

SISTEMI IDRONICI RADIANTI









EdicomEdizioni























LA CERTIFICAZIONE PASSIVHAUS (PHI)
Gaia Bollini
SPOT PROGETTI
INTERVISTA A LEOPOLDO FREYRIE
UN LUOGO DI LAVORO PER REALIZZARE CASE SOSTENIBILI Abitcoop a Modena
UNA SEDE PER LE ENERGIE RINNOVABILI edificio direzionale a Montiglio Monferrato (AT)
UNA FORTEZZA PASSIVA Veilige Veste a Leeuwrden (NL)
SINERGIA E BASSO CONSUMO PER UNA SCUOLA PIÙ EFFICIENTE scuola media e superiore a Deutsch-Wagram (A)



azero - rivista trimestrale - anno 2 - n 05, ottobre 2012
Registrazione Tribunale Gorizia n 03/2011 del 29 7 2011
Numero di iscrizione al ROC: 8147
ISSN 2239-9445
direttore responsabile: Ferdinando Gottard
redazione: Lara Bassi, Lara Gariup, Gaia Bollini
editore: EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)
redazione e amministrazione: via 1° Maggio 117, 34074 Monfalcone (GO) tel 0481 484488, fax 0481 485721
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Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate prezzo di copertina 15,00 euro - abbonamento 4 numeri - Italia: 50,00 euro, Estero: 100,00 euro Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno distribuzione in libreria: Joo Distribuzione, Via F Argelati 35 – Milano È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore
copertina: Veilige Veste, KAW architecten ed adviseurs, foto: Gerard van Beek



LA VALUTAZIONE DEL BILANCIO ENERGETICO: TRA CONTENIMENTO DEI CONSUMI
E INVESTIMENTO ENERGETICO
Jacopo Gaspari
SERRAMENTI E VENTILAZIONE DEGLI EDIFICI: LE PROBLEMATICHE DELL’INTERFACCIA DI POSA
Ernesto Antonini, Eleonora Venzi SERRAMENTI

GLI IMPIANTI RADIANTI NEGLI EDIFICI A BASSISSIMO CONSUMO ENERGETICO
Michele De Carli, Clara Peretti, Erika Petrucci
SISTEMI RADIANTI


DETTAGLI DI CANTIERE: CA’ DELLA LUNA
prospettive certificazione Passivhaus (PHI)
Gaia Bollini, architetto, consulente energetico CasaClima
La certificazione Passivhaus (PHI)
Continua la presentazione dei maggiori riferimenti in materia di certificazioni per edifici a energia quasi zero.
Parliamo del Passivhaus Zertifizierte, certificato promosso dal Passivhaus Institut che, fin dal 1990 con il primo progetto pilota, ha saputo imporsi all’attenzione internazionale per la continua ricerca nell’ambito degli edifici a bassissimo consumo energetico.

In un panorama in fermento che punta al rilancio del comparto edile attraverso un rinnovato approccio al costruire, avere dei parametri di confronto codificati, degli standard cui tendere e il cui conseguimento possa essere ufficialmente sancito da un ente di provata credibilità, è importante.
È il caso del PHI - Passivhaus Institut di Darmstadt (Istituto Case Passive), in Germania (www passiv de), un istituto di ricerca indipendente, condotto dal dr Wolfgang Feist1, un fisico, cui va il merito di aver contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo del concetto di “casa passiva” Il primo progetto pilota, realizzato nel quartiere di Kranichstein a Darmstadt, risale al 1990; si tratta del primo condominio europeo il cui fabbisogno energetico per riscaldamento è inferiore ai 12 kWh/m2a (ancora oggi costantemente monitorato)
Da allora il Passivhaus Institut ha assunto una posizione leader (anche a livello internazionale) per quanto riguarda la ricerca, l’approccio progettuale, costruttivo, di definizione e controllo di componenti nell’ambito degli edifici ad altissima efficienza energetica
Contestualmente ha codificato i requisiti che devono avere gli edifici per essere definiti passivi, rispettati i quali è possibile ot-
tenere la certificazione di Edificio passivo certificato – dr Wolfgang Feist e la relativa targhetta
Alla base vi è la definizione di edificio passivo, ossia un edificio per il quale il comfort termico (così come indicato dalla ISO 7730)2 può essere raggiunto con il solo pre-riscaldamento o raffreddamento dell’aria di rinnovo
In tal senso e dal punto di vista dei criteri codificati dallo stesso PHI, l’Istituto riconosce raggiunto lo standard passivo quando:
• il fabbisogno energetico netto per la climatizzazione (invernale ed estiva) è minore di 15 kWh/m2a;
• il fabbisogno di energia primaria (ACS e illuminazione incluse) è minore di 120 kWh/m2a;
• la tenuta all’aria e al vento dell’involucro è garantita da un valore di Blower door test tale per cui n50 ≤ 0,6-1
I dati di cui sopra devono essere determinati usando il software PHPP, le cui specifiche applicative sono contenute in un protocollo operativo3
In realtà, come è facile intuire, la possibilità o meno di centrare l’obiettivo e poter procedere con la certificazione, si decide già in fase progettuale, momento nel quale la figura del consulente energetico esperto in case passive è fondamentale (a meno che
Quartiere di Kranichstein, a Darmstadt (foto G Bollini)


il progettista non abbia acquisito specifiche competenze e questa specializzazione)
Come si è evidenziato in più occasioni, l’approccio progettuale che sottende il raggiungimento di “edifici a energia quasi zero” implica una diversa gestione dello stesso Non esiste più un “architettonico”, rispetto al quale le decisioni relative ai materiali possono anche essere definite in un secondo momento; un esecutivo non è più la semplice identificazione di stratigrafie, ma un abaco di nodi costruttivi Tutte le problematiche tecnologiche, legate spesso alla necessità di controllare e risolvere ponti termici vanno affrontate e risolte in questa fase, stessa cosa per le questioni impiantistiche Significa che le figure dell’architetto, dello strutturista e del termo-tecnico devono lavorare insieme fin da subito e in modo coordinato A queste si affianca il Certified PH designer, ossia il progettista certificato di case passive4 (ove necessario, appunto) In tal senso il PHI sottolinea con forza come la casa passiva non sia uno standard energetico, ma un concetto integrato, orientato a garantire il massimo livello di comfort con le minori emissioni di CO2 I riferimenti progettuali, tesi a ottimizzare il bilancio energetico dell’edificio, sono sempre gli stessi: applicazione dei principi della bioclimatica per sfruttare al meglio gli apporti solari gratuiti e minimizzare i rischi di surriscaldamento estivo, compattezza della struttura (se possibile), alte performance dell’involucro opaco e trasparente, assenza (più che riduzione) di ponti termici (in questo caso sia lineari che puntuali), massima tenuta all’aria e al vento La sfera impiantistica è molto ridotta, ma non assente, progettata ad hoc e in modo estremamente puntuale
Ciò che in questo ambito acquista ancora più importanza è l’attenzione al dettaglio, alla posa e al controllo di cantiere La regola di fondo, infatti, è sempre la medesima: all’aumentare della performance cui si tende, deve imprescindibilmente aumentare anche il controllo del dettaglio e il coordinamento delle lavorazioni
Ad oggi l’istituto continua l’attività di ricerca in questo settore e offre consulenza in materia di fisica edile, orientamento tecnico alla progettazione di edifici passivi e certificazione degli stessi; è costantemente impegnato nello sviluppo e miglioramento di algoritmi e strumenti software per le simulazioni termiche in regime dinamico e per il calcolo del bilancio energetico dell’edificio L’istituto conduce anche test indipendenti su materiali, componenti edili ed elementi impiantistici per i quali è rilasciata la certificazione di C om p on en te id on eo p er E d ifici passivi – dr Wolfgang Feist (www passiv de e da lì al link specifico) Ciò nell’ottica di spingere il mondo produttivo a offrire componentistica che davvero garantisca le performance dichiarate Lo spirito non è solo quello della corretta e trasparente informazione, ma soprattutto il fatto che spingendosi nella pro-
gettazione a livelli così di dettaglio, valutando in termini energetici il contributo (in positivo e in negativo) di ogni cosa, l’attendibilità del dato tecnico diventa fondamentale Il rischio, infatti, è che a lavori conclusi l’edificio “non funzioni”, ossia non garantisca quel livello di comfort previsto (cioè calcolato), con tutto ciò che ne consegue5
Nell’ambito dell’attività divulgativa, l’istituto organizza ogni anno il convegno internazionale (e “itinerante”) sull’edificio passivo, di cui pubblica regolarmente gli atti, oltre che l’esito di lavori di ricerca ecc.
Per ciò che concerne la procedura di certificazione, essa non differisce molto da quanto predisposto ad esempio da altre realtà similari, quali l’Agenzia CasaClima di Bolzano6 La principale differenza sta nella figura del certificatore Chi emette la targhetta è ovviamente il PHI, ma il certificatore è un professionista, liberamente scelto dal committente o dal progettista, che abbia conseguito l’attestato, con validità internazionale, di PHI accredited Building Certifier, cioè di certificatore accreditato PHI, e che compaia nell’apposito elenco; in ragione di ciò egli opera in nome e per conto dell’istituto ovunque nel mondo, in accordo con i criteri e lo standard del PHI
Non vi sono limiti alle tipologie di edifici certificabili; le diversità di funzione e destinazione d’uso sono gestite in fase di bilancio energetico, attraverso la coerente implementazione dei dati nel software di calcolo, dettata da quanto codificato nel manuale tecnico7
Altro aspetto peculiare della logica PH è l’atteggiamento realistico e consapevole nei confronti dell’esistente, cosa di per sé ovvia, ma ancora relativamente nuova nell’ambito delle certificazioni8 Secondo le impostazioni del Passivhaus Institut, quando si interviene sull’esistente per un risanamento energetico con l’obiettivo finale di attestarsi entro gli standard PHI, i valori da raggiungere non sono quelli previsti per la nuova costruzione È infatti chiaro quali possano essere i vincoli progettuali e costruttivi. Per questo motivo il PHI ha sviluppato il certificato E n erP H it – Q u a lity-A p p roved E n erg y R etrofit w ith Passive House Components Esso indica che il retroffiting energetico è stato ottenuto attraverso l’impiego di componenti certificati per gli edifici passivi È denominato E n erP H It e anch’esso è comunicabile all’esterno attraverso l’apposizione dell’omonima targhetta
Ovviamente l’esito non sarà paragonabile a quello di una passivhaus di nuova edificazione, ma in un contesto ambientale (soprattutto guardando alla realtà nazionale) in cui la maggiore criticità è la gestione degli immobili costruiti negli ultimi 50-60 anni, avere a disposizione strumenti e approcci specifici è fondamentale per ridurre realmente le emissioni di CO2 e aumentare il comfort e la salubrità degli ambienti confinati

…I pregiudizi
Casa passiva uguale casa senza impianto?
In realtà nelle case passive l’impianto c’è (non dimentichiamo le esigenze legate all’ACS, ecc ) Ciò che cambia è la tipologia, ma soprattutto il suo dimensionamento I fabbisogni sono minimi e per garantirli bastano sistemi di potenza contenuta, magari alimentati con fonti rinnovabili, i cui rendimenti, a questa scala, sono molto più coerenti Ciò che scambiamo normalmente per assenza di impianto, credo sia più corretto definire autosufficienza energetica, la quale può addirittura sconfinare nella casa “attiva”, intesa quale abitazione che produce più energia di quanta ne utilizzi
Casa passiva uguale casa con le finestre “sigillate”?
Anche l’ermeticità degli infissi, intesi come elementi fissi e non apribili è solo un preconcetto Nelle stagioni intermedie, più miti, anche le finestre delle case passive vengono (e rimangono) tranquillamente aperte Certamente ciò non accadrà nel periodo invernale, poiché l’ingresso di masse di aria fredda metterebbero (temporaneamente) in crisi il sistema, generando disconfort Il corretto ricambio d’aria e la salubrità della stessa sono garantiti dalla presenza (imprescindibile) dei sistemi di ventilazione meccanica controllata che contestualmente recuperano (in inverno) una importante quota di calore, trasmettendola all’aria pulita in ingresso

Sopra, edificio passivo nel quartiere di Kranichstein, a Darmstadt
Qui a lato, canalizzazioni di VMC prima del rivestimento definitivo. Nella pagina a fianco, materiale certificato PHI per il retrofitting energetico (Foto di G Bollini)
Il “PHPP”, ossia il software di calcolo
Alla base della simulazione energetica e della successiva verifica in fase di certificazione vi è il software PHPP, inteso quale vero e proprio strumento di progettazione della Passivhaus
È un software di semplice utilizzo, ma che richiede tempo, attenzione e un livello di progettazione di dettaglio per poter essere implementato È costituito da un file di Excel, composto da numerosi fogli di calcolo e da una conseguente ricchezza di dati e informazioni sull’edificio che debbono essere inseriti La descrizione geometrica è molto precisa, così come il dettaglio di tutti quelli che sono, ad esempio, i contributi gratuiti del sole, con la duplice valutazione in termini di contributo positivo invernale e critico in estate In particolare, ogni foro finestra va sostanzialmente definito singolarmente
L’incidenza dei ponti termici, sia lineari che puntuali, è calcolata con precisione Il bilancio energetico può essere fatto su base mensile o annuale Attualmente, rispetto a molti sistemi di calcolo dinamici, questo (che è sostanzialmente semi-stazionario) appare molto più sicuro e stabile, riducendo il rischio di incorrere in un errore di valutazione/calcolo non sempre facilmente “smascherabile” con i sistemi dinamici, ma le cui conseguenze possono essere significative Grande importanze è data alla scelta dei database climatici da usare, in modo che siano quanto più coerenti con la situazione reale e soprattutto quanto più localizzati possibile L’edificio passivo non può essere affrontato secondo un approccio standardizzato, ma applicando una lettura di dettaglio della bioclimatica e quindi delle condizioni del luogo

Le regole del PHI per il retrofitting energetico
Il PHI asserisce (con ragione) che anche in edifici datati si possono ottenere dei risparmi energetici dell’ordine del 75-90% intervenendo su:
• il miglioramento del comportamento termico dell’involucro (agendo quindi sull’isolamento)
• la riduzione dei ponti termici
• l’aumento della tenuta all’aria e al vento
• la sostituzione degli infissi con modelli altamente performanti
• l’introduzione di sistemi di VMC con recupero di calore
• l’utilizzo di un impianto generatore quanto più efficiente possibile
• l’introduzione all’utilizzo delle rinnovabili
In realtà gli stessi principi regolano la progettazione di un nuovo edificio passivo, solo con minori vincoli e la possibilità (almeno in teoria) di avvalersi maggiormente di quelli che sono gli approcci bioclimatici
A onor del vero, comunque, va ricordato che il livello di miglioramento atteso è strettamente correlato alla condizione di partenza e quindi a ciò che emerge da una corretta diagnosi energetica Quanto più deficitario è l’immobile, tanto maggiori saranno le possibilità di intervento e il delta di ricaduta prestazionale.
Targhette per Case Passive certificate
Sulla destra, con sfondo giallo, le targhette che certificano il raggiungimento degli standard PHI per il retrofitting energetico (foto G Bollini)

Note
1 - Un’intervista al dr Feist è stata pubblicata sul n 1 di azero (pp 10-13)
2 - UNI EN ISO 7730:2006 Ergonomia degli ambienti termici - Determinazione analitica e interpretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale, versione Italiana della ISO 7730 (ed 2005)
3 - Si tratta di una specie di manuale in cui sono riportate informazioni che spaziano dal modo di implementare i dati nel software alle indicazioni tecnologiche per la corretta progettazione di una casa passiva Il rimando più simile, in Italia, è la Direttiva Tecnica, emanata regolarmente dall’Agenzia CasaClima di Bolzano, in attuazione di quello che è il locale protocollo di certificazione energetica
4 - Si tratta di una figura riconosciuta dal PHI, la cui competenza è garantita dall’istituto stesso Per ottenere questo riconoscimento ed essere iscritto negli elenchi specifici bisogna avere seguito l’apposito corso di 80 ore, messo a punto dal PHI (e attuato anche in altre sedi europee da enti a loro volta accreditati) e aver superato l’esame finale In alternativa, si deve dimostrare di aver realizzato almeno un edificio passivo (riconosciuto tale dal PHI) Il settore è aperto a diverse figure professionali, non solo progettisti; spesso si tratta anche di fisici
5 - Un esempio classico è quello dei rendimenti dichiarati per i recuperatori di calore delle macchine di VMC
6 - Invio dell’output di calcolo del PHPP, tavola di progetto con i dettagli esecutivi dei punti critici (ponti termici risolti), schede tecniche dei materiali adottati e della componente impiantistica (soprattutto per la VMC), dettagliata foto documentazione del procedere del cantiere, esito del Blower door test
7 - Ossia come definire (in termini di ampiezza), la superficie utile di ambienti distributivi nel caso trattasi di abitazione privata piuttosto che di edificio commerciale ecc La presenza di discriminanti di questo tipo, però, pur nello spirito di essere cautelativi nelle simulazioni, potrebbe inficiare il concetto di “replicabilità del dato” in fase di certificazione Infatti, pur in presenza del manuale di riferimento, il Passive House Planning Pakege, rimane un margine di discrezionalità e di interpretazione
8 - Un’eccezione è l’Agenzia CasaClima di Bolzano, che ha introdotto quest’anno la certificazione CasaClima R, proprio mirata al retrofitting energetico Al momento è ancora nella fase sperimentale







01. Un corpo compatto perfettamente allineato sull’asse NS per contenere le superfici disperdenti e massimizzare il risparmio energetico è alla base del progetto di questa nuova residenza che sta nascendo in provincia di Varese e che sarà certificata CasaClima Gold L’elevato spessoro dell’isolamento a cappotto e le finestre con triplo vetro consentiranno di conseguire l’ambito traguardo www.benedikter.biz
02. La nuova sede della TNT a Hoofddorp (NL) è un edificio totalmente CO2 neutral che ha ha ottenuto la certificazione LEED Platinum e il livello A+++ olandese Il comfort indoor è garantito da un sistema di ventilazione ibrida combinato con soffitti radianti per il riscaldamento/raffrescamento, mentre l’energia termica ed elettrica provengono da un impianto di cogenerazione alimentato con rifiuti organici dalle vicinanze. www paulderuiter nl
03 Riscaldare e raffrescare un hotel richiede un notevole dispendio di energia Al Bardessono (Napa Valley – California) la sfida è stata vinta riducendo della metà i consumi per la climatizzazione invernale ed estiva, sfruttando appieno le risorse ambientali Schermature esterne comandate da un sistema domotico, vetri basso emissivi, un impianto fotovoltaico da 200 kW in copertura e la geotermia che sfrutta acqua di falda hanno contribuito al raggiungimento della certificazione LEED Platinum www watg com, www bardessono com
04 Il progetto della scuola secondaria a Treviglio ha posto particolare attenzione all’analisi del clima locale, alla compattezza volumetrica (S/V = 0,33), a un efficace isolamento e all’uso passivo e attivo dell’energia solare Anche i serramenti performanti e le soluzioni impiantistiche ad alto rendimento (geotermia, impianti radianti a bassa temperatura, VMC a doppio flusso) hanno contribuito a ridurre notevolmente il fabbisogno energetico per riscaldamento dell’edificio (2,90 kWh/m3 anno). www.oikosstudio.eu
05. La nuova Ambasciata Austriaca di Giacarta è uno dei primi edifici dell’Indonesia certificato dal locale GBC Hanno contribuito al risultato: un corretto ombreggiamento dell’edificio, un volume compatto, elevate prestazioni coibenti, collettori solari per la produzione di ACS e un impianto fotovoltaico che permette all’edificio di consumare il 17% di energia rispetto a un edificio convenzionale. www.pos-architecture.com
06. A Clusone (BG) è stata ultimata la Residenza Verdiana, un complesso residenziale di 8 appartamenti su 4 piani che consuma 6 kWh/m2a Questo valore è frutto dell’integrazione del sistema costruttivo in cls-legno, della pompa di calore con sonde geotermiche per il riscaldamento e per l’ACS, dei pannelli fotovoltaici e dell’impianto di ventilazione meccanica controllata a doppio flusso con recupero di calore www.filca.it
argomenti Consiglio Nazionale degli Architetti

INTERVISTA A LEOPOLDO FREYRIE
LA DIRETTIVA EUROPEA 2010/31/UE OBBLIGA ALLA COSTRUZIONE DI NUOVI
EDIFICI A ENERGIA QUASI ZERO A PARTIRE DAL 2020 E DAL 2018
PER GLI EDIFICI PUBBLICI: SECONDO LEI L’ITALIA EI PROGETTISTI ITALIANI
SONO PRONTI A PROGETTARE QUESTO TIPO DI EDIFICI?
Direi proprio di sì Nonostante la gravità della crisi che ha pesantemente colpito gli architetti, c’è la consapevolezza da parte dei progettisti italiani di trovarsi di fronte a un significativo processo di riconfigurazione del mercato e di essere chiamati, allo stesso tempo, a un salto tecnico-culturale verso nuove capacità progettuali, percepite come fondamentali per lo sviluppo e la crescita del Paese Anche a causa della forte contrazione del mercato tradizionale dell’edilizia, pubblica e privata, un numero sempre crescente di architetti è specializzato nei settori quali quelli delle energie rinnovabili, della bioedilizia, e della sostenibilità Sarà comunque indispensabile, tramite la formazione permanente, un continuo aggiornamento professionale perché i nostri progetti siano tecnicamente e qualitativamente capaci di rispondere alle nuove esigenze della rigenerazione degli edifici e delle città, usando tecnologie innovative e low cost
Il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti delinea il futuro della professione alla luce della direttiva europea 2010/31 e della situazione del settore illustrando le iniziative e le proposte del CNA, a partire dal Piano nazionale di Rigenerazione Urbana.
LA FORMAZIONE CONTINUA OBBLIGATORIA È UNO DEGLI ELEMENTI DI NOVITÀ
DELLA RIFORMA DELLE PROFESSIONI. QUALI SARANNO LE MODALITÀ
DI ATTUAZIONE PER GLI ARCHITETTI?
Per quanto riguarda la formazione continua stiamo lavorando per verificare un sistema che ne garantisca la qualità evitando anche in questo ambito ogni eccesso di burocratizzazione
Ci stiamo organizzando – insieme agli Ordini provinciali – per una formazione che tenga conto della specificità della professione di architetto e per la peculiarità delle prestazioni che questa figura è chiamata a fornire L’idea di fondo è quella di prevedere – accanto a parti formative più tradizionali, quali studi e corsi – anche strumenti innovativi, come viaggi o abbonamenti

