sono tornata ogni anno. Ho avuto anche la fortuna di incontrare Madre Teresa di Calcutta, una grande emozione, tanto che considero quel giorno il più bello della mia vita. Mi chiese: ‘Signora preghi per me’; io timidamente risposi ‘Io?’, ‘Sì, preghi perché io possa riuscire ad andare in Cina dove intendo aprire un ospedale per bambini malati in stato terminale’. Era l’anno precedente la sua morte. Ma so che riuscì nel suo intento.” Come è continuato il suo impegno in quasi venti anni?
“Tutto è iniziato con un bambino che la signora Galletti di Milano aveva incontrato, un bimbo nato da una ragazza sedicenne che era morta dandolo alla luce. Lei tornò in Italia con l’idea di aiutarlo e, contando soltanto sull’aiuto di amici, in breve tempo siamo arrivati a mille; in tutti questi anni i bambini aiutati da noi sono circa quattromila, tutti figli di lebbrosi o malati di lebbra.” Come continua il rapporto con loro?
“Ogni anno vado in India insieme a una mia amica, Annabella, esperta di computer, responsabile della parte organizzativa, e decidiamo la distribuzione di duecento euro per ognuno dei mille bambini, somma che deve essere utilizzata per l’istruzione. Suor Bertilla ha il controllo della situazione e verifica che il denaro vada a buon fine.” Avete modo di verificare i risultati?
“Certo. Ogni anno chiediamo di incontrare a volte i più bravi, altre volte i bambini che non hanno superato l’anno scolastico e ci
Gabriella Fresa con una giovane indiana durante uno dei viaggi nel paese asiatico.
facciamo spiegare i motivi. Insomma cerchiamo di avere tutto sotto controllo.” Avete avuto particolari gratifiche?
“Molte, ma una in particolare. Un bimbo lebbroso, Bismilla, raccolto per strada, vicino al padre che chiedeva l’elemosina. Il bimbo è stato curato, ha studiato, è diventato dottore in Economia e oggi ha un importante lavoro. Abbiamo anche un ingegnere, un medico e tanti altri. Oggi abbiamo dovuto formare una Onlus, ‘Amici delle missioni dell’Immacolata’
per meglio gestire il tutto. Allestiamo mercatini con vestiario e oggetti confezionati in India e con il ricavato sosteniamo i giovani che per iniziare una vita indipendente hanno bisogno anche di un sostegno materiale. Inoltre manteniamo un collegio per bambini piccolissimi che non sono adottati ma che vengono ugualmente aiutati. Non meno importante è il lavoro di Liù, che ogni anno trascorre un mese in India per controllare le confezioni che sono destinate ai nostri mercatini.” IN
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