Il Fatto n. 053

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w w w .i l f a tto.n et Molfetta

Quindicinale gratuito di informazione.

Corsivo

Vendola, Poli Bortone e Palese: calato il tris per la Regione.

giovedì 4 febbraio 2010

n° 53

Politica

In città

Sport

Il nuovo porto continua a scatenare il dibattito tra maggioranza e opposizione.

Premiati cinque carabinieri in servizio alla Compagnia di Molfetta.

Esonerato l’allenatore della Liberty, Enzo del Rosso.

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Come oggi. 18 anni fa... Arresti domiciliari. Per tre.

Torna il Carnevale Molfettese.

Tre fratelli, costretti sulla sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare, da oltre 10 giorni non escono di casa a causa di un guasto all’ascensore condominiale. La famiglia chiede il rispetto del loro diritto di andare a scuola e di non essere prigionieri senza colpe.

Appuntamento con la cinquantunesima edizione della manifestazione. Non mancano il veglioncino dei bambini, le serate a teatro e le due sfilate in programma il 14 e 16 febbraio. E da quest’anno i carri allegorci, cinque realizzati in città, tornano a filare in Corso Umberto.

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Corsivo

giovedì 4 febbraio 2010

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Regionali: via alla girandola dei nomi Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1716

Salvo improvvisi colpi di scena saranno tre i candidati alla presidenza: Rocco Palese per il centrodestra, Nichi Vendola per il centrosinistra e Adriana Poli Bortone sostenuta da Io Sud e UdC. Le primarie del 24 gennaio hanno deciso le candidature per le regionali di fine marzo, designando Vendola, largamente vincitore su Boccia, e risolvendo anche il nodo dello schieramento avversario, infatti nella stessa giornata il centro destra ha scelto Rocco Palese, attuale capogruppo Pdl alla Regione, spingendo Adriana Poli Bortone a proporsi a sua volta, guadagnando l’appoggio dell’Udc. Grande differenza delle procedure, che è poi la differenza fra due idee di politica, da un lato dopo mesi di guerriglia interna ai partiti, anzi, al solo Pd, alla fine la decisione l’hanno presa coloro che hanno votato alle primarie, a Molfetta sono stati 2611, dall’altra ugualmente guerriglia, nel Pdl fra il gruppo Fitto, gli ex An, i salentini contro i baresi, ma scelta finale dei dirigenti, se non del solo Berlusconi. Quando si ha la tentazione e la si ha, diciamolo, di pensare che destra e sinistra pari siano, almeno questo bisognerebbe ricordarlo. A Molfetta l’esito, schiacciante per Nichi Vendola, 2337 voti contro i 284 di Francesco Boccia, è stato frutto di un intrecciarsi di processi diversi. Il Partito Democratico cittadino ha avuto in Guglielmo Minervini uno dei supporter più convinti della ricandidatura di Vendola,

nonostante il partito avesse indicato Francesco Boccia. Il dato finale fa intendere che sulla scelta di Vendola si siano ricomposte le divisioni interne al circolo locale. Piero de Nicolo ha sposato la causa di Vendola e, affinché non ci fossero dubbi, domenica s’è presentato a Molfetta con il senatore Alberto Tedesco, ex assessore regionale alla Sanità, cui de Nicolo fa riferimento, che ha dichiarato: “Il voto è segreto. Ma io ho votato per Vendola”. Hanno affollato la sala di San Domenico, sede delle

primarie, i militanti del Pd e gli irriducibili di sinistra, mischiati alle signore attempate giunte alla fine della messa, ma anche quelli spedititi da chissà chi, che sono pure tornati indietro a chiedere la ricevuta dell’euro versato, per diffidenza o forse per esibirla, c’è stato pure qualcuno che, avuta la scheda, ha chiesto candido “ed ora cosa faccio?”, forse chi l’aveva mandato per la fretta s’era scordato di dir su che nome andava posta la croce. Anche i big della politica locale, fermatisi poi a discutere sul dopo primarie. Perché trovati finalmente i candidati alla presidenza della Regione si comincia a scannarsi sulla composizione delle liste, in vista di una breve campagna elettorale. Molte decisioni sono ancora da prendere, ma dovrebbero grosso modo aver conferma le indiscrezioni che circolano da tempo sui candidati molfettesi, che non saranno pochi. Nel centro destra, per precisa disposizione del senatore e sindaco, un solo candidato, che poi sarebbe lui stesso, non proprio lui con nome e cognome, di cariche ne ha già troppe, ma il suo fedelissimo Antonio Camporeale; al palo, quindi, l’eterno pseudo delfino Nicola Camporeale, che rimarrebbe presidente del Consiglio Comunale. Il sindaco ha chiamato

a raccolta i suoi, la competizione lo eccita e, quindi, nemmeno un voto deve andare perduto, che non ci provino gli esponenti del Pdl a promettere i loro voti a qualche candidato forestiero. Il consigliere uscente Franco Visaggio, che gli ultimi avvistamenti danno nel centro destra, non riuscirebbe a trovare una lista che gli si adatti e potrebbe così anche rinunciare. Nel centro sinistra giochi ancora da decidere. Per il Pd si presenterà l’assessore regionale Guglielmo Minervini e potrebbe anche farlo Piero de Nicolo; ancora in attesa che si chiariscano le dinamiche interne alla sinistra Antonello Zaza. Abbastanza sicuro, invece, Domenico Cives per l’Italia dei Valori, mentre ancora in cerca di collocazione Tommaso Minervini. C’è chi si sente forte e correrà per sé, chi lamenta che ancora una volta mancherà in città un progetto comune ai partiti, ma a tutti è chiaro che non si vince solo con i voti di Molfetta e non si vince se non si hanno dietro gruppi di cui si è espressione. Rimangono giusto un paio di mesi per tirare le fila del lavoro fatto in questi anni o raccogliere quanto si è seminato, saranno mesi di fuoco. Lella Salvemini


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Primo Piano

giovedì 4 febbraio 2010

Prigionieri della loro casa Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1717

Tre fratelli disabili bloccati da oltre 20 giorni per un guasto all’ascensore. E nessuno interviene. Da oltre 20 giorni sono chiusi in casa. Niente scuola, niente amici, niente riabilitazione. Accade a Molfetta a tre fratelli, Giuseppe, Andrea ed Alex, rispettivamente di 17, 14 e 7 anni, costretti sulla sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare. Il loro appartamento, al terzo piano di uno stabile di via Raffaele Cormio a Rione Paradiso, è letteralmente isolato a causa di un guasto che ha messo fuori uso l’ascensore e per loro il mondo esterno è diventato un sogno. Una situazione già verificatasi tra novembre e dicembre dello scorso anno: in quella occasione i tre ragazzi rimasero in casa per quasi un mese come ricorda la loro mamma: “Hanno passato intere giornate davanti alla televisione e ad osservare la strada attraverso le finestre. In nessun modo ci è stato possibile farli uscire. La porta di casa si è trasformata in un muro impossibile da oltrepassare”. Un problema, quello dell’ascensore, che i condomini hanno deciso di risolvere anche grazie alla fattiva collabora-

zione dell’amministratore condominale Leo de Noia che si è assunto in proprio la responsabilità di disporre l’intervento dei tecnici. Un intervento che però non potrà essere eseguito

prima di ulteriori venti giorni. E nel frattempo i tre fratelli, due dei quali frequentano l’istituto professionale “don Tonino Bello”, mentre il più piccolo la scuola elementare “Giulio

Cozzoli”, saranno costretti a trovare soluzioni di fortuna per abbandonare la loro casa: infatti, anche i servizi sociali, interpellati dalla famiglia per tramite dell’avvocato Angelo Ciocia, che segue la vicenda, hanno dichiarato la loro impossibilità ad intervenire. In sostanza gli uffici comunali, cui è stato chiesto unicamente di attivarsi per garantire il diritto alla studio dei tre ragazzi, ha fatto sapere di non avere i mezzi per prestare soccorso, scaricando la responsabilità sulla stessa famiglia a cui è stato consigliato di rivolgersi in autonomia alle associazioni di volontariato presenti sul territorio. Per la serie “ce ne laviamo le mani”. Tutto ciò avviene nella ricca e laboriosa Molfetta, a due passi dal centro e dai palazzi del potere. Sotto gli occhi della gente. A tre ragazzi che il caso, e le colpe di qualcuno, hanno costretto a dei veri e propri arresti domiciliari senza che abbiano mai commesso alcun reato. Chi avrà la responsabilità di quanto accaduto?


L’opinione

giovedì 4 febbraio 2010

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Primarie: una finestra sulla città Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1718

A Molfetta registrata un’affluenza record: non solo iscritti ai partiti ma anche simpatizzanti o gente con la voglia di fare sentire la propria voce. O semplicemente “invitata” al voto. Servirebbe uno spazio di riflessione sui meccanismi della partecipazione a Molfetta. C’è stata l’epoca in cui si caldeggiava l’istituzione delle circoscrizioni, come forma di coinvolgimento dei cittadini, poi non se ne è fatto più nulla. I comitati di quartiere si formano e funzionano su problemi specifici, tipo il traliccio o l’antenna da rimuovere, per il resto non incidono nella realtà cittadina, mentre la miriade di associazioni rimangono confinate ai loro settori. Ci sarebbero i partiti, di alcuni si conosce appena la sede, altri sono identificati con un singolo soggetto, ad esempio è difficile distinguere l’Udc da Pino Amato e famiglia, e anche di una formazione forte come il Pdl si fatica a ricordare attività che coinvolgano la base e gli stessi iscritti, posto che ve ne siano. Diciamo che per il molfettese lo status abituale è quello di starsene a casa e badare a quel che da più vicino lo tocca. Per questo l’affluenza alle primarie fa

ancora più sensazione. A partire da quelle pionieristiche del ’94, con cui il Percorso individuò Guglielmo Minervini come candidato sindaco, alle ultime del 24 gennaio, ogni appuntamento ha registrato alta affluenza. Non che siano state sempre rose e fiori. Dopo l’entusiasmo iniziale, non sono mancate contestazioni e il sospetto che qualcuno dei contendenti avesse chiamato al voto non solo i suoi sostenitori, ma chiunque disposto a fare o ricambiare un favore o a riceverne un tornaconto. Così come è spesso serpeggiato il timore che lo schieramento avversario ci mettesse lo zampino, votando il candidato più facile da battere e condizionando il risultato finale. Ecco perché in molti chiedono che il diritto di voto alle primarie sia regolamentato, per esempio limitandolo solo agli iscritti con largo anticipo a una sorta di albo dei simpatizzati di area, scelta che limiterebbe la capacità di coinvolgimento della base.

Fatto sta che anche alle ultime primarie per la scelta fra Nichi Vendola e Francesco Boccia come candidato di centro sinistra alla presidenza della Regione i molfettesi hanno risposto convinti. Non si sono ripetute le file lunghissime delle altre volte perché l’organizzazione si è affinata, ma alle otto erano già presenti i primi votanti, pazientemente disposti ad attendere, ormai hanno imparato e arrivano con già pronta la carta di identità e l’euro in mano. E c’è dello strano nell’idea di dover pagare per poter votare. Ci sono i convintissimi e i simpatizzanti, quelli che la tessera non la prenderebbero e magari alla vita politica non ci credono più di tanto, ma non sono ancora tanto disincantanti da rinunciare a far sentire la loro voce, magari contro una dirigenza ritenuta in genere incapace, votando pure in opposizione alle indicazioni del loro partito, per fargliela vedere che la base è capace di pensare in autonomia.

Ci sono quelli che, delusi e amareggiati, si sono allontanati, ma che concedono così ancora una chance e facendo la coda dicono “è l’ultima volta, se mi tradiscono ancora, non vado manco più a votare”. E poi ci sono anche quelli che non sanno cosa sta accadendo, che sono stati mandati lì semplicemente, che chiedono la ricevuta dell’euro, evidentemente da esibire come prova, quelli che fanno masticare amaro gli organizzatori e alzare il polverone dei sospetti. Quelli nonostante i quali le primarie, se vissute nella maniera giusta, diventano una festa, della democrazia, della partecipazione, della voglia di cittadinanza. Poi passano e la politica ridiventa cosa di pochi, di giochi di potere e di costruzione di carriere, magari mascherati da tante belle parole, ma che parole restano, alla faccia dei volontari ai seggi e dei militanti in fila, con l’euro in mano. Lella Salvemini


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Politica

giovedì 4 febbraio 2010

Nuovo porto: ma che succede? Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1719

I lavori procedono a rilento anche se il Comune smentisce. Resta il problema degli ordigni bellici sui fondali e della loro incredibile quantità.

La grandiosità di un’opera come quella che porterà alla realizzazione del nuovo Porto di Molfetta fa sì che non manchino preoccupazioni circa la fattibilità reale di un progetto complesso, costoso e alle volte oscuro ai più. Proviamo a fare un po’ di chiarezza sulle fasi che hanno portato il progetto agli sviluppi attuali. Nel dicembre

del 2002 la Regione Puglia conferiva al Comune di Molfetta la delega finalizzata alla realizzazione del nuovo Porto. Nell’ottobre del 2003 veniva avviata la procedura per la redazione del Piano Regolatore Portuale (P.R.P.). Il P.R.P. veniva adottato nel marzo del 2004 e sottoposto all’approvazione del Ministero dell’Ambiente, che doveva valutare il possibile impatto ambientale (V.I.A.), e al Ministero delle Infrastrutture che doveva esprimersi tramite il Consiglio Superiore dei lavori Pubblici. Entrambi i ministeri si esprimevano favorevolmente rispettivamente nel giugno e nel luglio del 2005. Nell’ottobre dello stesso anno il Comune di Molfetta trasmetteva tutti gli atti acquisiti alla Regione Puglia. Il 15 maggio 2006 quest’ultima approvava il P.R. Nell’agosto 2006 il Comune approvava il progetto preliminare del porto che diventava definitivo il mese successivo. Nel dicembre 2006 veniva espletata la gara d’appalto per l’affidamento dei lavori. La procedura d’appalto veniva successivamente impugnata da una società, risultata non vincitrice, che ne aveva ravvisato

vizi di forma. La Condotte d’Acqua, il nome della società, si rivolgeva prima la T.A.R che si esprimeva a favore del Comune e di seguito al Consiglio di Stato con il medesimo risultato. Nell’aprile del 2007 i lavori venivano definitivamente affidati alla ditta vincitrice della gara effettuata al 10,111% di ribasso, la CMC di Ravenna, per un importo di circa 57,6 milioni di euro. Il 13 febbraio del 2008 veniva così approvato il progetto esecutivo che sanciva la consegna dei lavori il 20 marzo 2008 con durata di 1410 giorni. E veniamo adesso ai giorni nostri quando sempre più gente comincia a dubitare della reale fattibilità di un porto che fa sempre più discutere. Polemiche e dubbi sono stati sollevati da marittimi e pescatori molfettesi per via delle onde anomale e delle imponenti risacche che la costruzione del nuovo braccio sta provocando. A testimonianza di questo vi sono diversi video che circolano in rete e parecchie imbarcazioni danneggiate. Il Comune da parte sua non ha sottovalutato questo pericolo che a detta dei tecnici comunali sarebbe provocato da venti particolari che

costituirebbero una concausa assieme alla presenza del nuovo molo. Per questo si sta cercando di accelerare la costruzione del molo di sopraflutto e del “Pennello sperone” da realizzare in mare aperto in posizione ortogonale al molo San Michele. Ma le polemiche sono state scatenate anche dalla possibilità che la C.M.C., la ditta appaltatrice dei lavori, che sta operando a rilento a causa della presenza di ordigni bellici sul fondale non ancora recuperati, avrebbe intenzione di chiedere la rescissione del contratto e il conseguente risarcimento. Il Comune di Molfetta è stato sibillino circa la questione non fornendo chiari particolari se non pubblicizzando la presenza di una draga. Non si tratta comunque della grande draga di cui tanto si è parlato e che sarà necessaria per dragare il materiale roccioso, ma di una più piccola che dovrebbe cominciare ad operare entro febbraio. Questa avrà il compito di aspirare il limo dal fondale portuale, limo che verrà depositato in un’apposita vasca di contenimento. Francesco Tempesta

Sono le bombe il vero problema Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1720

Le vicende che hanno contraddistinto l’iter per la realizzazione del nuovo Porto di Molfetta corrono parallele ad una vicenda strettamente legata al grandioso progetto dello sminamento. Nel novembre 2004 veniva avviata la bonifica degli ordigni sommersi nel mare molfettese. La bonifica proseguiva saltuariamente e senza intoppi sino all’inizio del 2008. In questo periodo i tecnici incaricati rilevavano la presenza di ordigni e la segnalavano alla Capitaneria. Questa a sua volta inviava la segnalazione alla Prefettura che con-

tattava il nucleo SDAI di Taranto che interveniva prontamente. Il consistente numero di ordigni rilevati costituiva un intoppo per le operazione dato che, non trattandosi più di ritrovamenti di singoli ordigni ma di veri e propri depositi, gli interventi non potevano più essere effettuati con immediatezza. Le operazioni a quel punto necessitavano di un piano di sminamento che avrebbe richiesto fondi di difficile reperibilità. Una manna dal cielo si rivelavano i 5 milioni di euro messi a disposizione dalla finanziaria del 2002

per la bonifica del Basso Adriatico che risultavano ancora inutilizzati. Immediatamente il Comune di Molfetta, grazie anche al ruolo istituzionale del sindaco Azzollini, si rivolgeva al Ministero dell’Ambiente dopo le vane richieste presso la Prefettura. Il Ministero affidava così la gestione di questi fondi alla Regione Puglia. La bonifica poteva così ripartire il 23 luglio del 2008 con la partecipazione congiunta di SDAI, ARPA, ISPRA e CELTI. I lavori però subivano una nuova frenata dopo il rilevamento di ordigni caricati

al fosforo. Lo smaltimento di questi spettava al 11° Genio Guastatori, reparto dell’Esercito Italiano non ancora coinvolto tra gli organismi che stavano operando su Molfetta. Si rendeva necessario quindi il coinvolgimento del Genio per continuare la bonifica. Bonifica che riprendeva e nel luglio 2009 contava lo smaltimento di circa 2500 ordigni. Attualmente secondo stime al ribasso il Porto “ospiterebbe” circa 7000 ordigni e di conseguenza i tempi previsti per il termine dei lavori sarebbero ancora un’incognita. f.t.



