Città dei Mille Agosto Settembre 2015

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ISSN 1826-1426

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OSCAR FUSINI

INTERVISTE: Yvonne Messi Monsignor Giulio Dellavite Marco Brembilla

AGOSTO / SETTEMBRE 2015

Anno 18 - N°4 Agosto/Settembre 2015 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Città dei Mille - via Madonna della Neve, 24 - 24121 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00




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Edito riale

Editoriale

I

l 2015 sarà ricordato come un anno di grande rinascita per la Bergamo della cultura. E non solo. Dopo Astino e l’Accademia Carrara, a settembre verranno restituiti alla città altri due gioielli: l’ex chiesa di Sant’Agostino e il chiostro grande «che stiamo riportando a prato – ci ha raccontato l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla - da parcheggio qual era diventato: ci sono stato nei giorni scorsi, vi assicuro che è già fantastico». Senza contare che la raccolta fondi per il restauro del Donizetti è a buon punto: siamo tra i 10 e 12 milioni e c’è la disponibilità di Ubi Banca per due milioni di euro. Ne servono 16. Per bilanciare Peppone con Don Camillo, nel Città dei Mille che avete tra le mani si parla anche di Curia con il segretario generale, Monsignor Giulio Dellavite, che però pensa sia «un po’ una leggenda metropolitana quella che la Curia gestisca tutto; vero che a Bergamo una realtà sociale che si interseca in modo forte con quella ecclesiale». Un vero pontificato, per lunghezza e prestigio, quello che ha visto Luigi Trigona alla guida dell’Ascom per 36 anni. Dal primo luglio al posto suo c’è Oscar Fusini, a cui abbiamo dedicato la copertina. Va orgoglioso del progetto di decentramento dell’associazione commercianti, «con dieci sedi periferiche perfettamente dislocate sul territorio. Abbiamo creato un sistema di avvicinamento all’associato grazie a un forte investimento di risorse. E un grande progetto è quello della nuova sede centrale, naturalmente, non tanto per il cambio d'abito, ma per la profonda trasformazione del servizio che porta con sé». Buona lettura!

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di Claudio Gualdi



La mia

rubrica

Compiti delle vacanze, utili o no?

E

cco arrivare l’estate: un lungo spazio (per qualcuno di meno, per qualcuno di più) da destinare al tempo vuoto. E per i bambini? Già in questo numero abbiamo tentato di approfondire il tema del rapporto tra infanzia e tempo libero, nel prossimo metteremo a fuoco la “necessità” o meno dei compiti delle vacanze. Incubo per molti genitori, che si trovano a dovere interpretare il ruolo inedito del “maestro”, mettendo in gioco anche i propri trascorsi con la scuola. Indispensabile corollario all’impegno profuso nel corso dell’anno scolastico, secondo altri che sostengono quanto una pausa troppo lunga potrebbe compromettere l’apprendimento faticosamente acquisito. A noi sembra che, come spesso accade, non valga la pena di accanirsi su una posizione o sull’altra: più interessante indagare quel che c’è dietro a questa polemica ingenua solo apparentemente.

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di Emanuela Lanfranco e.lanfranco@inwind.it


Approfondimento

L

Lasciateli giocare

a scuola ci insegna, o almeno dovrebbe, molte nozioni e informazioni: impariamo come è fatto il corpo, sappiamo usare meglio la lingua nostra e di altri popoli, apprendiamo a contare e a raccontare e infine oggi l’informatica ci introduce ai poteri della Tecnica, l’attuale divinità che governa il mondo. Ma i Greci, che la sapevano lunga, (cara signora Merkel), dicevano che il compito dell’uomo è “conoscere sé stesso” e in questa materia la scuola più efficace rimane ancora quella della vita. Giunti a certi snodi, voltandoci indietro, ci sembra di essere cambiati molto da come eravamo, e meno male: significa che l’incontro con la vita non è avvenuto invano. Questa lunga premessa per affermare che ogni fase della nostra vita ha un senso che

