Anteprima "Esasperatismo Logos & Bidone" - Domenico Raio

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Domenico Raio

Esasperatismo Logos & Bidone Aspetti storici d’un Movimento Culturale prefazione di Clementina Gily

Edizioni Scientifiche e Artistiche



Domenico Raio

Esasperatismo Logos & Bidone Aspetti storici d’un Movimento Culturale

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Prefazione L’esasperatismo colpisce l’occhio prima della parola col suo dire con la perfetta sensazione di Baumgarten il disorientamento dell’uomo del terzo millennio e la sua speranza. Nel prendere atto della rivoluzione inavvertita, cioè la nascita ed il consolidarsi del mondo dei media, le definizioni degli intellettuali mimano quelle di Messer Coniglio Bianco di Lewis Carroll – nichilismo, postmoderno, mondo liquido – sono tutte affermazioni-negazioni, ossimori che non definiscono niente. Chi sa trovarci un senso, ci scriva pure su; chi per professione pensa sembra non saper andare oltre l’affermazione che è finita la tradizione e bisogna pensare la differenza – e i risultati sono talora temibili. Se la tecnocrazia cambia la politica e la rete collega la ribellione dei popoli, si può forse attendere? Il cambiamento del mondo è stato inavvertito soprattutto ai politici, come una volta alle corti sovrane: Adolfo Giuliani, lo start-man del Movimento Esasperatista, fa benissimo a tenere il suo movimento fuori dalle scelte politiche, se non per il necessario rivolgersi di quando in quando alle istituzioni - non veicola messaggi, non dichiara adesioni. L’esasperatismo è l’espressione di una forza diversa e convergente, che si definisce nell’arte e nell’amore della cultura. Colpisce l’occhio prima della parola: il primo bidone fu quello di Adolfo Giuliani, che materialmente adottò un bidone lasciato per strada e sballottato a destra e sinistra per fermare uno spazio per il parcheggio. La via che una volta si chiamava la ‘nfrascata, quindi era boschiva e verde, oggi non ha che spazi di mera sopravvivenza, tra le case; c’è voluto Mendini per ricordare lo spazio onirico – disegnando la fermata del metrò – necessario per almeno vedere gli edifici storici della zona. Il bidone di Adolfo Giuliani si presenta di fuori nero lucido e brillante, l’interno invece è rosso di lava: dice tutto in uno. Lo risignifica, come dice Antonello Leone, lo porta dal suo senso originario a tutt’altro conservandone l’anima, come il marmo ogni materia ha il suo senso. Il bidone è l’offesa del vivere, la consegna del negativo; ma è anche atanor di speranza, il positivo che fa leva sul negativo. La sensazione perfetta che il bidone trasmette è il vulcanico nascere della rimonta, quella che il napoletano vive per sfidare il mondo che resiste e gli si oppone. Napoli non sa superare l’ottica di essere, come fu, un paese di conquista, non ha fiducia nelle istituzioni che costantemente lo vessano. Ma sa anche avere fede nel mistero salvifico che sperimenta quando nonostante tutto vince la battaglia del quotidiano. Virgilio e San Gennaro figurano il mistero che tante volte salva, che premia la capacità di

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Esasperatismo Logos & Bidone

la conferma. Dire in parole il senso dell’arte è una lettura che non sarà mai l’unica possibile; l’arte vuole comporre testi per tutti e per nessuno, perché ognuno legga quel che vede, anche oltre la significazione dell’autore. Il critico dice una direzione profonda perseguita con un ascolto attento, che è una interpretazione tra le infinite possibili. Quindi non tolga ai morti il pensiero che hanno scritto con colori e metafore, la loro permanenza, nella Napoli delle Fontanelle, gli chiede di superare la modestia. La linea della scrittura è elegante per il suo intersecare le note sui pittori alla sua storia personale, la lieta crescita del critico d’arte che si evolve man mano, per le sollecitazioni del Movimento, che fanno del giornalista il confidente che si avvicina alle opere e ascolta dalla viva voce di artisti appassionati il fermento che li guida. Capisce così sempre meglio l’esasperatismo come regola di vita, come lettura critica ed ironica della società, che li porta ad argomentare da un punto di vista diverso per costruire un discorso metodico e capace di trovare (diairetico ed euristico). Una nuova immagine del vivere lega il giovane critico al suo percorso di formazione. I quadri successivi costruiscono un teatro di figura, che articola concretezze teoriche come momenti di vita. Ciò rende il testo leggibile come un romanzo, una gradevolezza narrata che evita il si direbbe inevitabile elenco che rende i cataloghi utili ma decisamente noiosi. Raio fa vincere la narrazione laddove pare non esista, l’arte contro la geometricità alfabetica porta nella evoluzione di un sogno che si realizza ed anima nuova comprensione e nuova capacità di scrivere. Mostra di condividere il senso dell’esasperatismo degli autori di cui si occupa, che esaltano la caratteristica prima dell’arte, che sempre scrive il futuro, il possibile, il pensare e non il pensiero. Il segreto è di saper guardare oltre, anticipando le cose della vita, che va colta per quel che è, un indicibile intreccio di politica, società, persona, ragione, affetti – per scrivere tutto questo occorre mente intelligente e critica, guidata dalla speranza, da quel nulla che non è il niente, ma è la pienezza probabile del cosmo, la capacità di creare il nostro domani. Prof.ssa Clementina Gily Docente di Estetica e di Educazione all’Immagine Presso l’Università Federico II di Napoli

