C’era una volta, in cima a una collina piena di nebbia, un castello così vecchio che sembrava respirare nel sonno. Si chiamava Castello Ombrafitta, e di notte le sue finestre brillavano di una luce che non veniva da nessuna candela.
Una sera, tre piccoli amici decisero di entrare.
Booletto, il fantasmino timido;
Lady Spettra, elegante e coraggiosa;
Pipix, un pipistrello curioso dagli occhi rossi.
“Sentite anche voi quel battito?” sussurrò Booletto.
“È il cuore del castello,” rispose Lady Spettra. “Andiamo a scoprirlo.”
Camminarono tra corridoi pieni di ritratti che li seguivano con lo sguardo, finché trovarono una stanza di specchi
Ma in quello più grande apparve una mano bianca che afferrò il fiocco rosa di Lady Spettra e la trascinò dentro!
Booletto e Pipix si tuffarono nello specchio per salvarla.
Dall’altra parte, il castello era tutto capovolto: i ritratti ridevano, le torri pendevano all’ingiù e l’aria sapeva di sogno.
Lì incontrarono una bambina trasparente che sussurrò:
“Attenti… lo Specchiomastro vi sta cercando.”
Lo Specchiomastro era alto e avvolto in un mantello di vetro.
Al posto del viso aveva uno specchio incrinato che rifletteva chiunque lo guardasse.
“Restituitemi il fiocco della Dimenticata,” tuonò.
Ma i due amici scapparono lungo il Corridoio dei Ricordi, dove sulle pareti galleggiavano immagini dei loro momenti più belli.
Davanti a una porta di cristallo, una voce disse:
“Per aprirla, serve un ricordo.”
Booletto ci pensò un attimo, poi sorrise.
“Offrirò il ricordo di quando Lady Spettra mi ha insegnato a non avere paura del buio. Così potrò salvarla, anche se non ricorderò più come.”
La porta si aprì in un lampo di luce.
Al centro della sala successiva pulsava una sfera di vetro vivo: il cuore del castello.
Dentro, dormiva Lady Spettra.
“Sta tenendo in vita il castello,” capì Pipix.
Ma lo Specchiomastro riapparve, furioso.
“Se la liberate, tutto crollerà!”
“Meglio la libertà che un castello di bugie,” rispose Booletto, posando il fiocco rosa sulla sfera.
La luce esplose come un’alba.
Il castello si sciolse in nebbia e stelle, lo Specchiomastro svanì, e Lady Spettra tornò libera.
All’alba, sulla collina, restava solo la rugiada.
I tre amici guardarono il cielo, dove brillava una piccola luce rosa.
“Il castello non c’è più,” disse Booletto.
“Forse sì,” sorrise Lady Spettra, “ma ogni storia lascia un riflesso.”
E da allora, nelle notti di luna piena, qualcuno dice di vedere una piccola luce passeggiare tra gli alberi.
Una luce che osserva… e sorride.
Mumo la mummia pasticciona
2A IC don Milani di Quarto (Na)
Nella tranquilla città di Sabbiaspessa, tra le dune del deserto e i cactus illuminati dalla luna, viveva Mumo, una mummia simpatica e un po ’distratta. Ogni sera usciva dal suo sarcofago per spaventare i passanti… o almeno, ci provava! Le sue bende, però, avevano sempre altri piani.
Una notte di Halloween, mentre cercava di fare “Buh!” a un gruppo di bambini mascherati, Mumo inciampò nelle sue stesse bende e rotolò giù per la collina come una palla di stoffa. I bambini scoppiarono a ridere, e invece di scappare lo aiutarono a rialzarsi. Da quel giorno, Mumo smise di voler spaventare la gente e decise di diventare la mummia più amichevole del deserto, sempre pronta a far ridere tutti con le sue cadute spettacolari.
Così, ogni Halloween, a Sabbiaspessa, nessuno teme più i mostri… perché il più buffo di tutti è già amico loro!
I tre mostri avventurieri
2A scuola primaria di San Venanzio Valdobbiadene (Tv)
Nel bosco di notte tutto sembrava vivo. Le zucche si accendevano e si spegnevano come occhi curiosi, il vento sussurrava tra i rami, e da qualche parte si udiva un rumore misterioso. Lucsi avanzava piano, le orecchie tese. Aveva paura ma anche un po ’di curiosità.
Dalle foglie emerse Fantasmadrago, che brillava come nebbia d’argento. “Mi hai spaventato!” gridò Lucsi. “Anch’io ho paura,” rispose Fantasmadrago con voce tremolante. Si guardarono, e risero piano, come per scacciare quel brivido. Poco dopo arrivò Liemost, sbuffando scintille. Era arrabbiato perché si era bruciato con una zucca accesa. “Questo bosco vuole farmi impazzire!” urlò. Ma quando vide gli altri due, la rabbia gli passò
In mezzo al sentiero trovarono una bottiglia che fumava e profumava di foglie dolci. Si avvicinarono: la nebbia disegnava cerchi dorati. Senza sapere perché, tutti e tre allungarono una zampa.
Appena la toccarono, sentirono una scossa leggera. Le foglie si sollevarono e iniziarono a volteggiare attorno a loro. Lucsi sentì una carezza calda dentro al petto, Fantasmadrago una luce che cresceva nella pancia, e Liemost un respiro lento che lo calmava. All’improvviso, un colpo di vento spense le zucche. Tutto diventò nero. Un ramo cadde, una foglia si incollò al viso di Lucsi, e Fantasmadrago sparì nel buio. “Dove sei?” urlò Liemost.