spesso ci sfugge mentre la viviamo ma ritorna dopo, sotto forma di bilancio. Se ritorno alla mia fanciullezza (per gli psicologi l’infanzia è divisa in tre parti: la prima fino ai tre anni, la seconda fino ai sei, la terza arriva ai 12 anni per dare spazio poi all’adolescenza), pur nell’insicurezza dei ricordi, la percepisco come un momento ben caratterizzato, diverso dal resto della mia vita. Mi vedo giocare spesso e volentieri, da bambina, nonostante le restrizioni dovute al mio ambiente che era quello di città. Eppure una bambina di città poteva intorno agli anni Sessanta giovarsi di una serie abbastanza ampia di spazi gioco: la mia camera, l’asilo, il terrazzo del condominio. Sorriderete sull’aggettivo “ampio”, ma avevo tempo e fantasia. E poi c’era l’estate: la fortuna della vacanza al mare

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di Emanuela Lanfranco

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ma anche solo le domeniche di incontro con un prato e degli alberi. Spazi garantiti da un tempo che scorreva più lento. Non essendo il centro dell’universo, come spesso invece oggi si fa con i rari bambini esistenti, dei piccoli Panda in estinzione, godevo del lusso della dimenticanza degli adulti: ricordo ore passate a far “recitare” i burattini, a sfogliare libri che nemmeno riuscivo a leggere (ma quanto vedevo nelle illustrazioni, se ancora oggi riesco a ricordarne), a dondolarmi sull’altalena Ricordo la grande libertà nell’attraversare un tempo vasto e libero, uno srotolarsi languido di minuti: la mia prima percezione del futuro. Forse oggi la si chiamerebbe “noia” ma dando una versione molto di parte (dentro una logica dell’efficienza che non è certo quella dei bambini) a quel tempo guadagnato. Da un certo momento la scuola ha rosicato il tempo, introducendo ritmi più definiti, ma io frequentavo una elementare che annetteva anche il pomeriggio, con una saggia maestra che ci faceva giocare molto e, inavvertitamente, imparare molto. So che i bambini più fortunati di me, quelli “di campagna”, potevano godere anche di cortili, di marciapiedi e ricordo che l’andare al mare era anche la gioia di un dopo cena passato sotto casa giocando a “mondo” o a interminabili partite di

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biglie e giochi sulla sabbia. Più avanti, avendo dei figli, ho iniziato a leggere: si era negli Ottanta ed era molto di moda questa presa di coscienza dei genitori rispetto al loro ruolo formativo. Quando lessi Piaget rimasi abbagliata dal ruolo fondamentale che l’ambiente esercita sul processo di crescita del bambino. Andai anche un po’ in crisi perché mi resi conto della responsabilità che avevo, come genitore, nella costruzione di spazi-tempi che favorissero quel che ogni genitore vuole per i suoi figli: una crescita capace di condurre l’individuo a perfezionarsi sino a diventare maturo. E capii bene che il modo migliore per farlo era il gioco. Non ci arrivai solo dai libri, ma dall’osservazione della seria concentrazione con cui i miei bambini giocavano. Ma ancora oggi i genitori potrebbero osservare e leggere. Così imparerebbero: il gioco libero, il gioco che un bambino fa per sé e tra sé e sé, è un momento in cui riesce a fare uscire quel che ha dentro e che ancora non sa altrimenti esprimere. Il gioco “libero”, improvvisato e perciò non ancora costretto in schemi già dati, precede quel che il mondo adulto chiama “arte”, cioè la capacità di costruire mondi “altri”, di immaginare quel che non c’è, di correggere quel che non va e nel contempo confrontarsi con quel che c’è intorno.