a riviste di settore, partecipazione a festival di architettura e così via Sarà importante anche tener conto che i professionisti potranno partecipare a concorsi e premi di architettura: chi vi partecipa è necessariamente costretto ad aggiornarsi, oltre che –naturalmente – a sostenere dei costi Aspetto fondamentale ed importantissimo è che i professionisti, particolarmente in questo momento di pesante crisi, non debbano essere gravati da costi esorbitanti per garantirsi il proprio percorso formativo: ed è per questo motivo che faremo ampio ricorso anche allo strumento digitale immateriale. La nostra attenzione è rivolta soprattutto ai giovani architetti che dovendo affrontare dei costi per l’assicurazione obbligatoria, la pubblicità informativa, la formazione continua, oltre che le spese previste per lo studio e quelle connesse allo svolgimento dell’attività, finiranno per dover far fronte ad esborsi di entità davvero eccessiva Proprio per sostenere i giovani architetti, il Consiglio Nazionale ha realizzato SeeArch, il database degli architetti italiani pensato per promuovere il lavoro dei professionisti italiani, mettendoli in connessione con i propri potenziali clienti che, in base a parametri chiave, potranno individuare il professionista che risponda al meglio alle loro necessità Mi sento di poter dire che tutti noi siamo pronti a migliorare la qualità dei servizi che offriamo ai cittadini, pronti a riformare in maniera radicale il nostro modo di essere architetti: quello che ci aspettiamo ora da parte del Governo è un vero investimento sulle attività professionali
UN RUOLO IMPORTANTE NEL MIGLIORAMENTO DELLE PRESTAZIONI
È DETERMINATO DALLE CERTIFICAZIONI ENERGETICHE E AMBIENTALI.
QUALE GIUDIZIO DÀ DELLA SITUAZIONE ITALIANA?
È indubbio che sull’attuazione della certificazione energetica ci troviamo di fronte ad un quadro nazionale via via più completo, dal punto di vista del recepimento, anche se ancora si registra, come elemento critico, quello di un’applicazione non del tutto uniforme sul territorio nazionale Così come non uniforme è l’applicazione agli edifici di nuova costruzione rispetto a quelli già esistenti Per quanto riguarda questi ultimi è molto diffusa la convinzione errata dell’inutilità dell’attestato, pregiudicandone, così, la qualità; per i primi, invece, la certificazione energetica, viene valorizzata ritenendola, a ragione, uno strumento utile per l’appeal che può esercitare nel possibile acquirente Sarà importante fare delle certificazioni un vero e proprio strumento di verifica delle prestazioni degli edifici, evitando che diventino mera burocrazia a pagamento
IL PATRIMONIO EDILIZIO ITALIANO È IN GRAN PARTE REALIZZATO PRIMA DI QUALSIASI LEGGE SUL CONTENIMENTO DEI CONSUMI ENERGETICI E SCONTA
PROBLEMI LEGATI ALLA VETUSTÀ E ALLA MANCANZA DI MANUTENZIONE.
INTERVENIRE È SPESSO DIFFICILE ANCHE PER I PROBLEMI LEGATI
ALLA FRAMMENTAZIONE DELLA PROPRIETÀ A QUESTO RIGUARDO RISULTA
MOLTO UTILE L’OBIETTIVO DI UNA MAGGIORE SENSIBILIZZAZIONE DEI CITTADINI
CHE AVETE INSERITO NEL PIANO NAZIONALE DI RIGENERAZIONE URBANA COME SARANNO ATTUATE QUESTE INDICAZIONI?
L’obiettivo di RIUSO, il Progetto degli architetti italiani per la Rigenerazione Urbana Sostenibile, va ben oltre quello di sensibilizzare i cittadini: essi sono, infatti, i primi destinatari del Progetto di riqualificazione perché devono poter godere del diritto a vivere in città, innanzitutto sicure, funzionali e in ambienti urbani più vivibili, più verdi e più adeguati alle loro esigenze La reale possibilità di rigenerare case e città nascerà anche dal dimostrare ai cittadini l’interesse, anche economico, di salvaguardare la loro ricchezza immobiliare, anche creando appositi strumenti finanziari che lo rendano possibile tanto più in un periodo di crisi come l’attuale. È comunque in capo allo Stato, alle Regioni e ai Comuni avviare serie politiche di rigenerazione urbana, con incentivi attivi e passivi, in un programma ventennale che sia capace di utilizzare gli strumenti normativi esistenti, in un quadro sintetico che affronti assieme la sicurezza e la qualità degli edifici, la mobilità e il ciclo dei rifiuti, i risparmi di energia suolo e acqua, la rigenerazione degli spazi pubblici
A PROPOSITO DEL PIANO NAZIONALE DI RIGENERAZIONE URBANA PROMOSSO INSIEME AD ANCE, ANCI, LEGAMBIENTE E LE REGIONI, DA QUALI PREMESSE NASCE, QUALI SONO GLI OBIETTIVI E QUALE SARÀ IL SUO PERCORSO ATTUATIVO? RIUSO non è solo un importante strumento di sviluppo, di occupazione, un vero e proprio volano per la ripresa economica, ma – come in parte ho già detto – rappresenta un’occasione per ridisegnare e riconnettere le città con la vita quotidiana degli cittadini, rendendoli consapevoli delle loro condizioni abitative e rispondendo alla loro richiesta di migliore vivibilità Partendo dal presupposto che nei prossimi 10 anni l’85% dell’edificato urbano avrà più di 40 anni e che oltre 6 milioni di edifici sono esposti a gravi rischi sismici e 1 milione e trecentomila a quelli idrogeologici, gli obiettivi di RIUSO sono: la messa in sicurezza, la manutenzione e la rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico e privato; la drastica riduzione del consumo del suolo e degli sprechi degli edifici, energetici e idrici; la rivalutazione degli spazi pubblici, del verde urbano, dei servizi di quartiere; la razionalizzazione della mobilità urbana e del ciclo dei rifiuti; la salvaguardia dei centri storici e la loro rivitalizzazione. Il Programma contiene, in parte, già in sé, le risorse per la sua attuazione che possono essere attinte dalla messa a sistema dei finanziamenti dei programmi comunitari; dal riequilibrio degli investimenti pubblici tra grandi infrastrutture e città E ancora dal risparmio derivante dalla messa in sicurezza di edifici e abitati rispetto ai danni causati da terremoti ed eventi calamitosi derivanti dalla condizione idrogeologica; dalla razionalizzazione dei contributi e delle incentivazioni pubbliche sull’energia; dalla messa a sistema degli investimenti privati pubblici per le manutenzioni ordinarie e straordinarie Altrettanto importante, la


























del patrimonio riqualificazione

valorizzazione delle dismissioni del patrimonio pubblico e la creazione di strumenti finanziari ad hoc che mettano a reddito il risparmio energetico, idrico, e la manutenzione, erogando adeguati bonus volumetrici a fronte di un impatto ambientale vicino allo zero – realizzando così anche gli obiettivi indicati dall’UE e l’adozione di innovazioni tecnologiche utili all’efficienza tecnologica e infrastrutturale delle città
IL NOSTRO PAESE E GLI STESSI PROGETTISTI SEMBRANO SCONTARE
UN RITARDO CULTURALE E FORMATIVO RIGUARDO LE PROBLEMATICHE
DELLA SOSTENIBILITÀ E DEL RISPARMIO ENERGETICO
QUALI POSSONO ESSERE LE SOLUZIONI PER OVVIARE A QUESTE CARENZE?
Come ho già detto e come dimostrano i dati di una ricerca che abbiamo commissionato al Cresme, alla luce della crisi economica, gli architetti italiani hanno già individuato i segmenti di mercato sui quali puntare nei prossimi anni e che sono proprio quelli incentrati sulle grandi tematiche del Risparmio Energetico, delle Energie Rinnovabili e della Riqualificazione che si sviluppano parallelamente all’espansione di segmenti specifici di mercato quali quelli dell’Housing Sociale e del Project Financing Ripeto, la crisi sta accelerando un processo di sempre maggiore specializzazione da parte degli architetti italiani verso attività legate ad aree più innovative che sta – di fatto – annullando, se mai ce ne fosse stato, qualsiasi ritardo formativo e culturale sui temi della sostenibilità e del risparmio energetico
QUAL È IL RUOLO DELL’ORDINE IN QUESTO MOMENTO DI CRISI CHE COINVOLGE IL COMPARTO EDILIZIO? QUALI SONO GLI INTERVENTI CHE SI DOVREBBERO
EFFETTUARE PER DARE RESPIRO AL SETTORE?
Proprio in questo momento di crisi gli architetti italiani devono tornare a suscitare l’interesse nazionale con proposte e progetti, non autoreferenziali, ma che riguardino l’intera comunità E questo il motivo per il quale il Consiglio Nazionale degli Architetti ha lanciato RIUSO: per tornare a parlare – insieme ai costruttori, agli ambientalisti, ai rappresentanti delle istituzioni, della politica, dell’associazionismo e a tutti i soggetti della filiera dell’edilizia – delle città e del paesaggio, per risolvere i problemi della condizione del patrimonio edilizio italiano, per innovare i modelli e le tecniche dell’abitare e per promuovere la sostenibilità ecologica ed economica Compito del Consiglio Nazionale è quello di realizzare la cornice affinché si realizzi il futuro della professione che è quello di riprogettare l’habitat Lo stiamo facendo, creando le condizioni per affermare il merito e le idee; promuovendo la proposta di legge per l’Architettura che premi la qualità e i concorsi di progettazione; istituendo Seearch il database nazionale degli architetti, un luogo virtuale destinato ai potenziali clienti, dove si potranno selezionare e confrontare i progetti mediante delle chiavi di ricerca; dando avvio ai Quaderni della Giovane Architettura Italiana, in collaborazione con il MIBAC, per promuovere i giovani talenti





Bassissimo consumo energetico e una limitata impronta ecologica caratterizzano i nuovi uffici di Abitcoop, una cooperativa di abitazione della provincia di Modena con oltre 18 500 soci e circa 6 900 alloggi realizzati in oltre 35 anni di attività
Un edificio CasaClima Gold con un fabbisogno di 7 kWh/m2 anno
UN LUOGO DI LAVORO PER REALIZZARE CASE SOSTENIBILI
La nuova sede di Abitcoop, la principale cooperativa di abitazione della provincia di Modena, è costituita da un fabbricato compatto a bassissimo consumo energetico, caratterizzato da un’immagine leggera e trasparente, volutamente priva di monumentalità, che ne sottolinea la missione e i valori
A nord, aggetti e grandi aperture marcano l’orizzontalità della facciata principale: su questo lato si affacciano la sala del consiglio di amministrazione, con una vetrata altamente isolante e tende esterne in tessuto a basso coefficiente di trasmissione solare, e il terrazzo della sala di attesa al secondo piano racchiuso da un involucro in lamiera forata color oro. I profondi aggetti sono stati riproposti anche sul fronte sud, in questo caso per proteggere la facciata dal surriscaldamento estivo Frangisole esterni a regolazione individuale per ogni ufficio riducono l’eccessiva insolazione e l’introspezione, filtrando la luce, evitando l’abbagliamento nelle giornate più luminose e consentendo di lavorare il massimo numero di ore senza bisogno di
luce artificiale Le aperture più sottili mascherano le finestre dei servizi igienici e dei locali di servizio; la loro ridotta dimensione consente di limitare le dispersioni di energia
Tutte le parti opache sono protette da un sistema di facciata ventilata che garantisce una maggior durata degli elementi strutturali e dell’isolamento termico, riducendo negli anni le opere di manutenzione; il rivestimento esterno è costituito da pannelli ecologici a base di fibra di cellulosa in colore rame invecchiato o bianco per la parte più interna e protetta
La struttura portante è di tipo puntiforme in c a secondo una maglia modulare che garantisce un’alta flessibilità interna. La cura di aspetti fondamentali, ma spesso trascurati, per l’efficienza energetica, quali la compattezza del fabbricato (S/V=0,41), l’orientamento ottimale, la correzione dei ponti termici, la tenuta all’aria dell’involucro, la possibilità di ventilazione naturale notturna, ha consentito di limitare i consumi e di ottenere un rapporto tra guadagni termici e perdite di calore pari al 105%

Progetto architettonico ed energetico arch. Gabriele Lottici, GLA Gabriele Lottici Architetto, Reggio Emilia
Collaboratore arch. Barbara Borciani, Reggio Emilia
Strutture ing Ivano Biacchi, Modena
Simulazioni agli elementi finiti ing G C Benassi, Reggio Emilia
Simulazione dinamica estiva Agenzia CasaClima, arch Riccardo Bronzoni, Bolzano
Impianti termoidraulici Studio Macchioni e Gibertini, Modena
Impianti elettrici Studio Contatto, Sassuolo (MO)
Appaltatore CDC Cooperativa di costruzioni, Modena
Direttore dei lavori arch. Gabriele Lottici, Reggio Emilia
Impianti tecnologici
In un clima come quello della pianura Padana, con inverni rigidi e umidi ed estati calde e afose, e con la necessità di garantire il comfort interno in situazioni diametralmente opposte, è indispensabile non solo tener conto dell’inerzia termica dell’involucro, ma anche progettare accuratamente gli impianti tecnologici Nella sede di Abitcoop il sistema di climatizzazione è di tipo radiante a soffitto, realizzato con pannelli di fibrogesso modulari con circuito radiante integrato nello spessore del pannello Una pompa di calore a gas con ciclo ad assorbimento, prevalentemente per l’uso invernale, e una pompa di calore aria-acqua elettrica con gruppo motocondensante monoblocco, per l’uso estivo, sono le fonti attivanti del sistema L’utilizzo delle due pompe di calore è stagionalmente reversibile, ma le macchine garantiscono i migliori rendimenti nella stagione per la quale sono state progettate. L’impianto radiante è affiancato da un sistema di ventilazione meccanica canalizzato per ogni ambiente (a esclusione di quelli di passaggio), con 4 recuperatori di calore ad alto rendimento (oltre il 90%) per l’uso invernale, bypassabili, e con deumidificatori e batterie di post per l’uso estivo Il circuito dell’aria può essere modulato, in quanto a prelievo esterno di aria primaria e a quantità di ricircolo d’aria interna, in funzione della stagione e dell’affollamento dei locali Sensori in ogni ambiente regolano il flusso dei fluidi nei circuiti a soffitto, mentre sensori di CO2, posti in maniera discreta, consentono la regolazione della portata d’aria esterna.
La distribuzione dell’impianto elettrico e dati è a soffitto e corre, nei locali di lavoro, lungo battiscopa attrezzati, con possibilità di variare liberamente la posizione dei frutti Il sistema dati funge anche da sistema telefonico
L’illuminazione è parzialmente domotizzata: sensori di presenza assicurano una quantità di lux predefinita in relazione alla luminosità naturale, con possibilità di variazione manuale e spegnimento automatico in assenza di operatori. Il sistema è collegato al complesso dei frangisole orizzontali o a tenda e ne comanda la chiusura programmata I frangisole possono essere comandati e regolati anche manualmente
Superficie utile 994,7 m2
Superficie verde 80 m2
La sala di attesa al piano terra con alle spalle la scala principale in acciaio inox, vetro e legno di rovere
Sulla sinistra si intravede l’ingresso
pianta piano terra
pianta primo piano
pianta secondo piano

Dall’alto in senso orario L’impianto fotovoltaico da 19,3 kWp installato in copertura e connesso a rete; la reception dalla sala di attesa al piano terra; la rampa delle scale con arrivo all’ultimo piano; il fronte nord dell’edificio con al centro l’involucro forato color oro del terrazzo della sala di attesa al secondo piano, un elemento che cattura l’attenzione e caratterizza il fronte principale; la sala del consiglio di amministrazione vista dall’interno Ogni ufficio è caratterizzato da una parete colorata la cui tinta è stata scelta dalla persona che lo occupa sulla base di una palette di colori predisposta dal progettista, coniugando così la personalizzazione del proprio ambiente di lavoro con l’armonia complessiva degli spazi





sezione trasversale AA
Simulazione dinamica in regime estivo
Molto spesso in edifici per uffici con ampie vetrature è necessario riscaldare e raffrescare contemporaneamente ambienti con diversa esposizione, soprattutto nelle stagioni intermedie, a causa degli apporti solari incontrollati nelle aree esposte al sole e alla scarsa capacità di accumulo termico dei componenti interni Onde evitare una tale situazione, incompatibile con gli standard di efficienza energetica che si volevano raggiungere, è stato condotto uno studio molto accurato del soleggiamento dei fronti del fabbricato, garantendo la massimizzazione degli apporti solari invernali e un ottimale comfort estivo senza sprechi di energia per la climatizzazione
A verifica delle scelte ipotizzate nel progetto architettonico è stata eseguita una simulazione dinamica in regime estivo con il motore di calcolo Energy Plus Nelle simulazioni dinamiche, a differenza dei metodi statici, il bilancio termico è calcolato con intervalli ridotti – tipicamente un’ora o una frazione di ora – rendendo questo tipo di simulazioni particolarmente adatte allo studio del comportamento termo-fisico del fabbricato di progetto, evidenziandone le criticità e le possibili soluzioni Nella prima fase le simulazioni sono state condotte su differenti configurazioni dell’edificio per testare l’incidenza delle diverse soluzioni progettuali e conoscere il comportamento termo-fisico, le condizioni di temperatura interna in locali tipo e stimare le variazione dei carichi di raffrescamento a seconda delle diverse ipotesi, ovvero: edificio senza sistemi di oscura-
mento e senza tetto verde con verifica dei contributi di un’eventuale copertura a verde; applicazione di alcuni sistemi oscuranti interni ed esterni; applicazione di sistemi oscuranti esterni e relativo controllo del comportamento nei mesi primaverili con applicazione di pellicole solari su alcune facciate Le simulazioni della seconda fase sono state rivolte alla definizione del bilancio termico, dei carichi di raffrescamento e delle condizioni del comfort interno sulla configurazione di progetto scelta come definitiva L’analisi ha messo in evidenza come alcune zone, in particolare la sala del consiglio di amministrazione e il vano scale principale ampiamente vetrati, fossero particolarmente esposte all’irraggiamento pomeridiano: in entrambi i casi le simulazioni hanno portato a escludere l’utilizzo di pellicole riflettenti, di tessuti metallici, di protezioni a verde, prevedendo invece un ombreggiamento tramite tende esterne in tessuto a basso fattore solare Le stesse simulazioni hanno suggerito l’utilizzo di frangisole esterni a pacchetto in alluminio per gli uffici a sud e di veneziane interne per gli uffici sul fronte nord Un ulteriore approfondimento sull’uso consapevole degli elementi schermanti ha determinato la scelta di un sistema domotico per il comando e la definizione dei tempi di esercizio dei sistemi di protezione solare Una copertura a verde è stata scartata perché sarebbe stata ininfluente sui carichi di raffrescamento rispetto a una copertura ben isolata
A lato due esempi di simulazione del bilancio termico con configurazioni differenti dell’edificio In alto, l’ipotesi di un edificio senza brise soleil e senza tetto verde, ma ben isolato In basso, la simulazione relativa alla configurazione finale del fabbricato

Da sinistra, l’impianto elettrico, di ventilazione e di riscaldamento con controsoffitto radiante; l’impianto radiante; la ventilazione meccanica


INVOLUCRO
trasmittanza media elementi costruttivi
pareti esterne, U = 0,20 W/m2K
solaio verso autorimessa/interrato, U = 0,14 W/m2K
copertura, U = 0,12 W/m2K
finestre sud (legno-alluminio), Uw = 1,33 W/m2K
finestre nord (legno-alluminio), Uw = 0,95 W/m2K
facciate continue (alluminio), Uw = 1,24 W/m2K
finestre (alluminio), Uw = 1,40 W/m2K
emissioni CO2 evitate, -2 kg/m2 anno
Da sinistra, coibentazione termica in XPS del solaio del piano terra; l’isolamento per il taglio termico delle soglie in vetro cellulare.

IMPIANTI
VMC
con 4 recuperatori di calore ad alto rendimento per uso invernale (bypassabili), deumidificatori e batterie di post per uso estivo
pompa di calore a gas uso prevalente invernale con sistema di climatizzazione radiante a soffitto
pompa di calore aria-acqua elettrica uso estivo
fotovoltaico
19,3 kWp, connesso a rete e integrato architettonicamente domotica

1 isolamento termico in XPS alla base dei pilastri (6 cm)
2 polietilene pesante nastrato e risvoltato su perimetro fino a intonaco
3 isolamento termico
XPS
Sezione su pilastri e pilastri perimetrali







Da sinistra, in alto, in senso orario: isolamento termico in poliestere riciclato su struttura metallica verso il vano scale; supporti per la facciata ventilata posati su telo di tenuta al vento; nastratura del telo di tenuta all’aria e dei raccordi con le aperture vetrate; la tenuta all’aria dell’involucro è garantita anche dalla sigillatura dei controtelai in legno
A sinistra due immagini della coibentazione in lana di roccia dello sbalzo del primo piano in corrispondenza della sala consigliare Sotto da sinistra, isolamento della soletta del piano terra con vetro cellulare e XPS: al centro della foto, in corrispondenza della porta vetrata il vetro cellulare utilizzato come taglio termico sotto la bussola di ingresso

1 vetro cellulare (250 mm) posato con bitume caldo in piena aderenza e con giunti stagni; imprimitura con primer bituminoso a freddo; supporto cementizio lisciato per formazione pendenze
2 facciata continua montanti e traversi, porzione con vetro smaltato e isolamento termico
3 lana di roccia (240 mm)
4 impermeabilizzazione
5 vetro cellulare (180 mm)
6 pavimento esterno in gres su caldana
7 soglia antibarriere e relativa guarnizione su sottosoglia a taglio termico
8 taglio termico sottosoglia in purenite
9 guaine e nastri di tenuta aria interna
10 polietilene pesante nastrato e risvoltato sul perimetro
Sotto, isolamento in poliuretano sul retro del pluviale




In alto, a sinistra, separazione termica tra il solaio di copertura
e il muretto di sicurezza dell’area che accoglierà l’impianto fotovoltaico
In basso a sinistra, il muretto realizzato e impermeabilizzazione della copertura
A destra, la coibentazione della copertura
A B
Terrazzo copertura (A), dall’estradosso:
- ghiaia
- impermeabilizzazione
- strato separatore
- massetto cls per formazione pendenze
- polistirene espanso EPS
- guaina bituminosa
- soletta a sbalzo disgiunta termicamente dalla struttura principale
- polistirene espanso EPS
- facciata ventilata con rivestimento con pannello in fibre a base legno resine termoindurenti e sottostruttura metallica
Sbalzo sala d’attesa (B), dall’estradosso:
- plotte
- impermeabilizzazione
- strato separatore
- massetto cls per formazione pendenze
- polistirene espanso EPS
- struttura c.a.
- polistirene espanso EPS
- struttura di chiusura metallica color oro
1 copertina in alluminio preverniciato
2 struttura di chiusura in baraccatura metallica e rete stirata interna ed esterna
3 nastratura esterna di tenuta acqua raccordata a impermeabilizzazione
4 soglia antibarriere e relativa guarnizione su sottosoglia a taglio termico
5 taglio termico sottosoglia in purenite, legno, plastica
6 nastratura interna di tenuta aria raccordata a solaio grezzo
Sezione
Da sinistra, la coibentazione dei pilastri, in XPS, e dello sbalzo della sala del consiglio, in vetro cellulare

Risoluzione dei ponti termici
Le soluzioni adottate per risolvere i ponti termici nei nodi più delicati dell’involucro e garantire bassi valori di trasmissione
termica lineare ψ sono state valutate con simulazioni agli elementi finiti al fine di verificare che le temperature superficiali, in corrispondenza dei punti problematici, fossero superiori a quelle critiche. Le simulazioni sono state effettuate secondo i due criteri descritti di seguito
Criterio 1: Verifica della temperatura minima superficiale interna
La temperatura non deve essere inferiore di 3 °C rispetto alla temperatura interna di progetto (criterio di comfort) I parame-

tri di temperatura sono: temperatura esterna di progetto -5 °C; temperatura di rugiada con t=20 °C - UR 65%
Criterio 2: Verifica della temperatura superficiale
Considerando la temperatura esterna media del mese più freddo e la temperatura critica (formazione muffa) con t=20 °C - UR 65%, la temperatura superficiale non deve scendere sotto quella minima, oltre la quale si possono formare muffe, anche in assenza di condense superficiali
Tutte le valutazioni hanno dato luogo a valori di temperature superficiali superiori a quelle critiche
A lato alcuni grafici di verifica delle temperature critiche in corrispondenza di alcuni nodi controllati secondo i due criteri: in alto a sinistra, test in corrispondenza di un pilastro perimetrale; in alto a destra, nodo costruttivo parete esterna; in basso a sinistra, pilastro isolato; in basso a destra, sbalzo esterno







“ Noi siamo ciò che abitiamo ” è il motto da cui prende vita questo edificio che progettista e committente hanno immaginato come una costruzione in bioedilizia in grado di offrire un comfort elevato coniugato ad un’alta efficienza energetica Il risultato è il primo edificio a essere certificato CasaClima Goldnature in Piemonte
UNA SEDE PER LE ENERGIE RINNOVABILI
Nel nord dell’Astigiano la nuova sede di una ditta che realizza impianti a energie rinnovabili si differenzia nettamente dalle strutture circostanti, tipiche delle aree produttive, proponendo una nuova identità attenta al risparmio energetico, all’uso di materiali naturali e sostenibili e all’inserimento ambientale
La soluzione architettonica proposta utilizza una tipologia compatta, ideale per ragioni sia economiche che ecologiche, rielaborandola per adattarla alla situazione specifica Il nuovo volume si inserisce nel paesaggio e si fonde con la natura grazie alla semplicità geometrica del corpo architettonico e al legno che ne caratterizza le facciate.
Addossato al magazzino esistente, l’edificio accoglie gli uffici della ditta, una zona espositiva e una sala riunioni distribuiti su due piani articolati attorno a uno spazio a doppia altezza
Le facciate hanno due tipi di rivestimento: una texture di doghe in legno posate orizzontalmente e intonaco a calce idraulica naturale per le superfici contigue al capannone esistente Ampie
aperture a tutta altezza contraddistinguono l’angolo sud-ovest, con serramenti interamente in legno e triplo vetro
Il volume è stato progettato in modo da massimizzare gli apporti solari, garantire un adeguato rapporto di forma e minimizzare le superfici disperdenti, favorendo, di conseguenza, un ridottissimo fabbisogno di energia per il riscaldamento
La struttura portante è realizzata con pannelli in legno massiccio senza colle e connessioni metalliche, l’isolamento è garantito dagli elevati spessori dei pannelli in fibra di legno e il comfort termo igrometrico dall’intonaco interno a base di argilla cruda, materiale che possiede proprietà fonoassorbenti e che attutisce i suoni a bassa frequenza
La copertura a verde estensivo consente di aumentare lo sfasamento termico e di evitare le isole di calore, oltre a permettere un deflusso controllato delle acque meteoriche
Le aree scoperte sono state sistemate a verde limitando allo stretto necessario la pavimentazione esterna impermeabile