Il cuore dei tre batté insieme, forte, come un tamburo. Si cercarono nel buio, inciampando, tremando. Liemost voleva urlare ma non gli usciva la voce.
Poi, piano piano, si accorsero che le loro foglie dorate brillavano ancora, una luce sottile e tiepida che li aiutò a ritrovarsi. Quando si videro di nuovo, si abbracciarono senza dire niente. La paura non era sparita, ma era diventata più leggera. Quando la luce tornò, anche il bosco si risvegliò Dalle tane e dai tronchi scesero altri mostri. Lucsi, Fantasmadrago e Liemost si guardarono e risero. Avevano ancora il batticuore, ma ora era un batticuore felice.
Fu così che iniziò la Festa dei Giochi Stregati. Tra scheletri che ridevano, pipistrelli chiacchieroni, streghe con le scope storte e fantasmi sonnolenti, i tre amici capirono che anche la paura può far parte della festa. Basta tenerla per mano e continuare a giocare.
La maledizione del libro nero
2B scuola primaria Duca d’Aosta di Cordenons (Pn)
C’era una volta, nel cuore della notte di Halloween, un luogo che pochi osavano nominare:
il Cimitero dei Sussurri
Si diceva che, tra le tombe e la nebbia, le anime parlassero ancora, raccontando segreti dimenticati da secoli.
Luna, una gatta nera magica, volava sulla sua scopa in cerca di avventure. Quella notte, la curiosità la spinse proprio sopra il cimitero.
Mentre cercava un posto tranquillo per riposare, udì un suono strano: un sussurro. Proveniva da una tomba spaccata in due.
Scostò un po’ di terra e trovò un vecchio libro chiuso da una catena arrugginita.
Era il Libro Nero del Cimitero dei Sussurri.
Il vento soffiò forte, la catena del libro si spezzò e le pagine iniziarono a girare da sole.
D’un tratto, due fulmini caddero nel cuore del cimitero, illuminando le lapidi come fari nella notte.
Dal primo fulmine comparve una creatura con una grande bocca e lacrime rosse che gli scendevano sulle guance: era Cuorenero
Dal secondo fulmine emerse una figura alta e squadrata, che brandiva una lama lucente: era Tagliuzzo.
Luna li fissò, con la coda dritta e gli occhi spalancati.
La maledizione del Libro Nero era cominciata davvero.
Luna aprì con cautela il libro. Dentro non c’erano parole, solo simboli luminosi che cambiavano forma.
Uno di essi cominciò a brillare e a fluttuare nell’aria. Tagliuzzo abbassò la lama, mentre Cuorenero si coprì gli occhi che piangevano lacrime rosse.
«È un incantesimo… ma incompleto!» disse Luna.
Il libro custodiva il potere per comandare i morti, ma qualcuno, molto tempo prima, ne aveva strappato l’ultima pagina.
Senza di essa, nessuno poteva sapere se l’incantesimo servisse a salvare o a distruggere il Cimitero dei Sussurri.
Dalla pagina che brillava si staccò un piccolo raggio di luce. Fluttuava come una lucciola, muovendosi verso la parte più buia del cimitero.
«Forse ci sta indicando la strada!» miagolò Luna.
Cuorenero annuì, asciugandosi le lacrime rosse. Tagliuzzo alzò la lama, che rifletté la luce come una torcia.
Così, i tre amici iniziarono la loro ricerca, seguendo la scia luminosa tra lapidi antiche e statue coperte di muschio, ignari che qualcosa li stava osservando tra le ombre.
Un rumore di passi trascinati risuonò tra le tombe. Toc… scraa… toc… scraa…
Dalla nebbia emerse una figura curva, con la pelle grigia e gli occhi vuoti come due pozzi: uno zombie molto cattivo.
«Chi osa svegliare il Cimitero dei Sussurri?» ringhiò con voce roca.
Luna si nascose dietro una croce spezzata, ma Cuorenero e Tagliuzzo si misero davanti a lei, pronti a difenderla.
Lo zombie avanzava ringhiando, con gli occhi che brillavano di una luce verdastra.
«Non passerete mai!» urlò, sollevando le braccia scheletriche.
Luna saltò sulla sua schiena, graffiando forte. Cuorenero spalancò la bocca e lanciò un urlo che fece tremare l’aria. Tagliuzzo corse in avanti, la lama pronta a colpire.
Con un lampo accecante, i tre unirono le loro forze: la magia di Luna, le lacrime di Cuorenero e la lama di Tagliuzzo si fusero in un’unica luce.
Uno squarcio di energia attraversò lo zombie, che si spezzò in due, dissolvendosi in una nuvola di fumo grigio.
Quando la nebbia si diradò, sul terreno rimase un frammento di carta annerita. Luna lo raccolse con una zampa tremante: era l’ultima pagina del Libro Nero.
Le lettere brillarono per un istante, poi formarono un messaggio:
“Solo chi combatte con coraggio e amicizia potrà spezzare la maledizione.”
I tre lessero insieme le parole ad alta voce. Una luce dorata avvolse il cimitero, e i sussurri si trasformarono in un canto dolce e lontano.
Le tombe tacquero, la nebbia svanì e la luna tornò bianca nel cielo.
Da quella notte, il Cimitero dei Sussurri rimase in silenzio.
