Comunicare la Mdd: sono solo parole (?)
Ekom “inventa” la marca commerciale
Delizia: la private label allarga gli orizzonti del bianco pugliese
Comunicare la Mdd: sono solo parole (?)
Ekom “inventa” la marca commerciale
Delizia: la private label allarga gli orizzonti del bianco pugliese
Comunicare la Mdd: sono solo parole (?)
Ekom “inventa” la marca commerciale
Delizia: la private label allarga gli orizzonti del bianco pugliese
3/2025
con la linea di prodotti pensata per te che vuoi sentirti bene con gusto.
Private Label: il passaporto europeo della grande distribuzione 4 PLM Awards 2025
I secondi classificati dell’edizione 2025 6 L’analisi Dunnhumby
Navigare in un mondo in continua evoluzione: i risultati principali del nostro ultimo Consumer Pulse
8 Cover story
Comunicare la Mdd: Sono solo parole (?)
PLMagazine Supplemento trimestrale di Distribuzione Moderna Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano
Registrazione n° 52 del 30/1/2007
Direttore responsabile
Armando Brescia
Direttrice editoriale
Maria Teresa Manuelli
18 Intervista alla distribuzione Ekom “inventa” la private label
22 The private label scenario Il prezzo è giusto? – 4a parte
34 PL branding by The Optimist
Private label valoriali: sostenibilità, inclusione e trasparenza come asset competitivi
38 Intervista all'industria
Delizia: la private label allarga gli orizzonti del “bianco” pugliese
29 Aziende in campo
32 Osservatorio NIQ
Private label e prodotti di marca: il nuovo report svela tendenze, dinamiche e opportunità di crescita in Italia e nel mondo
43 Mercati
I prodotti lattiero-caseari a Mdd continuano a convincere il consumatore
58 Fiere
Plma Amsterdam 2025: la sorpresa vince sul prezzo
Comitato scientifico
Stefano Ghetti, managing partner Expertise on Field/partner
IPLC Italy
Alberto Miraglia, general manager Retail Institute Italy
Paolo Palomba, managing partner Expertise on Field/partner IPLC Italy
Emanuele Plata, co-founder, past president, board advisor PLEF
Collaboratori
Federica Bartoli, Alessandra Businaro, Siro Descrovi, Veronica Fumarola, Stefano Ghetti, Maria Teresa Giannini, Fabio Massi, Luca Salomone
Responsabile Redazioni EDM
Claudia Scorza
Responsabile publishing
Stefania Colasuono
Progetto grafico Silvia Ballarin
Editore Edizioni DM Srl - Via G. Piazzi, 2/4 20159 Milano P. Iva 08954140961
Contatti Tel. 02/20480344 redazionedm@edizionidm.it
Pubblicità Ufficio commerciale: commerciale@edizionidm.it Tel: 02/20480344
Maria Teresa Manuelli Direttrice editoriale
Le marche del distributore stanno ridisegnando la geografia commerciale europea, trasformandosi da semplici alternative economiche a veri e propri ambasciatori dell'espansione internazionale. Con una quota di mercato del 39% in valore e del 46% in unità vendute nei sei maggiori mercati europei (Circana, "Private Labels: Transformation for Growth"), le private label hanno superato ogni aspettativa, diventando il motore silenzioso, ma potente della crescita oltreconfine per retailer e produttori. Il fenomeno va ben oltre i numeri. Quando Lidl attraversa i confini nazionali, porta con sé un universo di marchi privati che si adattano ai gusti locali mantenendo però una riconoscibilità internazionale. Lo stesso vale per Aldi, che ha esportato con successo brand come Milfina, Milsani e Choceur non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti, dimostrando come le private label possano fungere da vero e proprio biglietto da visita per conquistare mercati lontani. Anche realtà italiane come Eurospin hanno compreso questa strategia, portando le proprie linee private in Slovenia e Croazia come elemento distintivo della propria identità commerciale. Stesso discorso per Tommy che intende importare in Croazia ben 600 referenze italiane a marchio Coop entro l’anno. Per le aziende produttrici, le private label rappresentano un'opportunità unica di internazionalizzazione. Collaborare con una grande insegna distributiva significa accedere automaticamente a tutti i mercati dove quella catena è presente, bypassando le complessità della distribuzione diretta all'estero. È un modello che trasforma i fornitori locali in attori globali, permettendo loro di testare prodotti e strategie su scala continentale senza gli investimenti tipici dell'espansione tradizionale.
L'evoluzione delle private label verso segmenti premium e la crescente attenzione alla sostenibilità hanno ulteriormente rafforzato questo ruolo di ponte internazionale. Non si tratta più solo di convenienza, ma di proporre assortimenti competitivi che parlino linguaggi universali: qualità, innovazione, responsabilità ambientale. Eventi come Marca by BolognaFiere, che si espande dalla Cina alla Polonia, testimoniano poi come questo ecosistema stia creando una vera e propria diplomazia commerciale, dove le marche del distributore diventano strumenti di soft power economico.
Princes Italia
Princes è un'azienda globale di alimenti e bevande specializzata nella produzione e distribuzione di prodotti a marchio e private label. I clienti vanno dai principali supermercati e minimarket agli operatori del settore alimentare, ai fornitori all'ingrosso e ad altri produttori alimentari. Nel luglio 2024 il gruppo emiliano Newlat Food acquisisce Princes Limited e dall’unione delle due realtà è nata la più grande azienda alimentare italiana specializzata in alimenti, bevande analcoliche e prodotti lattiero-caseari. Lo stabilimento di Foggia è uno dei più moderni ed efficienti impianti di lavorazione dei pomodori a temperatura ambiente in Europa. www.princesgroup.com
Eurial
FREDDO Versilfungo
Dal 1986, Versilfood raccoglie ciò che di buono la natura ha da offrire, seleziona i migliori tartufi, funghi, frutti di bosco e ortaggi con l’aiuto di fornitori fidati, evitando lo spopolamento massivo dei terreni e rispettando la sostenibilità ambientale. Monitora i prodotti per garantire la massima trasparenza e freschezza, confeziona con cura e distribuisce per fare arrivare in tutta Italia questi veri e propri tesori della terra. www.versilfood.com
Eurial, la divisione latte del gruppo Agrial, è il secondo più grande gruppo cooperativo lattiero-caseario francese. Forte dei suoi valori cooperativi e di una grande esperienza, la mission di Eurial è quella di garantire ai consumatori prodotti sani e sicuri. In Italia è presente con uno stabilimento a Borso del Grappa (Treviso), ai piedi del Monte Grappa. In questo luogo di lunga tradizione casearia, Eurial produce formaggi freschi e yogurt per soddisfare gli esigenti palati dei consumatori italiani. www.eurial.eu
BEVANDE
Simfed
Simfed – Innovation coffee è una torrefazione con sede in Sicilia, a Ragusa, conosciuta con i suoi marchi Pop Caffè ed Exprè per il vending e Myspresso per la Gdo. È un’azienda dinamica, innovativa, sul mercato dal 1999 e si occupa della produzione e commercializzazione di caffè in grani, capsule, cialde e solubili. È dotata di impianti in grado di produrre caffè mono porzionato, cialde e capsule con una propensione alla ricerca che mira alla qualità e all’eccellenza di prodotto in formati in grado di esaltarne il piacere e il gusto. www.sim-fed.it
CURA CASA
Essity Pld Italy
Essity è un'azienda che opera a livello mondiale nei settori dell'igiene e della salute, con un variegato portafoglio di marchi (da Tena a Tork, da Tempo a Zewa). Il nome Essity deriva dalle parole inglesi “essentials” e “necessities”, per cui l'obiettivo è di migliorare il benessere delle persone con soluzioni igienico-sanitarie d'avanguardia e prodotti che l'azienda sviluppa, produce, commercializza e vende in modo sostenibile. www.essity.it
PET FOOD & PET CARE
Martini
CURA PERSONA
Rolly Brush
Azienda parmigiana che da oltre 16 anni progetta, realizza e commercializza articoli per la cura della persona. L’origine del nome deriva dalla creazione di un prodotto rivoluzionario, intuizione del founder Michele Bernini: Rolly, lo spazzolino da denti più piccolo al mondo. Rolly&co è dinamica, innovativa, versatile, allenata a non porsi limiti. Con un occhio sempre attento al business consolidato e l’altro che guarda alle future opportunità di mercato, si adegua al contesto senza compromettere la propria identità. www.rollybrush.com
Con quasi 50 anni di storia alle spalle, l’entusiasmo e la spinta all’innovazione sono ancora oggi i motori dell’intero sistema aziendale Martini, dalla progettazione alla produzione. Le linee di prodotti dedicati alla cura del corpo, al benessere della persona si accompagnano alle nuove linee di spugne e prodotti per il pet care, la pulizia della casa e dell’auto, a testimonianza della continua crescita dell’azienda sempre più attenta e sensibile ad un nuovo stile di vita. www.martinispa.com
I.M.I.
L’elevata qualità e performance dei prodotti di Imi, azienda fondata nel 2001, vengono monitorate costantemente su tutto il flusso della supply chain con sistemi di tracciabilità rigorosi e continui. La linea BioTable è biodegradabile e compostabile, proviene da fonti rinnovabili e di origine naturale, riflettendo la scelta dell'azienda di impegnarsi a limitare l’inquinamento atmosferico, il consumo di energia, e a progettare reali percorsi di sviluppo sostenibile. www.imimonouso.it
La ricerca semestrale intervista gli acquirenti di tutta Europa per scoprire come gli ultimi eventi globali stiano plasmando le loro esigenze, priorità e preoccupazioni.
