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Dal punto vendita alla tavola: il ruolo del retail nella lotta allo spreco alimentare
La lotta allo spreco alimentare nelle abitudini dei consumatori
Equilibrio tra disponibilità dei prodotti e contenimento della produzione
Un impegno lungo tutta la filiera
Cresce l’utilizzo di tecnologie IoT per monitorare la catena del freddo
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Un modello virtuoso grazie alla tecnologia
La lotta allo spreco alimentare nelle abitudini
dei consumatori
Lo spreco alimentare rappresenta una delle sfide più urgenti e complesse del nostro tempo, con implicazioni che si estendono ben oltre la sfera etica e sociale, coinvolgendo anche l’ambiente e l’economia globale. Secondo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher International, ogni anno, nel mondo, vengono sprecate oltre 1 miliardo di tonnellate di cibo, pari a un terzo della produzione alimentare globale. In particolare, il 19% viene sprecato a livello di vendita al dettaglio, ristorazione e consumi domestici, mentre il 14% nella fase di raccolta e produzione. Ogni persona nel mondo spreca in media 79 kg di cibo all’anno, un quantitativo che corrisponde a 3,5 miliardi di pasti al giorno. In termini di impatto ambientale, lo spreco alimentare è responsabile di quasi il 10% delle emissioni globali di gas serra, mentre il 28% dei terreni agricoli – 1,4 miliardi di ettari, pari a 4 volte la superficie dell’Unione Europea – viene utilizzato per coltivare alimenti che non verranno mai consumati. Inoltre, il 25% dell’acqua dolce impiegata in agricoltura finisce per essere sprecata, aggravando ulteriormente la crisi idrica globale. A livello economico, lo spreco alimentare globale costa 1.000 miliardi di dollari all’anno.

Nell’approfondimento dedicato all’Italia – realizzato in collaborazione con Ipsos e Università di Bologna – nel nostro Paese, ogni settimana i consumatori gettano in media 555,8 g di cibo, soprattutto frutta fresca (22,9 g), verdure (21,5 g), pane fresco (19,5 g) e insalata (18,4 g). A livello geografico si spreca più nelle regioni meridionali (628,6 g), meno nel Nord (515,2 g) e nel Centro (490,6 g). Le famiglie italiane mostrano una crescente attenzione al problema, con il 59% che dichiara di essere “attentissimo” a non sprecare cibo e l’84% che spreca meno di una volta a settimana. Tuttavia, permangono difficoltà nell’adozione di comportamenti anti-spreco, legate principalmente alla mancanza di tempo, costi percepiti e scarsa consapevolezza.


Il report sottolinea anche il ruolo cruciale della ristorazione e del commercio nella lotta allo spreco alimentare. Nel fuoricasa, gli italiani si mostrano sempre più sensibili al tema degli avanzi: il 32% dichiara di portare a casa ciò che non consuma, un dato in crescita rispetto all’anno precedente. Tuttavia, persistono ostacoli culturali: il 10% non chiede il contenitore per imbarazzo, mentre l’8% lascia comunque il cibo perché non interessato. Ciononostante, i ristoratori dimostrano una crescente sensibilità: nel 49% dei casi il personale ritira il cibo avanzato e lo inserisce in
appositi contenitori, mentre un ulteriore 48% permette al cliente di servirsene autonomamente. Solo l’1% non offre soluzioni.
Se nel dibattito pubblico i prodotti industriali sono spesso associati a eccesso di packaging o scarsa naturalità, i dati del rapporto evidenziano una realtà più complessa. Il 56% degli italiani ritiene importante acquistare prodotti confezionati a lunga conservazione per ridurre gli sprechi domestici, riconoscendone il contributo nella gestione quotidiana degli alimenti. Il 65% degli intervistati afferma che il porzionamento dei prodotti industriali permette di consumare esattamente ciò che serve, evitando deterioramento e avanzi. Parallelamente, il 49% evidenzia come una vita utile più lunga riduca l’impatto ambientale legato agli sprechi. E nella pratica quotidiana, il 57% considera la data di scadenza più semplice da monitorare proprio grazie alla confezione, mentre il 46% dichiara di conservare in maniera consona i prodotti per poterli riutilizzare. La corretta informazione in etichetta, infine, emerge come un fattore determinante per ridurre sprechi evitabili. Le informazioni percepite come più credibili riguardano le istruzioni sulla conservazione dopo l’apertura (43%), la presenza di confezioni richiudibili (43%), la conservazione prima dell’apertura (38%) e la durata di conservazione prolungata (36%).



