Assaggi di Architettura – Architetti Under 40 – Vicenza
ASSAGGI di ARCHITETTURA ARCHITETTI UNDER 40 VICENZA
Questa pubblicazione, realizzata da EdicomEdizioni in collaborazione con l’Ordine Architetti PPC di Vicenza, raccoglie i progetti degli architetti under 40 iscritti all’Ordine che hanno risposto all’invito a presentare propri lavori inerenti il tema “Il progetto architettonico innovativo e sostenibile – influenze e contaminazioni nel contesto urbano e sociale”.
L’iniziativa mira a dare visibilità ai progetti di architettura realizzati dai giovani architetti e diffondere la cultura della professione, illustrando al pubblico ciò che è stato recentemente costruito e/o progettato dagli architetti del territorio, facendo emergere quanto il progetto di qualità possa incidere sulla trasformazione della vita, della società e del nostro contesto ambientale.
Vietata la riproduzione anche parziale di testi, disegni e foto se non espressamente autorizzata. Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali.
Febbraio 2025
ASSAGGI di ARCHITETTURA ARCHITETTI UNDER 40 VICENZA
Jacopo Gonzato
Tommaso
INTRODUZIONE
LISA BORINATO
Presidente Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Vicenza
Il progetto Assaggi di Architettura, promosso dall’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Vicenza con EdicomEdizioni, richiama la similitudine con l’apparato gustativo, nella dimensione del “sapore”, quale luogo ideale per osservare tutto quanto abbia a che fare con la progettazione. Ideare, disegnare e costruire spazi di riparo, di vita e di condivisione dell’umanità, con l’altrettanta necessaria azione del nutrirsi.
Come nell’imparare a mangiare e bere potremo accrescere il nostro grado di sofisticatezza, evoluzione sempre in atto anche per il ripensamento dei luoghi chiusi o aperti, quindi saremo stimolati ad aggiungere ingredienti e spezie per sperimentare qualcosa di nuovo, o cucito su misura. Una società che cambia di pari passo con le sue esigenze, ieri nel suo rappresentarsi, oggi nel perseguire la sostenibilità ambientale, chiede di introdurre proposte nuove, ad alimento delle scienze correlate. La trasformazione vale ancor più per l’architettura, con l’evoluzione tecnologica ramificata e interconnessa in un enorme “puzzle” di competenze. L’essere architetto equivale a farsi centro di connessioni affascinanti con l’idraulica, l’ingegneria, la sismica, l’impiantistica, l’artigianato, le materie prime e, come nelle migliori tradizioni umanistiche, con la matematica, la filosofia e le scienze umane, che diano specificità ad un luogo, posto al centro della ricerca.
La chiamata per questa edizione di Assaggi di Architettura, ha accolto la risposta di quattordici studi di professionisti, tutti sotto i quarant’anni d’età. Per gli architetti o studenti in Architettura è una consuetudine accettare che, mai come in queste professioni, arrivare ai quarant’anni equivale ad essere ancora dei “giovanissimi”, dei pionieri per il proprio percorso. Ma è altrettanto apprezzabile quanto le soluzioni e la freschezza di entusiasmo di questa generazione sia un “assaggio” di quanto ci accompagnerà per altri decenni, prima del definitivo ricambio.
I progetti ricevuti dalla Commissione affrontano diverse tematiche, dalla progettazione residenziale alla riqualificazione del patrimonio esistente. Dalla pianificazione urbanistica al design, individuando esperienze e contaminazioni internazionali che sono una stimolante dimostrazione della “migrazione” delle idee, in entrata e in uscita, dallo sguardo sulla provincia a cui riferisce il nostro Ordine.
Nell’osservare le tavole di progetto e le foto di quanto è stato realizzato, si potrebbe riscontrare il comune denominatore della ricerca, non solo progettuale, ma anche tecnica: i giovani progettisti dimostrano di avere visione e capacità di “fare rete” per avvalersi dell’esperienza di altre maestranze, come accennavo prima. È stimolante guardare al recupero di qualcosa di preesistente, in origine forse modesto ma, dopo la trasformazione, capace di farsi luogo desiderabile, di benessere, dove crescere le nuove generazioni e intessere rapporti sociali. Colpiscono gli interventi di grande valore per una comunità, come la scuola in Marocco, la cantina per i vini che è un “luogo comune” antico di millenni eppure sempre in voga. O come un allestimento temporaneo con l’utilizzo della vegetazione possa ridefinire il rapporto di un museo entrato nel panorama della nuova architettura italiana. Le idee, dunque, creano valore.
I testi a corredo dei progetti ricevuti, utilizzano definizioni ormai entrate nel vocabolario del nostro tempo: qualità, sostenibilità, riciclo, riuso, rigenerazione, benessere, ecosistema, dialogo, contenimento (energetico), legame, dialogo, innovazione, specie urbane, impronta ecologiche, isole di calore. Analizzando i diversi progetti è chiaro che questi termini, talvolta banalizzati dal marketing di prodotto e dalla comunicazione politica, nelle mani degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori sono invece preziosi strumenti di pensiero, che si traducono in azione concreta. Azioni che, contrariamente ai detrattori di ogni nuova forma di progresso, sono occasioni di miglioramento, veicoli di benessere sociale ed economico e dichiarazioni di maturità culturale per le quali vanno ringraziate le Università e le esperienze che consentono ad ognuno di scoprirsi solidale, nella pluralità delle soluzioni. I progetti dimostrano un’alta qualità del lavoro dei nostri giovani colleghi: ne esce un quadro in grado di delineare le future tendenze, oltre ad essere un’occasione preziosa per valorizzare, per il futuro, questa epoca del proprio lavoro.
Al traguardo di questa pubblicazione, non posso che ringraziare e complimentarmi con la Commissione Giovani dell’Ordine, coordinata dall’arch. Matteo Busa, Edicom Edizioni, gli sponsor e la segreteria, oltre naturalmente al Consiglio che ho l’onore di presiedere. Personalità, colleghe e colleghi volonterosi che hanno reso “gustoso” il paesaggio della nuova architettura, per questa terra.
Lorenzo Abate
IL GIARDINO DEGLI STUDI BASSANO DEL GRAPPA
La sostenibilità è il risultato di tre azioni: progettare la pedonalità delle aree esterne degli edifici, aumentare la permeabilità del suolo con aree verdi contrastando i fenomeni legati al cambiamento climatico e riutilizzare creativamente elementi prefabbricati per risparmiare risorse ed energie.
Il progettista
Ubicazione: Bassano del Grappa (VI)
Progetto architettonico: arch. Lorenzo Abate
Strutture: arch. Carmine Abate (2022 – 2024)
Direttore dei lavori: arch. Lorenzo Abate
Consulenti: prof. Loris Cerantola – Istituto Agrario Parolini
Architetto, si forma tra Venezia, Barcellona e Bologna sviluppando la passione per i temi della sostenibilità legati alla progettazione architettonica, alla pianificazione urbana e al design circolare. I suoi progetti sono stati esposti presso mostre a livello nazionale e hanno ricevuto premi e menzioni come il NextLandmark Pollution e quello della Henning Larsen Foundation. Attualmente si occupa di riqualificazione urbana e di progettazione degli edifici e spazi pubblici della città.
Il progetto
Il periodo del Covid ci ha insegnato l’importanza dello stare insieme e in quali luoghi stiamo scientificamente meglio. Abbiamo capito che come esseri urbani abbiamo ancora un bisogno vitale della natura e di come essa ci migliori la vita.
In Italia ci sono 45.779 scuole statali dove vive una comunità di 8.329.923 persone tra studenti, docenti e personale ATA (fonte MIUR).
Il rapporto tra il costruito (gli edifici) e il non costruito (le superfici destinate a parcheggi, strade e giardini), è solitamente maggiore rispetto quella che possiamo trovare nei centri storici della città.
Il disegno dello spazio esterno attorno alle scuole rappresenta oggi una grande risorsa per il cambiamento e la crescita delle città laddove sarà importante stimolare l’educazione all’esterno, lo svago e la crescita personale
– collettiva degli individui, in vista delle sfide sociali, economiche e ambientali del futuro che dovremmo affrontare tutti insieme.
Progettare con intelligenza gli spazi tra gli edifici significa alimentare la permeabilità del suolo attraverso rimozione e riciclo del materiale bituminoso, posando materiali maggiormente drenanti e in grado di limitare il fenomeno dell’isola di calore urbana. Vuol dire liberare la crescita di nuove aree verdi per connettersi ai corridoi ecologici delle città, piantumare alberi e arbusti per aumentare la sensibilità e il benessere delle persone, ma vuol dire anche contrastare con resistenza gli effetti del cambiamento climatico. Oppure vuol dire dare maggiori possibilità all’interazione sociale, al semplice incontro, al saluto, al dialogo, alle manifestazioni condivise di qualsiasi tipo, per una migliore vivibilità dell’intera dell’area.
Innovazione / sostenibilità
L’innovazione risiede nell’applicazione pratica della sostenibilità nel processo progettuale e di realizzazione, in un contesto in netto ritardo sul significato odierno qualitativo urbano di “centro studi”. L’analisi dello stato di fatto ha portato ad un ridisegno degli spazi, prima per le auto, a favore di quello per le persone, caratterizzando le superfici attraverso aree verdi, pavimentazioni drenanti e l’arredo urbano. Il progetto ha avuto due fasi di realizzazione con tempi di lavoro e zone differenti seguendo tuttavia una visione generale di masterplan. In due anni, sono stati rimossi circa 4400 m2 di conglomerato bituminoso, che è stato recuperato divenendo fresato d’asfalto. Per una maggiore permeabilità del suolo e arricchimento della falda acquifera sono stati posati 1950 m2 di cls drenante, 1990 m2 di prato verde con semina, 220 m2 di area con piante erbacee e striscianti e 120 m2 in pavimento in piastre grigliate prefabbricate per area bici. Questo ha determinato una maggiore permeabilità del suolo di circa il 60%. Per favorire la presenza degli utenti nell’area e suggerire momenti di socialità ed educazione outdoor, sono state messe a dimora 120 alberature e 680 tra piante di specie erbacee e striscianti, al fine di garantire maggiore ombra e benessere sensoriale. Inoltre, sono stati posati 244 m di cordonate di tipo stradale riusate in maniera creativa per formare delle sedute e 35 ml di sedute e 18 ml di tavoli in acciaio verniciato, per un totale di circa 470 posti a sedere. L’intervento ha portato a una considerevole diminuzione dell’effetto isola di calore urbana nell’area e un aumento del comfort in prossimità e all’interno degli edifici scolastici, garantendo standard di apprendimento maggiori.