Come reagiscono gli acquirenti ai cambiamenti che li circondano? È una domanda a cui ogni rivenditore vorrebbe conoscere la risposta. Negli ultimi cinque anni, è anche una domanda che abbiamo cercato di approfondire con Consumer Pulse. Questa ricerca semestrale intervista gli acquirenti di tutta Europa per scoprire come gli ultimi eventi globali stiano plasmando le loro esigenze, priorità e preoccupazioni. I precedenti studi Pulse hanno coperto cinque mercati europei: Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Questa volta, desiderosi di ampliare la nostra comprensione di ciò che sta accadendo nel continente, abbiamo aggiunto altre cinque nazioni. Benvenuti,
quindi, al nostro studio Pulse più ampio di sempre, che ora copre anche Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Danimarca. Questa volta abbiamo tantissime informazioni da condividere, quindi, senza ulteriori indugi, entriamo nel vivo dei risultati.
Prima di entrare nei dati, prendiamoci un momento per riflettere sul contesto in cui è stato condotto il nostro ultimo studio Pulse, un'analisi che si può fare al meglio attraverso l'Indice di Fiducia dei Consumatori (CCI) dell'Ocse. Il Cci misura la fiducia dei consumatori su una scala da 1 a 100; in parole povere, più il punteggio di un Paese si avvicina a 100, più fiduciosi sono i suoi cittadini.
Esaminando i dati Cci dell'ultimo anno, appare subito evidente la disparità tra gli acquirenti negli Stati Uniti e nell'Ue. A febbraio 2024, i consumatori di queste regioni erano quasi perfettamente allineati, con un punteggio di fiducia di circa 99,10. A ottobre 2024, tuttavia, i punteggi divergevano, attestandosi a 99,77 in Europa e 98,33 negli Stati Uniti. E a maggio di quest'anno, il divario si era ulteriormente ampliato: 98,53 per l'Europa e 95,97 per gli Stati Uniti.
La fiducia dei consumatori sta quindi calando in entrambi i Paesi, ma negli Stati Uniti sta calando più rapidamente e in misura maggiore. Infatti, il "delta" (o la differenza tra i due) è ora al suo massimo da gennaio 2022.
Siro Descrovi customer strategy manager Dunnhumby
Filiera, salute, risparmio, piacere, immagine pop: concetti e messaggi che fanno densa la comunicazione delle private label.
Da diversi anni la cavalcata dei prodotti a marchio dei distributori continua. Secondo il Position Paper 2025 di Ambrosetti, presentato come di consueto alla fiera Marca di Bologna, in Italia ad ottobre 2024 le private label fatturavano di 14,2 miliardi di euro, 26 miliardi includendo anche il canale discount, contro i 13,7 del 2023. Ma nella scelta che il consumatore opera tra prodotti industriali e Mdd, che ruolo gioca la comunicazione da parte del retailer di turno? Cosa e come le catene intendono veicolare ai loro clienti finali per rendere le merci a marchio proprio più appetibili sul mercato? Dati misurabili veri e propri su questo tema scarseggiano: il rapporto “Finding harmony on the shelf” del 27 marzo 2025, pubblicato da NielsenIQ, ha analizzato come sta cambiando l’equilibrio fra marchi privati e marchi industriali nello scaffale e nella testa del consumatore, perché sarebbe più proficuo che entrambi cooperassero, ma i perché legati all’efficacia della comunicazione serpeggiano senza mai avere una centralità nell’indagine.
«Quando ci addentriamo nel tema della comunicazione, se sostituiamo alla locuzione “private label” quella di “private brand”, che è poi la traduzione più vicina all’italiano “marca privata”, capiamo subito quali valori le insegne debbano comunicare». Spiega Michele Rinaldi, amministratore delegato di Soluzione Group, che come un novello Virgilio ci
È forse il “re” dei gap che i marchi del distributore devono colmare con i marchi industriali, ossia l’influenza sulla mentalità e sul linguaggio popolare di tormentoni, modi di dire iconici, calembour, jingle, concepiti dall’epoca di Carosello al ventennio 1980-1999. Secondo Rinaldi «In un mondo in cui la pubblicità in generale non ha più l’impatto culturale di quegli anni, le private label devono ragionare sul modello delle industrie: ognuna di esse deve scegliere se costruire campagne sulla marca trasversale oppure concentrarsi su un prodotto verticale e cavalcarne il successo».
Il supermercato del gruppo Rewe ha sposato la causa gender e il Pride, soprattutto a Milano, dove è stato partner di alcuni eventi l’8, il 22 e il 23 giugno. «Una scelta audace ma capace di spiccare, specie in Italia, dove non è certo leader di mercato – dice Rinaldi –. Se da una parte lo rende inviso ad alcuni, farà sì che venga prediletto da altri che scelgono l’atipicità».
guida in questa selva di concetti e tattiche: «Innanzitutto ci sono caratteristiche come l’unicità e la coerenza tra i propri valori e la narrazione che l’insegna intesse sui propri prodotti». Un’azienda, secondo Rinaldi, dovrebbe in primis raccontare perché esiste e poi perché decide di affidare le sue produzioni a determinati fornitori. «A differenza delle industrie produttrici, i distributori hanno molti marchi a ombrello e non è affatto banale saper congegnare un racconto di marca che abbracci dallo shampoo all’insalata».
«Coop su molti fronti è stata apripista: per noi la marca del distributore è una scelta strategica e culturale». Lo afferma Sara Caggiati, direttrice marketing dell’insegna bolognese che conta oggi oltre 5mila referenze (con una media sull’assortimento del 25-30% a seconda del format) che apportano circa 1/3 del fatturato totale, una proporzione in costante crescita, specie negli ultimi anni. Accanto ai brand storici, come Fior Fiore, Vivi Verde, Benesì, Solidal, si sono aggiunte numerose proposte pensate per categorie in passato meno presidiate dalla marca privata: il cura persona, il pet food, gli alimenti salutistici. «Sugli scaffali Coop ci sono tante marche industriali, ancora con un ruolo determinante, ma la Mdd sta guadagnando valore per qualità percepita e sostenibilità economica. Dunque, più che una battaglia, quello con l’industria è un
equilibrio che si sta ridefinendo. Comunicare per noi significa raccontare cosa c’è dietro ogni prodotto, cercando sempre più e meglio un dialogo con le nuove generazioni, che usi un linguaggio autentico e non imitativo; significa dire forte e chiaro che i valori sociali e ambientali che guidano la selezione dei fornitori, la qualità testata, il prezzo giusto prezzo pagato a monte, possono convivere con la convenienza sullo scaffale. Fisicità e pubblicità sono leve complementari di una comunicazione integrata: è nel punto vendita che si legge, si tocca, si sceglie. Le campagne tv e digitali, poi, amplificano il rac -
conto e raggiungono target più ampi». Va infatti evitata, a parere di Rinaldi, l’eccessiva digitalizzazione e la mancanza di contatto umano. «Attualmente c’è una compenetrazione fra i vari canali, ma l’insegna è una delle poche aziende che vede i propri clienti più volte alla settimana, se non al giorno, e non deve nemmeno andare a cercarli: non sfruttare questa cosa, secondo me, sarebbe assurdo», è convinto l’esperto di Soluzione Group.
«La “fisicità” del packaging gioca un ruolo centrale che evidenzi i punti di forza del prodotto, come pure il fattore tempo: quanto più la comunicazione è vicina al luogo e al momento dell’acquisto, tanto maggiore sarà la sua efficacia – sostiene Marco Pozzali, responsabile Mdd di VéGé –. Nel nostro Gruppo, composto da 32 imprese, l’approccio alla private label varia in base alla strategia adottata da ciascuna organizzazione, ma senz’altro la crescita è costante. Alcune Imprese sviluppano in autonomia un proprio marchio, talvolta coincidente con il nome dell’insegna. Altre scelgono di adottare il marchio di Gruppo, numerose realtà presidiano specifici segmenti o categorie merceologiche attraverso marchi di fantasia trasversali, concepiti nell’ambito delle strategie comuni del Gruppo. In un contesto così eterogeneo, la comunicazione della private label deve necessariamente essere calibrata a livello locale, in funzione del ruolo che la marca del distributore ricopre all’interno della rete e a scaffale». Le piccole contrazioni rilevate di tanto in tanto sarebbero quindi da attribuire a fattori come la ripresa dell’attività promozionale, più intensa e cadenzata da parte dei marchi industriali, e l’ingresso progressivo di brand noti nel canale discount.
«Un altro valore da comunicare – commenta Michele Rinaldi –, è l’equilibrio tra l’inseguimento ossessivo delle mode e il mantenimento della propria identità».
