebbene, Beniamino Delvecchio osserva e carpisce i segreti di un lavoro durissimo, che si conclude solo con la stampa delle tavole: nel corso di alcuni anni svilupperà le chine su sedici albi inediti e altre opere di minor rilievo Il tratto del giovane maestro, in un tempo decisamente breve, diviene sempre più autorevole: dopo aver operato sui disegni di Enzo Facciolo e Angelo Maria Ricci, Delvecchio dà il meglio di sé nel periodo 2002˗2004; in particolare nell’albo “Quando tutti mentono”, nobilitato da una retro cover tra le più belle eseguite dal duo Zaniboni Qui, Beniamino Delvecchio, complice una storia affascinante adagiata sulle matite di un grandioso Sergio Zaniboni, svela una sensibilità di tratto ragguardevole e aggiunge preziosità al lavoro dei colleghi Paludetti/Zaniboni Ritornando al processo di evoluzione visuale, anche l’uscita della pubblicazione “Magnum”, ˗ collana che ripropone alcune storie importanti raggruppate per aree tematiche ˗ si rivela un’occasione utile per mostrare nuove cover inusualmente colorate e accattivanti


IL PROCESSO DI RINNOVAMENTO VISUALE

Un esempio per tutte è la copertina dell’esordio: “I gioielli perduti”, uscito nel 2019, di cui propongo la versione definitiva eseguita dal maestro Giuseppe Di Bernardo Molta carne al fuoco, insomma: progetti ben studiati a fronte dei quali non era così scontato acquisire consenso In linea generale, comunque, la capacità di guardare avanti dell’editore è stata costante A titolo di esempio, potremmo ricordare la scelta ecologista di stampare tutti gli albi, dal 2014, solo su carta “sostenibile” certificata PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) O, per tornare alle pubblicazioni, a quando si scelse di rischiare con alcuni piccoli azzardi: è dell’autunno 2010 la ristampa a colori del primo numero del GDK Per la Astorina, che aveva fatto del bianco/nero uno dei cardini inamovibili, è una novità di un certo peso e, auspico, sufficientemente ripagata; quantomeno, se ci basiamo sull’apprezzamento che la pubblicazione ricevette sin da allora, e anche considerando la potenzialità di poter aprire una strada sulle piattaforme digitali partendo proprio dai numeri a colori del GDK Inoltre, prima di ritornare alla disamina sull’inedito mensile ˗ quello che viene regolarmente pubblicato da sessant’anni ˗ non possiamo certo tralasciare le decine di creazioni di albi extra; tanto occasionali quanto numerosi, editi principalmente nel secolo che percorriamo: i cosiddetti fumetti “fuori serie” Anche questi lavori furono terreno fertile per vedere all’opera sul nostro una serie di illustratori provenienti dalle più diverse esperienze nel fumetto di genere; e, non solo di quello Ma, dicevamo della varietà delle testate e delle visioni futuribili dell’editore Quanto narrato fa parte di un corollario che nel caso del fumetto è significativamente riscontrabile: il fatto che se si osa con una certa lungimiranza, e la Astorina ha saputo farlo poggiandosi sulla storia e su processi consolidati, si possono raggiungere obiettivi impensabili Diversamente, è un procedere al buio, sperando di non contundere In merito alle altre iniziative intraprese per raggiungere la qualità odierna, non si può prescindere dall’analizzare i processi di modernizzazione relativi alle copertine: un lavoro, questo, avvenuto in più riprese e che ha decisamente sconvolto la percezione sensoriale dei fruitori di Diabolik Vediamo, cronologicamente, quali principali novità hanno riguardato le cover • 1962/1965 ˗ La cover frontale è sottoposta a diverse revisioni: alcune didascalie appaiono per periodi relativamente brevi Le diciture “Romanzo completo”, “Per adulti”, “Il fumetto del brivido” passano alla storia, non essendo più utilizzate negli anni a seguire Nel 1965 esordisce l’attuale “Il giallo a fumetti” • 1986 ˗ È il venticinquesimo anno di pubblicazione: viene introdotta una plastificazione che punta a proteggere maggiormente la “porta di scena” • 1999 ˗ Il disegnatore della copertina è inserito tra gli autori dell’albo • 2003 ˗ Viene aggiunta la dicitura “Inedito” a fianco della scritta “Il giallo a fumetti” • 2014 ˗ Si diminuisce sensibilmente la parte nera superiore della cover frontale; Matteo Buffagni diviene il copertinista ufficiale degli albi della serie regolare 19


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Tali cambiamenti, tra i tanti che hanno coinvolto le copertine, sono quelli che hanno avuto un impatto che può definirsi epocale Per quanto concerne l’approfondimento completo sulle cover, vi invito a leggere il capitolo: “Le copertine”