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Il bimbo che gioca è sempre creativo, a prescindere dal prodotto, perché esercita quella attitudine all’esperimento pratico attraverso cui riesce a verificare le proprie ipotesi sul mondo. Osservate il viso di un piccolo che manipola oggetti: vedrete la stessa espressione delll’uomo che scoprì il fuoco o inventò la ruota. Il bambino che gioca è “potente”, cioè “può” fare e creare, cogliere l’opportunità di diventare soggetto attivo, che “fa” e non solo che riceve. Ma se siamo convinti di tutto questo, allora mi pare che oggi si stiano facendo tanti pasticci con i bambini, togliendo loro occasioni vitali di crescita. E si cresce con il corpo: facendo, toccando, arrampicandosi, prendendo le misure, litigando, facendo pace, sperimentando quel che non si è capaci di fare e quel che si è bravi a costruire, avvertendo che spesso quel che succede è imprevedibile e sensazionalmente eccitante. Togliere ai bambini la possibilità di arrampicarsi su un albero, di correre fino a sentire le ginocchia cedere, di costruire storie, di sporcarsi le mani, di guardare le nuvole, di ascoltare il silenzio significa consegnarli a quel che Calvino chiamerebbe “il grande labirinto” del mondo senza una bussola. E qui non serve Google map: le strade della vita hanno bisogno di umane virtù.


Sommario Città dei Mille - anno 18 n. 4 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001

Editoriale La mia rubrica Approfondimento

Editore: Edicom S.r.l. cittadeimille@ediberg.it www.ediberg.it Direzione e Redazione: Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Tel. 035 35 91 011 Fax 035 35 91 117 info@cittadeimille.com www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Claudio Gualdi Direttore editoriale: Emanuela Lanfranco

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«Troppa liberalizzazione fa male al commercio»

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Gli artisti dello Street Food 2015 Rotary International Club Bergamo Sud Cosa bolle in pentola? Tra arte e cibo da Vicook Bistrot Art2Night, una notte magica

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vip & news

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in Vetrina

Progetto Castagno, lezione sul campo

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vip & news

Scuola Forense: avvocati si diventa «Diocesi: più carità, meno muri» «Grandi opere, ma anche manutenzione» Mytho Parrucchieri: la grande bellezza

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interviste

I giovani scommettono sulla terra

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imprese

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rubriche

Murales d'artista per l'Accademia Cararra Le stelle per GourmArte «I Maestri del Paesaggio» tornano in città Historic Gran Prix, successo annunciato La cultura gastronomica secondo Veronelli

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cultura

Redazione: Fabio Cuminetti Abbonamenti: 035 35 91 011 segreteria@ediberg.it 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035 35 91 158

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Co ver

«Troppa liberalizzazione fa male al commercio»

Oscar Fusini, neodirettore dell’Ascom: «Tutta questa concorrenza non ha portato alla discesa dei prezzi, ma della qualità». «Sempre più ristoranti? Fenomeno europeo, come street food e concentrazione dei locali»

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a m b i o a l ve r t i c e d e l l ' A s c o m Bergamo dopo ben 36 anni. Da mercoledì primo luglio è Oscar Fusini il nuovo direttore. Succede a Luigi Trigona, che ha lasciato la direzione dell’Associazione commercianti ed esercenti della provincia.

Trigona, assunto il primo luglio del '79, ha saputo far crescere e innovare l’associazione, tanto da farla diventare una delle principali organizzazioni imprenditoriali dell’economia bergamasca. Fusini, nato a Bergamo nel '68 sposato con due figli di 12 e 8 anni, è giunto in Ascom