Lo sa bene Alessia Bonifazi, responsabile Corporate Affairs di Lidl Italia, discount che negli ultimi anni, soprattutto dal 2021 in poi, si è mostrato molto aperto a sposare trend del momento (pensiamo alla settimana orientale, alle giornate sul cibo messicano ecc.) ma che sul lungo periodo ha fatto una scelta di campo «Le private label rappresentano l’elemento distintivo e strategico del nostro assortimento: su oltre 3.500 referenze, l’80% sono Mdd distribuite in tutte le categorie merceologiche. Abbiamo scelto di promuovere il territorio per soddisfare un pubblico sempre più attento alla qualità - oltre l’80% dei prodotti a marchio Lidl, infatti, è di origine italiana -, ma siamo anche impegnati a proporre alla nostra clientela un connubio fra stile di vita sano e convenienza. Lo faccia-
Rispondere con un’unica mossa alle due esigenze di promuovere la marca Conad e rivolgersi a chi ama lo sport è stata anche la missione di Conad, che nel 2025 è stata uno dei main sponsor del Giro d’Italia. Grazie a questa partnership, l’insegna ha promosso una serie di iniziative per coinvolgere attivamente le comunità lungo tutto il percorso della gara. Tra le attività di maggior successo lo stand “Piacersi Conad”, presente nei Villaggi di Partenza e Arrivo: un luogo ideato per promuovere la Mdd dedicata al benessere e a tutti coloro che ricercano alimenti che uniscano la salute al piacere di sentirsi bene con gusto. L’installazione è stata visitata da 157mila persone e ha distribuito più di 53.700 cibi e oltre 4.500 litri di bevande. La cooperativa bolognese fondata nel 1962 offre oggi circa 6mila referenze Mdd, 11 linee e più di 300 categorie merceologiche, che spaziano dai freschissimi alla drogheria, fino al non food. «Nel 2024, i prodotti Mdd hanno raggiunto una quota di mercato nei su-
mo con Crivit, la gamma di abbigliamento e attrezzature sportive dall’ottimo rapporto qualità-prezzo». Proprio quest’ultima, con una nuova brand identity è protagonista della più recente campagna internazionale omnichannel intitolata “Find your move”, che su tv, social media e nei supermercati di oltre 30 Paesi veicola il concetto che sport, benessere e movimento siano accessibili a tutti».
permercati del 33,3% nel largo consumo confezionato, valore molto vicino ai livelli europei, e un fatturato di 6,3 miliardi di euro, in crescita di circa 5 punti a valore – fa notare Alessandra Corsi, direttrice marketing e dell’offerta Mdd di Conad –. Anche in un contesto in cui il potere di acquisto delle famiglie si è contratto, i temi di principio legati al brand mantengono una forte rilevanza. D’altro canto, la convenienza è garantita periodicamente da iniziative strutturali come il paniere Bassi e Fissi, che da oltre 10 anni offre più di 700 prodotti essenziali a prezzi inferiori alla media di mercato, senza compromessi sulla qualità. Nella campagna cross-mediale di quest’anno,“Ma vai da Conad!”, una delle principali novità è la fusione tra racconto di marca e valore commerciale, in cui le due componenti si rafforzano reciprocamente, con un focus su aree strategiche come convenienza, benessere e gusto».
Eppure, se guardiamo alla quota di mercato delle Mdd, l’Italia mantiene una certa cautela se la compariamo alla media europea (35,8%) e ad altri paesi: il 29,7% (con i discount) stando a dati elaborati dal Plma International Council, il 31,8% secondo il Forum Ambrosetti. Capofila se guardiamo a est di un ipotetico quanto fittizio “meridiano” che passi da Trieste, fanalino di coda se guardiamo ai paesi dell’Europa occidentale e centrale, come Spagna, Portogallo, Olanda, Regno Unito, o come la Svizzera, che mostra una quota di mercato del 52%.
Il dato italiano riflette un contesto in cui l’industria alimentare resta solida e radicata, ma esistono anche delle caratteristiche tipiche dello Stivale che rendono ancora “in salita” la strada delle private label verso livelli di penetrazione raggiunti altrove nel Vecchio Continente. A differenza di mercati più concentrati, come Francia o Germania, la distribuzione organizzata in Italia è molto frammentata, con la presenza di numerosi player di dimensioni medie, piccole e piccolissime e abitudini di consumo molto differenziate a livello territoriale.
Da Selex si dicono convinti che la minore incidenza nostrana della PL rispetto ad altri Paesi europei è dovuta, in gran parte, al peso inferiore del discount. «In mercati dove questi canali rappresentano il 40-50%, la quota della marca del distributore cresce ovviamente di più – sostiene Luca Vaccaro, direttore Mdd del gruppo fondato nel 1964 a Trezzano –. Ad ogni modo, non parlerei di “contesa” fra marca industriale e marca del distributore: le due convivono sugli scaffali perché è questo che il consumatore chiede». I marchi principali nei supermercati del Gruppo Selex sono Selex, Consilia, Vale e Il Gigante, a cui si aggiungono diversi marchi fantasia. Il totale è di 8mila referenze che, nei casi più performanti, arriva a sfiorare il 30% del fatturato. «Comunicare la marca del distributore significa adottare strategie differenziate per ogni marchio, sia nei mezzi sia nei messaggi. Il marchio Selex, per esempio, utilizza una comunicazione integrata che combina tv, radio e canali digitali. Altri marchi, invece, privilegiano la comunicazione in store con locandine, stopper da banco ed espositori. Per il futuro, l’obiettivo è valorizzare sempre più i plus qualitativi delle nostre private label, puntando su trasparenza, tracciabilità, sostenibilità e salute». Aspetti, quelli della Csr, che guidano le decisioni dei consumatori salvo che si riflettano in
prezzi più cari. «Il bombardamento mediatico effettuato da tutto il comparto retail ha persuaso le persone che il controllo della filiera, la salubrità, la white label, siano il minimo sindacale, e che dunque non sia necessario un surplus economico per realizzarli (il 28% degli italiani non è infatti disposto a pagare un sovrapprezzo per questo). Ecco che le ragioni per dare valore a quel prodotto/linea dell’industria si riducono – spiega Michele Rinaldi – e così le private label, a parità di condizioni, guadagnano terreno».
Il direttore del canale Mdd di Basko Giovanni D’Alessandro ribalta l’ipotesi che il successo delle PL debba ascriversi alla convenienza, mentre temi come la salubrità e la trasparenza della filiera, abbiano poca rilevanza. «La marca del distributore adotta un linguaggio più concreto e funzionale, e proprio perché non costruisce un immaginario, ma comunica in modo chiaro e credibile, cosa che si rivela un plus competitivo e risponde ai bisogni reali dei consumatori, specie in un contesto come quello italiano, dove dal 2008 i salari reali non riescono a “tenere testa” alla dinamica inflazionistica». Con oltre 3mila referenze distribuite trasversalmente pressoché in tutti i reparti merceologici, l’assortimento Mdd per Basko si presenta oggi come un’offerta matura e strutturata. Non semplici alternative alla marca industriale, ma prodotti con una solida identità, la cui incidenza sul totale dell’assortimento, nei primi sei mesi del 2025, ha sfiorato il 17%. Un andamento positivo trainato
soprattutto da Primia, linea mainstream che rappresenta circa il 60% del complessivo Mdd. «La nostra comunicazione si sviluppa principalmente all’interno dei punti vendita, dove il racconto di ciò che vendiamo è coadiuvato e reso più coinvolgente da supporti digitali. Al centro della narrazione c’è sempre il prodotto, scelto per il suo valore identitario, e il giusto rapporto qualità/prezzo. Nello specifico per quanto riguarda la linea Qualità Basko, puntiamo su referenze tipiche del territorio, come salumi, formaggi e altre specialità, che rispettano e celebrano le tradizioni locali, combinano qualità e cultura gastronomica delle diverse aree in cui operiamo».
«Temo che la crescita Mdd sia trainata unicamente dal prezzo e che i retailer non stiano costruendo nulla di duraturo – chiosa Michele Rinaldi –. Per esempio, c’è ancora un gap di tempo e di immaginario da recuperare sugli spot dei prodotti industriali e tutte quelle insegne che sono intenzionate a trattare la pl come un cavallo di battaglia e non come alternativa complementare e low cost ai marchi blasonati, devono inventarsi qualcosa di diverso, proporre una visione di mondo – oltre che del modo di produrre beni – diversa dalle altre, magari divisiva, che però renda l’insegna assolutamente distinguibile». Del resto, non c’è bisogno di scomodare un famosissimo film italiano del 1989 per ricordare che “le parole sono importanti”, ma lo sono altrettanto immagini forti, comportamenti coerenti e buone pratiche. l
A FARE IL PUNTO CON PL MAGAZINE È
GIUSEPPE MAROTTA, PRESIDENTE DI CONSORZIO CORALIS
Pur avendo molti marchi di fantasia, la catena non aveva mai speso il proprio nome su una linea di prodotti. KOMEte è un bel termine, anagrammatico, che copre molte referenze di IV gamma. Il futuro è nell’estensione.
Ametà maggio Ekom, catena discount di gruppo Sogegross, da sempre molto focalizzata sui freschi, ha lanciato la sua prima private label. L’operazione è strategica, come ci spiega il direttore di canale, Giuseppe Marotta.
In che senso è la prima?
Pur avendo – come abituale per il nostro canale - un’elevata quota di prodotti non Idm (intorno all’80%), ci siamo finora avvalsi solo di marchi di fantasia di fornitori esterni, mentre questa gamma, KOMEte, appunto, è la prima che contiene il nostro nome. Si tratta di un’unione fra l’anagramma della nostra insegna e il pronome ‘te’, che vuole esprimere la vicinanza al cliente e al territorio.
