Bassano News

Page 1

ARTIGIANI

Servizio publiredazionale a cura dell’Ufficio Stampa di Confartigianato Vicenza

Qui sopra Sandro Venzo, presidente del Raggruppamento di Bassano di Confartigianato Imprese Vicenza

Il tema del riutilizzo del patrimonio pubblico e privato Recuperare gli edifici dismessi
Un vantaggio per tutti

Confartigianato Vicenza

Raggruppamento di Bassano

Viale Pio X, 75 - Bassano del Grappa Tel 0424 838300

bassano@confartigianatovicenza it

Recuperare e riqualificare l’esistente per evitare nuova cementificazione a favore dell’ambiente e di una maggiore vivibilità dei territori Sono questi gli obiettivi di molte norme, regionali ed europee, per la riduzione del consumo di suolo a favore di una valorizzazione del territorio e delle sue componenti ambientali, economiche e sociali Uno sforzo che il Veneto sta compiendo è quello di giungere nel 2050 al “consumo di suolo zero”. Ciò non significa limitare necessariamente l’attività edilizia, ma orientarla verso obiettivi di riuso e riqualificazione degli edifici, in accordo con le necessità di rigenerazione energetica, e non solo, degli stessi Sono queste le premesse dello studio che Confartigianato Imprese Vicenza ha commissionato a Smart Land, un approfondimento provinciale delle ricerche condotte a livello Veneto sul tema del patrimonio pubblico e privato, in particolare quello relativo ai capannoni, dismesso e inutilizzato, al fine di ipotizzare interventi di trasformazione e riuso con relative ricadute socioeconomiche, che è stato presentato a Bassano del Grappa all’interno di un programma di workshop della Settimana dell’Architettura organizzato dall’Amministrazione. “Dal recupero di immobili

dismessi, infatti, si traggono vantaggi di vario tipo: economico, per esempio i grandi investimenti che una potenziale riconversione del patrimonio porterebbe sul territorio con conseguenze positive per la valorizzazione del settore edilizio, oppure le risorse liberate da un eventuale rottamazione di tale patrimonio; sociale, con il miglioramento della qualità urbana e con la risposta a nuove domande di spazi e servizi per i cittadini e le imprese; ambientale, perché il riuso è consumo di suolo zero, trasformando dunque tali vuoti urbani in risorsa per il territorio”, spiega il relatore prof Federico

Della Puppa

Dal Veneto al territorio vicentino, lo studio rappresenta un unicum, perché va a operare in maniera chirurgica calandosi concretamente in territori specifici con l’intenzione di mappare gli edifici dismessi, talvolta di uso pubblico ma, agli effetti privati, come per esempio il patrimonio IPAB. Da qui parte poi una valutazione di massima della fattibilità del recupero, ipotizzando usi e modalità di intervento, valutando gli impatti positivi sotto diversi aspetti, in rapporto anche ad alcune best practice. “Troppo spesso nei nostri centri si vedono edifici abbandonati, divelti, pericolanti, che trasmettono

anche un senso di trascuratezza. Eppure, dismessi magari per le loro funzioni originali, quegli edifici possono essere recuperati per trovare nuova vita e rinnovata ‘bellezza’ a favore della comunità - commenta Sandro Venzo, presidente del Raggruppamento di Bassano. Popolazione in progressivo invecchiamento e sempre meno spazi dedicati ai giovani sono due lati della stessa medaglia Gli edifici abbandonati potrebbero offrire, per esempio, luoghi d’incontro per pensionati e anziani, e spazi di socialità per i più giovani, in maniera anche complementare, per uno scambio generazionale da cui trarrebbero vantaggi entrambe le fasce di età coinvolte”

“Ma - prosegue Venzo - a beneficiare di questa operazione sarebbero pure le amministrazioni che, sistemando gli immobili dismessi secondo anche i criteri della sostenibilità e del risparmio energetico con alimentazione da fonti alternative, possono intercettare contributi di varia natura, e le imprese. Soprattutto quelle locali possono essere competenti artefici di sistemazioni, ristrutturazioni, riqualificazione degli edifici individuati. Un circolo virtuoso, grazie al quale si alimenta l’economia locale con benefiche ricadute anche sulla comunità”

34

Idee rivoluzionarie alla base del successo di Vipole di

Publiredazionale a cura di Vipole srl

NICOLA VIDALE

“Noi facciamo quello che gli altri non fanno!”

Non c’è nulla come una sfida che faccia uscire quanto di meglio c’è in un uomo.

A fianco Bastoncini da trekking sullo sfondo delle Dolomiti Prodotti da Vipole, si distinguono sul mercato per le innovative metodologie costruttive

L’azienda di Pove del Grappa è all’avanguardia a livello internazionale per aver registrato brevetti che hanno influenzato lo stesso modo di praticare il trekking.

La gavetta in un ’azienda di bastoncini da sci, culminata con incarichi importanti La successiva esperienza in una grande industria Il ritorno di fiamma e la concretizzazione di un sogno con l’apertura di una propria realtà imprenditoriale Poi la registrazione di brevetti innovativi, che hanno portato alla nascita di una nuova disciplina sportiva...

Un esempio di bastoncino da trekking personalizzato Vipole è in grado di effettuare questo tipo di servizio anche per lotti bassissimi

Nicola Vidale, bassanese doc (classe 1978), è il fondatore di Vipole srl, azienda che opera nel settore degli articoli sportivi Una realtà relativamente giovane (è stata inaugurata nel 2006), che realizza bastoncini da trekking e da nordic walking “Dopo la Maturità all’Istituto Tecnico Industriale Fermi di Bassano (con una specializzazione in elettrotecnica), ho scelto di iniziare subito a lavorare Il mio desiderio era infatti quello di raggiungere quanto prima l’indipendenza economica Così, del tutto casualmente, sono entrato a far parte di una ditta che produceva bastoncini da sci e da trekking; ricordo che a quell’epoca (alla metà degli anni Novanta) non esisteva ancora il nordic walking moderno” Per alcuni mesi Nicola svolse le tipiche mansioni del garzone

di bottega: sostanzialmente lavori di scarsa responsabilità e soddisfazione. Presto venne però notato dal titolare per la diligenza e la scrupolosità con le quali si applicava con esemplare costanza. E, soprattutto, per una innata e contagiosa “voglia di fare” Comprensibile, dunque, la decisione da parte del datore di lavoro di chiedergli la disponibilità ad assumere un incarico decisamente più qualificato: quello cioè di programmare e organizzare la produzione.

“È stata sicuramente una dimostrazione di grande fiducia nella mia persona. In fin dei conti avevo solo diciannove anni e nessuna esperienza gestionale ” A quel punto il nostro Nicola si è rimboccato le maniche, occupandosi pure delle relazioni commerciali con i clienti, dei rapporti con i fornitori, della

partecipazione a fiere in Europa, fornendo inoltre un apporto personale con vari suggerimenti su innovazioni in relazione ai prodotti e ai processi Cinque anni di crescita, a cavallo del millennio, molto formativi sul piano professionale e personale

Nel 2001, mutati alcuni equilibri interni, Nicola ha avvertito l’esigenza di mettersi alla prova in un’altra realtà Di fatto, con le stesse mansioni, ma in un settore completamente diverso: quello cioè del giardinaggio

“Il passaggio non è certo stato indolore: da un’azienda-famiglia, nella quale ero il braccio destro del titolare, mi sono trovato in un contesto industriale di grandi dimensioni. Tutto bene, ma sul fronte dei rapporti umani si era sostanzialmente solo numeri” Si trattò comunque di un’espe-

36 SFIDE
Sopra Nicola Vidale, fondatore di Vipole Srl Sotto

rienza importante, soprattutto per il confronto del giovane con rilevanti dimensioni aziendali e, in particolare, per il peso della notevole responsabilità che gravava sulle sue spalle

Nel 2004 un ritorno di fiamma Nicola venne infatti assunto come responsabile di produzione in una ditta specializzata nella realizzazione di bastoncini da trekking

“Due anni importanti, che mi hanno consentito di riprendere il contatto con un settore per il quale mi sentivo sempre più portato. Tant’è vero che, trascorso quel breve periodo, ho finalmente concretizzato un sogno coltivato da tempo: aprire un’azienda tutta mia. È appunto così che è nata Vipole”

La prima sede della ditta venne inaugurata a Rossano Veneto, in un piccolo capannone preso in affitto Nicola vi introdusse macchinari specifici, acquistati già secondo una visione innovativa e, soprattutto, alternativa rispetto a quella dei suoi ex principali

“Ho compiuto immediatamente alcune scelte strategiche, posizionando la produzione su articoli di alta gamma e destinati quasi esclusivamente a un impiego nella stagione estiva: bastoncini da trekking e nordic walking. In particolare mi premeva connotarli per l’elevata qualità, decisamente superiore a quella offerta dal mercato” Per non scontrarsi con i precedenti datori di lavoro e - anzi - per mantenere sempre vivo un canale di collaborazione, Nicola iniziò l’attività con “zero clienti”. Telefonate, mail e tanti viaggi chilometrici in giro per l’Europa: un grande sforzo commerciale e organizzativo... ma i primi ordini non tardarono ad arrivare Giorno dopo giorno, esito di un lavoro impegnativo e pianificato con molta lucidità, la crescita di Vipole conobbe ritmi sempre più lusinghieri Un successo per Nicola, spronato ad alzare ancor di più l’asticella.

Nel 2008, infatti, la fatidica svolta con la registrazione del suo primo brevetto: un dispositivo ammortizzatore antishock, raffinato e assolutamente inedito nella concezione Il trampolino di

lancio per allargare la clientela, anche a seguito della fruttuosa partecipazione a numerose fiere internazionali

Da allora la ditta, successivamente trasferita a Pove del Grappa in uno stabile di maggiori dimensioni, ha sfornato altri “rivoluzionari” brevetti, sempre all’insegna di “soluzioni originali, tanto sui prodotti quanto sui processi, alle quali nessuno aveva mai pensato prima di noi”.

Come, per esempio, quella dello sgancio rapido del lacciolo (Top Click), che offre a chi pratica il nordic walking l’opportunità di svincolare la mano dal bastone in modo pratico e veloce Oppure quella dell’impugnatura ergonomica, in una versione peculiare e adatta a un impiego ottimale sui pendii più ripidi. Ma l’innovazione della quale Nicola Vidale è forse più orgoglioso riguarda la linea Nordic Power.

“In effetti si tratta di uno speciale bastoncino, che prevede la possibilità di variarne il peso in funzione di sette distinti tipi di allenamento Il concetto di base, che ho condiviso con l’amico e collaboratore Pino Dellasega (uno sportivo a 360 gradi), è

quello di poter praticare il nordic walking associandolo a un’ulteriore attività fisica, così da implementare significativamente il coinvolgimento delle masse muscolari” Un’intuizione che potremmo definire geniale e che ha portato addirittura alla nascita di una specifica disciplina, il nordic power, riconosciuta dall’ASI (Associazioni Sportive e Sociali Italiane), ente accreditato dal CONI tra i più importanti nel nostro Paese Tale disciplina, che presuppone una formazione ad hoc, conta attualmente più di trecento istruttori in ambito nazionale ed europeo “È un progetto in continua espansione, che sta conoscendo uno sviluppo straordinario: l’effetto - sorprendente anche per noi - di un’idea che consente a migliaia di persone di ogni età di camminare e di allenarsi secondo le proprie necessità. Confesso che si tratta di un risultato davvero gratificante, assolutamente inimmaginabile solo qualche anno fa...”.

Il segreto di cotanto successo? “Quello di fare ciò che non fanno gli altri!”.