Ma, a volte, nelle notti di Halloween, qualcuno giura di vedere una piccola gatta nera volare sopra le tombe, seguita da due strane ombre amiche…
Jack Panther e la Cumbia del Fantasma
2E
scuola
primaria Wolf Ferrari di Milano
Capitolo 1: Il Messaggio Urgente
Era la sera della vigilia di Halloween. La luna, tonda e gialla come un limone gigante, illuminava il Castello Abbandonato sulla Collina, circondato dai rami scheletrici del Bosco Stregato.
In alto, sul tetto più appuntito del cast"Un lamento dalla valle sale piano,È Strepitoso, un fantasma un po' strano!I costumi ha nascosto, per farci piangere un po',La festa è a rischio, nessuno si vestirà più!
Lui li ha portati al castello là in cima,Dove il bosco stregato fa una brutta rima.Servono due amici, coraggiosi e veloci,Per fermare i suoi scherzi e sentire le nostre voci!
Tu, Gatto Nero che voli sul bastone,E tu, Scheletro che sai fare il gran campione,Aiutateci in fretta, vi prego per favore,O Halloween sarà triste... senza più colore!"
Osso di Fuoco saltò giù dal tetto con un rumore di ossa che sbattevano. "Che guaio! Nessun costume significa NIENTE DOLCETTI!"
Jack Panther annuì, i suoi occhi verdi brillavano di determinazione. "Non solo niente dolcetti, Osso di Fuoco. Significa niente gioia. Dobbiamo aiutare questi bambini e sconfiggere Strepitoso dagli occhi di fuoco!"
Capitolo 2: L'Arrampicata Eroica
"Dovremo agire in fretta," disse Jack Panther, risalendo sul manico di scopa. "Il fantasma Strepitoso dagli occhi di fuoco è veloce e i costumi sono lì dentro da qualche parte."
Osso di Fuoco incrociò le braccia d'osso. "Nessun problema, amico gatto!"
Jack Panther decollò velocemente, sfrecciando come un lampo nero verso il Castello Abbandonato sulla Collina. Puntò al Balcone Stregato, una piattaforma di pietra antica, e atterrò con un leggero thump felino.
"Perfetto!" miagolò Jack Panther. Si sporse e gridò: "Osso di Fuoco! Prendi il mio attrezzo di volo!"
Con un calcio ben piazzato, spinse il manico di scopa giù dal balcone. La scopa si srotolò fino a raggiungere Osso di Fuoco.
"Wow, grazie per il passaggio, Capitano Gatto!" esclamò Osso di Fuoco. Afferrò il manico di scopa e iniziò l'arrampicata. Saliva veloce, muovendo le braccia e le gambe con la grazia di un ballerino.
Poco dopo, Osso di Fuoco scavalcò il bordo e si unì a Jack Panther sul Balcone Stregato.
"Sei stato fantastico!" si complimentò Jack Panther.
"Sì, ma ora siamo dentro," sussurrò Osso di Fuoco. "Dove potremmo cercare per primi questi costumi rubati?"
I due eroi si ritrovarono davanti a una porta gigantesca e consumata con la scritta BIBLIOTECA.
"Qui!" esclamò Jack Panther. "Se Strepitoso voleva nascondere qualcosa, un posto pieno di vecchi scaffali è l'ideale. Iniziamo!"
Capitolo 3: L'Incontro nella Biblioteca
Entrarono nella Biblioteca Dimenticata, una stanza immensa piena di libri polverosi. L'aria era pesante, piena dell'odore di carta antica e un po' di... calzini sporchi.
Iniziarono la ricerca. Jack Panther si arrampicò sugli scaffali, guardando dietro i volumi. Osso di Fuoco usava le sue braccia lunghe per spingere da parte i libri giganti.
Mentre Osso di Fuoco si sporgeva dietro un enorme scaffale, sentì un fischio sottile e poi una risatina fredda, proprio dietro di lui!
"Cercate qualcosa, piccoletti?"
Osso di Fuoco si voltò di scatto. In mezzo agli scaffali, fluttuava una sagoma trasparente e leggermente luminosa. Era lui: Strepitoso dagli occhi di fuoco! Il fantasma era completamente bianco, ma i suoi occhi erano di un rosso brillante, quasi infuocato!
Osso di Fuoco era talmente sorpreso di vederlo che fece un passo indietro, inciampando nel tappeto strappato.
CRASH! BUM! BOOM!
Inciampando, Osso di Fuoco urtò il gigantesco scaffale più vicino. Un'intera fila di libri vecchi e pesanti cadde... e attraversò Strepitoso!
"Ehi!" urlò il fantasma, scomparendo per un attimo sotto la pioggia di volumi.
Jack Panther, vedendo la sorpresa del fantasma, ne approfittò. "Dov'è il bottino, Strepitoso?"
Il fantasma si ricompose e si mise a ridere. "Ah-ah-ah! Siete buffi! Ma non sono cattivo, sono solo annoiato! Nessuno gioca con me qui al Castello! Ho solo nascosto i costumi per vedere chi era abbastanza bravo da trovarmi!"
"Quindi non volevi rovinare Halloween?" domandò Osso di Fuoco, rialzandosi.
"Rovinare? Ma no! Volevo solo qualcuno con cui fare un piccolo gioco a nascondino! Se mi battete, vi ridarò tutti i costumi e vi darò anche un sacco di caramelle fantasma! Siete pronti?"
Capitolo 4: La Cumbia del Bene
Jack Panther e Osso di Fuoco si guardarono. Capirono che Strepitoso era solo un fantasma solo, con tanta voglia di giocare.