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Cronaca

giovedì 4 febbraio 2010

Truck Center: motivata la sentenza Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1721

Il giudice Lorenzo Gadaleta ha depositato 350 pagine in cui sono spiegati i perché delle condanne inflitte lo scorso ottobre. Nei termini previsti dalla legge il giudice monocratico del Tribunale di Trani, dottor Lorenzo Gadaleta, ha depositato le motivazioni della sentenza sul processo relativo alla strage della Truck Center, il grave incidente sul lavoro avvenuto il 3 marzo 2008 nella zona Asi di Molfetta e nel quale persero la vita Vincenzo Altomare, Luigi Farinola, Guglielmo Mangano, Biagio Sciancalepore e Michele Tasca. “Una serie di leggerezze intollerabili, commesse da una pluralità di soggetti”, sono queste le parole utilizzate dal magistrato nella sentenza composta da oltre 350 fogli e nella quale si motiva il perché delle condanne inflitte lo scorso 26 ottobre in primo grado, a quattro anni di reclusione e cinque anni di interdizione dalle attività di dirigenza sanitaria nei confronti di Alessandro Buonopane e Mario Castaldo, responsabili della Fs Logistica e Pasquale Campanile, dirigente della La 5 Bio Trans. Il

giudizio emesso dal dottor Gadaleta contiene una ricostruzione puntuale di quanto avvenuto nell’azienda e delle cause scatenanti, molte delle quali da ricercare in “imperanti e sbrigative procedure aziendali, capaci di annientare precisi fini

preventivi, pur dettati da lineari e rigorose regole, anche internazionali”. Secondo il giudice inoltre le responsabilità delle tre persone condannate vanno necessariamente collegate a quelle delle aziende coinvolte: la Truck Center ma anche

la 5Bio Trans la FS Logistica e la Meleam. Motivo questo che ha portato a disporre l’invio degli atti alle procure di Taranto, Grosseto e Bari affinchè si possa procedere a carico delle aziende coinvolte contestando loro i reati di omicidio colposo, lesioni aggravate e mancato rispetto delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. La sentenza intanto rimane come un atto d’accusa nei confronti di chi avrebbe potuto evitare la tragedia ed invece non l’ha fatto: “Se vi fosse stata l’ordinaria premura per l’incolumità fisica dei soggetti rimasti prevedibilmente incastrati nelle maglie del pericolo, se vi fosse stata la dovuta attenzione nel prevenire i riverberi esiziali di determinati comportamenti e se vi fosse stata l’occorrente cura nell’applicazione di regole scritte specifiche, oltre che di misure prudenziali comuni, il 3 marzo del 2008 non sarebbe accaduto nulla di grave presso l’impianto della Truck Center”.


Cronaca

giovedì 4 febbraio 2010

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Attenti alle truffe! Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1722

Ha quasi rischiato di cascarci qualche giorno fa un’anziana signora. Ma il pericolo è sempre dietro l’angolo.

Bisogna stare attenti, perché la truffa è dietro l’angolo. L’ha imparato sulla sua pelle qualche giorno fa una concittadina come tante, signora avanti nell’età, uscita in tarda mattinata, giusto per andare in farmacia e a fare un po’ di spesa, quartiere centrale e po-

poloso. Maria, chiamiamola così, se ne andava tranquilla quando l’accosta una macchina, dentro un uomo di una trentina d’anni, distinto, accento non molfettese. Si presenta come amico della figlia, in effetti la signora ne ha due, ci casca e replica, chiedendo quale delle due sia, specificandone i nomi. Il tipo ne sceglie una, dice che ha con sé i soldi del rimborso per l’incidente d’auto fatto, sfortuna vuole che la figlia ne abbia effettivamente avuto uno tempo fa, così Maria abbocca. Lui le mostra un assegno, cifra corposa, le dice che la figlia per velocizzare i tempi lo ha incaricato di darlo alla mamma, perché lei è al lavoro, solo che di questa cifra gli spettano 2400 euro per spese e parcella dell’avvocato. Tira pure fuori il cellulare e fa mostra di parlare con la figlia, le dice che sì, ha incontrato sua madre, che sta per darle l’assegno, che prenderà da lei i 2400 del suo compenso. La signora un po’ urtata con la ragazza, si sa i giovani la fanno sempre semplice, dice che non ha quella cifra in casa, il

tipo non si scompone e si offre di accompagnarla in banca. Maria, che pure è tutt’altro che una sciocca, anzi una tipa decisa che la conta in faccia a tutti, accetta e sale in auto, scende davanti alla filiale, lasciando sul sedile il sacchetto con le mozzarelle per il pranzo appena acquistate. Fortunatamente arrivata alla banca è come se si rompesse l’incantesimo, chiede ad una signora che sta per entrare e che sta parlando al cellulare di farle fare una chiamata, telefona a sua figlia, di cui ricorda a memoria il numero, che le dice di non aver chiesto a nessuno di prendere o dare denaro a suo nome. La truffa si scopre, la signora Maria ha un mancamento e provvedono a riportarla a casa, nella fretta dimenticando di prendere almeno la targa dell’auto, rimasta ad aspettarla fuori con dentro l’imbroglione, il quale, inteso di essere stato scoperto, sarà andato via di corsa, portandosi via le mozzarelle della signora Maria, magro bottino a confronto dei 2400 euro che ad un certo punto gli sarà quasi sem-

brato di aver in tasca. A Maria toccano pure i rimproveri di marito e figlie, che non si capacitano di come abbia commesso l’imprudenza di credere all’imbroglione e di salirci in auto, anche se si scopre, parlandone in giro, che truffe simili sono abbastanza diffuse, si tratta evidentemente di professionisti del ramo, che sanno scegliere le vittime ed essere convincenti. Al cittadino, in particolar modo se anziano, l’onere di stare in guardia, da chi viola la legalità, ma anche da chi si muove ai margini di essa e che entra in casa facendo firmare contratti per carte di credito o per contratti di forniture di energia elettrica dimensionati ad un grosso nucleo famigliare, non certo ad una persona sola, il tutto presentato come un affare vantaggioso. Stare attenti in casa e andando all’angolo a fare la spesa, non al rom o all’extracomunitario, ma all’italiano tanto ben vestito, che sa parlare e che ti frega. Lella Salvemini


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Attualità

giovedì 4 febbraio 2010

È nato il Presidio Ospedaliero Unico Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1723

Un’unica direzione per gli ospedali di Molfetta, Terlizzi e Bitonto. Circa 200mila i cittadini da seguire ed oltre mille i dipendenti.

Con deliberazione del direttore generale della Asl Bari Nicola Pansini è stata formalizzata la costituzione del Presidio Ospedaliero unico di Bitonto, Molfetta e Terlizzi. Il provvedimento è stato adottato sulla base della prevista istruttoria da parte degli Uffici della Direzione Sanitaria Aziendale. Dopo la costituzione della Asl unica della Provincia di Bari il 1° gennaio 2007 è stata necessaria una riorganizzazione e rivisitazione delle strutture aziendali. Per questo rilevata l’esigenza urgente per motivazioni organizzative, per economia di gestione, per facilitare l’ interazione e l’integrazione con le altre strutture aziendali è stato deciso di costituire il Presidio Ospedaliero Unico di Bitonto, Mofetta e Terlizzi. Il presidio avrà una unica Struttura Complessa di Direzione Medica ed un’unica Struttura Complessa di Direzione Amministrativa, comprendente i presidi ospedalieri di Bitonto, Molfetta, Terliz-

zi. Per la città di Molfetta, in sostanza, non cambia nulla. A confermarcelo il direttore sanitario dottoressa Annalisa Altomare: “Per la città non ci saranno conseguenze immediate. Per ora il nostro compito sarà quello di valutare la situazione nella nuova area di competenza per valorizzare tutte le risorse di cui disponiamo”. In sostanza l’accorpamento dei tre presidi non porterà a soppressioni di reparti o spostamenti dei servizi. “Ogni presidio continuerà a mantenere le sue peculiarità – ha sottolineato la dottoressa Altomare – e per gli utenti non potranno che arrivare solo vantaggi. Ci occuperemo in tempi brevi di uniformare le procedure già esistenti e di dare imput a progettualità importanti che consentano un miglioramento delle prestazioni erogate”. Insomma, si tenterà di esportare il “modello Molfetta” anche nei presidi di Terlizzi e Bitonto. “Più che esportare il modello – ha ag-

giunto il direttore sanitario – proveremo a mettere in pratica quanto abbiamo già sperimentato qui da noi”. In sostanza si passerà a gestire oltre mille dipendenti ed un bacino di utenza di circa 200mila cittadini suddivisi in tre distretti sanitari. Una vera e propria azienda dalle notevoli dimensioni e dai costi che si aggirano sugli ottanta milioni di euro l’anno. “Una gestione che però non deve farci perdere di vista una cosa: prima di essere manager siamo medici e quindi il nostro impegno deve essere rivolto unicamente al raggiungimento del benessere del paziente”. Un paziente che, per quanto riguarda il presidio di Molfetta nel corso del 2009 ha goduto, con i comprensibili disguidi in una macchina tanto complessa, di un servizi dai numeri elevatissimi. Sono stati 8000 i ricoveri pari a 38mila giornate di degenza ospedaliera con il 90% di utilizzo dei posti letto a fronte di un minimo del 75% previsto dalle dispo-

sizioni regionali. E l’elenco dei numeri non si ferma certo qui: sono state erogate 500mila prestazioni ambulatoriali, la radiologia ha eseguito 56mila esami e sono stati impiantati 80 pacemaker. I chirurghi hanno operato per ben 2240 volte e 34mila prestazioni sono state garantite dal personale della ortopedia. Eseguiti anche 70 interventi per neoplasie e seguiti 300 pazienti oncologici. Ben 3500 le visite ginecologiche, 90mila le prestazioni del reparto di nefrologia e 70mila le emodialisi effettuate. Numeri importanti anche per quanto riguarda gli accessi al Pronto Soccorso che ha garantito 27mila interventi oltre alle 18mila prestazioni ambulatoriali prive di urgenza. “Numeri che ci lasciano soddisfatti e che ci spingono a fare ancora meglio” ha concluso la dottoressa Altomare. Che adesso oltre che alla sua Molfetta avrà da pensare anche a territori importanti ed esigenti come quelli di Terlizzi e Bitonto.


Attualità

giovedì 4 febbraio 2010

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Un sostegno dall’ANT Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1724

Arriva anche in provincia di Bari il “Progetto Famiglie ANT”. Grazie ai fondi del 5x1000 sottoscritti in Italia per la Fondazione ANT Italia Onlus si è deciso di estendere a Bari e provincia il “Progetto Famiglie ANT” che prevede un sostegno di 250 euro al mese per sei mesi alle famiglie disagiate che stiano assistendo nella loro casa un sofferente di tumore o fino ad esaurimento dei fondi disponibili. “Fino ad ora il progetto si è limitato a coprire le aree di Bologna Città e provincia – afferma Franco Pannuti, Fondatore ANT – ma, grazie a questo importante e generoso contributo, abbiamo deciso di estenderlo anche ai cittadini di Bari e Provincia”. “Il progetto Famiglie in emergenza sociale della Fondazione ANT – dichiara l’assessore comunale di Bari al Welfare Ludovico Abbaticchio – costituisce un nuovo, importante tassello nel contesto delle iniziative promosse dall’amministrazione comunale al fine di una sempre maggiore integrazione dei servizi sociosanitari e di una crescente affermazione dell’assistenza domiciliare integrata”. La procedura è semplicissima. È suffi-

ciente presentare la dichiarazione ISEE (che deve essere inferiore ai 10.000 euro annui di reddito familiare) accompagnata dalla richiesta di un medico curante (ANT o non ANT) attestante la necessità dell’assistenza domiciliare per malattia tumorale con prognosi uguale o inferiore a sei mesi, specificando il nome, cognome e indirizzo del sofferente, alle delegazioni di Bari (Via De Amicis 43/45, tel. 080-5428730, fax 080-5521071), Trani/Bisceglie/ Barletta/Corato (Via Fusco 59 Trani,

tel./fax 088-3584128), Acquaviva delle Fonti (Via N. Scalera 45, tel./fax 080-758055), Molfetta (C.so Regina Margherita 18, tel./fax 080-3354777), Casamassima (C.so Vittorio Emanuele 89, tel./fax 080-674862). Questo programma sarà attivo dal 1 marzo 2010, fino al 27 febbraio 2011 o fino ad esaurimento dei fondi disponibili. L’assegno sarà consegnato mensilmente dagli Uffici ANT di competenza. Il supporto alla famiglia resta incondizionatamente anche “dopo” e per questo l’ANT ha de-

ciso di offrire un contributo per le spese del “giorno dopo” a tutte quelle famiglie che si trovino in disagio economico e ne facciano domanda. La modalità di richiesta è semplicissima: è sufficiente presentare la dichiarazione ISEE (che deve essere inferiore ai 10.000,00 euro annui del reddito famigliare) accompagnata dal certificato di decesso redatto da un medico ANT e della fattura o della ricevuta di pagamento per il solo trasporto fino ad una cifra di 300 euro. Occorre specificare il nome, cognome e indirizzo della persona venuta a mancare. Durata: dal 1 marzo 2010 al 27 febbraio 2011 o fino ad esaurimento dei fondi disponibili. Com’è noto ANT ha la più grande esperienza di assistenza domiciliare al mondo, avendo già assistito oltre 75.000 pazienti affetti da tumore in tutta Italia e 23.000 nella Regione Puglia, per circa 100 giorni in media. Per ulteriori informazioni è possibile telefonare alla Delegazioni ANT di riferimento oppure alla dott.ssa Nicoletta Silvestri (Sede Centrale ANT cell. 348 3102787).


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Attualità

giovedì 4 febbraio 2010

Direttamente dal passato Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1725

Il sottosuolo nasconde testimonianze importanti della storia della città.

