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La Fare “a metà del guado
from GSA 4/2016
by edicomsrl
Il presidente di Fare Sandra Zuzzi fa il punto della situazione alla metà del suo mandato: “Un’associazione dinamica, che si sta “risvegliando” grazie anche al cambio di immagine.” Il nuovo ruolo degli economi? “Diverso, ma non troppo…”
Da un anno e mezzo Sandra Zuzzi, provveditore dell’Ulss 20 di Verona, è presidente di Fare – Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità. “Siamo a metà del guado” dice lei sorridendo, e in fondo questi diciotto mesi, giorno più giorno meno non sono un’eternità. Eppure tanto è bastato per vedere un deciso cambio di passo. Una Federazione più dinamica e visibile, che si sta rinnovando nell’immagine e nella sostanza, anche a livello delle singole associazioni.
Iniziamo proprio da qui: come sta andando? “Come le dicevo stiamo facendo il giro di boa, e devo dire che è un incarico davvero molto impegnativo. Ciononostante sono molto soddisfatta perché le cose stanno andando bene e la federazione si sta muovendo nella direzione che io ho voluto dare fin dall’inizio. Oggi conta circa 800 associati in tutta Italia e questo numero potrebbe crescere ancora. Con il principio di quest’anno, grazie alla nuova partnership con Edicom, abbiamo completato la riorganizzazione della nostra comunicazione sia nella forma sia nei contenuti, con una rivista totalmente rinnovata nella veste editoriale ma non solo: mi riferisco naturalmente a Teme, un organo storico che purtroppo negli ultimi anni stava perdendo smalto. Ma c’è di più: accanto alla comunicazione cartacea abbiamo curato anche il nuovo look di quella online, con il sito www.fareonline.it rivisitato nella vesta grafica e nelle news sempre fresche e aggiornate sul mondo della sanità, e a breve anche una newsletter. Inoltre abbiamo infittito i contatti con la stampa di settore, anche attraverso una presenza sempre più frequente su testate come Sole 24 Ore Sanità e altre. Insomma cerchiamo di renderci più visibili e più attivi. E questa è solo la punta dell’iceberg. Abbiamo molto lavorato per riorganizzare la federazione anche a livello di associazioni regionali, ove possibile cercando di “reclutare”, anche ai vertici, persone attive in servizio: in molti casi, infatti, le presidenze regionali erano ricoperte da colleghi in pensione che, se da un lato hanno più esperienza e più tempo per dedicarsi alle attività associative, dall’altro non sempre hanno il polso dello stato dell’arte della nostra professione. Non solo: stiamo riorganizzando anche la formazione con cicli come quello organizzato in Lombardia da Ale e Scuola Nazionale Servizi (le 5 Giornate, che stanno ripartendo con successo anche quest’anno), ci stiamo dando nuove regole etico-organizzative, stiamo anche partecipando ai vari tavoli tecnici e istituzionali di interesse per il settore.”
di Umberto Marchi
Sandra Zuzzi, presidente Fare
A proposito di novità nella professione dell’economo: sappiamo che sono tante e importanti, a partire dalle nuove modalità di acquisto nella PA. Come cambia il vostro ruolo? “Certamente l’economo avrà un ruolo nuovo, ma fino a un certo punto. Innanzitutto in capo alle singole strutture resteranno le “ali” del procedimento, quelle cioè che stanno ai lati della gara. La definizione del fabbisogno, ad esempio, è un momento essenziale del nostro lavoro, ed è fondamentale per evitare sprechi o approvvigionamenti inappropriati. C’è poi ovviamente il controllo, una fase nella quale le singole aziende giocano un ruolo importantissimo. Non bisogna poi dimenticare che una buona fetta di acquisti verrà ancora effettuata in azienda. Giusto qualche giorno fa Carlo Cottarelli, intervenendo in videoconferenza a una tavola rotonda a cui ho partecipato, ha detto che su 135 miliardi di spesa per beni e servizi solo 50 saranno quelli che en-
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aprile 2016


treranno a breve termine nel processo di centralizzazione. E io aggiungo che bisognerà anche vedere quanto ci metteranno i singoli soggetti aggregatori a entrare effettivamente in funzione e ad avere a disposizione tutti i beni e servizi richiesti. E nel frattempo? Non è esclusa la possibilità di iniziare a bandire gare. Sul lato accreditamento, sopra i 40mila euro non potranno fare gare i soggetti non accreditati Anac. Trovo molto interessante il processo di accreditamento in capo ad Anac, che si estenderà anche agli economi: una sorta di certificazione di competenze che trovo molto utile per la nostra professionalizzazione.”
Tornando sul tema del controllo, si sente tanto parlare di Dec – Direttore dell’Esecuzione del Contratto, anche se ad oggi una reale
definizione concreta sembra difficile da
fornire… “Quella del Dec, più ancora di quella del Rup (laddove le due figure siano distinte) è una figura complessa, dalla professionalità ancora da definire e inquadrare bene. In linea generale direi che dipende dall’appalto che si considera. Le aziende sanitarie e gli ospedali sono strutture più complesse di quanto si possa immaginare, che richiedono competenze e professionalità vaste e diversificate. Acquistiamo beni e servizi molto diversi: dalle siringhe al noleggio fotocopiatrici, ed è chiaro che in alcune aree, come quelle ad alto rischio, il controllo richiede professionalità specifiche. Come vede le nuove generazioni di economi? “Diciamo che, come accade un po’ in tutta la pubblica amministrazione, anche per quanto ci riguarda l’età media non è proprio giovanissima, diciamo tra i 40 e i 50 anni. Stanno però venendo avanti nuove leve, direi che in generale stiamo assistendo all’inizio della transizione dal classico economo laureato in giurisprudenza/economia ad altri tipi di formazione. Non vedrei male, ad esempio, anche un economo con formazione gestionale, visto che il nostro ruolo, di fatto, richiede importanti competenze gestionali”.
Senza voler fare i conti in tasca a nessuno, è un lavoro che… conviene? “Beh, economicamente non direi. Le retribuzioni amministrative in sanità sono piuttosto livellate. Diciamo che si tratta di un lavoro che si fa per passione. Anche perché è una professione molto rischiosa: il carico di lavoro è oneroso e le possibilità di commettere errori anche per semplici sviste molto alte. E’ facile sbagliare e in molti casi si può trattare di errori sanzionabili. Senza contare le difficoltà organizzative, i ricorsi, la possibilità di procedimenti innanzi alla Corte dei conti. Insomma, bisogna avere carattere. Anche per questo mi preme ripetere che esiste una Federazione ed esistono Associazioni regionali pronte a sostenere i colleghi nel loro difficile compito, non solo attraverso iniziative di formazione, ma anche con tutto il supporto che possiamo offrire.”