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di Fabio Cuminetti

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nel ’97, dopo essersi laureato a pieni voti in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Bergamo. Assunto come impiegato dell'ufficio amministrazione, dopo tre anni diventa funzionario come responsabile dell'ufficio marketing. Nel 2006 assume l’incarico di coordinatore delle categorie aderenti e contemporaneamente diviene responsabile dell’area istituzionale. Due incarichi che gli consentono di arricchire ulteriormente il suo patrimonio professionale, preparandolo all’incarico di vicedirettore nel 2009, con crescenti responsabilità fino al ruolo di vicedirettore vicario nel 2014. Ora, il timone. Ci parli dell'Ascom. Di fatto è un'associazione che aderisce alla Confcommercio nazionale. Rappresenta quindi gli interessi delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi, che ha tra i compiti statutari quello di promuovere le categorie, tutelarle e allo stesso tempo promuoverne gli interessi. Può fare questo anche attraverso l'erogazione di servizi: da questo punto di vista l'operato dell'associazione si è evoluta da una rappresentanza in senso stretto, sindacale e in connessione con enti e istituzioni, a tutta una serie di prestazioni a tariffe contenute, fino a interventi per spingere l'intera categoria. Esempi? La formazione e l'innovazione, che mandano segnali forti di innovazione, crescita e specializzazione del commercio. E' da questo punto di vista che l'associazione ha vissuto con Trigona, che sicuramente è stato un grande manager, una profonda trasformazione. Quanti sono gli associati? Ottomila. Il settore del commercio ha visto una diminuzione del numero di imprese, ma un aumento delle loro dimensioni. Meno piccoli esercizi, quindi. Le imprese del turismo sono cresciute in maniera esponenziale: non solo abbiamo avuto una moltiplicazione di bar e ristoranti, ma soprattutto un aumento di imprese turistiche, ovvero alberghi. Infine ci sono i servizi alle imprese: agenti immobiliari, consulenti d'impresa, società informatiche. Compagnia delle Opere, Imprese & Territorio, Confindustria: come vi posizionato nel rapporto con le altre grandi realtà associative del territorio? Ascom fa parte di Imprese & Territorio,

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che è nata grazie a una grande intuizione del mio predecessore: un organismo che rappresentasse la piccola impresa. Imprese & Territorio raccoglie infatti dieci organizzazioni di categoria ed è stata sempre vista un po' come l'antagonista di Confindustria; in realtà nasce come esigenza di dare voce alle piccole imprese, che sono il 92% delle imprese bergamasche. Voce che poi hanno avuto in maniera forte in Camera di Commercio, grazie all'elezione di Malvestiti, presidente di Ascom. Nell'assegnazione dei bandi camerali dei fondi, per esempio, sono state fatte delle scelte su alcune leve, come l'innovazione, l'internazionalizzazione e la formazione, più dirette alle imprese di piccole e medie dimensioni. Del resto sono le piccole imprese che stanno più patendo a livello di crisi. Quindi necessitano di una spinta. Esatto. Le grandi imprese, con vocazione all'export, hanno risentito meno della congiuntura. Questa contrapposizione con Confindustria, poi, non ha senso nella nostra provincia, che è sempre stata a forte vocazione manifatturiera, con imprese di media e grandi dimensioni che hanno di fatto trascinato la crescita bergamasca. Certamente ci sono stati dei momenti con una contrapposizione di rappresentanza nei confronti di Confindustria: è quanto accaduto in Camera di Commercio. Per il futuro è necessario ripristinare un sistema di relazioni molto più collaborative e costruttive: se la nostra economia regge, lo fa grazie alle grandi imprese. E la Cdo? Ha una rappresentanza trasversale, e ha di fatto condiviso la politica di Imprese & Territorio, tant'è che nell'ultima elezione in Camera di Commercio ha sostenuto la candidatura di Malvestiti. Quindi, con CdO, c'è alleanza piena e comunanza di vedute. C'è lavoro per i giovani? Molto meno rispetto al passato. A Bergamo eravamo abituati a una disoccupazione frizionale, sotto il 3%: una situazione nella quale si faticava a trovare manodopera, e per certi tipi di mansioni bisogna assolutamente ricorrere a lavoratori stranieri. Ora è diverso: nel settore manifatturiero e nelle costruzioni non stiamo assorbendo più lavoratori. Il lavoro c'è, ma è diverso: in ogni ruolo, e in ogni mansione, si cercano