1993
oltre 313
miliardi di euro
Fatturato 2024
540
Dipendenti complessivi
125
5
≈20%
Regioni:
≈80%
Incidenza prodotti Idm
Quanti sono i prodotti KOMEte e quali le prospettive di sviluppo?
Faccio una premessa: siamo partiti da quello che sappiamo fare meglio e che meglio ci rappresenta, ovvero dal fresco e, in particolare, dall'ortofrutta che è sempre stata uno dei nostri punti di forza. Il lavoro ha preso, più o meno, sei mesi, per comprendere quale fosse il marchio giusto, adatto a diventare trasversale, andando a occupare altre categorie alimentari. Oggi l’offerta di KOMEte è basata interamente sulla quarta gamma, un mercato con alte rotazioni, e comprende 22 referenze: 19 insalate e 3 pronto cuoci. I prossimi sviluppi, penso da fine settembre 2025, riguarderanno minestre e zuppe, con un target sempre intorno alle 22 referenze. E poi stiamo già lavorando sulla frutta secca confezionata, con lo sviluppo di almeno 50 prodotti.
Altre categorie, oltre a quelle citate?
Se questi sono i nostri primi passaggi, prevediamo anche la trasformazione di un nostro prodotto, ‘Gusta la Busta’, che comprende 17 referenze, tra formaggi e salumi confezionati. Si tratta di un vero rifacimento, che si estende fino al packaging e alle etichette, per arrivare ad avere 6 vaschette e 11 buste. Oltre che sulla gastronomia da asporto, avvieremo una serie di attività sui surgelati, con un lavoro di sviluppo. Ma parliamo, probabilmente, di un lancio che avverrà nel 2026.
Il 2026 non è troppo lontano, vista la rincorsa delle Mdd?
Noi siamo un'azienda molto pragmatica, che preferisce comunicare in anticipo solo ciò che ha una sua concretezza. Sviluppare una linea di Mdd vuol dire seguire ogni prodotto, dedicandogli un proprio lancio, con investimenti in comunicazione e con un lavoro di squadra che coinvolga sia il management, sia i buyer, che sono poi coloro che hanno il polso delle vendite, delle rotazioni e della domanda.
Anche i beni non ortofrutticoli si chiameranno KOMEte?
L’obiettivo è sempre più quello di adottare il nostro marchio che, come le ho detto, avrà sicuramente parecchie estensioni, per giungere a un paniere equilibrato, cioè rappresentativo, ma anche gestibile dai nostri affiliati, che oggi costituiscono la maggioranza dei nostri punti vendita: su una rete totale di 125 negozi, 46 sono diretti e 79 in franchising. Aggiungo che le metrature non sono grandi, visto che parliamo di 499 mq di media, e quindi i pesi delle varie categorie devono essere ben ponderati, per garantire una copertura omogenea.
La quarta gamma ha vissuto alterne vicende. Il Covid l’ha duramente penalizzata. E oggi?
Oggi la situazione si è normalizzata. Le insalate fresche, lavate e tagliate, stanno di nuovo crescendo, mentre i piatti pronti non hanno mai perso smalto, specie se parliamo di ‘plant based’. Ci vuole anche, come ci insegna il trade marketing, qualche prodotto di richiamo, come la busta di insalata a 99 centesimi, che molto spesso viene messa a volantino. Non si tratta di abbassare la qualità, ma di attrarre il consumatore, dandogli però un alimento buono e sicuro, grazie a un fornitore collaudato, il quale vanta una serie notevole di certificazioni e una tecnologia molto progredita, e che è stato scelto - pur essendo già un partner consolidato - tramite selezioni e panel test.
Sarà un successo?
Posso proprio dire di sì. Tutti questi prodotti, già lanciati, o in pipeline, rientrano nello stile di consumo moderno, che coniuga salubrità, freschezza, scelta vegetale, leggerezza, voglia di fare movimento. Pensiamo solo a quanti sportivi consumano frutta secca, una fonte energetica naturale e potente. E credo anche che, con questa operazione, faremo contenti i nostri imprenditori, i quali vedranno rafforzata l’identità e la fedeltà al marchio Ekom e che beneficeranno della visibilità correlata ai lanci.
Cosa ne pensa di aggiungere la frutta di gamma, come macedonie e vaschette?
Dobbiamo fare una riflessione perché, come le ho detto, per noi è essenziale avere il tempo giusto per lavorare bene. Pur essendo più stagionali, ammesso che la stagionalità esista ancora – pensi solo al gelato -, questi sono indubbiamente prodotti interessanti, in quanto molto sani e con un buon contenuto di servizio. In effetti abbiamo qualche nostra produzione, ma, appunto, non posso dire che ci sia ancora un progetto. Ogni cosa a suo tempo.l
Luca Salomone
giornalista professionista specializzato in beni di consumo, distribuzione, centri commerciali e finanza
parte
Un nuovo capito dell’indagine IPLC sulle strategie di pricing dei principali retailer Europei e sull'evoluzione del ruolo della private label. Le strategie per contrastare i discount e i concorrenti.
L'impennata della crescita dei discount in molti paesi europei ha visto alcune delle più grandi catene di supermercati adottare strategie di prezzo per sfidare i discount.
Sia nella nostra ricerca del 2016 che in quella del 2021 abbiamo osservato che alcuni importanti supermercati europei, come Edeka e Rewe in Germania, avevano adottato la strategia di prezzo scegliendo Aldi e Lidl come benchmark di prezzo per il loro marchio del distributore di posizionamento “mainstream”.
In effetti, nella ricerca di quest'anno le nostre rilevazioni indicano che molti dei principali supermercati europei hanno prezzi del marchio del distributore “mainstream” entro il 10% di quelli di Lidl, con E.Leclerc in Francia e Edeka in Germania che vendono entrambi un paniere di prodotti solo il 4% più costosi rispetto all'equivalente di Lidl.
Il risultato è che all'interno di un determinato mercato qualsiasi modifica dei prezzi al pubblico (al rialzo o al ribasso) è seguito da vicino dai principali concorrenti. Osserviamo che spesso capita che Aldi o Lidl facciano la prima mossa in caso di calo dei prezzi al pubblico, anche se in alcuni casi può essere un supermercato a guidare le diminuzioni dei prezzi, un esempio è in Germania dove Kaufland è spesso il primo a ridurre i prezzi.
Una dinamica interessante si sta verificando nel Regno Unito, dove abbiamo assistito in confronto ad altri Paesi a una maggiore differenza di prezzo tra le private label di posizionamento “mainstream” nei supermercati rispetto ai discount. Per esempio, il marchio del distributore di Tesco è più costoso del 15% rispetto a quello di Lidl e quello di Morrisons è superiore del 21%.
Per contrastare questo, nel Regno Unito tutti e quattro i grandi supermercati gestiscono uno schema di "price matching" che prevede che i prezzi dei prodotti in molte private label di fascia “entry-level” e “mainstream”, così come di alcune marche, siano associati ai prezzi dei discount.
Tesco ha aperto la strada a questa strategia nel 2020 con il lancio del programma "Aldi Price Match" e Sainsbury's lo ha copiato un anno dopo, nel 2021. Di recente, sia Asda che Morrisons hanno lanciato programmi di prezzi equivalenti ed entrambi hanno preso come riferimento non solo Aldi ma anche Lidl.
Morrisons e Asda hanno entrambi introdotto un sistema “Price Match” negli ultimi sei mesi
In Francia, sebbene non esista uno schema specifico per contrastare i discount, nel 2023 c'è stato uno scontro mediatico tra E.Leclerc e Lidl dopo che E.Leclerc ha confrontato i prezzi del suo marchio Eco+ con quelli di Lidl. La Lidl ha sostenuto che non vi era, in termini di qualità, alcuna base di confronto. Questa battaglia di comunicazione è continuata fino all'inizio del 2024 tramite radio, social media e interviste televisive. Di conseguenza Lidl ha dovuto riconoscere, nonostante la qualità inferiore di Eco+, che non erano i più convenienti e questo ha portato all’introduzione in Lidl di una nuova fascia prezzo “entry-level”.
Un'osservazione interessante nella nostra ricerca è che il prezzo al pubblico dei prodotti a marchio del distributore Lidl può variare notevolmente tra i diversi Paesi. Nei Paesi Bassi, la loro Original Cola da 2 litri viene venduta a oltre 2,5 volte il prezzo di vendita nel Regno Unito, con altri esempi significativi mostrati nella nostra ricerca.
I programmi fedeltà
Negli ultimi anni i programmi di fidelizzazione, spesso gestiti tramite carta fedeltà o app, sono diventati un elemento critico della strategia di prezzo di un retailer. Mentre la maggior parte dei programmi di fidelizzazione è cominciata con la raccolta di punti che potevano essere riscattati in buoni sconto sugli acquisti o per ricevere prodotti di cataloghi o biglietti per eventi e simili, un vero e proprio cambiamento è iniziato alla fine del 2010 quando i programmi di fidelizzazione sono diventati direttamente collegati a prezzi al pubblico più bassi.