Qui sopra

La linea Nordic Power si compone di bastoncini in carbonio zavorrati, laccioli, marsupio e bande elastiche di resistenza

I bastoncini, zavorrati con dei pesi nella parte superiore, garantiscono un maggiore impegno muscolare, incrementando l’allenamento cardio

I pesi, disposti con estrema precisione, assicurano un bilanciamento migliore rispetto ai tradizionali bastoncini e una maggiore stabilità nella camminata

I marsupi e i laccioli, ai quali si agganciano le bande elastiche Power

Step a varie gradazioni di intensità, allenano pettorali, deltoidi e tricipiti, contribuendo a tonificare il corpo

Qui sopra

Il brevetto antishock consiste in un meccanismo “on/off”, che permette di attivare o bloccare una molla, combinando così i benefici di un bastoncino ammortizzato con quelli tipici di uno rigido

In basso, sotto al testo

Il sistema di sgancio rapido Top Click consente di sganciare e riagganciare il lacciolo in modo facile e veloce, usando un solo dito.

Fatto completamente il Italia, il lacciolo è in tessuto bombato e traspirante, con cuciture ultra resistenti in nylon, fibbia in metallo leggero, stopper, fettuccia per l’apertura facilitata e protezione in pelle tra indice e pollice.

VIPOLE Srl

Stabilimento e spaccio

Via Verona, 5 - Pove del Grappa

Tel.

37
0424 808426 info@vipole.it - www.vipole.it

Dopo settantadue anni di onorata carriera, lo storico esercizio bassanese ha chiuso definitivamente i battenti di Andrea Minchio

Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua.

Confucio

FIETTA. La Bottega del Gusto Da negozio di quartiere

a punto di riferimento nella cultura enogastronomica

Con l’orgoglio di avere ottenuto risultati brillanti e lusinghieri, Daniele e Bassiano Fietta stilano un bilancio della loro attività, avviata dal padre Domenico nel 1952 Anche l’occasione giusta per ringraziare quanti hanno sempre creduto nella qualità del loro lavoro

A fianco

Daniele Fietta, al centro, con la moglie Nadia, affiancato dal fratello Bassiano: dal 1989 hanno gestito con grande entusiasmo e competenza la storica attività di famiglia

Un bel ritratto di Domenico Fietta, fondatore di Fietta La Bottega del Gusto, in una fotografia del 1997

In basso La prestigiosa targa di Locale Storico Veneto, assegnata dalla Regione Veneto al negozio di via della Pace

Lo scorso 6 aprile ha chiuso Fietta La Bottega del Gusto, storica enogastronomia bassanese della famiglia Fietta: per quasi tre quarti di secolo è stata una significativa realtà di settore a Bassano e, in particolare, nel quartiere del Cristo Una chiusura dettata non tanto da ragioni economiche (l’attività godeva infatti di ottima salute), bensì dalla mancanza di un ricambio

“Ci rendiamo conto - spiega Daniele Fietta - dell’importanza del servizio che abbiamo sempre offerto e delle profonde implicazioni che questa decisione ha comportato D’altro canto, con mio fratello Bassiano e mia moglie Nadia abbiamo dovuto guardare in faccia la realtà.

Possiamo essere soddisfatti di ciò che è stato fatto fino a oggi: un’attività, nutrita da grande passione, che ha promosso a tutto campo la cultura del cibo e del buon gusto Un lavoro svolto attraverso il nostro impegno quotidiano, così come attraverso l’organizzazione di degustazioni, corsi ad hoc e specifiche manifestazioni in ambito alimentare ed enologico Con fierezza possiamo affermare che la nostra bottega è stata una vera scuola, tanto sotto il profilo umano quanto sotto quello professionale. Nonostante i numerosi allievi transitati nel retrobanco del negozio, in via della Pace 39, ai quali abbiamo cercato di trasmettere passione e capacità di rapportarsi empaticamente con la clientela,

nessuno ha saputo cogliere la vera essenza del nostro lavoro”

Nel 1952 Domenico Fietta, insieme con i fratelli Adriano e Mario, aveva aperto il negozio dopo aver lavorato qualche anno come ebanista nel premiato mobilificio Bussandri, altra azienda scuola del Bassanese Una scelta dovuta al desiderio di dar vita a una propria attività, sebbene in un settore molto diverso, in quella che allora appariva un’area non particolarmente attrattiva: la periferia a sud del centro cittadino, una zona “in aperta campagna”. “Ricordo che nelle vicinanze - continua Daniele Fietta - si trovava lo stabilimento della Wilier Triestina, azienda rinomata

38 TRADIZIONI

che ogni giorno sfornava prodotti all’avanguardia (in modo particolare biciclette), frutto di una continua ricerca Ma possiamo dire che tutto il quartiere si presentava come un vero distretto produttivo In quel contesto operavano infatti altre aziende importanti: per esempio la Cartotecnica Faoro (con un centinaio di dipendenti), la Scamosceria del Brenta (oltre duecento persone), la Filatura Stella (centotrenta lavoranti, quasi tutte donne) E il Piano Regolatore prevedeva un graduale sviluppo urbanistico, che poi si è regolarmente concretizzato. Dunque una scelta vincente!”

Il percorso di Domenico Fietta è stato comunque lungo e non sempre facile, con le continue sfide del mercato, il cambio generazionale, l’evoluzione dei gusti nei consumatori, il rapporto con i fornitori (consolidati e nuovi) “Già ai tempi della scuola, Bassiano ed io, vale a dire il primo e il terzo di sei fratelli (cinque maschi e una femmina), lo affiancavamo nell’attività Rammento il timore che generò in noi l’approdo dei primi supermercati a Bassano (ricordate il Momoli?) Un’apprensione peraltro presto superata, grazie al vasto assortimento che offrivamo già a quel tempo e anche all’empatia che si era sviluppata con la clientela. In bicicletta, attrezzato con grandi sporte di paglia, recapitavo alle famiglie del quartiere - allora numeroseun po’ di tutto: dal pane ai detersivi Il pagamento avveniva a fine mese, quando cioè ai nostri clienti veniva corrisposto lo stipendio. La contabilità si teneva invece su libretti rossi, uno per ogni nucleo familiare”.

Nel 1984, poiché Domenico non si mostrava propenso a cedere l’attività ai figli, Daniele decise di forzare la mano e di andare a lavorare da Lino Santi, proprio nel momento di massimo splendore dell’Enogastronomia Venzo “Una straordinaria realtà del nostro settore, forse unica anche a livello regionale”. Due anni di ulteriore formazione e affinamento a fianco di una grande personalità Un’esperienza tornata presto utile. Nel 1989, infatti, Daniele rientrò nei ranghi,

contestualmente alla cessione dell’attività, da parte di Domenico, a lui e a Bassiano

“L’avvio di una gestione tutta nostra coincise con il progressivo impegno ad apportare un salto di qualità al negozio, conferendo all’attività uno sviluppo importante, tutto basato sulla ricerca di prodotti di altissima gamma e di estremo buon gusto”. Una mossa decisiva, che ha determinato una selezione della clientela Non più una realtà locale, di quartiere, ma un saldo punto di riferimento ben al di fuori del territorio bassanese. Un progetto portato avanti con determinazione e passione fino ai giorni nostri e segnato da continue e lusinghiere attestazioni di stima e apprezzamento

“Nel 1996 è entrata a far parte del nostro staff anche mia moglie Nadia, occupandosi in particolare della promozione e del marketing, con benefici riflessi anche di carattere istituzionale. Volete un esempio? Il sito dedicato all’Asparago Bianco di Bassano Dop è nato proprio da una mia intuizione, con la collaborazione tecnica dei nostri figli Posso affermare che siamo stati i primi a distribuire in Italia e all’estero questo ottimo prodotto Rammento che già nel 2015 consegnavamo a Tokyo - in un’unica spedizione

- oltre centocinquanta chili Posso dirlo? Altro che Amazon!”. Bassiano si è invece impegnato con fervore e costante ricerca nella crescita del reparto di ortofrutta, offrendo proposte di assoluta freschezza e certificata genuinità Pure la creazione di una fornitissima cantina, con tavoli da degustazione, ha segnato una tappa importante nella storia di Fietta La Bottega del Gusto; così come l’allestimento, curato con amore da Nadia, di vetrine particolarmente belle e raffinate, spesso premiate a livello nazionale

“Un percorso e una crescita, la nostra, che è stata resa possibile dalla condivisione di valori con la clientela. Desideriamo allora ringraziare, dal profondo del cuore, quanti hanno creduto nel nostro lavoro, sempre svolto all’insegna del servizio, dell’onestà e della dedizione In lunghi anni di carriera abbiamo cercato di predisporre un ambiente accogliente, nel quale tutti potessero trovarsi a proprio agio, come fossero nella loro casa, sforzandoci di cogliere e di soddisfare le esigenze di ognuno. Ma pure di orientare le scelte verso nuovi orizzonti gustativi, trasmettendo conoscenze culinarie e cultura enogastronomica, e dando il giusto valore alla salute e al piacere della buona tavola”

A fianco, dall’alto verso il basso Il fornitissimo banco, con specialità gastronomiche. Estremamente curata la selezione di formaggi e salumi La cantina, uno spazio dedicato alla divulgazione della cultura enogastronomica, molto frequentato da esperti del settore Un luogo che ha ospitato degustazioni, corsi e incontri, sempre coronati da una sentita partecipazione

Sotto, dall’alto verso il basso Daniele e Bassiano Fietta: due fratelli affiatati nel lavoro e, ora, anche al di fuori della loro Bottega.

TRADIZIONI
39

di Chiara Ferronato

In collaborazione con Il Cenacolo

Associazione Scrittori Bassanesi

Ginetta Rotondo è nata a Verzino, in provincia di Crotone

Vive a Bassano del Grappa Docente di italiano, scrittrice impegnata sul fronte dei diritti delle donne, premio La penna perfetta (2011), ha pubblicato tre romanzi: L’ospite inattesa, 2011, Volevo solo essere felice, 2020, (“Implacabile, breathless”, nota di C.F.), Storia di un pesce che voleva volare, 2022.

Ritorno al Cenacolo

GINETTA ROTONDO

L’ospite inattesa

Il libro L’ospite inattesa di Ginetta Rotondo è un libro “cenacolare”, essendo stato presentato, in bozza, allora, al Cenacolo degli Scrittori bassanesi nel 1998. È un romanzo breve, misterico, settario. In una casa pervasa dalla musica di Chopin e dalla Tempesta di Beethoven, tra il vanigliato profumo di garofani bianchi, stanze piene di memorie che si affacciano su un fiume, irrompe, una domenica sera, una donna: chiede aiuto, forse qualcuno la sta inseguendo, ma, da subito, manifesta la sua realtà, quella che la identifica nel mondo, quella con cui il mondo “crede” di conoscerla. Tra Lisa, la giovane studentessa universitaria che la ospiterà nei giorni della loro “conoscenza” e Adriana, l’inattesa ospite, si aprono contatti di sensazioni, di esperienze, dove ognuna di loro rivestirà un ruolo, a turno, dove il desiderio, la respinta e, alla fine, la consapevole

Lisa entrò in casa di corsa Era trafelata, le buste della spesa pesavano molto Chiamò più volte. Lei non rispose. Posò la spesa e andò nella stanza. Lei non c’era.

La cercò dappertutto Lei non c’era Neanche in giardino, neanche nella serra Non c’era più Se n’era andata, all’improvviso, com’era venuta. Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, che un giorno o l’altro, rincasando, non l’avrebbe trovata Aveva però sperato in un saluto, in un ultimo abbraccio. Invece niente.

Un mazzo di garofani bianchi era sistemato magnificamente vicino al caminetto Il computer era aperto su una pagina di giornale e riportava la notizia di un arresto eccellente.

Lei capì. Si guardò intorno, confusa. Brividi di freddo e di solitudine le penetrarono l’anima

Scaldò un po’ di latte, bianco, senza zucchero, mise su un compact di Chopin, si tolse le scarpe e si sedette davanti al caminetto scoppiettante L’aveva acceso lei prima di andarsene, per lasciarle un messaggio di calore, una piccola attenzione, com’era nel suo stile Aveva sistemato i ciocchi a forma di t sbilenca. Le piaceva che le cose parlassero di lei Diceva che se ciò che ci circonda non lo persona-

libertà di scelta si assumeranno il “compito” di tradurre in parole un’esperienza, di farla corrispondere a una storia.

