GSA 7/2016

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TERZA PAGINA PELLICOLA ECO

protegge i cibi e si può anche mangiare: è la “seconda pelle” degli alimenti di Umberto Marchi

16 luglio 2016

Dalla Sicilia arriva un esempio virtuoso di economia circolare applicato al food: ecco le pellicole – eco studiate dal Cnr, e prodotte dagli scarti di agrumi, funghi e gamberetti. Aumentano la shelf life degli alimenti e sono perfettamente commestibili, senza alterare le proprietà organolettiche dei cibi. Non sostituiscono il normale packaging dei cibi, ma avvolgono gli alimenti in una pellicola protettiva commestibile, totalmente inodore e insapore, che li protegge e ne aumenta considerevolmente la shelf life. Fino a oltre una settimana in più, mantenendone perfettamente le caratteristiche, e scusate se è poco.

Biopellicole dagli scarti degli agrumi

Stiamo parlando delle “biopellicole” a base di pectina e chitosano messe a punto dall’Isafom (Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo) del Cnr Catania nell’ambito del progetto Pon Pectine coordinato dal Dipartimento bio agroalimentare (Disba) del Cnr, e già sperimentate in questi mesi su alcuni quintali di alimenti, dai carciofi ai fichi d’india. Ma facciamo un passo indietro e ascoltiamo Salvatore Raccuia, uno dei responsabili del progetto. “Nell’ambito di una serie di ricerche, partite anni fa, sulle nuove prospettive dell’economia circolare – spiega-, ci siamo occupati della valorizzazione di alcune tipologie di scarti.

Tra questi, quelli provenienti dagli agrumi, di cui la Sicilia è ricchissima, e quelli dei carapaci dei gamberetti, anch’essi molto abbondanti nei nostri mari. Da questi ultimi, oltre che dai funghi, si può estrarre il chitosano, mentre dalle bucce degli agrumi si ricava la pectina, nella cui produzione la Sicilia è tra i leader mondiali.”

Un biofilm tutto naturale

La cosa interessante è che si tratta di due sostanze, già utilizzate nell’industria alimentare e quindi già registrate e indicabili in etichetta, con cui si può ottenere una soluzione, insieme ad acqua e acido citrico, in grado di “rivestire” alimenti come frutta e verdura. “Il procedimento è semplice” illustra Raccuia. “Basta immergere l’alimento in un “bagno” con la soluzione, ed esso ne emerge lette-

ralmente rivestito dalla pellicola. Un po’ come mettere una mela nell’olio, insomma: solo che in questo caso si crea un biofilm che protegge il cibo perché crea, tra l’alimento e l’esterno, una barriera fisica e, in parte, chimica capace di contrastare spore o batteri. “Non per sempre –precisa il ricercatore-, perché trattandosi di prodotti naturali a un certo punto si crea una breccia da cui i microrganismi entrano. Ma quanto basta per aumentare anche considerevolmente la shelf life dell’alimento: protetti dalla nuova pellicola, i cuori di carciofo durano tra i 24 e i 28 giorni contro un massimo di 12 garantiti dalle pellicole di plastica, mentre i fichi d’India durano fino a 12 giorni, contro i 7 normali. Gli alimenti, comunque, devono essere conservati in frigorifero a 4 gradi centigradi, e venduti dentro le tradizionali vaschette.”


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