Nei prossimi giorni il Comune di Molfetta avvierà gli studi sui numerosi resti umani rinvenuti durante i lavori di ristrutturazione all’interno di Piazza Minuto Pesce. Finora sono state fatte soltanto vaghe ipotesi circa la reale origine delle sepolture ipogee. Alcuni sono convinti che possano appartenere a monaci vissuti nell’ex convento annesso alla ormai scomparsa chiesa di San Francesco che sorgeva proprio nell’area dell’attuale mercato ittico. Altri invece non ritengono le ossa così antiche attribuendole a individui contagiati dalla terribile pandemia

di “Spagnola” che colpì Molfetta ai primi del ‘900. C’è invece chi sostiene che si possa trattare dei cadaveri dei detenuti rinchiusi all’interno del carcere che sorse in loco dopo l’abbattimento della chiesa. Ma si tratta soltanto di ipotesi più che altro popolari. Il mistero verrà sciolto dalla dottoressa Elisa Vetrugno che si occuperà dell’assistenza scientifico-antropologica e della documentazione dei reperti rinvenuti all’interno di Piazza Minuto Pesce. La dottoressa effettuerà, dopo la rimozione dei resti ossei, uno studio specifico su di essi per poter giungere ad una de-

finitiva datazione e collocazione storica. Eventuali reperti archeologici rinvenuti all’interno del sito, quali frammenti lapidei, ceramici, lignei e vitrei, oltre a oggettini metallici come medagliette, monete, fibbie, ecc., verranno curati invece dalla dottoressa Anna Leone e dai suoi collaboratori. L’attività verrà svolta all’interno del proprio di Lecce e consisterà nella pulitura, nell’assemblaggio, nel consolidamento e nella documentazione dei ritrovamenti. Importanti novità giungono anche per quanto riguarda i locali ipogei rinvenuti al di sotto di piazzetta Giovene. Qui, infatti, dopo il cedimento di alcune basole della pavimentazione sono venute alla luce due cisterne risalenti al 1867 fatte edificare su ordine del Comune dall’architetto de Judicibus (lo stesso progettista del Calvario) per scongiurare la carenza di acqua in città. Originariamente si trattava di un unico grande camerone fatto dividere successivamente per evitare sprechi. Le cisterne sostenute da diversi pilastri erano e sono attualmente collegate con l’esterno tramite una

complessa rete di canali che convogliano le acque meteoriche provenienti da largo Vittorio Emanuele, da corso Umberto e dalle grondaie della Cattedrale e del Seminario Vescovile. Secondo il preziosissimo scritto di Corrado Natalicchio, Mauro Uva e Corrado Pappagallo dal titolo “L’acqua a Molfetta”, le due cisterne avevano all’epoca una lunghezza di 22,25 m, una larghezza di 9,1 m ed una profondità di circa 4 m. Annesse alle due cisterne vi erano altre due piccole vasche intercomunicanti purificatorie fatte costruire a posteriori. La prima era destinata a zona di sedimentazione mentre l’altra aveva lo scopo di far decantare l’acqua raccolta. Il Settore Lavori Pubblici comunale ha avviato una serie di interventi per mettere in sicurezza la volta danneggiata e per stimare e misurare l’entità dei luoghi. Contemporaneamente sta studiando un possibile recupero delle strutture ipogee per renderle fruibili al pubblico a testimonianza di un passato che non smetterà mai di stupire. Francesco Tempesta

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Attualità

giovedì 4 febbraio 2010

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Petrolio dal mare? Troppi rischi! Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1726

Levata di scudi delle associazioni ambientaliste contro la proposta della Northern Petroleum.

Il 15 ottobre del 2009 un decreto congiunto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministero per i Beni e e Attività Culturali ha dato il via libera alla prima fase del progetto della società inglese Northern Petroleum. Il progetto si articola in due fasi. La prima prevede un’indagine sismica da effettuare con il sistema degli air-gun (bombardamento del fondo marino attraverso proiettili ad aria) al fine di ricercare possibili giacimenti di idrocarburi. La seconda fase invece con-

sisterà nell’insediamento di piattaforme offshore, con la trivellazione di pozzi sino a 2000 m di profondità nel caso le indagini rilevassero giacimenti considerevoli di idrocarburi. La zona interessata da questi interventi è proprio quella del Medio-Basso Adriatico e interesserà gli specchi d’acqua antistanti le città di Molfetta, Monopoli, Gallipoli, Taranto oltre ad altri tre siti individuati fra Bari e Brindisi. A questi sette punti ne vanno aggiunti altri in provincia di Termoli che minacciano addirittura le splendide acque delle Isole Tramiti a alcuni nelle Marche. I rilevamenti verranno effettuati ad una distanza dalla costa che varierà dai 10 ai 37 km. Immediate sono state le reazioni delle istituzioni e di parte delle forze politiche pugliesi. La grande mobilitazione è sfociata nella manifestazione del 23 gennaio a Monopoli a cui ha partecipato Nichi Vendola assieme ai rappresentanti di alcuni dei comuni interessati e delle associazioni ambientaliste. La Regione, probabilmente intervenendo in ritar-

do, ha immediatamente fatto ricorso al Tar contro il decreto. E il Comune di Molfetta? Il sindaco Azzollini si è detto felicissimo di questa nuova prospettiva che potrebbe portare soltanto benefici alla città. Di parere assolutamente contrario sono le associazioni molfettesi che si stanno muovendo per scongiurare questo ennesimo attacco all’ambiente in città. Duro Pasquale Salvemini, rappresentante del WWF, che ha accusato il sindaco di scarsa coerenza dato che proprio il Comune ha in cantiere il progetto di un impianto eolico al largo di Molfetta. “Una follia”, è così che ha definito ciò che sta accadendo e che potrebbe ancora accadere in città il presidente di Legambiente Antonello Mastantuoni che ha sottolineato come “in Italia si stimano riserve di petrolio recuperabili per 109 milioni di tonnellate in totale a fronte di un consumo annuale che nel 2006 si era attestato sugli 85 milioni di tonnellate”. Quindi la spesa, ovvero un danno ambientale gravissimo, non varrebbe assolutamente l’impresa dato che in

un anno tutto si esaurirebbe. La cosa migliore secondo Mastantuoni sarebbe quella di puntare sul micro-eolico, sul geotermico a basse temperature, sul solare e sul risparmio energetico. Significativo è l’intervento di Onofrio Allegretta rappresentante provinciale di Marevivo che ha dichiarato che “con questi tipi di operazione il passo fra la Puglia turistica e la Puglia pattumiera è davvero breve”. Allegretta ha fatto notare come questo nuovo e grave scempio ambientale arrecherebbe ulteriori danni agli ecosistemi marini compresi fra Molfetta, Giovinazzo e Bari già provati dall’enorme inquinamento bellico. Anche l’Archeoclub di Molfetta non vede la necessità di avviare il piano della Northern Petroleum visto che comunque l’esistenza e la portata dei possibili giacimenti sono molto incerte. Certe e sicure invece le possibili ripercussioni per un litorale paesaggisticamente delicato come quello di Molfetta. Francesco Tempesta


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Attualità

giovedì 4 febbraio 2010

Lavoro in Chiaro anche sul web Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1727

La rubrica curata da Marco Roberto Spadavecchia diventa ora un portale su internet. È partita in questi giorni la nuova partnership tra il neonato sito internet www.organizzazionelavoro.eu, ideato e progettato da Marco Roberto Spadavecchia e il quindicinale gratuito “il Fatto”. Il progetto “Lavoro in chiaro @n line”, costituisce l’essenza del neonato sito internet e sposa completamente gli intenti della sua versione “cartacea” contenuta nella rubrica quindicinale presente da tempo sul nostro freepress e che ha riscosso un grande successo tra i lettori. Nella presentazione della rubrica “Lavoro in chiaro” si elencavano i principali obiettivi di un progetto sostenuto principalmente dall’esigenza di creare riferimenti chiari, precisi e dettagliati per tutto ciò che concerne modalità, tempi e destinatari di tutto quanto riguarda il mondo del lavoro ed i suoi protagonisti, cercando di fornire ai lettori un’informazione puntuale, chiara e sintetica, fornendo riferimenti immediatamente fruibili in relazione alle principali possibilità di reclutamento del personale e sulle

politiche giovanili. A tutto questo si aggiungevano altri propositi come la creazione di un social network dedicato al mondo del lavoro in cui i partecipanti avrebbero potuto avere la possibilità di condividere idee, opin-

ioni, suggerimenti. Probabilmente con il progetto “Lavoro in Chiaro @n line”, si è andati ben al di là di questi propositi; la creazione di uno spazio on line costituisce un impegno sostenuto da un’attività di natura volon-

taria e gratuita svolta a favore della collettività, lontana da ogni finalità di lucro, esclusivamente con l’intento di fornire un’informazione libera, gratuita e accessibile per tutti. Gli utenti, infatti, non solo potranno consultare le offerte di lavoro disponibili in tutta Italia, ma anche quelle locali in provincia di Bari e Bat. Inoltre potranno usufruire, sempre gratuitamente, di tutta una serie di strumenti utili per la ricerca del lavoro e di tutto quanto sia indispensabile sapere per effettuare le scelte utili a delineare il proprio futuro. “Dedico questo progetto a tutta la mia famiglia e all’amica di sempre Francesca” ha detto orgoglioso Marco Roberto Spadavecchia presentando il nuovo sito internet. “Un ringraziamento particolare – ha aggiunto – a tutto lo staff di Organizzazione Lavoro, alla dottoressa Valeria Minervini curatrice di alcuni contenuti del sito e al presidente della casa editrice Activa Srl Giulio Cosentino per aver creduto in questo progetto”.


Inchiesta

giovedì 4 febbraio 2010

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Un ricordo lungo 18 anni Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1728

Ne è passato di tempo dal 4 febbraio 1992, il giorno in cui la giovane Annamaria Bufi venne ritrovata cadavere sulla Statale 16bis. Al suo ricordo dedichiamo l’inchiesta di questo numero. Cominciando dai ricordi di Giulio Cosentino, coetaneo di Annamaria che i “grigi” anni ’90 molfettesi non li ha dimenticati. Solo diciotto anni, nulla in confronto alla pena che avrebbero dovuto scontare le persone che hanno commesso questo delitto e le persone che lo hanno protetto. Avevo vent’anni all’epoca e Molfetta era molto più piccola e le voci giravano. Era la città, si diceva, “delle casalinghe che organizzavano festini porno e incontri a sfondo sessuale” e la Molfetta bene si riuniva in circoli in cui accadeva di tutto. Ricordo ancora i commenti sui “filmini porno fatti in casa” che in molti hanno visto in quegli anni e le voci di feste riservate dove belle ragazze “scalatrici sociali” facevano di tutto per arrivare. Non c’era granché in quei tempi, solo molta delinquenza e tanta droga. Esisteva ancora la “controra” e se uscivi alle due di pomeriggio c’era sempre il “tossico di quartiere” che ti rapinava. La Fiat Uno non l’assicuravano più perché era sicuro che te la rubavano. Se ti rubavano il motorino ne facevi rubare un altro e ci stampavi la tua matricola. Forze dell’Ordine poco presenti. Ricordo ancora il famoso “Pallino”: essere

suo amico era l’unico modo per essere protetti all’epoca. Ricordo quando alcuni amici inseguiti da dei delinquenti riuscirono ad arrivare al cancello della caserma dei Carabinieri: gli fu detto di passare il giorno, dopo nell’orario d’ufficio. Rimasero fuori tutta la notte. I vigili inseguivano solo i bravi ragazzi senza casco mentre gli altri, “i cattivi”, te li vedevi passare davanti mentre ti sequestravano il motorino (e anche loro erano ovviamente senza casco). Se volevi fare il rappresentante di lista chiamavi un politico e se volevi andare a lavorare in colonia stessa cosa. Altri tempi: ora molto è cambiato ma molte delle persone “marce” che caratterizzavano quei periodi ora sono cresciute e in alcuni casi sono la spina dorsale della nostra amata Molfetta e non solo. Ora non sono più ragazzetti di buona famiglia ma professionisti conosciuti e stimati, in molti casi con più di uno scheletro nell’armadio. Era proprio piccola Molfetta all’epoca, eppure molti hanno dichiarato che non si conoscevano e non si erano mai frequentati in

circostanze particolari. A Molfetta la gente usciva in tre strade e frequentava giusto pochi circoli. Pochissimi bar, poche palestre, praticamente non c’era nulla di più. Era l’epoca dell’eroina di lusso e la coca si tirava sulle “patonze” ma non tutti potevano permettersela. Prima la tiravano solo quelli della Molfetta bene… Questo era lo scenario del 1992: tempi molto grigi. E in quello scenario è stata uccisa Annamaria Bufi. Io non voglio dire che possa centrare con queste brutte cose ma che in un periodo dove la “bella gente” era così marcia mi sembra normale che pur essendo state coinvolte molte persone la giustizia non sia arrivata a dare un nome al suo assassino… Come può un sistema autocondannarsi? Centinaia di persone che di colpo hanno dimenticato di tutto, dalle cose dette, alle cose che hanno visto, ai giuramenti fatti, all’amicizia, alla parentela. Nastri magnetici e fascicoli che spariscono fanno il resto. E poi mi chiedo quanto è costato questo processo. Sarà stato ricchissimo l’unico vero indagato per

difendersi utilizzando i più bravi e costosi avvocati in circolazione. Un processo durato diciotto anni sarà costato un capitale. Questo omicidio non ha un carnefice solo ma un’intera città che ha ucciso Annamaria per la seconda volta. Sono convinto, visto il lavoro che attualmente fanno le Forze dell’Ordine e la magistratura, che se quell’omicidio fosse accaduto oggi, in pochi mesi tutto sarebbe stato risolto. Sono passati diciotto anni e Annamaria oggi avrebbe avuto la mia età, forse oggi avrebbe avuto dei figli e sarebbe stata felice. Tu che stai leggendo se sei a conoscenza di particolari su questo omicidio mandaci un messaggio e aiutaci. Utilizza internet e mandaci una e-mail a editore@ilfatto. net: così da poter rimanere anonimo in mille modi. Auguri Annamaria Bufi per i tuoi primi diciotto anni di non vita. Non ti dimenticheremo pur non avendoti mai conosciuto. Forse anche grazie a te le cose sono cambiate. Giulio Cosentino