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maggiori competenze. Il lavoro despecializzato è sparito. Oggi si entra in un'industria o in un'impresa di commercio quantomeno con un diploma e delle competenze. Questo significa che dovremo fare un grosso sforzo di riconversione di una fetta di lavoratori: penso ai 20mila disoccupati delle costruzioni nelle valli, ad esempio. Inoltre dovremo far crescere i giovani per indirizzarli verso sbocchi compatibili. Fermo restando che bisogna sempre saper usare le mani. Assolutamente, però oggi si entra a lavorare in un'azienda industriale con le mani ma soprattutto col cervello. Il muratore servirà sempre, però. Sì, ma i picchi che abbiamo toccato di produzione e costruzione sono lontani. La fiera edile di Bergamo, che era uno dei polmoni del settore, ormai è in gravissima difficoltà. Il mercato immobiliare è fermo, e a catena tutto si è bloccato. Ci sono certamente venuti incontro i bonus per le ristrutturazioni, ma non è la stessa cosa. Questo cozza un po' con l'idea che oggi sia più facile trovare lavoro con le scuole professionali piuttosto che con il liceo. Lì c'è un'interpretazione da dare, e la cosa mi riguarda, perché mia figlia comincia a domandarsi cosa fare dopo le medie. Nella Bergamasca abbiamo avuto intere generazioni che non hanno studiato, però avevano il desiderio di mandare i figli a fare il liceo e l'università, e avevano un sistema produttivo che tendeva ad assorbire i neolaureati. Oggi dobbiamo renderci conto che ci sono tutta una serie di professioni che non assorbono più: la laurea nelle scienze umanistiche, a esempio, resta appagante per chi la fa ma molto poco spendibile nel mondo del lavoro. Poi ci sono anche tutta una serie di lauree tecniche che non facilitano: giurisprudenza e architettura hanno albi professionali con numeri spaventosi, che difficilmente lasciano spazio ai giovani. Quindi cosa facciamo fare ai figli? Bisogna sempre tener presente le aspirazioni personali e le attitudini. Però il lavoro è un progetto da tenere in considerazione e costruzione, e non un punto d'arrivo automatico. Da costruire fin dalla scelta delle superiori, avendo ben chiara la meta. Si sente sempre parlare di fuga di cervelli: non so statisticamente quanti siano. In ogni modo dobbiamo permettere ai giovani di


trovare lavoro, di poter fare famiglia, di comprarsi la casa. Quale nuovo direttore si sarà fatto un piano di lavoro, con obbiettivi da raggiungere. Quali sono? Cercare di portare innovazione e modernizzazione nell'operato dell'associazione. L'Ascom ha avuto una grande spinta durante la direzione di Trigona, ma ovviamente la grande trasformazione del mondo del commercio negli ultimi anni necessita un adeguamento. Mi spiego meglio. Dal 2008 a 2009 c'è stato un grande sprofondamento dell'economia: il potere d'acquisto delle famiglie è diminuito, e di conseguenza le vendite. Molte imprese si sono marginalizzate. Oggi il panorama è duale: da una parte ci sono ancora molte imprese del commercio e del turismo in grave difficoltà, dall'altra ci sono aziende che nascono con caratteristiche diverse e investimenti più significativi. Noi dobbiamo saper intercettare i bisogni di queste ultime, più strutturate, e nello stesso tempo trovare delle provvidenze per le imprese in difficoltà.

Come farlo? In primo luogo attraverso una sede nuova, dove sarà potenziata l'area di accoglienza e ascolto dell'associato. Ci sarà un'area comunicazione tutta nuova, e una tecnicoamministrativa che svilupperà servizi legati a pratiche extracontabili: al di là della tenuta contabilità un imprenditore ha davanti infatti oggi centinaia di pratiche di tutti i tipi a cui adempiere. Continueremo inoltre a esercitare le leve del credito, attraverso la cooperativa di garanzia Fogalco, e della formazione. Dobbiamo spingere gli imprenditori a tornare a investire, e a fare in modo che titolari e collaboratori siano sempre più qualificati: solo così si può tornare a crescere. E per l'innovazione? Vogliamo sviluppare servizi che accompagnino nella modernizzazione. Servizi di consulenza, in primis, come i temporary manager: mettiamo a disposizione delle competenze che il piccolo imprenditore non ha. La tecnologia, però, in questi anni ha