Filippo Altafini VIA ROMA TORRI DI QUARTESOLO
Reinterpretare i collegamenti urbani esistenti oggi diventa fondamentale per rendere sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale le nostre città. La nuova gerarchia delle utenze stradali definisce il paesaggio urbano di Torri di Quartesolo (VI).
Consulenti: arch. Paride Cirillo (prog. architettonico), arch. Luisa Dal Brun (progetto del verde)
Impianti: Rizzato impianti srl
Appaltatore/Costruttore: Bedin Strade srl
Date Lavori: 2021 (1°stralcio) – 2022 (2°stralcio)
Filippo Altafini consegue la laurea magistrale in Architettura per il Nuovo e l’Antico nel 2017 con una tesi che propone una rifunzionalizzazione della ex-chiesa di S. Stefano a Monselice, il successivo ingresso nel mondo lavorativo avviene collaborando con studi tecnici che operano nell’ambito dell’architettura industriale e del restauro. Parallelamente all’attività professionale consegue nel 2020 la specializzazione in Beni Architettonici e Paesaggistici (scuola biennale SSIBAP dello IUAV Venezia) svolgendo anche un tirocinio professionale presso la Soprintendenza di Verona. Attualmente svolge l’attività libero professionale e collabora con studi tecnici ed ANPE (Associazione Nazionale Poliuretano Espanso Rigido).
L’opera si inscrive all’interno di un più ampio quadro di trasformazione delle funzioni della ex SR11 in attraversamento all’abitato di Torri di Quartesolo, fino al confine con il comune di Vicenza, volto a perseguire contemporaneamente le seguenti finalità: la messa in sicurezza del tratto stradale in oggetto, la traslazione della consistente quota di traffico veicolare di transito sull’alternativa circonvallatoria, la qualificazione urbana e la messa in continuità di un asse ciclabile sicuro tra il confine con il Comune di Vicenza e il centro commerciale Le Piramidi. Il progetto, con il disegno delle nuove sezioni stradali, mira a risolvere il conflitto tra due funzioni poco compatibili del medesimo spazio, ovvero quella prettamente viabilistica caratterizzata da un intenso carico di traffico in buona parte di transito, e quella di principale asse urbano, accogliente i flussi della mobilità alternativa e la sosta connessa alla presenza di alcune attività commerciali.
Primo elemento di moderazione della velocità di traffico è il restringimento della corsia carrabile ad una sezione costante di ca. 3,25 metri, recuperando superficie per l’alloggiamento di altre funzioni (ciclo-pedonalità, arredo e sosta).
Un’aiuola piantumata, secondo progetto paesaggistico specifico, protegge gli utenti della mobilità lenta e consente di trasformare l’intervento planimetrico in un intervento tridimensionale, in grado di interagire con l’utente a livello prospettico reinterpretando il tema del filare alberato ai lati del fosso, un tempo elemento fondante di questo paesaggio.
Il nuovo percorso di mobilità dolce ha una larghezza totale di circa 4 m ed è suddiviso nelle sue porzioni pedonale (ca 1,50 m) e ciclabile (2,50 m) dalle diverse colorazioni della pavimentazione.
Il progetto ha previsto l’utilizzo di un materiale specifico per la realizzazione della pavimentazione, in particolare sono stati posati dei masselli in conglomerato riciclato altamente poroso che li rende permeabili all’acqua. I sistemi e le soluzioni tecniche impiegate per la gestione delle acque meteoriche in ambito urbano non solo permettono di ottenere un effetto significativo di laminazione delle portate idriche in rete ma si fanno elementi di valorizzazione e riqualificazione delle trasformazioni del territorio: una progettazione integrata dello spazio urbano, infatti, può far sì che l’acqua non sia un problema, ma un elemento essenziale e un fattore caratterizzante dello spazio pubblico.
La pavimentazione drenante infatti ha permesso la rimozione di qualsiasi elemento di scolo delle acque meteoriche consentendo la realizzazione della superficie in totale assenza di discontinuità aumentando le sue caratteristiche di sicurezza ed accessibilità.
Nella scelta della pavimentazione drenante, che ha contribuito a ridurre l’incidenza della superficie impermeabile di una zona con pericolosità idraulica elevata, si sono tenuti in considerazione aspetti sia prestazionali, in termini di resistenza ai carichi dinamici determinati dagli accessi carrabili che attraversano la pista, e sia di innovazione e rispondenza a criteri di sostenibilità ambientale. Tra questi, oltre alla capacità drenante (11760 mm/h) si sono ritenuti particolarmente rilevanti per lo specifico contesto: l’elevato indice di riflettanza solare che contribuisce a ridurre il fenomeno dell’isola di calore, l’utilizzo di una quota significativa di materiale riciclato (derivante da sfridi di lavorazione della cave di porfido) e la possibilità di riutilizzo del materiale a fine vita nel rispetto dei criteri guida dell’economia circolare.
La sostenibilità è ambientale, economica e sociale: proprio dall’equilibrio di questi tre elementi può nascere un’architettura di qualità e bellezza, una bellezza oggettiva, a partire dalla ricerca e sviluppo di caratteri tipici della realtà materiale e sensoriale del luogo in cui si va a costruire.
Il progettista
Ubicazione: Villaverla (VI)
Progetto architettonico: arch. Federico Bertolo, arch. Valeria Pesavento
Strutture: ing. Giovanni Dani
Direttore dei lavori: arch. Federico Bertolo
Consulenti: ing. Giovanni Aldovini (imp. termici e meccanici), geol. Simone Barbieri (geologo), ing. Eros Brotto (strutt. prefabbricate), ing. Marco Cassin (collaudo), geom. Fabio Gambin (sicurezza), arch. Valeria Pesavento (prog. giardino), geom. Marco Rizzetto (rilievi), ing. Marco Valle (dl strutture).
Impianti: Bonato Impianti (impianti elettrici), Michel Facchini (impianti termici e meccanici)
Laurea in Ingegneria Edile-Architettura nel 2014 a Trento e 1° premio di architettura Luca Andreasi. Lavora a Parigi su importanti progetti internazionali nello studio Clément Blanchet (OMA France). Nel 2016 si trasferisce a Bologna per lavorare con il maestro della luce Mario Nanni in Viabizzuno e nel 2018 diventa responsabile dell’ufficio progettazione ombre dove si relaziona con gli studi Chipperfield, Zumthor, Pawson, Foster, Holtrop e lavora su opere iconiche quali il Palazzo Mondadori di Niemeyer e il Padiglione de l’Esprit Nouveau di Le Corbusier. Nel 2021 apre il proprio atelier di architettura a Vicenza pensato come una fabbrica di idee interdisciplinari per la contaminazione tra arti, mestieri e professioni.
Il progetto
Il progetto nasce dalla necessità dei committenti di realizzare una nuova abitazione di elevata qualità che possa rispondere alle esigenze dell’abitare contemporaneo e garantire il massimo benessere sia all’interno che all’esterno della casa.
Le idee di progetto prendono le mosse dalla lettura critica del luogo, dei suoi caratteri tipici e dallo studio degli elementi naturali che lo caratterizzano: la luce del sole e della luna, la direzione dei venti, la direzione della pioggia e la sua intensità.
Lo studio della luce naturale nelle diverse ore della giornata e nelle diverse stagioni dell’anno permette di realizzare elementi architettonici che proteggono gli spazi interni dall’irraggiamento durante le calde giornate estive e al tempo stesso che garantiscono il massimo apporto solare durante i mesi invernali riducendo al minimo i consumi
energetici. La configurazione ad “L” allungata della composizione architettonica permette di realizzare uno spazio esterno protetto dai venti dominanti oltre che dalla vista dei fabbricati vicini garantendo il massimo della privacy. Una grande apertura di 5,5 m mette in relazione continua l’interno con l’esterno immergendo lo spazio della casa nel verde del giardino accuratamente disegnato nei minimi particolari e in continuo mutamento. Estrema cura è stata posta alla progettazione di tutti i dettagli, estendendo tale attenzione anche al disegno di posa della pavimentazione. Il legno, elemento naturale, diventa filo conduttore di tutto il progetto.
Nasce così una abitazione contemporanea, disposta su due livelli e con tutti gli spazi necessari per una giovane famiglia; spazi flessibili nell’uso, sempre in stretto rapporto con l’esterno e la vita quotidiana della città.
Innovazione / sostenibilità
La nuova abitazione è concepita come “ecosistema urbano” dove architettura, ambiente e paesaggio sono in costante dialogo tra loro. Oltre ai dispositivi tecnici e impiantistici per il contenimento energetico un’attenzione speciale nella fase progettuale è posta agli elementi naturali che caratterizzano il luogo per sfruttare processi naturali passivi limitando i costi di gestione: forma architettonica che segue l’andamento del sole e protegge dal vento e dalla pioggia, giardino con piante perenni per ridurre l’isola di calore e favorire la biodiversità, recupero acque piovane con accumulo interrato per l’irrigazione. Il progetto si caratterizza per un alto livello di sostenibilità ambientale (NZEB) rispettoso dei CAM e capace di adattarsi ai cambiamenti climatici, anche quelli più estremi. Il progetto promuove quindi un approccio fortemente orientato alla sostenibilità con ridotte emissioni di CO2 e misure atte a mitigare gli impatti sull’ambiente. Struttura portante in Xlam e costruzione realizzata totalmente a secco favorendo il corretto riciclo a fine vita dei materiali.
A livello impiantistico pompa di calore, impianto di riscaldamento a pavimento e massetto radiante a basso spessore per ridurre l’inerzia termica, impianto di climatizzazione con moduli idronici totalmente integrato, ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore ad alta efficienza per il controllo della qualità dell’aria, pannelli fotovoltaici in copertura e batterie di accumulo, impianto di illuminazione a led ad elevate prestazioni (cri98, 1sdcm, 70.000 ore). L’illuminazione del giardino prevede l’utilizzo di luce variabile 2200 K (luce dell’alba) – 4000 K (luce della luna) con riduzione automatica del flusso luminoso durante la notte azzerando l’inquinamento luminoso.