Ci sono molti esempi in tutta Europa, in particolare da Tesco, il leader di mercato indiscusso nel Regno Unito. Hanno lanciato la loro "Tesco Clubcard" nel
1995, utilizzandola per molti anni come strumento di raccolta punti, premiando i loro clienti fedeli consentendo loro di riscattare i punti in buoni sconto. Tuttavia, nel 2019, Tesco ha rilanciato Clubcard, offrendo sconti su singoli prodotti per tutti i possessori di Clubcard. Dal 2021, l'unico modo in cui un cliente Tesco poteva beneficiare di un prezzo promozionale su qualsiasi prodotto venduto in negozio era utilizzare la propria Clubcard. Non sorprende che Tesco comunichi adesso una penetrazione del 79% di Clubcard nel Regno Unito con 21 milioni di famiglie Clubcard attive, insieme a 4 milioni di clienti del Regno Unito che ora ricevono coupon personalizzati in-app. Durante la nostra rilevazione, Tesco aveva oltre 6.700 prodotti in offerta tramite il programma Clubcard.
Il programma fedeltà Clubcard di Tesco UK è visto come una delle ragioni principali della loro recente forte crescita
Nei Paesi Bassi, il programma fedeltà di Albert Heijn offre diverse funzionalità per migliorare l'esperienza di acquisto dei propri clienti, tra cui una funzione di lista della spesa, coupon e offerte digitali, consigli personalizzati, localizzatore dei negozi, shopping online, ricette e scan & go (che consente agli utenti di scansionare gli articoli con i loro telefoni mentre fanno acquisti e pagare direttamente tramite l'app, saltando le tradizionali code alla cassa).
In Spagna, Carrefour offre uno sconto dell'1% su tutti i prodotti quando si utilizza l'app fedeltà, con altri sconti, tra cui l'8% di sconto sulla benzina Carrefour. In Italia, riteniamo che Esselunga sia all'avanguardia. Con un'incredibile penetrazione del 95%, offre ottime offerte con la loro app, incentivando la fedeltà omnicanale e aiutandoli a raggiungere una quota di mercato superiore al 40% della spesa alimentare online. Gli sconti sui prodotti a marchio del distributore sono una caratteristica di molti programmi di fidelizzazione, per esempio in Francia, dove Intermarché offre il 5% di sconto su quattro diversi prodotti a marchio del distributore alla
volta, e Auchan offre uno sconto del 5% su prodotti selezionati a marchio Auchan e un interessante sconto del 10% sui prodotti Auchan Bio.
In Germania le due principali catene di supermercati utilizzano carte fedeltà nazionali (Rewe utilizza "Payback" e Edeka utilizza "Deutschland Card"). Tuttavia, Rewe passerà presto ad un proprio programma di fidelizzazione, mentre Edeka inizierà a utilizzare il programma Payback. È interessante notare che inizialmente è stato Lidl ad aprire la strada con la propria app di fidelizzazione, "Lidl Plus", dopo rilevanti investimenti IT da parte del loro proprietario, il Gruppo Schwartz.
Lidl sta spingendo la sua app "Lidl Plus" in molti paesi, consentendo ai clienti di ricevere sconti su prodotti selezionati che variano ogni settimana, sconti totali sui negozi in determinati periodi dell'anno e, a volte, prodotti gratuiti. I premi in denaro sono offerti in alcuni paesi, come in Portogallo, dove gli utenti di Lidl Plus hanno la possibilità di vincere 1.000 € al mese per un anno intero. Uno studio ha recentemente affermato che l'app Lidl Plus aumenta la spesa del cliente dell'11%.
Vale la pena notare che il forte montepremi di Lidl è superato dal premio del retailer portoghese Pingo Doce, dove ogni mese vengono regalati 100mila euro agli utenti dell'app.
Un altro discount che offre un programma fedeltà è Dia in Spagna. "Club Dia" offre prezzi esclusivi, coupon personalizzati e sconti per aziende partner.
La sorpresa è che Aldi, attualmente, non offre un programma fedeltà in nessuno dei Paesi in cui opera. Il successo di Lidl Plus deve inevitabilmente portare al lancio di una app fedeltà Aldi. I programmi di fidelizzazione non solo offrono prezzi più bassi agli utenti, ma forniscono ai retailer dati di acquisto completi, consentendo loro di comprendere i modelli di acquisto e personalizzare le offerte per i singoli clienti. Qualsiasi retailer che non gestisce un tale schema al giorno d'oggi si trova in una posizione di netto svantaggio rispetto ai propri concorrenti.
Tuttavia, c'è un'area di preoccupazione riguardo ai programmi fedeltà. Nel Regno Unito tali schemi sono stati criticati da molti organismi di protezione dei con-
sumatori in quanto ingiusti nei confronti di coloro che non hanno una carta fedeltà/app o scelgono di non volerne una per proteggere la propria identità. Ciò ha portato l'Autorità per la concorrenza e le fusioni (Cma) ad avviare un'indagine formale per verificare se i retailer stiano gonfiando artificialmente i prezzi al pubblico per consentire un forte sconto ai titolari di carta. Questo è comprensibile perché alcune delle differenze di prezzo tra uno stesso prodotto sono molto grandi. l
Èstata
completata la nuova offerta food della Mdd con il lancio nel terzo anno di 500 nuovi prodotti e 500 restyling. Nel non food sarà completata nel corso del 2025. L’incidenza sul totale delle vendite Mdd ha superato il 40% con 3,5 miliardi. Coinvolte le linee Io Coop, Viviverde, fior fiore, casa Coop, Coop Origine, Solidal, d’Osa Coop, Chiringuito, BeneSì, DayTech e diverse altre. Da menzionare, la linea di successo “Gli Spesotti”: 300 prodotti per 75 categorie a prezzi convenienti. Quasi 10 milioni di pezzi venduti ogni mese e 4 milioni di acquirenti in un anno tra i soci Coop, 1 su 4.l
“Jumbo’s” : un marchio privato per colmare il divario tra brand di classe
Jumbo, il secondo rivenditore olandese per dimensioni, ha lanciato una nuova linea a marchio privato chiamata "Jumbo's". Secondo l'azienda, si tratta di un approccio unico, con prodotti a un prezzo accessibile a metà strada tra i brand di prima categoria e i prodotti a marchio privato tradizionali. In particolare, i giovani consumatori sono aperti alle private label di nuova generazione: il 61% dei millennial e il 58% della Generazione Z affermano che le private label sono valide alternative alle marche dei produttori l
Il Viaggiator Goloso, brand premium del Gruppo Finiper Canova, annuncia l'inizio di una collaborazione strategica con Autogrill. Una sinergia che nasce dalla condivisione di valori comuni: l'attenzione alla qualità e la volontà di offrire un'esperienza di gusto autentica a tutti coloro che percorrono le strade italiane. Grazie a questo accordo, una selezione dei prodotti più rappresentativi e apprezzati de il Viaggiator Goloso è disponibile in 27 punti vendita Autogrill dislocati lungo le principali arterie autostradali italiane, dal Friuli al Trentino, dalla Lombardia al Lazio, coprendo gran parte del territorio nazionale.l
Dopo il primo showroom di Villeneuve d’Asc (Lille), inaugurato nel 2023, la rete monomarca di Naterial ha recentemente raddoppiato la sua presenza in Francia, a Nizza. Si tratta di spazi espositivi che Leroy Merlin dedica al proprio marchio privato di arredamento e decorazione degli spazi domestici esterni: terrazze e giardini. Il brand è conosciuto anche in Italia ma, per ora, è assente uno spazio fisico dedicato, anche se si è parlato di un debutto in Sardegna.l
Aumenta la qualità percepita delle private label: la crescita delle vendite globali è stata del +4,3% rispetto all'anno precedente e sono percepite dal 69% dei consumatori italiani come delle valide alternative ai prodotti di marca.
Oltre la metà (53%) dei consumatori a livello globale acquista sempre più prodotti a marca del distributore. In Italia questa tendenza si rafforza ulteriormente, registrando un incremento di 3pp e raggiungendo il 56%. Parallelamente, i dieci principali brand a livello mondiale hanno registrato una ripresa delle vendite nel 2024, segnale che la competizione tra retailer e produttori nel settore del Largo Consumo resta vivace. La sfida per conquistare l’attenzione dei consumatori si gioca sempre più sugli scaffali, dove la capacità di differenziarsi e creare valore diventa cruciale.
È quanto emerge dal nuovo report “Finding Harmony on the Shelf: 2025 Global Outlook on Private Label & Branded Products” , lo studio redatto da NielsenIQ (NIQ), una delle società leader a livello mondiale nella consumer intelligence. Il report analizza le tendenze che stanno guidando la crescita globale del settore, offrendo una panoramica dettagliata su 25 mercati, inclusa l’Italia.
Dallo studio NIQ emerge un’evoluzione significativa nella percezione della qualità dei prodotti a marchio del distributore, in particolare, in Italia. Il 69% dei consumatori italiani li considera ormai una valida alternativa ai prodotti di marca, mentre il 46% li ritiene di pari o superiore qualità rispetto ai brand tradizionali (a fronte del 51% a livello globale). Quasi due terzi (60%) dei consumatori globali si fida delle marche del distributore, trend valido anche in Italia (61%).
Tuttavia, la disponibilità a pagare un prezzo più elevato per i prodotti private label resta contenuta: solo il 28% degli italiani si dichiara disposto a farlo.