Equilibrio tra disponibilità dei prodotti e contenimento della produzione
Secondo Federica Ferrari, executive manager Esg, compliance & public relations di Cameo, è fondamentale garantire un’elevata efficienza nella pianificazione delle quantità da produrre, al fine di rispondere in modo puntuale alla domanda da parte dei clienti ma, allo stesso tempo, evitare le eccedenze: «L’obiettivo è individuare un equilibrio ottimale tra la costante disponibilità dei nostri prodotti e il contenimento della produzione oltre il necessario, assicurando che i consumatori trovino le nostre referenze sugli scaffali in ogni momento. Oggi, ci troviamo circa a metà di questo percorso: sono stati cioè individuati quelli che, tipicamente, sono i maggiori contributori dello spreco, che è spesso concentrato in alcuni ambiti in particolare (come il fresco) e ci stiamo muovendo con una serie di azioni progettuali. Nel corso del tempo abbiamo inoltre adottato soluzioni volte a valorizzare materie prime che, diversamente, rischierebbero di essere smaltite, garantendo che possano mantenere il loro valore. Ad esempio, da anni, contribuiamo a un’iniziativa di economia circolare per cui le polveri di scarto generate durante il processo produttivo vengono valorizzate e trasformate in “carburante” per la produzione di biogas anziché mandarle a distruzione. Tutte le principali materie prime utilizzate all’interno del nostro stabilimento di Desenzano del Garda come zucchero, farina, bicarbonato e cacao possono quindi avere una seconda vita».


COMUNICARE CON TRASPARENZA
Per Cameo, comunicare i propri impegni in termini di lotta allo spreco alimentare significa comunicare con trasparenza, includendo i risultati raggiunti ma anche le difficoltà. «Quando abbiamo cominciato a lavorare su questo obiettivo, focalizzandoci sulla nostra produzione e sui nostri magazzini – spiega Federica Ferrari – ad esempio, non è stato semplice definire con precisione cosa dovesse essere considerato spreco e cosa no. Spostando poi lo sguardo all’esterno, dalle nostre ricerche emerge un dato in modo evidente: il consumatore italiano è molto sensibile al tema dello spreco alimentare. Da qui la nostra scelta di impegnarci anche in azioni di sensibilizzazione come, tra le tante cose, la nostra campagna “Sensi di Polpa”, l’adozione dell’etichetta consapevole di Too Good To Go e i ricettari con i consigli anti-spreco».
La riduzione degli sprechi inizia dal campo

Hannes Tauber, responsabile marketing di Vog – Home of apples, racconta che l’impegno del Consorzio parte dal campo, dove vengono adottate pratiche mirate a preservare la qualità del frutto e a valorizzare al meglio la produzione: «Una volta raccolte, le mele da tavola vengono selezionate in diverse categorie qualitative, in modo da indirizzare ogni frutto al canale più adatto, riducendo al minimo gli scarti. Le mele che invece non risultano idonee per la commercializzazione come prodotto da tavola vengono trasformate in succhi, mousse, chips di mela e altri prodotti lavorati, così nulla viene sprecato. A questo si affianca un lavoro sempre più strutturato di programmazione e pianificazione con i nostri clienti che ci permette di elaborare previsioni di domanda più accurate. Inoltre, il monitoraggio costante delle scorte e la rotazione ottimizzata garantiscono che il prodotto arrivi sugli scaffali nel momento migliore, limitando gli sprechi. Mettiamo in campo anche iniziative mirate a promuovere la rotazione e il sell-out nel punto vendita, così da garantire l’esposizione di prodotti sempre freschi, di qualità e attrattivi per il consumatore. Infine, un esempio concreto di economia circolare applicata alla nostra filiera è il riutilizzo dei residui di produzione, che possono trovare nuova vita grazie a tecnologie di creazione in grado di realizzare materiali innovativi come carta di mela o pelle di mela».