Tommaso Bisogno ASILO DI AÏT AHMED
AGADIR
Cerco di seguire quattro principi per un’architettura –nei fatti – sempre più sostenibile: riusare il più possibile spazi e strutture esistenti, integrare tecniche e capacità costruttive locali, utilizzare materiali naturali o riciclati, adottare sistemi naturali di controllo della temperatura.
Il progettista
Ubicazione: Aït Ahmed – Agadir, Marocco
Progetto architettonico: arch. Tommaso Bisogno + BC architects & studies & materials
Cliente: Goodplanet Foundation + Association d’Aït Ahmed
Strutture: arch. Tommaso Bisogno
Direttore dei lavori: arch. Tommaso Bisogno
Consulenti: prof. Kris Scheerlinck
Appaltatore/Costruttore: Lahcen Bnaicha, Brahim
Oudoud, Hafid Bourma, Said Mezi
Date lavori: luglio 2017 – marzo 2018
Superficie utile: 65 m2
Tommaso Bisogno ha studiato architettura allo IUAV di Venezia e alla scuola Sint Lucas di Ghent, laureandosi con lode. Nel 2018 realizza il progetto di laurea “Preschool of Ait Ahmed”, un asilo bioclimatico in Marocco con BC Architects and Studies. Dal 2019 al 2022 lavora presso Collectief Noord Architecten ad Anversa. Tornato a Vicenza nel 2022, opera come freelance collaborando con Vanzega Architettura, Camposaz e Coolbricks. Nel 2024 fonda Collettivo Costruttivo, gruppo interdisciplinare che promuove workshop di progettazione e costruzione.
Il progetto
Nel 2018 Tommaso Bisogno ottiene un finanziamento dalla Fondazione Goodplanet e – in collaborazione con lo studio BC architects & studies & materials di Bruxelles –parte per il Marocco per realizzare il progetto della sua tesi di master: un asilo per bambine e bambini di Ait-Ahmed, un piccolo villaggio ai piedi della catena dell’Atlante che Tommaso aveva conosciuto negli anni precedenti. Il progetto risponde al bisogno espresso dalle famiglie del paese: avere uno spazio per accogliere i bambini in età prescolare e dar loro la possibilità di socializzare ed iniziare il proprio percorso educativo. Tommaso raccoglie l’invito e coglie anche l’occasione di realizzare l’opera utilizzando tecniche e materiali locali, nonché rispondenti alle norme antisismiche introdotte in Marocco dopo il disastroso terremoto del 1960. Per effetto di tali norme, i materiali tradizionali erano stati quasi totalmente abbandonati e sostituiti con materiali moderni, meno costosi ma ad un più
elevato impatto ambientale. Il nuovo edificio vernacolare integra così il design dell’architettura con quello del paesaggio rurale, sfrutta al massimo le proprietà bioclimatiche di tecniche e materiali tradizionali, ma è anche il risultato di un processo costruttivo partecipato dove maestranze locali e madri dei bambini hanno giocato un ruolo significativo. Lo spazio interno è attrezzato in modo tale da supportare tecniche d’insegnamento alternative, per esempio tramite l’utilizzo di banchi rotondi posti al centro dell’aula per promuovere tipologie di apprendimento più inclusive. L’asilo trova posto nella zona alta del lotto, accanto ai due fabbricati scolastici esistenti, e l’intervento ridisegna anche l’ampio spazio esterno, dove viene creata la prima area giochi del paese con spazi verdi, alberi, sedute e altalene. La pendenza naturale del cortile è stata trasformata creando due livelli per favorire il gioco e alcuni spazi didattici esterni.
Innovazione / sostenibilità
Il progetto ha concretamente adottato quattro criteri dell’architettura sostenibile: riusare il più possibile spazi e strutture esistenti, integrare tecniche e capacità costruttive locali, utilizzare materiali naturali o riciclati, adottare sistemi naturali di controllo della temperatura.
I muri portanti del piccolo pentagono scolastico sono stati realizzati in pietra con malta di calce, seguendo una collaudata tecnica costruttiva locale. Per rispettare le norme antisismiche del Marocco e stabilizzare e unificare la muratura di pietra, sono stati aggiunti pilastri in cemento armato vicino alle aperture in facciata e cordoli di basamento e sommitali. Per la struttura portante del tetto piano, sono stati recuperati e riutilizzati vecchi piloni in legno utilizzati per l’energia elettrica, posizionati orizzontalmente, uno accanto all’altro.
La copertura del tetto è stata eseguita secondo la tecnica del “tadelakt”, utilizzata a Marrakech per impermeabilizzare l’interno delle cisterne d’acqua. Gli interni sono stati rifiniti con la tecnica “nouss-nouss”, un “metà e metà” di terra e calce che crea un intonaco lucido e traspirante, permettendo alla luce indiretta del sole di diffondersi in maniera soffusa nello spazio.
Lo studio delle facciate è stato finalizzato per impedire l’irraggiamento solare diretto e offrire ambienti freschi durante il giorno. Per questo motivo, la parete posta a sud-ovest è stata progettata con un doppio muro con intercapedine, che funge da isolante rendendo la costruzione fresca nelle ore diurne. Le finestre sulle facciate a nord-ovest e a sud-est sono invece incorniciate dallo spessore del muro, tagliato in diagonale dal lato più esposto al sole, in modo da impedire ai raggi solari di entrare nell’edificio in modo diretto.
BIDUE studio
APPARTAMENTO CON VISTA
VICENZA
Sostenibilità per noi significa progettare considerando il legame con il territorio e i bisogni primari dell’uomo, consapevoli che il pianeta in cui viviamo ha anche lui delle esigenze. Bisogna evitare la corsa alla standardizzazione, ricercando la qualità architettonica rispetto alla quantità edilizia.
Photo: Arch. Boveri Matteo
I progettisti
Ubicazione: Vicenza
Progetto architettonico e di interni: BIDUE studio | arch. Bocola – arch. Boveri
Costruttore: Trevisan Impresa Edile
Impianti meccanici: Sirces impianti
Impianti elettrici: Sbs impianti srl
Data lavori: 2020 – 2021
Superficie utile: 80 m2
BIDUE, studio di architettura e design fondato da Bocola Andrea e Boveri Matteo nel 2019, con la volontà di proseguire analisi e ricerca compositiva iniziata all’Università IUAV di Venezia. Laureati entrambi nel 2015 e cresciuti tramite concorsi e diverse collaborazioni nazionali e internazionali, concentrate sul recupero del patrimonio edilizio attraverso la rigenerazione e riqualificazione con un occhio alla sostenibilità. Operiamo spinti dalla passione e dalla voglia di approfondire le diverse scale del progetto, fino al dettaglio più minuzioso in un rapporto di dialogo e ricerca costante con tutte le maestranze e gli artigiani che nel percorso collaborano con noi.
Photo: Arch.
Boveri Matteo
Photo: Arch. Boveri Matteo
Il progetto
L’intervento ha interessato la ristrutturazione di un appartamento posto al quarto piano di una palazzina degli anni ’60, situata a ridosso della stazione nella zona del Quadrilatero di Vicenza.
Il progetto ha comportato la ridistribuzione degli spazi attraverso la demolizione dei tramezzi interni nella zona giorno a favore di un open space più funzionale e moderno. La divisione degli ambienti è definita da forme semplici costituite da una parete attrezzata che caratterizza il progetto. Tali forme sono pensate anche come volumi abitati, in grado di ospitare oggetti e ottimizzare la fluidità di utilizzo degli ambienti. La soluzione ha risposto alle esigenze del cliente perché ha permesso di usufruire di questi nuovi spazi mascherando componenti impiantistiche elettriche ed idrauliche. La parete attrezzata ha permesso di garantire privacy e allo stesso tempo dividere i locali
integrando pannelli apribili sia a battente che scorrevole. La cucina è stata inserita nella composizione dei nuovi volumi integrandola al sistema dei serramenti, con l’aggiunta di un piccolo volume monolitico che funge da isola. Per marcare l’ingresso e uniformarlo ai nuovi spazi abbiamo inserito un nuovo elemento a soffitto che ci ha permesso di nascondere l’impianto di raffrescamento e di integrare l’illuminazione. La zona notte, costituita da due camere e un bagno, non ha subito variazioni spaziali in quanto già funzionale all’impianto dell’appartamento. Per l’intero progetto è stata curata la scelta dei materiali, cercando un equilibrio cromatico per pavimenti e rivestimenti oltre che per il mobilio su misura. Rilevante è stata la scelta del colore principale “azzurro lago” per la parete attrezzata, prendendo spunto dal colore rame invecchiato della cupola nella Basilica Palladiana di Vicenza.
Photo: Arch. Boveri Matteo
Photo: Arch. Boveri Matteo
Innovazione / sostenibilità
Dall’unione delle esigenze del cliente e degli obbiettivi di sostenibilità, il progetto ha preso forma cercando di garantire quelli che sono i nostri standard di qualità architettonica privilegiando l’artigianalità e materiali naturali o riciclati.
Per i pavimenti è stato utilizzato un prodotto che non sia solo esteticamente bello alla vista ma che sia anche duraturo nel tempo, che crei benessere non solo visivo ma anche salutare, per questo è stato scelto un legno Rovere Europeo Naturale realizzato attraverso l’impiego di materiali bio-compatibili.
I vecchi serramenti in legno a vetro singolo, deteriorati con il tempo, sono stati sostituiti a favore di nuovi serramenti di ultima generazione in legno lamellare di abete laccati con vetrocamera. Lo stesso è stato fatto anche per gli avvolgibili, inserendone di nuovi in alluminio coibentati ad alta densità e motorizzati.
Partendo da un impianto di riscaldamento centralizzato condominiale abbiamo dovuto mantenere la tipologia dell’impianto a radiatori, implementando la mancanza dei radiatori demoliti con un sistema canalizzato a controsoffitto che permettesse di riscaldare o raffrescare l’ambiente, garantendo un maggiore comfort abitativo. Per evitare opere di demolizioni invasive abbiamo scelto di mantenere la maggior parte dei punti luce esistenti implementandone con alcuni di nuovi sfruttando il nuovo volume a soffitto. Sono state scelte varie tipologie di corpi illuminanti a LED, dal faretto incassato e strip led nella zona disimpegno/ingresso, alle sospensioni e applique della zona giorno e notte.