"Accettiamo la sfida!" dichiarò Jack Panther.
Strepitoso si illuminò, gli occhi di fuoco più gentili. "Li ho messi nel posto più divertente di tutti... nel Torrione dei Dolcetti Girevoli!"
Senza perdere un attimo, Jack Panther e Osso di Fuoco sfrecciarono per i corridoi, seguendo il suono di una musica stranissima e ritmata: tuc-tum-tum, tuc-tum-tum!
La musica li guidò verso l'ultima torre. Spalancarono la porta e quello che videro li lasciò a bocca aperta:
Era una grande, polverosa Sala da Ballo degli Antenati! E al centro, tutti i costumi rubati stavano ballando da soli! I vestiti si muovevano a ritmo di una musica allegra, la famosa Cumbia dello Scheletro!
E chi c'era al centro della pista? Strepitoso dagli occhi di fuoco, felicissimo di far muovere i costumi.
"Eccovi!" esclamò Strepitoso. "Qui ogni scherzo finisce in una festa!"
"Fantastico!" gridò Osso di Fuoco, dimenticando ogni paura. "Quella musica! È la Cumbia dello Scheletro! Devo ballarla!"
Osso di Fuoco si lanciò sulla pista, le sue ossa che facevano clac-clac a tempo. Strepitoso dagli occhi di fuoco si unì a lui, fluttuando e girando. Jack Panther, pur essendo un gatto, saltò giù dalla scopa e si unì alla danza!
I tre, il gatto stregato, lo scheletro ballerino e il fantasma solo, danzarono insieme, felici e in armonia.
Quando la musica finì, Strepitoso si scusò di cuore. "Mi dispiace di aver spaventato i bambini. Volevo solo un po' di compagnia. Grazie per aver giocato con me! Da oggi, sono vostro amico!"
Jack Panther radunò rapidamente tutti i costumi e li legò saldamente al suo manico di scopa. "È ora di tornare in città! Halloween è salvo!"
I due amici volarono fuori dal castello, con Strepitoso che fluttuava allegro accanto a loro, promettendo che si sarebbe unito alla festa dei bambini, questa volta per divertirsi e non per spaventare. I costumi furono riconsegnati appena in tempo, e l'Halloween fu il più bello e dolce di sempre.
E fu così che Jack Panther, il gatto coraggioso, e Osso di Fuoco, lo scheletro ballerino, trasformarono un mistero spaventoso in una meravigliosa amicizia e salvarono l'Halloween di tutta la città!
ello, c'era Osso di Fuoco. Stava praticando i suoi passi di danza preferiti: il "Valzer dello Scheletro" e un nuovo, difficilissimo, passo chiamato "Lo Scuoti-Mani-Ossa". Le sue ossa bianche brillavano nel buio.
Poco distante, sorvolando il bosco, c'era Jack Panther. Il gatto nero era comodamente seduto sul suo manico di scopa, i suoi occhi verdi come smeraldi guardavano giù, osservando le volpi e i ricci che correvano tra le foglie. Stava facendo la sua tranquilla ronda notturna.
All'improvviso, un rumore acuto e veloce ruppe il silenzio: "Squit-squit-SQUIIIIT!"
Era Trombetto Succhiasangue, il pipistrello messaggero più veloce del mondo! Volava a zig-zag, con una minuscola pergamena legata alla zampa. Atterrò in modo goffo proprio sul manico di scopa di Jack Panther.
"Jack Panther! Osso di Fuoco!" ansimò Trombetto, srotolando la pergamena. "Abbiamo un'Emergenza Dolcetto!"
Jack Panther allungò una zampa per leggere il messaggio. Osso di Fuoco, incuriosito dal trambusto, si sporse dal tetto e gridò: "Che succede, amico gatto? Qual è la brutta notizia?"
Jack Panther arricciò il naso e lesse a voce alta la filastrocca scritta con lettere tremolanti e un po' bagnate di lacrime.
Un sogno di Halloween
3 scuola primaria Perlasca di Bizzarone (Co)
Era la sera di Halloween.
Martina era a casa da sola, avvolta nella sua copertina, mentre mamma e papà erano usciti a prendere la pizza.
Fuori la luna era enorme e il vento faceva *scric scrac* tra le foglie. All’improvviso, qualcuno bussò piano alla porta: *toc... toc... TOC!* Martina aprì piano... e un piccolo rotolino bianco rotolò dentro! Fece uno sbuffo: «Pfff... brrr!»
Martina lo fissò stupita. «Chi sei tu?» Il rotolino srotolò un pezzettino e disse timidamente: «Io sono... Bendino! Una piccola mummia in missione!»
Martina rise: «Una mummietta parlante! E che missione sarebbe?» Bendino si guardò intorno preoccupato: «Qualcuno mi sta cercando... il terribile *Signore del Lenzuolo*! Se mi trova, mi rimanda nella Piramide del Sonno Eterno!»
Martina sgranò gli occhi. «Allora dobbiamo nasconderti!» In quel momento, qualcosa si mosse sul davanzale: era Stregatto, un gatto nero dagli occhi verdi che parlava con voce profonda. «Io posso aiutarvi! Ho visto un’ombra che scivola nella nebbia...»
Dal soffitto scese Tricot, un piccolo ragno con un cappello minuscolo. «Faccio una ragnatela trappola!» disse tutto fiero.
Poi, *puff!* comparve Nebbiolino, un fantasma gentile fatto di nebbia. «Io posso confondere il Signore del Lenzuolo! Mi mimetizzo benissimo!»