Romanzo “cenacolare” abbiamo detto, perché erano i tempi in cui il Cenacolo aveva la sua Galleria Scrimin, la Chiesetta dell’Angelo era sempre aperta, il “Piccolo festival della letteratura” ritornava ad ogni settembre. “We have the dream”: che a Bassano si leggessero libri (comperarli è diverso da leggerli). Che seduta alle panchine di un parco o al tavolino di un bar, Bassano, la gente di Bassano, tenesse tra le mani un libro. E lo leggesse. Fu un’utopia. È rimasto un sogno. All’ombra dei platani e dei tigli, o nel crepuscolare vocio delle due piazze, Bassano, la gente di Bassano, senza altro pensare, tiene in mano un prosecco e un cellulare.

Chiara Ferronato

lizziamo, non ci appartiene

Doveva riconoscerlo: quella donna aveva cambiato la sua vita, il suo modo di pensare e di vedere le cose, le sue idee.

Sì, le idee

- Hai mai pensato alla parola idea? - le aveva chiesto un giorno.

- In che senso?

- Nel senso della parola non intesa solo nel suo significato, ma anche nella sua struttura, come insieme di lettere, insieme di suoni.

- E che c’entrano i suoni?

- C’entrano, c’entrano Ascolta bene: idèa I d è a Senti come la parola inizialmente stringe per poi allargarsi piano piano? Il suo significato è strettamente legato al suono. Semanticamente l’idea cos’è? È il prodotto del pensiero, che all’inizio nasce come un barlume e poi cresce, penetrando in tutti i meandri del nostro cervello. Prende forma, si allarga e si definisce. La stessa cosa accade alla parola nella sua struttura, perché inizia con un suono stretto come la i e finisce per riempirci la bocca di aria con la generosa a È bella questa concomitanza tra semantica e fonetica, non trovi?

Sì, era bella Tutto ciò che diceva era bello, ma soprattutto come lo diceva

40
CENACOLO
IL
Qui sotto La copertina del romanzo L’ospite inattesa (CSA Editrice, 2011)

Era una donna dallo charme eccezionale, al cui timbro sensuale della voce si accompagnavano movenze delicate e sguardi penetranti, capaci di sfrecciare nell’anima lasciandoci il segno.

Era entrata a casa di Lisa una domenica sera, chiedendo aiuto Indossava un vestito blu

Il tessuto di raso, anche se visibilmente stropicciato, aderiva morbidamente al suo corpo, mettendo in risalto le belle curve.

Una collana e due pendenti di perle erano gli unici gioielli che portava Le scarpe dal tacco alto le slanciavano le gambe e i capelli biondi le scendevano sulle spalle, fermati al lato da un sottile fermaglio, un poco scivolato Aveva corso e l’affanno le sollevava i seni Lisa la guardò smarrita, sorpresa di trovarsela davanti.

[...]

Si accarezzarono a vicenda per diverso tempo, finché si addormentarono

All’alba Lisa si svegliò, sorpresa di trovarsi abbracciata a quella donna, come a un amante. Ebbe l’istinto di ritrarsi, ma le tornarono in mente le parole di Adriana

Che male c’era?

In fondo, non avevano fatto nulla di così grave da scomodare la coscienza Anzi, erano stati momenti davvero belli, dolci, intensi, tanto da farle sentire vicine, come se si conoscessero da sempre

A pensarci bene, non si era sentita così vicina a qualcuno sin dai tempi della zia Elena.

Guardava quella donna sdraiata di fianco che le avvolgeva la vita con il braccio e ripensava a tutto quello che si erano dette. Doveva ammettere che Adriana aveva ragione: a una spinta interiore corrisponde un’esigenza dei sensi, un’esigenza che bisogna soddisfare per sentirsi appagati

Certo, vista sotto quest’ottica, l’intera sensualità, sesso compreso, non ha in sé nulla di male.

E allora perché provava quel sottile senso di disagio, per non dire di vergogna?

Cosa le impediva di seguire la logica di quei pensieri? Perché continuava a reprimere le sensazioni che si agitavano dentro di lei?

Guardando il volto che le dormiva accanto, aveva la vana percezione di una risposta, ma non riusciva ancora ad afferrarla. Le venne di nuovo voglia di accarezzare Adriana, ma non lo fece per timore di svegliarla Si alzò senza fare rumore e andò in salotto Il fuoco s’era spento Qualche brivido di freddo.

[ ]

Dopo cena, Lisa prese un libro dalla libreria e lo porse alla sua ospite

- Ah, Faust - esclamò Adriana - Perché?

- Perché - ammise Lisa - la tua proposta mi sembra mefistofelica

Adriana la guardò sorpresa

Poi accennò lo stesso strano sorriso di poco prima.

- Secondo me ti sei lasciata suggestionare. Se mi credi Mefistofele, mia cara, mi attribuisci poteri che non ho Io non ti sto tentando Non ti sto chiedendo di venderti l’anima, firmando un patto col sangue. Le Nossidianti non hanno nulla di satanico.

Lisa si sentiva sempre più confusa Non sapeva più cosa pensare, cosa credere

- Senti Adriana, io ho bisogno di capire e tu non me lo puoi negare. Che cosa vuoi veramente da me?

- Vuoi sapere se voglio la tua anima? No Stai tranquilla Non è una questione di anima Le adepte alla loggia non vendono l’anima e non firmano patti. Semplicemente, concepiscono il mondo secondo un principio panteistico, naturalmente divino Le Nossidianti sono tutte donne, per cui, nella loggia, il principio della femminilità è elevato alla massima potenza e esaltato attraverso ogni forma d’arte. Abbiamo rituali che servono a scopi ben precisi, di cui non ti posso dire nulla Il diavolo non c’entra Stai tranquilla Per noi non esiste

- Ma io come faccio a prendere una decisione del genere? Non me la sento affatto Non credo di essere in grado di concepire un’idea della vita tanto diversa dalla mia Io non riuscirò mai a rinnegare il mio Dio E soprattutto mi rendo conto che non voglio. Tu mi parli di coraggio, di volontà a voler sfidare l’ignoto. Ma io non sono una leonessa, Adriana Io sono una che preferisce cento giorni da pecora a un giorno da leone. Sono una che cerca di inserire gli esami facili nel piano di studi proprio perché non ama complicarsi la vita Che c’è di sbagliato in tutto questo? Non ti nascondo che il mondo di cui mi parli mi affascina, mi intriga, mi incuriosisce. Certo, è così diverso dal mio!

Ma io sono Lisa e voglio continuare a esserlo Ne sono sicura Adriana la guardò a lungo Aveva un’aria soddisfatta. Alla fine, tutta la storia era servita a qualcosa.

Prese ad accarezzarle il viso dolcemente

- Mi dispiace pensare che il mio tentativo di portarti con me andrà a vuoto. D’altro canto, mi fa piacere sentirti parlare così, con la consapevolezza di essere tu Soltanto tu Non importa se pecora o leone, importa solo averne consapevolezza Io però aspetterò, perché qualcosa mi dice che un giorno mi verrai a cercare. I segni ci sono. Io li ho visti e, quando sarà il momento, li vedrai anche tu Ne sono sicura

Le porse il libro che teneva in mano - Tieni, riporta Faust nella teca. È l’unico posto dove può stare. [...]

Sopra, dall’alto verso il basso

Le copertine dei romanzi Volevo solo essere felice (CSA Editrice, 2020) e Storia di un pesce che voleva volare (CSA Editrice, 2022).

Martedì 21 maggio 2024, ore 18

Salone degli Affreschi di Palazzo Roberti

Via Jacopo da Ponte, 34 in Bassano

Presentazione del libro

L’ospite inattesa di Ginetta Rotondo

Con l’autrice partecipano

Chiara Ferronato e Lorenzo Parolin

Al pianoforte

Alberto Brunetti

Fryderyk Chopin, dal Concerto n 2 in fa minore

Letture

Lisa Frison e Arbena Bonin

41 IL CENACOLO

Cento anni fa, in tournée a Pittsburgh, moriva la grande attrice

ELEONORA DUSE

Il bello nel vero, il vero nel bello

Prima ancora di essere chiamata La Divina, volle sempre decidere della propria vita, compiendo scelte più o meno opportune, ma sempre in anticipo sui tempi.

“Non la donna, mille donne sento dentro di me” Non esiste frase migliore per capire davvero Eleonora Duse, l’attrice di teatro più famosa della storia, morta cento anni fa a Pittsburgh, negli Stati Uniti, e sepolta ad Asolo. Non perì sul palco, come vorrebbe l’agiografia classica delle personalità dello spettacolo, ma quasi: le fu fatale una polmonite contratta tra gli sbalzi di temperatura e le forti piogge della sua tournée americana, intrapresa per amore della scena, per volontà di non sottrarsi alle folle che reclamavano il contatto con il mito, e pure per più prosaiche questioni economiche: si era ritirata una quindicina d’anni prima, era rientrata nel 1921, anche per sistemare le sue finanze erose da costose produzioni, tra le quali i drammi di Gabriele D’Annunzio, il più importante dei suoi amori,

che pure li fece interpretare quasi tutti ad altre attrici

“Bel” tipo, il Vate, che dapprima la sedusse e poi le rinfacciò la sua età più avanzata, giungendo a metterla alla berlina nel romanzo

Il fuoco, i cui protagonisti, Stelio Effrena e la Fornarina, sono chiaramente la loro trasposizione. Lombarda la nascita (a Vigevano), ma veneta la stirpe (mamma Angelica era vicentina) e veneto soprattutto il suo luogo d’adozione, quella Asolo dove Eleonora si ritirò in una splendida dimora del Foresto Vecchio, e nel cui cimitero riposa, rivolta verso il Monte Grappa, in omaggio ai soldati italiani che ella aveva accudito durante la Grande guerra

La Divina onorava il massiccio come un luogo sacro, e raccontava che la finestra di casa, sul davanzale della quale poneva due vasi da fiori, lo incorniciava come una pala d’altare

Una donna di grandi passioni e di grandi raffinatezze Non era

bellissima né alta, ma sensibile e magnetica Ricercava il bello nel vero, e il vero nel bello Vestiva con innegabile stile e adorava le rose, di cui si circondava anche sulla scena: ne portò un mazzo sul palcoscenico per la prima volta a quattordici anni, interagendo con esse nel recitare, quasi eleggendole ad attrici E maneggiarle con grazia e intensità ebbe una parte fondamentale nella rivoluzione che portò nel teatro, scardinando i frusti schemi ottocenteschi della recitazione per introdurre una gestualità mai retorica, che appariva ancor più spontanea in quanto frutto di consapevolezza personale della condizione della donna, di empatia nei confronti delle sue contemporanee, di osservazione delle vite di principesse e popolane “Nel suo sguardo racchiudeva la saggezza e il dolore di tutta l’umanità”, disse di lei Charlie Chaplin, che la vide recitare poche settimane prima della fine Non soltanto questo, tuttavia, fece della Duse una donna dirompente Prima ancora di essere chiamata La Divina, volle sempre decidere della propria vita, compiendo scelte in anticipo sui tempi: più o meno facili, più o meno opportune, più o meno scandalose, ma sempre dettate dal cuore Dalla vita privata, alle gravidanze (un figlio concepito fuori dal matrimonio e poi perduto, una figlia nata ma poi non seguita abbastanza, l’abbandono del marito per nuovi amori), alla carriera (a trent’anni diventò capocomico di se stessa, una decisione inconcepibile all’epoca per le donne di spettacolo che si affidavano a impresari maschi), Eleonora Duse sentì sempre con forza l’importanza di portare avanti rivendicazioni e comportamenti di emancipazione. Una “vita dura”, come scriveva, bilanciata portandola in scena davanti a una “folla magnifica”.