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Premessa Questa mia opera è un libro d’arte un po’ sui generis, a metà strada tra la storia del Movimento Culturale Esasperatismo Logos & Bidone e la storia mia personale di giornalista e critico d’arte le cui vicende professionali si sono intrecciate con le esperienze artistiche di molti pittori e scultori aderenti che ho avuto la fortuna di conoscere negli anni che vanno dalla fondazione del Movimento alla Terza Mostra Internazionale dell’Esasperatismo. Credo che il presente costituisca solo il primo di più volumi sullo stesso argomento che conto di pubblicare in un prossimo futuro, non avendo in questo primo periodo avuto l’opportunità di presentare o di scrivere di tutti gli artisti dei quali avrei voluto. Provenendo dal settore della carta stampata, la mia narrazione degli eventi più significativi della storia dell’Esasperatismo, come la mia stessa critica d’arte, risente delle tecniche della comunicazione giornalistica, pertanto il linguaggio sarà semplice e l’approccio sempre oggettivo perché il compito di un operatore dell’informazione – non a caso si parla di mass media - è di mediare tra il pubblico e il personaggio, tra le diverse tipologie di lettori e gli avvenimenti, senza mai cercare di far prevalere la propria visione o le proprie convinzioni, ma proponendo una linea interpretativa che abbia un riscontro tangibile in un fenomeno artistico-culturale come nella personale espressione di un pittore o di uno scultore. Credo che gli interessati abbiano condiviso questo mio stile che ho riportato di pari passo anche in questo volume il quale presenta come principali riferimenti bibliografici il libro di Adolfo Giuliani, fondatore del Movimento, Esasperatismo Logos & Bidone; Eventi documenti rassegna stampa testimonianze, pubblicato nel 2009 sotto l’egida dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, e i siti web www.ilbidone. it e www.esasperatismo.org. Domenico Raio

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Esasperatismo Logos & Bidone