Per quanto riguarda gli elettrodomestici della cucina è stato installato un piano a induzione con cappa downdraft a piano, garantendo la possibilità di ritornare ad una cottura a gas mediante la predisposizione sotto l’isola senza futuri interventi invasivi.
Photo: Arch.
Photo:
Greta Cattelan
NUOVO HEADQUARTER CSC S.P.A.
SCHIO
«Per me, l’architettura è una questione globale. Non esiste architettura ecologica, architettura intelligente, architettura sostenibile. Esiste solo la buona architettura. Ci sono sempre problemi che non dobbiamo trascurare; per esempio l’energia, le risorse, i costi, gli aspetti sociali. È sempre necessario essere attenti a tutti questi aspetti».
Eduardo
Souto de Moura
Il progettista
Ubicazione: Schio (VI)
Progetto architettonico: arch. Greta Cattelan
Strutture: ing. Paola Dal Zotto – ing. Darik Gastaldello
Direttore dei Lavori: arch. Greta Cattelan –geom. Piergiorgio Cattelan
Progettista impianto termotecnico e idraulico: perito Alberto Tomasi
Progettista impianto elettrico: perito Giuseppe Casella
Greta Cattelan è un architetto appassionata di progettazione architettonica che collabora nello studio di famiglia dove fin dagli inizi lavora su una varietà di compiti che la porta ad essere coinvolta sia in progetti residenziali che industriali, sia su interventi di nuova realizzazione che di ristrutturazione. Ha conseguito gli studi all’Università I.U.A.V. di Venezia portando come tesi un’analisi sulla decommercializzazione dei centri storici italiani. L’aspirazione futura è quella di poter progettare sia in piccola che in grande scala per mettere in pratica l’esperienza fatta durante gli studi universitari. Nella vita è mamma di due bambini con cui ama giocare e viaggiare.
Il progetto
Lo stabilimento è composto da un capannone ad suo industriale avente una superficie di circa 5.000 m2, dove all’interno, oltre all’area destinata alla produzione, è stato ricavato un bunker schermato per l’esecuzione di controlli non distruttivi mediante apparecchiatura a raggi X, un portico destinato all’operazione di decapaggio e i locali di servizio dedicati agli operai. La costruzione è stata realizzata con pilastri prefabbricati il cls, copertura a shed e pannelli di tamponamento prefabbricati a taglio termico. I serramenti sono in alluminio a nastro verticale e i portoni con telaio in alluminio e materiali coibentanti. Prospiciente la strada comunale Via Luigi Cazzola, è stata realizzata la palazzina uffici di tre piani fuori terra da circa 200 m2 l’uno. L’idea di progetto si sviluppa da un parallelepipedo completamente trasparente che si interseca con un cubo opaco che slittando legger-
mente su due lati funge da sporto per le grandi facciate continue. Attraverso una bussola si accede all’ingresso completamente vetrato che, con la sua doppia altezza, esalta la scala che, con il sviluppo verticale dei cosciali in alluminio antracite, caratterizza fortemente lo spazio. Al secondo piano, sopra l’ingresso, una sala riunione completamente vetrata su due lati e sovrastando i vicini edifici industriali apre al paesaggio donato dalle catene montuose limitrofe. La pulizia delle linee data dall’intersezione dei montanti e dei traversi delle facciate continue è stata garantita grazie alla realizzazione di pantografi motorizzati a tutt’altezza (m 3,50). Nella superficie prospiciente il capannone si sviluppano gli ambienti di servizio quali il vano ascensore, servizi igienici e i vani tecnici. Nel fronte strada caratterizzato dal cubo opaco invece si dispongono gli uffici e le salette riunioni.
Innovazione / sostenibilità
Il nuovo Headquarter C.S.C. s.p.a. ha sede in un lotto residuale della Zona Industriale del Comune di Schio che pur essendo un ambito fortemente antropizzato si riconosce per l’intenzione di ottenere un complesso urbano dotato di infrastrutture adeguate alla funzione produttiva ben integrate con il contesto ambientale circostante, attraverso filari e parcheggi alberati, zone verdi ben distribuite che mediano sapientemente lo scenario produttivo con quello paesaggistico. In loco, dal punto di vista paesaggistico, meritano di essere citati il torrente Timonchio, la cui fascia di rispetto interessa parte del lotto, di cui è significativa la vegetazione ripariale in fregio al corso d’acqua e, dalla parte opposta, una piccola macchia boschiva dentro il complesso “ex Lanerossi”. In questo scenario è stato sviluppato il progetto per il nuovo stabilimento che doveva rispondere alle esigenze delle lavorazioni industriali svolte dall’azienda e allo stesso tempo rispettare l’ambito ambientale in cui si doveva insediare. Non potendo ridimensionare la superficie dello stabilimento, il capannone si è “vestito” con tinte opache sulle cromie del verde e del beige rappresentando un riuscito connubio tra architettura e ambiente. Al fine di oscurare le vetrate a nastro verticale sono state installate a filo con i pannelli prefabbricati delle griglie su cui agganciare fogli di lamiera stirata in tinta con le pareti del capannone. Il risultato è un edificio che si mimetizza nella natura circostante a vantaggio di un impatto ambientale estremamente contenuto nell’area prospiciente il vincolo paesaggistico – ambientale. La mitigazione è stata rafforzata esternamente da fasce di aree verdi alberate che fungono da filtro tra l’area boscata e la zona industriale. Grazie al grande impianto fotovoltaico (circa 120 kWp), integrato con gli shed del capannone, l’azienda garantisce all’interno dell’area produttiva un ambiente climatizzato sia in estate che in inverno.
Davide Cecconello
CASA ZUFFELLATO PADOVA
Per quanto mi riguarda la sostenibilità si accompagna a forme che possano limitare la dispersione di energia e spazi che possano far rendere al meglio termicamente l’edificio senza rinunciare a una carica estetica necessaria del progetto di architettura.
Photo: Riccardo De Vecchi photographer
Il progettista
Ubicazione: Padova
Progetto architettonico: arch. Davide Cecconello
Direttore dei Lavori: arch. Davide Cecconello
Consulenti: ing. Davide De Franceschi (impianti)
Costruttore: impresa edile Trevisan
Date lavori: novembre 2022 – dicembre 2023
Superficie Utile: 76 m2
Davide Cecconello, Marostica 08/06/1993, si forma allo IUAV di Venezia e alla RWTH di Aachen fino al 2018 quando si laurea con la tesi “Nuovo Panorama von Notarbartolo”, un progetto di recupero urbano a Palermo con il prof. Valerio Paolo Mosco. Collabora con diversi studi in Italia e all’estero in Olanda e Francia.
Rientrato in Italia nel 2020 inizia prima l’attività di collaboratore alla didattica presso IUAV, che prosegue tutt’ora, e poi la libera professione con l’iscrizione all’ordine degli architetti nel 2021. Attualmente svolge attività prevalentemente legate al residenziale privato e collabora come consulente con altri studi in Veneto.
Photo:
Riccardo De Vecchi photographer
Il progetto
La residenza si trova all’interno di una corte alberata nel centro storico di Padova, e vi si accede da un ingresso comune sotto un portico storico che porta appunto a un giardino la cui parte terminale è privata e pertinenziale all’abitazione.
Il lavoro è consistito nel completamento di un edificio precedentemente demolito e ricostruito e lasciato allo stato grezzo.
L’edificio è di tipo residenziale su un unico livello e si compone di un soggiorno-cucina come vano principale dal quale si accede a due disimpegni con rispettivo bagno e camera da letto. Tra i due bagni e la finestra posta a metà della cucina è presente un cavedio di aerazione. La copertura è a falde e l’edificio è circondato su tre lati da un portico a copertura piana mentre su un quarto lato risulta
essere in adiacenza a un altro edificio. Il progetto ruota attorno ad un elemento di arredo centrale che assolve molteplici funzioni: la parete attrezzata. Questo dispositivo funge innanzi tutto da cucina, aperta sullo spazio principale dell’abitazione che è appunto il soggiorno-cucina, alle sue estremità invece rivela un altro aspetto, cioè quello di dividere tramite delle porte integrate lo spazio principale dai due disimpegni che conducono ai rispettivi bagni e camere. Il modulo prosegue poi in parte all’interno dei disimpegni diventando scarpiera da un lato e mobile di servizio dall’altro. Come ultimo aspetto funzionale, nella veletta superiore è integrato il sistema di aerazione che funge sia da riscaldamento che raffrescamento e che dalle bocchette sopra le due porte sopra citate fa scorrere l’aria all’interno dei vani.
Photo: Riccardo De Vecchi photographer
Innovazione / sostenibilità
Una delle soluzioni peculiari di questo progetto è senz’altro l’integrazione del sistema di riscaldamento e raffrescamento ad aria con l’arredo fisso. La spina tecnica diventa in questo caso anche quella spaziale unendo di fatto gli aspetti compositivi con quelli legati alle necessità energetiche dell’abitazione.
Un altro aspetto adottato è quello dell’uso di porticati di fronte alle aperture principali dell’abitazione, questo permette, infatti, un ridotto irraggiamento delle superfici vetrate e di conseguenza limita molto il riscaldamento di queste e dell’interno. Questo elemento architettonico, inoltre, riesce anche a modulare in modo più diffuso la luce interna; non avendo infatti un’illuminazione diretta è possibile rinunciare alle tende interne ed avere, appunto, una luce più uniforme e temperata all’interno. Adottare un sistema che possa sia riscaldare che raffreddare gli ambienti, infine, limita il numero di impianti fornendo la soluzione ottimale stagione per stagione, in questo caso il sistema termico è di tipo ibrido, con fonte energetica gas naturale e corrente elettrica.
Photo: Riccardo De Vecchi photographer
Photo: Riccardo De Vecchi photographer
Marcello Fantuz GREEN GALLERY –YAP MAXXI 2018 ROMA
Green Gallery è un padiglione temporaneo di climatizzazione esterna. Una griglia sottile crea un paesaggio architettonico che sposa le forme naturali a quelle artificiali. All’ombra dei Gelsomini e della Buganvillea, piante a foglia larga che accarezzano il visitatore offrendo ristoro.