Inoltre, il 70% del campione nazionale riconosce un buon rapporto qualità/prezzo nei prodotti a marchio del distributore. Un dato interessante riguarda anche l’offerta: oltre la metà degli intervistati (51%) afferma che acquisterebbe più frequentemente questi prodotti se fosse disponibile una più ampia scelta.
Volgendo lo sguardo verso l’andamento di mercato delle marche del distributore, nonostante l’incremento di 1,4 pp della quota di mercato a livello globale (che raggiunge il +22,7%) si osserva un consolidamento del fatturato. Questo è evidente soprattutto in Europa, dove la crescita delle vendite si stabilizza: dal +12% circa del 2023, dovuto anche all’effetto inflativo, si passa al +4% nel 2024.
Viene anche evidenziata una crescente apertura all'esplorazione: in Italia, quasi la metà dei consumatori (47%) dichiara di ampliare i propri acquisti provando marche diverse in più categorie – a fronte di un trend globale che si attesta al 58%. Inoltre, il 57% degli acquirenti italiani sostiene di non prestare attenzione al brand, orientando le proprie scelte esclusivamente in base alle proprie necessità.
Un comportamento che si riflette anche nella minore fedeltà alla marca – ovvero la ripetizione degli acquisti nel tempo e della preferenza costante per un brand rispetto ai concorrenti – rispetto alla media globale: mentre il 60% dei consumatori mondiali dichiara di acquistare sempre lo stesso brand di cui si fida, in Italia questa percentuale si ferma al 42%. Un importante indicatore che illustra come gli italiani vengono guidati nel processo di acquisto: infatti, piuttosto che affidarsi all’abitudine, sono guidati dal valore e dalla rilevanza essendo dunque più propensi ad esplorare nuove opzioni. Una dinamica che sembra aprire a nuove possibilità: da un lato viene a crearsi spazio per l’innovazione e per nuovi attori nel mercato e, dall’altro, rivenditori e brand che rispondono con approcci agili e basati su insight hanno l’opportunità, non solo di assicurarsi l’acquisto, ma anche di costruire un nuovo tipo di loyalty, basata su fiducia, differenziazione e coinvolgimento autentico.
II 47% degli italiani afferma di comprare prodotti di marca preferendoli alle alternative più economiche. Sopra la media i Millennial con il 53%, leggermente sotto media i Boomer (46%) e la GenZ (45%). Emerge dunque un atteggiamento positivo dei consumatori verso i prodotti di marca, sentimento confermato dai dati di vendita a livello mondiale. Secondo il tracking NIQ Retail Measurement Services, le vendite dei 10 principali marchi globali sono cresciute del +4,8%, superando leggermente la crescita annuale delle vendite dei prodotti private label (+4,3%).
Sebbene le marche del distributore guidino le vendite in categorie come frutta secca e snack salati, il loro impatto si traduce in opportunità per tutti. Nate come alternative economiche, contribuiscono a migliorare la percezione complessiva della categoria, favorendo una maggiore accettazione da parte dei consumatori. Questo processo apre spazi di crescita anche per i brand di marca, che sono così chiamati a monitorare attentamente le categorie più dinamiche per cogliere nuove opportunità di sviluppo. l
sostenibilità
inclusione trasparenza
In questo scenario in continua evoluzione, le insegne hanno la responsabilità - ma anche l’opportunità - di diventare veri e propri attivatori di cambiamento, educando e accompagnando i consumatori verso scelte più consapevoli.
Chi si è trovato a Milano lo scorso 28 giugno, potrebbe aver visto il “carro” di Penny Italia che sfilava nella parata del Milano Pride. Completamente elettrico, realizzato con materiali riciclati, portava lo slogan della campagna aziendale “È il tuo turno”. Penny Italia, infatti, ha rinnovato la sua sponsorizzazione ufficiale del Milano Pride e del Pride Sports Milano dopo l’esperienza positiva del 2024. Il messaggio chiave della campagna - È il tuo turno, appunto - sintetizza l’impegno dell’insegna a favore della diversità, dell’inclusione e dell’equità. Un messaggio rivolto sia ai clienti che ai collaboratori e agli stakeholders che interagiscono con il discount. Penny è il primo retailer a prendere una posizione così netta, con una visione di particolare
attenzione agli SDGs relativi alla Diversity & Inclusion. Più frequenti sono questo genere di sponsorizzazioni sul mercato inglese dove, per esempio, Tesco ha fatto la stessa cosa con il London Pride o dove Morrison e Waitrose offrono merchandising e personalizzazione nello store dedicati a temi di inclusione. Può forse sembrare particolarmente impattante rispetto alle attività di comunicazione dei competitors sul mercato italiano, ma in realtà si inserisce all’interno del suo più ampio percorso “Viviamo Sostenibile”, un’iniziativa globale e ad ampio respiro di Penny dedicata alla sostenibilità ambientale, sociale e aziendale in corso da diversi anni.
Questa scelta si affianca a molte altre attività che molte altre insegne realizzano per rispondere ad obiettivi di responsabilità sociale. Parliamo di attività come sostegno al Progetto Arca che offre assistenza, accoglienza a pasti caldi ai più vulnerabili ovvero campagne concrete e strutturate per il recupero delle eccedenze alimentari e il sostegno ai disagiati e che hanno come impatto finale la riduzione dello spreco e l’inclusione sociale. Per fare degli esempi cito Coop con Sosteniamo il Buono e Conad con Buon Fine o Esselunga con Noi da Voi, che hanno in comune il recupero di alimenti per mense e associazioni.
Allargando lo sguardo all’ambiente, troviamo progetti di sostegno al Wwf come quello promosso da Penny stessa o da Lidl Italia, che nel 2024 ha avviato una partnership quinquennale con Wwf, attiva in 31 Paesi, focalizzata su biodiversità, cambiamenti climatici, tutela delle risorse idriche e filiere sostenibili. Anche Conad è impegnato in un programma di riforestazione nazionale, e molti altri retailer portano avanti iniziative analoghe su base locale o nazionale.
Tutte queste attività interpretano e danno concretezza al concetto di responsabilità, sia essa sociale che ambientale. Sono perfettamente in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite nell’ambito dell’Agenda 2030 (SDGs 2030).
Comunicare iniziative di questo tipo significa per le insegne costruire e condividere un sistema di valori distintivi e coerenti, capace di creare un legame autentico con il proprio target anche o soprattutto con quelli più giovani. I consumatori, infatti, si aspettano sempre di più che le aziende - compresi i retailer - prendano posizioni chiare su temi sociali, ambientali e culturali. La coerenza valoriale è diventata un fattore sempre più determinante nelle scelte d’acquisto: i clienti vogliono ritrovare nelle marche del distributore un riflesso del proprio sistema di valori, espressi in modo autentico e trasparente.
Ovviamente questi due aggettivi sono molto importanti e fondamentali da rispettare. I consu-
matori premiano i brand e anche le insegne che traducono in azioni concrete i propri impegni di sostenibilità. Il rischio di queste operazioni, in generale, è quello di scivolare nel greenwashing o nel pinkwashing, e se non si tiene fede alle proprie promesse la credibilità può essere messa in discussione. Per rendere misurabile questo impegno sempre più retailer pubblicano bilanci di sostenibilità che spiegano obiettivi concreti, indicatori (es. SDGs, Gri) e risultati annuali misurabili. Questo aiuta a dimostrare trasparenza e a legare la comunicazione valoriale a dati reali. Trasparenza e autenticità dovrebbero essere quindi le linee guida della comunicazione delle insegne che devono essere in grado di avvicinarsi al consumatore anche con una narrazione quotidiana sul punto vendita ed anche sui prodotti.
Proprio sui prodotti, sui private brand - sempre più centrali nelle strategie di differenziazione e fidelizzazione - si gioca una parte fondamentale di questa narrazione. Valorizzare la sostenibilità ambientale e sociale nella comunicazione delle Mdd significa sottolineare la qualità, la tracciabilità e l’impegno concreto, consolidando così il ruolo delle private brand non solo come alternativa più accessibile, ma anche come scelta responsabile e consapevole.
I prodotti Mdd sugli scaffali restano il segno più tangibile dei valori dell’insegna. Sono sempre più diffusi i packaging “narrativi”, con QR code che raccontano la trasparenza della filiera, la provenienza, la verifica di sostenibilità, il controllo qualità o il benessere animale. Ci sono prodotti che puntano sul rispetto e sulla vicinanza ai produttori locali, diventando veri e propri manifesti di solidarietà e accessibilità.
Tutti questi elementi rappresentano tentativi concreti di rafforzare la brand identity valoriale, raccontandola direttamente al consumatore come vicina alle persone, non solo come semplice “alternativa economica”. Questo ultimo aspetto - che è stato il punto di partenza di tutte le Mdd - non va comunque sottovalutato. È vero che la celebre Generazione Z, di cui tanto si parla, è la prima generazione interamente digitale, abituata a informarsi online e a confrontare un’enorme quantità di dati e che è molto sensibile a temi come sostenibilità, diversità, inclusione, trasparenza , ma è anche vero che la Gen Z si trova anche a convivere con una riduzione del potere d’acquisto. Dal mio punto di vista, autenticità e trasparenza - di cui abbiamo parlato finora - devono sempre tenere conto di questo dato: avvicinarsi a questa generazione non significa solo parlare di valori e mission, ma anche mettere in campo azioni concrete che rispondano a esigenze reali, senza mai dimenticare il fattore prezzo.