Nella mia qualità di giornalista d’arte ho avuto il privilegio di veder nascere e svilupparsi un Movimento culturale che ha due grandi meriti su tutti: l’aver recuperato all’arte anche quel suo congeniale ruolo di denuncia, e nello specifico “del grado di esasperazione del vivere quotidiano” che gli ambienti opulenti di fine ’900, troppo orientati alla forma estetica, le avevano in massima parte negato, e di aver realizzato una fortissima coesione tra gli artisti aderenti, intorno ad un pensiero comune, ma nella libera interpretazione espressiva e stilistica di ciascun pittore o scultore che abbia condiviso i principi ispiratori contenuti nel Manifesto del 2000 del fondatore Adolfo Giuliani. Il Movimento Esasperatismo — Logos & Bidone, sorto in un luogo simbolo come può essere la città di Napoli, dove il senso del malessere dell’uomo moderno raggiunge le punte estreme, a partire dal 2001 va crescendo nel numero degli aderenti, dal 2002 registra un avvicendamento degli artisti partecipanti alle prime mostre collettive, poi, dal 2003, comincia a formarsi concretamente il gruppo degli esasperatisti. Esso si è dunque espanso repentinamente a conferma della sua vocazione cosmopolita sancita definitivamente in occasione della Prima Mostra Internazionale, svoltasi già nel mese di giugno del 2004 presso la Casina Pompeiana del capoluogo campano, quando per la prima volta espone il gruppo compatto con tutti i suoi artisti italiani e stranieri. La collettiva vede la partecipazione di ben 93 artisti provenienti da otto paesi di tre continenti, è un primo risultato eccezionale che premia chi ha fermamente creduto nel Movimento, dal fondatore agli artisti, per finire ai critici d’arte che si sono impegnati in un percorso di crescita che riserverà a tutti molte soddisfazioni. Dopo un primo periodo in cui il supporto pittorico è stato rappresentato prevalentemente dal suo stesso simbolo, ossia il bidone di ferro, in una seconda fase l’icona s’inserisce nella sua dimensione figurativa all’interno dell’opera stessa nella personale elaborazione tecnica, tematica e compositiva degli artisti, mentre dal 29 maggio del 2010, al compimento dei dieci anni dalla fondazione del Movimento, si comincia a adottare, negli eventi ufficiali, la misura del Bidone stesso, ossia 55 X 85 cm, ed è espressione di contenuti esclusivamente esasperatisti, un intento che, nel tempo, è stato raggiunto con assoluta naturalezza. Possiamo dunque parlare di un secondo periodo che, con ogni probabilità, già prelude ad un ulteriore sviluppo in cui il simbolo dell’Esasperatismo potrà essere interpretato nella sua sola dimensione semantica. Il bidone è, infatti, sempre da intendersi nella sua duplice accezione di contenitore e d’imbroglio. Esso è contenitore di vita, ossia di esperienze, di angosce, di speranze. Ma bidone vuol dire anche inganno, quello perpetrato ai danni dei cittadini del mondo in virtù di un presunto progresso che non ha migliorato la qualità della vita, anzi costituisce una minaccia quasi evidente per l’intero genere umano e che è

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Aspetti storici d’un Movimento Culturale

alla base di tutti i più immediati motivi d’“esasperazione” per ognuno di noi. Il discorso riguarda tutte le grandi problematiche attuali, ossia le sempre più incalzanti imposizioni della civiltà moderna, l’inquinamento fuori controllo come la scienza priva di etica, ma coinvolge lo stesso universo dell’arte. L’intento dell’Esasperatismo è, infatti, anche di restituire l’arte alla comune fruizione, nel sottrarla ad ogni artifizio e speculazione; è di ritrovare quella purezza di fede che ha sempre animato gli artisti più autentici e rappresentativi di un’epoca, con precedenti storici che eminenti critici dell’arte hanno già individuato nell’Espressionismo. Per un mio principio etico non scrivo mai degli artisti che non sono più tra noi. Non potrei cogliere le loro osservazioni in merito ai miei testi critici sui quali, prima di renderli pubblici, uso sempre confrontarmi con l’artista. Anche se nessuno dei tanti pittori e scultori per i quali ho scritto ha mai riscontrato un’incoerenza in quello che affermavo rispetto alle opere realizzate o presentate in mostra, non ho mai abbandonato questa prassi. Sono solo un critico e in nessun caso quelle che sono le mie personali interpretazioni possono prevaricare le intenzioni dell’artista, allora cerco sempre di raggiungere quel punto di equilibrio che lasci ogni volta ad entrambi nuovi ed ulteriori spunti di riflessione. Questo spiega anche la ragione per la quale io non preferisca scrivere di un maestro delle arti figurative, esasperatista o non, senza averlo prima conosciuto personalmente e magari aver visitato il suo studio. L’atelier offre numerose indicazioni sul percorso, sulla ricerca e sulla cifra stilistica di un artista e non di rado mi è capitato di scorgere i significati più sottili, delle opere più recenti di un pittore, in dei lavori realizzati anche decenni prima. Se questa mia procedura si è rivelata efficace è stato grazie alla mia esperienza giornalistica, non quella acquisita in redazione, ma quella di base accumulata quando ero collaboratore di quotidiani e periodici e venivo inviato “sul fatto”, ossia laddove gli avvenimenti si preparavano, si svolgevano o si erano svolti, per raccogliere elementi e dichiarazioni necessari alla stesura del pezzo. Giuliani dice sempre che come critico io scrivo quello che vedo. Ora è chiaro che il mio approccio nei confronti dell’arte dipende dalla mia formazione giornalistica. A pensarci bene, quel vecchio bidone grigio, già ossidato nelle sue numerose ammaccature, che di lì a qualche mese sarebbe diventato il simbolo dell’Esasperatimo, l’ho maltrattato anch’io. Era l’inverno del 1999, quando cominciai a recarmi con una certa frequenza alle mostre di Immagine Nea con il mio scooter bianco di fabbricazione indiana, e pure il sottoscritto, per sistemare il suo motociclo qualche metro oltre la galleria, sul lato destro della parte superiore di via Salvator Rosa, a Napoli, in maniera che, per comprensibili motivi, il mezzo non uscisse completamente dal suo campo visivo, usava