Struttura e materiali
La struttura dell’edificio è stata realizzata interamente con un particolare tipo di pannelli di legno massiccio, un sistema altamente ecologico caratterizzato dall’assenza di collanti e parti metalliche nella produzione degli elementi I pannelli sono composti di tavole in legno massiccio affiancate verticalmente e giuntate a pettine I diversi strati di tavole sono uniti mediante tasselli con incastro a coda di rondine. La tenuta e la stabilità delle giunzioni è garantita dall’aumento di volume a cui è soggetto il legno, precedentemente essiccato, in condizioni normali di umidità I blocchi multistrato così realizzati sono autoportanti e vengono impiegati sia per le pareti sia per i solai Per l’isolamento esterno delle pareti e della copertura a verde sono stati impiegati pannelli in fibra di legno di diversa densità (spessore di 18 cm per le pareti e da 26 a 40 cm per il tetto), mentre per le fondazioni, un doppio strato di ghiaia di vetro cellulare (sotto la platea di fondazione 25 cm, sopra altri 25 cm, quale riempimento successivo)
I serramenti sono in lamellare a 4 strati di legno di larice, trattato esclusivamente con cere naturali, con un telaio fisso (spessore 9,2 cm) e un telaio mobile Il vetro ha un valore Ug di 0,6 W/m2K I fronti sud e ovest accolgono due facciate continue con struttura in legno a taglio termico che, rispetto ad altre soluzioni, garantisce maggior isolamento acustico e minori dilatazioni dovute alle escursioni termiche Un reticolo a montanti e traversi uniti da elementi in acciaio inox funge da supporto della facciata.
Progetto Studio Tecnico Andrea Leone Geometra, Montiglio Monferrato (AT)
Committente Alessio Impianti Termoidraulici, Montiglio M to (AT)
Strutture Soligno, Prato allo Stelvio (BZ)
Impianto termico Alessio Impianti Termoidraulici, Montiglio M to (AT)
Impianto elettrico e domotico Synapsis srl, Crescentino (VC)
Direttore dei lavori Studio Tecnico Andrea Leone Geometra, Montiglio M to (AT)
Appaltatore Natural Domus srl, Ceva (CN)
Superficie utile 226 m2
Superficie verde 2 370 m2
Fotografie cantiere Studio Tecnico Andrea Leone
In seguito a un’analisi di casi studio presenti su tutto il territorio nazionale, i progettisti hanno voluto creare un edificio che divenisse nel tempo un esempio per un nuovo modo di progettare edifici direzionali all’interno di aree artigianali e industriali, ovvero un “luogo di lavoro” che tiene conto del comfort e della salubrità e che è costruito con materiali naturali nel rispetto dell’ambiente circostante
Stagno
pianta del piano terra
pianta del piano superiore



Sopra, assemblaggio degli elementi lignei in cantiere Da sinistra, le pareti verticali fissate alla platea di fondazione; pareti del primo piano e solaio interpiano; posa delle travi di copertura,
Qui accanto, in verticale, dettagli dell’isolamento a cappotto con il pannello in polistirene messo in opera in zoccolatura e fibra di legno per la struttura in legno.
Più a destra, in alto, posa dell’isolamento a cappotto con un doppio strato di fibra di legno e, in basso, in evidenza lo spessore dell’isolamento.




trasmittanza media elementi costruttivi pareti esterne, U = 0,17 W/m2K solaio controterra, U = 0,17 W/m2K copertura, U = 0,11 W/m2K superfici trasparenti, Uw = 0,78 W/m2K facciata continua, U = 0,70 W/m2K emissioni CO2 complessive annue, 4 t/anno

IMPIANTI
VMC con recuperatore di calore ad alta efficienza pompa di calore geotermica acqua-acqua, 10 kW impianto radiante a parete solare termico 3,55 m2 per ACS e integrazione a riscaldamento fotovoltaico
34 kW su tetto magazzino adiacente domotica per gestione fv e solare termico
Gli impianti
Il ridottissimo fabbisogno di energia dell’edificio è assicurato da un sistema impiantistico che sfrutta diverse fonti
Per il riscaldamento degli ambienti è stato installato un impianto radiante a bassa temperatura a parete che aumenta il comfort interno senza movimento dell’aria dell’ambiente Le serpentine sono costituite da tubi di rame, così da evitare l’uso di materiale plastico, posati su cannucciato con intonaco realizzato in argilla cruda L’impianto è alimentato da una pompa di calore acqua-acqua, scelta appositamente per la presenza nella zona di un’importante falda sotterranea, che ha consentito di sfruttare le temperature molto stabili sotto la superficie del terreno e di fornire un’energia costante tutto l’anno La pompa, che può raggiungere una potenza termica di 10 kW, include anche la funzione estiva di raffrescamento Il ricambio d’aria è continuo grazie alla presenza di due macchine per la ventilazione meccanica controllata con recuperatore ad alta efficienza che hanno portata fino a 550 m3/h di aria e rendimenti superiore al 90%
Un impianto solare termico e uno fotovoltaico sono sistemati sulla copertura del fabbricato esistente, adiacente al nuovo edificio Tre moduli di collettori a tubi sottovuoto provvedono al completo fabbisogno di acqua calda sanitaria e durante le stagioni intermedie coadiuvano l’impianto di riscaldamento radiante In inverno i pannelli forniscono l’energia termica utile al riscaldamento, grazie alla presenza dell’accumulo termico a stratificazione, con capacità di 850 litri, che somma l’energia termica captata dai pannelli con quella prodotta dalla pompa di calore L’impianto fotovoltaico, connesso a rete, è composto da moduli da 318 W con efficienza di conversione to-


tale del 19,5% e raggiunge i 35 kW picco di potenza, soddisfacendo l’intero fabbisogno delle utenze elettriche (riscaldamento, ventilazione, illuminazione e forza motrice) L’energia prodotta in eccesso viene immessa nella rete Un impianto domotico consente di gestire al meglio l’impianto fotovoltaico, visualizzando produzione e consumi, riducendo gli sprechi e ottimizzandone l’utilizzo Il sistema permette anche di migliorare il sistema di termoregolazione, predisponendo la temperatura ideale in ogni ambiente e ricreando le migliori condizioni di comfort senza sprechi di energia
Sotto, l’impianto fotovoltaico installato sul tetto del magazzino adiacente

Canalizzazioni per la distribuzione dell’aria; riscaldamento a parete con serpentina in rame su cannucciato; VMC



Da sinistra, telo/barriera al radon; pannello di vetro cellulare per l’isolamento laterale della platea di fondazione; ghiaia di vetro cellulare per la coibentazione inferiore e laterale della platea
Solaio contro terra (dall’intradosso):
- terreno
- telo impermeabile barriera al radon
- strato di ghiaia di vetro cellulare (30 cm)
- platea di fondazione in cls
- riempimento in ghiaia di vetro cellulare (15 cm)
- sottofondo in granulato di roccia (10 cm)
- pannelli in fibra di legno (4 cm)
- lastre in fibro gesso (2 cm)
- pavimentazione in linoleum
1 telo anti vento/acqua altamente traspirante
2 zoccolatura cappotto in EPS
3 nastro di tenuta all'aria
4 pannelli di vetro cellulare (10 cm)
5 tubo di drenaggio
Particolare muratura perimetrale 2 (dall’esterno):
- intonaco esterno in calce naturale e finitura ai silicati su isolamento a cappotto
- isolamento in fibra di legno (10 + 8 cm) e telo anti vento/acqua altamente traspirante tra i due strati
- parete in legno massiccio a vista (18 cm)
1 fissaggio listello distanziale
2 guarnizione per viti
3 intonaco in argilla su cannucciato
4 nastro di tenuta precompresso


Tenuta all’aria
Numerosi sono stati gli interventi al fine di assicurare una perfetta tenuta all’aria del fabbricato, dalla sigillatura dei serramenti e dei fori e delle condutture per le tubazioni e gli impianti alla connessione tra le pareti
Trascurare questo aspetto avrebbe comportato superflue e incontrollabili perdite energetiche e, nei punti di infiltrazione, possibili danneggiamenti e deterioramenti della struttura dato che da queste micro fessure c’è un passaggio non solo di aria ma anche di vapore acqueo che può condensare all’interno delle componenti edilizie e dare inizio a formazione di muffe e condense Una progettazione attenta e la posa di tutti i componenti edilizi a regola d’arte hanno permesso di raggiungere con il Blower Door test un valore n50 pari a 0,11
Da sinistra, nastratura del controtelaio per la tenuta all’aria del nodo serramentostruttura; preparazione del foro serramento per l’installazione della vetrata continua
Sotto, il telo di tenuta all’aria sotto la facciata ventilata e i listelli di ventilazione

Immagini
della realizzazione del tetto verde.
Da sinistra, feltro di protezione e accumulo con strato drenante; posa del substrato di inverdimento


Copertura (dall’esterno):
- tetto a verde estensivo (12 cm)
- impermeabilizzazione
- pannello in fibra di legno, densità 240 kg/m3 (3,50 cm)
- isolamento in fibra di legno, densità 170 kg/m3 cm (20 cm)
- telo di tenuta all’aria (Sd 0,02 cm)
- pannello in fibra di legno 240 kg/m3 (2,20 cm)
- fibra di legno, densità 50 kg/m3 (20 cm) tra le travi strutturali
- travi in legno massiccio
- tavolato di abete (6 cm)
Da sinistra in alto in senso orario: isolamento in fibra di legno tra le travi di copertura; telo di tenuta all’aria, nastrato e risvoltato sulla struttura; secondo strato di isolante da raccordarsi con la coibentazione a parete; isolamento, tenuta all’aria, nastratura del pacchetto copertura
1 faldale di protezione
2 trave in legno passafuori
3 tavolato di compensazione (3,50 cm)
4 telo anti vento/acqua altamente traspirante
5 nastro di tenuta all’aria
6 telo di tenuta all’aria (Sd 0,02 cm)




progetti Veilige Veste, Leeuwarden (NL)
PROGETTO ARCHITETTONICO

REALIZZAZIONE
CLASSIFICAZIONE ENERGETICA
KAW architecten en adviseurs
2012
Passivhaus Institut Darmstadt
15 kWh/m2 anno


FOTOGRAFIE: Gerard van Beek
È il primo edificio olandese per dimensioni della superficie a essere riqualificato con standard Passivhaus
Grazie alle elevate prestazioni del nuovo involucro, nonché l’impiego di impianti a basso consumo energetico, la “Fortezza sicura” per le donne vittime di abusi può vantare, oltre che l’impegno sociale, anche quello ecologico
UNA FORTEZZA PASSIVA
Questo scintillante edificio bianco, all’apparenza di nuova costruzione, è in realtà la vecchia stazione di polizia di Leeuwarden, capoluogo della regione olandese della Frisia, risalente agli anni ‘70 e realizzata, come molti edifici in tutta Europa di quel periodo, con uno scarso strato isolante e molti ponti termici
Oggi l’edificio, rinnovato nella qualità e nella funzione, costituisce il più grande edificio per uffici, riqualificato e certificato
Passivhaus, dei Paesi Bassi e ospita una fondazione che protegge le ragazze tra i 15 e i 23 anni vittime di abusi e violenze
All’interno, 1 600 m2 di superficie sono dedicati, al piano terra, a uffici, sale riunioni e sale per i trattamenti. Nei due piani superiori, invece, si distribuiscono le 48 stanze per le ospiti del centro di accoglienza, suddivise in 6 unità residenziali
La struttura portante in c a era originariamente posta all’esterno, bene in vista e i ponti termici che si creavano tra la
struttura e il tamponamento avevano l’effetto di “risucchiare” l’aria fredda esterna verso l’interno, con conseguente elevato dispendio energetico
Mantenendo la struttura portante e, di fatto, la forma della vecchia stazione di polizia (che comunque risultava compatta e pertanto adatta allo standard passivo), si è risolto il problema delle perdite energetiche rivestendo completamente – e abbondantemente – l’edificio con un tamponamento la cui sezione esterna raggiunge uno spessore fino a oltre 95 cm
Completano il progetto energetico l’installazione di un impianto solare per la produzione dell’acqua calda sanitaria, collocato sulla copertura, nonché la realizzazione di un tetto verde al primo piano che, oltre alla funzione coibente, funge da vero e proprio giardino interno per le ragazze che, accolte nel centro di Leeuwarden, non possono ancora lasciare l’edificio

Involucro e impianti
L’elemento architettonico caratterizzante l’edificio è il suo involucro che viene completamente rivisitato
Mantenuta la struttura portante in c a , i muri di tamponamento sono realizzati mediante un’ossatura prefabbricata a telaio di legno di 35 cm di spessore, rivestita con una membrana permeabile al vapore Lo scheletro così formato è riempito con cellulosa in fiocchi e con ritagli di giornale riciclati. Il rivestimento esterno bianco fibrorinforzato, applicato su un’intelaiatura prefabbricata in legno opportunamente progettata, dà movimento alle facciate e, grazie al gioco di rientranze e sporgenze, permette una migliore protezione dalla luce solare I vetri, inoltre, hanno un valore Uw di 0,5 Oltre all’importante lavoro fatto sull’involucro, si sono rivelate determinanti, ai fini del risparmio energetico finale, le altre scelte progettuali effettuate. In particolare: l’installazione di tende da sole esterne (di un brillante colore arancione), la realizzazione di un tetto verde al primo piano che funge anche da giardino pensile, la ventilazione meccanica con recupero di calore, un’illuminazione efficiente, un impianto solare termico per la produzione di acqua calda

Progetto KAW architecten en adviseurs, Groningen (NL)
Strutture EconStruct BV, Leeuwarden (NL)
Direttore dei lavori BCN - Drachten bv, Drachten (NL)
Appaltatore Bouwgroep Dijkstra Draisma, Dokkum (NL)
Superficie fondiaria 14.000 m2
Superficie utile 5 341 m2
Superficie verde 5 000 m2
Importo dell’opera 4.100.000 Euro
La stazione di polizia è in pratica un quadrato perfetto, con una griglia strutturale di 3,6x3,6 m, che regola l’intero progetto e che modula anche il bianco rivestimento esterno Per la speciale sagoma di quest’ultimo si è fatto uso di un materiale polimerico composito che, versato in uno stampo, prende la forma che si può vedere nei pannelli tridimensionali della facciata Tale tecnologia permette infinite applicazioni in ambito architettonico.
A sinistra, un’immagine del giardino pensile realizzato sulla copertura del primo piano e i rivestimenti delle facciate interne in legno.
L’edificio utilizza pochissima energia grazie all’elevato strato isolante applicato e ai pochi impianti installati
pianta primo piano
pianta piano terra
Domanda annuale specifica di energia per il riscaldamento
In alto, a destra, l’edificio preesistente con struttura portante esterna in c.a. prima dell’intervento.
A lato, due immagini di cantiere che mostrano la posa del rivestimento dei due piani superiori con la sottostruttura in legno che supporta i bianchi pannelli in materiale composito rinforzato con fibra di vetro

Rivestimento esterno
La scelta di usare elementi in fibre di vetro, come rivestimento esterno, è stata dettata principalmente da due motivi.
Il primo era la volontà di realizzare un edificio moderno, dalle forme libere, il secondo di usare un materiale leggero che potesse essere facilmente supportato dalla struttura di cemento armato preesistente
Atri fattori hanno reso possibile il ricorso a elementi prefabbricati: l’esistenza di una griglia strutturale e i bassi costi di manutenzione del materiale L’intero edificio, infatti, si sviluppa su una maglia regolare (con margini di differenza minimi) di 3,6x3,6 m che ha reso possibile la ripetizione degli elementi prefabbricati, la minimizzazione del numero delle matrici e al contempo una grande libertà progettuale
Altro aspetto interessante è stato il basso costo di manutenzione Il materiale, grazie a un trattameno particolare, è resistente agli agenti atmosferi, fisici e chimici, e ha una garanzia
INVOLUCRO
trasmittanza media elementi costruttivi
pareti esterne, U = 0,12 W/m2K
solaio controterra, U = 0,11 W/m2K
copertura, U = 0,09 W/m2K
serramenti, Uw = 0,50 W/m2K


di 15 anni (aspetto questo molto importante per le cooperative edilizie in Olanda)
Il ciclo vitale è di 50 anni e l’eventuale riciclo del materiale comporta un dispendio minimo di energia
Alcuni aspetti hanno richiesto particolare attenzione e una grande collaborazione tra il produttore, il costruttore e l’architetto Il primo e più importante problema riguardava la tolleranza zero degli elementi in fibre di vetro Per questo motivo la struttura in legno che regge il pacchetto isolante (di ben 35 cm) e gli elementi di facciata è stata realizzata con grande accuratezza. L’originale forma di ogni elemento prefabbricato doveva, infatti, combaciare perfettamente con la struttura in legno Un altro aspetto importante di questa operazione delicata era lo spazio che bisognava lasciare tra la struttura di legno e gli elementi di facciata, poiché il rivestimento è di tipo ventilato
IMPIANTI
impianto solare termico 10 m2
impianto di ventilazione meccanica controllata 6,3 kWh/m2 anno sistema automatico di tende sensibile al calore e al vento
Stratigrafia della parete di tamponamento (dall’esterno):
- pannello interno (12,5 mm)
- cavità principale riempita con lana minerale
- rivestimento (12 mm)
- barriera al vapore
- isolamento (350 mm)
- travi a I
- pannelli impermeabili
- membrana permeabile al vapore
1 telaio del serramento in materiale plastico
2 guida per elemento ombreggiante
(assente sul lato nord)
3 striscia in alluminio
4 nastratura
5 guarnizione di tenuta esterna
6 strisce di riempimento in lana minerale
7 isolamento termico
8 elemento composito di facciata
Dettaglio della parete contro terra:
1 telaio del serramento in materiale plastico
2 guida per elemento ombreggiante (assente sul lato nord)
3 montanti in legno (18x65 cm)
4 controtelaio del serramento in materiale plastico
5 barriera al vapore
6 profilo in acciaio (come da indicazioni della ditta costruttrice)
7 gabbia metallica riempita con pietre
8 strato impermeabile
9 isolamento
10 collegamento della gabbia metallica alla struttura esistente
11 struttura esistente
12 terreno
sezione di dettaglio della parete del piano terra
A destra, alcune delle fasi di recupero dell’immobile.
Per rivestire la struttura si è fatto ricorso al legno, sia per il piano terra che per i piani superiori
Al piano terra è stato usato, oltre che con funzione strutturale, anche come rivestimento a vista, mentre ai piani superiori la struttura lignea supporta il rivestimento in polimero bianco rinforzato con fibre di vetro.






RISTRUTTURARE PASSIVAMENTE
3 domande a ...
Beatrice MontesanoKAW architecten en adviseurs
La scelta di ristrutturare in modo passivo un edificio di questo tipo è stata fatta all’inizio o in una fase successiva?
No, è nata durante il processo progettuale L’edificio era in pessime condizioni e un rigoroso intervento sulle facciate esterne (anche per la presenza di amianto da smaltire) era necessario Inoltre, durante la fase di progettazione, abbiamo ottenuto i sussidi della lotteria nazionale olandese per edifici sostenibili I restanti costi aggiuntivi per realizzare l’edificio in senso passivo sono stati coperti in parte dalla cooperativa edilizia, proprietaria dell’edificio, e in parte dall’organizzazione – Fier Fryslan – che lo gestisce attualmente Il contributo di questa è stato calcolato sulla base del risparmio energetico in un arco di tempo di 10 anni, aspetto questo tra i più interessanti dell’edificio passivo, cioè poter calcolare con precisione sulla bolletta energetica, grazie a un monitoraggio costante, l’impatto economico dell’intervento
L’Olanda ha un clima, e una mentalità, molto simili a quelli della Germania, dove è nato il concetto di Passivhaus È stato facile realizzare un progetto di questo tipo o si sono incontrate delle difficoltà durante la progettazione/realizzazione? Durante la progettazione abbiamo effettivamente incontrato alcune difficoltà Nonostante la mentalità affine, l’Olanda è indietro rispetto alla Germania per quel che riguarda lo sviluppo e la realizzazione di edifici a basso consumo energetico Le maggiori difficoltà le abbiamo incontrate nel definire i dettagli di un edificio come questo, completamente isolato da un punto di vista termico dall’ambiente esterno In particolare siamo stati costretti a utilizzare infissi tedeschi, poiché non esistono in Olanda infissi capaci di garantire le prestationi richieste dagli standard della casa passiva Questo ha comportato per noi, ma anche per l’impresa che ha realizzato il progetto, l’impossibilità, di fatto, di utilizzare i dettagli e i metodi costruttivi standard olandesi
Perché è stato utilizzato il legno con funzione strutturale? Abbiamo utilizzato una struttura in legno per reggere gli elementi della facciata perché questo era il sistema edilizio più leggero (lavoravamo infatti su una struttura preesistente) ed era il miglior modo per ottenere un perfetto isolamento termico Questo sistema a telaio di legno è spesso usato in Olanda negli edifici, siano essi nuovi o esistenti, per realizzare facciate esterne non in mattoni
franz architekten 2010-2011 PROGETTO ARCHITETTONICO
CLASSIFICAZIONE ENERGETICA
E AMBIENTALE 9 kWh/m2 anno REALIZZAZIONE
OIB Richtlinie 6 - classe A++


FOTOGRAFIE: Lisa Rastl

Al fine di garantire una formazione scolastica fino alla maturità e far fronte alla necessità di un ampliamento della scuola media, il Comune di Deutsch-Wagram, nella Bassa Austria, decise qualche anno fa di supportare la costruzione di un nuovo complesso scolastico che comprendesse scuole medie e liceo
Le sinergie realizzate vanno di pari passo con il risparmio energetico
SINERGIA E BASSO CONSUMO PER UNA SCUOLA PIÙ EFFICIENTE
Il nuovo liceo e l’ampliamento della scuola media del comune di Deustch-Wagram, allineati lungo una via pedonale che raccoglie le istituzioni pubbliche più importanti della cittadina austriaca (municipio, asilo, scuola elementare), sono stati riuniti in un unico complesso per ottimizzare le sinergie e mettere a disposizione spazi che potessero risultare utili anche agli altri studenti della cittadina
Il nuovo complesso è formato da due edifici: un blocco lungo e leggermente angolato che ospita la scuola media, il liceo e gli uffici delle relative amministrazioni e un corpo seminterrato con la palestra. L’edificio lungo ospita i ragazzi delle medie al primo piano e quelli del liceo al secondo; si mantenengono così ben distinti i due cicli scolastici lasciando tuttavia di uso comune alcuni spazi (come le aule delle scienze naturali al piano terra o la biblioteca) La copertura è una grande terrazza sfruttata per la ricreazione e per lezioni all’aperto ma utilizzabile anche come superficie disponibile per un eventuale futuro ampliamento
La palestra doppia è parzialmente interrata così che, dall’esterno, le sue dimensioni appaiono prossime a quelle dei vicini edifici che ospitano l’asilo e la scuola elementare Il collegamento tra scuola media/liceo e palestra avviene tramite un passaggio sotterraneo, in modo da consentire l’accesso pubblico allo stagno che caratterizza l’area verde
Il rivestimento esterno in pannelli di alluminio accomuna e differenzia i due corpi; la palestra spunta dal terreno con pannelli di colore azzurro e si dissolve verso l’alto con il bianco; l’edificio scolastico, “sospeso” su grandi vetrate, parte invece dal bianco neutrale e diventa azzurro ai livelli superiori. 175 finestre delle stesse dimensioni (1,80x1,80 m) si aprono nelle facciate, con una disposizione flessibile determinata dalle diverse esigenze degli ambienti interni
Il risultato è un complesso che ben si inserisce nel contesto ottenendo valori di efficienza energetica da standard passivhaus in corso di certificazione

Struttura e impianti
Sia la scuola sia la palestra sono state realizzate con una struttura portante in c a ; solo la copertura della palestra è sostenuta da travi reticolari in acciaio
Le pareti, semplicemente dipinte sul lato interno, presentano un rivestimento di facciata ventilato che caratterizza tutto il complesso Pannelli in alluminio colorati proteggono le superfici verticali opache della palestra e della scuola. Essi sono costituiti da un pannello in polietilene tipo LDPE rivestito da un sottile strato di alluminio (0,5 mm), trattato con un sistema di verniciatura ecocompatibile che lo rende praticamente insensibile agli agenti atmosferici nonché resistente alle radiazioni UV Il pannello, inoltre, è totalmente riciclabile, poiché sia il nucleo sintetico sia la parte in alluminio possono essere fusi e riutilizzati come materia prima per la produzione di nuovi pannelli Le finestre dei due corpi di fabbrica, la maggior parte in legnoalluminio, presentano una dimensione standard di 1,8x1,8 m e sono state collocate in maniera da adattarsi alle variazioni