In questo scenario in continua evoluzione, le insegne hanno la responsabilità - ma anche l’opportunità - di diventare veri e propri attivatori di cambiamento, educando e accompagnando i consumatori verso scelte più consapevoli.
La sfida dei prossimi anni sarà dunque tradurre in modo coerente e tangibile le grandi parole - sostenibilità, inclusione, trasparenza - in micro-azioni quotidiane, dal punto vendita fino allo scaffale, senza dimenticare l’importanza dell’ascolto e del dialogo costante con una community sempre più attenta e consapevole. l
A FARE IL PUNTO CON PL MAGAZINE
È GIOVANNI D’AMBRUOSO, AMMINISTRATORE DELEGATO di DELIZIA.
L’azienda barese da circa 10 anni ha cominciato a scommettere sulla partnership con le insegne come ulteriore canale per la produzione. Oggi il 38% circa del fatturato annuo viene da prodotti che realizza per i marchi dei distributori.
di Maria Teresa Giannini
Trent’anni fa il sogno era portare i sapori lattiero-caseari pugliesi oltre i confini regionali. Oggi Delizia può dire di esserci riuscita, con il proprio nome, certo, ma anche grazie alla produzione per i marchi dei distributori. Fondata nel 1992, Delizia è una società per azioni, che registra da anni numeri preceduti dal segno più: dopo la chiusura positiva del 2022 e 2023 (rispettivamente, quasi 129milioni e quasi 137milioni), ha chiuso il 2024 con una crescita di quasi il 10%, sfiorando i 148 milioni di fatturato e superando di misura le aspettative che si assestavano intorno ai 140milioni. L’azienda ha sede a Noci, paesino a pochi chilometri da Bari, in uno stabilimento di 16mila metri quadri, in continua evoluzione, dove tutto ciò che si realizza – siano esse referenze di marca o private label – è il risultato del connubio fra tecnologie e manualità sapiente, come spiega l’amministratore delegato Giovanni D’Ambruoso.
Da quanto tempo lavorate anche come produttori di private label e quanto realizzate grazie a ciò che producete per i marchi dei distributori?
Circa 10 anni fa abbiamo cominciato a scommettere sulle private label come ulteriore canale per la nostra produzione. Il 38% circa del nostro fatturato annuo viene da prodotti che realizziamo per i marchi dei distributori. Si tratta senz’altro di un dato in aumento se guardiamo agli ultimi due anni.
Cosa producete per le private label dei distributori?
Per le PL realizziamo sette tipi di prodotti, cioè burrate, burrate affumicate, nodini, fior di latte, scamorzine affumicate, scamorza bianca, caciocavallo di grotta: si tratta, in quest’ultimo caso, di un formaggio a pasta filata stagionato per un lungo periodo in grotta (come suggerisce il nome stesso e come la tradizione vuole), dove rimane ricoperto da muffe nobili per tutta la sua stagionatura, conferendogli un aroma intenso, equilibrato e strutturato.
In quali insegne o gruppi il consumatore può trovare i vostri prodotti Mdd e sotto quali nomi?
In Italia siamo in Conad per il marchio PL “Sapori e Dintorni”, in Selex “Saper di Sapori”, Eurospin “Pascoli Italiani”, Decò “Gastronauta”, Agorà “Percorsi di Gusto”, Unes “Il Viaggiator Goloso”; all’estero siamo presenti nelle private label di Coop Svizzera, della francese Grand Frais, delle britanniche Marks & Spencer e White Rose, di Bonarea in Spagna e della tedesca Rewe.
Qual è il target che le private label prodotte da Delizia intercettano?
La clientela che sceglie private label realizzate da Delizia appartiene a una fascia medio-alta, che cerca prodotti che abbiano le caratteristiche di freschezza, gusto e genuinità tipici della nostra tradizione casearia regionale.
Come si colloca oggi Delizia, in qualità di azienda pugliese, nel mercato dei prodotti lattiero-caseari italiano? È un mercato ancora tradizionale o la semplicità del “bianco”, nelle forme classiche, non basta più?
Quella che nel ’92 fu un’intuizione, una scommessa, oggi è una realtà che esporta le sue eccellenze in 25 Paesi del Mondo. I nostri prodotti vengono realizzati con latte pugliese, selezionato quotidianamente in un raggio di 30 chilometri e lavorato a mano da mastri casari esperti che difendono e tramandano antiche tradizioni. Ciononostante, non bisogna commettere l’errore di pensare a Delizia come a una realtà ferma al passato. Lo stabilimento, gli impianti, le tecnologie e i laboratori dove si producono le nostre specialità sono tra i più moderni e all’avanguardia del settore.
148 milioni di euro fatturato consolidato del 2024
38% ca.
porzione di fatturato che deriva dalla produzione in private label
400
25
7
A questo proposito, quante persone lavorano nel vostro stabilimento di Noci? Avete in programma ampliamenti?
Abbiamo circa 400 collaboratori, per i quali mettiamo a disposizione corsi di formazione specifici che garantiscano crescita professionale e migliore preparazione personale. In merito alle strutture, certo, investiamo su nuovi ampliamenti, di produzione e logistica.
Cosa è importante che l’azienda Delizia dica ai consumatori attraverso i prodotti che finiscono sugli scaffali a nome della catena che li distribuirà? Vogliamo comunicare i nostri valori, trasmettere la qualità, rispettando la filiera. Vogliamo che chi acquista prodotti che sono passati da nostri stabilimenti apprezzi il buon latte del nostro territorio, la manualità dei mastri casari, la genuinità e la sicurezza di cibi controllati e salubri. Non secondario, vogliamo che le persone si fidelizzino all’insegna.
Avete lanciato prodotti nuovi nella prima parte dell’anno? Cosa bolle in pentola per il 2025-26? Certo, ci saranno delle novità ma ancora non sappiamo quando arriveranno a scaffale. La grande distribuzione, in particolare in occasione di Tuttofood 2025, ha mostrato molto interesse per la stracciatella di burrata, che sarà disponibile in un packaging ad hoc (una sac à poche) e per la burrata al basilico. l
Le vendite delle private label hanno generato un fatturato di 4,5 miliardi di euro, aumentando di 0,8 punti la quota del totale del settore e facendo registrare una crescita del 5,1% rispetto alle 52 settimane precedenti.
Il mercato dei prodotti lattiero-caseari a Mdd continua a mostrare performance positive, grazie alla crescente qualità delle referenze proposte e a un’offerta sempre più ricca che suscita l’interesse di un consumatore che non si accontenta più del solo risparmio economico. Secondo le rilevazioni effettuate da NIQ nell’anno terminante al 26 maggio 2025, le vendite complessive dei prodotti lattiero-caseari nei punti vendita della distribuzione moderna – discount compresi – han-
no realizzato un giro d’affari di quasi 11 miliardi di euro, facendo registrare un incremento del 3,2% rispetto ai dodici mesi precedenti. I volumi venduti hanno invece evidenziato una sostanziale stabilità (+0,3%) rimanendo al disotto dei 3 miliardi di kg. I prodotti lattiero-caseari a Mdd hanno mostrato una marcia in più rispetto alle referenze industriali, anche se non in tutti i segmenti. Le vendite delle private label hanno generato un fatturato di 4,5 miliardi di euro, aumentando di 0,8 punti la quota del totale del settore (circa il 41%) e facendo registrare una crescita del 5,1% rispetto alle 52 settimane precedenti. Le quantità vendute hanno invece sfiorato 1,3 miliardi di kg (quota del 43,2% sui volumi complessivi) evidenziando un incremento dell’1,9%. Il prezzo medio dei prodotti a Mdd ha mostrato un aumento superiore a quello delle referenze industriali sia a volume (+3,1% vs 2,8%) sia a confezione (+1,2% vs +0,0%). Da sottolineare che nel periodo considerato i lattiero-caseari a Mdd hanno fatto registrare un deciso aumento nel numero medio delle referenze per punto vendita (+6,7%) superando le 103 unità, mentre il dato dei prodotti branded è rimasto sostanzialmente inalterato. Tra i vari segmenti del mercato a Mdd, soltanto il latte ha evidenziato qualche
Gabriella Bollino, direttrice commerciale & marketing di Inalpi, afferma che l’azienda lattiero-casearia piemontese è l’ideale compagno di viaggio per la realizzazione di prodotti che intrinsecamente portano i suoi valori fondanti: «Buono, giusto e sicuro sono valori che si uniscono a una vocazione che percorre le vie dell’innovazione come un vero e proprio mantra, e con atti concreti come la creazione del centro ricerca & sviluppo InLab Solutions, il vero nucleo da cui nascono idee, prodotti e nuovi percorsi. Le referenze Latterie Inalpi sono il risultato della filiera corta e certificata Inalpi, un sistema virtuoso nato oltre 10 anni fa che ha precorso i tempi e che rende i prodotti tracciabili dalla stalla allo scaffale. Il mercato della private label ha acquisito negli anni un’importanza sempre più consistente per noi, che ha inoltre permesso la creazione di nuovi rapporti ampliando il panorama delle collaborazioni e l’incremento del numero di progetti, il cui focus non è limitato alla sola creazione di innovazione di prodotto, ma prevede la costruzione di un vero e proprio percorso per l’identificazione di soluzioni che soddisfino le esigenze del cliente. Siamo quindi un partner strategico con il quale strutturare nuovi progetti. La nostra produzione di referenze a Mdd coinvolge prodotti come le Fettine, i Formaggini e il Burro. Il plus che offriamo in questo specifico comparto è dato dagli elementi caratterizzanti il nostro operato: una filiera corta e controllata del latte che si accompagna a una capacità di strategia e progettualità resa ancora più importante grazie al già citato InLab Solutions, il cuore dell’innovazione della nostra azienda attraverso il quale è possibile realizzare progetti di ricerca customizzati sulle specifiche esigenze dei clienti».
