Città dei Mille aprile-maggio 2014

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In una città non povera, ma con crescenti fasce di povertà, questi risparmi ci hanno consentito di dare particolare attenzione, come dicevo, ai servizi sociali. Cosa che a me fa molto piacere visto che sono partito dalla destra sociale». Il patto di stabilità resta una bella zavorra. «Blocca a Roma novanta milioni di euro del Comune di Bergamo - i milioni sono seicento se si considerano anche gli altri comuni bergamaschi, e nell’intera regione si arriva a 8,5 miliardi - e dunque limita gli investimenti. È imposto dal Governo a comuni e Province perché in questo modo lo Stato può mostrare a Bruxelles un bilancio dignitoso, con i debiti totali che vengono mitigati dalle riserve degli enti locali virtuosi». Sono soldi di Palazzo Frizzoni, ma non utilizzabili. «Sì, e la cosa ci mette in difficoltà in tema di opere pubbliche, manutenzione della città, pulizia. Inoltre toglie occasioni di lavoro a imprese e lavoratori bergamaschi». Con Renzi stiamo per «scollinare», da questo punto di vista? «Io sono un’ottimista. Qualche dichiarazione di attenuazione del patto di stabilità ultimamente c’è stata. Il Governo ha consentito ad esempio che per una scuola – e noi stiamo ristrutturando la Codussi, che vale tre milioni – si possa attingere ai nostri soldi bloccati a Roma. Stessa cosa per investimenti finalizzati e di alta valenza sociale – oltre alle scuole, la sicurezza, la manutenzione delle strade –, come ci ha garantito il ministro Lupi. Questa attenuazione è condizione indispensabile perché nei prossimi anni si possa arrivare almeno a una gestione ragionevole». Tutto il vendibile è stato già venduto, del resto. «Abbiamo ceduto tutti gli immobili non strategici. Di azioni A2A ce ne resta ancora qualcuna, ma non manca molto». È così per tutti i comuni? «In realtà ci sono anche i figli di un dio maggiore. Fassino, a Torino, ha sforato il patto ma otterrà sicuramente una deroga. Roma e Napoli chiedono soldi, e a loro li daranno. Venezia s’è fatta azzerare le sanzioni. Normalmente sono sindaci del

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Pd. Solo che se mi vado a iscrivere adesso (sorride) mi sa che non mi accettano». Bergamo conta come il due di picche? Anche in tema di sicurezza le cose non vanno bene: stanno per chiudere il commissariato di Treviglio. «Il problema è molto serio e io non intendo stare zitto, in particolare se si parla di sicurezza: non ci sono più gli alpini a Bergamo; si parla già di concentrare le forze di polizia a Milano, l’anno prossimo, per l’Expo; il rapporto tra cittadini e rappresentanti delle forze dell’ordine è uno dei più bassi d’Italia. Nel frattempo la rapine violente ma soprattutto i furti nelle case sono aumentati e la gente non si sente più sicura a casa propria. È una situazione gravissima, e faremo tutto il rumore possibile per farci sentire. Su questo è indispensabile la solidarietà dei deputati bergamaschi». Qualcuno dice che come centrodestra avevate promesso di più. «Vero. Ma la situazione è oggettivamente peggiorata in tutta Italia, e io ritengo che le nostre proposte in tema di sicurezza siano più credibili di quelle del centrosinistra. Storicamente è sempre stato così». Ottima la soluzione dell’Accademia della Guardia di Finanza negli ex Riuniti. «Un grande risultato. Dimostra appunto che se i parlamentari bergamaschi, d’intesa con gli enti locali, Comune in primis, collaborano al di là dello schieramento politico, come riescono da sempre a fare i bresciani, le richieste non restano inascoltate. Si possono fare grandi cose. Quando sono stato a Roma per la Guardia di Finanza mi ha favorevolmente impressionato la presenza di deputati di Pd, Pdl, Lega e Scelta Civica, tutti attorno a un tavolo». E anche i vertici della Gdf ne saranno rimasti impressionati. «Assolutamente. Nella fattispecie poi è stata determinante la presenza dell’università: i corsi dell’Accademia sono corsi universitari, e avere i docenti dell’ateneo bergamasco disponibili rappresenta di per sé una risposta didattica di altissimo livello. L’auspicio finale, in ogni caso, resta uno: chiunque vinca a Palazzo Frizzoni, è essenziale che i deputati orobici sappiano fare squadra. E le squadre bergamasche

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normalmente vincono, vedi Atalanta (sorride)». Indipendentemente dal colore politico vincente, del resto, possiamo dire che Bergamo è stata sempre ben amministrata. «Io, da assessore con Veneziani, avevo lasciato un bilancio vero, in ordine. Dopo cinque anni di centrosinistra l’ho trovato altrettanto vero. È molto positivo che la città sia sempre stata amministrata correttamente. Altro settore sempre ben gestito è quello dei Servizi Sociali. Ciò è motivo di soddisfazione per la comunità bergamasca, in particolare per la fascia più bisognosa». Veniamo ai nodi da districare. Come quello di Pontesecco. «Sarò sincero: al momento non c’è nessuna prospettiva realistica di soluzione. La linea 2 del tram non è stata ancora finanziata dallo Stato, e altri provvedimenti viabilistici sono estremamente costosi. Sono un obbiettivo storico, ma non oggettivamente dietro l’angolo». Invece dietro l’angolo c’è la Carrara. «Un intervento da 11 milioni di euro, che ha attraversato tre amministrazioni. Un’operazione difficile, con contributo determinante della Fondazione Credito Bergamasco. Non siamo riusciti a recuperare i ritardi ereditati dalla precedente amministrazione; del resto i cantieri pubblici sono sempre problematici. Non mi interessa inaugurarla prima o dopo le elezioni, perché mi hanno garantito (sorride) che mi invitano comunque». La fondazione ha fatto dono del progetto museale. «Sì, perché le opere edili sono finite, e ora bisogna pensare a luci, impianti di trattamento dell’aria, etc. Si tratta di fare un bando pubblico e, sperando che non ci siano intoppi, la città riavrà la sua accademia. Lì sorge il problema della gestione: il Comune garantisce l’apertura con il solito contributo economico, ma per una pinacoteca più viva, più frequentata e con eventi straordinari servono altre risorse. Per questo ci siamo aperti al contributo dei privati attraverso la fondazione». Le adesioni per il momento sono poche. «Vediamo come va: se si raggiunge un buon numero si può pensare a un bilancio da tre milioni all’anno. Altrimenti meno,


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