Infine arrivarono svolazzando Zuccheraccia, una streghetta dolce (ma un po ’pasticciona), e Maghetto Zuccotto, una zucca parlante con una bacchetta di legno. «Forza, squadra di Halloween!» gridò Zuccheraccia. «Salviamo Bendino!»
Tutti si misero al lavoro: Tricot intrecciò ragnatele lucenti, Stregatto fece la guardia alla finestra, Nebbiolino riempì la stanza di fumo brillante, e Maghetto Zuccotto lanciò un incantesimo di luce dorata. Quando il Signore del Lenzuolo entrò fluttuando, vide solo nebbia, luci e fili luccicanti. «Ooooooohhhh...?» fece confuso.
Martina sollevò Bendino e disse con coraggio: «Qui non troverai nessuna mummia spaventata! Solo amici pronti a difendersi!»
Il Signore del Lenzuolo rimase fermo, poi fece un inchino e scomparve come una nuvola. Tutti applaudirono. Bendino rise felice: «Siete i miei eroi di Halloween!»
Martina sorrise... e proprio in quel momento sentì una voce lontana: «Martinaaa! La pizza è pronta!» Aprì gli occhi. Era di nuovo sul divano, con la copertina sulle ginocchia. Niente ragnatele, niente nebbia, niente mummiette. Solo la luna grande fuori dalla finestra. Ma sul tappeto, vicino ai suoi piedi, c’era... una piccola benda bianca arrotolata. Martina sorrise piano. «Buonanotte, Bendino...»
Black, Bianchetto e la festa stregata
3A scuola primaria Montuolo di Lucca
C’era una volta, in cima a una collina battuta dal vento, una vecchia casa abbandonata Le finestre erano rotte, la porta cigolava e dentro si sentiva ogni tanto un “uuuuhhhh” che faceva tremare le foglie sugli alberi.
In quella casa viveva Bianchetto, un piccolo fantasma dal lenzuolino bianco e con la lingua sempre di fuori. Non faceva paura a nessuno, anzi! Ogni volta che provava a spaventare qualcuno, finiva per ridere così forte che faceva ridere anche gli altri.
Una notte di ottobre, mentre fuori soffiava il vento di Halloween, Black, il gatto nero, arrivò volando sulla sua scopa davanti alla casa abbandonata. Sulla scopa, aggrappato con le zampette, c’era anche il suo amico Ragnetto, che tremava un po’ per il freddo… o forse per la paura.
Fuori la notte era nera come la pece, e un tuono fece tremare tutta la collina. Bianchetto stava fluttuando vicino alla finestra, guardando la luna, quando all’improvviso sentì un rumore strano: SCRAAAATCH... BUMP!
«Hai sentito anche tu?» sussurrò Black, rizzando il pelo sulla schiena. Ragnetto si nascose subito sotto la scopa. Un altro tuono risuonò, e i tre amici si guardarono spaventati.
«Presto! Entriamo nella casa!» gridò Bianchetto. La porta cigolò come se non si aprisse da cento anni. Dentro era buio, polveroso e pieno di ragnatele che luccicavano alla luce dei fulmini.
«Forse è solo il vento… o forse no,» mormorò Black con voce tremante. Dal piano di sopra si sentì un altro rumore… TOC! TOC! TOC!
Il vento ululava fuori, e la porta si richiuse da sola con un BANG! Bianchetto, Black e Ragnetto rimasero immobili. «Chi c’è là sopra?» chiese il piccolo fantasma, facendo eco nella casa vuota. Nessuno rispose. Solo il cigolio del pavimento… criic… craaac…
Decisero di salire le scale, piano piano. Ogni gradino gemeva sotto le zampe di Ragnetto e sotto la coda tremante di Black. In cima, una porta socchiusa lasciava filtrare una luce fioca, arancione e tremolante.
«Sembra… una candela!» sussurrò Black. Bianchetto si fece coraggio e spinse la porta. All’interno, trovarono un vecchio tavolo pieno di libri polverosi, e al centro… una lanterna accesa, che non si era mai spenta da anni! Sul muro c’era un’ombra che si muoveva da sola…
I tre trattennero il fiato. La luce vacillò… e finalmente videro chi proiettava l’ombra misteriosa: era un vecchio cappello a punta, che dondolava piano appeso a un gancio!
Accanto, una scopa magica si muoveva da sola, come se stesse cercando qualcuno.
«Forse apparteneva a una strega…» sussurrò Ragnetto. E in quel momento, la scopa si sollevò da terra con un fruscio, puntando dritta verso di loro…
La scopa girò vorticosamente intorno alla stanza, sollevando polvere e vecchi fogli che volavano come pipistrelli impazziti. «Aiuto! Ha preso vita!» gridò Ragnetto, aggrappandosi alla coda di Black
Bianchetto cercò di nascondersi dietro la lanterna, ma la fiamma tremolò così forte che la stanza s’illuminò di una luce sinistra. La scopa si fermò di colpo davanti a loro… e si inclinò, come se li stesse osservando.
Poi, con un sibilo, cominciò a scrivere sul pavimento con la sua punta di paglia: “Non restate qui… la strega sta tornando!”
I tre amici si guardarono con gli occhi spalancati. «La… la strega?!» balbettò Bianchetto, tremando così tanto che gli svolazzò il lenzuolino.
Un tuono fece vibrare le pareti, e dal camino uscì una nuvola di fumo verde. Dentro quel fumo… sembrava muoversi un’ombra.