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Inchiesta

La storia di un om Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1729

Il 4 febbraio di quattordici anni fa, era il 1992, veniva ritrovato in piena notte lungo la strada statale 16bis il corpo senza vita della giovane Annamaria Bufi. Un omicidio irrisolto. Un caso che ha fatto emozionare ed interrogare la città. In tanti hanno lavorato per scoprire l’assassino: ma il colpevole resta ignoto. Vi proponiamo di seguito una ricostruzione della vicenda: dal ritrovamento del corpo sino ad oggi. Una storia che ha segnato profondamente le coscienze anche di quanti Annamaria non l’hanno mai conosciuta. O hanno preferito dimenticarla. Molfetta, statale 16 bis km 774, direzione Molfetta-Bisceglie, notte fra il 3 ed il 4 febbraio 1992. È l’una e mezza della notte quando una pattuglia della Guardia di Finanza della locale Tenenza, transitando in un servizio di perlustrazione, giunta a circa 100 m prima dello svincolo della zona Industriale di Molfetta, rinviene il cadavere di una persona riverso per terra, bocconi, posizionato perpendicolarmente rispetto all’asse stradale, quasi interamente nella corsia di destinazione, i piedi appena fuori dalla linea gialla, la testa a ridosso del guard-rail, braccia e mani sotto il busto. Giaccone rosso con cappuccio, pantaloni jeans, scarpe polacchine marrone chiaro sporche di terriccio, un filo di erba verde infilato nella tomaia, guanti e sciarpetta dello stesso colore, rosa. Si tratta del cadavere sfigurato di Annamaria Bufi, nata il 31 maggio 1969, una giovane 22enne molfettese, figlia di un marittimo, Franco, e di una casalinga Lina Pisani. La ragazza era uscita di casa lunedì 3 febbraio 1992 verso le otto e mezza della sera. Il suo corpo esanime è disteso sul selciato, la testa avvolta nel cappuccio. Ancora visibili le grinze nella parte posteriore sinistra del giaccone che avvolge il corpo senza vita di Annamaria, a protezione dal freddo e dall’impatto con il manto stradale e dagli ultimi movimenti di rotolamento sul selciato. È un delitto d’impeto. Il suo assassino le ha inferto 24 colpi su tutto il corpo, 18 sul corpo e 6 colpi di inaudita fe-

rocia al cranio con un corpo contundente sino a provocarne la morte. Il brigadiere Rosario Granata, componente dell’equipaggio della pattuglia della Finanza, dirà al processo “ero sconvolto da quella scena, anche se nella mia carriera ne ho visti di cadaveri, però le circostanze come stava il corpo, era una cosa raccapricciante”. Il medico legale intervenuto nell’immediatezza della macabra scoperta ipotizza subito che Annamaria è stata uccisa altrove e poi trasportata lì, sulla 16 bis, per essere abbandonata con freddezza glaciale, sola e indifesa come era negli ultimi attimi di vita quando sul suo essere si è abbattuta la spietata violenza dell’assassino. Lo testimoniano lo stesso brigadiere Granata “come particolare, mi ricordo soltanto che aveva i jeans e la parte dei ginocchi tutti pestati colore verde di erba e sotto alle scarpe proprio dei fili di erba ancora attaccati e roba di terriccio, cioè era sporca di terreno, di campagna” e le fotografie del cadavere scattate da Stanislao D’Agostino “ad occhio nudo non si vedeva niente quella notte, perché mi illuminavano i Carabinieri con la torcia per certi particolari che mi indicavano loro di scattare. Io ricordo che mi fecero notare dei fili d’erba che aveva sotto le scarpe la defunta”. I finanzieri avevano infatti avvertito il locale Comando Compagnia Carabinieri, il cui centralinista aveva richiesto l’intervento della pattuglia radiomobile di turno. Prima delle ore 3 erano sopraggiunti nell’ordine un sot-

tufficiale dei Carabinieri, il Sostituto Procuratore della Repubblica di turno, il medico legale e poco dopo Giovanni Pisani, zio di Annamaria, in compagnia della mamma della ragazza alla quale i carabinieri avevano sconsigliato di avvicinarsi al corpo martoriato della povera figliola. Riecheggiano ancora oggi le precise descrizioni degli indumenti della vittima che lo zio Giovanni a distanza faceva a mamma Lina. Si fa sempre più forte per la genitrice la certezza che si tratta della figliola: è lei, è Annamaria, allevata con amore e grandi sacrifici; il padre Franco a quel tempo navigava e Lina faceva da padre e madre. Il formale riconoscimento del cadavere fu effettuato il giorno 4 febbraio 1992, presso l’obitorio di Molfetta, da Elena Mastropierro (cugina) e Michele Bufi (fratello del padre). Il medico legale chiarirà l’ora del delitto: fra le 21 e le 22 di quel 3 febbraio 1992, lunedì. Il mattino del 3 febbraio 1992, Annamaria era uscita di casa per recarsi a comprare il giornale “la Repubblica” che era solita leggere ed era subito dopo rincasata, rimanendo nella propria stanzetta a leggere il quotidiano. Aveva quindi pranzato con la madre e il fratello Michele, qualche anno più giovane di lei. Da circa tre o quattro anni Annamaria frequentava la palestra Pentathlon di Molfetta dove svolgeva un programma di tonificazione muscolare e il pomeriggio di quel lunedì era stata in palestra. Rientrata a casa, si era trattenuta per un’oretta ed era quindi uscita verso le 20.20, dopo aver programmato la registrazione televisiva di un film che tanto le stava a cuore ed aver salutato per l’ultima volta mamma Lina alla quale aveva chiesto di prepararle un panino per cena. Alla madre aveva detto che si sarebbe trattenuta con i soliti amici e che sarebbe rientrata per la solita ora, attorno alle 22-22,30. Il fratello Michele aveva notato che Annamaria, quella sera, non aveva preso le chiavi di casa segno che sarebbe rientrata secondo le consolidate abitudini. Scesa dalla propria abitazione di via Martiri della Resistenza e prima di mettersi in macchina, Annamaria aveva incontrato il conducente di una vettura Golf, o tipo Golf, di colore chiaro con il quale si era fermata a colloquiare; era

stata vista da Maria Francesca, sua cugina e dirimpettaia di casa, che terminato il proprio lavoro si era ritirata a casa a piedi giungendovi in venti minuti circa; prima di entrare nel portone, Maria Francesca si era istintivamente voltata indietro e aveva notato l’auto con l’ignoto conducente imboccare via Gesmundo seguita la Diane di colore azzurro con la cappotta bianca guidata da Annamaria. Ma Annamaria e quell’ignoto soggetto si erano lasciati, in quanto l’auto di Annamaria venne ritrovata dallo zio Giovanni e dalla madre della vittima, durante le ricerche che caratterizzarono la notte della scomparsa, parcheggiata nei pressi dell’enoteca di Girolamo Carlucci, in una strada perpendicolare di Viale Pio XI, a distanza di circa 500 m in linea d’aria da Corso Umberto luogo di incontro delle comitive di giovani, fra le quali quelle della ragazza uccisa. Per anni si è erroneamente ritenuto che Annamaria fosse salita a bordo di quella autovettura misteriosa, ma il fato ha voluto quasi schernirsi di questa certezza, facendo emergere nel corso dell’ultima inchiesta sull’omicidio, attraverso il puntuale riascolto delle conversazioni telefoniche intercettate nel 1992, una nuova versione dei fatti: Annamaria aveva messo piede in pieno centro, al Corso Umberto, ed era stata vista da una sua conoscente, Eleonora, alle 20.30 circa dinanzi al negozio 012 Benetton (oggi Inti-


giovedì 4 febbraio 2010

micidio

missimi) all’angolo fra il Corso e via Cavallotti. Era dunque scomparsa da quel punto fra le 20.30 e le 20.45, subito dopo avere incontrato Eleonora e certamente prima dell’arrivo degli amici di comitiva, nessuno dei quali la vide quella sera. Il fratello Michele era rincasato alle 21 di quel 3 febbraio. Giunte le 22, non avendo ancora udito nell’atrio interno il consueto stridio dei freni della Diane di Annamaria che annunciava il suo rientro a casa, la mamma aveva telefonato a suo fratello Giovanni e subito dopo contattato una coppia di amici di Annamaria: nulla. Era quindi scesa di casa con lo stesso Giovanni e si era rivolta ai Carabinieri e al Pronto Soccorso per chiedere invano notizie, ma nel corso di un giro in centro aveva rinvenuto l’auto di Annamaria, regolarmente parcheggiata e chiusa a chiave, nel posto dove solitamente la lasciava. Ritornati a casa Lina e Giovanni avevano appreso da Michele che la ragazza non aveva ancora fatto rientro: “dissi a mio fratello: io mò impazzisco, io vado come la Madonna che ha perso il figlio, tornammo a casa e non sapevo che fare, mio fratello prese l’elenco e telefonò a tutti gli ospedali. Niente. Si fece l’una di notte, verso le 2,30-3 arrivarono a casa i Carabinieri e scese Giovanni, io stavo con il citofono aperto e sentì i Carabinieri che dicevano “vogliamo la mamma”, mi precipitai giù, mi dissero

che dovevamo andare in ospedale, ma passammo oltre l’ospedale, allora mi dissero che era morta, arrivammo sulla 16bis e da lontano con i fari mi fecero vedere ed io vidi mia figlia a terra come un cane, che anche un cane è peccato; tornai a casa ma non avevo le chiavi, allora attesi l’arrivo di mio figlio che nel frattempo era andato in ospedale e glielo dissi, lo abbracciai…” così raccontò mamma Lina al processo. Il successivo 4 febbraio venne avvertito il comandante della nave a bordo della quale si trovava papà Franco e questi sbarcò perché la figliola aveva “avuto un incidente”; ma nel tratto di strada percorso dall’aeroporto di Palese a Molfetta, i suoi accompagnatori, Giuseppe Mastropierro, suo fratello Michele e il nipote gli dissero: “Franco tua figlia è morta”. L’uomo, giunto a casa, senza neppure spogliarsi, si abbandonò per ore sul letto, prostrato. Annamaria, dopo le medie inferiori, aveva frequentato l’Istituto Professionale fino al terzo anno e poi si era ritirata; si era quindi messa alla ricerca di un lavoro che aveva trovato presso una locale autoconcessionaria; successivamente aveva collaborato con la Metano Sud, come proponente porta a porta dei contratti di manutenzione delle caldaie domestiche. Nei suoi diari degli anni 1984 e 1985, la ragazza descrive i propri stati d’animo, le sue prime esperienze, i suoi propositi, i

del Corso Umberto, nonché la comitiva dello zio Giovanni dinanzi al Bar Astoria proprio di fronte al negozio di moda. Ragazza riservata, normalissima, acqua e sapone come la dipingono tutti gli amici, non sperpera soldi, non ama il lusso, né le grosse autovetture e neppure i gioielli e i vestiti griffati: semplice, comune e casto è il suo abbigliamento intimo la sera del delitto. Tranquilla, onesta e socievole con tutti, serena fino all’ultimo giorno di vita, si confida con l’amica del cuore e con la cugina, ma soprattutto con il proprio diario. È forte e decisa, va in palestra e gioca a calcio in una squadra femminile. Legge i quotidiani, ascolta musica e scrive il diario chiusa nella sua stanzetta, ha una personalità strutturata, e non si fa mettere i piedi addosso da nessuno. Grazie a quella pagina di diario e a quella fotografia viene identificato M.B., Marino Domenico Bindi, detto Mino, un uomo sposato molto più grande di lei che Annamaria inizia a frequentare quando ancora era infrasedicenne e con il quale ha una relazione che dura sino all’ultimo giorno di vita della ragazza. Si telefonano per incontrarsi, o si mettono d’accordo durante i loro incontri per quelli successivi. In una pagina di diario Annamaria scrive: “quando sono arrivata vicino alla piazzetta Gramsci ho sentito il rumore della macchina, ma non pensavo che era lui, ed era lui; si è fermato e dopo avermi chiesto dove andavo mi ha dato l’appuntamento per domani. Comunque non è sincero, ha detto che se lo vedo uscire continua a pag. 18 suoi desideri. È sentimentale e profonda, vive di sensazioni, di emozioni, di odori; annota persino quando l’insegnante del doposcuola cambia il dopobarba. È attenta ai particolari, spigliata, intelligente. Dai diari risulta che Annamaria aveva conosciuto un uomo sposato un certo M.B. durante una festa di carnevale in casa di alcune persone conosciute in città, due anni prima rispetto a quando il suo diario lo registra; parla di una fotografia di quella festa consegnatagli da una amica, a scuola, e quella foto viene recuperata dagli inquirenti fra gli effetti personali in casa della vittima. In quella foto è ritratto quel tale. Il 15 gennaio 1986, così scrive Annamaria sul suo diario “ho riletto tutto il diario e mi sono fatta una bella risata su G.S., su Antonio e su tutte le altre puttanate scritte. Sono stata fidanzata con due ragazzi, Nicola ed Andrea e ho rotto con tutti e due. Comunque è da tre mesi e mezzo (cioè dagli inizi di ottobre 1985, quando aveva da poco compiuto 16 anni ndr) che ho una relazione con un M.B. un man di 33 years old avec partner and figlia. È quello che conobbi 2 anni fa alla festa. Con lui però è bellissimo”. La vita della ragazza viene ricostruita anche attraverso i racconti dell’amica del cuore, della cugina e di tutti gli altri amici; frequenta la propria comitiva, il cui punto di incontro è il negozio 012 Benetton, all’angolo

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18 segue da pag. 17 verso le 9,15 massimo le 9,30 allora sì, altrimenti no. Io comunque mi sento che sarà no, chissà perché, però peccato perché se lunedì andrò di mattina a scuola non potrò più vederlo”. Si incontrano quando lui decide. L’amica del cuore, al processo, affermava: “con una telefonata o con un gesto, oppure si incontravano per strada quando lui non insegnava a scuola, lui basta che le facesse un gesto, un segno e lei andava via, bastava uno sguardo, un movimento con la testa, qualcosa così, incontrandosi per strada se capitava che passava con la macchina, un gesto e lei lo raggiungeva, se stavamo per strada, tipo Corso Umberto a Molfetta, lui passava con la macchina, le faceva un cenno, una cosa così e lei, non so, all’angolo del palazzo saliva in macchina e poi andavano via, quindi un cenno, subito lasciava lei, si svoltava la strada e si incontravano”. Per Annamaria è una storia importante, ne è innamorata sino al punto che, come dice Rosanna, “si accontenta anche delle briciole che lui le concede”, ma quando lui la evita, fa di tutto per raggiungerlo, va incontro a crisi depressive, è gelosa anche se non ha aspettative; ma è molto decisa. Marino Domenico Bindi viene subito sospettato, ascoltato e perquisito, dopo cinque mesi anche intercettato. Confessa la relazione con Annamaria sino all’ultimo giorno di vita della ragazza. La pista Bindi viene aperta il 4 febbraio e chiusa il giorno dopo; riaperta nel luglio 1992 ed archiviata nel mese di ottobre del 1992. Nel 1996 la madre della ragazza chiede la riapertura delle indagini e prospetta quattro piste investigative, fra le quali quella di Bindi. Il pubblico ministero approfondisce, nessuna pista porta a nulla, anche se Bindi è l’unico iscritto nel registro degli indagati ma la sua posizione è nuovamente archiviata. Nell’anno 2000 viene riesumato il cadavere della povera Annamaria e si procede a perizia comparativa sul DNA della vittima con un capello rinvenuto infilato in un bastone rinvenuto il 4 febbraio nella Golf di un amico. La perizia non porta a nulla, il capello non è di Annamaria e non è stato il suo vecchio amico ad ucciderla. Improvvisamente una luce: un pregiudicato confida ad un amico di averla uccisa lui ma anche questa pista non porta a nulla. Il pregiudicato e il confidente forse non si sono neppure incontrati. Nell’auto di un giovane molfettese il giorno dopo l’omicidio viene trovato un orecchino simile ad un monile posseduto da Annamaria: tutti sotto torchio ma l’orecchino non appartiene ad Annamaria ma alla fidanzata del ragazzo: non c’entra nulla neppure lui. A tutte queste indagini, anche alla riesumazione di Annamaria, il vero assassino assiste in silenzio. Non ha pietà. Come quando l’ha massacrata. O come quando ha partecipato al suo massacro. Oppure come quando l’ha condotta in un posto isolato per farla uccidere. Come quando l’ha scaricata o fatta scaricare

Inchiesta

sulla strada. Come quando ha pulito tutte le tracce, ovunque. Era troppo oppressiva Annamaria, o sapeva troppe cose. Nel corso delle indagini espletate nel 2001, il pubblico ministero Francesco Bretone, allora Sostituto Procuratore della Repubblica, sulla base di nuovi e gravi indizi di colpevolezza chiede la custodia cautelare in carcere per Marino Domenico Bindi: il Giudice per le Indagini preliminari di Trani, Michele Nardi, arresta l’uomo e lo interroga. Il Tribunale della Libertà conferma l’ordinanza del dottor Nardi, anche la Cassazione la conferma. Ormai sono in tanti i magistrati che giudicano pesanti gli indizi di colpevolezza a carico di Bindi. È stato lui ad uccidere Annamaria secondo gli inquirenti e i giudicanti. Il dottor Bretone ravvisa elementi di dubbio sulla condotta degli inquirenti del 1992 e trasmette gli atti alla Procura di Potenza. La posizione del magistrato che nel 1992 indagò sulla morte della ragazza viene archiviata, mentre quattro appartenenti ai Carabinieri di Molfetta vengono rinviati a giudizio per favoreggiamento del presunto assassino e falso per occultamento di prove di colpevolezza. Con sentenza del 2008 vengono assolti, la sentenza è confermata dalla Corte d’Appello nel 2009. Il 29 ottobre 2003, dinanzi alla Corte di Assise di Trani inizia il processo. Il dottor Bretone porta alla sbarra Bindi. Nell’anno 2005 vengono arrestate tre donne molfettesi: secondo le intercettazioni ambientali e le telefonate intercettate, una di esse è stata chiamata dai familiari di Bindi a soccorrere quest’ultimo nell’immediatezza del fatto e ha visto il cadavere di Annamaria, per terra, nel luogo dove è stata uccisa, subito dopo che fu commesso l’orrendo delitto; l’altra ha nascosto di sapere che l’arma del delitto è una mazza da baseball; l’altra ancora ha nascosto entrambe le circostanze. Il Giudice per le Indagini preliminari Michele Nardi, attualmente Ispettore Ministeriale, scrive nella pesantissima ordinanza di arresto che “il delitto della povera Annamaria è maturato in un ambiente e