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reso necessaria meno forza lavoro. Nel nostro settore non molto. Anche perché la tecnologia rende obsolete certe figure, ma ne rende necessarie altre. Chi non porta nuova tecnologia muore: nella storia è sempre stato così. Alla fine l'occupazione è sempre comunque cresciuta. Deve però crescere anche la produzione. Vero. Del resto in Bergamasca abbiamo sempre prodotto molto per l'export, e se riusciamo a fare ancora meglio aumenterà anche l'occupazione. Comunque non possiamo nasconderci dietro la foglia di fico: la tecnologia c'è e dobbiamo muoverci per sfruttarla al meglio. In una competizione ormai globale non ci sono alternative. La contrapposizione piccolo negozio/ centro commerciale va letta in questo senso? Le dimensioni sono oggi molto superate, in realtà. Noi siamo stati vent'anni con questa contrapposizione, ma in realtà non è più così. I grandi sono in difficoltà, e i piccoli sono diminuiti, ma restano sempre cinque volte di più dei negozi francesi. C'è stata anche la liberalizzazione delle licenze. Giusto. Però oggi, comunque, il grande compete col grande, il piccolo col piccolo. Non è vero che più grande sei, più lavori e più guadagni. Anzi, c'è chi dice che dimensioni esagerate generano maggiori possibilità di perdite e di dissesto. Abbiamo visto, anche in provincia, le difficoltà evidenti di medie e grandi catene. Certo, il piccolo non può competere sullo stesso terreno del grande: se pensa di fare concorrenza sul prezzo del secco è già morto in partenza. Una volta il 100% della spesa si faceva nei negozi, mentre questa percentuale è scesa oggi al 40%: in quel 40% la concorrenza si gioca tutta tra i piccoli. Poi la resistenza dei negozi dipende molto dalle categorie: le grandi catene del faidate hanno di fatto soppiantato una serie di esercizi, come i colorifici. Facciamo un esempio: chiude un fruttivendolo in Città Alta. Perché? Possono essere due le ragioni: perché la gente compra meno frutta e verdura; o perché l'approccio alla comodità in quel tipo di spesa è fondamentale. Difficilmente si va sulla Corsarola con le borse cariche di frutta e verdura; meglio caricarle in macchina, dove c'è parcheggio vicino. Poi

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nella principale via di passaggio in Città Alta c'è una forte spinta al cambiamento data dalla vocazione turistica: gli affitti sono alti, e un fornaio può sicuramente fare più fatturato di un fruttivendolo. In altre aree della città, invece, i fruttivendoli restano aperti, e in generale le botteghe, dopo il crollo di qualche anno fa, tengono come numero. Però devono competere su un piano diverso. Liberalizzazione delle licenze: cosa ne pensa? Che in Italia ci siamo fatti male. Tutti i governi hanno sostenuto che era l'Europa a chiedercelo. Falso, perché in molti Paesi le liberalizzazioni non sono state selvagge. La Germania, ad esempio, ha degli orari per il commercio molto rigidi. Nel nome della liberalizzazione, da noi, si è deregolamentato tutto un settore. Con la conseguenza che tipologie di negozi che una volta riuscivamo a stare in piedi oggi non ce la fanno. Anche perché tutta questa concorrenza non ha portato alla discesa dei prezzi, ma della qualità, con posti di lavoro instabili, aperture e chiusure che bruciano risorse, etc. Poi, 52 domeniche di apertura, cosa portano? Ora c'è anche il Carrefour di via Baioni che sta aperto 24 ore su 24. E' una sperimentazione. Ma secondo me, come per le domeniche, quello che guadagnano in più lo perdono durante la giornata. E poi ci sono spese maggiori per il personale, per l'energia, per l'ambiente: un aumento dei costi che non ha una giustificazione in un aumento di ricchezza all'interno del nostro sistema. In Germania invece impongono tutta una serie di festività in cui si è chiusi, e fanno bene. C'è stato uno spostamento delle spese verso il fine settimana, praticamente. Pensi che storicamente, senza apertura domenicale, il 40% del fatturato faceva riferimento al sabato. Oggi tra sabato e domenica siamo al 60-70% del ricavo settimanale. E il polo del lusso, di cui ogni tanto si torna a parlare? Penso che il progetto vero e proprio sia stato accantonato. Si procederà piuttosto, con tempi tutti de definire, all'ulteriore allargamento di Oriocenter. Più impellente è il recupero del centro di Bergamo. Che si sta arricchendo di manifestazioni.