Dal fumo verde cominciò a uscire una risata roca e stridula: «Eheheheheh… chi osa entrare nella mia casa?»
Il fumo si avvolse su se stesso e prese forma: una strega alta e magra, con un cappello a punta storto e un mantello nero che sembrava fatto d’ombra. I suoi occhi brillavano di una luce verde come la lanterna sul tavolo.
Bianchetto indietreggiò tremando: «S-s-scusi signora… non volevamo disturbarla!» Black fece un passo avanti, con la coda tesa: «Eravamo solo in cerca di un riparo dal temporale!» Ragnetto, che invece si sentiva un po’ più coraggioso, sussurrò: «E poi… la casa sembrava vuota!»
La strega li guardò in silenzio, poi allungò una mano nodosa e prese la scopa che svolazzava ancora per la stanza. «Ah, eccoti qui, vecchia amica mia…» disse alla scopa, accarezzandola.
Poi fissò Black con un sorriso furbo: «Un gatto che vola sulla mia scopa? Questo è interessante… molto interessante.»
Un lampo illuminò la stanza e, per un istante, il pavimento parve muoversi sotto i loro piedi.
La strega sollevò le braccia, e la stanza si riempì di scintille verdi e viola. Bianchetto si nascose dietro la lanterna, Black fece un salto e Ragnetto si aggrappò al soffitto.
«Preparatevi al mio incantesimoooo!» gridò la strega con voce profonda. Poi agitò la bacchetta, ma… PFFF! Invece di un fulmine, uscì una nuvola di coriandoli colorati e un suono di… trombetta da festa!
La strega sbuffò e cominciò a ridere: «Oh, accidenti! È l’incantesimo della Festa di Halloween! Ho confuso le formule, ah ah ah!»
I tre amici si guardarono, sorpresi. Bianchetto scoppiò a ridere, e anche Black e Ragnetto non riuscirono a trattenersi. In un attimo, la casa abbandonata si riempì di luci, ghirlande e zucche sorridenti.
«Già che ci siamo… perché non facciamo una festa tutti insieme?» propose la strega, ridendo. Fu così che arrivarono anche Zuccotto e Orange, che illuminarono la stanza con le loro facce allegre.
E quella notte, invece di urla e paura, dalla vecchia casa si sentivano solo risate, musica e il profumo di dolcetti di zucca!
La festa nella vecchia casa abbandonata continuò fino a tardi. Zuccotto e Orange ballavano facendo lampeggiare le loro lucine arancioni, Bianchetto faceva svolazzare i festoni come un giocoliere, e Ragnetto decorava il soffitto con bellissime ragnatele a forma di stelle.
La strega, divertita, preparò una pozione speciale: «È una cioccolata magica!» disse ridendo. Appena la bevvero, Black cominciò a miagolare canzoncine, Bianchetto divenne trasparente a pois, e Ragnetto si mise a danzare in cerchio battendo le zampette come un tamburo!
Quando la luna fu alta nel cielo, la strega guardò i suoi nuovi amici e sorrise: «Forse questa casa non sarà più così abbandonata, d’ora in poi.»
Bianchetto, Black, e Ragnetto si misero vicino al fuoco acceso, stanchi ma felici. E mentre fuori soffiava ancora il vento d’autunno, dentro la casa si sentiva solo una dolce risata corale: «Buon Halloween a tutti… e a tutti una notte piena di sorrisi!»
Una notte esplosiva
3A scuola primaia Nino Costa di Torino
Era la notte di Halloween, e nel suo enorme laboratorio pieno di luci, fulmini e bottiglie colorate, Franky stava lavorando a un esperimento straordinario: una pozione per far brillare la luna di mille colori.
Sul tavolo c’erano beute che fumavano, provette che borbottavano e un grande pentolone che ribolliva come una zuppa di arcobaleno.
«Serve solo un ultimo ingrediente!» disse Franky con entusiasmo. «Una goccia di nebbia di mezzanotte!»
Ma proprio in quel momento si sentì bussare alla porta. TOC TOC TOC!
Erano Pipistrellina, con il suo mantello nero scintillante, e Maghetta Zucchina, con il suo cappello viola tutto storto.
«Ciao Franky!» disse la vampira sorridendo. «Abbiamo sentito parlare del tuo esperimento e siamo venute ad aiutarti!»
«Oh, che bello!» esclamò Franky. «Ma fate attenzione: alcune pozioni qui dentro possono essere… un po’ esplosive.»
Maghetta Zucchina si guardò intorno curiosa. Sullo scaffale c’erano bottiglie con etichette misteriose: Risate di scheletro, Polvere di pipistrello, Succo di zucca stregata.
Una piccola ampolla verde brillava in un angolo.
«E questa cos’è?» chiese la streghetta.
«Meglio non toccarla!» disse Franky in fretta. «È la Pozione del Risveglio, serve a dare energia ai miei esperimenti dormienti!»
Ma era troppo tardi. Pipistrellina, muovendo le ali per spolverare un po’ di ragnatele, urtò l’ampolla. !
La bottiglia cadde nel pentolone e in un istante si sentì un BANG! fortissimo.
Un’esplosione di fumo viola riempì il laboratorio. Le luci si spensero e il pavimento tremò.
«Oh no!» gridò Franky. «La Pozione del Risveglio si è mescolata con quella lunare!»
Dal fumo, una sagoma enorme cominciò a muoversi.
Due occhi gialli si aprirono, e una voce roca disse:
«Chi… mi ha… svegliato?»