Sotto, da sinistra: il piano seminterrato, il piano terra, il primo piano e il secondo piano. Legenda: 1. ingresso, guardaroba; 2. amministrazione; 3. aule; 4. aule di educazione artistica e di scienze; 5. biblioteca; 6. zona dedicata alla ricreazione; 7. cucina scolastica; 8 terrazza; 9 vano tecnico; 10 aula multifunzionale; 11 palestra; 12 deposito attrezzi ginnici; 13 spogliatoi

Sopra: la terrazza-tetto dell’ultimo piano, sfruttata come luogo ricreativo nelle giornate di bel tempo La superficie si presta anche per un eventuale futuro ampliamento della scuola
Pagina a fianco dall’alto: la posa della struttura portante della copertura della palestra; la costruzione della gradonata della biblioteca
sezione longitudinale della palestra e del corpo-scuola
Progetto franz zt GmbH, Vienna (A)
Impianti bps engineering, Vienna (A)
Direttore dei lavori arch. Paul Pffaffenbichler, St. Pölten (A)
Appaltatore Alpine Bau GmbH, Mistelbach (A)
Superficie fondiaria 9 650 m2
Superficie utile 7.500 m2
Superficie verde 6 400 m2
Costi 12,4 milioni di euro
spaziali interne Ogni classe ha una finestra con una profonda nicchia ad altezza di seduta che funge come una piccola zona decentrata di pausa Per la protezione dal sole sono state installate delle veneziane esterne su tutte le aperture, fanno eccezione le vetrate dell’ingresso schermate dall’interno
Tutti i controsoffitti presentano un profilo grecato e nella zona dell’amministrazione e delle aule sono del tipo acustico per ottemperare alle richieste normative
Le diverse parti dell’involucro (pareti, copertura ecc ) hanno valori di trasmittanza molto bassi, aspetto questo che ha contribuito al raggiungimento dello standard passivo per l’edificio della scuola
Per le necessità energetiche dei due fabbricati è stato installato un impianto fotovoltaico da 20 kWp sul tetto della scuola che permette di coprire il fabbisogno energetico della ventilazione meccanica con recupero di calore e della pompa di calore ad acqua di falda, sfruttata per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria Secondo i calcoli effettuati, la quantità di CO2 emessa in atmosfera risulta essere di 19,2 kg/m2 anno
L’acqua piovana viene raccolta e riutilizzata per l’irrigazione dell’adiacente area verde
INVOLUCRO
trasmittanza media elementi costruttivi pareti esterne, U = 0,16 W/m2K solaio controterra, U = 0,146 W/m2K copertura, U = 0,115 W/m2K serramenti, Uw = 0,9 W/m2K
IMPIANTI
fotovoltaico potenza 20 kWp ventilazione meccanica controllata con recupero di calore pompa di calore geotermica per riscaldamento e produzione ACS





sezione verticale copertura scuola (terrazza praticabile)
1 pannello di rivestimento in alluminio (4 mm)
2 sottostruttura portante della facciata ventilata (spess totale 260 mm)
3 fuga orizzontale (profilo metallico) tra i pannelli di alluminio (0,7 mm)
4 pannelli isolanti in lana minerale (200 mm)
5 lamierino forato antinsetti
6 corrimano
7 rivestimento in legno
8 angolare metallico di fissaggio
9 guide inferiori per il fissaggio dell’intradosso
10 lamiera grecata forata come rivestimento dell’intradosso
sezione verticale del corpo aggettante
Nella pagina a lato, a sinistra, alcune immagini della fase di cantiere
Dall’alto: la realizzazione del primo piano, due immagini della posa del manto impermeabilizzante sulla struttura in cemento armato, il rivestimento esterno in pannelli orizzontali di alluminio colorato (facciata ventilata)
L’ingresso della scuola dalla via pedonale protetto dal corpo aggettante.

1 profilo metallico a T 2 angolare dell’imbotte
3 serramento
4 imbotte in alluminio verniciato (1,5 mm)
5 sistema schermante esterno
Jacopo Gaspari
architetto e ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna
LA VALUTAZIONE
DEL BILANCIO ENERGETICO: tra contenimento dei consumi e investimento energetico
Per realizzare un NZEB il punto di partenza è il contenimento dei consumi: tuttavia ci si dimentica che la fase iniziale del processo costruttivo comporta il consumo di una quantità di energia, così come la produzione dei materiali edili.
Efficienza energetica: tra fase di esercizio e fase di costruzione
La grande rilevanza ormai assunta dalla questione energetica nel settore edilizio ha portato, e sta continuando a portare, profonde modifiche non solo in termini di caratteristiche prestazionali medie attese per gli edifici di nuova costruzione, ma anche in termini di una consistente revisione dello stesso processo progettuale. La necessità di conseguire una significativa riduzione dei consumi energetici è percepita dall’utenza come un requisito non più eludibile tanto che la maggior parte degli attori coinvolti nel processo edilizio – dai progettisti ai costruttori, dai produttori agli installatori – si è trovata nella condizione di doversi adeguare, con soluzioni più o meno brillanti, a un approccio più attento a questo tema per mantenere la propria competitività sul mercato
Quando si fa riferimento a edifici dalle elevate caratteristiche di efficienza energetica si pensa generalmente all’involucro e alle dotazioni impiantistiche: da una parte, a un sostanziale incremento dell’isolamento e dell’inerzia termica, al fine di migliorare il comportamento del sistema di chiusura tanto in regime invernale quanto in regime estivo, dall’altra, a un contestuale im-
piego di dotazioni impiantistiche ugualmente efficienti, possibilmente integrate a sistemi per lo sfruttamento delle energie rinnovabili Queste caratteristiche possono trovare applicazione del tutto o in parte a seconda dei risultati che si intendono conseguire e con un livello variabile di efficacia e complessità che dipende in modo stringente dalla concezione stessa dell’intero sistema edilizio (vedi immagini di queste pagine)
Nell’ambito della progettazione dei cosiddetti edifici a energia quasi zero, il ricorso a involucri a elevate prestazioni e a sistemi impiantistici integrati viene di norma affiancato da un processo di ottimizzazione della forma e della geometria dell’edificio in funzione dell’esposizione e delle condizioni ambientali del sito con l’obiettivo di sfruttare al meglio eventuali guadagni passivi, effetti di ventilazione naturale e altri accorgimenti volti a ridurre i fabbisogni in fase d’uso1
Il risultato in termini di efficienza del sistema, o più semplicemente il decremento dei consumi in fase di esercizio, dipende da una combinazione di fattori che investono le scelte tecnologiche




nella loro interezza e che si collocano a monte della fase d’uso, quando cioè l’edificio viene prima concepito e poi realizzato Nella maggior parte dei casi, però, la valutazione complessiva del bilancio energetico di un edificio coinvolge la sola fase di esercizio escludendo la quota di “investimento energetico” necessaria per ottenere il sistema edilizio pronto all’uso con quelle specifiche caratteristiche prestazionali In pratica, viene tralasciata l’energia impiegata per le fasi iniziali del processo, per la costruzione e quella presente nei materiali da costruzione in forma di energia intrinseca, altrimenti nota come em b od ied energy 2 Questa condizione non produce effetti di sostanziale rilevanza fintanto che l’energia spesa in fase di esercizio, durante la vita utile dell’edificio, risulta enormemente superiore a quella necessaria per la fase di concezione/costruzione Questo è, per esempio, il caso di tutti gli edifici realizzati tra gli anni ‘60 e gli anni ‘90 in cui il grande dispendio energetico per il riscaldamento (e poi anche per il raffrescamento) era reso possibile da un costo più contenuto dell’energia primaria. Con l’aumento del costo dei combustibili fossili e, più in generale, dell’energia primaria, nonché la contestuale maturazione di un approccio più sostenibile e responsabile nei confronti dei consumi energetici, si è assistito a un drastico ridimensionamento del fab-
Che cos’è l’energia intrinseca o “embodied energy”
L’energia intrinseca – generalmente nota con la locuzione anglofona embodied energy – indica l’energia acquistata direttamente da una sorgente primaria per supportare il processo produttivo di un determinato bene, alla quale si aggiunge l’energia indiretta immagazzinata in tutte le fasi necessarie all’attuazione del processo stesso In pratica, a ciascun componente edilizio è associato un valore di em b od ied en erg y (espresso in MJ su kg o su m2 o su m3) che rappresenta l’energia che si è resa necessaria alla sua produzione dalla fase di estrazione delle materie prime a quella di confezionamento finale passando per tutte le lavorazioni, i trasporti e le eventuali trasformazioni di materiali che sono intervenute per arrivare al prodotto finito4 Nel caso, per esempio, di un mattone devono essere considerati i consumi energetici necessari per lo scavo e la movimentazione dell’argilla dal luogo di estrazione ai monti di stoccaggio e da questi ultimi all’interno dello stabilimento. Sono poi compresi gli apporti necessari al funzionamento delle macchine per la lavorazione e la formatura dei pezzi e quindi quelli per le fasi di essicazione e cottura dei mattoni Nonostante l’adozione di sistemi per il recupero del calore e l’ottimizzazione dell’impianto, queste fasi rappresentano chiaramente quelle più energivore, date le temperature di esercizio dei forni Vanno inoltre aggiunti gli apporti necessari allo smistamento e all’imballaggio dei mattoni per predisporli al trasporto al luogo di destinazione
I valori di embodied energy associati ai vari materiali sono generalmente calcolati fino a questa fase, stabilendo cioè dei confini precisi di analisi che comprendono tutte le fasi del processo che vanno dall’estrazione della materia prima alla predisposi-
zione dei componenti in uscita dal luogo di produzione (cradle to gate – dalla culla al cancello) Tuttavia, è possibile che la procedura di analisi e di calcolo vada a comprendere anche altre fasi come il trasporto in situ (cradle to site) o addirittura tutte le fasi del ciclo di vita del componente sino al suo smaltimento (cradle to grave – dalla culla alla tomba) Per una valutazione attendibile dei contributi, che i diversi componenti giocano nella determinazione dell’embodied energy del manufatto edilizio nel suo complesso, è fondamentale che siano impiegati valori dai confini omogenei per evitare di alterare “il peso” di singole voci sul bilancio complessivo

bisogno in esercizio che ha di fatto reso comparabili le due grandezze (energia in fase d’uso ed energia in fase di costruzione) in un edificio ad alta efficienza3 Ciò impone di considerare nuovi scenari di valutazione e, soprattutto, nuovi approcci progettuali che tengano maggiormente conto dell’equilibrio dei fattori in gioco
La
valutazione dell’investimento energetico
Il carattere di maggior equilibrio che si instaura, in un edificio ad alta efficienza, tra la quantità di energia “investita” in fase di costruzione e quella “consumata” in fase di esercizio assume significato solo se si assume un arco temporale di riferimento definito; cioè se viene definito per l’edificio stesso un tempo di vita atteso rispetto al quale calcolare i consumi annui in fase d’uso e la quota di ammortamento annua dell’energia investita per la sua costruzione Questo passaggio è cruciale non solo ai fini della significatività della comparazione delle due grandezze, ma anche in relazione alla durabilità attesa dei componenti –
fattore che incide sensibilmente sulla scelta dei materiali da adottare e di conseguenza sui correlati valori di em b od ied energy Partendo dal presupposto che ogni attività edilizia richiede energia e che i diversi materiali sono caratterizzati da valori di embodied energy molto variabili, le scelte tecnologicocostruttive assumono una grande rilevanza ai fini della determinazione dell’investimento energetico complessivo in fase di realizzazione Sarebbe, tuttavia, semplicistico e superficiale ritenere che l’esclusione dei componenti con valori più elevati di embodied energy rappresenti la scelta più logica e opportuna. Ogni materiale possiede le sue specificità e la scelta dovrebbe essere guidata da un criterio di appropriatezza tecnologica in funzione del soddisfacimento dei requisiti in gioco Dal punto di vista progettuale si tratta quindi di valutare – a parità di prestazioni erogate – quale soluzione offra la miglior combinazione tra durabilità attesa e investimento energetico richiesto Ciò comporta due problematiche di grande rilievo e di differente portata: da una parte vi è infatti la necessità di stabilire correttamente un orizzonte temporale di vita atteso per il manufatto edilizio, dall’altro la necessità di avere gli strumenti per
L’embodied energy rappresenta l’insieme dei contributi energetici necessari per passare dalla materia prima ad un prodotto finito: nel caso di un mattone quelli necessari per estrarre e movimentare l’argilla, quelli per le fasi di lavorazione, di cottura e di imballaggio




poter comparare gli investimenti energetici comportati da ciascuna soluzione5
La scelta dei materiali e delle soluzioni tecnologiche avviene in funzione dell’orizzonte temporale di riferimento, in modo da garantire una buona durabilità e da limitare quanto più possibile eventuali interventi Si deve infatti sottolineare che ogni azione di manutenzione ordinaria o straordinaria comporterebbe l’introduzione di nuovi apporti energetici che influirebbero sul bilancio complessivo La logica progettuale dovrebbe pertanto basarsi su principi di opportunità e adeguatezza. Qualora l’orizzonte temporale sia ampio, l’impatto del ricorso a soluzioni con valori di embodied energy più elevati potrebbe essere attenuato dall’assenza di azioni correttive e da valori di ammortamento contenuti Se, invece, si determini a priori un orizzonte temporale assai ridotto – per esempio si stia progettando una struttura temporanea destinata a essere utilizzata per dieci anni –risulterà preferibile la scelta di materiali e soluzioni tecnologiche che comportino valori di embodied energy più modesti.
Tuttavia, attualmente, la possibilità di comparare l’investimento energetico comportato da diverse soluzioni costruttive è limi-
tato dalla complessità del processo di analisi e di calcolo dell’embodied energy che risente di numerose esternalità e di un certo margine di imprecisione Sebbene la comunità scientifica sia concorde sulla necessità di tenere conto di questo aspetto nella valutazione del bilancio energetico, non è ancora stata individuata una posizione condivisa per superare le problematiche legate alla valutazione e al calcolo6 In attesa di disporre di strumenti più precisi, si reputa però di una certa rilevanza l’opportunità di introdurre, pur con le semplificazioni del caso, un approccio progettuale che tenga conto del ruolo giocato dall’investimento energetico nel conseguimento di un manufatto edilizio energeticamente efficiente in senso più ampio (vedi immagini di pag 50)
Possibilità di comparazione delle implicazioni energetiche delle scelte tecnologiche
Al fine di semplificare il procedimento di quantificazione dell’embodied energy e, al tempo stesso, di includere l’energia im-
La valutazione dell’investimento energetico in fase di costruzione è legata al sistema costruttivo adottato, al livello di complessità delle soluzioni tecnologiche e alla scelta dei materiali.
piegata in fase di costruzione nel bilancio energetico dell’edificio, sono state messe a punto presso diversi enti di ricerca alcune banche dati in cui sono riportati i valori di em b od ied energy (e di embodied carbon) corrispondenti ai diversi materiali o componenti edilizi11 Si deve evidenziare che gli “archivi” disponibili, oltre a essere organizzati e strutturati diversamente, possono differire in modo sostanziale per il procedimento con cui sono stati quantificati i valori di embodied energy, soprattutto in relazione alle condizioni economiche dell’area geografica in cui sono stati elaborati Inoltre, per quanto attendibili e trasparenti possano essere le procedure di calcolo adottate all’origine, all’interno delle banche dati è presente un certo livello di eterogeneità strettamente correlato alla natura dei processi indagati per i diversi materiali e componenti Tuttavia, accettando i limiti imposti dalle semplificazioni adottate, una volta individuata una banca dati di riferimento tra quelle disponibili, è possibile confrontare, in base alla suddivisione in categorie, le caratteristiche di differenti prodotti (vedi tabella e immagini di pag 52)
La comparazione mira a valutare le ricadute che l’impiego di un determinato materiale produce in termini di prestazioni – incidendo cioè sul livello di efficienza del sistema e sulla riduzione del fabbisogno energetico in esercizio – a fronte






Criticità e limiti delle metodologie di calcolo
Le principali criticità relative all’analisi e al calcolo dell’embodied energy derivano da una parte dalla grande complessità dei processi coinvolti e dall’altra dal fatto che essi possono differire in modo sensibile a seconda delle condizioni economiche della macro area geografica in cui hanno luogo
Dal punto di vista strettamente operativo sono al momento disponibili tre diverse metodologie: la cosiddetta analisi di processo, l’analisi basata sulle matrici input-output e i sistemi ibridi L’analisi di processo consiste nell’individuare tutti gli apporti energetici necessari all’attuazione di un determinato processo quantificando l’energia utilizzata per passare dallo stato di materia prima allo stato di componente finito, reiterando l’operazione per ognuno dei sottoprocessi individuati nelle varie fasi Il principale limite di questo approccio è che l’operazione potrebbe essere attuata all’infinito prendendo in esame un numero “n” di sottoprocessi correlati Non potendo essere reiterata all’infinito, l’analisi deve essere necessariamente interrotta Tuttavia, la norma di riferimento non specifica le modalità di interruzione generando di conseguenza un certo margine di arbitrarietà7 L’aspetto più critico è quindi

La principale criticità nell’analisi e nel calcolo dell’embodied energy è data dal fatto che le metodologie impiegate dovrebbero tenere conto di tutti i sottoprocessi correlati al processo principale per cui – data la grande complessità – si verificano alcune approssimazioni.
l’indeterminazione dell’errore che si genera in correlazione al numero di iterazioni di volta in volta stabilite Il sistema delle matrici input-output tenta di risolvere questo problema sfruttando delle matrici che descrivono gli scambi economici diretti tra i vari settori di cui è formata l’economia di un Paese e, di conseguenza, anche quelli in termini di energia Un processo matematico consente poi di esprimere anche gli scambi indiretti necessari per compiere un processo produttivo, cioè le infinite catene di interscambi effettuati per produrre tutti gli input indispensabili al processo principale8 Il principale limite di questo approccio è rappresentato dal fatto che, essendo basato su dati statistici macroeconomici, descrive valori medi comunque affetti da un certo margine di errore, seppur minore9 I metodi ibridi tentano di sfruttare gli aspetti positivi di entrambi i sistemi cercando di compensare i rispettivi limiti. Tra essi il più ricorrente è quello basato sull’analisi di prodotto che tende a scomporre il processo nei vari input individuando gli apporti energetici diretti calcolando i valori residui con il sistema delle matrici in modo da limitare quanto più possibile il problema dell’interruzione dell’analisi10
materiale
vetro cellulare
cellulosa tipo a cellulosa tipo b sughero
lana di vetro fibra di lino
lana minerale
lana di roccia
fibra di cellulosa polistirene
poliuretano
fibra di legno tipo a fibra di legno tipo b lana riciclata




N D cradle to gate cradle to gate cradle to gate cradle to site cradle to grave cradle to gate cradle to site cradle to grave cradle to gate cradle to gate cradle to gate cradle to gate cradle to gate
La tabella riporta alcuni valori di embodied energy e di embodied carbon, estratti da banca dati, relativi ai principali materiali isolanti tenendo conto dei “confini” utilizzati per il calcolo degli indicatori nelle fasi del ciclo di vita
In basso, ad ogni componente edilizio sono associati diversi valori di embodied energy in relazione al processo produttivo che si è reso necessario per ottenerlo





Allo stato attuale, nel settore degli edifici ad alta efficienza, gli sforzi progettuali sono finalizzati a determinare con precisione le prestazioni delle soluzioni tecnologiche adottate e a valutare i conseguenti benefici in termini di riduzione dei fabbisogni energetici.
dell’investimento energetico necessario Una comparazione dei diversi apporti energetici può essere effettuata riconducendo l’embodied energy a unità di misura normalmente utilizzate per valutare i consumi energetici come i [kWh/m2a] ai quali fanno riferimento anche le procedure per la certificazione energetica Si può quindi procedere a una normalizzazione dell’embodied energy in relazione alla superficie utile interna dell’edificio (la stessa a cui si riferiscono i consumi) ottenendo valori espressi in [MJ/m2] che devono poi essere correlati a un arco temporale di riferimento La scomposizione dei pacchetti di chiusura in sistemi, sottosistemi e componenti consente di differenziare il tempo di vita atteso per la struttura, per gli elementi di completamento, per i rivestimenti ecc Sebbene vi siano marcate differenze in relazione ai sistemi costruttivi adottati nonché alla natura e alla destinazione del manufatto edilizio, è possibile fissare il tempo di vita atteso su una media di 100 anni Si possono poi prevedere orizzonti temporali inferiori di 50 o 25 anni
in funzione dei materiali impiegati e in relazione al programma funzionale
Una volta fissato l’orizzonte temporale di riferimento, è possibile ottenere il valore annuo di ammortamento espresso in [MJ/m2a] che può facilmente essere convertito in [kWh/m2a] risultando comparabile con i valori di consumo annuo in esercizio
La valutazione dell’investimento energetico comportato dalla fase di costruzione può tradursi in un importante strumento di indirizzo durante le fasi di concezione dell’opera con l’obiettivo di ottimizzare l’uso delle risorse in funzione delle prestazioni attese nella fase di esercizio In attesa che strumenti più accurati, ma anche più facilmente accessibili, siano messi a disposizione da nuove ricerche in questo settore, l’introduzione di un approccio metodologico capace di tenere conto di questi fattori rappresenta un interessante scenario nella progettazione di opere che ambiscano a definirsi edifici a energia quasi zero
Note
1 - Goulding J R , Lewis O , Sustainable & energy efficient building, James & James, Londra, 1999 Esin T , “A study regarding the environmental impact analysis of the building materials production process”, in Energy and Buildings, vol 42 – iss 11, 2007
2 - Fay R , Treloar G , Iyer-Raniga U , “Life-cycle energy analysis of buildings: a case study” Building Research & Information (2000) 28(1), pp 31-41
3 - Blengini G A , Di Carlo T , “The changing role of life cycle phases, subsystems and materials in the LCA of low energy buildings”, in Energy and Buildings, vol 42 – iss 6, 2010, pp 869-880
4 - Trabucco D , “Metodologie di calcolo dell’embodied energy” in Gaspari J , Trabucco D , Zannoni G , Involucro edilizio e aspetti di sostenibilità, Franco Angeli, Milano, 2010, pp 281-294
5 - Gaspari J , “Il rapporto fra consumi energetici, embodied energy e durabilità” in Gaspari J , Trabucco D , Zannoni G , Involucro edilizio e aspetti di sostenibilità, Franco Angeli, Milano, 2010, pp 91-114
6 - Zamagni A , Buttol P , Porta P L ,Buonamici R , Masoni P , Guinée J , Heijungs R , Ekvall T , Bersani R , Critical Review of the current research needs and limitations related to ISO-LCA Practice, Report of the EU 6th framework project CALCAS, ENEA, 2008
7 - Miller R E , Blair P D (2009), Input - Output Analysis Foundations and Extensions, Cambridge University Press, New York
8 - Lenzen M , “Errors in Conventional and Input-Output–based Life-cycle Inventories”, Journal of Industrial Ecology, Volume 4, Number 4, 2001
9 - Treloar J G , A comprehensive embodied energy analysis framework, Deakin University, 1996, PhD Thesis
10 - Cfr , per esempio, Hammond G , Jones C , Inventory of Carbon and Energy (ICE) Version 1 6a, University Of Bath, Bath, 2008
involucro serramenti e ventilazione
Ernesto Antonini, Eleonora Venzi Università di Bologna, Dipartimento Architettura
SERRAMENTI E VENTILAZIONE DEGLI EDIFICI: le problematiche dell’interfaccia di posa
La necessità di ottenere comportamenti energetici efficienti, realizzando involucri edilizi capaci di limitare al minimo gli scambi termici fra interno ed esterno, non permette più di assicurare un’adeguata ventilazione semplicemente riproponendo vecchi rimedi, cioè in pratica tollerando la presenza di giunti non sigillati e di conseguenti trafilaggi d’aria incontrollati Per contenere il fabbisogno energetico, è indispensabile, invece, che l’involucro edilizio, insieme alla riduzione delle trasmittanze e all’attenuazione degli effetti dell’irraggiamento estivo, garantisca anche ottime prestazioni di tenuta all’aria, eliminando le fughe attraverso tutti gli elementi che lo costituiscono Di conseguenza, il flusso di aria necessario ad assicurare la ventilazione deve essere fornito con mezzi meno approssimativi, che consentano di controllare con precisione le portate e di recuperare la massima quantità possibile dell’energia termica utile contenuta nell’aria scambiata È proprio per garantire elevate prestazione termiche degli edifici e ottimi livelli di comfort interno che i protocolli più esigenti in termini di efficienza energetica impongono l’adozione di sistemi di ventilazione meccanica dotati di recuperatori di calore e pretendono che l’involucro assicuri un ottimo livello di tenuta all’aria, prevedendone la verifica strumentale in condizioni di esercizio come condizione per il rilascio delle relative certificazioni
Se non correttamente posati, anche i serramenti più performanti generano problemi di tenuta all’aria nell’involucro edilizio.
Un’analisi dell’interfaccia tra serramento e vano di posa, dei difetti di tenuta, dei sistemi di verifica in opera e delle possibili soluzioni.