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Ma dall'Expo ci abbiamo guadagnato qualcosa? Le presenze negli alberghi sono aumentate. L'approccio iniziale, nei primi di maggio, è stato sottotono, ma giugno ci ha fornito il dato migliore di sempre. Secondo gli albergatori in parte è un fenomeno dovuto a Expo, perché i prezzi di Bergamo sono competitivi rispetto a Milano: la camera di un quattro stelle costa 130 euro invece di 250. E l'Expo, diciamolo, è un grandissimo successo di pubblico. Le presenze serali sono soprattutto milanesi, ma di giorno aumenta la componente degli stranieri. Giustamente: ci sono dei padiglioni stupendi. Più presenze negli alberghi, in provincia, significa più spese nell'indotto: bar e ristoranti. A proposito: a Bergamo continuano ad aprire ristoranti. E' un fenomeno europeo, come l'aumento dello street food. Si mangia molto di più fuoricasa. Altro fenomeno importato dall'Europa è la concentrazione dei locali. Tradizionalmente da noi si diceva che se qualcuno ti apriva vicino, ti portava via clienti. Non è vero: la vicinanza fa polo di

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attrazione. Ma tutte queste apertura sono sostenibili? Probabilmente no. La domanda è: il fatto che aprano locali è positivo per investimento, innovazione, posti di lavoro e offerta per il pubblico. Il tutto si risolverà in un turnover molto alto, mentre prima eravamo abituati a un ristorante che restava aperto 50 anni. Oggi la concorrenza è molto più forte. In settimana lavorano tutti poco, soprattutto a pranzo: infatti la proposta di pranzi di lavoro è cresciuta enormemente. Il progetto più importante dell'Ascom in assoluto? L'aver fatto un grande decentramento, con dieci sedi periferiche sul territorio, perfettamente dislocalate: Zogno, Albino, Clusone, Sarnico, Trescore, Treviglio, Romano, Osio, Calusco, Lovere. Abbiamo creato un sistema di avvicinamento all'associato grazie a un forte investimento di risorse. E un grande progetto è quello della nuova sede, naturalmente, non tanto per il cambio d'abito, ma per la profonda trasformazione che porta con sè.


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Gli Artisti dello Street Food 2015

M

ar tedì 30 giugno, a bordo piscina della residenza La Cantalupa, a Brusaporto, la famiglia Cerea, ossia lo staff Da Vittorio al completo, ha invitato 37 dei migliori Artisti dello Street Food d’Italia, che hanno proposto le loro tipiche ricette in puro stile Show Cooking, ossia cucinati e serviti al momento. E non solo, gli ospiti sono stati intrattenuti per tutta la serata, da numerosi spettacoli e intrattenimenti artistici, tra questi l’apprezzatissima Banda di Pradalunga. “Quale postazione hai apprezzato di più? In quale piatto hai trovato il massimo gusto?”. Queste domande sono state poste ai partecipanti invitati a votare o a condividere sul proprio account Facebook o Instagram… Il premio istituito da Campari Group per il migliore "Artista di strada" è stato vinto

dall'Antica Friggitoria Masardone con la loro specialità Battilocchio o Pizza fritta. Complimenti per l’organizzazione e per l bella serata all’ideatore e instancabile Chicco Cerea. 1 2 3

Aperol spritz / Prosecco doc biologico CAMPARI GROUP TASI Caffè Lavazza Fingerspiedini MC MAIER'S BRASSERIE