Photo: Courtesy
Il progettista
Ubicazione: Roma – Fondazione MAXXI
Progetto architettonico: STUDIOD3R – Radostina Radulova-Stahmer e Deniza Horländer con Marcello Fantuz
Direttore dei lavori: Silvia La Pergola (Fondazione MAXXI)
Date lavori: estate 2018
Superficie utile: 300 m2
Architetto laureato alla TUDelft nel 2010 con una tesi sull’agricoltura urbana di Cuba, da allora lavora all’intersezione tra paesaggio e Architettura. È stato assistente alla didattica presso ETH Zurigo e TUGraz, comprendendo così l’importanza dell’esercizio della professione. Nel 2018, con D3R, ha vinto lo “young architects program” realizzando la Green Gallery, un padiglione temporaneo al museo MAXXI di Roma. Ha fondato Studio Archipelago, con il quale continua ad esplorare la ricerca e la progettazione, concentrandosi su soluzioni integrate al contesto naturale.
Photo: Courtesy Fondazione MAXXI, foto di Musacchio Ianniello
Photo:
Courtesy
Fondazione MAXXI, foto di Musacchio Ianniello
Il progetto
L’installazione temporanea Green Gallery era situata nel cortile della Fondazione MAXXI sotto l’iconica galleria 5 ed è stata scelta dalla giuria internazionale del concorso di idee YAP 2018 “per la capacità di dialogo con l’architettura fortemente volumetrica, concreta e dinamica del MAXXI, cui contrappone una struttura fondata sulla leggerezza, il minimalismo geometrico e la massima presenza della natura”. Poiché i massicci ma dinamici volumi di cemento del museo, progettato dallo studio Zaha
Hadid Associates e completato nel 2009, sono i protagonisti della piazza e la destinazione del visitatore che ha attraversato Roma d’estate per visitarli, la Green Gallery risponde con una struttura leggera composta da elementi modulari e vegetazione ricca e diversificata. Pensata come un’oasi verde fresca e rigenerante, Green
Gallery si propone di evidenziare la capacità della vegetazione di mitigare il microclima urbano, promuovendo la biodiversità, e di portare al centro del dibattito il ruolo del paesaggio nel progetto della città contemporanea. Un sistema di nebulizzazione si snoda tra le tubature di metallo orizzontali, consentendo sia alle piante che alle persone di rigenerarsi nelle torride giornate estive, in marcato contrasto con l’architettura circostante. La Green Gallery non è solo un’installazione concettuale, ma uno spazio verde pubblico che migliora il microclima urbano, accogliendo il visitatore con un’esperienza sensoriale immersiva. Uno spazio verde pubblico dove i visitatori possono godere del microclima fresco creato dalla vegetazione e partecipare agli eventi del ricco programma estivo del museo.
Photo: Courtesy
Fondazione MAXXI, foto di RaV RipreseAudioVisive
Innovazione / sostenibilità
La vita di tutte le specie urbane è messa a dura prova dall’inquinamento, dal riscaldamento globale, dalle superfici impermeabilizzate e dalle isole di calore. Le città devono rispondere urgentemente con una rinnovata consapevolezza delle condizioni climatiche locali e globali, integrando e comprendendo la natura come elemento fondamentale della progettazione architettonica ed urbana. La Green Gallery è esempio di come sia possibile superare il paradigma moderno di un ambiente costruito e condizionato, altro e separato dal paesaggio naturale la cui estetica è goduta solo visivamente. La Green Gallery mostra come il paesaggio sia invece infrastruttura che partecipa del metabolismo urbano, e la cui esperienza coinvolge tutti i sensi. La coreografia delle sensazioni olfattive e la sinfonia dei colori permeano il corpo del visitatore innescando una risposta sensoriale ed emotiva. La struttura modulare e leggera, composta da sottili pilastri in acciaio, ognuno con alla base un vaso cilindrico, e rivestiti da una varietà di piante rampicanti e fiori locali, contrasta con l’architettura massiccia del MAXXI, invitando alla riflessione sul ruolo chiave che il paesaggio naturale può avere nel controllo e mitigazione dei microclimi urbani.
Photo: Courtesy Fondazione MAXXI, foto di Musacchio Ianniello
Photo: Courtesy Fondazione MAXXI, foto di RaV RipreseAudioVisive
Photo:
Courtesy Fondazione
MAXXI, foto di Musacchio Ianniello
Jacopo Gonzato SOUNDGEOMETRY
VICENZA
La durata di un oggetto o di un edificio è uno dei principali indicatori della sostenibilità. Le nostra città e le nostre case sono ricche di manufatti di centinaia di anni, testimoni che uno sforzo ed utilizzo di materia lungimirante possono servire più generazioni.
La bellezza (e la sua ricerca multisensoriale) è un valore può durare per sempre e si presta ad essere difesa e preservata, facendosi dolcemente sostenibile.
Il progettista
Ubicazione: Vicenza – Basilica Palladiana Progetto SoundGeometry: arch. Jacopo Gonzato Progetto allestimento mostra “La proporzione
aurea”: Gabbani & Associati – Studio di Architettura
Realizzatore allestimento mostra: Manaly soc. coop. Date lavori: ottobre 2023 – dicembre 2023
Superficie utile: 12 m2
Nato il 25/03/1988, Jacopo Gonzato si è laureato in Architettura presso l’Università IUAV di Venezia con laurea magistrale nel 2015. Sempre nello stesso anno ha ricevuto la Laurea in Architettura presso la Pontificia Università Cattolica del Chile. Le esperienze acquisite, gli studi e le sperimentazioni lo hanno portato alla realizzazione di un progetto innovativo: soundgeometry. La diffusione del suono attraverso le forme geometriche e i solidi platonici. Il progetto è stato presentato in molte occasioni, mostre, eventi a livello nazionale. È resident artist presso la Galleria Rossana Orlandi di Milano dal 2022.
Photo: Relazionesimo
Photo: Relazionesimo
Il progetto
Un’unione tra armonia economica, estetica e sociale è al centro del percorso espositivo proposto da Relazionésimo – progetto imprenditoriale e culturale promosso da Ketty Panni e Ombretta Zulian – che ha preso corpo nella mostra “La proporzione aurea. Un viaggio tra armonia, emozioni e conoscenza” svoltasi nella prestigiosa sede della Basilica Palladiana di Vicenza. Jacopo Gonzato in questa sede ha presentato un lavoro innovativo sul suono e la geometria. Le strutture proposte da Gonzato dimostrano come un fenomeno di vibrazione e amplificazione delle onde sonore possa, sollecitando delle strutture realizzate con materiali speciali e naturali, distribuire il suono attraverso di esse. Durante la mostra, sono stati esposti modelli che rappresentano strutture sonore basate sui solidi platonici. Questi modelli, simili a plastici di studio, avevano l’obiettivo di
mostrare come le variazioni di forma influenzino la distribuzione e la diffusione del suono. L’intento dell’esposizione era gettare le basi per un nuovo metodo di progettazione sonora degli spazi, partendo dall’architettura stessa e dalle strutture che la compongono. La mostra ha rappresentato il primo capitolo di questo metodo, con l’esposizione di oggetti sonori. Questo sarà seguito dalla costruzione di padiglioni sonori e, successivamente, di vere e proprie architetture sonore. Gonzato ha quindi tracciato un percorso che mira a integrare il suono nell’architettura, creando spazi che non solo ospitano il suono, ma che lo distribuiscono e amplificano in modo armonioso e innovativo. Il motto di Gonzato, “traditio innovatio proportio”, riflette la sua ricerca della bellezza nell’eterno gioco tra passato e futuro, unendo tradizione e innovazione in perfetta armonia.
Photo: Boccaccio432 srls –Arch. Jacopo Gonzato
Photo: Boccaccio432 srls –
Arch. Jacopo
Gonzato
Photo: Boccaccio432 srls –Arch. Jacopo Gonzato
Photo: Boccaccio432
srls –Arch. Jacopo Gonzato
Innovazione / sostenibilità
SoundGeometry rappresenta un’interessante sinergia tra sostenibilità e innovazione nel campo del suono e dell’architettura che si manifestarsi attraverso l’uso di materiali naturali e speciali per le strutture sonore, riducendo l’impatto ambientale.
Jacopo Gonzato ha introdotto l’innovazione attraverso la geometria e la forma. Ha esplorato le proprietà dei solidi platonici per distribuire e amplificare il suono. L’approccio scientifico e metodologico di Gonzato ha aperto nuove prospettive per la progettazione sonora degli spazi. La mostra “La proporzione aurea” ha rappresentato il primo capitolo di questo metodo che mira a integrare il suono nell’architettura, creando spazi che non solo ospitano il suono, ma lo distribuiscono e amplificano in modo armonioso e innovativo. In sintesi, SoundGeometry di Jacopo Gonzato unisce tradizione e innovazione, aprendo nuove possibilità per la progettazione sonora sostenibile e coinvolgente.
Photo: Gabbani
Associati
di Architettura
Photo: Relazionesimo
Photo: Boccaccio432 srls –Arch. Jacopo Gonzato
Ricardo Lunardon
ENOTECA NERO RAVANO MAROSTICA
L’Enoteca Nero Ravano esplora il recupero e l’ampliamento di uno spazio adibito precedentemente a magazzino interrato, riconvertito in una piccola enoteca industrial-tech che è divenuta il cuore della memoria a servizio del ristorante La Rosina, tra le colline di Marostica (VI), fondato nel 1917.
Date lavori: gennaio 2016 – giugno 2018 (complessivo dell’intera struttura di ristorante e hotel)
Superficie: 85 m2 (sola enoteca)
Nato a São Bernardo do Campo (São Paulo – Brasile), vive e lavora a Marostica (VI). Italian style, Brasilian soul, Oriental inspiration: così piace definire la sua ricerca, tra Italia, Sudamerica e Oriente.
I suoi interessi multitasking, eclettici e trasversali sono le sue proiezioni verso l’architettura, l’interior design, il paesaggio e il feng shui, la pianificazione urbana sostenibile e la riqualificazione strategica, così come lo sviluppo di nuovi processi industriali di prodotto e design, prototipazione, grafica e packaging. Il suo interesse e la sua esperienza nell’applicazione del Design for All lo rendono molto sensibile e impegnato in questioni sociali.