Non mi importa se le donne hanno mentito, se hanno tradito, se hanno peccato o se nacquero perverse perché io sento che hanno pianto

Eleonora Duse

Una giovanissima Eleonora Duse (1858-1924), nel 1881, nei panni di Odette per l’omonimo dramma di Victorien Sardou.

Nel testo

La grande attrice in un disegno tratto dall’Ilustracion Española y americana, testata pubblicata a Madrid tra il 1869 e il 1921

Qui sotto

Eleonora Duse, alias Margherita Gautier, ne La signora delle camelie, 1882.

43 ESERCIZI DI STILE
di Federica Augusta Rossi

Pane, vin e zoca, e lasa che el fioca. (Pane, vino e un bel caminetto accesso

E lascia pure che fuori nevichi).

Antico proverbio trentino

Dal 27 al 30 giugno, a Palazzo Maffei, si svolgerà la 37a Rassegna

Internazionale del Müller-Thurgau

I vini della Val di Cembra (1a parte)

Concluso lo straordinario e appassionante Gran Tour nelle regioni italiane, avviato a suo tempo da Nino D’Antonio e proseguito con altrettanto successo da Alberto Calsamiglia, Bassano News si addentra ora nella specificità di determinate aree vitivinicole: realtà minori, certamente, che meritano però di essere conosciute Cominciamo allora da un meraviglioso contesto naturale

Una bottiglia di Müller-Thurgau della

Cantina Lona Ester Di colore paglierino, ha sapore aromatico, fruttato, con note di salvia, pesca e mela.

In bocca è secco, di buona freschezza e sapidità, con un tocco di acidulo

P g c Enogastronomia

Baggio Bassano, via Bellavitis, 19

Zimmerstal e anche Schimmers sono gli antichi nomi della Val di Cembra, valle trentina direttamente collegata alla nostra Valsugana, che si sviluppa dalle due rive del torrente Avisio, il quale nasce sul passo Fedaia in Marmolada, attraversa poi la Val di Fassa, la Val di Fiemme e, dopo la Val di Cembra, sfocia nell’Adige I suoi sette comuni, piccoli e caratteristici borghi adagiati su pendii e circondati da vigneti, sono raccolti nella Comunità della Val di Cembra: un paesaggio incantato e riposante, tratteggiato da tanti muri a secco La vallata è parte dell’Alleanza mondiale dei paesaggi terrazzati e dal 2018 è anche Patrimonio Unesco per “l’arte dei muretti a secco”; infine è stata da poco nominata Paesaggio Rurale

Storico d’Italia con questa

descrizione: “Il paesaggio della Valle di Cembra si estende su una superficie di 2.243 ettari, di cui il 30% destinato alla viticoltura terrazzata. La storia della Valle di Cembra inizia in epoca preistorica, ma è a partire dal periodo medioevale che l’economia locale inizia a basarsi sull’attività vitivinicola con il rimodellamento delle pendici montane a fini agricoli Grazie alla particolare vocazione dell’area alla coltivazione della vite, è stato possibile nel corso dei secoli dare vita a una radicata cultura enologica che garantisce, ancora oggi, la produzione di vini di alta qualità mantenendo le caratteristiche del paesaggio storico La presenza delle antiche cave di pregiato porfido rosso ha contribuito a ridurre i fenomeni migratori, assorbendo a partire dalla seconda metà del XX secolo molta manodopera; ciò ha garantito il mantenimento dell’attività vitivinicola tradizionale, che è diventata parte complementare dell’attività lavorativa continuando a costituire parte fondamentale della cultura e dell’identità della popolazione locale” Oggi l’agricoltura è infatti la prima fonte di reddito della zona e la vite, in particolare, ne è diventata il simbolo La Rassegna del Müller-Thurgau è diventata uno dei principali eventi sia per i produttori, sia per gli appassionati e gli enologi del Trentino. Assieme al Trento Doc Festival (20-22 settembre

2024 a Trento), a Spumantitalia (che si è sempre tenuto sulle rive del Garda e quest’anno andrà invece il 4 e 5 giugno a Milano) e al Merano Wine Festival (8-12 novembre 2024 a Merano), la manifestazione è certamente un importante riferimento per il Trentino Alto Adige, ma non solo! La prossima si terrà dal 27 al 30 giugno 2024 nello storico Palazzo Maffei di Cembra

Lisignago, dove saranno proposte in degustazione oltre 70 diverse bottiglie di Müller-Thurgau, provenienti, oltre che da questa amena vallata, da altre zone d’Italia e anche dall’estero Si tratta di un’occasione imperdibile per avvicinarsi a questo apprezzato vino Proprio il Müller-Thurgau, infatti, ha avuto qui un grande sviluppo, con una produzione che raggiunge oggi il 40% del totale Frutto di un incrocio tra il Riesling e la Madaleine Royale, dopo il Pinot Grigio e lo Chardonnay è il terzo vino coltivato in Trentino La Madaleine Royale è una bella uva da tavola che matura a metà luglio (il 22 luglio è la Festa della Maddalena) e che l’enologo svizzero Hermann Müller del Cantone Thurgau a fine Ottocento decise di incrociare con il Riesling Perciò da lui e dalla sua regione è nata la denominazione di questa vite a bacca bianca, estremamente delicata, con sapori fruttati e aromi minerali, e da allora coltivata in tutto il mondo Nato come vino fermo,

44
LE TERRE DEL VINO
Qui sopra I ruderi del castello di Segonzano.

nella vallata viene principalmente offerto nella versione spumantizzata. Servirlo alla temperatura di circa dieci gradi permette di apprezzarne pienamente le caratteristiche: gusto vivace e rotondo con note fruttate, accentuate da un’acidità assolutamente gradevole. Il suo colore è un limpido giallo verdolino Tale vitigno, essendosi perfettamente adattato a queste fredde altitudini (che tuttavia presentano continui sbalzi climatici dovuti al caldo vento risalente dal lago di Garda), si è imposto come il sovrano del luogo, fornendo una buona quanto costante produzione La svolta si ebbe negli anni Ottanta, quando si piantò questa vite fino a 900 metri di altitudine. Importante fu anche la nascita nel 1952 della cantina sociale oggi diventata “Cembra Cantina di Montagna” che, con i suoi 320 soci conferitori di uve, è il punto di riferimento enologico

Ho potuto gustare il loro Doc Trentino Müller-Thurgau 2021, vino assolutamente prelibato, con profumi di mandarino e albicocca, fine e leggiadro in bocca, con ampi margini di invecchiamento Ho conosciuto e imparato ad amare questa valle l’anno scorso, durante la 36a Rassegna del Müller-Thurgau che ha annoverato, oltre alle degustazioni a Palazzo Maffei, visite alle cantine, ma anche passeggiate ed escursioni in bicicletta tra gli incantevoli vigneti (e perfino una visione dal cielo in elicottero per chi avesse voluto prenotarsi).

La storia ci tramanda la scoperta nel 1818 di un vaso di bronzo etrusco trovato nel Doss Caslir (comune di Cembra) Il pezzo risulta risalire al 400 a C e vi è raffigurato l’auspicio degli dei a una buona vendemmia. Quindi si annoverano ben 2400 anni di viticultura in queste ardite terrazze,

con insediamenti umani già nel Mesolitico, come documenta anche un utensile di selce trovato presso il Lago Santo (a 1200 metri sul livello del mare e parte integrante della vallata)

Pare che i Cimbri, dopo la disfatta di Vercelli inflitta loro dall’esercito romano (II sec a.C.), si fossero stabilizzati qui L’area fu poi occupata dai Franchi nell’Alto Medioevo per entrare in seguito nel feudo del Principato Vescovile di Trento Lo straordinario artista rinascimentale Albrecht Dürer nel 1494, in occasione del suo primo viaggio a Venezia, passò vicino al Lago Santo, per poi scendere a Cembra e raggiungere le Piramidi di Segonzano e l’adiacente castello.

A testimoniare tale passaggio e la bellezza dei luoghi restano tre suoi acquerelli dedicati proprio al Castello di Segonzano e alla vallata con le sue Piramidi. Oggi la Dürerweg (sentiero di Dürer) collega Bolzano con la Val di Cembra: 40 chilometri di sentieri affascinanti, facenti parte di un percorso antico tra i castagni piantati dai Romani lungo la Via Augusta, la gola del Rio Lauco e la Foresta dei Violini, così denominata perché Stradivari prendeva qui il legname degli abeti rossi per i suoi melodiosi strumenti. Un sentiero porta poi alle Piramidi di Segonzano, incredibile fenomeno geologico che risale a oltre 20 000 anni fa Si tratta di torri piramidali, alte fino a una ventina di metri, dette “omeni”, composte da terra e ciottoli vari cementificatisi nel

tempo, su cui una frana ha lasciato grossi massi di porfido che hanno creato tale meraviglia della natura Hanno avuto la funzione di cappello alla torre, comprimendola, solidificandola e proteggendola dall’azione corrosiva dell’acqua e della pioggia. Essendo delicatissime, una volta caduta la copertura, la struttura si sciolse in alcuni decenni, come dimostrano dei ruderi che a fine Ottocento fecero da bersaglio alle esercitazioni di artiglieria degli Austroungarici. La storia è stata anche feroce con gli abitanti di questa vallata. Il 20 marzo 1797 l’esercito francese, condotto dal giovanissimo Napoleone Bonaparte nella sua prima Campagna d’Italia, attaccò la valle ove erano accampati 2500 soldati austriaci. Si sparse molto sangue e ci furono grandi distruzioni, con scaramucce che continuarono fino al 1801 Venne distrutto e incendiato il castello di Segonzano, ridotto da allora allo stato attuale Requisizioni e razzie furono all’ordine del giorno e un grave episodio è ancora ricordato: truppe francesi che marciavano nel paese di Faver, dopo uno dei loro saccheggi furono bersaglio di Paolo Tarabelli De Fati, che sparò contro di loro una fucilata colpendo un ufficiale. Tarabelli riuscì a fuggire, ma scatenò la feroce rappresaglia dei francesi, che incendiarono tutte le case del paese, la chiesa e le scuole, senza nessun riguardo per la popolazione inerme.

> Segue nel prossimo numero

LE TERRE DEL VINO

Done, ani e biceri no se conta mai

(Donne, anni e bicchieri non si contano mai)

Antico proverbio trentino

Le Piramidi di Segonzano sono sicuramente una delle maggiori attrattive della Val di Cembra

Costituite da un conglomerato di terra e ciottoli di varia natura, possono raggiungere anche i quaranta metri d’altezza

45

In visita all’azienda di Romano d’Ezzelino

SPECIAL SPRINGS

Sotto, da sinistra verso destra Stefano Falcone, esperto in tecnologie per il business, Dante Cappeller, operation manager di Special Springs, Rebecca Cappeller, sales manager di Special Sprins, e Andrea Minchio, direttore di Bassano News.

Quando la specializzazione porta a risultati vincenti

Fondata nel 1978 dai fratelli Augusto e Luciano Cappeller, in oltre quarantacinque anni di storia la ditta ha saputo conquistare i mercati di tutto il mondo Ora è soprattutto la seconda generazione a pilotarne lo sviluppo e l’evoluzione, puntando su obiettivi ben precisi

Sotto, dall’alto verso il basso I reparti di tornitura e assemblaggio di Special Springs. L’azienda di Romano d’Ezzelino è stata la prima in Europa ad adottare la verniciatura cataforetica, trattamento che offre un’elevata resistenza all’abrasione e un’ottima resistenza ai test di corrosione

Gli antichi romani direbbero Nomen omen, che potremmo tradurre con “Un nome, un destino”: concetto che è stato elaborato nel 1978 dai fratelli Augusto e Luciano Cappeller, quando hanno dato vita a Special Springs, azienda pensata espressamente per la produzione di molle speciali Un passo lungimirante, compiuto dieci anni dopo avere fondato il Mollificio Cappeller, altra importante realtà industriale del nostro territorio.