Nelle due foto a lato: fessurazioni in corrispondenza di cavidotti e di elementi impiantistici non a tenuta e, di fianco, tolleranze di lavorazione incompatibili con i materiali di riempimento adottati
Al centro: applicazione di materiale sigillante in maniera irregolare e insufficiente a saturare l’interstizio e un caso di errata sigillatura dei componenti del serramento
Foto in basso: difetti di registrazione provocano fessure nel giunto in battuta tra le ante mobili e l’evidenziazione attraverso il fumo di una errata installazione del vetrocamera che permette il flusso d’aria in corrispondenza delle guarnizioni
Lo strumento che l’operatore utilizza è un termoanemometro digitale portatile a filo, con testa orientabile, che consente di determinare con precisione la velocità dell’aria e quindi di valutare l’entità del trafilaggio e localizzare i punti con le maggiori perdite
Le vie di fuga dell’involucro edilizio
La complessità costruttiva e la molteplicità di dispositivi che costituiscono l’involucro edilizio fanno sì che la sua prestazione di tenuta all’aria sia condizionata dai comportamenti di molti componenti e delle loro connessioni, cioè influenzata da un numero elevato di variabili Perciò, mentre per individuare nel loro insieme gli effetti combinati dei vari fenomeni risulta utile misurare la perdita globale, per ottimizzare le soluzioni costruttive e selezionare quindi gli specifici accorgimenti da adottare è necessario determinare con precisione il contributo fornito dalle diverse parti



Le più comuni “vie di fuga” attraverso cui si realizzano le perdite di tenuta di un involucro edilizio sono:
• cavidotti e altri elementi costruttivi che attraversano l’involucro lasciando varchi non sigillati (imm sotto in alto a sin );
• tolleranze di lavorazione incompatibili con i materiali di riempimento adottati (imm sotto in alto a destra);
• inefficace /insufficiente applicazione di materiale sigillante (imm sotto, al centro a sinistra);
• difetti di tenuta del serramento (errata sigillatura dei componenti del serramento (imm. sotto, al centro a destra), mancata registrazione (imm in basso a sinistra), scorretto montaggio del vetrocamera (imm in basso a destra);
• scarsa sovrapposizione o cattiva esecuzione dei raccordi di



teli impermeabilizzanti e di membrane traspiranti poste nelle chiusure (copertura e pareti)
Benché non siano i soli responsabili del problema, i serramenti risultano particolarmente esposti al rischio di costituire il punto debole dell’involucro edilizio, dal momento che sono inseriti in un varco che interrompe la continuità della chiusura e dotati di parti mobili per modulare i flussi di aria attraverso il varco stesso
Anche per questa ragione, la permeabilità all’aria (UNI EN 12207) e la resistenza al vento (UNI EN 12210) costituiscono requisiti fondamentali, previsti dalla normativa tecnica, del prodotto: oggi l’offerta commerciale offre sempre più spesso serramenti attestati sui livelli massimi previsti dagli standard normativi, cioè tali da assicurare limitatissimi trafilaggi di aria a serramento chiuso
Ciò significa che per le sue caratteristiche costruttive il serramento non è più in grado di contribuire alla ventilazione naturale degli ambienti e quindi va considerato correttamente come un dispositivo “a tenuta” sia nel calcolo delle dispersioni, sia nella progettazione dei sistemi necessari per assicurare il ricambio dell’aria nell’edificio
Ma nella realtà le cose non stanno esattamente così La normativa, attualmente, non prescrive valori di tenuta del serramento posato in opera, né che sia certificata la modalità di installazione, nonostante sia proprio la zona di connessione quella in cui molto spesso si manifestano gravi perdite, conseguenza tanto di errori di progettazione, quanto di modalità di esecuzione inadeguate
Quando si presenta, il difetto pregiudica sensibilmente la prestazione globale di permeabilità all’aria del sistema finestrato e penalizza il comportamento in esercizio dei serramenti, in particolare quelli di qualità elevata, vanificando almeno in parte l’impegno dei produttori Oltre agli effetti sui consumi energetici, le infiltrazioni di aria compromettono il corretto funzionamento dei sistemi di ventilazione meccanica, riducendone l’efficacia rispetto a quanto previsto dal modello di calcolo, causano spesso fenomeni di condensa superficiale che peggiorano le condizioni di comfort e costituiscono una via preferenziale per l’ingresso del rumore
L’allarmante stato dell’arte
Una serie di misure di tenuta all’aria effettuate nell’ambito di una ricerca su edifici di recente costruzione o ristrutturazione pesante ha permesso di riscontrare in opera ricorrenti e significativi difetti di sigillatura, anche nel caso di serramenti con eccellenti prestazioni certificate.
Gli inconvenienti sono stati evidenziati in serramenti di diverse caratteristiche e tipi di apertura, con telai sia in legno che in

Esempi di un controtelaio tradizionale in legno e di un sistema prefabbricato complesso, dotato di vano avvolgibile, spallette laterali isolate e quarto lato
Elaborato relativo al progetto di ricerca ‘Reti d’Impresa’: la scheda specifica, relativa alla geometria del giunto primario, delinea le differenti configurazioni del controtelaio, in relazione con la morfologia del vano

PVC, installati da non oltre qualche mese su controtelai sia in legno, sia in metallo, sia misti legno-metallo In effetti, le perdite registrate riguardano occasionalmente il serramento in sé (giunti telaio/anta, vetri/anta, vetri/fermavetri), mentre più spesso coinvolgono i vari dispositivi di interfaccia con il vano murario In altri termini, sono le lavorazioni eseguite durante la posa in cantiere a presentare la minore affidabilità Rispetto alla dinamica del fenomeno, i dati registrati mostrano che il decadimento delle prestazioni è imputabile a tre principali cause:
- la scarsa tenuta del giunto primario, cioè della connessione tra muratura e controtelaio, quando quest’ultimo è presente, come nella grande maggioranza dei casi; - i trafilaggi in corrispondenza del giunto secondario, cioè all’interfaccia tra controtelaio e telaio dell’infisso;
- le fughe in corrispondenza del bordo inferiore di ante di porte e portefinestre, specialmente quelle montate su controtelai e telai privi di traverso inferiore.
Giunto primario
Il corretto collegamento al vano murario è fondamentale sia per assicurare la stabilità del serramento, sia per garantire la continuità delle prestazioni che la chiusura deve fornire nel suo insieme, cioè l’effetto di barriera al passaggio di calore, rumore, acqua e aria fra interno ed esterno dell’edificio
Il collegamento deve inoltre compensare le deformazioni differenziali indotte da fenomeni igrotermici o strutturali che possono interessare i diversi materiali che in questa zona

vengono a contatto, in particolare serramento e zona di bordo del vano
La soluzione più diffusa prevede che il collegamento venga realizzato interponendo fra muratura e serramento un controtelaio, cioè un dispositivo di interfaccia che consente la regolarizzazione e la riquadratura del foro murario e fornisce una superficie di fissaggio ottimale per la posa Il controtelaio perimetra su almeno 3 lati il vano murario (due lati verticali e quello orizzontale superiore), a cui viene ancorato stabilmente In questo modo il controtelaio favorisce la compensazione delle irregolarità del vano murario e funge da riferimento per la successiva posa del serramento, che sarà quindi fissato al controtelaio stesso trovandovi un alloggiamento geometricamente regolare (imm a pag 56 in alto)
I controtelai possono essere in legno – ancora la soluzione più comune soprattutto nel caso di serramenti in legno – oppure in lamiera di acciaio piegata a freddo o realizzati con sezioni composite in legno e lamiera. Oggi sono comunemente adottati controtelai di diverse geometrie e configurazioni, scelti in relazione al tipo di serramento, alla sua giacitura rispetto alla profondità del vano, alla necessità di alloggiare accessori come tende avvolgibili o zanzariere, alla stratigrafia della chiusura opaca a cui il serramento si deve raccordare (disegno a pag 56)
L’installazione del controtelaio sul perimetro del vano murario prevede sempre l’utilizzo di apparecchi meccanici di fissaggio: staffe o zanche metalliche, oppure viti.
Soluzione tradizionale del giunto primario: la malta non riesca a garantire la tenuta e il termo anemometro rileva un’elevata velocità dell’aria.
Il fissaggio tramite zanche assicurate con malta al perimetro del vano è la soluzione tradizionalmente impiegata nel caso di installazione su pareti in muratura, nelle quali la compensazione della tolleranza di posa è eseguita intasando con malta fino a rifiuto l’interstizio fra il bordo del vano e l’estradosso del controtelaio Questa soluzione non è in grado di realizzare un giunto a tenuta, perché la malta non aderisce al controtelaio e anzi, nel tempo, le dilatazioni e contrazioni dei due materiali tendono ad accentuare il distacco La facilità di esecuzione del giunto tende inoltre ad autorizzare una preparazione molto approssimativa del foro-finestra, con forti irregolarità della sagoma del riquadro per l’alloggiamento del controtelaio e ampie tolleranze rispetto alle sue dimensioni (imm a sinistra)
La posa del controtelaio tramite viti presenta alcuni vantaggi rispetto alle prestazioni del giunto primario Sia nel caso di viti inserite in un foro attrezzato con tasselli ad espansione, sia nel caso – oggi, più frequentemente – delle cosiddette “turboviti” che si impegnano direttamente nella muratura, questa tecnica esige la predisposizione di un vano con geometria più regolare e minori tolleranze rispetto alla dimensione del controtelaio La ridotta tolleranza esclude quindi di utilizzare la malta per il riempimento del giunto, che infatti è sigillato o tramite iniezione di schiume espanse, oppure, se possibile, utilizzando nastri autoespandenti
La ventilazione dei locali
Per assicurare che negli edifici si mantengano condizioni di salubrità e comfort per gli occupanti, è necessario limitare la concentrazione nell’aria interna di sostanze nocive La soluzione è ventilare i locali, cioè espellere aria interna viziata e immettere negli ambienti aria esterna pulita, cioè con concentrazioni di inquinati molto minori di quella estratta
Questa manovra indispensabile produce un doppio effetto indesiderato nel regime energetico dell’edificio, poiché l’aria espulsa porta con sé anche l’energia che era stata necessaria per portarla alla temperatura di comfort, mentre quella immessa dall’esterno, più fredda (d’inverno) e più calda (d’estate) dell’aria interna, richiede di essere riscaldata o raffrescata, con un ulteriore dispendio di energia Il consumo energetico dovuto alla ventilazione, finora trascurabile a fronte di elevate dispersioni per trasmissione, è diventato, invece, una voce percentualmente rilevante del bilancio energetico di edifici energeticamente efficienti I principali inquinanti presenti nell’aria interna sono:
- l’umidità (circa 3 litri di acqua ogni giorno per occupante)
- l’anidride carbonica prodotta dal metabolismo degli abitanti e dalla combustione
- gli odori e le emissioni di composti organici volatili (VOC) e di formaldeide, prevalentemente da colle e vernici
- spore e alghe, che si riproducono nell’ambiente grazie a favo-
revoli condizioni di temperatura e umidità
- la radioattività
Per controllare la quantità di aria necessaria alla ventilazione dell’edificio possono essere adottati tre sistemi, spesso in maniera combinata, a seconda dei diversi regimi termici a cui l’edificio è sottoposto:
- la ventilazione naturale, assicurata da fessure percorse dall’aria anche a involucro chiuso (come i giunti non sigillati, le crepe, le piccole disconnessioni fra elementi costruttivi, ecc.); - la ventilazione manuale, ottenuta aprendo volontariamente porte, finestre o appositi varchi muniti di valvole; - la ventilazione meccanica, prodotta da ventilatori o estrattori motorizzati (con o senza recupero del calore)
La ventilazione naturale non consente di regolare né le portate né le durate dei flussi di aria, i dispositivi manuali permettono di regolare le durate e, in modo molto approssimativo, le portate, mentre solo il sistema meccanico offre il controllo preciso e la possibilità di regolazione della quantità di aria che fluisce negli ambienti
Questa è la ragione per cui oggi si cerca di limitare al minimo la presenza di fughe di aria non controllate, cioè il ricorso alla ventilazione naturale, puntando a edifici con tenute all’aria molto elevata a involucro chiuso, ma dotati di efficaci sistemi di ventilazione a portata regolabile
Giunto secondario
Il serramento viene normalmente fissato al controtelaio per mezzo di viti passanti attraverso i montanti verticali del telaio e, per assicurare la corretta funzionalità di manovra, esige di essere allineato orizzontalmente e perfettamente a piombo Per compensare i frequenti difetti di ortogonalità e planarità del controtelaio, causate da imprecisioni nella posa, la tolleranza minima di montaggio del telaio – che è dell’ordine di 4-6 mmviene in genere maggiorata a 15 mm e spesso anche oltre, così che il telaio possa essere ruotato entro il perimetro del controtelaio fino a fargli assumere la giacitura orizzontale Con la conseguenza che il giunto fra telaio e controtelaio assume una larghezza molto variabile – da pochi millimetri fino a qualche centimetro, imponendo di sigillare la cavità utilizzando una schiuma espandente, che tuttavia non sempre riesce a disporsi omogeneamente in tutti gli interstizi, o li satura solo in parte (immagini pagina a lato) La finitura del lato interno del giunto con un sottile cordone di silicone riesce in qualche caso a ovviare transitoriamente all’inconveniente, ma non garantisce la tenuta nel tempo, a causa della non provata durabilità del prodotto applicato in queste condizioni
L’utilizzo di controtelai dotati anche del “quarto lato” – cioè di un profilo orizzontale inferiore che irrigidisce il dispositivo –e
l’adozione di modalità di installazione del controtelaio più accurate permettono di ridurre drasticamente la tolleranza di posa e di limitare quindi sia la larghezza che l’irregolarità del giunto Ciò consente di migliorare comunque l’efficacia delle sigillature con schiume e sigillanti fluidi, o di optare per nastri precompressi autoespandenti disposti lungo tutto il perimetro del telaio, che assicurano ottime prestazioni ed elevata affidabilità
Posa senza controtelaio
Alcuni produttori di serramenti adottano il fissaggio diretto del telaio al bordo del vano, senza controtelaio Questa soluzione è più comune nel caso di edifici in legno, nei quali la sagoma del vano è regolare, è fornita con tolleranze dimensionali contenute e presenta una superficie di contatto in legno, che facilita il collegamento meccanico del telaio
La posa senza controtelaio su vani in muratura è poco diffusa, presenta diverse criticità e richiede una modifica del ciclo abituale di lavorazione, poiché il vano deve essere regolarizzato applicandovi un intonaco prima di fissare il telaio
In entrambi i casi, il giunto di larghezza limitata e di andamento regolare rende preferibile la sigillatura con nastri autoespandenti e bande sigillanti
Il disegno a lato rappresenta le modalità e i tempi di apertura delle finestre per garantire una corretta aerazione dei locali Fonte: IBN - Institut für Baubiologie+Ökologie Neubeuern –rielaborazione MAICO.

Nelle due imagini a lato è evidenziato un esempio tipico di sigillatura irregolare del giunto secondario, caratterizzato dalla distribuzione non omogenea della schiuma e da punti critici caratterizzati da insufficienza del prodotto
In basso a destra, una condizione estremamente critica con pavimento passante interno-esterno.


Soglie, davanzali, cassonetti
Oltre a quelle già citate, ulteriori vie preferenziali per la trasmissione di aria e rumore riguardano la soglia delle finestre e portefinestre e il cassonetto dell’avvolgibile, quando presente Il davanzale e la soglia di finestre e portefinestre sono ancora frequentemente realizzati con elementi conduttivi come marmi o calcestruzzo, in continuità tra interno ed esterno Questa soluzione tradizionale semplifica le lavorazioni di cantiere e agevola la posa del serramento, ma crea un evidente ponte termico e spesso impedisce un’idonea tenuta all’acqua e all’aria nella zona inferiore del serramento Una configurazione più efficace richiede invece un’interruzione fisica del materiale: se realizzato con un profilo in materiale isolante adeguatamente sagomato e ben collegato agli altri tre lati del controtelaio (vedi rendering a pag 60), questo elemento realizza un “taglio termico” e funge anche da barriera all’acqua e all’aria, da completare con la posa di un sigillante
La presenza di cassonetti per avvolgibili porta con sé una problematica specifica, da trattare con particolare attenzione Il vano del cassonetto, aperto verso l’esterno per consentire la manovra dell’avvolgibile, costituisce una camera di aria fredda che si incunea all’interno della sezione muraria e deve perciò essere ben isolato per evitare perdite di calore per trasmissione, e accuratamente chiuso per evitare trafilaggi di aria e vie preferenziali di ingresso del rumore (vedi termografia a pag 60, in basso)
Conseguenze indesiderate: ponti termici, umidità e muffe
La ricerca di una buona tenuta all’aria non può fare trascurare le prestazioni di trasmittanza, che nella zona di interfaccia del serramento con il vano di posa possono risultare critiche, in particolare a causa della presenza di ponti termici
Essendo collocati nella zona di confine fra interno ed esterno,

tutti gli elementi che compongono il sistema finestrato sono potenziali vie di conduzione dei flussi termici È necessario perciò valutare accuratamente in sede di progetto il comportamento della configurazione di installazione ipotizzata, considerandone tutti gli elementi Una metodica efficace è quella delle isoterme, che permette di localizzare le zone che presentano diverse temperature e quindi di verificare che l’eventuale punto di formazione di condensa sia collocato all’interno della sezione del serramento e dell’interfaccia di posa e che non interessi invece superfici poste all’interno degli ambienti neppure nelle condizioni ambientali più sfavorevoli
Conclusioni
Per ovviare ai difetti di tenuta dovuti all’interfaccia di posa dei serramenti è quindi opportuno intervenire sulle tre situazioni in cui essi si manifestano con più frequenza: - per il fissaggio del controtelaio, optare per il sistema con viti ed eliminare quello con zanche a murare, limitando le tolleranze ammesse fra il vano murario e le dimensioni del controtelaio ed eseguendo un’accurata sigillatura del giunto primario; - migliorare la tenuta del giunto secondario, oggi eseguita spesso semplicemente intasando con schiume sintetiche espanse l’interstizio fra telaio e controtelaio Una maggiore accuratezza nella posa in opera del controtelaio permette di ridurre l’eccessiva tolleranza di montaggio, che è una causa indiretta della difficoltà di realizzazione di sigillature efficaci, e quindi di limitare e regolarizzare l’ampiezza del giunto, sigil-

landolo con tecniche più performanti, come i nastri autoespandenti
- adottare dispositivi per l’interruzione del ponte termico in corrispondenza del davanzale o della soglia, realizzati con profili collegati al controtelaio (“quarto lato”) e sagomati in modo da facilitare la realizzazione di un giunto a tenuta nella zona inferiore del serramento (anta mobile o traverso inferiore del telaio)
- verificare accuratamente l’efficacia e la continuità dello strato termoisolante in corrispondenza dei cassonetti degli avvolgibili e la sigillatura di tutti i giunti, compresi i pannelli di ispezione del vano, soprattutto se apribili verso l’interno dei locali

Sistema prefabbricato con controtelaio a quattro lati, con taglio termico e sottobancale in materiale isolante compatto.
La termografia indica la presenza di un vano cassonetto non sufficientemente isolato: le temperature inferiori delle superfici interne del vano, dimostrano come esso conduca temperature inferiori all’interno dell’ambiente
Vista dall’interno del serramento
e relativo termogramma in cui compare un evidente strafilaggio d’aria lungo il lato inferiore
In basso, preparazione del serramento al Blower
Door test con telo a-wert, utilizzato per isolare le infiltrazioni attraverso i giunti
Come eseguire le verifiche in opera dei serramenti: il test di tenuta all’aria
Nell’ambito di un Progetto sostenuto dalla Regione Emilia Romagna, l’Università di Bologna e il Consorzio Nazionale Serramentisti ‘Legnolegno‘, hanno realizzato una campagna di misure di tenuta all’aria di serramenti in opera, utilizzando il Blower Dooor Test secondo la metodica UNI EN 13829:2002, integrate con l’ausilio di termocamera all'infrarosso e di termoanemometro
La metodica, di esecuzione relativamente semplice, presenta buona affidabilità nel rilievo in opera delle prestazioni di tenuta degli elementi di involucro e dei serramenti in particolare Essa prevede di creare una differenza di pressione di entità nota fra interno ed esterno (aspirando i locali o insufflando aria dall’esterno) e di misurare il rapporto fra la quantità di aria persa e il volume d’aria contenuto nell’edificio
Il dispositivo di prova consiste in un ventilatore centrifugo incassato in un telaio applicato alla porta d’ingresso (da cui la denominazione in inglese del test: Blower =Ventilatore e Door =porta) Il ventilatore viene regolato in modo da creare una differenza di 50 Pascal rispetto alla pressione dell’ambiente esterno e al ventilatore sono collegati degli strumenti che misurano la differenza di pressione e l’intensità del flusso d’aria, determinando così le “perdite” attraverso l’involucro chiuso, dovute a non perfette sigillature di giunti o a presenza di crepe o fessure negli elementi di chiusura
L’utilizzo di un piccolo anemometro permette di localizzare le zone in cui si evidenziano le perdite più gravi, tramite la misura della velocità dell’aria in prossimità della sonda (vedi immagini in apertura dell’articolo a pag 55) e, se necessario, un generatore di fumo rende più rapida la localizzazione dei punti non sigillati
Se la differenza di temperatura fra interno ed esterno è sufficientemente alta, la termografia all’infrarosso evidenzia quindi le conseguenze delle perdite di tenuta sul regime termico degli elementi della chiusura, mostrando le zone esposte al flusso di aria esterna (imm al centro)
Infine, un telo “a-wert” sigillato a tenuta sul perimetro del serramento consente un’analisi ancora più accurata delle permeabilità all’aria assicurata dai diversi elementi del serramento: mantenendo il locale in pressione e sigillando il telo sul perimetro dell’anta, su quello del telaio o sul muro circostante si riesce a distinguere con sufficiente precisione il contributo dei diversi giunti alla perdita di tenuta rilevata (imm a lato)



prodotti serramenti
SERRAMENTO IN LEGNO E TRIPLO VETRO CLIMATOP
serramento ad alta prestazione energetica

Descrizione. Le finestre CLIMATOP sono realizzate in legno lamellare di abete a 4 strati per assicurare una migliore stabilità dimensionale a tutti gli elementi del sistema di chiusura I telai sono rinforzati – hanno uno spessore di 95x80 mm – e sono dotati di tre guarnizioni in neoprene, inserite nel profilo senza interruzioni, che consentono di raggiungere migliori valori di permeabilità all’aria e all’acqua e ottimi coefficienti di isolamento termico e acustico Al profilo della finestra è stato aggiunto un gocciolatoio in alluminio, che permette un efficace scolo delle acque meteoriche I profili sono stretti e garantiscono una maggiore superficie vetrata e quindi più luce naturale La serie CLIMATOP si caratterizza per un triplo vetro e una doppia camera riempita con gas argon I vetri sono basso emissivi e questa caratteristica riduce in modo considerevole il coefficiente di trasmissione termica Le finestre sono state testate e certificate dall’IFT (Institut für Forschung) di Rosenheim Utilizzo. Per le ottime prestazioni energetiche fornite, il serramento è l’elemento ideale per le chiusure trasparenti in un edificio a bassissimo consumo energetico Per completare al meglio il sistema di isolamento, le finestre sono posate su falsi telai TIP TOP CasaClima, che uniti ai profili in pvc, consentono una perfetta coibentazione, evitando la formazione di ponti termici in corrispondenza del raccordo con la componente edilizia opaca
Dati tecnici
Serramento “Climatop”
Trasmittanza termica Uw 0,72 W/m2K con vetro Ug 0,5 W/m2K
Trasmittanza termica Uw 0,79 W/m2K con vetro Ug 0,6 W/m2K
Telaio “Climatop”
Trasmittanza termica Uf 0,81 W/m2K
Sezione telaio 95x80 mm
Vetro “Climatop”
Composizione del vetro 4/16 Ar 92%/4/16 Ar 93%/4
Spessore vetro al bordo 43,5 mm
Spessore vetro al centro 41,5 mm
Emissività nominale εn 0,03
Distanziatore “Climatop”
Thermix®TX N in lega di acciaio inossidabile e materiale plastico