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Esasperatismo Logos & Bidone

2.3 La scienza incontrollata La ricerca incondizionata del razionalmente “possibile” conduce alla realizzazione dell’eticamente “impossibile”, come la vita in provetta, la clonazione, gli OGM. 2.4 L’arte non più fruibile In arte si sono raggiunte forme di espressione non più comprensibili, sempre più dispersive e confuse. 3. Il simbolo di questo movimento sarà il bidone, non più inteso come contenitore di materiali o come tradizionale metafora dell’imbroglio, ma come la vita stessa. È il bidone che tutti ricevono alla nascita secondo modi e forme diverse, estetiche, sociali, economiche, culturali. È il contenitore sofferto, ammaccato, consumato, pieno di esperienze, di tradimenti, di delusioni, di dolori. Napoli, 29 maggio 2000 Adolfo Giuliani

Per la presentazione del Movimento e del suo simbolo, il bidone, si dovrà attendere quasi un anno. È il 18 aprile del 2001, quando quel contenitore metallico, scomparso nel tardo autunno del 2000 dalla sua abituale collocazione, riappare in via Salvator Rosa, ma questa volta non più piazzato sul lato destro della strada, tra una grossa automobile e un vecchio furgoncino, bensì in mostra nel mezzo nella sala espositiva del Centro d’Arte e Cultura Immagine Nea. Il bidone si presenta, esternamente, tutto laccato in nero, ma all’interno è rosso, con una colatura di vernice, sempre rossa, sul davanti, dove in alto appare la scritta a caratteri cubitali ESASPERATISMO, e in basso la firma di Adolfo Giuliani e la data del 2000. Ora ha assunto una valenza simbolica, il fusto è da intendersi come contenitore della terra e quindi della vita, sanguina perché rappresenta l’uomo con le proprie sofferenze, le preoccupazioni, la sua fragilità fisica e morale.

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Aspetti storici d’un Movimento Culturale

All’atto della sua fondazione il Movimento dell’Esasperatismo Logos & Bidone si presentò in netta controtendenza rispetto al clima culturale del tempo. Si era agli albori del terzo millennio e la popolazione mondiale viveva un momento di euforia, convinta che con la fine del ’900 si sarebbero estinte, quasi per magia, tutte le problematiche originatesi nel XX secolo e l’umanità avrebbe conosciuto un radioso futuro di benessere materiale e spirituale. Forse per questo fu accolto con un certo scetticismo da parte degli ambienti artistici napoletani certamente persuasi che i movimenti culturali, come pure l’opera d’arte intesa come mezzo d’espressione critica, fossero retaggio di un passato che non si sarebbe mai più proposto e che l’arte stessa dovesse vivere di vita propria, avulsa da ogni legame con la realtà. Alcuni ne presero le distanze, in altri la stessa icona del Movimento, il contenitore, non mancò di suscitare anche una certa ironia per le sue fattezze evidentemente giudicate indegne di un’interpretazione artistica e per la metafora dell’“imbroglio” che il bidone inevitabilmente evocava. Altri, invece, intuirono tutte le potenzialità simbolistiche ed artistiche di quel Logos e decisero senza indugi di aderire al Movimento, di condividerne i precetti e di avviare una ricerca artistica per offrire la migliore espressione a quell’idea tanto originale quanto significativa. A rafforzare la credibilità del Movimento contribuì anche l’adesione di quattro grandi Maestri del Novecento napoletano quali Libero Galdo, Guglielmo Roehrssen, Domenico Spinosa e Antonio Tammaro, ma all’inizio l’attenzione dei critici e dei mezzi di comunicazione per le esposizioni dell’Esasperatismo in generale fu scarsa e raramente si andava oltre il consueto trafiletto, quando si trattava di annunciare le prime mostre collettive. Forse la difficoltà maggiore, della quale il fondatore Adolfo Giuliani era ben cosciente sin dall’inizio, stava nel portare avanti il discorso, ossia il Logos prima ancora del segno, le motivazioni che sottendono al Movimento prima delle opere che dell’Esasperatismo rappresentavano l’espressione artistica. Per questo, anche negli anni seguenti, quando il Movimento comincerà ad essere conosciuto, Giuliani si dimostrerà intransigente nell’esigere dagli artisti partecipanti alle mostre dell’Esasperatismo, sia personali sia collettive, il riferimento iconografico all’icona del bidone. Alla base del Movimento c’è un’idea ben precisa che non può essere forzata a proprio piacimento senza snaturare il pensiero che ispira i suoi principi essenziali. Se l’Esasperatismo vuole affermarsi in quanto tale, deve mantenere una sua coerenza interna che consenta la massima libertà stilistica, ma sempre nell’interpretazione dei quattro punti del suo Manifesto, una logica che dovrà animare tutte le esposizioni del Movimento perché questo possa realmente storicizzarsi.