Non tanto un’evoluzione (entrambe le ditte sono tuttora all’avanguardia) quanto una differenziazione all’insegna della complementarietà

Una tappa fondamentale nella storia di Special Springs è stata quella compiuta nel 1990, con la realizzazione dei cilindri in azoto, comunemente definiti “molle a gas”, che costituiscono tutt’oggi il suo principale business.

Il quartier generale si trova a Romano d’Ezzelino, ma la ditta

può vantare diverse società, proprie o partecipate (in India, Turchia, Stati Uniti, Brasile, Francia, Spagna e Italia), e una rete di centocinquanta rivenditori in tutto il mondo Fra i fiori all’occhiello di Special Springs figura sicuramente la divisione di ricerca e sviluppo, che può contare su un affiatato team di ingegneri, su un’ampia gamma di strumenti per i test di resistenza (con oltre 40.000 ore all’anno) e su un laboratorio metallografico interno.

Abbiamo incontrato i cugini Rebecca Cappeller (figlia di Augusto), sales manager, e Dante Cappeller (figlio di Luciano), operation manager. Il nostro scopo? Sempre lo stesso. Quello di conoscere cioè le strategie e le modalità di comunicazione delle imprese di punta del Bassanese, nonché l’utilizzo da parte loro delle più aggiornate tecnologie per il business.

Come siete strutturati a livello di comunicazione interna ed esterna?

“Il nostro - esordisce Rebecca Cappeller - è un prodotto molto tecnico L’approccio, in termini comunicazionali, è dunque quello classico del BtoB attraverso i social, soprattutto Linkedin che è forse il canale più appropriato e veloce Ma ci avvaliamo pure della vecchia rivista di settore, del catalogo e della newsletter Considerando poi che circa il 90% dei clienti si trova all’estero, utilizziamo con successo il mail marketing E ci appoggiamo ai nostri distributori, che a loro volta replicano a pioggia il messaggio ai rispettivi mercati, declinandolo secondo formule specifiche. Una strategia che, obtorto collo, abbiamo particolarmente affinato e potenziato durante il Covid, quando cioè la comunicazione attraverso la rete era prioritaria Una modalità che consideriamo da sempre fondamentale rimane comunque quella del training aziendale, che

46 TEMPI MODERNI

preferiamo gestire direttamente dalla casa madre”.

Disponete di un sistema CRM?

“Certamente: una piattaforma a uso interno, che stiamo implementando in vista della condivisione di informazioni e di dati con i distributori Più in generale, anche uno strumento per veicolare video formativi, nonché messaggi efficaci e chiari da destinare agli utilizzatori finali, ai quali cerchiamo sempre più di approssimarci Producendo cilindri a gas, la value proposition coincide per noi con qualità e sicurezza!”

Quali sono i settori maggiormente serviti da Special Spring?

“La quota principale - spiega Dante Cappeller - è rivolta all’automotive. Le grandi case automobilistiche tendono infatti a sostituire le molle tradizionali con i nostri prodotti La necessità è quella di ridurre al massimo gli ingombri e, contemporaneamente, di massimizzare la forza. Un impegno costante per il nutrito staff dei ricercatori e dei progettisti di Special Springs Un altro

ambito importante è rappresentato dal comparto del bianco; così come dalle applicazioni speciali In effetti la nostra azienda è nata proprio per servire un mercato esigente Non a caso possiamo offrire una gamma molto ampia di possibilità e, comunque, ci stiamo muovendo nella direzione di una maggiore differenziazione di prodotto, grazie anche ad acquisizioni di aziende sinergiche ai nostri obiettivi strategici”

Tornando alla comunicazione “Da azienda metalmeccanica, tendiamo ancora a privilegiare le relazioni dirette, tanto con i clienti quanto con i collaboratori (ne abbiamo quasi cinquecento) Per questo motivo - conclude Rebecca - una volta alla settimana effettuiamo un allineamento con i team leader di reparto e d’area Indispensabili le attività di formazione e di team building”

Obiettivi da perseguire a tutto gas!

Raccolta in una sola immagine, una selezione di prodotti Special Springs: dai cilindri a gas alle molle a filo e a molto altro ancora

A fianco, da sinistra a destra Due della campagne pubblicitarie realizzate dall’azienda. Chi ha detto che i metalmeccanici sono privi di fantasia?

www.stefanofalcone.info

47
L’evoluzione non è una forza ma un processo; non una causa ma una legge. John Morley Sopra

Sotto, da sinistra verso destra Erika Astuni, presidente dell’Associazione Reparto Donatori di Sangue “Monte Grappa” di Bassano

Una rappresentativa del sodalizio in occasione di un evento nel territorio

La tabella illustra la compatibilità tra i diversi gruppi sanguigni: agli estremi si trovano il gruppo 0(donatore universale) e il gruppo AB+ (ricevente universale)

Per informazioni o iscrizioni Tel. 0424 889878 www.rdsbassano.it

Per informazioni o iscrizioni Tel. 338 7806929

robertodonazzan50@gmail.com

ERIKA ASTUNI Vincere la paura degli aghi per aiutare il prossimo

È alla guida di un ’associazione che raccoglie cinquantaquattro gruppi, per un totale di circa 6.200 donatori attivi e 3.000 soci onorari. Una grande realtà, che merita aiuto e collaborazione.

Dal 27 aprile 2023 Erika Astuni

è presidente dell’Associazione Reparto Donatori di Sangue “Monte Grappa” di Bassano, sodalizio fondato nel 1962 da un gruppo di Alpini della Sezione ANA Monte Grappa. Un traguardo raggiunto dopo un impegno di sei anni, nella veste di revisore dei conti, e una militanza nel Gruppo di Quartiere XXV Aprile. “Per me si tratta di un incarico impegnativo, del quale sono molto onorata, che regala anche grandi soddisfazioni. Ricordo che la nostra attività ha per scopo la promozione del dono. Naturalmente ciò presuppone di accompagnare nel percorso di formazione i nuovi soci, per poi fidelizzarli. Il nostro territorio è suddiviso in cinquantaquattro gruppi, per un totale di circa 6 200 donatori attivi, ai quali si aggiungono circa altri 3 000 soci onorari. Dunque una realtà di tutto rispetto!”

Entrando nello specifico, va precisato come l’attività di

promozione dei singoli gruppi (che si svolge attraverso incontri, serate informative nei quartieri e nei comuni della zona, così come in occasione di sagre e manifestazioni di vario tipo) vada distinta da quella operativa vera e propria

“Quest’ultima viene gestita in collaborazione con la dott ssa Patrizia Dragone, primario del reparto di Medicina Trasfusionale dell’Ospedale San Bassiano: per noi un solido e sicuro punto di riferimento, sempre aperta a prestare preziosa assistenza” Il direttivo di RDS “Monte Grappa” si compone di ventidue membri, dei quali sette mandamentali, dodici consiglieri e tre probiviri.

“Tutte persone estremamente impegnate: colgo anche in questo contesto l’occasione di ringraziarle per la grande dedizione che dedicano alla nostra causa. Donare il sangue è importante, davvero molto importante! Pensiamo per esempio ai cicli

di chemioterapia, che spesso ne richiedono grandi quantità. Oppure agli interventi chirurgici, ai trapianti di organi e alle diverse emergenze: dai parti agli incidenti stradali. Una problematica che passa talvolta inosservata riguarda poi la donazione di plasma, la parte liquida del sangue, indispensabile per la produzione di farmaci plasma-derivati destinati a quanti sono affetti da emofilia”

Nel 2023 il sodalizio bassanese ha effettuato 8.098 donazioni: “un numero in leggero decremento nell’ultimo biennio. Un fenomeno dovuto in gran parte a una certa scarsità di medici, che spesso si ripresenta - come in altri Repartie al quale spero si possa trovare una soluzione duratura”

Ogni singola donazione comporta un prelievo di 450 millilitri e può essere fatta, per quanto riguarda le donne in età fertile, due volte all’anno. Nel caso degli uomini, devono almeno intercorrere novanta giorni.

“Tutto ciò presenta, al di là dell’aspetto etico della donazione in sé, anche un vantaggio: quello di tenersi sempre controllati. Si tratta allora di vincere la classica paura da aghi e di mettersi generosamente a disposizione del prossimo La solidarietà e la condivisione di valori universali passano anche attraverso l’ago di una piccola siringa!”

48 STAR BENE
A colloquio con il presidente di RDS “Monte Grappa”

Due parole con la vulcanica ideatrice di “Gocce di Brenta”

SEVEN CREMONA Managerialità & solidarietà

Gli studi universitari, il lavoro nell’azienda di famiglia, il master in Business Administration al CUOA Poi la farmacia, a Padova E, a latere, la vicinanza alla Croce Rossa, la lunga militanza nell’Inner Wheel e le molte idee in ambito sociale Prima fra tutte, quella del service interassociativo che ha finora consentito di raccogliere - e quindi di devolvere in beneficenza - quasi duecentomila euro

Severina Cremona, per tutti Seven, si è laureata in Farmacia a Padova Dopo l’esame di Stato ha lavorato per diversi anni nell’azienda di famiglia, la Mario Cremona Medicinali, frequentando anche un master in Business Administration al CUOA di Altavilla Vicentina (un percorso specifico per quanti intendono occuparsi di gestione aziendale).

“Si è trattato di un’esperienza utile e interessante, perché mi ha fornito competenze importanti, che in seguito ho portato anche nella Farmacia Alla Stanga, a Padova, della quale sono titolare dal 1990”

Forte di una solida formazione manageriale, Seven Cremona ha potuto trasferire tale background professionale nella sua attività, ottenendo giorno dopo giorno risultati sempre più lusinghieri. “Ho cercato di impegnarmi in un progetto di lavoro che andasse oltre il banco, partendo da una buona base organizzativa e favorendo al massimo una programmazione innovativa e proiettata verso il futuro Per prima a Padova, ho utilizzato le opportunità offerte dall’utilizzo delle ledwall, i maxi schermi che vediamo lungo le strade, aprendo così una finestra molto più ampia - per così dire - sui prodotti e sui servizi della mia farmacia In precedenza avevo attivato un distributore esterno di articoli farmaceutici Stiamo parlando del 1994: allora questa possibilità, subito apprezzata dagli utenti, non era ancora presente in gran parte del territorio nazionale!”

Grazie a una costante e rigorosa informazione, Seven Cremona ha sempre puntato su proposte all’avanguardia Dapprima situata in zona Biri, dal 2008 la farmacia è stata poi trasferita al Centro Commerciale

Giotto, del quale - per incisoSeven Cremona è la dinamica presidente

Un cambiamento che ha comportato un ulteriore sviluppo dell’attività, sia in termini di quantità che di qualità, e un confronto con una clientela più vasta e molto diversificata, caratterizzato pure dalla numerosa presenza di stranieri

“A mio avviso si tratta del vero ingresso alla città, non distante dal casello autostradale di Padova Est, un contesto in continua espansione, con tante imprese Si tratta anche del luogo dove verrano edificati il nuovo Ospedale e la Questura Già oggi un autentico crocevia, che ci ha abituati a rapportarci a persone dalle esigenze più disparate. I miei collaboratori hanno imparato a saper fare tante cose, frequentando pure specifici corsi formativi Ma, soprattutto aprendo la mente a 360 gradi”.

Sposata con Stefano Cimatti

- già Sindaco di Bassano - e mamma di Carlo, Seven Cremona ha dato vita nel 2009 a Gocce di Brenta: uno straordinario progetto di solidarietà, concepito all’epoca della sua presidenza di Inner Wheel (club del quale è stata socia fondatrice) e rivolto alle persone fragili del territorio Un’iniziativa benefica appoggiata da numerose associazioni e club service di Bassano.