TIP TOP FENSTER www tip-top-fenster com
SERRAMENTO IN LEGNO-ALLUMINIO E TRIPLO VETRO
serramento per edifici passivi

Dati tecnici
Serramento
Trasmittanza termica (abete, larice)
Uw 0,72 W/m2K con vetro Ug 0,6 W/m2K
Trasmittanza termica (rovere) Uw 0,74 W/m2K con vetro Ug 0,6 W/m2K
Telaio
Trasmittanza termica (abete, larice) Uf 0,73 W/m2K
Trasmittanza termica (rovere) Uf 0,80 W/m2K
Vetro
Composizione del vetro 4:/16 Ar /sf 4/16 Ar/:4
Trasmittanza termica Ug 0,6 W/m2K
Emissività εn 0,03 o 0,01
Distanziatore
PVC, Ψg 0,036 W/m2K
WOLF FENSTER
www wolf-fenster it
Descrizione. Il serramento è composto da un telaio fisso (110 mm spessore) e uno mobile (115 mm spessore) costituiti da un profilo in legno lamellare di abete di prima scelta, a tre lamelle giuntate a pettine, e da un rivestimento esterno in alluminio a giunto aperto, privo di tensione, che garantisce l’espansione termica dei materiali Il legno è trattato con impregnante preservante, antitarlo, antimuffa, spazzolatura e carteggiature Il trattamento finale prevede l’uso di prodotti idrosolubili, trasparenti e coprenti, contenenti pigmenti resistenti ai raggi UV Il profilo è a tripla battuta e tra il legno e l’alluminio vi sono almeno 30 mm di polistirene estruso che provvedono all’isolamento termico del telaio
Le guarnizioni in EPA, insensibili agli agenti atmosferici, alla luce e all’ozono, sono poste sugli angoli senza interruzione; la ferramenta di portata, sostegno e chiusura è costituita da cerniere in acciaio tropicalizzato di idonea sezione Il triplo vetro è a risparmio energetico e il distanziatore è in PVC
Utilizzo Il sistema di raccordo muro-finestra è costituito da polistirene estruso (XPS) e legno (OSB), così da creare un contenitore isolante unico che riunisce finestra, oscuranti e accessori L’isolamento tra muro e finestra avviene su tutti e tre i lati Il falso telaio è fornito e posato con piattello esterno in poliammide rinforzata con fibra di vetro. Nastri autoespandenti a cellule aperte e la sigillatura interna garantiscono la tenuta all’aria del sistema di chiusura

prodotti serramenti
SERRAMENTO IN PVC E ALLUMINIO
Thermo Passiv
serramento per edifici passivi
Descrizione. La serie di finestre Thermo Passiv, realizzate in PVC e PVC/alluminio, grazie alla speciale termo schiuma (priva di HCFC alogenati, HFC alogenati e HFC) inserita nel telaio, al trattamento basso emissivo Solar+ e al triplo vetro, presenta ottimi valori di isolamento termico, migliorabili se viene scelta la nuova canalina ISO Questa combinazione di materiali e di accorgimenti previene al massimo la formazione di condensa Il coefficiente di trasmissione dell’energia totale (valore g) è del 20% superiore rispetto a una tripla vetratura standard e ciò permette di aumentare anche il guadagno di energia solare del 20 % nelle stagioni fredde La finestra offre inoltre buone prestazioni per l’isolamento termoacustico
Dal punto di vista estetico Thermo Passiv si distingue per il design pulito e rettilineo, valorizzato dalla ferramenta nascosta e da una nuova maniglia con profilo fresato e rosetta e maniglia gradata È realizzabile a trapezio e come porta o finestra scorrevole ed è disponibile anche nella versione porta balcone con cilindro Da sottolineare la particolare soglia ribassata (20-30 mm) in PVC saldata con il telaio

Utilizzo. La finestra Thermo Passiv è idonea per case a basso consumo energetico ed è disponibile anche in versione certificata PHI (PassivHaus Institut) In quest’ultima versione sono presenti il rinforzo di acciaio a taglio termico e gli inserti accessori in aerogel, materiale isolante che viene collocato tra la termo schiuma del telaio

Dati tecnici
Serramento
Trasmittanza termica Uw 0,79 W/m2K
Trasmittanza termica con canalina ISO Uw 0,69 W/m2K
Isolamento acustico 42 dB
Telaio
Trasmittanza termica Uf 0,81 W/m2K
Sezione telaio 90x87 mm, 90x98 mm
Vetro
Composizione del vetro 4b/18 Ar/4/18 Ar/b4
Trasmittanza termica Ug 0,6 W/m2K
Trasmittanza termica con canalina LIGHT Ug 0,5 W/m2K
Trasmittanza termica con canalina ISO Ug 0,5 W/m2K
Distanziatore
Edelstahl, LIGHT, ISO
INTERNORM
Descrizione. ALPIfinestra K40 forma un’unica unità con l’involucro opaco, incappottando il telaio grazie a un innovativo sistema di installazione, un controtelaio, appositamente sviluppato, che costituisce l’interfaccia perfetta tra la coibentazione delle parti opache di un edificio e la finestra, garantendo le migliori prestazioni in termini di impermeabilità, abbattimento termico e acustico e creando un involucro continuo che riduce ed elimina i ponti termici e quindi le dispersioni
Le soluzioni proposte del sistema sono varie: K40 è infatti disponibile con avvolgibile, veneziana, zanzariera e con cassonetto isolato all’interno e ispezionabile dal lato esterno
Al fine di agevolare il lavoro del progettista, ALPI Fenster ha inoltre creato, in collaborazione con TBZ (Centro di Fisica Edile di Bolzano), un “Abaco serramenti accreditato gPHi”, uno strumento che permette di valutare in brevissimo tempo l’utilizzo di un serramento sulla base dei dati climatici di riferimento del sito di progetto Prendendo in considerazione tutte le componenti del sistema (controtelaio, finestra, cassonetto per l’avvolgibile o veneziana, persiana, zanzariera), l’Abaco rappresenta un sistema semplice per calcoare e dimensionare le finestre nelle case passive

SERRAMENTO IN LEGNO
ALPIfinestra K40
serramento per edifici passivi
Utilizzo. Ideale per edifici a bassissimo consumo energetico e passivi, K40 è adatta a qualsisasi tipologia di involucro e, grazie al sistema di installazione su controtelaio, può essere smontata e cambiata in qualsiasi momento.

Dati tecnici
Serramento
Trasmittanza termica Uw da 0,7 W/m2K a 0,75 W/m2K
Isolamento acustico Rw 34 dB
Telaio
Trasmittanza termica Uf 0,72 W/m2K; 0,80 W/m2K*
* valore medio calcolato su finestra standard 123x148 mm a un’anta in legno
Vetro
Composizione del vetro 4/16 Ar/4/16 Ar/4
Trasmittanza termica Ug 0,6 W/m2K
Distanziatore
Cromatech Ultra, Ψ = 0,039 W/mK
prodotti serramenti
SERRAMENTO IN LEGNO
ENERGYwood.2
serramento ad alta efficienza energetica
Descrizione. La linea di serramenti ENERGYwood 2 è realizzata in legno lamellare di abete con profilo a tripla battuta e tripla guarnizione I profili esterni sono squadrati su tutti i lati a esclusione del traverso inferiore, inclinato e con appositi fori di scarico integrati nello stesso traverso per facilitare lo scorrimento e l’evacuazione delle acque meteoriche Il serramento è dotato di doppia intercapedine riempita con gas Argon e di triplo vetro con trattamento a bassa emissività magnetronico La soglia è in alluminio a taglio termico con guarnizione di tenuta inserita all’interno
La tenuta del giunto con il vetrocamera è ottenuta mediante una guarnizione in EPDM inserita lungo tutto il perimetro dell’anta Le guarnizioni sono in termoplastica a elevata elasticità con totale assenza di ritiri dimensionali La ferramenta è in acciaio zincato con trattamento anticorrosione. Il legno proviene da foreste a rimboschimento controllato ed è sottoposto a trattamento superficiale sul lato interno con impregnante fungicida, antimuffa e verniciatura ecologica Sul lato esterno, un ciclo a quattro mani con fungicida, antimuffa, isolante a spruzzo e verniciatura finale a spruzzo garantisce la durata nel tempo del serramento

Utilizzo. Disponibile a battente mono e multi anta, scorrevole e a bilico, la linea ENERGYwood 2 è in grado di soddisfare i requisiti richiesti dalla classe CasaClima Gold ed è marchiata Finestra Qualità CasaClima Gold. Il serramento è garantito 4 anni senza manutenzione e viene fornito con documentazione sul migliore utilizzo del prodotto al fine di ottimizzare il risparmio energetico e di migliorare il comfort abitativo

Dati tecnici
Serramento
Trasmittanza termica Uw 0,8 W/m2K
Isolamento acustico fino a 48 dB
Telaio
Trasmittanza termica Uf 0,9 W/m2K
Sezione telaio 92x70 mm
Sezione anta 100x83 mm
Vetro
Composizione del vetro 4Be/16 Ar/4/16 Ar/4Be
Trasmittanza termica Ug 0,6 W/m2K
Distanziatore
Alluminio a taglio termico
Descrizione. La finestra in legno-alluminio uni one Comfort si caratterizza per un telaio maestro in legno che viene integrato, lungo tutto il perimetro, da un profilo in EPS (polistirene espanso sinterizzato) che conferisce un ottimo isolamento al sistema Il triplo vetro, dotato di canalina termica (warm-edge), è incollato in modo strutturale lungo il perimetro dell’anta conferendo stabilità alla struttura in legno e permettendo la realizzazione di aperture molto ampie e luminose
La parte esterna di uni one Comfort è rivestita da un telaio in alluminio che protegge il serramento dalle intemperie e annulla, allo stesso tempo, la manutenzione esterna del legno
Gli angoli del telaio in alluminio possono essere assemblati meccanicamente o saldati
I profili in legno lamellare sono nobilitati da un rivestimento in legno precomposto o in cellulosa di latifoglia additivata con speciali resine autoespandenti e antigraffio e ciò consente di avere a disposizione molte finiture
Utilizzo uni one Comfort può essere utilizzata in qualsiasi contesto ed è particolarmente adatta per i climi freddi o molto caldi La posa avviene con il sistema PosaClima che impiega contro telai e accessori di sigillatura moderni e ad alta efficienza energetica
SERRAMENTO IN LEGNO-ALLUMINIO
uni_one Comfort
serramento ad alta prestazione energetica

Dati tecnici
Serramento
Trasmittanza termica Uw 1,0 W/m2K
Telaio
Trasmittanza termica Uf 1,2 W/m2K (valore medio ponderato)
Sezione telaio 77,5x90 mm
Sezione anta 81,5x70 mm
Vetro
Composizione del vetro 33,1/16 Ar/4/16 Ar/33,1
Trasmittanza termica Ug 0,6 W/m2K
Distanziatore
Polipropilene
Calcolo effettuato secondo UNI EN ISO 10077-1/2007
Misurazione: finestra a due ante (1230x1480 mm)
prodotti serramenti
STRUTTURA PER POSA DI SERRAMENTI E OSCURANTI
Libra
controtelaio per serramento e/o cassonetto
Descrizione. Libra è una struttura modulare per posare serramenti (finestre, portefinestre, scorrevoli) e/o oscuranti (tapparelle e frangisole motorizzati), compatibile con zanzariera
Grazie alla versatilità del sistema, Libra consente di risolvere il problema della coibentazione nel foro finestra: in particolare, l'isolamento termico del cassonetto è 10 volte inferiore rispetto a un comune cassonetto con coperchio (spesso 1,5 cm) e l’isolamento acustico arriva fino a 48 decibel Una finestra posata con Libra permette di risparmiare il 45% di energia per il riscaldamento e il raffrescamento se confrontata con la medesima finestra posata con metodo tradizionale
Componenti e utilizzo. Le spalle di Libra sono realizzate in polistirene espanso (EPS) con una grana così compatta da non aver bisogno di supporti metallici che potrebbero generare ponti termici e possono essere trattate con una speciale vernice elastica che si non si crepa e che sigilla le fughe La finestra va posata contro un sormonto di 6,5 cm, che ripara il telaio su tre lati (montanti e traverso superiore) e ne potenzia il valore di trasmittanza termica
Sul quarto lato viene predisposto l'alloggiamento per il davanzale, inclinato di 2°, così da favorire il deflusso dell'acqua piovana, e dotato di taglio termico incorporato Il cassonetto è isolato da un coperchio a tronco di cono con due strati sovrapposti di materiale isolante
È molto maneggevole durante le fasi di assemblaggio, trasporto e montaggio in cantiere visto il peso ridotto che contraddistingue il sistema


Dati tecnici
Trasmittanza termica del cassonetto Usb 0,20 W/m2K

Fattore Ψ (ponte termico lineare) 0,039 W/mK
fRsi (fattore di temperatura) > 0,8
Theta 2 (temperatura superficiale sul raccordo muro-telaio) >16 °C
Peso 10 kg


NASTRO PRECOMPRESSO AUTOESPANDENTE
Nastro sigillante 600 Pa
sigillatura fughe
Descrizione. La guarnizione a nastro precompresso per la sigillatura delle fughe è realizzata in schiuma poliuretanica morbida a celle aperte, impregnata con resina sintetica con ottime proprietà ignifughe. Offre isolamento termoacustico, tenuta alla pioggia battente (600 Pa), tenuta all’aria, è aperto alla diffusione del vapore e può essere sovra verniciato con le comuni vernici a dispersione

Possiede un’elasticità durevole nel tempo, è altamente resistente ai movimenti del giunto e aderisce bene durante il montaggio In presenza di umidità nel giunto, che può neutralizzare l’effetto adesivo utilizzato a supporto del montaggio, il nastro può essere fissato con cunei fino a completa evaporazione dell’umidità stessa La dimensione del nastro deve essere scelta sulla base della dimesione del giunto Se utilizzato correttamente, ha una garanzia di funzionamento di 10 anni. Componenti e utilizzo. Il nastro precompresso trova utilizzo nella sigillatura fra i telai di finestre (e porte) e i relativi controtelai consentendo un’affidabile tenuta alla pioggia battente e all’aria (è specifico per fughe su facciate continue in edifici alti fino a 100 m)
Nelle applicazioni su serramenti il nastro non deve essere posato tutt’intorno all’angolo del telaio, bensì è indispensabile tagliarlo a 90° e giuntarlo di testa, lasciando sempre un esubero. Su muratura, in caso di componenti prefabbricati, si impiegano distanziatori che evitano l’eccessiva compressione del nastro Se la superficie è molto assorbente, è consigliabile impermeabilizzare i lati dei giunti prima dell’applicazione del nastro, utilizzando del primer
Dati tecnici
Resistenza agli sbalzi termici da -30 °C a +90° C
Tenuta pioggia battente ≥ 600 Pa
Permeabilità all'aria a ≤ 1,0 m3/hm(daPa)n
Conducibilità termica (λ) ≤ 0,052 W/mK
Resistenza alla diffusione del vapore acqueo (µ) ≤100
Valore sd ≤ 0,5 m su lunghezza 50 m (aperto alla diffusione)
Resistenza al fuoco B1 (difficilmente infiammabile)

impianti impianti radianti
Michele De Carli, Erika Pietrucci
Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Padova
Clara Peretti
Consorzio Q-RAD, Consorzio Italiano Produttori Sistemi Radianti di Qualità
GLI IMPIANTI RADIANTI
NEGLI EDIFICI A BASSISSIMO CONSUMO ENERGETICO
Una valida soluzione per i sistemi impiantistici integrati funzionanti sia in regime invernale che estivo è costituita dai pannelli radianti a bassa differenza di temperatura. Tipologie, vantaggi, regolazione e comfort di questi impianti negli edifici a elevata efficienza energetica.
Attuali tendenze impiantistiche per gli edifici a basso consumo
L’attuale normativa sull’efficienza energetica degli edifici è un mezzo comprovato per il miglioramento delle prestazioni dei molteplici componenti che formano il sistema edificio-impianto Esiste attualmente una varietà di documenti che costituiscono il riferimento per orientare le scelte progettuali: taluni sono definiti mediante atti legislativi o regolamentari, altri sono documenti ad adesione volontaria che vengono recepiti al fine di valorizzare l’immobile o per altre finalità specifiche (sgravi fiscali, aumenti di cubature ecc ) Essi sono diversificati in funzione di obiettivi, politiche energetiche, condizioni geografiche e climatiche Un aspetto che risulta però piuttosto ricorrente è una riduzione dei consumi dal 30 al 50% rispetto agli obblighi di legge per gli edifici nuovi. Negli stati dell’Europa centrale questa riduzione corrisponde a un fabbisogno energetico annuale tra 40 e 60 kWh/m2 anno; in Italia non esiste una specifica definizione degli edifici a basso consumo, tuttavia un
consumo di energia primaria pari al 30-50% rispetto ai limiti di legge porta al raggiungimento della classe A La necessità di migliorare le prestazioni energetiche degli edifici e ridurre i consumi di energia non rinnovabile hanno notevolmente sviluppato la ricerca di nuove soluzioni architettoniche e impiantistiche In generale, come verrà illustrato nell’articolo, in un edificio a basso consumo energetico, l’aumento dell’isolamento termico, con la conseguente diminuzione delle dispersioni per trasmissione, può portare alla scelta di impianti con potenze ridotte; ciò consente un più razionale utilizzo delle fonti rinnovabili, tema molto importante, alla luce dei recenti vincoli sulla copertura energetica degli edifici Il Decreto Legislativo n 28 del 3 marzo 2011 di recepimento della direttiva RES 2009/28/CE ha infatti previsto nuovi obblighi riguardanti l’integrazione delle fonti rinnovabili per coprire parzialmente i “consumi” per la climatizzazione negli edifici di nuova costruzione



A sinistra, Corte Dosso Poli, sistema radiante a pavimento (fonte: Eurotherm)
Sotto, render sistema radiante a soffitto (fonte: RDZ).
e in quelli esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti
D’altro canto occorre garantire un’adeguata portata di ventilazione, requisito fondamentale per l’ottenimento di una buona qualità ambientale. La ventilazione deve essere pertanto “progettata”, indipendentemente dalla tipologia: naturale, meccanica oppure ibrida (Raisa et al , 2010); a tale riguardo risultano sempre più ricorrenti le applicazioni di impianti di ventilazione con recupero di calore
Le nuove tendenze impiantistiche devono quindi mirare al raggiungimento di un elevato livello di comfort, a garantire l’efficienza energetica e a favorire la copertura con fonti di energia rinnovabile A tal fine diversi sono gli aspetti da considerare, tra questi:
- la possibilità di integrazione dell’impianto di climatizzazione con le energie rinnovabili (solare, aerotermia, geotermia e biomasse);

- il ricorso a idonei sistemi di regolazione e gestione degli impianti;
- la capacità di soddisfare le esigenze di caldo e freddo con un unico impianto, possibilmente centralizzato;
- la riduzione delle dimensioni degli apparecchi;
- la possibilità non solo di utilizzare energia all’interno dell’edificio, ma anche di generarne ai fini di un’eventuale cessione
I sistemi che possono soddisfare più aspetti sopraccitati vengono definiti sistemi integrati
I sistemi integrati
Per sistema integrato si intende un sistema impiantistico costituito dai componenti, che vanno dalla generazione di calore ai terminali di impianto e che esaltino le reciproche prestazioni: un esempio è l’abbinamento tra energia solare, pompe di calore o caldaie a condensazione e terminali a bassa temperatura
L’integrazione si estende poi alla possibilità di usare gli impianti sia in regime invernale sia estivo, eliminando la tendenza attuale che prevede ancora in gran parte gli impianti di raffrescamento indipendenti da quelli di riscaldamento
Un’idonea soluzione tecnica, che sta riscuotendo molto successo, è costituita dai pannelli radianti
I pannelli radianti presentano i seguenti vantaggi:
- consentono di soddisfare il requisito acustico dell’isolamento del rumore al calpestio, imposto per legge;
- assicurano un certo grado di isolamento termico verso locali confinanti anche se climatizzati;
- si possono utilizzare sia per il riscaldamento che per il raffrescamento;
- sono poco invasivi e garantiscono una perfetta integrazione architettonica;
- possono essere alimentati a bassa temperatura in inverno e ad alta temperatura in estate, garantendo elevate efficienze di produzione dell’energia e l’accoppiamento con fonti rinnovabili
I sistemi radianti
L’evoluzione principale in questi ultimi anni ha riguardato la messa a punto delle tecniche di installazione e di regolazione, oltre che la riduzione dello spessore richiesto dai sistemi ra-

per la progettazione di impianti radianti a bassa differenza di temperatura).
Impianti con tubi annegati nello strato di supporto (A), impianti con tubi sotto lo strato di supporto (B), impianti a soffitto con tubazioni nel cartongesso (C) (Fonte: Primo Quaderno Tecnico. Approfondimenti
Cartongesso
Sistemi di produzione e di distribuzione: integrazione tra pompe di calore e sistemi radianti (Fonte: Posisiton
Paper C A R T E Q-RAD:
Consorzio Italiano
Produttori Sistemi Radianti di Qualità)
dianti, specialmente per il retrofit degli edifici esistenti
Gli impianti radianti si differenziano in sistemi per il solo riscaldamento e impianti che possono funzionare anche in regime di raffrescamento. A causa della contenuta differenza di temperatura tra l’acqua e l’ambiente, i sistemi radianti sono denominati a bassa temperatura in riscaldamento e ad alta temperatura in raffrescamento, ovvero sistemi a bassa differenza di temperatura Questi sistemi hanno incontrato notevole interesse e crescenti quote di mercato negli ultimi anni
I componenti che costituiscono i sistemi radianti sono riportati nei disegni a pag 72 La stratigrafia prevede i seguenti elementi:
- strati di isolamento termico che possono avere anche funzione acustica;
- strato di protezione dello strato di isolamento;
- tubazioni cilindriche o sezioni piane;
- strato di ripartizione del carico statico e di diffusione del calore (strato di supporto);
- rivestimento superficiale;
- altri componenti (strisce periferiche, diffusori, elementi ag-


giuntivi ecc )
Esistono diversi tipi di sistemi idronici radianti, definiti a seconda delle esigenze dell’utenza I sistemi tipici dei settori residenziale e terziario consistono in serpentine annegate nelle strutture normalmente isolate dai locali attigui Nel caso di pavimenti radianti, la posa può avvenire inglobando le tubazioni nel massetto posizionando i tubi al di sopra dello strato isolante che può essere piano o bugnato (vedi dett A, disegno pag 72) In alternativa, le tubazioni possono essere alloggiate all’interno di una lastra sagomata di materiale isolante con interposta una lamina conduttiva; la lamina metallica ha la funzione di aumentare lo scambio termico e l’uniformità della temperatura in corrispondenza del livello tubi (sistema a secco), come rappresentato nel dettaglio B del disegno a pag 72 Per quanto riguarda i soffitti radianti, la tecnologia può essere analoga a quella a secco per i pavimenti radianti, oppure possono essere realizzati con un pannello isolante in lastra piana di cartongesso o fibrogesso fresato al fine di alloggiare le tubazioni (vedi dett C, disegno pag 72)



I vantaggi dei sistemi radianti negli edifici a basso consumo
La bassa temperatura del fluido che alimenta gli impianti radianti per il riscaldamento li rende particolarmente adatti a essere abbinati a caldaie a condensazione, pompe di calore, pannelli solari termici e ad altre fonti di calore alternative, nonché sistemi di distribuzione del calore quali il teleriscaldamento e il recupero di cascami di calore industriali anche a bassa temperatura (vedi imm a pag 73)
Inoltre, i moderni edifici a basso consumo energetico rappresentano la miglior condizione per sfruttare al meglio le potenzialità di questi sistemi
A un primo sguardo sembrerebbe che, una volta isolato perfettamente l’edificio e prevista anche una ventilazione meccanica controllata con recupero di calore, l’impianto di riscaldamento possa essere superfluo e quindi si possa ricorrere a impianti economici, avendo già investito molto sulla parte riguardante l’involucro Tuttavia questo, oltre ad andare a discapito del comfort, può portare a consumi maggiori di quelli prevedibili a priori, a causa della bassa efficienza del sistema di riscaldamento nel suo complesso. Da questo punto di vista gli impianti radianti ottemperano a entrambi questi requisiti
Per quanto riguarda il comfort, in uno studio effettuato nel 2001

Relazione tra temperatura media radiante e temperatura dell’aria all’interno degli ambienti
Energia primaria da combustibile fossile e da energia elettrica (Fonte: Primo Quaderno Tecnico Approfondimenti per la progettazione di impianti radianti a bassa differenza di temperatura).