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Esasperatismo Logos & Bidone

La prima grande occasione per esporre il concetto dell’Esasperatismo davanti ad una platea autorevole, avviene il 10 dicembre 2001 all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nell’ambito della conferenza su “La Creatività nell’era della globalizzazione. Ipotesi di riconciliazione”. “L’Esasperatismo – spiega il fondatore del Movimento, Adolfo Giuliani, nel suo intervento – rappresenta il modo in cui tutti noi oggi conduciamo la nostra vita. In tutti i settori della società, in tutti i campi della ricerca, in tutti gli aspetti del vivere quotidiano, si rilevano esagerazioni e forme esasperate. Esempi significativi sono ravvisabili nei più recenti processi di manipolazioni genetiche, di clonazione, di esperimenti in vitro di varia natura. I differenti tipi d’inquinamento, terrestre idrico, atmosferico, elettromagnetico, sono un’altra chiara conseguenza del grado di esasperazione, a tratti non più controllabile, del nostro vantato progresso che, con un po’ di senno residuo, faremmo bene a chiamare ‘regresso’. Il buco dell’ozono e il conseguente scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento della temperatura del globo, rendono l’ambiente febbricitante e malsano. Il bidone vecchio, malconcio, ammaccato, deteriorato, è dunque metafora della terra, così come l’ho descritta, con le sue miserie. Le vessazioni da essa costantemente subite negli ultimi due secoli, sono le ‘bidonate’, i tradimenti, le fredde determinazioni dell’umana follia, gli attacchi diretti e indiretti, che hanno trasformato il bidone-contenitore del senso letterale del termine nel bidone-imbroglio-truffa della spregevole accezione popolare. È dunque l’uomo, la lucida, o meglio ottenebrata, regia di tale metamorfosi, l’artefice del maleficio grazie al quale il bidone-contenitore si trasforma nel bidone-truffa.” L’intervento di Adolfo Giuliani all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici rappresenta una tappa importante in un percorso di crescita del Movimento e di divulgazione del pensiero esasperatista, che nella sua fase iniziale dovrà impegnarsi non poco per superare tutte le riserve mentali che si stanno sollevando intorno a quest’idea ancora non del tutto chiara, e soprattutto per questo neologismo che, non solo negli ambienti artistici, si rischia di liquidare facilmente come la provocazione del momento. Il fondatore avverte apertamente che il pericolo esiste, e per questa ragione eviterà sin dal principio qualsiasi azione eclatante che susciterebbe l’immediata attenzione dei media, ma con altrettanta celerità brucerebbe anche l’Esasperatismo che invece, se vorrà affermarsi come movimento culturale, dovrà attendere pazientemente i suoi tempi. Sin dalla sua fondazione, coloro che non hanno saputo o voluto bene interpretare lo spirito del Movimento, hanno anche confuso la definizione di esasperatisti con quella di esasperati, ma la differenza è troppo evidente per non pensare che si sia inteso, attraverso questo banale equivoco, sminuire l’importanza di un fenomeno in ascesa, come del resto accade per qualsiasi

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Esasperatismo Logos & Bidone