“Un’idea nata non casualmente Credo infatti di avere ereditato dai miei genitori una particolare sensibilità nei confronti di quanti versano in condizioni di difficoltà Un sentimento assolutamente condiviso con la mia attuale famiglia!”

Con un passato da Crocerossina nell’Unitalsi, a Lourdes, grazie alle diverse edizioni di Gocce di Brenta Seven ha potuto raccogliere la bellezza di quasi

Qui sotto

Un’istantanea di Seven Cremona, scattata in occasione dell’edizione 2023 di Gocce di Brenta

duecentomila euro, cifra di tutto rilievo che è stata in gran parte devoluta all’Associazione Oncologica San Bassiano, oltre che ad altre realtà del territorio attive in ambito sociale “Un successo di squadra, che ha coinvolto moltissime persone, a partire dai nostri motivatissimi volontari fino a giungere agli sponsor, che desidero ancora una volta ringraziare Ricordo che si tratta di una serata di gala: la manifestazione si svolge di consueto a Villa Gioiagrande, a Travettore di Rosà, e costituisce un bel momento di festa, di gioia, di musica e di condivisione, alla quale chiunque può prendere parte con animo generoso e aperto. Il prossimo appuntamento avrà luogo, sempre in quella splendida cornice, il prossimo 7 giugno Ritengo quasi superfluo aggiungere che anche i lettori di Bassano News sono invitati e che li aspetto numerosi!”

Dopo aver ricoperto l’incarico di direttore tecnico e amministratore delegato di Mario Cremona Medicinali, Seven Cremona ha aperto una propria farmacia a Padova.

Fondatrice dell’Inner Wheel Club di Bassano, che ha presieduto nel 2009, è stata in seguito insignita del Paul Harris Fellow, massima onorificenza rotariana Attualmente è membro del CdA di una fondazione legata a un istituto di credito del territorio

Sotto

La locandina di Gocce di Brenta, edizione 2024, e il logo del service interassociativo, disegnato dal compianto Tony Arduino.

51 PERSONAGGI

QUO VADIS TURCHIA?

Il nuovo Impero Ottomano

Dalle ceneri del Sublime Stato, crollato ufficialmente nel 1922, è nata la Repubblica Turca che, in appena un secolo, ha realizzato una performance impressionante E oggi, nella visione di Erdogan, il Paese è destinato a porsi sempre più come come un leader regionale e un attore influente a livello globale

Celebrando il 29 ottobre 2023 il centenario della Repubblica, Erdogan ha annunciato una nuova politica estera per la Turchia, puntando sulla drammatizzazione della narrativa nazionale e allineando personaggi ed eventi storici nella sua visione ideologica di rinascita neo-ottomana

La Repubblica di Turchia nasce nel 1923 all’indomani della Prima Guerra Mondiale con l’Impero Ottomano, sconfitto, che cede vaste aree del suo territorio e della sua sovranità a potenze straniere

Ma sotto la guida risoluta di Kemal Ataturk si mette in moto un imponente movimento di liberazione: nel 1922 la monarchia è smantellata; nel 1923 viene instaurata la Repubblica; il 1924 vede l’abolizione del Califfato; il 1930 porta il suffragio universale e il 1937 consacra la laicità come pietra angolare costituzionale

Secondo Erdogan l’ordine internazionale liberale non riesce a garantire pace e sicurezza: gli attuali meccanismi di global governance non sono in grado di affrontare le sfide globali in modo tempestivo, equo ed efficace. Erdogan cita il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres -“Le istituzioni multilaterali di oggi, create dopo la Seconda Guerra Mondiale, riflettono il potere e le dinamiche economiche di quel tempo e quindi necessitano di riforme”asserendo che tale osservazione è in sintonia con l’appello della Turchia per una riforma delle Nazioni Unite, al fine di creare un nuovo ordine mondiale giusto ed equo.

Neo-ottomanesimo

La Turchia è oggetto di pesanti critiche da parte dei Paesi occidentali per aver abbandonato la democrazia secolare adottando un sistema autonomo e una politica estera assertiva, che è

stata bollata come neo-ottomanesimo (nel 2020, annullando la decisione del 1934 di istituire la Basilica di Santa Sofia come museo, Erdogan ordina la sua riclassificazione come moschea). Il neo-ottomanesimo è un’ideologia politica turca irredentista e imperialista che, nel suo senso più ampio, sostiene di onorare il passato ottomano della Turchia, promuovendone un maggiore impegno politico all’interno delle regioni precedentemente sotto il dominio dell’Impero Ottomano Il neo-ottomanesimo emerge alla fine della Guerra Fredda con la dissoluzione dell’Unione Sovietica proponendo la Turchia come potenza influente nei Balcani (Bosnia, Albania, Kosovo), nel Caucaso, in Medio Oriente, nel Mediterraneo orientale (Cipro, Grecia, Siria) nonché in Africa (Libia).

Attività educative e culturali internazionali

Il soft power esercitato attraverso le scuole turche e il successo delle serie televisive turche contribuiscono a creare un humus culturale favorevole alla penetrazione di Ankara.

Un attore importante della politica estera turca è la Presidenza per i Turchi all’Estero (YTB), emerso come attore globale nell’istruzione internazionale e nelle attività culturali, affiancato dall’Istituto Yunus Emre (Yunus Emre Enstitüsü - YEE) che promuove la lingua e la cultura turca in tutto il mondo con 80 centri culturali in 60 Paesi, dall’Asia orientale all’Asia centrale e all’Africa. Il turco è diventato una delle cinque lingue straniere più studiate a livello globale grazie ai notevoli sforzi dell’Istituto

Qui sopra

Recep Tayyip Erdogan, è il 12° presidente della Repubblica Turca

In alto

Józef Brandt, Lo scontro fra la cavalleria ottomana e quella polacca nel 1672, olio su tela, 1905. Cracovia, Museo Nazionale

SCENARI
di Giorgio Spagnol
53
È una potenza emergente e persegue un percorso indipendente...

SCENARI

Iniziative politiche

internazionali

La Turchia intraprende iniziative politiche sempre più frequenti. Media con successo tra Ucraina e Russia e fornisce la piattaforma alle parti in conflitto per firmare l’accordo sui cereali, che evita una crisi alimentare globale. Ankara si impegna poi per impedire la diffusione della guerra ucraino-russa ad altri Paesi della regione del Mar Nero. Un altro esempio di iniziativa regionale turca sono gli sforzi turchi nel Nagorno-Karabak. Dopo la liberazione dei territorio azero dall’occupazione armena, la Turchia invita l’Armenia con altri Paesi della regione a formare un asse di stabilità regionale nel Caucaso meridionale

attualmente della quinta rete diplomatica al mondo Nel contempo, il numero delle ambasciate e consolati stranieri in Turchia sale a 326 Ankara mira a porre fine al suo rapporto gerarchico con le nazioni occidentali e a riprendere le sue relazioni sulla base di un partenariato paritario.

affari interni del Paese.

La Turchia svolge un ruolo importante anche nella crisi libica. Ankara è l’unica potenza che sostiene il legittimo Governo di Accordo Nazionale con sede a Tripoli, avendo ridotto la violenza nel Paese e mantenendo le speranze in una soluzione alla crisi La Libia è il terminale da cui si dipana la profondità strategica turca in Africa attraverso due assi di penetrazione Quello occidentale raggiunge la costa atlantica attraverso Algeria, Mali, Niger, Senegal e Gambia Quello orientale raggiunge invece l’Oceano Indiano attraverso il Sudan, l’Etiopia e la Somalia Questi Paesi sono legati alla Turchia da accordi.

La politica estera della Turchia Recuperare lo spazio geopolitico dell’Impero Ottomano e l’equilibrio tra ambizioni e mezzi: questo è il paradigma che guida la politica estera della Turchia sin dalla sua fondazione nel 1923 Ideologia, Islam e laicità sono semplici strumenti al servizio della nazione turca

Il Paese amplia notevolmente la sua rete diplomatica con 257 missioni all’estero, disponendo

Diversificando la propria politica estera con un approccio multilaterale e multidimensionale, Ankara inizia a impegnarsi con Paesi e regioni non occidentali aumentando la propria presenza a livello mondiale e cercando di trovare un sano equilibrio tra est-ovest e nord-sud Uno degli sforzi di maggior successo è il partenariato con l’Africa, dove il numero di ambasciate turche aumenta da 12 a 44 in due decenni Nello stesso periodo, il volume degli scambi tra Turchia e nazioni africane sale da 4,3 miliardi di dollari a 40 miliardi di dollari all’anno Sviluppi simili si verificano tra Turchia, America Latina e Caraibi, dove il numero delle ambasciate turche sale da 6 a 19 in due decenni e il volume degli scambi da 1 a 15 miliardi di dollari

La Turchia lancia inoltre nel 2019 l’Asia Anew Initiative per promuovere una più stretta cooperazione con i paesi del Sud-Est e dell’Est Asiatico in svariati settori Il governo turco attribuisce importanza allo sviluppo di relazioni più forti con la Cina, traendo vantaggio dalla Belt and Road Initiative (Vie della Seta Terrestri e Marittime).

Conclusioni

La visione di Erdogan rappresenta un manifesto del “Nuovo ordine mondiale” che raffigura la Turchia come un leader regionale e un attore influente a livello globale Nel contempo è un monito al mondo occidentale affinché smetta di intromettersi negli

La Turchia mira a utilizzare tutte le sue diverse identità (turca, musulmana, mediorientale, europea, ecc ) simultaneamente e attivamente. Avendo svolto un ruolo attivo nella gestione delle crisi regionali e globali negli ultimi due decenni, il Paese rimane un attore influente nella ripartizione globale del potere

La Turchia è la sede del secondo esercito della NATO, del 19º produttore manifatturiero mondiale ed è il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati

Oggi la Turchia è una potenza emergente che persegue un percorso indipendente Le sue mosse sulla scena mondiale, soprattutto in ambito militare, dimostrano che l’equilibrio del potere globale non è più determinato dalla semplice competizione tra grandi potenze. Le sue attività ricordano all’Occidente che i Paesi in via di sviluppo stanno plasmando e continueranno a influenzare il corso delle relazioni internazionali. L’Occidente dovrebbe prendere seriamente in considerazione la trasformazione della Turchia dalle ceneri dell’Impero Ottomano a una potenza in netta ascesa

A metà del diciannovesimo secolo lo zar Nicola I definì l’Impero Ottomano “il malato d’Europa” Dopo un declino durato secoli, l’impero crollò ufficialmente nel 1922.

Eppure da quelle ceneri nacque la Repubblica Turca che, nel corso di appena un secolo, ha realizzato una performance impressionante

La presenza turca nei Balcani Occidentali e in Libia (oggi ring secondari dove si scontrano i pesi massimi della geopolitica mondiale) è rilevante per i loro vicini, in primis Unione Europea e Italia, condannati dalla geografia a doversene preoccupare e occupare.

54
Un sultano dell’Impero Ottomano nel XVI secolo Sopra, dall’alto verso il basso Il presidente Erdogan con Vladimir Putin e con Joe Biden

Ai blocchi di partenza la trentesima edizione

MINIFESTIVAL DI ROMANO ORMAI È UN CLASSICO

È davvero grande la soddisfazione del maestro Luigi Ferro, fra gli organizzatori della manifestazione, nella quale hanno modo di esibirsi bambini e ragazzi del territorio

Il Minifestival di Romano ha raggiunto il ragguardevole traguardo della 30a edizione: un appuntamento ormai “storico”, atteso con gioia - come si suol dire - da grandi e piccini. La manifestazione, lo ricordiamo, ospita bambini e ragazzi del territorio, offrendo loro la bella opportunità di esibirsi in diverse attività artistiche: canto, musica strumentale (solistica oppure in formazioni che vanno dal duo all’orchestra), danza e teatro.

