Materia Rinnovabile #3

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materiarinnovabile 03. 2015

Un tesoretto da campi e foreste 5,5 miliardi di tonnellate che possono diventare preziose di Aldo Femia

Aldo Femia è primo ricercatore presso l’Istituto nazionale di statistica (Istat). Esperto di contabilità satellite, e in particolare di conti ambientali in termini fisici, in passato ha lavorato presso il Wuppertal Insitut Für Klima Umwelt Energie e presso l’Ocse.

La “guerra per la biomassa” – ci avverte Mario Bonaccorso in un articolo nello scorso numero di Materia Rinnovabile – costituisce una prospettiva non troppo irrealistica. Se ne possono anzi già ravvisare le prime scaramucce in alcune politiche commerciali delle imprese e dei governi. La rivalità tra i diversi utilizzi potenziali delle biomasse, in effetti, si innesta ed esacerba altre guerre. Innanzitutto quella per l’acqua, che già sfocia in conflitto aperto in varie parti del mondo. Secondo le stime della Water Footprint Network, per una tonnellata di ortaggi, servono in media 300 metri cubi di acqua (300.000 litri); di frutta, 1.000; di cereali, 1.600; di legumi, 4.000. Coi prodotti derivati, ovviamente, va molto peggio: per 1.000 litri di bioetanolo dal mais servono 2,9 milioni di litri di acqua; per una tonnellata di burro, 5,5 milioni di litri; di bistecche di manzo, 15,5 milioni di litri. Poi c’è la guerra per i suoli, la cui forma commerciale è il land grabbing, che secondo Oxfam dal 2008 è decuplicato. Secondo la Fao, almeno il 55% di tutte le terre abitabili sono utilizzate per agricultura e allevamento. In questa situazione di scarsità globale di biomasse e di loro fattori di produzione, è cruciale dare risposta alla domanda, posta anche nell’articolo sopra citato: gli scarti agricoli e i rifiuti

che nella nostra economia abbondano possono essere sufficienti ad alimentare la bioeconomia e a evitare che la nuova domanda di biomasse che essa genera vada a inasprire i conflitti? Cercheremo qui di seguito di fornire non la risposta – che richiederebbe analisi delle tendenze delle economie e delle prospettive tecnologiche ben al di là delle possibilità di questo articolo – ma alcuni elementi quantitativi essenziali per la ricerca di tale risposta. A livello globale, secondo i dati di www.materialflows.net, l’uomo “governa” circa 27 miliardi di tonnellate annue di biomasse primarie, coltivate o naturali. Si tratta di circa il 22% dell’estrazione globale di materiali, e – secondo le stime di Haberl et al. relative all’anno 2000 – di circa un quarto di tutti i prodotti che la fotosintesi genera sulla terra. Questa cifra dà la cornice del flusso complessivo sul quale ragionare, nell’ambito del quale vanno trovati il cibo, i biomateriali (tradizionali e nuovi) e i biofuels. Nel breve periodo, espandere questa cornice appare possibile solo intensificando o estendendo l’attività di coltivazione, due prospettive che aprono problematiche ampie e finiscono presto per cozzare contro diversi dei planetary boundaries già noti ai lettori di questa rivista. Le attività agricole e forestali attraverso le quali l’uomo si appropria della biomassa,


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