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fra persone dalle condotte sessualmente disinvolte”. Il Tribunale della Libertà e la Cassazione confermano l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di una delle tre donne: altri giudici ancora, dunque, sono concordi nel ritenere che l’autore del delitto sia Bindi. Il processo Bindi bis è ancora in corso. Quanto alle altre due arrestate, il quotidiano “la Repubblica” diffonde la notizia che allorquando le stesse erano ancora in carcere, spariscono misteriosamente gli atti dalla Cancelleria del Tribunale della Libertà e le due donne vengono liberate per nullità formale dell’ordinanza di arresto. Sempre secondo il quotidiano l’inchiesta sulla sparizione delle carte è affidata alla Procura di Bari e al momento si sa che la dottoressa Pirrelli, Sostituto Procuratore della Repubblica sta indagando. Si giunge all’avviso di conclusione delle indagini nei confronti delle tre favoreggiatrici, ma questo processo è più indietro rispetto all’omicidio. Il dottor Bretone viene trasferito alla Procura di Bari e il processo viene ereditato da altro Pubblico Ministero: il dottor Ettore Cardinali, che continua sino in fondo l’opera del suo predecessore partecipando alla seconda fase del processo ed espletando una lunga e complessa requisitoria orale durata due udienze. Cardinali chiede 24 anni di carcere per Bindi. Il 24 luglio 2007 viene emessa la sentenza: Marino Domenico Bindi è assolto, non ha ucciso lui Annamaria Bufi. Assolti anche gli altri imputati alla sbarra. Il Procuratore Generale dottor Carlo Maria Capristo e il Sostituto Procuratore della Repubblica dottor Ettore Cardinali impugnano la sentenza, e il Sostituto Procuratore Generale discute chiedendo che Bindi sia condannato a 24 anni di reclusione per l’omicidio di Annamaria. La Corte lo assolve. Ancora una volta non è lui l’assassino. Pende il termine per il ricorso dinanzi alla Corte Suprema di Cassazione. Nel corso del procedimento penale dinanzi alla Corte di Assise, il perito nominato dalla Corte secondo l’accusa falsifica la trascrizione di una intercettazione ambientale decisi-

va. Sta per iniziare il relativo processo a Trani per il reato di falsa perizia e falsa testimonianza. Il Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione chiede la censura nei confronti del magistrato che nel 1992 aveva condotto le indagini su Bindi. Per la Procura della Cassazione i due erano amici dall’infanzia e avevano rapporti contrattuali quindi il magistrato avrebbe dovuto astenersi e non avrebbe dovuto indagare su Bindi: il Consiglio Superiore della Magistratura lo assolve con la formula piena. Il Pubblico Ministero di Trani apre un’inchiesta sul furto delle bobine relative alle intercettazioni telefoniche presso l’utenza di Bindi nel 1992. Indaga, accerta che i nastri sono spariti, ma l’indagine non riesce a trovare l’autore. Non si sa chi abbia fatto sparire quei nastri. Nel corso delle indagini condotte dalla Procura Lucana, il maresciallo della Polizia Giudiziaria che collabora con il PM viene sorpreso, di pomeriggio, a fare le fotocopie degli atti coperti dal segreto istruttorio per darle ai carabinieri indagati. Confessa di avere agito per ordine preciso di due alti ufficiali dei Carabinieri. La Procura di Potenza, nella persona del Pubblico Ministero Henry Jhon Woodcock, chiede ed ottiene il rinvio a giudizio per i due ufficiali. Uno di loro muore cadendo da cavallo. L’altro sta attendendo la sentenza. Diciassette anni di indagini, 12 mila pagine di processo per quattro anni di istruttoria in aula, centinaia di testimoni ascoltati, tre reparti investigativi in azione, 270 pagine di appello da parte della Procura della Repubblica e 80 della Procura Generale. Questi i numeri della vicenda giudiziaria. Una sinora la risposta: Bindi non ha ucciso Annamaria. Non è lui l’assassino: 15 magistrati avevano votato per la gravità degli indizi a carico del presunto assassino. Per loro era stato lui a massacrare la sua amante. Tre magistrati, quelli dal ruolo decisionale nella vicenda hanno sancito l’innocenza dell’uomo. Bindi non ha ucciso Annamaria, però. Non è stato quell’uomo ad ucciderla. Ma chi? Cosa ha fatto di tanto male Annamaria, cosa sapeva per fare quella orrenda morte, chi ha fatto irritare che poi l’ha uccisa con furia cieca? Con questa frase, Annamaria, ancora una volta ci parla. Lei sa chi è stato. Noi no. Per la Giustizia non è stato l’uomo che lei amava. Non è più fra noi, Annamaria, ma è come se lo fosse, il testo con cui chiudiamo questa ricostruzione trovato nella sua stanza, rende noto qual è il suo stato d’animo a pochi giorni dalla sua morte. “Sei un uomo, lo so, e ne approfitti di me per questo, mi fai credere importante, ma non sono altro che una stupida, che crede ancora in un amore folle. Ti vorrei odiare, ma so già che mi cerchi, hai bisogno di aiuto, ed io, pronta a correre al tuo capezzale. Ma finirà, questa strada tortuosa senza meta, di tormentarmi finirai anche tu di ridere di me perché sono convinta che lo fai”.


In Città

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Premiati per il loro impegno Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1730

Cinque riconoscimenti conferiti ad altrettanti Carabinieri in servizio presso la Compagnia di Molfetta. Durante una intensa cerimonia, presso la caserma “Chiaffredo Bergia” il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Bari, colonnello Antonio Bacile, ha consegnato tre Encomi Solenni, venti Encomi Semplici, sei Elogi e tre lettere di apprezzamento nelle mani di trentadue militari dipendenti, distintisi a partire dal 2007 fino allo scorso anno nell’espletamento dei compiti d’istituto. Tra di loro alcuni carabinieri in servizio presso la Compagnia di Molfetta. Si tratta di riconoscimenti che l’Arma dei Carabinieri concede per suggellare l’abnegazione, il coraggio e le capacità professionali dimostrate, come premio e stimolo a continuare nell’adempiere ai propri doveri con tutto lo slancio di cui si è capaci. Una priorità strategica, quella della sicurezza, costruita a prezzo di enormi sacrifici di uomini con le stellette, che hanno sempre operato con professionalità e senso del dovere straordinari, esempi luminosi di non comune abnegazione. Tra gli altri premiato quindi con “encomio solenne” il maresciallo capo Antonio Garofalo, effettivo al Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Molfetta per aver

sventato una rapina a mano armata in una macelleria nella vicina Bisceglie. L’intervento, che permetteva di recuperare l’arma utilizzata, consentiva anche di trarre successivamente in arresto uno dei due autori del crimine. Premiati con “encomio semplice” anche i marescialli Vincenzo del Vento e Giovanni Battista, il vice brigadiere Luigi Mininno e l’appuntanto scelto Claudio di Michele, tutti in forza al NORM della Compagnia di Molfetta, per l’attività d’indagine che permetteva di assicurare alla giustizia una banda di quattro malviventi, responsabile di associazione per delinquere finalizzata alla consu-

mazione di rapine in danno di esercizi commerciali. L’attività permetteva di far luce su 22 casi di rapina commessi in un ristretto arco temporale in diversi comuni della provincia di Bari e della Bat. “A questi Carabinieri che hanno mostrato il loro valore come uomini, soldati e tutori dell’ordine nella costante lotta contro il crimine, piuttosto che in interventi effettuati in contingenti situazioni di pericolo o in azioni di salvataggio in cui hanno messo a repentaglio la propria vita – ha detto il comandante provinciale dell’Arma – va il sentito ringraziamento dell’Istituzione e della popolazione per l’opera svol-

ta”. E proprio il colonnello Bacile nei giorni scorsi ha fatto visita alla locale sezione della Associazione Nazionale Carabinieri. L’alto ufficiale, accompagnato dal comandante della Compagnia di Molfetta, capitano Domenico Del Prete, è stato ricevuto dal presidente della locale sezione, cavaliere Luciano Modugno e da numerosi soci. Il comandante provinciale, impegnato in una visita istituzionale presso la sede del locale comando di Compagnia, non ha perso l’occasione per incontrare i militari in congedo e i simpatizzanti iscritti all’Associazione e per portare il suo personale saluto e quello di tutta l’Arma agli intervenuti. Parole di apprezzamento sono state espresse dal colonnello Bacile nei confronti dell’Associazione Nazionale Carabinieri e dei suoi soci, da sempre impegnati a tenere alti i valori che contraddistinguono gli appartenenti all’Arma sia in servizio che in congedo. Nel corso della visita il presidente della sezione Luciano Modugno ha ringraziato il colonnello Bacile per la presenza e lo ha invitato a voler presenziare alle cerimonie che in futuro organizzerà l’associazione.

Dalla concorrenza alla collaborazione Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1731

La quasi totalità delle agenzie immobiliari della città avviano una importante collaborazione. Dieci semplici regole per collaborare e per abbandonare la concorrenza incominciando ad operare nel migliore dei modi producendo vantaggi per i professionisti del settore e per i clienti. A idearle e proporle ai suoi colleghi Ilario Amato, agente immobiliare e titolare della Mondocasa Immobiliare che ha lanciato un’idea per certi versi innovativa: abbandonare la concorrenza per avviare la collaborazione. Amato ha infatti pensato di proporre agli altri professionisti del settore operanti in città di fare sistema, darsi regole chiare e semplici, e mettersi

in rete per “aggredire” il mercato offrendo maggiori possibilità ai clienti. Una proposta da molti considerata assolutamente improponibile e che invece ha raccolto il consenso del 95% delle agenzie presenti sul territorio i cui responsabili si sono incontrati per discutere la possibilità di dar vita ad un vero e proprio circuito cittadino. Una riunione nel corso della quale sono stati discussi i pro e i contro di una iniziativa “assolutamente entusiasmante” come ha sottolineato più volte Amato e che “è già stata avviata in altre parti d’Italia ma non con

gli stessi risultati che ci avviamo ad avere a Molfetta”. In poche parole presto la quasi totalità delle agenzie di Molfetta metterà a disposizione dei clienti non solo gli immobili che tratta direttamente, ma anche quelli gestiti da altre agenzie. Ci saranno prezzi chiari e verificabili e i clienti avranno modo di essere seguiti per tutte le necessità. Insomma, un esercito di professionisti pronti a mettersi a disposizione. L’avventura è appena iniziata e i primi risultati sono incoraggianti. Il futuro riserverà sorprese interessanti.



Cultura & Spettacoli

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Il Carnevale Molfettese tra sorrisi e solidarietà Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1732

Due sfilate, il tradizionale veglioncino dei bambini e tanti altri appuntamenti per l’edizione 2009. Qua e là coriandoli colorati sparsi per le strade; e quando la fatidica frase “a carnevale ogni scherzo vale” inizia ad insinuarsi nella quotidianità, allora è proprio giunto uno dei momenti dell’anno preferiti dai più piccoli, ma ammettiamolo, atteso anche dai più grandi. Ormai da tempo fervono i preparativi per la cinquantunesima edizione del Carnevale Molfettese, un tradizionale appuntamento riscoperto nel 2009 non solo dalla stessa amministrazione comunale, ma anche grazie all’interessamento della cooperativa Milleventi di Molfetta, che anche quest’anno si pone come organizzatrice dell’evento in collaborazione con diversi sponsor. Un’edizione che nell’allegria generale sa ritagliare un momento di riflessione e sensibilizzazione dei cittadini verso le sfortunate popolazioni di Haiti: come si evince in un comunicato stampa del Comune, attraverso la degustazione di piatti tipici e specialità locali, sarà aperta una

raccolta fondi destinata ai bambini sopravissuti al terribile terremoto del 12 gennaio scorso. Il calendario si preannuncia ricco di sorprese e divertimenti, come ci conferma Tommaso Amato anche in questa edizione voce e volto della manifestazione insieme alla apprezzata collaboratrice de “il Fatto”, Marilena Farinola, il tutto all’insegna di uno spirito goliardico ritrovato. A dare il via ai festeggiamenti, lunedì 8 febbraio, saranno la rassegna teatrale a cura dell’Associazione Arteatro ed il concerto della The Blues Men Band, ospitati all’interno del palazzetto dello sport Don Sturzo, per continuare mercoledì 10 febbraio con l’imperdibile rassegna teatrale del Collettivo Dino La Rocca che metterà in scena, presso il cineteatro Odeon, lo spettacolo “Come a re ceràse”. Appuntamento raddoppiato, invece, per i più piccoli con il veglioncino dei bambini presso il palazzetto G.S. Poli: giovedì 11 e venerdì 12 febbraio due serate dedi-

cate ai colori, all’allegria, alle maschere ma soprattutto alla musica e che vedranno le esibizioni di ber quattordici gruppi, tre dei quali appartenenti alle scuole medie “Poli” e “Savio” e alla scuola per l’infanzia “Alice”. Ma il momento più atteso e culminante dei festeggiamenti resta sicuramente la sfilata dei carri allegorici, come di consueto in due giornate, domenica 14 e martedì 16 febbraio, che si riappropriano del tradizionale percorso cittadino lungo Corso Umberto, con partenza in Piazza Aldo Moro e arrivo in Corso Dante: sicuramente un sollievo per tutti coloro che nella precedente edizione non avevano ben accolto il percorso alternativo in Via Achille Salvucci. Cinque i carri allegorici previsti, uno in più rispetto all’anno scorso, e di buon livello, a detta degli organizzatori, forse grazie al coinvolgimento delle nuove generazioni nei laboratori per la lavorazione della carta pesta, affinché quest’antica arte non

sia solo un ricordo nella memoria storica cittadina; dodici, invece, i gruppi mascherati che animeranno le sfilate con la vivacità delle loro coreografie. Per concludere in musica la kermesse, lunedì 15 febbraio grande concerto di “Slave to the Jazz” con un repertorio che spazierà da Sinatra a Bublè, da Glen Miller alla Minnelli, ed il concerto de “Il Gruppo Italiano”. Novità interessante e da non perdere sarà la “Conturband”, una street-band composta da percussioni e fiati di grande impatto visivo e sonoro, le cui esibizioni itineranti invaderanno le strade della città coinvolgendo i passanti. Come è ben immaginabile, si prevedono momenti di spensierata aggregazione, in un turbinio di suoni e lustrini, dando libero sfogo alle apparenze, piegando per un po’ la realtà a quelle fantasie lasciate in disparte durante il resto dell’anno. Isabel Romano

Sud: presente e passato

Sempre in attività il “Fornari”

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Un incontro per ricordare il lavoro dello studioso molfettese Saverio La Sorsa.

Numerosi i progetti realizzati nel Liceo Psico Pedagogioco e delle Scienze Sociali di Molfetta.