Quest’anno saranno circa un centinaio gli artisti in erba che sabato 18 maggio (ore 20.30) calcheranno il palcoscenico del Teatro Giuseppe Gnoato a Sacro Cuore di Romano d’Ezzelino, accompagnati nelle loro performances dalla proiezione, in tempo reale, dei disegni dell’illustratrice

Benedetta Tonello

Fra i protagonisti che animeranno la serata ricordiamo l’Orchestra Symphoniae dell’Istituto Com-

prensivo di Romano d’Ezzelino diretta dal maestro Marcello Godi, le scuole di musica R Benella (Cassola), Musica è (Fellette), Areasuono (Bolzano Vicentino), Dallas Lab (Bassano) e il Gruppo Pianistico Euterpe (Solagna) Saranno inoltre presenti il Gruppo Percuss, il Gruppo Scout San Giuseppe 1 (con brani della tradizione scoutistica), il Coro Classe 1a Media dell’Istituto A Graziani (Bassano) diretto dal maestro Luigi Ferro, la Scuola di Danza San Bassiano (Bassano), la Scuola di teatro Rabbit Hole (San Zeno), nonché i Vessilliferi di Marostica, con una performance percussionistica

Presenterà la serata Pamela Ferraro, avvalendosi della regia di Anna M. Bortignon.

Abbiamo incontrato il maestro Luigi Ferro, presidente del comitato organizzatore.

Una ghiotta occasione per conoscere il suo pensiero, in

particolare riguardo alla relazione che unisce l’arte alla didattica musicale: una sorta di legame che, in particolare nei bambini, si rivela davvero efficace “In tutte le sue forme l’arte favorisce la dimensione creativa ed espressiva, attraverso la quale il bambino o il ragazzo può armonizzare le proprie qualità comunicative, esplorando dentro di sé la personale unicità del suo essere”

Il Minifestival è anche la manifestazione dell’impegno dei docenti appassionati che seguono i ragazzi e che partecipano con entusiasmo all’evento. “Trenta edizioni - conclude il maestro Ferro - sono un notevole traguardo Mi piace ricordare che sul palco del Minifestival, si sono susseguite negli anni diverse generazioni, tanto che oggi possiamo assistere alle esibizioni dei figli di mamme e papà che, da bambini, salirono proprio sullo stesso palco!”.

In questa pagina

Alcune immagini tratte dalle passate edizioni del Minifestival di Romano

Qui sopra

Il maestro Luigi Ferro Autore di circa 350 brani tra musica pianistica, da camera, didattica e fiabesca, è anche l’ideatore della nota Maratona Pianistica

55
DE MUSICA di Elisa
I fiori, la musica e i bambini sono i gioielli della vita. Ciajkovskij

URP - Informagiovani

Comune di Bassano del Grappa

Piazzetta Guadagnin, 13

Tel 0424 519555 - 0424 519165

I MUSEI DI BASSANO

Museo Civico

Fra i più antichi del Veneto, è sorto nel 1828 in seguito al legato del naturalista

Giambattista Brocchi ed è costituito da Museo, Biblioteca e Archivio

Museo della Ceramica

Museo Remondini

Il Museo della Ceramica ospita una raccolta di maioliche, porcellane e terraglie, composta da 1200 pezzi.

Nel Museo Remondini si trova una ricca collezione di stampe antiche

Sezione naturalistica del Museo Palazzo Bonaguro

Il Palazzo ospita l’esposizione Mondo animale Conoscerlo per proteggerlo www.museibassano.it

PRONTO INTERVENTO

SOCCORSO

PRONTO SOCCORSO

CARABINIERI

Pronto Intervento

112

Comando Compagnia 0424 527600

Via G Emiliani, 35

Comando Forestale 0424 504358

Pronto Intervento 1515

Via Trentino, 9

GUARDIA DI FINANZA

Via Maello, 15 0424 34555

POLIZIA DI STATO

V.le Pecori Giraldi, 56 0424 507911

POLIZIA LOCALE

Via J Vittorelli, 30 0424 519404

POLIZIA STRADALE

Via Ca’ Rezzonico, 14 0424 216611

VIGILI DEL FUOCO

Via Ca’ Baroncello 0424 228270

SERVIZI PUBBLICI

AGENZIA DELLE ENTRATE

Via M Ricci, 8 - 1° p 0444 046246

ARCHIVIO Dl STATO

Via Beata Giovanna, 58 0424 524890

AZ. ULSS n. 7 PEDEMONTANA

Ospedale “San Bassiano”

Via dei Lotti, 40 0424 888111

Emergenze Autolettighe 118

Guardia medica 0424 888000

U.R.P. 0424 888556

Consultorio familiare

Via Mons. Negrin 0424 885191

CAMERA Dl COMMERCIO

Largo Parolini, 7 0424 220443

CENTRI PER L’IMPIEGO

Largo Parolini, 82 0424 529581

CROCE ROSSA 0424 529302

I.A.T. Informazioni e Accoglienza

Turistica - Bassano del Grappa

Piazza Garibaldi, 34 0424 519917

IL GIORNALE Dl VICENZA

Largo Corona d’ltalia, 3 0424 528711

I N A I L

Via O Marinali, 79 0424 217411

I.N.P.S.

Via C Colombo, 70/94 0424 887411

MUNICIPIO

Via Matteotti, 35 0424 519110

U R P

Piazzetta Guadagnin, 13 0424 519555

INFORMAGIOVANI e CITTA’

Piazzetta Guadagnin, 13 0424 519165

POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Piazza Paolo VI, 2 0424 213230

Via Angarano, 149 0424 503926

Via Passalacqua, 70 0424 513112

PRO BASSANO

Via Matteotti, 43 0424 227580

SPORTELLO IMMIGRATI

Via Verci, 33 0424 526437

TRIBUNALE DI VICENZA

Sportello Cittadino Imprese di Bassano del Grappa

Via O Marinali, 32 0424 528424

ARTE E CULTURA

MUSEO CIVICO - BIBLIOTECA

Piazza Garibaldi, 34 0424 519901

MUSEO CERAMICA - REMONDINI

Palazzo Sturm 0424 519940

CHIESETTA DELL’ANGELO

Via Roma, 80 0424 227303

PALAZZO AGOSTINELLI

Via Barbieri 0424 519945

PALAZZO BONAGURO

Via Angarano 0424 502923

MUSEO DEGLI ALPINI

Via Angarano, 2 0424 503662

MUSEO DEI CAPPUCCINI

Via San Sebastiano, 42 0424 523814

MUSEO DELL’AUTOMOBILE

“L. BONFANTI-VIMAR”

Romano d’Ezzelino 0424 513690

MUSEO HEMINGWAY

Via Ca’ Erizzo, 35 0424 529035

FARMACIE

L’orario dei turni si intende dalle 8 45 del primo giorno alle 8 45 del secondo

AGOSTINELLI

Via del Cristo, 96 0424 523195

10/05-12/05 03/06-05/06 27/06-29/06

ALLE DUE COLONNE

Via Roma, 11 0424 522412

12/05-14/05 05/06-07/06 29/06-01/07

ALLE GRAZIE

Via Passalacqua, 10/a 0424 35435 16/05-18/05 09/06-11/06

ALL’OSPEDALE

Via J da Ponte, 76 0424 523669 08/05-10/05 01/06-03/06 25/06-27/06

CARPENEDO

Piazza Garibaldi, 13 0424 522325 20/05-22/05 13/06-15/06

COMUNALE 1

Via Ca’ Dolfin, 50 0424 527811 02/05-04/05 26/05-28/05 19/06-21/06

COMUNALE 2

Via Ca’ Baroncello, 60 0424 34882 30/04-02/05 24/05-26/05 17/06-19/06

POZZI

Via Scalabrini, 102 0424 503649 04/05-06/05 28/05-30/05 21/06-23/06

RAUSSE dott. MARIO

Piazza Libertà, 40 0424 52222 18/05-20/05 11/06-13/06

ROMITO dott MASSIMO

Via Mons Rodolfi, 21 0424 566163 22/05-24/05 15/06-17/06

TRE PONTI

Via Vicenza, 85 0424 502102 14/05-16/05 07/06-09/06

XXV APRILE

Viale Asiago, 51 0424 251111 06/05-08/05 30/05-01/06 23/06-25/06

56 INDIRIZZI UTILI
Dl EMERGENZA 113
118
115

Una tradizione industriosa a Marostica e nella nostra provincia

di

DAL FILO DI LANA

AL FILO DI SETA

Economia e sviluppo del territorio: nella seconda metà del ’700 la Serenissimaa era il più grande produttore europeo nel settore della filatura serica E il Vicentino ricopriva un ruolo di primo piano

Mappa del Borgo Giara di Marostica

Il disegno, eseguito il 20 dicembre 1676 dai periti Francesco Cuman e Antonio Benoni per ordine del Magistrato ai Beni Inculti, mostra il luogo in cui Marco Stropari, con supplica del 13 novembre, desidera costruire un “edificio ad orsoglio alla Bolognese” Archivio di Stato di Venezia.

Qui sotto

Lo stesso luogo, così come appare oggi (da Google Maps)

NOTE

1) ASVe, CSM, b 479 ‘Nota di tutti gli Ediffizi da orsogli alla Bolognese in Marostica e suo territorio’ inviata dal Podestà di Marostica Antonio Sorazza al Savio alla Mercanzia Nicolò Tron, Marostica 13 ottobre 1718

2) ASVe, CSM, b 594, ‘Edifici nella Città di Vicenza e territorio alla Bolognese Sopra de quelli si possono anco far delle trame et altri lavori’ 7 aprile 1726 Nello stesso anno Vicenza annoverava quattro ‘mulini alla bolognese’, di proprietà rispettivamente di Zanne Mantoan (mezzano), Sanzo Battistella (grande), DD di S Bortolamio (mezzano), Marcolin (piccolo)

3) ASVe, CSM, b 487, ‘Trasunto della seta lavorata nelli filatoj privilegiati, e non privilegiati della Terra Ferma’

4) ASVe, CSM, b 487

Già attorno alla prima metà del XIV secolo Vicenza e il territorio nella fascia pedemontana della provincia furono una delle prime aree del nord-est della nostra Penisola ad accogliere i gelsi (‘morari’) nel paesaggio agrario e i bozzoli del baco da seta (‘cavalieri’) all’interno delle case contadine

Durante la dominazione veneziana i vicentini raggiunsero una tale perizia in questo settore che nella seconda metà del Quattrocento vendevano grandi quantità di gelsi e di semi di bachi a ferraresi, mantovani e genovesi Quando alla fine del 1500, la produzione dei ‘panni alti’ di lana di Lonigo e della Podesteria di Marostica entrò in crisi anche a causa della forte concorrenza internazionale di nuovi prodotti più leggeri, i ‘camelotti’, e più robusti e meno costosi, i ‘merlini’, la gelsibachicoltura e la filatura della seta erano pronte per sostituire con perizia e ingegno l’industria della manifattura laniera

Determinante per lo sviluppo dell’economia della seta nel nostro territorio fu però l’introduzione, già nel corso del Cinquecento, a Vicenza e in provincia del ‘mulino alla bolognese’, l’innovativo filatoio circolare da seta mosso da energia idraulica o manuale. Esso costituì una tecnologia straordinaria, una delle macchine forse più complesse tra quante siano state mosse dall’energia dell’acqua Permetteva di filare un filo di seta a due fili

(‘cai’), torto uniformemente: ne risultava un prodotto conosciuto con il nome di ‘orsoglio alla bolognese’ (organzino) più sottile, resistente e lucido del prodotto filato con il metodo tradizionale. Il ‘mulino da seta alla bolognese’ determinò la significativa diffusione della filatura-torcitura serica nella Podesteria di Marostica dove i mulini di seta producevano non solo l’orsoglio, ma anche altri tipi di filato, come quello da trama e quello robusto ma meno pregiato detto alla rasera. Nel 1718 Marostica e il suo territorio si situavano al secondo posto dopo Bassano del Grappa - che annoverava ventiquattro mulini da seta ‘alla bolognese’nella produzione di ‘orsogli’ nei 21 mulini da seta ‘alla bolognese’, alcuni di proprietà dei titolari, altri gestiti in affitto A Marostica ve n’erano sei, situati prevalentemente lungo la roggia d’acqua che correva lungo l’attuale via Beato Lorenzino Tra i proprietari si ricordano il Conte Iseppo Marzari che affitta al Sig Iseppo Bricito; Paolo Vettorelli che affitta al Sig. Nicola Caffo; il Sig Francesco Stroppari e il Sig. Lorenzo Graniglia Ad Angarano cinque, di proprietà rispettivamente della Nobil Donna Lucrezia Dal Molin, Pietro Toniolo, Ambrosio Marinon, Paolo Golin, Zuanne Miazzo; ad Oliero due, Bortolo Pedi e Orazio Scolari; a Nove due, Ruberto Roberti e il N H Angelo Diedo Procuratore di S. Marco; a Campolongo uno, N H Nicolò Contarini; a Valstagna quattro, Antonio Todesco, Zuanne Genere, Signori Lazzaroni, Signori Fabri; a Marchesane uno, N H Conte Giacomo Angaran da lui affittato al Lorenzo Zincato1 .