IL CONSUMATORE AL CENTRO
La priorità del Consorzio è mettere il consumatore al centro, comprendendone abitudini e preferenze, come l’attenzione alla sostenibilità. «Siamo consapevoli che oggi la scelta non si basi solo sugli aspetti nutrizionali e sull’esperienza gustativa – spiega Hannes Tauber – ma anche sui valori che la mela è in grado di raccontare. Comunichiamo in modo chiaro ogni passaggio della filiera così che il consumatore comprenda l’impegno reale dietro ogni mela e le sue caratteristiche per far percepire qualità e cura, convinti che la comprensione del valore contribuisca a un consumo più consapevole e attento, riducendo quindi il rischio di sprechi. Per questo, portiamo avanti progetti come quello del Sommelier della Mela e mettiamo a disposizione strumenti come la Ruota degli Aromi Marlene che aiutano a far scoprire le caratteristiche della mela, rafforzando la percezione di unicità».
UNA COMUNICAZIONE TRASPARENTE
Generale Conserve Asdomar pubblica ormai da 13 anni il suo bilancio di sostenibilità, un vero e proprio “patto di trasparenza” con consumatori e stakeholder. «Il documento non si limita a riportare i risultati economici –spiega Valeria Molfino – ma racconta anche i principi di pesca sostenibile, i progetti di riutilizzo degli scarti di lavorazione e le attività che vanno nella direzione di ridurre sempre di più il nostro impatto sull’ambiente. “Qualità” e “Rispetto” sono per noi molto più di due parole. Per questo abbiamo scelto di rendere trasparente l’intero ciclo produttivo anche al consumatore finale: ogni confezione riporta un QR code che permette di accedere in modo immediato alle informazioni sul prodotto, dalle zone e dai metodi di pesca ai principi etici che guidano il nostro operato. Una comunicazione che veicoliamo su tutti i nostri canali».
Una seconda vita per gli scarti della produzione
Valeria Molfino, marketing manager di Generale Conserve Asdomar, afferma che per l’azienda il rispetto dell’ambiente e la tutela dell’ecosistema marino rappresentano priorità fondamentali: «Ciò si traduce in azioni concrete che hanno come obiettivo un uso più efficiente delle risorse, lavorando sia sul recupero degli scarti industriali sia su innovazioni che facilitino scelte sostenibili da parte dei consumatori. Con il progetto Tonno Zero Spreco, ad esempio, valorizziamo al massimo ogni parte del pesce lavorato: nel nostro stabilimento di Olbia in Sardegna, durante la lavorazione del tonno, si producono inevitabilmente scarti derivanti dal processo produttivo che, grazie a un apposito reparto, vengono trasformati in farine di pesce da impiegare nella zootecnia. Inoltre, i brodi di cottura vengono recuperati e filtrati per arricchire le farine, garantendo così il riutilizzo del 100% dei potenziali scarti e dando loro una seconda vita. Siamo parte del progetto internazionale Ecoefishent finanziato dall’UE che promuove un approccio di economia circolare nella filiera, dove gli scarti possono trovare applicazione in settori quali nutraceutica, cosmesi, packaging e bioplastiche. Infine, lavoriamo anche sul fronte del consumo domestico: con la linea Tonno Meno Olio, abbiamo ridotto la quantità di olio presente all’interno delle lattine, di solito smaltito nel lavandino in modo improprio. Un esempio concreto di come l’innovazione possa supportare i consumatori nell’adozione di scelte più sostenibili».