L’associazione Fabulanova è una realtà recentissima nel panorama associativo molfettese. È un’associazione nata dall’incontro di appassionati e studiosi di musica, danze, culture popolari e tradizioni nazionali e internazionali, con lo scopo di valorizzare il patrimonio locale. I membri dell’associazione, in collaborazione con Pietro Capurso e con la partecipazione di alcuni musicisti pugliesi, propongono il 14 febbraio alle ore 19.30, presso la Sala Turtur a Molfetta, un incontro dal titolo “Sud: presente e passato. Appunti sulle ricerche di Saverio La Sorsa in Puglia”. L’obiettivo dell’iniziativa è di ricordare l’importanza delle numerose ricerche che lo studioso molfettese ha condotto non solo in Puglia ma in molte regioni dell’Italia meridionale. Il lavoro di Saverio La Sorsa è unanimemente riconosciuto per la qualità e

quantità del materiale raccolto, esso abbraccia le tradizioni popolari, gli usi e i costumi legati ai vari mestieri, oltre ad una quantità notevole di canti, proverbi, motti e favole. L’incontro, al quale la cittadinanza è invitata, prevederà una serie di interventi e riflessioni sul lavoro di Saverio La Sorsa in Puglia e in particolare a Molfetta; un intervento musicale presenterà alcuni brani del repertorio tradizionale molfettese che, oltre a mantenere intatta la capacità di rievocare ricordi e suggestioni, rinnova la sua bellezza nel rivivere nella contemporaneità. Katia la Forgia

È da tutti conosciuto sotto il nome di “Magistrale”, l’istituto “Vito Fornari” di Molfetta. Non più tale da anni, è oggi sede di tre licei: il Liceo Socio Psico Pedagogico, il Liceo Delle Scienze Sociali e il Liceo Linguistico. Finalizzato alla conoscenza delle metodologie sociali, scientifiche e linguistiche, offre un bagaglio culturale vasto e approfondito. È anche luogo di dibattiti e approfondimenti, progetti e attività che fanno di questo istituto “scuola di vita” e non solo “scuola di libri”. Da anni l’Istituto si batte per far crescere nei giovani studenti il senso di legalità e di giustizia attraverso il “Progetto Legalità” e il “Progetto Lettura” al fine di stimolare l’alunno a prendere coscienza delle problematiche civiche e quindi esercitare un maturo senso critico per poter cogliere la realtà del proprio tempo. La

filosofia, la pedagogia, la sociologia e la psicologia non sono materie fine a se stesse, bensì permettono lo sviluppo della riflessione personale ed etica. La validità dell’Istituto sta anche nell’organizzare incontri tra alunni, docenti e genitori per discutere le problematiche che quotidianamente gli adolescenti vivono, il rapporto ragazzi-adulti e le possibili soluzioni. Ultimo grande evento è il “Caffè Letterario” organizzato nella biblioteca del “Vito Fornari” luogo di storia e di cultura dove i genitori, alunni, docenti e il preside stesso hanno chiacchierato a lungo davanti ad una tazzina fumante di caffè. L’aroma del caffè, accompagnato dal profumo della cultura, possono far sì che la scuola sia un piacevole luogo di incontro, formazione e confronto. Margherita Calò


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Cultura & Spettacoli

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San Corrado: patrono dimenticato Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1735

La festività ricorre il 9 febbraio. In molti vorrebbero venisse ripresa la tradizione della processione per le vie della città.

A conclusione della novena in onore di San Corrado di Baviera, patrono della città di Molfetta, martedì 9 febbraio alle 19 il vescovo mons. Luigi Martella celebrerà nella Cattedrale la Santa Messa Pontificale. “Spero vi sia una piena partecipazione di fedeli, un segnale per misurare la devozione dei molfettesi verso il Santo. Si parla di luminarie, di giostre e divertimenti e poco di religiosità, che è il vero nucleo della festa: è questo il quadro delle attuali feste patronali. Vedo un futuro che peggiorerà sempre più”. È il rammarico espresso da don Vito Bufi, parroco della Cattedrale, cultore della figura del Santo. I molfettesi dicono di amare San Corrado ma sono pochi coloro che partecipano alle liturgie. “Oggi quanti sono i genitori che chiamano Corrado i propri figlio-

li? Pochissimi, e chi lo fa è soltanto per dovere e rispetto verso gli avi”, ha dichiarato don Ignazio Pansini, parroco del Duomo. E un passante: “Io non ho mai ricevuto grazie dal Santo, ma vorrei che la festa di San Corrado fosse recuperata. Lancio un appello ai responsabili”. Abbiamo dunque incontrato il presidente del Comitato Feste Patronali, Corrado Sancilio, che ha confermato: “Stiamo facendo di tutto per riprendere le celebrazioni di una volta. Il nostro obiettivo è tenere salde le tradizioni, rispettare ed onorare il nostro Patrono. Non ci dispiacerebbe riportarlo in processione, offrirlo nuovamente alla città allungando anche il percorso. La Chiesa purtroppo è restia all’iniziativa perchè teme la scarsa partecipazione della cittadinanza, soprattutto per la stagione in cui ricorre

la solennità. Sarebbe triste non vedere nessuno ai lati delle strade, durante la processione. Bisogna tentare, però, avere coraggio. Noi aspettiamo un segnale di incoraggiamento sia dalla Chiesa che dai cittadini e inizieremo subito a lavorare”, ha concluso Sancilio. Perché i molfettesi 800 anni fa hanno scelto e voluto San Corrado Santo protettore della città, pur essendo egli uno straniero? Sicuramente per le sue doti spirituali. Nato in Baviera nel 1105, nobile, colto, d’indole forte, disubbidì prima alla volontà dei genitori che lo volevano prelato della Chiesa e poi a San Berrnado di Chiaravalle, suo superiore dell’Ordine dei Frati, che gli vietò il consenso di raggiungere la Terra Santa. Corrado giovanissimo, frate pellegrino, si fermò a Molfetta come ospite, manifestò subito virtù da asceta. Malato, chiese asilo all’abbazia di Santa Maria ad Cryptam, nei pressi di Modugno, dove rimase fino alla sua morte, avvenuta nel 1126. Il 9 febbraio di un anno imprecisato, forse intorno al 1313, i molfettesi saputo della soppressione della comunità benedettina in cui era stato tumulato san Corrado, decisero di portar via le reliquie. La leggenda racconta che giunti a Molfetta, i devoti trovarono il portale del Duomo chiuso. La giornata era fredda. Per riscaldarsi accesero il falò. Lì stavano ormeggiati dei mercantili carichi di legumi e i marinai, vedendo i fedeli senza cibo e infreddoliti, offri-

rono quello di cui disponevano, fave e ceci. Di qui la tradizione dell’accensione dei falò che i molfettesi mantennero fino alla fine degli anni Sessanta. Il Comitato delle Feste Patronali vuole ricordare l’evento accendendo il 9 febbraio un falò nello spazio antistante la Cattedrale. San Corrado ha protetto Molfetta dalle epidemie con la sua intercessione, si ricordi la pestilenza del 1657; ha risposto alle richieste dei contadini, facendo piovere nei periodi di siccità. E chissà quante altre volte è intervenuto a nostra insaputa per placare tempeste, alluvioni, terremoti. Pantaleo de Trizio


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Recensione

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Il SegnaLibro. Farfalle di spine. Poesie sulla Shoah. Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1736

Testimoniare, raccontare sono atti privi di senso se non c’è nessuno disposto ad ascoltare: per i sopravvissuti era una nuova assurdità che al loro bisogno di parlare non corrispondesse un altrettanto bisogno di ascoltare. Attraverso l’arte, la memoria acquista anche un notevole valore estetico che consiste nel piacere di ricordare e di raccontare in sé, come dichiara il detto talmudico, che a Levi piacque portare in epigrafe al Sistema periodico, “è bello raccontare i guai passati”. Farfalle di spine. Poesie sulla Shoah, a cura di Valeria M. M. Traversi, Le Ciliegie, Palomar, 2010, pp. 250. Al tatto, la farfalla di spine raffigurata in copertina non ferisce, né scortica, ma sottopelle si avverte quasi impercettibile un profilo in rilievo. Sono spine in volo, che soffocano mentre si liberano, levitano mentre si atrofizzano. Un ossimoro pregnante dà il titolo all’antologia di poesie sulla Shoah curata da Valeria Traversi: metafora di libertà e leggerezza, le farfalle sono strette in uno scheletro di spine, come i versi di dolore e commosso ricordo che schiudono al lettore la testimonianza e l’atrocità della “banalità del male”. Raccolte in tre sezioni distinte, le poesie sulle Shoah rappresentano il capitolo di Storia del genocidio di migliaia di anime raccontato

dai testimoni diretti tra cui Kolmar, Ausländer, Sutzkever, Katzenelson, Borowski, Levi, Cayrol, Bruck, Springer e indiretti – Celan, Sachs e Weiss, dalle voci dentro e fuori il filo spinato e dal ricordo postumo di poeti e cantautori, come Quasimodo, Brecht, Guccini, Pasolini, Morante. Voci di sopravissuti, ma anche liriche anonime sepolte per essere ascoltate trovano nel volume una collocazione sapientemente strutturata. Alla base della selezione e ricostruzione cronologica, vi è una rigorosa e appassionata analisi critico-filologica che la Traversi sviluppa nel saggio introduttivo al volume dove s’interroga sul perché scrivere la Shoah e sulla ne-

cessità di ricostruire, attraverso il potere estetico ed etico della memoria, le profonde lacerazioni del “post Auschwitz”. L’antologia è accompagnata da un ricco e approfondito corredo di note attraverso cui Traversi dialoga costantemente con i testi liberando significati e suggestioni, mentre porge ai lettori la chiave di accesso alle verità espresse ma mai ascoltate. Completa il volume un accurato apparato bio-bibliografico. Valeria M.M. Traversi (1974) si è laureata a Bari in Lettere nel 1998 con una tesi su Primo Levi e la letteratura della Shoah. Dopo aver conseguito il Dottrato di ricerca in Italianistica nel 2003, ha curato per

Palomar un’edizione de Il dispaccio di Venere. Epistole eroiche di Pietro Michiele (2008). Suo interesse di studio continua ad essere la tradizione novecentesca cui ha dedicato alcuni saggi: I rumori stridenti della scrittura. Scrittura dopo Auschwitz (1999); Suggestioni d’Africa e tradizione letteraria nel ‘Porto Sepolto’ (2003); Il ritorno a casa attraverso la letteratura: l’Istia di Pier Antonio Quarantotti Gambini (2006); “Ci ritroveremo in non so che punto”: le lettere di Montale a Irma (2007); Per dire l’orrore: Primo Levi e Dante (2008). Insegna lettere nelle scuole secondarie. A cura di Angela Teatino

Brunetta: “addio bamboccioni, bisogna andar via di casa” Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1737

“Io farei una legge per far uscire di casa i ragazzi a 18 anni”. È il titolare della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, a lanciare “scherzando anche un po’”, l’idea anti-bamboccioni per contrastare un costume tutto italiano. L’idea di una proposta di legge prende le mosse dalla condanna di un padre costretto dal giudice a pagare gli alimenti alla figlia trentenne fuori corso all’università. Insomma, come ha detto lo stesso ministro, “basta ai figli bamboccioni” e basta anche a quei genitori che ricattano i propri figli a stare in casa a causa della loro affettività pelosa. Tuttavia il ministro Brunetta non si è fermato a delle supposizioni ma, rielaborata meglio la sua legge anti-bamboccioni, in questi giorni sta portando avanti una sorta di campagna pubblicitaria per le varie reti televisive, radiofoniche e testate giornalistiche. Brunetta non risparmia nessun

dettaglio, infatti si è posto, di comune accordo con il ministro dell’Economia Tremonti, anche il problema di un fondo monetario su cui i giovani possono fare affidamento. Chi cerca, trova. Ecco la soluzione: agire sulle pensioni di anzianità, soprattutto quelle che partono dai 55 anni. Facendo in questo modo si potrebbero trovare risorse che consentirebbero di dare ai giovani non 200 ma addirittura 500 euro al mese. Nella nostra città, seppure alla periferia dell’impero, la giovane popolazione interessata dalla proposta di legge del ministro è da una parte entusiasta di questa opportunità di una vita indipendente senza le lagne che i genitori fanno quando non si rispetta l’orario di rientro a casa oppure quando ci si sveglia nel pomeriggio dopo i festini del sabato sera. Ma d’altra parte c’è chi, pur affascinato dalla vaga promessa di libertà offerta dal disegno di

legge, dopo averci riflettuto su, prende consapevolezza dei numerosi impegni a cui si va incontro: bollette e affitto da pagare, spesa da fare e studiare o lavorare oppure entrambi per chi decida anche di frequentare l’università. Un vero e proprio marasma sociale ed economico. Per questo ci si chiede: per quale motivo? Per accelerare un processo che comunque avverrebbe anche se con un po’ di ritardo e anche per uniformarci alle altre Nazioni, ad esempio gli U.S.A., dove i ragazzi a 20 anni sono già fuori di casa e possono iniziare a pensare al proprio futuro ma con una piccola differenza i giovani americani hanno delle garanzie dallo Stato che l’Italia non fornisce, hanno un lavoro dignitoso che permette a ciascuno di essere appagato e gratificato per gli anni di studio e l’impegno, invece nel nostro Paese i laureati in lettere, come molti altri, anziché sta-

re nelle scuole ad insegnare, vanno a passeggio a corso Umberto o, come si dice più comunemente, a “fare il giro attorno alla villa comunale”. Un giovane molfettese ha replicato a queste considerazioni, dicendo che però il Ministro avrebbe provveduto a questo disagio facendo sì che i giovani ricevano 500 euro mensili; ma con il carovita di questo periodo, gli affitti che raggiungono le stelle, la crisi generale e gli studi da portare a termine si sfida chiunque a sopravvivere con il fondo finanziario “stanziato dallo Stato”. Allora che fare quando non si riuscirà ad arrivare a fine mese? Si potrebbe chiedere aiuto ai genitori, sempre che però non siano già andati in pensione perché allora sarebbe un bel guaio dato che i 500 euro mensili vengono detratti proprio dalle pensioni dei futuri pensionati, nonché genitori! Gianfranco Inglese


il Fatto Tour

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Che divertimento Il Fatto Tour Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1738

Tante serate all’insegna dell’allegria firmate da Danilo, Enrico e Davide. sica curata dal dj Antonio Mastromauro e del sano divertimento. Poi si proseguirà il 5 febbraio alla Darsena, il 19 al Place Blanc Cafè ed a marzo il 5 al Bettie Page e il 19 all’Off Street. Ultima tappa programmata, ma non è detto che si tratti della conclusiva, il 16 aprile al Blues Cafè. Serate tutte da vivere nel corso delle quali non manca la distribuzione di gadget e nel corso della quale vengono scattate centinaia di foto poi pubblicate sul Danilo, Enrico e Davide. Solo a guardali bene in faccia si capisce che quei tre sono pronti a farvi divertire. Insomma ad organizzarvi una “Buena Vida”, così come si chiama la società di immagine, pubbliche relazioni e organizzazione eventi che insieme hanno ideato, creato e lanciato sul mercato della movida del nord barese. Sono gli stessi “personaggi” che da dicembre scorso hanno dato vita a “il Fatto Tour”, una serie di serate organizzate nei

locali più “in” di Molfetta e marchiate “il Fatto”. La prima, lo scorso 4 dicembre presso il Silver Cafè in occasione del secondo compleanno del primo free press quindicinale molfettese ha richiamato decine di persone festanti. La seconda poi è stata veramente un grande successo: il 22 gennaio nello scenario del Calì Cafè sono stati tantissimi i giovani molfettesi che hanno deciso di trascorrere una serata all’insegna della buona compagnia, dell’ottima mu-

profilo Facebook de “il Fatto”: è lì che tutti posso visionarle e votarle con il tasto “mi piace”. La fotografia più votata verrà poi pubblicata sul nostro quindicinale. Insomma, un nuovo modo per stare in compagnia, dare spazio alla allegria e riscoprire la bellezza di vivere la città senza dover cercare svago da altre parti. Non resta quindi che scoprire le serate de “il Fatto Tour” e rivedervi su Facebook o nei video della nostra web tv.


Sport

giovedì 4 febbraio 2010

Due settimane di sport Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1739

Dalla pallavolo al calcio, passando per basket e hockey.