Oggi è fondamentale adottare nuove visioni di rigenerazione estetica, innalzare il livello qualitativo attraverso un continuo dialogo tra architettura e paesaggio, natura e costruito.
Per far ciò i progetti devono tener conto di molteplici fattori, fondamentali per il comfort degli ospiti: una visione di paesaggio (interno e/o esterno), il senso di accoglienza, l’insonorizzazione acustica, l’illuminazione naturale e la penombra, la trasparenza, l’efficienza energetica, i materiali dal sapore industrial-tech raffinato”.
La penombra è per il nostro approccio un elemento di guida di ambienti e oggetti, aiuta a creare ambienti morbidi e soffusi. Nella penombra si entra in contatto con quello che ci circonda, si generano vie alternative a seconda delle sensazioni personali: è un andamento più
lento, più sensibile, di scoperta.
Allo stesso modo, l’innesto di trasparenze, intersezioni e vuoti detta la permeabilità e la fluidità degli ambienti: gli spazi devono intersecarsi l’uno con l’altro, intravvedersi, contaminarsi.
Insieme, luce e penombra creano le vere scenografie di uno spazio, come pure di un oggetto di design. I progetti diventano così emozionali, generano curiosità e interesse, diventano radicali e, dove serve, sopra le righe per creare angoli quasi magici.
Lo spazio conviviale dell’Enoteca Nero Ravano è quindi pensato essenzialmente come una scenografia, dove le tonalità scure, l’uso mirato della luce a led e l’arredo spartano devono conferire all’ambiente una certa ruvidità.
La pavimentazione scura è una realizzazione di microcemento a base nera e ruggine liquida letteralmente spalmata sopra, creando un innovativo effetto camouflage.
La parete attrezzata in legno di rovere per le esposizioni di vini e prodotti alimentari del territorio vuole ricordare gli ingressi circolari dei giardini cinesi: l’Enoteca è per l’architetto una sorta di giardino del gusto e dei sapori. Il grande tavolo in legno massiccio, al centro della scena, simbolo dell’amicizia e della condivisione, è stato ricavato da un’unica pianta di rovere morente, recuperata nel bosco limitrofo, a trecento metri dal cantiere. Gli elementi in rovere che compongono la tavola sono semplicemente incastrati con la tecnica costruttiva retaggio del tradizionale tavolo fratino. Il taglio della pianta è avvenuto nell’anno precedente, per cui il tenore dell’umidità interna alla pianta si stabilizzerà in modo naturale per i prossimi 4-5 anni. Il metodo costruttivo è stato pensato per rendere agevole la futura e necessaria stabilizzazione degli elementi lignei. L’illuminazione a spot led della ditta Erco illumina con delicatezza le spalliere laterali del vino, in questo continuum materiale di ruggine e luce, molto scenografico.
Tutto deve rapportarsi a punti di esaltazione dei dettagli e dei prodotti come una vera e propria architettura scenografica, dove è la penombra la vera protagonista della scena. I volumi si sviluppano in due zone a diversa quota, collegati da una scalinata a tutta larghezza, per accentuare la profondità dello spazio, in cui l’effetto voluto ha una dimensione widescreen a 16:9, una percezione ottica contemporanea della percezione spaziale. In questo modo l’altezza dei locali è mediamente bassa, tutto è a portata di mano.
Nel fondo della stanza trova spazio un antico bancone da osteria, che era proprio quello della fondatrice della locanda aperta nel 1917.
Quindi l’Enoteca diventa un piccolo museo, custode di oggetti ed elementi che fanno parte della centenaria storia degli spazi. Il cavedio tecnico di fondo è trasformato in una nicchia in cui trova spazio la scena di fondo, una realizzazione in marmo Biancone di Asiago, opera dell’artista Gabriele Todesco, in cui la Natura (un pezzo di vite delle piante con cui il vino rosso Nero Ravano, il vino della tenuta padronale, viene prodotto poco distante) viene avvolta in un ‘lenzuolo di pietra’ e cerca di raggiungere la luce filtrata dall’alto, scardinando la roccia più dura. Un’antica pianta autoctona, lavorata a taglio antico, e una robusta spalliera di ruggine e vino, assieme alla penombra, riescono a comporre gran parte delle sensazioni di questa stanza ipogea, rendendo solenne ogni gesto di conviviale amicizia.
Photo:
Tommy Ilai
Camilla
Tommy
Ricardo Lunardon MCHOUSE MAROSTICA
MChouse nasce per una famiglia contemporanea con figli che ricerca calma e relax dalla vita frenetica, mimetica nel verde paesaggio di Marostica.
L’abitazione risulta solida, scolpita e dinamica nella composizione delle masse e nel fluire delle linee, e allo stesso tempo protettiva ed accogliente.
Costruttore: Costruzioni Cuman di Giuseppe Cuman & C.
Date lavori: luglio 2022 (fine cantiere)
Superficie: 240 m2 (lotto di pertinenza 2000 m2)
Nato a São Bernardo do Campo (São Paulo – Brasile), vive e lavora a Marostica (VI). Italian style, Brasilian soul, Oriental inspiration: così piace definire la sua ricerca, tra Italia, Sudamerica e Oriente.
I suoi interessi multitasking, eclettici e trasversali sono le sue proiezioni verso l’architettura, l’interior design, il paesaggio e il feng shui, la pianificazione urbana sostenibile e la riqualificazione strategica, così come lo sviluppo di nuovi processi industriali di prodotto e design, prototipazione, grafica e packaging. Il suo interesse e la sua esperienza nell’applicazione del Design for All lo rendono molto sensibile e impegnato in questioni sociali.
Photo: Tommy Ilai e Camilla M.
Photo: Tommy Ilai e Camilla M.
Il progetto
Dice Yohji Yamamoto, stilista giapponese, che “il nero è modesto e arrogante allo stesso tempo. Il nero è pigro e facile, ma misterioso. Ma prima di tutto il nero comunica questo: ‘Io non ti infastidisco, quindi non infastidirmi’” – e la cifra stilistica scelta di texture mimetiche di MChouse seguono questi requisiti. Sono scelte di materiali che creano tensioni visive e allo stesso tempo hanno un grado di autonomia per la quale nulla o quasi a loro sarà più dovuto in termini di manutenzione: il muro perimetrale in cobogò, la veletta del piano primo in cls acidificato autopulente, il volume al piano primo in lamiera aggraffata, il muro in c.l.s. con texture OSB già estetico così per come è.
Esigenze funzionali, esigenze tecniche, esigenze strutturali, esigenze estetiche, esigenze di manutenzione nel
tempo: questa è la nostra ricerca per questo effetto di industrial-tech raffinato come elemento contemporaneo per nuovi spazi e design. Fusione dello stile italo-brasiliano con visioni orientali per raccontare con la luce, le ombre, la matericità ed i colori il nuovo design.
Il principio di base è stato un patto di integrità Uomo-Natura: tanto togliamo come massa di biodiversità di suolo per l’impronta ecologica dell’edificio, tanto ridiamo in termini di risposta di biodiversità ad un livello superiore (in questo caso il piano primo). In questo modo creiamo una “architettura a zero volume”, o quasi.
L’abitazione a ‘zero cubatura’, con vista zenitale da un drone, scompare all’90% e crea un continuum con i prati circostanti. Questo è il patto di architettura organica Uomo-Natura della MChouse che volevamo ricercare.
Photo: Tommy Ilai e Camilla M.
Innovazione / sostenibilità
L’esigenza di distribuire in un unico piano la maggior parte delle funzioni della residenza ha fatto pensare ad un tetto piano con giardino naturale che potesse creare proprio la copertura di tutte le funzioni principali.
Solo al piano primo trova spazio la camera master, una forma arcaica a falde rivestita in lamiera aggraffata, internamente gettata con calcestruzzo a vista in texture OSB, con una inclinazione ottimizzata da ‘graticolato romano’ di 13,5° sud-ovest.
Nella zona sud l’appendice è una pompeiana in acciaio, che determina la prima zona di ombreggiamento/ raffrescamento naturale della grande vetrata della zona giorno, che si apre sul verde.
A nord si sviluppa l’autorimessa aperta sotto lo sbalzo del getto in cemento armato a vista del solaio bidirezionale, con i pilastri in acciaio a V di richiamo alle opere di Niemeyer, che nascondono al loro interno gli scarichi del troppo pieno dell’acqua del tetto giardino. La funzione segue l’estetica, e viceversa.
Il tetto piano con giardino in prato naturale (più di 40 sementi selezionate dai prati circostanti) permette di ridare quota all’impronta ecologica precedentemente sottratta, creando lo strato di protezione termica delle funzioni sottostanti, riuscendo ad assorbire più del 70% delle cosiddette ‘bombe d’acqua’ che caratterizzano le precipitazioni degli ultimi anni a queste latitudini. Il solaio bidirezionale in cemento armato ha permesso di alleggerire da una parte la struttura stessa della copertura, a sostegno del giardino, dall’altra gestire tensioni di sbalzo più importanti, arrivando a gestire una figura orizzontale, assieme alla pompeiana, tesa fino 32 metri. Il progetto illuminotecnico dei volumi interni, esterni perimetrali e degli spazi verdi aperti che caratterizzano i fronti dell’abitazione sono stati pensati per rendere al massimo la tensione orizzontale degli elementi, illuminando i ‘vuoti’ creati dal muro in cobogò e dalle vetrate che di sera fanno ‘scomparire’ il volume scuro dell’abitazione: il pieno è nero, è quasi assenza; il vuoto è luce, ed è presenza.
A livello di prestazioni energetiche, i muri massivi in c.a. perimetrali creano dal lato estetico la texture in OSB della muratura (segno distintivo dello studio RAL), e contemporaneamente dal lato tecnico determinano il pacchetto di super tenuta termica dell’involucro.
All’interno, l’importante scelta impiantistica di livello superiore (impianto VRV, impianto VMC, riscaldamento radiante a pavimento), aiutata da un impianto fotovoltaico da 10,5 kWh, e unita dalla presenza sia degli sporti per il controllo del soleggiamento che dal tetto giardino del piano primo, determina una prestazione energetica globale dell’abitazione calcolata in 3,05 kWh/m2 anno: è a tutti gli effetti una abitazione NZEB, a energia quasi zero.
