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PARITÀ DI GENERE, IL TRAGUARDO POSSIBILE

Mentre si stanno affermando i principi riassunti nella sigla E.S.G. (Environmental, Social, Governance) viviamo un momento di conservazione o forse regressione sociale, in particolar modo per la parità di genere, in ambito aziendale e nel retail in particolare.

Recentemente abbiamo, fortunatamente, avuto occasione di assistere alla spumeggiante ripresa di conferenze e convegni in presenza, di leggere programmi e resoconti di tante altre a cui non c’è stata occasione di partecipare direttamente. In quei contesti, di rappresentanza ma anche di sostanza, le donne non contano quasi un tubo. Non ci sono perché non sono invitate a salire sui palchi, semplicemente.

O se ci sono è incidentale e fortuito: 1/4, 1/8. Tranne rare e lodevoli eccezioni.

Da una parte ci può essere una mancanza di attenzione in chi organizza: spesso, con qualche sforzo di ricerca in più, si potrebbe dare voce alle donne: al loro punto di vista, alle loro esperienze, alla loro professionalità.

Dall’altro c’è il dramma, quello vero: alle colleghe, manager, partner, è ancora, troppo spesso, precluso l’accesso alle posizioni dirigenziali e apicali nelle aziende.

Le sguaiate dichiarazioni di Elisabetta Franchi del mese scorso, il silenzio della ministra per le pari opportunità (!) seduta di fronte, l’ignavia degli organizzatori dell’evento che tanto ha fatto discutere a inizio maggio, hanno plasticamente e brutalmente evidenziato che la società è ancora solidamente organizzata attorno e per gli uomini. Lo sanno loro e lo sanno ancor meglio le poche donne imprenditrici o leader aziendali. E non ne fanno mistero, anzi lo accettano o lo subiscono.

La maternità e la famiglia sono un freno, un blocco, per la carriera. La nostra società non è strutturata per una vera parità di genere. In famiglia e sui luoghi di lavoro.

Ma fortunatamente sono sempre più le manager, le dirigenti, le professioniste che stanno acquisendo coscienza di questa ingiustizia e che non sono più disposte ad accettare di partecipare a una gara truccata, la carriera appunto.

E di pari passo sono tanti i colleghi uomini che vivono con disagio organizzazioni aziendali di ispirazione maschile e patriarcale.

Speriamo arrivi presto il momento in cui la “S” di ESG voglia dire soprattutto questo, uguale accesso alla carriera, alla crescita, all’evoluzione. Professionale, familiare e sociale.

Andrea Aiello

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