Era un mostro gigante, fatto di ferro, fili e bulloni, con un cuore che batteva di luce verde!
Ma invece di ruggire, il mostro sbadigliò e si mise a… piangere.
«Io… non volevo spaventare nessuno. È solo che era buio e avevo freddo.»
Pipistrellina gli posò una mano sulla spalla. «Tranquillo, non sei solo. Siamo qui con te.»
Maghetta Zucchina agitò la bacchetta:
«Zucche e lampioni, niente più tensioni!»
E il laboratorio si illuminò di calde luci dorate.
Franky aggiunse un pizzico di polvere di gentilezza nella pozione rimasta e la versò nel cuore del mostro.
Il gigante sorrise, la sua luce divenne più calda, e cominciò a ballare piano piano.
Tutto sembrava risolto…
Ma proprio quando i tre amici stavano per brindare con una tazza di cioccolata mostruosa, qualcosa si mosse dietro al pentolone.
Un piccolo barattolo rotolò fuori, con l’etichetta: “Pozione di Duplicazione”.
Plin! Plin! Plin!
Tre gocce caddero nella pozione rimasta.
Un gorgoglio inquietante riempì l’aria.
Dal pentolone cominciarono a uscire… tre piccole figure identiche a Franky! "
«Oh no!» gridò Pipistrellina ridendo. «Ora ci sono tre Franky! E tutti vogliono fare esperimenti!»
I piccoli Franky cominciarono a correre ovunque, mescolando pozioni e accendendo scintille.
Franky sospirò, poi sorrise:
«Beh, almeno adesso avrò abbastanza aiuto per la prossima notte di Halloween!»
E da quel giorno, ogni volta che la luna diventava color arcobaleno, qualcuno poteva vedere quattro Franky nel laboratorio, ridere e mescolare pozioni fino all’alba. #!
Morale della storia
Anche nelle notti più spaventose, l’amicizia è la pozione più potente di tutte.
A volte gli errori come far cadere una bottiglia o svegliare un mostro per sbaglio possono trasformarsi in occasioni per ridere, imparare e aiutarsi a vicenda.
Pipistrellina, Franky e Maghetta Zucchina hanno capito che la vera magia non si trova nei calderoni o nei fulmini, ma nei cuori di chi sa collaborare, perdonare e fare squadra.
E se ogni tanto qualcosa esplode… beh, fa parte dell’avventura!
Il lunapark che si svegliò a mezzanotte
Scuola primaria dell’IC di Marina di Gioiosa Jonica - Mammola (RC)
(Una storia di Halloween con Tessy e Boo)
Nella notte più scura dell’anno, con la luna che sembrava un occhio d’argento nel cielo, Tessy e Boo arrivarono al luna park. Tutto era avvolto da un silenzio strano: le luci delle giostre tremolavano, le ombre si allungavano sul viale, e un venticello freddo faceva ondeggiare le lanterne di carta che pendevano dai rami.
Proprio al centro del parco si ergevano le gigantesche montagne russe: binari neri e lucidi, ganci che scintillavano alla luce della luna, e un rumore lontano… come un sussurro metallico che saliva verso l’alto. «Stai pronta, Tessy», sussurrò Boo, «questa è la corsa che nessuno osa prendere». Tessy alzò le lunghe zampe, tremando un poco, e insieme si avviarono verso il caricatore della giostra.
Quando salirono nella prima vettura – scintillante, con i cancelli che si chiusero dietro di loro con un tonfo sordo – il vagone cominciò a muoversi lentamente. Saliva, saliva e tuto intorno pareva trattenere il respiro…
Il vento fischiava tra i binari. Boo e Tessy guardavano giù: il luna park sembrava un piccolo mondo di luci tremolanti e ombre danzanti.
«Che silenzio…» sussurrò Tessy, con la voce che le tremava leggermente.
Improvvisamente, una nebbia densa cominciò a salire dai binari. Si arrotolava come fumo bianco e freddo, e dal nulla apparve una figura trasparente. Era alta, con un mantello svolazzante e due occhi che brillavano di una luce azzurra spetrale.
Il fantasma fluttuava proprio davanti a loro, in mezzo ai binari.
Il vagone si fermò di colpo con un grido di metallo, e Tessy quasi volò via dal sedile. «Chi osa salire sulla mia montagna russa?» tuonò la figura con voce cavernosa.
Boo tremò, ma cercò di farsi coraggio. «Io… io sono Boo! E questa è Tessy. Non volevamo disturbarti… volevamo solo fare un giro!».
Il fantasma inclinò la testa. «Un giro, dici? Da qui nessuno torna mai indietro…».
Abbassò lentamente il cappello a cilindro che portava sulla testa. La sua voce si fece più calma, ma piena di un’eco antica: «Un tempo… questo era il mio luna park. Tutti ridevano, tutti urlavano di gioia. Ma una notte arrivò una tempesta e il vento portò via ogni cosa… tranne me.».
Boo lo guardava a bocca aperta. «Tu… sei il Direttore?» chiese piano. Il fantasma fece un cenno solenne. «Sì. Il Direttore Fantasma. Ora custodisco le giostre, perché non voglio che nessuno dimentichi la magia di questo posto».
Tessy, che si era nascosta dietro al sedile, fece capolino con le sue zampette tremolanti. «Ma allora… perché ci hai spaventate?»
Il Direttore sorrise, un sorriso che sembrava un lampo tra le nuvole. «Non volevo spaventarvi. È solo che… da molto tempo nessuno saliva più su queste montagne russe e avevo paura di restare solo, per sempre».