Q-RAD, Consorzio Italiano Produttori di Sistemi Radianti di Qualità, riunisce alcune tra le più importanti aziende impegnate nel settore del riscaldamento e raffrescamento radiante operanti sul territorio italiano, con lo scopo principale di promuovere, valorizzare e sviluppare la consapevolezza dei vantaggi del riscaldamento e raffrescamento radiante
Con iniziative di comunicazione scientifica, il Consorzio diffonde informazioni tecniche, prestazionali e applicative, relative ai sistemi radianti sviluppando, inoltre, statistiche e analisi del mercato nazionale, e rendendo disponibili le informazioni riguardanti normative nazionali e comunitarie in tema di sistemi radianti
da Saito e Masanori, è stato analizzato il rapporto tra il consumo di energia da parte del corpo umano, la temperatura dell’aria in ambiente e la temperatura media radiante
Nell’immagine a pag. 74, al centro, la linea continua in diagonale dall’angolo superiore sinistro verso l’angolo in basso a destra indica la condizione neutra, con voto medio previsto nullo secondo le normative sul comfort La linea in alto a destra rappresenta il limite di tollerabilità dell’umidità della pelle Vi è una combinazione ottimale di temperatura dell’aria in ambiente e temperatura media radiante che si traduce in minor consumo di energia da parte del corpo umano e maggior comfort termico
Questa regione è delimitata dalla linea continua in rosso corrispondente al valore 2,6 (questo valore corrisponde al minor consumo di energia da parte del corpo umano) Si può notare innanzitutto la coerenza con la curva a PMV = 0 e i valori minimi di energia spesa dal corpo umano Il minor dispendio di energia da parte del corpo umano in regime di riscaldamento si verifica quando la temperatura media radiante risulta superiore alla temperatura dell’aria, come avviene in ambienti riscaldati da impianti radianti
Per quanto riguarda i risparmi energetici, si ritiene utile richiamare i principi dell’energia primaria I valori dei fattori di conversione dell’energia primaria prendono in considerazione l’energia richiesta per il trasporto del vettore energetico dalla fonte all’utilizzo nell’edificio Normalmente si considera quindi, nel caso di combustibile fossile, l’energia persa per trasportare i combustibili sino all’edificio Ogni nazione sceglie i valori di conversione; mediamente in Europa si considerano i valori riportati nello schema a pag 74 in basso
In Italia, convenzionalmente, si considera per i combustibili fossili:
fp = 1
Analogamente per l’energia elettrica si considera in Italia:
fpE = = 2 17
Per valutare l’effettivo risparmio energetico conseguibile con un impianto radiante, è stata eseguita un’analisi con diverse soluzioni impiantistiche applicate a un edificio a basso consumo, con un fabbisogno di energia netto pari a 26 kWh/m2a. Sono stati analizzati in modo semplificato tre casi che derivano
da possibili ipotesi impiantistiche di un edificio a basse dispersioni termiche I casi analizzati sono:
1) edificio climatizzato con un sistema a tutta aria con tasso di ventilazione paria a 0.5 vol/h;
2) edificio climatizzato con un sistema a tutta aria con ricircolo (portata complessiva pari a 1 vol/h);
3) edificio con riscaldamento radiante a pavimento con ventilazione meccanica con recupero di calore pari al 75%
La potenza termica specifica in questo edificio risulta pari a 23 W/m2 Per i casi in analisi sono state calcolate le temperature di mandata del fluido termovettore come segue
1) Nel caso di sistema a tutta aria con 0,5 vol/h di ricambio sarebbe necessaria una temperatura dell’aria immessa pari a tm = 79 °C; tale valore risulta eccessivamente alto, pertanto è necessario un ricircolo parziale dell’aria (vedi caso successivo).
2) Nel caso si utilizzi una portata di rinnovo pari a 0,5 vol/h e un’analoga portata di ricircolo (complessivamente l’impianto di ventilazione muove 1 vol/h), l’aria entrerebbe negli ambienti con una temperatura pari a tm = 54 °C. Tale valore risulta comunque ancora alto e, dall’altra parte, l’utilizzo di una portata d’aria pari a 1 vol/h comporta un problema di ingombri (canali maggiori rispetto alla sola ventilazione) e un problema di qualità dell’aria (l’aria di rinnovo viene miscelata con aria ambiente ricircolata)
3) Nel caso di pavimento radiante idronico associato a una ventilazione con recupero di calore pari al 75% la temperatura di mandata sarà tm = 26 °C circa
Per quest’ultimo caso, producendo l’acqua a una temperatura di 30 °C attraverso una pompa di calore elettrica aria-acqua in condizioni di progetto si ottiene un COP = 3,5 Utilizzando invece una pompa di calore geotermica in condizioni di progetto risulterebbe un COP = 6,3
Mantenendo questi valori come riferimento, l’energia elettrica richiesta dal sistema nei due casi sarebbe pari a 8,1 kWhe/m2 anno nel caso di pompa di calore aria-aria e 4,5 kWhe/m2 anno nel caso di pompa di calore geotermica Tenendo conto del coefficiente di conversione dell’energia primaria, questo significa 17,8 kWhp/m2 anno nel primo caso e 9,9 kWhp/m2 anno nel secondo caso
Molto spesso si sente parlare anche di impianti radianti a resi-
stenza elettrica A tale riguardo occorre evidenziare l’impegno di potenza elettrica che deve essere previsto (rispettivamente 3 volte maggiore rispetto a una pompa di calore ad aria e 6 volte maggiore rispetto a una pompa di calore geotermica). Inoltre, ai fini dei consumi energetici, nel caso di resistenza elettrica l’energia elettrica richiesta è pari a 25,2 kWhe/m2 anno, mentre, tenendo conto del fattore di conversione dell’energia primaria, ne deriva un consumo specifico di energia primaria pari a 55,4 kWhp/m2 anno È evidente, quindi, che il ricorso a un isolamento termico molto consistente e l’utilizzo di sistemi a resistenza elettrica (anche se applicati su un’ampia superficie quale il pavimento) non risulta una combinazione efficace per edifici a basso consumo energetico
Aspetti relativi alla regolazione
Molto spesso si sentono critiche nei confronti degli impianti radianti, relativamente alla lenta messa a regime degli impianti stessi Occorre preliminarmente osservare come l’utilizzo di un impianto di riscaldamento in regime intermittente, nel caso di edifici a basso consumo, sia oramai un aspetto irrilevante Infatti, il parametro che determina l’abbassamento di temperatura nel momento di spegnimento dell’impianto è la costante di tempo τ dell’edificio, che risulta pari a:
τ = RC
dove R è la resistenza termica dell’involucro (inversamente proporzionale alla trasmittanza termica) e C la sua capacità termica Pertanto, se un edificio è ben isolato, quindi con alta resistenza termica, la costante di tempo dell’edificio risulterà comunque elevata A tale proposito, si riporta nel grafico qui sopra l’andamento della caduta di temperatura nel momento in cui in un edificio si interrompa l’erogazione di calore: in un edi-
Abbassamento di temperatura allo spegnimento di un impianto a seconda dell’isolamento di un ambiente (a parità di capacità termica)
ficio poco isolato (curva blu), dopo 9 ore di non funzionamento dell’impianto la temperatura diminuisce di quasi 3 °C; in un edificio isolato secondo gli standard degli anni ‘90 la caduta di temperatura, dopo 9 ore di non funzionamento dell’impianto, è di 2 °C (curva verde); nel caso di un edificio ben isolato la caduta di temperatura dopo 9 ore è di meno di 1 °C (curva rossa)
Questo dimostra come l’intermittenza di funzionamento e la prontezza di un impianto siano oramai concetti superati
Questo vale a maggior ragione in impianti di tipo radiante, che sono per loro natura autoregolanti, dal momento che un au-
Potenza media [W/m2]
Temperatura
Potenze specifiche medie richieste dall’ambiente e temperature superficiali medie nella stagione invernale in un edificio con fabbisogno energetico netto pari a 26 kWh/m2 anno



A fianco, esempi di calcolo di simulazione agli elementi finiti con i programmi MIRAGE (A) e HEAT2 (B)
A sinistra dall’alto, esempio di riscaldamento a pavimento (arch. Michael Tribus, maso in provincia di Bolzano); rappresentazione tridimensionale di un pavimento con sistema radiante di tipo A; schema tridimensionale semplificato di pavimento radiante
bio termico tra pavimento radiante e ambiente tende ad annullarsi, pertanto non sussistono rischi di surriscaldamento legati al pannello radiante, quanto piuttosto ai carichi interni o solari
Conclusioni
Gli edifici a basso consumo sono caratterizzati da una riduzione dei carichi termici ottenibile aumentando l’isolamento (indipendentemente dalla tipologia di materiale), recuperando energia dalla ventilazione e utilizzando sistemi di riscaldamento/ raffrescamento ad alta efficienza accoppiati a sistemi di produzione che si basano su fonti rinnovabili di energia Inoltre, come è stato evidenziato, in edifici ben isolati la logica di funzionamento deve oramai essere considerata di tipo continuo e non più intermittente.



Gli utenti richiedono livelli di comfort e di qualità sempre più elevati: questi si possono raggiungere garantendo l’integrazione tra il sistema edificio e il sistema impianto Impianti che permettono di coniugare questi aspetti sono i sistemi radianti, che presentano un impatto architettonico nullo e consentono, come visto, elevati standard di comfort Come evidenziato, gli impianti radianti possono permettere elevate efficienze, grazie alla bassa temperatura per il riscaldamento Tale prerogativa previene anche il rischio di surriscaldamento nelle stagioni invernali, grazie alla limitata differenza di temperatura tra la superficie e l’ambiente. Alla luce di queste osservazioni, pertanto, l’impianto radiante rappresenta un’ottima soluzione ai fini dell’efficienza energetica e risulta quindi un terminale di impianto idoneo per gli edifici a basso consumo
Bibliografia
mento della temperatura dell’ambiente interno porta a una diminuzione dello scambio termico in ambiente La ridotta richiesta di energia termica nei mesi invernali porta a potenze medie specifiche molto contenute e di conseguenza basse temperature superficiali, come riportato nella tabella a pag 76, in basso Come si vede, in queste circostanze se la temperatura ambiente tende ad aumentare a valori attorno a 21 °C lo scam-
De Carli M e Peretti C 2012 Primo Quaderno Tecnico Approfondimenti per la progettazione di impianti radianti a bassa differenza di temperatura, Q-RAD DECRETO LEGISLATIVO 3 marzo 2011, n 28 Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE Position Paper Q-RAD, Consorzio Italiano Produttori Sistemi Radianti Di Qualità per C A R T E - Coordinamento Associazioni Rinnovabili Termiche Ed Efficienza Energetica
Raisa V , Schiavon S e Zecchin R 2010 Teoria e tecnica della ventilazione - Soluzioni per l’edilizia residenziale e per il piccolo terziario Editoriale Delfino Saito M and Masanori S 2001 “The Human Body Consumes Exergy for Thermal Comfort IEA ECBCS Annex 37, Low Exergy Systems for Heating and Cooling of Buildings”, LowEx News, No 2, pp 6-7
sistemi sistemi radianti
SISTEMA RADIANTE PER PARETE E SOFFITTO
Zehnder NIC
Utilizzo. Zehnder NIC è applicabile a parete e a soffitto; non richiede bilanciamento idraulico poiché è autobilanciante I pannelli vengono fissati alle strutture edilizie previo avvitamento a normali profili metallici da cartongesso, usandone gli stessi standard dimensionali Tutti i collegamenti sono realizzati con raccordi a innesto rapido e consentono una veloce installazione delle linee di alimentazione realizzate con tubo multistrato Tutte le linee di distribuzione sono coibentate (preisolate) e sono comprese nello spessore del pannello isolante e del profilo Vista la versatilità, la facilità e la rapidità di posa in opera, il sistema si rivela particolarmente adatto anche nelle ristrutturazioni degli edifici esistenti, oltre a diminuire i normali tempi di realizzazione riscaldamento e raffrescamento
Descrizione. Zehnder NIC è un sandwich prefabbricato, per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici, costituito da un pannello in EPS (200 kPa) e da un pannello di cartongesso dello spessore di 15 mm nel quale sono alloggiati 1 o 2 circuiti, realizzati con tubo in PE-X con barriera ad ossigeno Sono tre le versioni disponibili della linea, una con due circuiti radianti e le altre con singolo circuito, versioni totalmente integrabili I circuiti hanno la medesima lunghezza, hanno caratteristiche idrauliche costanti e vengono collegati tra di loro Il sistema svolge una funzione impiantistica ed edilizia in quanto al sistema di riscaldamento e raffrescamento, integra l’isolamento termico, sostituisce l’intonaco e consente di ricavare gli spazi necessari per l’alloggiamento di impianti elettrici e idraulici



Peso totale pannello vuoto (kg)
Dimensioni, lxhxp (mm)
Spessore lastra (mm)
Spessore isolante (mm)
Diametro tubo (mm)
Numero circuiti
Lunghezza circuito (m)
Contenuto d’acqua (l)

ZEHNDER www zehnder it
Descrizione. La Linea Uponor Klett per la climatizzazione radiante propone un metodo di fissaggio innovativo per la tubazione, che è realizzata in polietilene reticolato, è dotata di barriera antiossigeno secondo quanto richiesto dalla norma DIN 4726 ed è fornita abbinata a una striscia ad aggancio rapido avvolta a spirale
Il sistema è composto dai pannelli isolanti lisci, disponibili in due spessori e accoppiati sulla faccia superiore a un foglio di tessuto non tessuto, su cui è stampata la griglia di riferimento per la posa della tubazione
La tenuta del sistema è estremamente elevata tanto che risulta pedonabile durante le fasi di cantiere senza che la tubazione di sposti dalla sua posizione
Componenti e utilizzo. La Linea è composta dal pannello isolante, dalle tubazioni, dalla fascia perimetrale in polietile a cellule chiuse senza CFC, dal nastro per l’unione dei pannelli, dall’additivo super fluidificante per il massetto di copertura ed

Isolante
Spessore isolante (mm)
Spessore totale (mm)
Carico ammissibile (kN/m2)
Attenuazione acustica (dB)
Resistenza termica (m2K/W)
Resistenza al fuoco (Euroclasse) Barriera al vapore
riscaldamento e raffrescamento
è completo di collettori, accessori e regolazioni
La posa in opera è veloce e facile: una volta posizionati i pannelli isolanti sullo strato di supporto, si installano i tubi con una semplice pressione del piede, prendendo a riferimento la griglia prestampata e srotolandoli in maniera tradizionale
La striscia di aggancio rapido che avvolge i tubi aderisce perfettamente al foglio di fissaggio, mantenendo salda la tubazione nella posizione desiderata
Non sono richiesti strumenti speciali per la posa e non occorrono ulteriori componenti

sistemi sistemi radianti
ISOLAMENTO TERMICO PER IMPIANTI RADIANTI A PAVIMENTO
Grafitech
pannello ad alto potere isolante
Descrizione. Per garantire l’adeguato isolamento termico e ridurre gli ingombri in altezza di un sistema radiante è necessario disporre di un materiale con alto potere coibente e spessori decisamente contenuti; sono queste le caratteristiche principali di Grafitech, un pannello bugnato per sistemi radianti a pavimento
Il pannello è realizzato in polistirene sinterizzato con grafite autoestinguente secondo quanto richiesto dalla normativa UNI 13163 ed è in grado di soddisfare i requisiti di resistenza termica richiesti dalla normativa UNI EN 1264:4 È stampato in idrorepellenza a celle chiuse ed è rivestito superficialmente da un film plastico dello spessore di 0,15 mm che protegge dall’umidità e assicura maggiore resistenza alla deformazione da calpestio
Utilizzo. Visti i ridotti spessori e le ottime prestazioni di isolamento termico, Grafitech si utilizza nel settore residenziale, terziario e nei luoghi di culto sia in riscaldamento che in raffrescamento Il pannello, dotato di incastri su tutti e quattro i lati per un ottimale accoppiamento in fase di posa, consente la formazione di un piano uniforme saldamente collegato e senza ponti termici La superficie superiore del pannello è sagomata con rialzi di 28 mm per consentire un agevole alloggiamento dei tubi del sistema radiante, prodotti in polietilene reticolato del diametro di 17 mm a interassi multipli di 8,3 cm
Caratteristiche
Spessore isolante 20, 30, 38, 54 mm
Spessore nominale 48, 58, 66, 82 mm (UNI 823)
Conducibilità termica (10° C) λ 0,031 W/mK (UNI EN 12667)
Resistenza a compressione con deformazione al 10% 120 kPa (UNI 826)
Resistenza termica 0,90/1,25/1,50/2,00 m2K/W (UNI 13163)


Descrizione. Loex HOME FLAT è studiato e progettato per ottenere il massimo comfort abitativo e per coniugare un notevole risparmio energetico derivante dalla bassa temperatura di esercizio dell’impianto con costi di gestione e di installazione contenuti Il sistema di posa viene facilitato da una serie di componenti pensati per rendere il montaggio semplice, rapido e sicuro Installata la striscia perimetrale, è infatti sufficiente adagiare i pannelli isolanti e fissarli tra di loro mediante il bordo adesivo o utilizzando l’apposito nastro; in seguito, le linee tracciate sulla pellicola dell’isolamento consentono la posa in opera della tubazione, che viene semplicemente appoggiata e assicurata con clips al pannello coibente

Il collettore di distribuzione abbinato al sistema LOEX HOME
FLAT è costituito da due corpi in acciaio inox a 1” e rispetta le prescrizioni della norma UNI EN 1264-4
Le caratteristiche sono le seguenti: corpo collettore di mandata con valvole di bilanciamento dei circuiti o di misuratori di portata 0-5 l/min ; corpo collettore di ritorno dotato di valvole predisposte al montaggio di servomotori termici LT e LTF LOEX; attacco per raccordi Eurokonus 3/4”; elemento terminale con rubinetto portagomma di carico/spurgo impianto; targhetta adesiva per identificazione dei locali; staffe di supporto per il montaggio a parete o in cassetta con antivibrante in gomma
Il collettore Loex può essere montato in cassetta in abbinamento alla sottostazione LOEX BM 2 ECO (vedi immagine a destra)
SISTEMA RADIANTE A PAVIMENTO
Loex HOME FLAT
riscaldamento e raffrescamento
Componenti e utilizzo. HOME FLAT si compone di tubazione Loex PE-RT, pannelli isolanti (EPS, XPS e EPS-T in versione termoacustica dove l’isolamento da calpestio si abbina all’isolamento termico, riducendo spessori e costi), collettore di distribuzione, isolante perimetrale, additivo per massetto, giunto di dilatazione in polietilene espanso a cellule chiuse con banda adesiva La tubazione Loex PE-RT, a 5 strati, è realizzata in HDPE (polietilene ad alta densità), flessibile, disponibile in due diametri che ne consentono l’utilizzo nell’edilizia residenziale (16x2 mm) e per grandi superfici (20x2 mm) in ambito residenziale e terziario
Caratteristiche
Tubazione LOEX PE-RT
Diametro 16x2 mm; 20x2 mm
Raggio minimo di curvatura 96 mm; 120 mm
Massima pressione di esercizio 6 bar a 70 °C
Pannelli isolanti
Materiale EPS, XPS, EPS-T
Resistenza termica dichiarata EPS 0,55 m2K/W per 20 mm; 0,85 m2K/W per 30 mm; 1,10 m2K/W per 40 mm
Resistenza termica dichiarata XPS 0,60 m2K/W per 20 mm; 0,90 m2K/W per 30 mm; 1,20 m2K/W per 40 mm
Resistenza termica dichiarata EPS-T 0,65 m2K/W per 25 mm; 0,95 m2K/W per 35 mm
Resistenza a compressione EPS 150 kPa (EPS); 200 kPa (XPS)
Resistenza al fuoco Euroclasse E

IMPIANTO RADIANTE A PAVIMENTO
Velta Siccus HD / Klima
riscaldamento e raffrescamento
Descrizione. Velta Siccus è un sistema di riscaldamento radiante a pavimento funzionante a bassa temperatura sviluppato specificatamente per il risanamento e la ristrutturazione degli edifici esistenti, che si presta a essere impiegato anche nelle nuove costruzioni, grazie allo spessore ridotto del pannello che costituisce il sistema Le sue caratteristiche principali sono la leggerezza, il ridotto spessore e un’inerzia termica minima Si contraddistingue per il particolare massetto a secco realizzato con lastre di calcio silicato, materiale che non risente in alcun modo di temperature molto elevate, è stabile nel tempo e che possiede una grande resistenza meccanica nonostante il peso ridotto Il massetto viene composto da pannelli battentati assemblati e legati tra di loro mediante uno speciale collante L’eccellente flessibilità e assoluta qualità consente al tubo di riscaldamento Velta PE-Xa in polietilene reticolato ad alta pressione di essere posato rapidamente, in semplicità e sicurezza Velta Siccus offre comfort termico, igiene ottimale, risparmio energetico, viste la basse temperature dell’acqua e lo sfruttamento dello spazio

1 Solaio
2 Strato di livellamento
3 Pannello Velta Siccus
4 Tubazione Velta PE-Xa
5 Striscia perimetrale isolante
6 Lamella termoconduttrice prestampata
7 Foglio in polietilene
8 Lastre Velta Siccus HD ONE
Utilizzo. È specifico per le ristrutturazioni e i recuperi degli edifici esistenti ed è utilizzabile, in virtù del suo peso ridotto, anche su solai che ammettono carichi limitati quali, ad esempio, i soppalchi e i solai in legno. Nella versione Siccus HD, considerando il carico dovuto allo strato di ripartizione, il sistema ha pesi notevolmente ridotti, mentre Siccus Klima consente di abbattere lo spessore fino a 27 mm La posa risulta veloce e pulita e il pavimento, nella versione con i massetti a secco, è immediatamente calpestabile dopo l’installazione dell’impianto I pannelli in calciosilicato possono essere tagliati e sagomati per adattarsi a tutte le geometrie, anche a quelle meno regolari degli edifici storici
Caratteristiche
Tubazione Velta PE-Xa
Diametro 14x2 mm
Siccus HD
Spessore 34 mm
Peso 16 kg/m2

VELTA ITALIA www veltaitalia it
SISTEMA RADIANTE
PER PARETE E SOFFITTO
Leonardo
riscaldamento e raffrescamento

Descrizione. Il sistema radiante Leonardo è costituito da pannelli in cartongesso modulari, con tubazione già inserita, accoppiati a un isolamento in polistirene sinterizzato con grafite, disponibili in diverse dimensioni per potersi adattare alla geometria del locale da riscaldare e raffrescare Il plus del sistema è una resa estremamente elevata sia in riscaldamento sia in raffrescamento, entrambe certificate dal WSP Lab di Stoccarda Il miglior rendimento è dovuto alla forma dell’anello – la tubazione è disposta con andamento serpeggiante – che massimizza la superficie di scambio tra tubazione e cartongesso e dalle caratteristiche del tubo (MidiX) che consente di avere ridottissime perdite di carico. Il sistema a soffitto è proposto con due diversi interassi, che consentono di dimensionare l’impianto in modo più bilanciato e di applicare meno tubazione in ambienti con minori necessità di riscaldamento o raffrescamento Il sistema Leonardo è disponibile anche a parete

Leonardo soffitto
Peso d’esercizio
Dimensioni (lxhxp)
Contenuto d’acqua
Superficie attiva
Potenza specifica utile massima in riscaldamento *
Potenza specifica utile massima in raffrescamento **
Salto termico consigliato
Portata per anello (per salto 3 K e potenza massima in raffrescamento)
Resistenza al fuoco
Componenti e utilizzo. Elemento chiave del sistema Leonardo è costituito dalle adduzioni che sono integrate nella lastre: ciò aumenta notevolmente la percentuale di copertura della superficie disponibile (fino quasi al 100%), in rapporto alla geometria della stanza, e quindi la potenza fornibile (o sottraibile, in estate) L’innesto è facilitato da raccordi (senza Oring) che offrono un’ottima tenuta Il pannello in cartongesso riporta le linee guida di sviluppo del circuito rendendo veloce e facile la posa senza rischi di danneggiamento della tubazione
Per garantire il risparmio energetico, comfort indoor e una gestione ottimale dell’intero sistema, Leonardo è disponibile in abbinamento a macchine di deumidificazione da controsoffitto e a una nuova regolazione, dotata di tecnologia BUS con centralina touch screen e sonde di temperatura e di umidità Viene fornito con tutta la raccorderia indispensabile alla posa ed è adatto per ville, appartamenti, uffici, magazzini