Tutto sommato si può dire che il mese di gennaio sia stato positivo per il mondo della pallavolo molfettese. Certo, è mancata la ciliegina sulla torta della Coppa Italia di B maschile, ma non si deve dimenticare che la squadra del presidente Antonacci è pur sempre la seconda tra le quattro compagini capaci di raggiungere le Final Four del prestigioso torneo. Ma andiamo con ordine. Sul fronte campionato va annotata la vittoria della Pallavolo con un rotondo 3 a 0 nella gara casalinga disputata il 23 gennaio contro il Chieti. Dopo la parentesi della Coppa Italia, in cui in biancorossi hanno superato il Cantù in semifinale vincendo per 3 a 0 e ceduto ad un fortissimo Genova in finale con lo stesso risultato, il campionato riprenderà il 7 febbraio con la sfida casalinga contro il Brolo. Successivamente i biancorossi torneranno ad esibirsi in trasferta il 14 febbraio in quel di Reggio Calabria. Le ragazze dell’Azzurra stanno invece attraversando un periodo di appannamento. A riprova di ciò la vittoria casalinga del 23 gennaio strappata con i denti ad un Living Potenza non certo trascendentale. Finale di 3 a 2 per le molfettesi nonostante un arbitraggio definito “ridicolo” dai dirigenti di casa. Le “azzurre” proveranno a rifarsi sabato 6 febbraio nella difficile trasferta di Arzano. Il 13 febbraio, invece, sarà il parquet del “PalaPoli” ad ospitare l’incontro contro le giallorosse del Volley Benevento. In casa Virtus penultimi si era e penultimi si rimane anche se con due punti in

più frutto della vittoria in Sicilia per 84 a 81 arrivata sul filo della sirena grazie ad una tripla indovinata da Andrea Malamov. Il 31 gennaio, ecco arrivare una nuova sconfitta casalinga per 75 a 64 nel derby contro il San Severo. Il 7 febbraio si giocherà a domicilio della capolista Barcellona. Successivamente, il 14, altra sfida da brividi contro i cugini del Ruvo. Non va tanto meglio nel campionato di hockey con il Goccia di Sole che ha inanellato due sconfitte, 9 a 2 a Viareggio e 7 a 3 nella gara interna contro il Valdagno. Nel momento in cui chiudiamo questo numero non si conosce ancora il risultato del derby contro il Giovinazzo. I successivi due incontri non sono certo facili: il 6 il Molfetta ospiterà il Bassano 54 poi il 13 si viaggerà alla volta di Follonica. Sul fronte calcistico la Liberty continua a rimanere eterna seconda alle spalle di un mai domo Nardò. Le ultime prestazioni non certo esaltanti dei biancorossi hanno per giunta portato all’esonero del tecnico Vincenzo del Rosso che lascia la squadra a quota 51 punti e con una finale di Coppa Italia da disputare, proprio contro il Nardò, il prossimo 18 febbraio su campo ancora da individuare. Nell’ordine si sono succeduti un 1 a 0 casalingo contro il modesto Tricase, una vittoria per 2 a 1 a Locorotondo giunta solo al 93esimo e il pareggio, anche questo conquistato al 93esimo, per 2 a 2 nella sfida interna contro il Copertino. La panchina della squadra potrebbe a questo punto essere affidata a Nicola di Leo ex tecnico dell’Andria in Prima Divisione. Certamente bisognerà ora vincere e convincere nelle gare in programma il 7 febbraio a Taurisano e il 14 in casa contro il Corato. Chiudiamo con il campionato di calcio a 5. Il Real Molfetta continua a difendere la seconda posizione di classifica. Perde punti nel pareggio esterno per 2 a 2 a Barletta ma subito torna alla vittoria contro il Manfredonia imponendosi per 6 a 1. Allegretta e soci torneranno in campo il 13 febbraio, dopo il turno di riposo, nella gara esterna di Altamura.

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HOCKEY

BASKET

Serie A1

Serie A dilettanti

Valdagno Follonica Lodi Bassano 54 Breganze Viareggio Sarzana Forte dei Marmi Giovinazzo Seregno R. Bassano MOLFETTA Trissino Correggio

39 35 32 30 27 26 23 22 22 20 16 15 5 5

Barcellona Ostuni San Severo Trapani Ferentino Siena Perugia Palestrina Sant’Antimo Ruvo Matera Agrigento MOLFETTA Potenza

28 26 22 22 22 20 20 20 18 16 16 12 6 4

PALLAVOLO Serie B1 Maschile E. Gela Atripalda MOLFETTA Turi Brolo Chieti Reggio Calabria Ortona Potenza H. Gela Galatina Casoria Blue College Catania Alberobello

Serie B2 Femminile 39 37 31 30 27 23 22 22 21 21 15 14 6 1 rit.

Sarno San Pietro V. Napoli MOLFETTA Arzano Battipaglia A. Benevento L. Potenza A. Potenza Taranto L. Altamura V. Benevento Oria Acquaviva V. Altamura Salerno

CALCIO A5

CALCIO

Serie B Pescara MOLFETTA Loreto Modugno Bisceglie Ortona D. Matera T. Matera Venafro Barletta Altamura Manfredonia Giovinazzo

42 39 38 36 36 35 34 24 23 21 19 19 17 14 11 0

44 37 35 29 28 26 26 26 16 15 14 13 12

Nardò MOLFETTA Terlizzi Trani Castellana Copertino Lucera Manduria Sogliano Bisceglie Corato Cerignola Taurisano Tricase Massafra Maglie Locorotondo Altamura

Eccellenza 55 51 47 46 41 40 37 36 35 34 32 29 23 22 20 17 16 14


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Benessere e Salute

Perdere peso senza soffrire la fame Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1740

Scopo di una dieta è quello di farci dimagrire senza avvertire il senso di fame nell’arco della giornata e senza eliminare i principi nutritivi che risultano indispensabili per il nostro sostentamento. Una dieta risulta efficace se riusciamo a raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissato e se non recuperiamo il peso perso. Per questo motivo è fondamentale rieducare le nostre abitudini alimentari così da variare e alternare opportunamente gli alimenti: solo in questo modo riusciremo a perdere peso in modo salubre. I fattori da tenere in considerazione quando ci accingiamo a fare una dieta possono essere riassunti in sette punti fondamentali. La dieta deve essere leggermente ipocalorica ovvero bassa in calorie. È molto importante mangiare in modo equilibrato, controllando il consumo di certi alimenti. La dieta deve essere normoproteica cioè ci deve essere un corretto apporto di proteine ad valore biologico, ad esempio 100-150 g di carne bianca o rossa, 150-200 g di pesce o 2 uova. Le proteine svolgono principalmente funzione plastica e un tale apporto garantisce elasticità ai tessuti. Un corretto apporto proteico in una dieta dimagrante favorisce l’eliminazione e la movimentazione dei depositi di grasso, traducendosi in una diminuzione del volume in certe parti del corpo

come il punto vita, i fianchi e le cosce. Gli evidenti benefici di una perdita di peso vanno a sommarsi ad una migliore qualità del sonno. Diminuire l’apporto complessivo dei grassi eliminando grassi saturi (come burro, lardo, pancetta, panna) ed aumentando il consumo di quelli insaturi (olio di oliva) e polinsaturi (olio di pesce, ricco di omega 3; olio di girasole e di semi, ricchi di omega 6). Ridurre l’assunzione dei carboidrati di facile assorbimento come merendine, dolci, pasticcini, zucchero, cioccolato, brioche, cornetti. Seguire una dieta ricca in fibre solubili e insolubile: legumi, frutta, ortaggi e cereali. La fibra oltre ad una aumento del senso di sazietà porta anche ad un miglioramento della funzionalità intestinale. Bere acqua: è importante per il nostro organismo bere quotidianamente almeno 1,5 l di acqua. Fare 5 pasti al giorno senza saltarne nessuno: colazione, pranzo e cena leggera prevedendo due spuntini, uno a metà mattina e uno a metà pomeriggio a base di frutta. In questo modo si evita di arrivare ai pasti principali senza troppa fame (e senza ansietà) e di mangiare senza misura. È importante alimentarsi correttamente sia qualitativamente sia quantitativamente: mantenersi nei limiti del peso ideale aiuta a vivere meglio e più a lungo.

giovedì 4 febbraio 2010

Nutrizione ed Integrazione Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1741

La nutrizione ricopre un ruolo molto importante nella nostra vita, fin dalla nascita. Più volte nell’arco della giornata selezioniamo e consumiamo alimenti, che nel tempo possono alla lunga condizionare il nostro stato di salute. L’OMS segnala che l’obesità e le malattie cardiovascolari causano nel mondo più di 2 milioni di morti ogni anno. In Italia i maschi in sovrappeso sono il 42,5% mentre gli obesi il 10,5%, le donne in sovrappeso sono 26,6% e le obese 9,1%: complessivamente sono in sovrappeso il 34,2% degli italiani e gli obesi sono il 9,8%. Se si manterrà tale crescita, secondo la SIO, nel 2025, il tasso di obesità negli adulti avrà un in incremento di + 43%! La cultura della corretta alimentazione inizia dalla famiglia, in particolare dalla madre. Infatti i comportamenti alimentari del bambino sono influenzati dal modello culturale che caratterizza il suo contesto socio-familiare, in modo particolare dallo stile di vita, dalle abitudini alimentari e dal personale rapporto con il cibo che ha la mamma e da come vive il suo ruolo di “nutrice”. In linea generale, una dieta adeguata ed equilibrata è in grado di fornire tutti gli elementi necessari al mantenimento di un buono stato di salute. Per un particolare stile di vita o per motivi diversi, è sempre più diffusa la consuetudine di integrare l’apporto di determinati nutrienti della dieta mediante integratori alimentari. Questi ultimi sono rappresentati da una vastissima gamma di prodotti. Se si escludono gli integratori di aminoacidi

e derivati, di proteine o energetici, che rientrano per lo più nella specifica categoria destinata a chi pratica sport e che sono regolati con apposita normativa (Circolare 8 del 7 giugno 1999 – G.U. n.135 dell’11.6.1999), quelli più diffusi sono gli integratori di vitamine o di minerali, di acidi grassi, di probiotici, di fibra e gli integratori o complementi alimentari a base di antiossidanti o di altri ingredienti costituiti da piante o derivati che, pur privi di valore nutritivo, sono tuttavia dotati di attività favorenti determinate funzioni e processi fisiologici compatibili con una finalità di tipo salutistico. Il Sistema NATURHOUSE utilizza integratori della seconda categoria, tutti autorizzati ed approvati dal Ministero della Salute. Sottoposti a test di qualità e accurate analisi interne. Per maggiori informazioni: NATURHOUSE, Via Margherita di Savoia, 63 – Molfetta (Ba), tel.: 0803971860 o 0803504326. Dott. Floriana Camporeale


oltre la realtà

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Castel del Monte, Graal e Templari Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1742

Durante il XIII secolo la Puglia costituì un importante snodo per chi si recava in Terra Santa per far vista al Santo Sepolcro. I pellegrini erano scortati dai Cavalieri Templari che avevano fatto della nostra regione una delle loro dieci province. I Cavalieri del Tempio, detti così perché erano stati in passato guardiani del Tempio di Salomone a Gerusalemme, erano i custodi del Sepolcro di Gesù. Si trattava di un corpo valoroso che faceva dell’onesta e dell’altruismo le proprie virtù. Nel corso degli anni si trasformarono anche in guerrieri per proteggere la Terra Santa dalla minaccia musulmana. Il loro prestigio crebbe a dismisura assieme alle loro ricchezze che provenivano dai lasciti testamentari e dalle numerosissime donazioni. Tutto durò sino al 13 ottobre del 1307 quando Filippo il Bello re di Francia, ansioso di mettere le mani sulle loro ricchezze, formulò una serie di calunnianti accuse nei loro confronti. I Templari furono accusati soprattutto di eresia e di essere adoratori di un demone detto Baphomet. I loro beni furono requisiti e la maggior parte dei Cavalieri fu condannata al rogo dopo aver confessato sotto atroci torture le proprie colpe. Il Castel del Monte costituisce una sorta di legame con i Cavalieri del Tempio che probabilmente in passato lo frequentarono. Fatto costruire nel XIII per volontà dell’Imperatore

Federico II, Castel del Monte è situato su una collina in piena Murgia Barese. L’altura è considerata un sito geomantico, ovvero un luogo di apertura magica del suolo in cui un tempo sorgeva anche un antico tempio pagano. Fu quindi puramente casuale la scelta di questo posto altamente simbolico? Ancora sconosciute sono attualmente le funzioni dell’edificio. L’ipotesi che si tratti di una residenza di caccia non sarebbe tanto attendibile viste le dimensioni del castello. Da scartare sarebbe anche la funzione di edificio difensivo dato che la struttura era priva di strumenti di difesa. Che sia stato una residenza imperiale non mette d’accordo gli studiosi dato che comunque Castel del Monte non aveva né alloggi, né stalle, né cantine e nemmeno grosse corti interne. Anche l’ipotesi di maniero di rappresentanza non reggerebbe visto che il castello è dotato di stanza strette, buie e manca completamente di agi per gli ospiti. Che si tratti allora di un edificio metafisico? Il numero otto, simbolo dell’uomo e dell’infinito, oltre a ricorrere nella sua forma ad ottagono ricorre ossessivamente in numerosi particolari: otto sono le torri ottagonali ad ogni vertice, otto sono le sale per ogni piano, ottogonale è il cortile che includeva all’origine una vasca ottogonale. La figura geometrica dell’ottagono è una figura fortemente simbolica

perché costituisce la figura intermedia fra il quadrato, simbolo della terra, e il cerchio simbolo del cielo, una sorta di unione fra i due elementi. Ed è proprio questa origine esoterica e astrale del castello che ha fatto in modo che venisse accostato nel corso degli anni ai Cavalieri Templari. Ad avvalorare la tesi che il castello fosse stato un tempo frequentato dai Cavalieri vi è l’inquietante presenza al suo interno della raffigurazione del demone Baphomet sull’architrave di una sala oltre ai resti di un mosaico sulla pavimentazione con i sigilli di Re Salomone. Quale legame c’era fra Federico II e i Templari allora? Probabilmente Castel del Monte fu costruito proprio grazie ai fondi che l’Imperatore chiese in prestito all’ordine cavalleresco. Secondo alcuni esperti la vera ragione per cui Federico II intraprese i rapporti con i Cavalieri sino a quel momento da lui osteggiati andava oltre gli interessi economici. I Templari secondo numerosissime testimonianze erano i custodi del Tempio, del Santo Sepolcro e del Santo Graal. Forse il castello fu costruito con i fondi dei Templari per poter custodire il Graal? Il Graal secondo la tradizione era la Sacra Coppa utilizzata da Gesù Cristo durante l’ultima cena e in cui Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il suo sangue dopo la crocifissione direttamente dalle ferite ancora aperte.