Boo si fece coraggio. «Non sei solo, Direttore. Noi siamo qui e se vuoi, possiamo aiutarti a riportare in vita il luna park!». Gli occhi azzurri del fantasma si illuminarono come stelle. Il vagone riprese a muoversi lentamente, ma questa volta non faceva più paura. Si sentiva una musica dolce provenire dalle altre giostre, e una luce arancione cominciò a risvegliare il luna park addormentato…
Il vagone si fermò davanti a una vecchia giostra di cavalli di legno. Le luci tremolavano, e il Direttore Fantasma fluttuò accanto a Tessy e Boo.
«C’è una cosa che dovete sapere», disse con voce bassa. «Non posso lasciare questo luogo finché non trovo la chiave del mio cuore… quella che apriva il portone del luna park, la note in cui tutto finì.»
Boo inclinò la testa. «Forse possiamo aiutarti noi!»
Tessy si mise subito all’opera, arrampicandosi tra le travi della giostra e tessendo sottili fili di ragnatela per cercare nei punti più nascosti. Boo volava qua e là come una piccola lanterna bianca, illuminando ogni angolo.
Finalmente, tra la polvere e i cavalli che sembravano sussurrare, Tessy vide qualcosa luccicare. «L’ho trovata!» gridò. Era una piccola chiave d’oro, appesa al collo di un cavallino di legno.
Il Direttore Fantasma la prese tra le mani tremanti. «Non credevo che qualcuno l’avrebbe mai trovata…». La chiave brillò di luce calda e intorno a loro il luna park cominciò a trasformarsi: le luci si accesero tute insieme, le giostre ripresero a muoversi e un profumo di zucchero filato riempì l’aria.
Il Direttore sorrise e una lacrima di luce gli scese lungo la guancia.
«Ora posso finalmente riposare. Ma il mio luna park non sarà più solo… lo affido a voi, Tessy e Boo.».
Con un ultimo inchino, il fantasma svanì in una pioggia di scintille azzurre.
Boo guardò Tessy e sospirò. «Hai sentito? Ora siamo noi i nuovi guardiani del luna park!». Tessy sorrise, tesse una grande ragnatela tra le montagne russe e disse: «Allora, che cominci la magia!».
E da quella note, ogni Halloween, il luna park stregato si illumina di nuovo. Le giostre girano, le luci danzano… E se guardi bene, tra la nebbia e le stelle, puoi ancora vedere Tessy e Boo che salutano i bambini con un piccolo “Boo!” e un filo di ragnatela luccicante.
Fine
La leggenda della notte delle zucche
5A scuola primaria di Tavernola Bergamasca (Bg)
C’era una volta, in un villaggio avvolto nella nebbia d’autunno, una bambina con un cestello a forma di zucca. La notte di Halloween era la sua preferita: amava bussare alle porte, ridere e raccogliere dolcetti. Ma quella notte non sarebbe stata come le altre.
Mentre camminava tra le case illuminate da fioche lanterne, un ragno nero e lucido cadde dentro il suo cestello. All’inizio sembrava innocuo, ma presto la zucca cominciò a muoversi da sola, come se il ragno ne avesse preso il controllo. La bambina, incuriosita e un po ’ spaventata, seguì la zucca che rotolava verso il bosco.
Lì, tra gli alberi spogli, trovò una zucca stregata, pulsante di una luce arancione sinistra. Accanto a essa c’era uno scheletro con un sorriso gentile ma triste. Lo scheletro raccontò che, secoli prima, un ragno velenoso lo aveva stregato per invidia: voleva essere il più temuto di tutti, e così maledisse lui e le zucche del villaggio. Da allora, ogni Halloween, la maledizione tornava viva.
La bambina, senza rendersene conto, era entrata nel mondo dei morti. Attorno a lei si muovevano scheletri, ombre e ragni giganteschi che intrecciavano ragnatele tra le lapidi. Uno di loro, con voce cavernosa, le sussurrò: «Solo chi affronta la paura può tornare indietro.»
Decisa, la bambina si avventurò ancora più nel buio. Lì incontrò una bambola parlante, con occhi di vetro e voce stridula, che la invitò a giocare. Ma quando la bambina la toccò, sentì un gelo attraversarle il corpo. La bambola rise: «Benvenuta per sempre nella mia casa!»
Fortunatamente, lo scheletro amichevole e il ragno – pentito di ciò che aveva fatto – la salvarono, spezzando la maledizione della bambola. Insieme corsero fuori dal bosco, inseguiti da urla e risate spettrali.
Appena usciti, un fulmine colpì una tomba, e un altro scheletro si rialzò urlando: «Sono tornatoooo!»
La bambina credette di sognare, ma tutto era reale. I tre – lo scheletro, il ragno e la bambina – decisero allora di unirsi per finire quella notte come si deve: a fare dolcetto o scherzetto per tutta la città.
Le case erano piene di zucche luminose, le finestre decorate e i bambini mascherati correvano ridendo. Nessuno però sapeva che tra loro c’erano anche un vero scheletro e un ragno magico, che di tanto in tanto scomparivano nell’ombra per spaventare i più coraggiosi.
Da allora, ogni Halloween, si racconta che una bambina con un cestello a zucca, un ragno lucido e uno scheletro gentile appaiano tra le vie del villaggio. Portano dolcetti ai bambini buoni
…e scherzetti terribili a chi non crede più nelle leggende di Halloween