La burrata al basilico Deliziosa è un’eccellenza ricercata e sorprendente, capace di donare alla vostra tavola un gusto e una freschezza straordinarie. Assaggiatela. Scoprirete perché si chiama Deliziosa.
Nathalie Jacquet, direttrice commerciale retail & copacking di Eurial, afferma che la private label rappresenta il core business della sua azienda, con il 75% della produzione destinato a prodotti a marchio del distributore: «Ci distinguiamo per la capacità di sviluppare soluzioni su misura grazie al nostro know-how, affiancando i clienti nella creazione di prodotti in linea con le esigenze del mercato e dei consumatori finali. La nostra attenzione al cliente si esprime anche attraverso un efficiente servizio di category management, pensato per supportare i partner nell’ottimizzazione degli spazi a scaffale e nella valorizzazione dell’assortimento. La tipologia di prodotto più richiesta dai nostri partner della Gdo è il Bifidus Fibre 8 x 125 g. Ogni vasetto di Bifidus Bontà Viva contiene almeno un miliardo di fermenti Bifidobacterium BB12 vivi, che contribuiscono all’equili brio della flora intestinale. Adatto a tutte le età, è consigliato nell’ambito di un regime alimentare sano, vario e bilanciato, e favorisce il be nessere quotidiano».
difficoltà, soprattutto nella versione fresco (-2,2% a valore e -3,3% a volume), mentre in quella a lunga conservazione non si sono verificate grandi variazioni (-0,6% a valore e +0,0% a volume). Il latte fermentato/kefir a Mdd ha invece continuato a suscitare l’interesse dei consumatori e, dopo il 26,3% a valore dello scorso anno, ha messo a segno un ulteriore +18,8%. Buone le performance dei formaggi che hanno sfiorato i 2,5 miliardi di euro (+4,7%) e superato i 265 milioni di kg venduti (+4,2%), così come le vendite di panna fresca, cresciute sia a valore (+9,3%) sia nelle quantità (+4,8%). Ancora migliori i risultati fatti registrare dagli yogurt PL, grazie a un incremento del 10,7% nel fatturato e dell’8,5% nei volumi. Meno brillanti le performance delle besciamelle che non sono andate oltre il +1,4% a valore e il +1,8% a volume. Il burro, infine, ha evidenziato una crescita soltanto a valore (+14,1%), mentre i volumi, dopo il convincente +6,1% dello scorso anno, si sono contratti dell’1,7%.l
La private label punta sull'innovazione per conquistare i consumatori. Particolarmente significativa la presenza di aziende italiane.
Amsterdam ha confermato ancora una volta di essere il cuore pulsante del mondo delle private label. La fiera internazionale Plma 2025, che si è svolta il 20 e 21 maggio presso il Centro Congressi Rai, ha registrato numeri da record con oltre 30mila visitatori provenienti da più di 125 paesi e 3.160 aziende espositrici distribuite su 45mila metri quadrati di superficie espositiva.
L'edizione 2025 ha confermato una tendenza sempre più marcata: la private label si sta trasformando in brand privato, con una rilevanza strategica che cresce di anno in anno. Il messaggio chiave emerso dalla manifestazione è chiaro: la sorpresa vince sul prezzo. I prodotti che superano le aspettative aiutano i rivenditori a creare un valore più solido e duraturo.
La New Product Expo ha presentato quasi 400 innovazioni recenti, spaziando dai gusti speciali come panna acida, cipolla e anacardi, fino agli alimenti funzionali come il latte A2 da mucche specifiche che risulta più digeribile e ricco di proteine e omega3. Particolarmente interessante è stata la tendenza verso prodotti alimentari di ispirazione asiatica, come i moderni wrap di soia onigiri in vari colori. L'area Plma Idea Supermarket è stata la vetrina per le ultime tendenze nello sviluppo delle private label, con un focus particolare su opzioni alimentari sane e consapevoli per stili di vita attivi, proteine alternative, prodotti biologici e vegani, e soluzioni a base vegetale orientate alla sostenibilità. «È incoraggiante osservare l'energia e l'ispirazione condivise tra rivenditori e produttori, mentre continuano a plasmare una comunità dinamica di marchi privati», ha commentato Peggy Davies, presidente del Plma. «Queste aziende sono chiaramente pronte per il futuro, al servizio di consumatori non solo attenti al prezzo, ma sempre più concentrati sulla ricerca di un valore reale».
Tomino del Boscaiolo con la Spianata Calabra
Un
incontro perfetto tra Nord e Sud Italia. Il Tomino del Boscaiolo, formaggio a pasta molle dalla consistenza morbida e compatta tipico del Piemonte, si fonde con la Spianata Calabra, dando vita a una combinazione che racconta la tradizione e l'autenticità della cucina italiana. Il prodotto rappresenta la capacità dell'azienda di innovare pur restando fedele alla tradizione, rispondendo alle richieste di un mercato sempre più globalizzato e raffinato.
Tra i protagonisti della fiera, le aziende italiane hanno saputo distinguersi per l'innovazione e la qualità dei loro prodotti. Il Caseificio Longo di Rivarolo Canavese (To) ha partecipato con grande successo all'evento, presentando una novità che promette di conquistare i mercati internazionali. «Partecipare a Plma Amsterdam è stata una scelta strategica per incontrare buyer europei e internazionali che sono sempre alla ricerca di novità interessanti e prodotti performanti da lanciare soprattutto sugli scaffali della gd ma non solo», ha dichiarato Nicola Caprani, export manager del Caseificio Longo. L'azienda piemontese ha puntato sulla combinazione di tradizioni regionali diverse, creando un prodotto che rappresenta l'eccellenza italiana nel mondo. «Il nostro prodotto nasce dal nostro impegno nella ricerca della genuinità e nella valorizzazione dei prodotti tipici delle nostre terre, con combinazioni di gusto sempre nuove e packaging vincenti – ha aggiunto Caprani –. Vogliamo offrire ai consumatori un prodotto che rappresenti al meglio la tradizione, ma anche lo spirito innovativo che caratterizza la nostra azienda». Anche Oropan ha vissuto un'esperienza
• RICCO DI OMEGA 3 • AD ALTO CONTENUTO DI FIBRE • AFFETTATO IN CONFEZIONE DA 250G
particolarmente positiva ad Amsterdam, come confermato da Francesco Forte, direttore commerciale dell'azienda. "La partecipazione al Plma di Amsterdam dello scorso maggio è stata un’esperienza molto positiva per la nostra azienda – ha dichiarato –. Questa fiera rappresenta un importante strumento per consolidare il posizionamento internazionale di Oropan quale player internazionale nel mercato bakery, con particolare focus sulla tradizione 'made in Italy' e 'made in Puglia'». L'azienda pugliese ha saputo valorizzare, infatti, il proprio bagaglio tradizionale. «I buyers incontrati hanno avuto modo di apprezzare l'unicità del nostro heritage culturale pugliese e di come lo stesso può tradursi in valore aggiunto per il reparto panetteria del canale moderno, grazie all'applicazione della ricetta autentica Oropan: semola rimacinata di grano duro, lievito madre Forte e lievitazione naturale», ha spiegato Forte. Particolarmente significativo è stato il riconoscimento ottenuto dall'azienda: la selezione per l'Idea Supermarket con un prodotto che capitalizza il valore della regionalità come strumento differenziante.
Focaccia con Cipolla rossa di Tropea Igp e rosmarino
Un prodotto che celebra l'incontro tra la tradizione panificatoria pugliese e la dolcezza inconfondibile della cipolla rossa di Tropea Igp. La focaccia è realizzata con semola rimacinata di grano duro e lievito madre naturale, con una lievitazione lenta che garantisce una texture soffice all'interno e fragrante all'esterno. La cipolla rossa di Tropea, disposta generosamente in superficie, arricchisce il prodotto con note dolci e aromatiche che si esaltano in cottura, creando un perfetto connubio tra passione e amore per la propria terra.
La fiera ha dimostrato che il settore delle private label sta vivendo una fase di profonda trasformazione. Non si tratta più solo di offrire alternative economiche ai brand tradizionali, ma di creare veri e propri marchi privati capaci di sorprendere e fidelizzare i consumatori attraverso l'innovazione, la qualità e l'autenticità. L'appuntamento è già fissato per il prossimo anno: il 19 e 20 maggio 2026, sempre presso il Centro Congressi Rai di Amsterdam, dove la comunità internazionale delle private label si riunirà nuovamente per scoprire le innovazioni che plasmeranno il futuro del retail. l
unico
dedicato alla marca
del distributore e ai suoi protagonisti