Aspetti della pittura di Ignazio Sabiucciu Ignazio Sabiucciu può essere considerato un precursore dell’“Esasperatismo” con particolare riferimento al punto 2.1. del “Manifesto” del “Movimento”, avente in oggetto il “Vivere quotidiano”. Tutti i personaggi raffigurati dall’artista denotano nei loro tratti, nelle situazioni nelle quali sono calati, lo smarrimento dell’uomo nella civiltà moderna che, oramai, per i compiti dei quali deve farsi carico, ma anche per una serie infinita di pure vanità travestite da esigenze sociali, è costretto a vivere ad un ritmo umanamente non più sostenibile. In questa sua lotta disperata contro il tempo, finalizzata all’annullamento dell’attesa come fase costruttiva dei propri obiettivi, il pittore individua uno dei mali peggiori della società moderna, la causa che ha logorato l’equilibrio psichico delle persone e deteriorato le relazioni sociali. I personaggi sono dunque i protagonisti assoluti nei quadri di Ignazio Sabiucciu. Si aggirano in spazi siderali, oltre la dimensione temporale, spesso sono bambini, giovani. Si tratta forse del desiderio inconscio dell’artista di recuperare un passato perduto, di ritornare ad una fase della vita nella quale i rapporti interpersonali erano fondati sulla sincerità, ad un tempo in cui gli animi non erano stati ancora corrotti dall’egoismo e dagli inganni che invece caratterizzano l’età adulta. Ma dai volti degli stessi personaggi trapela sempre una silente malinconia, quasi un presagio di quello che sarà il loro futuro, quando quella fase della propria esistenza sarà trascorsa. A volte i personaggi raffigurati rappresentano la follia, quella insita in ognuno di noi, ma quella positiva, artistica, quell’alterazione chimica che fa creare capolavori. Non di rado la follia è però combinata col sarcasmo e, proprio attraverso la figura del folle, che ad un ulteriore livello rappresenta anche la figura dell’artista, Sabiucciu sembra quasi voler censurare certi atteggiamenti umani, cogliere l’uomo in tutti i suoi limiti, nell’unica maniera possibile senza incorrere a sua volta nella censura del pubblico che tende a rimuovere gli aspetti più sconvenienti del proprio vivere, e attraverso i soli personaggi che in un universo dominato dalla menzogna hanno l’incoscienza di rappresentare la verità e che sono proprio i folli. In altri casi, sui volti delle figure appare l’angoscia, ma sempre da intendersi come malinconia per una fase della vita che si è conclusa e che si può rimuovere proprio con la consapevolezza che la conclusione di un periodo prelude all’inizio di un nuovo corso. Nei cieli siderali di Sabiucciu si sviluppano aggregazioni cellulari sovrastate da un occhio sempre vigile, un occhio che tutto osserva e indaga, forse è l’occhio del “Grande fratello”, forse è l’occhio di Dio. Altro elemento ricorrente nelle opere di Sabiucciu è la “sfera trasparen-

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Aspetti storici d’un Movimento Culturale

te”, o le “sfere” più in generale, simbolo da ricondurre al mistero della vita, alla dimensione magica oppure ancora una volta si tratta di ricordi dell’infanzia come le bolle di sapone, tanto belle quanto fragili, metafora della vita, intensa, ma di breve durata. Nell’elemento sferoidale si ritrova quel desiderio e quell’anelito alla “perfezione” in una dimensione armonica e immutabile dove nulla inizia e nulla finisce. L’artista allora si chiede “Noi chi siamo? Siamo dentro il cerchio che tutto racchiude come il grembo di una grande madre oppure siamo fuori, piccolissimi granelli di un meccanismo infinito e tragico?” Ogni quadro di Ignazio Sabiucciu è sempre il frutto del presente di una meditazione del passato proiettata nel futuro. Il 10 ottobre 2008 è un’altra data importante nella storia del Movimento: presso la casa madre dell’Esasperatismo è assegnato il Premio “Bidone d’Oro” per la Cultura all’Avvocato Gerardo Marotta con la seguente motivazione pronunciata dal Prof. Adolfo Giuliani: “Il Movimento artistico-culturale Esasperatismo Logos & Bidone consegna il primo ‘Bidone d’Oro’ per la Cultura all’Avv. Gerardo Marotta, napoletano DOC, fondatore e presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. A lui, che ha speso le sue energie ed ha profuso il suo impegno per la diffusione della Cultura nel Mondo, va la gratitudine del Movimento esasperatista che, al pari di lui, ha creduto e spera nei valori eterni del pensiero umano.” È probabile che un giorno gli storici dell’arte, nel dover ripercorrere lo sviluppo dell’Esasperatismo, considereranno quella che ha riguardato le arti figurative soltanto come la prima fase del Movimento perché i suoi principi ispiratori si possano estendere anche alla letteratura, al teatro, alla musica o al cinema, come qualche prima esperienza in tal senso ha già dimostrato. Per conoscere se un movimento culturale possa avere un suo spazio nel futuro, è importante scoprire se vi possa essere stata qualche traccia nel passato, indipendentemente dalla forma d’arte studiata, perché la cultura è un concetto molto più ampio che prescinde dal mezzo tecnico-comunicativo impiegato per esprimerla, dal luogo e dal tempo storico in cui si è manifestata. La cultura non muore mai, né nasce in un momento o in un posto preciso, ma ogni sua espressione può ricondursi ad un’espressione precedente e a sua volta divenire riferimento per un’espressione futura. Esiste un filo che lega i geroglifici ai contenuti multimediali di un’e-book ed è l’animo umano le cui sensazioni si possono esprimere con un segno primitivo come con la più raffinata poesia. Il 30 ottobre 2008 al Centro d’Arte e Cultura Il Bidone s’inaugura la mostra personale di Mario Fortunato con una mia presentazione:

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Indice

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Prefazione

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Premessa

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Tracce esasperatiste nell’Espressionismo letterario tedesco

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L’Esasperatismo tecnologico di Renato Iacente

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L’essenza del segno di Adriana Caccioppoli

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La svolta intimistica di Paolo Napolitano

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Il dinamismo cromogeometrico di Mauro Marrucci

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Giovani in Movimento

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L’Esasperatismo di Giuseppe Di Franco

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L’arte dell’“incontro”

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Il Messaggio dell’Arte

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La “natura” dell’Arte

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L’impeto creativo di Domenico Severino

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Esasperatismo, un Movimento cosmopolita

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Giuseppe Di Franco e l’arte di Kronos

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L’intuizione esasperatista di Adriana Caccioppoli

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La ricerca metafisica di Rafael Espada

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Aspetti della pittura di Ignazio Sabiucciu

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La ricerca esasperatista di Mario Fortunato

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L’attualità dell’Esasperatismo

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Il messaggio dell’Esasperatismo

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Il riscatto del bidone

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Esasperatismo

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Il colore dell’Esasperatismo

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La concordia esasperatista; Lucia Iovino e Sandra Ravallese, differenti percorsi per un obiettivo comune

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L’Esasperatismo oltre il tempo e lo spazio nell’opera di Tavani

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Emozioni esasperatiste di Giuseppe Lafavia

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Stelvio Gambardella e i “vortici” del tempo

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Legami esasperatisti

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L’universo pittorico di Michele Marciello

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Arte e cinema, all’insegna dell’“Esasperatismo”, un parallelo possibile


Finito di stampare presso Effegi graphic & print in Portici (NA) nel mese di Maggio 2012 E.S.A. - Edizioni Scientifiche e Artistiche Š 2012 Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata www.edizioniesa.com info@edizioniesa.com tel. 081 3599027/28/29 - fax 081 8823671



Sin dalla sua fondazione, avvenuta a Napoli nel maggio del 2000 per opera del Prof. Adolfo Giuliani, il giornalista e critico d’arte Domenico Raio ha seguito lo sviluppo del Movimento Culturale Esasperatismo Logos & Bidone intrecciando, per oltre un decennio, le sue vicende professionali con le esperienze artistiche di molti pittori e scultori aderenti. In questo volume l’autore traccia, dalla sua prospettiva privilegiata, gli aspetti storici del Movimento proponendo un testo di agile lettura, ma dai significati profondi. Lo stile rasenta la narrativa nel raccontare le varie tappe dell’Esasperatismo, dalla presentazione del Manifesto alla Terza Mostra Internazionale, in un crescendo di iniziative e di emozioni che, grazie anche all’impegno di quanti, a vario titolo, nel corso del tempo hanno creduto nei principi ispiratori del Movimento, hanno segnato un percorso importante sotto il profilo artistico, culturale ed umano. Domenico Raio, laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, s’interessa di arte moderna e comunicazione. Ha pubblicato diverse opere di narrativa e di fotografia.

€ 10,00

ISBN 978‐88‐95430‐43‐0

9 788895 430430

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