Federico II aveva cercato per anni la Santa Reliquia senza esito convinto dei suoi poteri mistici. La credenza popolare sosteneva che chiunque entrasse in possesso del Graal acquisiva forza, giovamento e vita, in altre parole l’immortalità. Con la costruzione del castello finalmente Federico II avrebbe avuto la possibilità di possedere la Sacra Coppa. Fonti storiche testimoniano come l’Imperatore non mise mai piede nel maniero. Come mai? Forse il luogo era troppo sacro per lui che si considerava un grande peccatore? Altre fonti ipotizzano come Federico II grazie all’intervento dei Cavalieri Teutonici (un altro ordine misterioso di Cavalieri che operava in Terra Santa) avrebbe ricevuto in custodia il Graal dai Sufi, una setta islamica che adorava il Dio delle tre religioni, Ebraica, Islamica e Cristiana. Quindi la presenza della raffigurazione di Baphomet nel castello, altro nome con cui, secondo molti studiosi, era definito Maometto, verrebbe spiegata dal fatto che Federico fosse un adepta della setta dei Sufi. Quando la storia di un luogo presenta molti punti oscuri come nel caso di Castel del Monte ognuno è libero di credere a questa o quell’altra ipotesi. Sta invece allo stolto il misero compito di giudicare. Francesco Tempesta paranormale@ilfatto.net


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Lavoro in chiaro

giovedì 4 febbraio 2010

Punti informativi: i Centri Informagiovani (prima parte) Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1743

Gli Informagiovani detengono, ormai da oltre 30 anni, un ruolo strategico per quanto concerne le politiche di orientamento professionale in Italia. Risale, infatti, all’anno 1981 l’istituzione, nel nostro paese, di oltre 1000 Informagiovani, spesso nell’ambito dei “Progetti Giovani” adottati da molti Comuni. Da tempo, quindi, tali strutture rappresentano un importante punto di riferimento per i giovani e non. Purtroppo gli Informagiovani non detengono ancora, allo stato attuale, un proprio Coordinamento Nazionale con dei singoli coordinamenti regionali che coordinano lo scambio di informazioni ed i piani di formazione per gli operatori dei Centri. Spesso accade, però, che il successo di tali coordinamenti dipenda, dalla continuità politica del-

le varie amministrazioni. I Centri Informagiovani sono servizi dove sono disponibili informazioni sulle opportunità (di cui spesso si sa poco o nulla) offerte sia in ambito pubblico che privato e sui vari argomenti di interesse per i giovani offrendo inoltre un importante “punto di vista” sul mondo giovanile. I giovani che si rivolgono ai centri hanno la possibilità di: consultare dossier contenenti la documentazione, nonché guide, libri, giornali; visionare le bacheche (concorsi, borse di studio, lavoro, corsi professionali, appuntamenti culturali, attività di vario genere) aggiornate quotidianamente; richiedere le schede orientative sugli argomenti di maggior interesse; prelevare depliant, opuscoli e programmi messi in distribuzione solitamente all’ingresso dei Centri; affiggere annunci nelle bacheche. In alcuni di questi Centri, lì dove questi ultimi sono gestiti da amministrazioni “virtuose” che riescono nell’intento di sfruttare a pieno il lavoro degli operatori, è possibile usufruire di servizi extra molto utili per gli utenti. Alcuni di questi servizi, erogati tutti gratuitamente, sono: redazione di Curriculum Vitae e annessa lettera di presentazione, scansione digitale di fototessera degli utenti spesso ri-

chiesta nel curriculum, inserimento dei cv degli utenti nelle complesse e dettagliate banche dati presenti nei portali internet di reclutamento del personale come ad esempio: Borsa Nazionale del Lavoro detenuta dal Ministero del Lavoro, Eures, Rimini Impiego (Centro per l’Impego) e tante altre, creazione di account di posta elettronica dedicati per ogni singolo utente con relativi invii tramite postazioni internet, navigazione internet gratuita. Da qui è facile comprendere come grazie esclusivamente all’impegno e alla disponibilità di questi operatori, questi ultimi spesso identificati in lavoratori precari L.S.U., Co.Co.Co, (privi dei basilari diritti sul lavoro), operatori del Servizio Civile Nazionale, tirocinanti, ecc., gli utenti riescano a risparmiare ingenti somme di denaro soprattutto quando devono realizzare le proprie candidature, in considerazione dei costi di servizi esterni come: invio e ricezione fax (sostituito dall’utilizzo della mail), servizi internet presso internet point privati, scansione digitale di fototessera e redazione di curriculum/presentazioni/testi presso copisterie private. Inoltre, presso questi centri, l’utente ha la possibilità di interrogare direttamente l’operatore. Il colloquio diretto tra l’operatore e i giovani

rappresenta la modalità più significativa, il metodo più sicuro che permette di interpretare correttamente la domanda, ed eventualmente di approfondire la richiesta. L’informazione disponibile presso i Centri Informagiovani deve essere: gratuita, circolare, completa e attendibile. Come dicevamo sopra, il materiale da consultare è composto di dossier, guide, libri, banca dati nazionale lavoro, opuscoli, depliant, ecc. La documentazione è il materiale di base usato per la ricerca, l’elaborazione e la comunicazione delle informazioni. Tale documentazione potrebbe essere organizzata nei seguenti nove settori: istruzione, professioni, educazione permanente, lavoro, vita sociale, tempo libero e cultura, vacanze, estero e sport. Nel prossimo numero, nella seconda parte di questo articolo, affronteremo altre importanti tematiche legate alla corretta fruizione dei servizi presenti nei centri Infromagiovani. Marco Roberto Spadavecchia È con la spiritualità, con le opere dello spirito, con l’arte più che con le prodezze economiche che una comunità mostra la propria superiorità, la propria nobiltà. Jaques Nanèma

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rubriche

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IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni, puntuale come sempre il giovedì. Bar Arcobaleno - Banchina San Domenico Bar Astoria - Corso Umberto I, 16 Bar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi d’Argentina, 75 Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43 Bar Cavour - Corso Fornari, 47 Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30 Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4 Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18 Bar Europa - Via F. Cavallotti, 33/35 Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33 Bar Fausta - Corso Umberto I, 150 Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11 Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91 Bar Haiti - Via San Domenico, 42 Bar Ideal - Via Terlizzi Bar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49 Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46 Bar La Fenice - Corso Umberto I Bar London - Via Terlizzi, 6 Bar Mary - Corso Umberto I, 122 Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6 Bar Miramare - Via San Domenico, 9 Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124 Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama Martina Bar Mongelli - Via Baccarini, 35 Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48 Bar Rio - Via Bari, 92 Bar S. Marco - Corso Umberto I Bar Settebello - Via A. Salvucci, 28 Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33 Bar Seventy - Via Tenente Michele Silvestri Bar Sottocoperta - Piazza Giuseppe Garibaldi Bar Stazione - Piazza Aldo Moro Bar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32 Bar Universo - Corso Umberto I Betty Paige - Largo Municipio, 6 Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo Moro Blues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49

Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60 Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12 Caffè Colorado - Via Guglielmo Marconi Caffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16 Caffè Silver - Via Framantle 19/i Caffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30 Caffetteria Manhattan - Viale dei Crociati Caffetteria Roma 2 - Banchina San Domenico Caffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6 Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7 Coffee Room - Viale Pio XI, 9 Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9 De Pinto - Via Edoardo Germano, 39 Edicola - Viale Pio XI Edicola - Via Tenente Michele Silvestri Edicola - Via Palmiro Togliatti Edicola - Piazza Giuseppe Garibaldi Edicola - Corso Dante Alighieri Edicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa Edicola Gigotti - Via Bari, 74 Edicola Grosso - Via Don Pietro Pappagallo Edicola L’Altra Edicola - Via Terlizzi Edicola Sciancalepore - Via Madonna dei Martiri Edicola Sciancalepore - Piazza Cappuccini Euro Caffè - Via San Francesco d’Assisi Farmacia Grillo - Via S. Angelo, 37 Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3 Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91 Green Bar - Via Baccarini, 111 Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15 Guardia di Finanza - Madonna dei Martiri Istituto Professionale Alberghiero Di Stato Corso Fornari Istituto Professionale Di Stato Per Le Attivita Marinare - Via Giovinazzo Istituto Professionale per i Servizi Turistici “A. Bello” - Viale XXV Aprile Istituto Tecnico Industriale Di Stato “G. Ferraris” Via Palmiro Togliatti

Le Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69 Le Mimose - Viale Pio XI Liceo Ginnasio Di Stato “L. Da Vinci” - Corso Umberto I Liceo Scientifico Di Stato - Via Palmiro Togliatti Liceo Sociopsicopedagogico “V. Fornari” - Via Generale Luigi Amato Marilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40 Mattia’s Cafè - Corso Dante Alighieri Mondocasa - Piazza Effrem, 12 Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24 Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15 Panificio Annese - Via Cappellini, 28 Panificio Biancaneve - Via Molfettesi del Venezuela, 41 Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59 Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49 Panificio Centrale - Via Respa, 40 Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51 Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155 Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67 Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36 Panificio Europa - Via Rattazzi, 41 Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91 Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91 Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42 Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9 Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19 Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46 Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44 Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13 Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18 Panificio Posta - Via Ricasoli, 29 Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25 Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15 Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71 Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante Alighieri Parrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa Vecchia

Parrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62 Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv Aprile Parrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A. Dalla Chiesa Parrocchia S. Achille - Via A. Salvucci Parrocchia S. Bernardino - Via Tattoli Parrocchia S. Gennaro - Via Sergio Pansini Parrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/d Parrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella Quintino Parrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1 Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1 Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIII Parrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3 Place Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4 Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24 Stazione di rifornimento AGIP - Via Terlizzi Stazione di rifornimento AGIP - Via Giovinazzo Stazione di rifornimento API - Zona Industriale Stazione di rifornimento Madogas - Strada Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050 Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori – Zona ASI Swing Pub - Viale Pio XI, 21 Tabaccheria - Viale Pio XI, 55 Tabaccheria - Corso Dante Alighieri Tabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2 Tabaccheria - Via Baccarini, 67 Tabaccheria - Via Rossini, 12 Tabaccheria - Piazza G. Garibaldi Tabaccheria Edicola - Via Raffaele Cormio Tabaccheria Pansini - Via Roma 32 Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68 Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65 Tabaccheria Veneziano - Via Madonna dei Martiri, 67 Totoricevitoria “Del Cuore” - Via Baccarini, 77


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Rubriche

giovedì 4 febbraio 2010

Consigli per una sana alimentazione FACILE

DIFFICILE

SOLUZIONI

Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, colonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni. Fonte:(it.wikipedia.org)

Il colesterolo

Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice 1744

Questo termine fa pensare alle analisi del sangue, perché tutti sappiamo che si tratta di un parametro da tenere sotto controllo dato che un valore troppo alto può portare a rischi cardiovascolari. Vediamo di cosa si tratta. Il colesterolo è un lipide fondamentale per gli animali: è coinvolto nella formazione e nella riparazione delle membrane cellulari, è il precursore della vitamina D, degli ormoni steroidei, degli ormoni sessuali e dei sali biliari ed è presente nell’emoglobina. Il nostro organismo è in grado di produrlo (principalmente a livello epatico) e quello che noi introduciamo attraverso l’alimentazione non può superare il 20% del totale. Poiché si tratta di una molecola presente nei tessuti animali, capite bene che gli alimenti di origine vegetale ne sono privi. Se si seguono i principi della corretta alimentazione è facile modulare l’introito dall’esterno. Il colesterolo nel sangue è legato a proteine in strutture dette liporoteine che vengono di-

stinte in base alla loro densità e che hanno funzioni diverse. Potete così leggere nelle vostre analisi: colesterolo LDL, che indica lipoproteine che trasportano il colesterolo alle cellule e nello stesso tempo lo depositano a livello dei vasi; colesterolo HDL che indica lipoproteine che invece effettuano il trasporto contrario e cioè riportano il colesterolo al fegato. LDL rappresenta quindi quella frazione di colesterolo che viene definito cattivo perché determina quei depositi pericolosi a livello delle arterie, HDL invece è quello buono perché funge da spazzino e più è alto meglio è. Stando a ciò capite che per quanto riguarda il valore ematico non basta guardare il valore del colesterolo totale (200 mg/dl) ma per valutare correttamente il fattore di rischio bisogna considerare il rapporto tra colesterolo totale e colesterolo HDL: tale indice per un soggetto sano deve essere inferiore a 5 per l’uomo e a 4,5 per la donna. Ricordate che l’attività fisica aumenta i livelli di colesterolo HDL mentre il fumo li riduce. dott.ssa Annalisa Mira Biologa Nutrizionista Studio di Nutrizione e Alimentazione Tel. 080.335.45.29 - 338.278.79.29


Rubriche

giovedì 4 febbraio 2010

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Terrina di salmone e germogli di spinaci in salsa citronette Ingredienti per 10 persone: • • • • •

500 gr di polpa di salmone 400 gr di panna da cucina 2 albumi 10 gr di Vermut dry o vodka 100 gr di carote

• • • •

100 gr di zucchine 1 kg di spinaci 500 gr di citronette Pelle di salmone

Procedimento Con la carota e la zucchina (solo la parte più esterna) ricavare una brunoise; sbollentare, raffreddare e asciugare. Tagliare a pezzi la polpa di salmone, condire con sale, pepe, vermouth e lasciarla riposare per qualche ora. Tritare la polpa al cutter fino a renderla finissima (se necessario passarla al setaccio), aggiungere gli albumi poco alla volta e la panna a filo; verificare il gusto e la consistenza (immergere una pallina di farcia in acqua bollente). Aggiungere alla farcia la brunoise, rivestire una terrina con pellicola trasparente e appoggiarvi il lato esterno della pelle di salmone, in modo che fuoriesca; introdurre la farcia e pareggiare bene la superficie. Coprire con la pelle di salmone e sigillare bene con la pellicola trasparente; far riposare in frigo almeno un’ora. Cuocere a vapore a 80° per circa 50 minuti. Abbattere la terrina e utilizzarla dopo almeno 12 ore; Pulire e lavare gli spinaci, disporre le foglie più tenere nei piatti, sformare la terrina, affettarla e servire guarnendo a piacere, accompagnando la citronette (o salsa al rafano). Chef: Giovanni Lorusso – Componente della Nazionale Italiana Cuochi

I CONS IGL I DELLO ZODIAC O ARIETE In questi giorni otterrete esattamente ciò che volete, come lo volete. Evidentemente le stelle sono tornate ad esservi amiche e per questo dovete ringraziare ogni minima opportunità che vi verrà concessa.

LEONE Le vostre aspettative potrebbero essere un pochino alte rispetto al solito, tuttavia chi vi sta affianco vi inciterà a continuare e quindi voi continuerete imperterriti per la vostra strada ed alla fine riuscirete nel vostro intento.

SAGITTARIO Dovreste spendere più tempo ad ascoltare i commenti altrui su una situazione che si è creata per colpa vostra, poiché solo in questo modo riuscirete a comprendere dove e se avete sbagliato.

www.i lf at t o.n et IL FATTO Quindicinale gratuito di informazione

EDITORE Activa S.r.l. con unico socio

PRESIDENTE Giulio Cosentino e-mail: editore@ilfatto.net

TORO Potrete finalmente prendervi un break, poiché ne avete realmente bisogno e non potete farne a meno. Le persone che vi sono intorno capiranno e vi ringrazieranno alla fine, poiché la smetterete di essere così nevrastenici come in passato.

VERGINE Lavorerete duro e questo sicuramente verrà notato da chi di dovere. Certamente sarete più felici se saranno alcuni e non altri, ad accorgersi di quanto siate bravi, onesti e leali. Non fatevi cogliere dall’ansia.

CAPRICORNO Se non siete molto sicuri del vostro appeal, allora dovreste provare a contare su quello degli altri, nel senso che se dovete convincere qualcuno con modi gentili affinché vi faccia un favore, allora è meglio lasciare ai professionisti fare quanto dovuto.

DIRETTORE RESPONSABILE Corrado Germinario

Collaboratori Angela Teatino, Pantaleo de Trizio, Isabel Romano, Lella Salvemini, Marco Roberto Spadavecchia, Marilena Farinola, Francesco Tempesta, Annalisa Mira, Giordano Germinario, Beatrice De Gennaro, Gianfranco Inglese. Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07

GEMELLI Se siete pronti per lo shopping, non basterà fare altro che chiamare uno dei vostri amici maestri in questo genere di cose. Vedrete che insieme riuscirete a trovare un nuovo look o un nuovo accessorio che possa soddisfarvi al cento per cento.

BILANCIA Non lasciate nulla al caso e non lasciate che siano gli altri a decidere per voi. Sareste proprio degli sprovveduti se non cercaste di imporvi con le vostre idee, poiché sapete bene che sono le più valide.

ACQUARIO Fareste bene a raccontare le vostre problematiche, se ne avete o le vostre aspettative, a qualcuno che possa capirvi, anche se non si tratterà necessariamente di un conoscente. Probabilmente le persone che vi sono vicino in questo momento non vi accettano.

REDAZIONE Via degli Antichi Pastifici, Zona Artigianale A/8 · Molfetta redazione@ilfatto.net

PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto

IMPAGINAZIONE Marcello Brattoli

STAMPA

CANCRO Le vostre emozioni potrebbero avere il sopravvento, soprattutto nel momento in cui vedrete le persone che vi sono vicino, fare qualcosa che proprio non vi piace. Sarete presi da una specie di gelosia.

SCORPIONE Dovreste essere più rispettosi nei confronti delle persone che vi sono vicino, poiché potrebbero essere molto vulnerabili e molto sensibili, quindi potrebbero mettere il muso e portarvi rancore.

PESCI Non dovreste assolutamente perdere tempo nel fare compagnia a una persona che non vi piace. Dovreste invece correre dalla persona che amate e trascorrere una specie di San Valentino anticipato.

MASTER PRINTING S.R.L. VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA

CONCES. DELLA PUBBLICITA’ Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096


Città di Molfetta

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