Un’altra relazione redatta nel 1726, rende nota la presenza in territorio marosticense di altri mulini ‘alla bolognese’, indicando le relative dimensioni2. Le numerose inchieste ammini-

strative alla fine del Settecento misero in luce la grande vitalità del comparto della filatura serica a Marostica Nel suo rapporto del 1774 Antonio Zulian rilevava che: “la bachicoltura era molto diffusa nel Marosticense, così come l’allevamento dei ‘morari’; si produceva grandi quantità di seta, ma purtroppo la migliore era esportata di contrabbando all’estero”

Una rilevazione attenta e accurata redatta nel 1785 fornisce in misura pressoché attendibile la dimensione raggiunta dal comparto della torcitura a fine secolo nel Vicentino. La produzione complessiva di seta ritorta tra il 1783 e il 1784 sfiorava le 350 000 libbre di seta annue (125 tonnellate), di queste 140 000 (45 tonnellate) erano lavorate nei diciannove torcitoi della Podesteria di Marostica, e 170 000 libbre (circa 60 tonnellate) nei ventidue mulini del Bassanese3

Un’altra stima stilata presumibilmente negli anni Ottanta del Settecento ci fornisce invece i dati sulla quantità e il valore del prodotto della seta greggia in Europa, calcolata sulle rispettive qualità, peso e valuta veneta4 Dai dati indicati emerge che la Repubblica di Venezia con la produzione di 2 500 000 libbre era nel XVIII secolo il più grande produttore di seta greggia in Europa e in Italia - mentre la Francia produceva 2 000 000 di libbre e il Piemonte 1 600 000coprendo poco meno di un quinto del consumo totale delle manifatture europee. La produzione del solo Vicentino, pari a una media di 350 000 libbre lavorate annualmente nel periodo 1783-1785 corrispondeva alla produzione dell’intero Stato Pontificio e di poco inferiore a quello dell’intera Sicilia. E circa la metà di questa produzione, come abbiamo visto sopra, era lavorata nella Podesteria di Marostica

58 SPIGOLATURE
Francesca Xausa

Per onorare la memoria del padre, Anna Rosa Baggio ha dato alle stampe un libro che costituisce una toccante testimonianza

“MEMORIE CLANDESTINE” nel diario di Umberto Baggio

Ventidue mesi di deportazione e di lavoro forzato in Germania, in un lager nazista, nei panni di Internato Militare: una condizione che Hitler riservava ai soldati italiani, considerati traditori dopo l’Armistizio dell’8 Settembre 1943.

Sono davvero pagine coraggiose quelle che il rosatese Umberto Baggio è riuscito a scrivere - quasi miracolosamentenel corso della sua prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale: il diario di un soldato italiano, un Alpino, vissuto per due anni in un lager nazista

Dopo il tragico Armistizio dell’8 Settembre 1943, egli fu

infatti deportato in Germania e considerato da Hitler, come peraltro molti nostri connazionali, un traditore Per questo motivo venne privato dello status di “prigioniero” e riclassificato come Internato Militare Italiano (IMI) Nel suo scritto traspare la sofferenza patita per le angherie, la fame, il freddo e la malattia Ma anche la grande resilienza nell’affrontare tutto ciò con spirito di abnegazione, senza in fondo mai perdere la speranza nel domani.

A ricordarne quelle tribolazioni ha provveduto sua figlia Anna

Rosa, trascrivendo con molta emozione quanto Umberto aveva riportato in un libriccino usando una matita copiativa Un testo che, ormai, aveva quasi perso il colore e rischiava, nel tempo, di divenire davvero illeggibile “Sulla soglia dei novant’anni, carico di fatiche e gravemente ammalato, papà me lo donò, con il desiderio che quella sua terribile esperienza non andasse dispersa Per imprimere ulteriore forza a tale volontà ho deciso di dare il testo alle stampe E sono convinta che ne è valsa la pena!”.

Perché infliggere sofferenza agli altri, quando noi stessi cerchiamo di sfuggirla?

Buddha

A fianco

Soldati italiani in un campo di prigionia tedesco durante la Seconda Guerra

Mondiale

Qui sotto

L’Alpino Umberto Baggio, in servizio alla Questura di Trento nel 1942

Qui sopra

Anna Rosa Baggio è nata a Rosà

Dopo la maturità a Nove ha lavorato come pittrice e direttrice artistica alla Bottega d’arte di Cittadella

Impegnata in vari progetti sociali, è alla sua prima esperienza editoriale

61

INIZIATIVE

di Antonio Minchio

Otello Fabris, stimato studioso della cultura enogastronomica storica, con alcuni componenti della Commissione Internazionale di Cittanova

International Meeting for Stockfish Heritage: un progetto per la candidatura dello stoccafisso a Patrimonio immateriale Unesco

STOCKBRIDGE 2024 Un incontro e un’opportunità

Due parole con Otello Fabris, fra gli organizzatori dell’evento che vedrà giungere a Bassano importanti presenze internazionali L’obiettivo? Quello di valorizzare, dal circolo polare artico al continente africano, una tradizione culinaria e culturale che unisce popoli e comunità

In occasione del terzo weekend di maggio, da venerdì 17 a domenica 19, Bassano ospiterà un importante convegno volto a valutare, studiare e sostenere la candidatura dello stoccafisso a Patrimonio Immateriale Unesco: l’International Meeting for Stockfish Heritage

L’evento, di grande respiro, è dedicato alla valorizzazione di quel baccalà che il patrizio veneto Pietro Querini, naufragato in prossimità delle isole Lofoten in Norvegia, fece conoscere nella Serenissima, e che oggi costituisce uno dei piatti forti della tradizione gastronomica vicentina

Qui sotto

La storia della Querina: si tratta di un pannello in maiolica, realizzato dall’artista romano Franco Fortunato secondo l’antica tecnica della cuerda seca L’opera, dedicata a Bassano e agli zattieri del Brenta, sarà ufficialmente presentata alla città venerdì 17 maggio sul Ponte Vecchio.

L’appuntamento è ufficialmente denominato Stockbridge 2024: un nome non casuale, che sottolinea un successo del nostro territorio, poiché proprio la città dello storico ponte palladiano, luogo di scambi e di incontri (laddove “ci si dà la mano”), è stata scelta dalla prestigiosa International Stockfish Society quale sede del meeting Un abbinamento, quello fra stockfish e stockbridge, che è risultato subito gradito alle molte associazioni che aderiscono al progetto e che prossimamente saranno a Bassano.

“Per qualche giorno - ricorda Otello Fabris, fra gli organizzatori del meeting (e componente della Commissione Internazionale per la promozione del riconoscimento dello stoccafisso a Patrimonio Immateriale dell’Umanità (sorta nel 2023 a Cittanova in Calabria)il nostro amato Ponte Vecchio smetterà i panni del Monumento Nazionale per indossare quelli, più giovanili, di confratello dello Stockfish, diventando appunto quello che è sempre stato e cioè uno Stockbridge!”.

Patrocinato dalla Regione Veneto, dal Comune di Bassano e dalla Federazione Italiana Circoli

Enogastronomici, l’evento è promosso e organizzato dalla International Stockfish Society, dal Macaronicorum Ristoratorum Baxanensium Collegium, dalla Accademia dello Stoccafisso di Calabria e dallo Slow Food Bergen, con la collaborazione tecnica e logistica della Compagnia dei Canevaroli della Terra di Bassano “La portata internazionale di questo evento - continua Otello Fabris - è testimoniata anche dalla presenza in contemporanea di Bivdu - Associazione Pescatori Sami e da Slow Food Nigeria: in pratica i produttori del Circolo Polare Artico incontreranno i consumatori africani della Nigeria, il cui piatto nazionale viene confezionato proprio con la testa dello stoccafisso Parliamo di una parte del pesce che subisce un processo di essiccazione separato rispetto al resto del corpo e dalla quale un tempo si ricavava una specifica farina. Ora, invece, i nostri amici nigeriani ne sono i principali consumatori al mondo” Ricordiamo che lo stoccafisso riveste una notevole importanza storica e culturale, grazie anche alle diverse tecniche di lavorazione: tramandate di generazione in generazione, esse testimoniano l’abilità dei trasformatori e degli chef ad adattarsi alle risorse disponibili e a creare, anche con poco, prelibatezze uniche “Questa tradizione culinaria ha influenzato profondamente la nostra cucina regionale, contribuendo allo sviluppo sociale ed economico delle comunità. Per questo l’iscrizione dello stoccafisso nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco rappresenterebbe un’imperdibile opportunità per celebrare e preservare una preziosa eredità, sottolineandone l’alto significato”

Il programma di questa originale Tre giorni è davvero densissimo Per ragioni di spazio non possiamo riportarlo integralmente, ma ci piace segnalare che è aperto al pubblico: si può infatti prendere parte ai diversi appuntamenti, in primis a quelli conviviali. Fra i momenti clou di venerdì 17 ricordiamo la presentazione de La storia della Querina, pannello in maiolica dell’artista Franco Fortunato (Ponte Vecchio, ore 16 30), i saluti istituzionali e l’aggiornamento sullo stato di avanzamento del progetto, alla presenza di numerose autorità internazionali (Sala Chilesotti, ore 17.30), e la cena a tema sulla tradizione enogastronomica bassanese (Ristorante Trevisani, ore 20 30) Sabato 18 saranno presentate le Confraternite italiane partecipanti ai lavori (Cappella Mares, ore 12 00); a seguire avrà luogo il pranzo, con un saggio enogastronomico sul Pesce di fiume e sul pesce conservato nella tradizione rinascimentale, a cura di Sergio Dussin, cuoco dei papi (Parco di Ca’ Querini Erizzo Luca). Alla sera “Slow Food Day”, con il Menu Querinissimo, dedicato al viaggio dello stoccafisso in Europa e al gemellaggio tra le delegazioni italiane, norvegesi e nigeriane di Slow Food International (Ristorante Ca’ Nardello, ore 20.30).

Domenica 19 sarà la volta di Stockbridge 2024, incontro solenne tra le rappresentanze norvegesi e l’ANA Montegrappa con gli Onori al Berretto Norvegese, dono al Museo degli Alpini (Ponte Vecchio, ore 11.30). A seguire, Grand Buffet dei piatti tipici di “Stoccafisso, il pesce che unisce”, con gli chef delle Accademie e delle Confraternite Vini regionali in abbinamento serviti dalla Compagnia dei Canevaroli della Terra di Bassano (Istituto Scalabrini, ore 13 00)

62

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.