Photo: Tommy Ilai
Photo: Tommy
Photo: Tommy Ilai
Photo: Tommy Ilai
Filippo Parolin
VILLA VP COLCERESA
Sostenibilità e architettura: un binomio apparentemente contraddittorio. Da sempre l’esigenza primordiale dell’uomo è quella di avere un riparo. Oggi le esigenze sono molteplici e complesse. Vincolata dall’assunto dell’immutabilità dei bisogni umani l’architettura sostenibile accetta questa sfida, proponendo soluzioni innovative per garantire l’esistenza alle generazioni future.
Il progettista
Ubicazione: Colceresa (VI)
Progetto architettonico: Arch. Filippo Parolin
Strutture: Ing. Alberto Rizzato
Direttore dei lavori: Arch. Filippo Parolin
Impianti: p.i. Baggio Riccardo
Appaltatore / Costruttore: Tintev snc – VT costruzioni sas
Date Lavori: dicembre 2023 – in corso
Superficie utile: 545 m2
Nato a Marostica nel 1990, è un architetto con formazione in progettazione sostenibile e paesaggistica. Laureato con lode presso lo IUAV di Venezia nel 2014, ha consolidato le sue competenze attraverso un percorso di specializzazione mirato. Con esperienza in contesti internazionali e collaborazioni con studi di architettura ed ingegneria, ha maturato esperienza in diversi ambiti, tra cui la progettazione di interni, il restauro edilizio e l’edilizia sostenibile. In qualità di project manager, ha gestito numerosi progetti in Italia e all’estero, con approccio dinamico e proattivo. Iscritto all’Ordine degli Architetti di Vicenza, è costantemente aggiornato sulle ultime innovazioni tecnologiche e normative del settore.
Il progetto
Immersa nel verde di una tranquilla zona di pianura, l’abitazione si sviluppa su un unico livello, favorendo un’accessibilità totale e una circolazione fluida tra gli ambienti. Il corpo principale dell’edificio, caratterizzato da una copertura a due falde, si orienta verso sud, ottimizzando l’esposizione dei pannelli fotovoltaici e massimizzando l’apporto di luce naturale grazie anche alle ampie vetrate, che si affacciano sul portico. Le camere da letto, esposte a sud-est e sud-ovest, godono di una vista privilegiata sulla corte nella quale è previsto lo spazio destinato a piscina e sono protette dalle intemperie dal portico, che funge da elemento di raccordo e filtro tra gli spazi esterni e interni. I locali di servizio, come bagni e lavanderia, trovano collocazione nei lati meno esposti, a nord e ovest, limitando la superficie vetrata e
garantendo così un maggiore comfort termico. Il garage, posizionato a nord parallelamente alla strada, funge da elemento di chiusura verso la via pubblica. La sua posizione, ruotata rispetto all’abitazione, crea un ingresso coperto che coniuga funzionalità e sicurezza. La copertura verde, oltre a migliorare l’isolamento termico e acustico, contribuisce alla gestione delle acque piovane, riducendo il rischio di allagamenti e favorendo la biodiversità. In sintesi, il progetto si propone come un modello di abitazione sostenibile, capace di coniugare comfort abitativo ed efficienza energetica. L’integrazione di soluzioni bioclimatiche, l’utilizzo di materiali naturali e l’attenzione ai dettagli costruttivi ne fanno un esempio virtuoso di architettura contemporanea, in grado di ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti.
Innovazione / sostenibilità
La scelta di un’abitazione a un solo piano, con una copertura parzialmente a verde, rappresenta una soluzione ottimale per minimizzare il consumo energetico e massimizzare l’efficienza termica dell’edificio. Il tetto verde, oltre a contribuire sensibilmente all’invarianza idraulica, migliora l’isolamento termico e acustico, mitiga l’effetto isola di calore e a favorire la biodiversità.
L’orientamento del tetto a falde della zona giorno verso sud, combinato con la presenza del portico, è stato studiato accuratamente per ottimizzare l’apporto solare passivo. Durante la stagione invernale, il soleggiamento diretto assicura un apporto calorico gratuito agli ambienti, mentre in estate il portico funge da schermo solare, limitando il surriscaldamento interno.
Questa strategia bioclimatica permette di ridurre significativamente il fabbisogno energetico per il riscaldamento e il raffrescamento. La struttura portante in muratura armata di termolaterizio, abbinata al cappotto esterno in lana di roccia ad alta densità e all’intercapedine interna, garantisce un elevato isolamento termico dell’edificio, contribuendo a mantenere una temperatura costante e a ridurre le dispersioni energetiche.
I serramenti in legno alluminio con triplo vetro in sintonia con i lucernari posizionati verso nord assicurano un’illuminazione naturale diffusa all’interno degli ambienti, riducendo la necessità di illuminazione artificiale. Un elemento di particolare rilievo è il sistema di raccolta e riutilizzo delle acque piovane. L’acqua raccolta viene filtrata e utilizzata per scopi irrigui e per alimentare tutte le apparecchiature per le quali non è necessario l’utilizzo di acqua potabile, contribuendo a ridurre il consumo di questo prezioso bene.
Rigon Simonetti Architetti
CASA DEI TIGLI COSTABISSARA
Gli edifici della tradizione sono delle forme ante-litteram di sostenibilità: nascono per durare nei secoli, per adattarsi continuamente a nuovi usi, garantendo la possibilità di tramandare nel tempo i valori che li innervano, legati ad una cultura semplice e autentica.
Photo: Alberto Sinigaglia
Il progettista
Ubicazione: Costabissara (VI)
Progetto architettonico: RigonSimonetti architetti / arch. Francesco Rigon + arch. Margherita Simonetti
Strutture: ing. Stefania Nicoletti
Direttore dei lavori: RigonSimonetti architetti / arch. Francesco Rigon + arch. Margherita Simonetti
Impianti: p.i. Manuele Pettenon / p.i. Paolo Dalle Fusine
Appaltatore/Costruttore: General contract costruzioni srls
Date lavori: maggio 2022 – maggio 2024
Superficie utile: 210 m2
RigonSimonetti è uno studio di architettura guidato da Francesco Rigon e Margherita Simonetti e fondato nel 2019 a Vicenza. Laureati allo IUAV di Venezia nel 2018 con il prof. Arch. Renato Rizzi, con il quale hanno entrambi lavorato per diversi anni come assistenti alla didattica, collaboratori per progetti di ricerca, editoriali ed esposizioni. Lo studio ha focalizzato la propria ricerca nell’ambito del recupero del patrimonio edilizio storico attraverso incarichi privati e concorsi di progettazione. Tra i principali incarichi privati il progetto di restauro e recupero di una villa veneta a Costabissara (VI) attualmente in fase di ultimazione.
Photo: Alberto Sinigaglia
Photo: Alberto Sinigaglia
Il progetto
Il progetto si occupa di reinterpretare e recuperare un edificio della tradizione: un immobile residenziale di fine Ottocento e un attiguo ampliamento degli anni ’50 collocati ai margini di un piccolo nucleo storico del comune di Costabissara.
La convinzione nella possibilità di trasformazione di questo tipo di strutture, che non porti tuttavia alla perdita del sapore che appartiene alla materia storica, ha guidato fin dall’inizio l’impostazione generale del progetto.
L’obiettivo di introdurre, nel contesto di un struttura antica, le forme di un’abitazione contemporanea ha tuttavia imposto una trasformazione radicale della sua distribuzione interna. Nonostante ciò il progetto esclude dal principio la demolizione integrale e sceglie di lavorare esclusivamente con la preesistenza, indipendentemente dal valore delle singole porzioni dell’edificio.
Il progetto si compone di una serie di interventi puntuali sulle strutture preesistenti quali nuove aperture e rimozioni di porzioni di solai lignei finalizzati ad incrementare la permeabilità tra i singoli ambienti dell’abitazione e tra gli spazi interni ed esterni.
Questo attento lavoro sulla preesistenza trova la sua espressione più evidente e distintiva nella trasformazione del piano terra della porzione più recente dell’edificio in una loggia, la quale, attraverso un sistema di serramenti in legno apribili verso l’esterno intervallati da porzioni di boiserie in compensato di okoumè, si apre completamente verso il giardino, eliminando quasi integralmente il confine tra spazio interno ed esterno. Senza introdurre alcuna struttura aggiuntiva, è stato così ricavato nel volume preesistente il portico, elemento imprescindibile in questo tipo di abitazioni che dispongono di ampi spazi esterni.
Photo: Alberto Sinigaglia
Photo: Alberto Sinigaglia
Innovazione / sostenibilità
Il principale compito della nostra generazione sembra essere, sempre più spesso, quello di instillare nuova vita in forme antiche. La constatazione di ciò è già di per sé la garanzia di un atteggiamento sostenibile che, a differenza delle forme di sostenibilità veicolate dal mercato e dalle rispettive modalità di comunicazione, volge lo sguardo alla tradizione oltre che all’innovazione.
Nello specifico, affrontare il progetto di riuso di un edificio della tradizione con la giusta attenzione e cura nei confronti della materia storica, consente innanzitutto di ridurre gli sprechi di energia connessi al cantiere, limitando la produzione e il trasporto di materiali e le future manutenzioni.
Questo approccio nei confronti del recupero si traduce sostanzialmente nel:
• reimpiego nel restauro dei materiali originari disponibili in loco, provenienti da demolizioni o sostituzioni, in una forma di up-cycling (più che re-cycling), scommettendo sulla possibilità della materia storica di continuare a resistere al tempo (la durabilità è infatti la prima e più autentica forma di sostenibilità);
• ridurre il più possibile le sostituzioni delle strutture e delle componenti antiche, se non per esigenze statiche, imparando ad apprezzare la scabrosità dei materiali su cui si sono depositati centinaia di anni, evitando il più possibile lo smaltimento dei materiali. In ultima analisi il recupero di questo edificio vuole inoltre essere un esempio di come, a volte, l’innovazione può risiedere in un atteggiamento che accetta di lasciarsi guidare dalle tracce della preesistenza nella costruzione dello spazio: laddove è l’edificio trovato a dettare le regole del gioco, si possono infatti trovare degli spazi inediti, difficilmente realizzabili a partire dal vuoto di un foglio bianco.