La tavola grafica e l’avvento del digitale I processi evolutivi che hanno caratterizzato i comics, in particolare negli ultimi dieci anni, sono parzialmente correlati all’impatto del digitale sulla composizione delle tavole illustrate Così come già avvenuto negli States e in Oriente, le case editrici europee guardano con attenzione un fenomeno che prende sempre più piede Senza tralasciare il fatto che ormai sempre più illustratori, motu proprio, si avvalgono di strumenti tecnologici per realizzare il proprio lavoro Quella che inizialmente può sembrare una moda, ben presto, diviene una costante per il fumetto Sono molti i maestri che pensano di proiettarsi in un terreno che solo pochi anni fa vedevano come poco praticabile E, non parlo solo di giovani che iniziano il proprio percorso direttamente in digitale, ma anche di illustratori, magari avanti con l’età, che a un certo punto sposano le potenzialità di tali strumenti Tutto questo avanzamento tecnologico, e di mentalità aggiungo, coinvolge anche il nostro editore e la sua organizzatissima équipe autoriale Lo spirito di Mario Gomboli, nell’apportare i giusti correttivi a un prodotto classico, è spesso stato quello di meditare, provare e solo poi assumere un giudizio: un taglio direzionale che ha portato ottimi risultati, anche quando magari certe “avventure” sembravano più dettate dall’entusiasmo che da solide certezze Tuttavia, c’è anche da dire che dopo quanto accaduto al fumetto nella grande crisi di fine secolo le sicurezze potevano essere solo un lontano ricordo Probabilmente, è stata la solita visione allargata che ha consentito di accogliere le istanze di cambiamento che provenivano da un mercato sempre più digitale: “Gomboli & co ”, come sappiamo, hanno creato uno staff di illustratori composito, che spazia dalle diverse età alle molteplici attitudini personali È assolutamente fisiologico, pertanto, che l’editore abbia guardato nella direzione verso cui tutti miravano In buona sintesi, è stato possibile: dare sempre più fiducia ai giovani artisti, anagraficamente parlando, e assecondare alcune loro richieste; valorizzare la presenza di maestri avanti con gli anni ma sempre capaci di ottima professionalità; curare l’ingresso di nuovi illustratori che provenivano da altre esperienze e che si erano già abituati alla tavoletta grafica A tutto ciò si aggiungano le possibilità, oggettive, che l’utilizzo del digitale consente dal punto di vista delle tempistiche di produzione e conseguente resa finale del prodotto Da un punto di analisi squisitamente tecnico, le difficoltà maggiori si erano già ampiamente affrontate nei paesi di avanguardia citati Ciò che poteva lasciare dei dubbi, per qualcuno ancor’oggi indelebili, era la piena conformità delle tavole digitalizzate a quanto prodotto abitualmente sul cartaceo Ulteriormente, i processi di lavorazione erano e sono strettamente correlati alla dotazione tecnologica di cui si dispone 20


Altri titoli della stessa collana: Rat˗Man: La scimmia, il topo, il supereroe – isbn: 978˗88˗36271˗32˗0 Il Corriere dei Piccoli ˗ Una supernova tra le riviste d’autore – isbn: 978˗88˗36271˗33˗7 Ventenni Paperoni – Ma leggi ancora Topolino? – isbn: 978˗88˗36271˗20˗7 Diabolik – dietro le quinte: Ginko all’attacco! – isbn: 978˗88˗36271˗19˗1 Giorgio Foresto – Avventure a colori di un pittore fuggiasco – isbn: 978˗88˗36271˗18˗4 Le vite de’ più eccellenti fumettori – isbn: 978˗88˗36270˗85˗9 Pinocchio illustrato da Paolo Mottura – isbn: 978˗88˗36270˗66˗8 Realizzando Diabolik – isbn: 978˗88˗36270˗72˗9 Diabolik – Il Libro Rosso – isbn: 978˗88˗36270˗00˗2 Le origini del fumetto – ed. brossurata – isbn: 978˗88˗36270˗69˗9 Fumetti e potere – isbn: 978˗88˗94818˗89˗5 Frammenti dall’assurdo n.e. – isbn: 978˗88˗36270˗58˗3 Eccetto Topolino – seconda edizione brossurata – isbn: 978˗88˗36270˗28˗6 Tarzan – isbn: 978˗88˗94818˗75˗8 Tex – Fiumi di China Italiana in Deserti Americani – ed. brossurata – isbn: 978˗88˗88893˗71˗6 I Disney Italiani – isbn: 978˗88˗97141˗26˗6 Jacovitti – Sessant’anni di surrealismo a fumetti – isbn: 978˗88˗97141˗09˗9

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