Passo 5,5
14,7 kg/m2
2000x1200/600x50 mm
0,82 l/m2
2,4 / 1,2 m2
58 W/m2
50 W/m2 3K
18 l/h
0
Passo 10
14,6 kg/m2
2000x1200/600x50 mm
0,45 l/m2
2,4 / 1,2 m2
58 W/m2
34 W/m2
3K
12,5 l/h
0
sistemi sistemi radianti
PANNELLI RADIANTI IN CARTONGESSO
EUKLIMA®
riscaldamento/raffrescamento
Descrizione. Pannelli radianti modulari in cartongesso per applicazioni a parete e soffitto Preassemblati e pronti per la posa in opera, i pannelli radianti EUKLIMA® sono ideali per la climatizzazione invernale ed estiva degli ambienti. La modularità dei pannelli consente un perfetto adattamento alle metrature sia a parete che a soffitto, senza limiti architettonici I pannelli radianti EUKLIMA® vengono proposti in tre diversi formati e dimensioni fra loro accostabili (2000x1200, 1000x1200, 500x1200) e disponibili in due versioni: EUKLIMA® S – EUKLIMA® HE
Utilizzo. I pannelli EUKLIMA® sono particolarmente indicati nelle ristrutturazioni, ma anche nelle nuove costruzioni, nei seguenti settori: terziario; civili/abitazioni; uffici; scuole; alberghi; ospedali Oltre ai vantaggi che accomunano tutti i sistemi a pannelli radianti della divisione EUCOMFORT® della CARLIEUKLIMA® (benessere, risparmio energetico, distribuzione uniforme della temperatura), i pannelli EUKLIMA® si caratterizzano per i seguenti aspetti: semplicità di installazione; isolamento; fonoassorbenza; personalizzazione intonaci; adattabilità alle esigenze architettoniche
L’installazione viene realizzata su strutture portanti come quelle impiegate per la posa del cartongesso Nella versione a soffitto si effettua in aderenza o ribassato (qualora si abbia la necessità di passare con canali oppure solo ridurre l’altezza del locale) Nella versione a parete si effettua in aderenza o su strutture per pareti divisorie
Una volta completato l’impianto idraulico, i pannelli possono essere stuccati e intonacati a piacere

Caratteristiche
Resa a soffitto in riscaldamento 78 W/m2 (Dt 15K) norma EN 14037
Resa a soffitto in raffreddamento 58 W/m2 (Dt 8K) norma EN 14240

1 Lastra di cartongesso ignifugo dello spessore standard di 15 mm
2 Tubazioni nelle quali circola il fluido termico realizzate in PEXc con barriera all’ossigeno da mm 8x1
3 Diffusore termico in alluminio (nella versione EUKLIMA® HE)
4 Isolamento con lastra di polistirene espanso dello spessore di 30 mm e densità eq 200 kPa

CARLIEUKLIMA www carlieuklima com
Descrizione. Emmeti Clima Floor è un sistema radiante a pavimento che, grazie all’elevata tecnologia raggiunta dai sistemi di controllo elettronici, consente di sfruttare in assoluta sicurezza i vantaggi del riscaldamento a pavimento anche per il raffrescamento degli edifici La bassa temperatura dell’acqua di alimentazione dell’impianto esalta i rendimenti delle caldaie a condensazione o delle pompe di calore, riducendo in modo importante i consumi di energia in regime invernale D’estate la centralina elettronica regola in continuo la temperatura dell’acqua così da massimizzare la resa dell’impianto radiante, ottimizzare l’efficienza del refrigeratore dell’acqua, conseguendo un significativo risparmio economico, oltre a garantire comfort e benessere ambientale


SISTEMA RADIANTE A PAVIMENTO
Emmeti Clima Floor
riscaldamento e raffrescamento
Componenti e utilizzo. Il sistema di riscaldamento viene completato dai componenti necessari al raffrescamento quali, il deumidificatore, l’unità di controllo climatico, sonde di temperatura esterna e di temperatura/umidità ambiente. Grazie all’esperienza l’intera gestione elettronica dell’impianto oggi può essere integrata nelle pompe di calore Emmeti Mirai SMI, semplificando il lavoro di installazione e riducendo gli spazi occupati dal sistema
L’impianto radiante è costituito da pannelli isolanti, opportunamente sagomati per l’alloggiamento della tubazione, di diversa tipologia e scelti a seconda delle esigenze progettuali I pannelli sono in EPS, realizzati con tecnologia di stampaggio e accoppiamento a caldo; la superficie bugnata viene in seguito rivestita da una particolare pellicola che fornisce al materiale elevata resistenza all’umidità del massetto e resistenza agli urti e al calpestio durante la posa in opera Sono disponibili anche pannelli piani che sfruttano le reti elettrosaldate del massetto per ancorare i tubi mediante specifiche clips in plastica La maglia della rete costituisce il passo multiplo per la posa dei tubi Il tubo multistrato è realizzato in materiale composito, PE-RT (polietilene non reticolato), rinforzato da un’anima in alluminio, saldata di testa e rivestita esternamente da un altro strato di PE-RT. Il tubo possiede alta stabilità di forma e un’eccellente flessibilità, barriera all’ossigeno sicura al 100%, dilatazione lineare contenuta e buona conducibilità termica Strisce perimetrali, massetti e accessori sono compresi nel sistema
Emmeti Clima Floor è adatto al riscaldamento e climatizzazione di piccoli e medi impianti quali case, appartamenti, negozi e uffici
Caratteristiche
Tubazione Alpert PE-RT
Diametro 16x2 mm
Raggio minimo di curvatura 80 mm
Temperatura max di esercizio 70 °C
Pressione max di esercizio 10 bar
Conducibilità termica λ 0,45 W/mK
Coeff dilatazione lineare 0,026 mm/mK
Contenuto di acqua 0,113 l/m
Rugosità interna 7 µ
Lunghezza rotoli 200, 250, 500 m
approfondimenti dettagli di cantiere
CA’ DELLA LUNA Agazzano (PC)
progettazione
Michael Tribus
Architecture realizzazione
2009 consumo
3 kWh/m2 anno
fotografie
Michael Tribus
Architecture


In questo secondo appuntamento dedicato alla ristrutturazione di Ca’ della Luna vediamo quale è il sistema di isolamento scelto dal progettista per ottimizare i costi e la gestione dell’edificio.
In un edificio progettato secondo standard passivi gli elementi che ne determinano principalmente la performance energetica sono le componenti edilizie opache e quelle trasparenti: pertanto, per ridurre gli scambi termici tra interno ed esterno è indispensabile realizzare un involucro coibentato e con un’ottima tenuta all’aria Nel progetto Ca’ della Luna l’architetto Michael Tribus ha sapientemente scelto e modulato gli spessori dei materiali isolanti della coibentazione “a cappotto”, risolvendo i ponti termici, così da conseguire un consumo energetico molto ridotto, sia nella parte di ampliamento di nuova costruzione, quanto nella parte esistente L’incremento dei costi, relativamente contenuto, dovuto alla maggiore quantità di materiale isolante utilizzato e all’installazione della VMC, è compensato dai bassi costi di gestione per il riscaldamento e, considerando i risparmi annuali di energia, i tempi per ammortizzare queste spese iniziali sono relativamente ridotti
pianta piano terra
pianta primo piano




COIBENTAZIONE NUOVO EDIFICIO
Le murature relative all’ampliamneto dell’edificio sono realizzate in laterizio da 25 cm e coibentate con polistirene espanso dello spessore di 30 cm
La posa del pannello prevede l’incollaggio per punti e lungo tutto il perimetro e, dopo l’asciugatura della malta adesiva, successiva tassellatura La parte della muratura a diretto contatto con il basamento di fondazione è isolata con polistirene estruso
Da notare come il pannello isolante va a coprire i controtelai in legno dei serramenti, cosicché gli stessi trovano alloggiamento direttamente nello spessore del materiale coibente, evitando la formazione di ponti termici in prossimità di questo nodo critico e garantendo la continuità della prestazione termica all’intera componente verticale






COIBENTAZIONE VECCHIO
EDIFICIO
Sul lato nord il grande portico, un tempo murato, è stato riaperto e riportato alla forma originaria: l’isolamento della muratura portante costruita con mattoni pieni è eseguito con pannelli di polistirene espanso, incollato e tassellato
Ai due angoli a nord ovest si segue la forma esterna dell’edificio realizzando con i pannelli isolanti dei contrafforti, mediante la sagomatura dell’isolante
La coibentazione continua anche sulla spalletta della finestra, con spessori ridotti, fino a incontrare il telaio del serramento esistente I cassonetti delle schermature esterne sono sistemati all’interno dello spessore dell’isolante






LE FINITURE
Il progetto ha previsto l’utilizzo di due tipi di finiture: intonaco colorato e rivestimento in pietra L’intonaco viene realizzato mediante rasatura con rete porta intonaco e finito con un colore che mantiene e richiama quello dell’edificio preesistente, con tinte più forti per la torre, il corpo di ingresso e il portico La rimanente porzione di edificio è rivestita con pietra Gli aggraffaggi, ancorati alla muratura portante , garantiscono stabilità e resistenza all’intero paramento murario, soprattutto in presenza di vento, mentre nella parte relativa all’ampliamento al cappotto rasato viene fissata una rete metallica elettrosaldata che sosterrà il rivestimento in pietra

innovAzione the building as powerplant
SMA SOLAR ACADEMY
Un’isola fotovoltaica
elettricamente autosufficiente
La SMA Solar Technology AG di Niestetal nei pressi di Kassel (D), azienda leader nel campo della produzione di inverter per sistemi fotovoltaici, ha inaugurato alla fine del 2010 il suo nuovo centro di formazione
Si tratta di un edificio totalmente autonomo dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico: un progetto dimostrativo di come sia possibile realizzare strutture tecnicamente all’avanguardia ma al contempo indipendenti dalla rete pubblica e che, in più, sfruttano fonti rinnovabili
La SMA Solar Academy è in pratica la dimostrazione reale di una delle tecnologie sviluppate dal committente, il sistema standalone particolarmente adatto all’elettrificazione di luoghi lontani dalle reti elettriche
Elementi fotovoltaici di grandi dimensioni e integrati architettonicamente coprono la quasi totalità della facciata e della copertura combinando le esigenze di tipo tecnico con quelle estetiche in una efficace integrazione architettonica
Architettura ed energia
Poiché l’edificio si colloca in una zona alluvionale soggetta a rischio di esondazione del fiume Fulda, il primo passo intrapreso è stato quello di trovare una soluzione a questo possibile problema sopraelevando l’edificio da terra Si è creata così una sorta di ”isola” che sembra fluttuare sui pilastri obliqui e con il piano principale dell’edificio che viene in questo modo a tro-
varsi al di sopra del possibile livello raggiungibile dall’acqua Il secondo aspetto importante per lo sviluppo del progetto riguardava l’imprescindibile integrazione architettonica del fotovoltaico, poiché l’edificio avrebbe dovuto fin dall’inizio funzionare, da un punto di vista elettrico, in maniera totalmente autonoma La forma della costruzione e il suo orientamento sono state così ottimizzate per l’integrazione della grande superficie fotovoltaica sul tetto e in facciata Il concetto di isola è ripreso anche dal punto di vista energetico, visto che, in pratica, l’edificio è un’isola indipendente dalla rete elettrica nazionale.
La scelta di un gruppo di progettazione che incorporasse diverse competenze è stata fondamentale per riuscire a risolvere in maniera integrata le diverse questioni che la complessità di un progetto di questo tipo comportava Per rendere chiara ed evidente la funzione di un edificio che produce più energia di quella che consuma e che in ogni momento è nella condizione di provvedere a se stesso in modo autarchico si è preferita una facciata fotovoltaica semitrasparente, in grado anche di conferire anche leggerezza all’insieme La sfida, insita in questa scelta, presupponeva di trarre il massimo vantaggio dall’irraggiamento solare proteggendo contemporaneamente gli ambienti dal surriscaldamento Oltre a contare sulla schermatura offerta dagli stessi moduli fotovoltaici e l’impiego di vetri ad alta protezione si è fatto ricorso a una simulazione dinamica di edificio e impianti per ottimizzare l’involucro ai fini della protezione dal calore solare.

HHS Planer + Architekten AG è lo studio di architettura tedesco, con sede a Kassel, che ha seguito la progettazione della SMA Solar Academy, grazie alla sua lunga esperienza di edifici energeticamente efficienti
Tra gli ultimi riconoscimenti, il premio di architettura “Gebäudeintegriertee Solartechnik 2011” (vinto proprio per l’edificio della Solar Academy) e la medaglia del “Deutscher Solarpreis 2011” per il centro servizi comunale di Eschborn (D).

La SMA Solar Technology AG è leader mondiale nel settore degli inverter solari, di trasformatori e induttori, nonché di soluzioni innovative nell’ambito dell’alimentazione energetica per il trasporto su rotaia locale e a lunga percorrenza Con sede principale a Niestetal, vicino a Kassel (D), negli anni passati è stata più volte insignita di riconoscimenti ufficiali per l’eccellente qualità dell’ambiente di lavoro, aggiudicandosi nel 2011 il primo posto in Germania nell’ambito del concorso “Great Place to Work”.

planimetria

Rapporto tra domanda di fabbisogno elettrico (sulla sinistra) e produzione elettrica della SMA Solar Academy (sulla destra) ripartita tra le diverse fonti
Sistema energetico “Off Grid”
Gli impianti fotovoltaici
Oltre alla facciata vetrata esposta a sud e ai pannelli piani disposti sulla copertura sono stati installati impianti a inseguimento solare (ognuno con una superficie di 45 m2) nell’area del parcheggio e nelle vicinanze: normalmente supportano la rete pubblica ma, in caso di elevato fabbisogno o di particolare maltempo, possono passare off-grid e supportare la fornitura di energia elettrica della Solar Academy Un quantitativo ulteriore di elettricità, inoltre, è prodotta dall’impianto di cogenerazione
Un sistema di accumulatori ad alte prestazioni provvede a stoccare l’eccedenza in maniera da poterla riutilizzare al momento opportuno Alle batterie sono collegati 12 inverter che in pratica gestiscono e ottimizzano la rete elettrica dell’edificio
Il funzionamento del sistema è visibile direttamente dagli utenti

Concetto energetico basato su una fornitura di tipo ibrido rapportato al fabbisogno mensile In questo modo è ben visibile, per ogni mese dell’anno, quale fonte energetica è maggiormente in funzione per coprire il fabbisogno dell’edificio.
attraverso una parete di vetro che permette di vedere i dispositivi high-tech e il vano batterie È possibile, inoltre, visitare anche la centrale tecnica con l’impianto di cogenerazione posta al secondo piano e ottenere informazioni attraverso un display interattivo
Riscaldamento e raffrescamento
L’impianto di cogenerazione a biogas che supporta l’imponente complesso fotovoltaico produce il calore necessario per il sistema di riscaldamento, distribuito con sistemi radianti Oltre che per il riscaldamento, viene messo in funzione quando l’energia solare non è sufficiente a coprire il fabbisogno energetico complessivo dell’edificio e quando anche le batterie non sono sufficientemente cariche Ciò accade, ovviamente, nei mesi invernali
L’impianto, di potenza nominale di 140 kW, è a numero di giri
Sonnenallee
A destra, dall’alto I pannelli fotovoltaici posizionati sulla copertura della SMA Solar Academy Scambiatori di calore collocati nel controsoffitto in cartongesso servono per riscaldare/raffrescare; nell’immagine, l’interno di un’aula con una parete raffrescante, che supporta la climatizzazione estiva dell’ambiente Il locale in cui sono alloggiate le batterie
Ancora gli scambiatori di calore a soffitto nel corridoio a sud e la parete fotovoltaica
Sotto, a destra, un’altra vista del corridoio con la parete fotovoltaica in fase di cantiere.




Committente SMA Solar Technology AG, Niestetal (D)
Progetto architettonico HHS Planer + Architekten AG, Kassel (D)
Strutture IB Goldmann, Habichtswald-Ehlen (D)
Impianti Imtech Deutschlnad GmbH & Co KG, Kassel (D)
Consulenze energetiche Energydesign, Braunschweig (D)
Spazi verdi mann landschaftsarchitekten, Kassel (D)
Lavori 2007-2010
Superficie lorda 1.600 m2
INVOLUCRO
trasmittanza media elementi costruttivi
pareti esterne piano terra, U = 0,267 W/m2K
pareti esterne piani superiori, U = 0,150 W/m2K
solaio contro terra, U = 0,393 W/m2K
solaio primo piano, U = 0,116 W/m2K
copertura, U = 0,133 W/m2K
serramenti, Uw = 1,263 W/m2K
IMPIANTI
impianto fotovoltaico fisso potenza 31,7 kWp dalla facciata potenza 58,7 kWp dal tetto impianto fotovoltaico a inseguimento solare potenza 30 kWp (11 impianti per 45 m2 di superficie ciascuno)
impianto radiante a parete e a soffitto con scambiatori di calore integrati impianto di cogenerazione a biogas; potenza 70 kW termici + 70 kW elettrici
Un sistema del tipo stand-alone, detto anche Off Grid o sistema a isola, è molto spesso richiesto laddove l’allacciamento a una rete più grande risulta essere un’operazione troppo costosa o non realizzabile (per esempio nei rifugi di montagna ad alta quota o in zone rurali isolate) I dispositivi per la produzione di energia elettrica possono essere, come nel caso della SMA Solar Academy, pannelli fotovoltaici oppure piccoli impianti eolici, turbine idriche o generatori diesel che creano corrente continua la quale deve essere trasformata dagli inverter – vero cuore di tutto il sistema – in corrente alternata utilizzabile dai comuni apparecchi elettrici
L’energia prodotta in eccesso viene stoccata in apposite batterie che la rilasciano nei momenti in cui l’energia generata dall’impianto è scarsa o nulla.

Così funziona il concetto
La combinazione intelligente di diverse fonti energetiche applicate a un moderno sistema impiantistico fa sì che caldo, freddo ed energia elettrica siano sempre a disposizione dell’edificio indipendente dalla rete di fornitura elettrica nazionale.
Energia elettrica e calore
La maggior parte dell’energia elettrica necessaria è fornita dagli impianti solari installati in facciata e sul tetto dell’edificio In caso di ridotto irraggiamento solare i vicini impianti a inseguimento solare contribuiscono al sopperimento delle esigenze
L’impianto di cogenerazione a biogas produce calore per il riscaldamento ed energia elettrica compensando quindi, nei mesi invernali, il minor contributo degli impianti solari Il calore viene distribuito attraverso soffitto e pavimento
Freddo
Per il raffrescamento estivo si sfrutta l’acqua presa da una falda posta a 40 m di profondità, inviata agli scambiatori di calore grazie a due pompe a regolazione di giri variabile
Nelle aule seminariali silenziose “pareti raffrescanti” supportano il raffrescamento estivo dell’aria degli ambienti
Management dell’energia
L’unione di inverter e batterie d’accumulo provvede a un sistema stand-alone stabile, che può in qualsiasi momento soddisfare le esigenze degli utenti collegati In combinazione con l’impianto di cogenerazione a numero di giri variabile e l’accumulatore di calore, l’edificio si trova sempre in una situazione di equilibrio energetico
Numeri
Superficie utile dell’edificio: 1 400 m2
Prestazioni di picco del fotovoltaico: ca 151 kW totali (31,7 kWp in facciata, 58,7 kWp sul tetto, 60,75 kWp con gli impianti a inseguimento)
Potenza nominale dell’inverter di batteria: 60 kW
Potenza nominale dell’impianto di cogenerazione:
ca 70 kW termici/ 70 kW elettrici
Capacità di accumulo delle batterie: 230 kWh (corrispondente a ca. 4.800 Ah)
Quantità annuale prevista di energia elettrica:
Fabbisogno di energia elettrica: 130 MWh
Contributo di energia elettrica da fotovoltaico: 142 MWh
Contributo di energia elettrica dall’impianto di cogenerazione: ca 55 MWh
Legenda:
1 luce solare
2 biogas
3 acqua di falda
4 sistemi fotovoltaici a inseguimento solare
5 rete elettrica pubblica
6. convertitori di frequenza
7. sistema di cogenerazione a regime/numero di giri variabile
8 accumulatore di calore
9 pompa e scambiatore di calore
10 freddo: distribuito attraverso il soffitto; aria fredda;
dietro la vetrata fotovoltaica raffrescamento anche a pavimento
11 calore: distribuito attraverso il soffitto; aria calda; dietro la vetrata fotovoltaica riscaldamento anche a pavimento
12 energia elettrica: esigenze normali dell’edificio/ascensore; illuminazione; attrezzature delle aule dei seminari; cucina
13 inverter per batterie di impianti a isola/stand-alone
14. batterie
Qui accanto, l’intradosso del primo piano, allestito con 300 luci a LED che consumano 2 Wh l’una.
A destra, la facciata fotovoltaica rivolta a sud, vista dall’interno I moduli schermano la luce solare proiettando un motivo regolare sul pavimento e sulle pareti interne


variabile. Il suo funzionamento è definito sulla base della prestazione elettrica desiderata e il calore prodotto viene accumulato in speciali puffer che ne garantiscono il rilascio successivo a seconda delle necessità I vantaggi sono una gestione semplificata dell’edificio e una riduzione del consumo di gas
La variabilità della frequenza della corrente elettrica prodotta, dovuta al numero modificabile di giri dell’impianto, è neutralizzata da un convertitore di frequenza trifasico prodotto dalla SMA che garantisce una frequenza fissa sfruttabile all’interno dell’edificio
Nel caso di forte irraggiamento solare, ma basse temperature, come ad esempio nelle limpide giornate invernali, l’impianto si avvia solo per la produzione di calore e l’energia elettrica, comunque prodotta viene accumulata nelle batterie
Grazie quindi al binomio produzione di elettricità-calore, la fonte energetica primaria – il biogas – viene sfruttata fino al 90%, cioè circa il doppio rispetto a quello che avviene nelle normali centrali elettriche
con tubi capillari alimentati dall’acqua di falda, posti all’interno della controparete, raffrescano l’aria calda dell’ambiente che entra nella parete a livello del soffitto e che, una volta raffreddatasi, fuoriesce attraverso appositi pannelli forati alla base della parete stessa
Gestione delle risorse
Il rapporto intelligente con l’energia è stato uno dei perni attorno al quale ha ruotato il progetto complessivo della SMA Solar Academy ed è un tema importante per un edificio che vuole essere energeticamente indipendente
Oltre all’elevato isolamento delle strutture e allo sfruttamento della energia solare, si è trattato di gestire in maniera ottimale l’efficienza degli impianti e le utenze della rete dell’edificio
Nei giorni normali, circa 120 persone siedono ai tavoli delle 4 aule per seminari, in caso di manifestazioni più grandi si calcolano fino a 500 persone I seminari vengono organizzati durante tutto l’anno –con i 30 °C dell’estate così come durante le piovose giornate autunnali
Il fabbisogno elettrico da solo della SMA Solar Academy corrisponde a quello complessivo di circa 35 case medie tedesche
In un edificio con una facciata di vetro rivolta a sud e alta 5 m, anche se fornita di vetri ad alta protezione contro l’irraggiamento solare, il caldo si fa sentire e il raffrescamento diventa imprescindibile
Nel caso del grande corridoio a sud che corre parallelo alla facciata fotovoltaica, il raffrescamento è garantito da un impianto geotermico che sfrutta una falda d’acqua a 40 m di profondità, con temperatura costante di 11 °C durante tutto l’anno L’acqua di falda viene fatta scorrere all’interno dei controsoffitti in cui sono alloggiati elementi raffrescanti che cedono il fresco all’aria immessa negli ambienti
Nelle aule dedicate ai seminari, inoltre, sono state installate delle “contropareti raffrescanti” che sfruttano il principio della diversa densità dell’aria calda e fredda Scambiatori di calore
Si è optato quindi per un impianto di domotica che regola i flussi di energia e che è impostato sul risparmio energetico: regola la luminosità delle aule, adegua la ventilazione alle condizioni di temperatura e di notte spegne tutte le utenze rimaste in stand-by
Oltre a ciò, il “load management” della Solar Academy coordina temporalmente i diversi sevizi Per fare un esempio: quando è in funzione l’ascensore (che consuma 7,5 kW), il bollitore dell’acqua in cucina attende automaticamente che questo abbia finito la sua corsa oppure i notebook delle persone impegnate nei seminari continuano a funzionare attraverso le loro batterie interne non percependo neanche che l’energia elettrica è stata momentaneamente sospesa
Tutte queste piccole misure hanno un impatto notevole perché diminuiscono il fabbisogno prestazionale ed energetico massimo dell’edificio, provvedono a far sì che il consumo energetico sia omogeneo e facilitano agli inverter la regolazione dei flussi di energia