Photo: Alberto Sinigaglia
Photo: Alberto Sinigaglia
Photo: Alberto Sinigaglia
Zanella
NUOVA VITA PER UNA CASA
POPOLARE DEL 1934
MONTECCHIO MAGGIORE
Per me architettura è sintesi di: geometrie, equilibrio e amore per l’ambiente. Uno dei punti focali e sfida significativa è fare architettura il più possibile nel rispetto del territorio con nuove strutture ecosostenibili o restituendo valore a ciò che è già esistente.
Melissa
Il progettista
Ubicazione: Montecchio Maggiore (Vicenza)
Progetto architettonico: arch. Melissa Zanella
Strutture: ing. Micheletto Giulia
Direttore dei lavori: arch. Melissa Zanella
Consulenti: Daniel Cicolin (coordinatore della sicurezza)
Termotecnico: Studio ETE di Mauro Deganello
Appaltatore/Costruttore: House It di Matteo Faggionato
Date lavori: agosto 2023 – settembre 2024
Superficie utile: 60 m2 (porzione soggetta a ristrutturazione pesante), 100 m2 (porzione soggetta a lavori di manutenzione straordinaria)
Dentro di me ho sempre percepito la creatività come un elemento contraddistintivo e una fonte di rigenerazione, motivo per cui ho frequentato il Liceo artistico ex-Martini a Vicenza e in seguito ho scelto di indirizzare questa mia propensione nell’architettura, seguendo gli studi all’Università di Architettura IUAV a Venezia.
Il percorso accademico mi ha permesso studiare a Chania (Creta) e lavorare a Venezia e a Barcellona.
Nel 2023, A distanza di 5 anni dalla laurea, in seguito alla realizzazione di progetti in collaborazione con altri professionisti e in autonomia, ho iniziato ad intraprendere un percorso più personale dal punto di vista architettonico e artistico, aprendo il mio studio.
Il progetto
All’interno del centro storico di Montecchio Maggiore, piccolo paesino a 15 minuti da Vicenza, il tessuto urbano è parzialmente composto da abitazioni di corte in sasso lunghe e strette.
Dalla strada principale, entrando da una viuzza leggermente riposta, si apre una corte in ghiaia al termine della quale è situato l’edificio oggetto d’intervento.
La committenza ha acquistato, all’inizio del 2023, due unità catastalmente separate, cosciente della necessità di intervenire con una ristrutturazione per unirle e sistemarle. Si tratta di una ristrutturazione conservativa dal punto di vista della forma e pertanto a zero consumo di suolo.
Il protagonista indiscusso dell’intervento è stato l’ex edificio in sasso privo di serramenti, gravemente danneggiato a causa di un rovinoso incendio scoppiato circa nel 2009.
Dopo tale episodio sono rimasti solo 4 muri in sasso spogli, il tetto mancante è stato poi ricostruito, approssimativamente, solamente nel 2012.
L’edificio ad oggi è un corpo abitativo unico, come lo era in origine nel 1934, riannesso per mezzo del recupero delle porte interne originali, chiuse dalle precedenti proprietà.
• manutenzione straordinaria delle facciate, risanamento e rinnovo della porzione di abitazione funzionante e del tetto.
Nello specifico durante la ristrutturazione si sono ricostruiti i solai conservando le altezze originali, così ottenendo al piano terra la cucina, al piano primo una camera da letto e all’ultimo piano la continuazione della soffitta.
Innovazione / sostenibilità
L’edificio è stato costruito in sasso e i muri scendono ad una profondità maggiore di un metro. Dati i sondaggi e le verifiche sismiche, si è deciso di mantenere la struttura esistente rafforzando le fondazioni con un massetto armato e connettori ai manufatti in sasso e consolidando in altezza con travi in legno, fissate con connettori, su cui poggiano le travi dei solai. La proprietà ha deciso di completare la facciata esterna con una finitura dal tono delicato, disegnata dalle linee color antracite delle scossaline metalliche con rompigoccia all’altezza dei balconi. Lo stesso tono delle scossaline, si ritrova anche negli scuri a libro. L’intervento strutturale e gli spessori sono stati valutati e modificati a pari passo con le indicazioni e i calcoli del termotecnico, affinché il risultato interno fosse pulito e semplice. L’efficientamento energetico dell’edificio è stato ottenuto a partire dalle fondamenta:
• isolamento fondazione con XPS (λ 0,033), chiuso con massetto e pavimento;
• lana di roccia λ 0,034/0,035 come isolante per il cappotto interno a continuità dell’XPS a pavimento, evita ponti termici e ha permesso la creazione, nella parete, della loggia per gli impianti necessari;
• lana di roccia λ 0,033 come isolante per il tetto, per incrementare il benessere abitativo a livello termico e migliorare l’isolamento acustico.
La lana di roccia, isolante maggiormente utilizzato, è stata scelta per la sua sostenibilità, in quanto un prodotto naturale ricavato dalle rocce basaltiche presenti in grandi quantità sulla Terra e facilmente riciclabile.
A livello impiantistico sono state posizionate nella facciata, a scarsa visibilità, tre pompe di calore.
In conclusione i fattori che hanno permesso la realizzazione di un edificio a basso impatto ambientale e basse emissioni sono stati: la scelta di materiali naturali, gli impianti installati e il recupero della struttura esistente che ha anche permesso di evitare l’occupazione di altro suolo.
Tommaso Zorzi
VILLA ANGARAN SAN GIUSEPPE BASSANO DEL GRAPPA
Sostenibilità per la conservazione: la salvaguardia, tutela e fruizione di un bene monumentale privato in stato di abbandono attraverso la multifunzionalità e la trasformazione in un bene comune. Usi sobri e attenti, impianti diversificati, grande attenzione alla supervisione e formazione dei molteplici utilizzatori.
Il progettista
Ubicazione: Bassano del Grappa (VI), località Angarano
Progetto architettonico: Tommaso Zorzi, Virginia Antoranz Boronat
Strutture: ing. Steven Gallina
Direttore dei lavori: Virginia Antoranz Boronat, Tommaso Zorzi
Consulenti: dott. Fabio Ganassin, agr. dott. Michele Patuzzi, Sinergia Energy Saving Company, Gruppo Ecoricerche, Landlab srl, Ixi studio.
Impianti: progetto di Studio Centro Energia, realizzazione di Zilio Paolino snc, Limes srl e Zilio Impianti
Elettrici – Gruppo ELT
Appaltatore/Costruttore: Faggion srl
Date lavori: 2016 – 2023
Tommaso Zorzi (1989) è conservatore dei beni architettonici ed ingegnere edile, laureato a Padova nel 2014. Dopo un’internship in Sudafrica nel 2011 (con BKS, ora AECOM) e un’esperienza lavorativa in India nel 2014 (in collaborazione con Charles Correa) si dedica dal 2015 alla riqualificazione di Villa Angaran San Giuseppe, di cui pubblica la prima monografia storica nel 2018. Affascinato dell’approccio transdisciplinare ai progetti, è attualmente studente di dottorato in “Discipline umanistiche, arte ed educazione”, della facoltà di lettere dell’Universidad de Castilla-La Mancha. Scout e socio di coop. soc. Adelante, vive a Marostica.
Il progetto
Il progetto ha previsto la riqualificazione di una Villa veneta originaria del XVI secolo, utilizzata negli ultimi 100 anni come edificio religioso e in stato di abbandono. La nuova gestione, un consorzio di cooperative sociali, prevedeva di convertire l’edificio ad uso sociale-polifunzionale e di aprire il grande parco fluviale alla pubblica fruizione, seguendo le logiche della kalokagathia (etica ed estetica) e della non esclusività degli spazi. Dopo un’ingente analisi del complesso monumentale, che ha portato anche alla pubblicazione di una monografia storica, si sono individuate le aree di maggior pregio architettonico da destinare alle tre strutture socio-sanitarie: un centro diurno per persone con disabilità grave, una comunità diurna per adolescenti, un appartamento sperimentale sulla residenzialità per persone con disabi-
lità. Negli spazi circostanti, opportunamente modificati, si sono realizzate le strutture “imprenditive” dedicate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate in attività commerciali. Si sono quindi realizzati locali per la ristorazione, che accoglie fino a 100 clienti, per la guest house, che prevede l’accoglienza di 50 ospiti in camere singole o doppie, per l’area meeting, con la trasformazione di tre luoghi di culto in altrettante sale riunioni. Gli uffici sono stati realizzati nella vecchia biblioteca dei gesuiti, convertita in open space con postazioni fisse e dinamiche, raggiungibile al piano primo grazie a una nuova scala in cemento armato, unica volumetria aggiunta al manufatto, che è stata occasione per realizzare un nuovo ambiente filtro tra l’esterno e l’ufficio, utile anche per “contemplare” dall’alto l’intero monumento.
Innovazione / sostenibilità
Uno dei valori trasversali che ha permeato il progetto di riqualificazione di Villa Angaran San Giuseppe è stato l’impatto ambientale che il funzionamento di una struttura così complessa avrebbe avuto sull’ecosistema circostante. Fin dal primo anno si è studiato un progetto di efficientamento energetico che portasse a ridurre gli sprechi e a termoregolare (sia d’estate che d’inverno) ogni singola stanza della struttura, tenendo conto delle differenti esigenze. Dopo quattro anni di progettazione e studio si è avviato il cantiere impiantistico trasversale, che avrebbe portato negli spazi principali della struttura la possibilità di climatizzare gli ambienti con una tecnologia a medie temperature, attraverso un anello ad acqua temperata che fungesse da serbatoio di scambio per i singoli ambienti. Fornendo ogni ambiente di una piccola pompa di calore acqua-aria, questa avrebbe scaldato o raffrescato l’ambiente, scambiando calore con l’anello temperato, mantenuto a temperatura costante da due grandi pompe di calore esterne, di tipo aria-acqua. Il sistema è stato sperimentato per l’inverno 2020 e ultimato durante l’estate 2021.
Il cantiere è stato realizzato a stralci, senza mai bloccare il funzionamento della struttura, ma sviluppando le aree di lavoro sulla base del cronoprogramma e delle esigenze del luogo; molto della parte impiantistica è stato realizzato durante il lock-down.
Importante per la sostenibilità anche la riqualificazione esterna, in particolare con “l’Urban Jungle Angaragan”, che ha visto la sostituzione di una monocoltura a noce in pessimo stato di salute con un piccolo bosco urbano di 270 esemplari di 14 specie autoctone dell’apparato vegetale planiziale veneto.