Arneg Data Power
Un impegno lungo tutta la filiera
Renato Roca, country manager di Findus Italia, afferma che per l’azienda la riduzione dello spreco alimentare è una priorità strategica, un impegno lungo l’intera filiera: «Ci impegniamo, in continuità con la strategia di sostenibilità del Gruppo Nomad Foods, a adottare una linea di condotta coerente, garantendo un approvvigionamento e una preparazione sostenibile dei nostri prodotti. A livello di Gruppo, abbiamo aderito all’iniziativa internazionale 10x20x30, con l’obiettivo di ridurre del 50% lo spreco alimentare commestibile entro il 2030 rispetto al 2015, un traguardo verso cui stiamo già avanzando grazie alla riduzione del 37,7% raggiunta nel 2024. L’iniziativa riunisce i più grandi rivenditori, fornitori e distributori alimentari del mondo per combattere lo spreco alimentare. All’interno degli stabilimenti Nomad Foods monitoriamo costantemente i flussi produttivi per individuare e prevenire le principali fonti di spreco, ottimizzare le scorte e migliorare l’efficienza operativa. Quando le eccedenze non possono essere eliminate, ci impegniamo a valorizzarle attraverso usi alternativi, come il reimpiego nel settore della mangimistica. Accanto al lavoro svolto nei nostri siti produttivi, ci impegniamo anche a sensibilizzare i consumatori, promuovendo il ruolo del surgelato come alleato concreto nella lotta allo spreco alimentare. È in quest’ottica che, lo scorso autunno, abbiamo lanciato la campagna “Sprechi sotto zero”, evidenziando i vantaggi dei surgelati, e in particolare dei vegetali, in termini di praticità, qualità e sostenibilità».



Cresce l’utilizzo di tecnologie IoT per monitorare la catena del freddo

Enrico Zambotto, technical engineering director refrigeration systems di Arneg, è convinto che la riduzione dello spreco alimentare sia ormai una priorità strategica per il retail: «Le insegne stanno adottando soluzioni sempre più evolute, dalle partnership con app anti-spreco fino ai sistemi di previsione della domanda basati su AI per ridurre l’overstock. Parallelamente cresce l’utilizzo di tecnologie IoT per monitorare la catena del freddo e prevenire anomalie che possono compromettere i prodotti. Come player della refrigerazione commerciale supportiamo queste scelte con mobili ad alta efficienza, sensori integrati e piattaforme digitali che dialogano con i sistemi del retailer. Tra le soluzioni più efficaci spiccano i mobili refrigerati chiusi, fondamentali per preservare la qualità e limitare lo spreco. Le porte trasparenti stabilizzano la temperatura e riducono i consumi fino al 40%, proteggendo dagli shock termici, prolungando la shelf-life e migliorando le condizioni di comfort del punto vendita. Il confronto è chiaro: un mobile aperto assorbe circa 1.200 W/m, uno chiuso 500 W/m. Su 10 m significa passare da 12 kW a 5 kW di fabbisogno frigorifero, con un impatto rilevante su consumi ed emissioni. Inoltre, i mobili chiusi migliorano l’igiene schermando da polvere e agenti esterni e semplificano l’operatività grazie all’assenza delle tende notte. Una scelta che unisce sostenibilità, efficienza e cura del prodotto».

UN SERVIZIO AVANZATO DI MONITORAGGIO
La refrigerazione è fondamentale per preservare la qualità dei prodotti e ridurre gli sprechi lungo la filiera. «Con Arneg Data Power (Adp) offriamo una risposta innovativa e concreta – spiega Enrico Zambotto – un servizio avanzato di monitoraggio e analisi che predice e previene guasti fino a cinque giorni prima grazie a intelligenza artificiale e machine learning. Adp controlla le prestazioni dei mobili frigoriferi, segnala anomalie energetiche, classifica lo stato di salute dell’impianto e garantisce continuità operativa, rendendo il punto vendita più efficiente e sostenibile. In questo modo è possibile ridurre gli sprechi, ottimizzare i consumi e migliorare la gestione della manutenzione, con benefici concreti per l’operatività quotidiana».