ESSERE
La signora
DELLA PASTA ANTONELLA PATERNÒ, MOGLIE DI GIAN LUCA RANA, DIRIGE LA COMUNICAZIONE DEL MARCHIO E LA DIVISIONE RISTORANTI DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA. di Manuel Spadazzi
C
Ci hanno provato a trasformarla nella Parodi di casa Rana. Soprattutto negli Stati Uniti, dove è stata per tre anni la mente e il volto del ristorante aperto dall’azienda nel cuore di New York, a Chelsea. “Ma sa, io ho la sindrome del bigodino, anche solo farmi i capelli o le mani è una sofferenza, sottrae tempo prezioso alla famiglia e al lavoro. Non sono tagliata per la TV”. Antonella Paternò è fatta così, prendere o lasciare. Preferisce stare dietro le quinte, essere la regista piuttosto che l’attrice principale. “E poi il vero divo di casa è mio suocero Giovanni. È un campione davanti alle telecamere.” Ma dietro ai successi più recenti del pastificio di Giovanni Rana, capace di esportare la sua pasta fresca in tutto il mondo (“oggi siamo presenti in trentotto paesi”) e di aprire oltre una cinquantina di ristoranti, c’è proprio la mano di Antonella, che dirige la comunicazione dell’azienda e supervisiona tutti i locali con il marchio Rana. Nata e cresciuta a Rimini, figlia di quel Bruno Paternò che è sta-
to uno degli albergatori pionieri della Riviera, una quasi laurea in filosofia fino a quando “non ho conosciuto Gian Luca e ho mollato gli studi, quando mi mancavano solo sei esami”. Con Gian Luca, figlio del fondatore del pastificio Rana e da diversi anni amministratore dell’azienda, è stato subito “amore vero. A giugno festeggeremo quindici anni insieme. Lui è uno dei tre grandi uomini che hanno influenzato la mia vita. Ho sempre ammirato il suo coraggio, la sua capacità di creare sempre qualcosa che prima non c’era. È un imprenditore vero”. E gli altri due uomini? “Uno è mio suocero Giovanni. È un monumento di felicità. Giovanni è sempre pieno di gioia e la sa trasmettere agli altri. Ed è anche una persona estremamente curiosa. E poi c’è mio padre. Da lui ho imparato la gentilezza, la generosità, l’accoglienza. Lui ha fatto dell’ospitare le persone un lavoro serissimo e mi ha insegnato quanto sia importante far vivere ai turisti la vacanza come un’esperienza unica.”