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Zucchero filato e Crespella alla Nutella LA BANCARELLA DEI BERGAMASCHI Focaccia la formaggio MANUELINA Polenta taragna "street" LATTERIA DI BRANZI Uovo a guscio bianco ANTICA CORTE PALLAVICINA Temaki MIABY RESTAURANT Battuta Priola MACELLERIA MAGRI BRUNO Il pane con la "Meusa" I PUPI BAGHERIA Il pane con le panelle e "crocchè" I PUPI BAGHERIA Coppa di testa cotta FORNO E SALUMERIA CON CUCINA ROSCIOLI Bollicine CANTINE FERRARI Babà PASTICCERIA CAPPARELLI Porchetta Campione d'Italia VENDITTI PORCHETTA Battillocchio (Pizza fritta) ANTICA FRIGGITORIA MASADRONA Arrosticini AZ. AG. PETRONIO Pa' e Strinù DA VITTORIO Orecchiette CLUB DELLE ORECCHIETTE Champagne POMMERY Pizza a libretto FRANCO PEPE Patata alla cenere VINERIA COZZI Rum Julep CAMPARI GROUP Gelato Cool COOL GELATERIA NAZIONALE Granite, Cannolicchi e arancini LÙBAR Vini ALLEGRINI O Bror e Purp & Mpepata 'è Cozze LA STANZA DEL GUSTO American Barbecue PHIL'S SLOW SMOKED AMERICAN BARBECUE Ali di pollo RISTORANTE ULIASSI Sogliatelle napoletane MIGNON ECCELLENZE NAPOLETANE La Miasse FARINEL ON THE ROAD Spalla cotta con torta fritta ANTICA HOSTARIA "TRE VILLE" PARMA Lampredotto in brodo MARCO I' TRIPPAIO DI FIRENZE Frittelle e Krapfen DA VITTORIO Birra & Hot Dog Gourmet BIRRIFICIO CASTAGNERO Focaccia con mortadella e rafano DA VITTORIO Anguria e melone profumato DA VITTORIO

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Rotary International Club Bergamo Sud

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lla presenza dei vertici rotariani: PDG Paolo Morelli, IDG Pi e t ro Gi a n n i n i e AG Ug o Botti, giovedì 25 giugno 2015, presso il Ristorante La Marianna, sede del Club, si è svolta la cerimonia del Passaggio del Collare e della Spillatura, il Passaggio delle Consegne, dal presidente uscente Matteo Ferretti al nuovo presidente per l’anno 2015/2016 Marco Ghisalberti. Come sempre la serata è stata piacevole ed emozionante, perché, ogni presidente uscente, lascia sempre una parte di sé che ha voluto condividere, nel corso del suo mandato, con i soci-amici del Club.

Consiglio Direttivo Presidente: Marco Ghisalberti Vice Presidente: Fulvia Castelli Past President: Matteo Ferretti Presidente eletto: Clemente Preda Segretario: Marco Rossini Tesoriere: Corrado Perego Prefetto: Carlo Ghezzi

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Consiglieri: Paola Brambilla, Fulvia Castelli, Emanuele Cortesi, Delfina Fagnani, Edoardo Gerbelli, Pietro Pellegrini, Alberto Ravasio, Anna Venier, Elio Zambelli. Responsabile bollettino: Edoardo Gerbelli

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Cosa bolle in pentola? Tra arte e cibo da Vicook Bistrot

Esposizione di ceramica artistica all’Aeroporto di Bergamo: creazioni plasmate dalle mani degli artisti che operano nel laboratorio dell'Associazione Tutti Giù per Terra. Più di quaranta le opere in mostra

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rte e cucina si incontrano nell’aerostazione di Bergamo, dove Vicook Bistrot ospita un’esposizione di creazioni in ceramica plasmate dalle mani degli artisti bergamaschi che operano nel laboratorio dell’Associazione Tutti Giù per Terra. Le opere – in tutto più di quaranta pentole – sono proposte al pubblico in un allestimento ad accesso libero, nell’inedita cornice di Vicook Bistrot, il locale aperto in aeroporto in collaborazione con il tristellato Da Vittorio. A Vicook Bistrot piacciono le cose belle, soprattutto se esse sono manifestazione di creatività, espressione di tecnica consapevole e di personalissima sensibilità. Nel luogo in cui tutto è prioritariamente cucina e cibo, è stato quasi naturale l’incontro di Vicook Bistrot con il laboratorio condotto da Luca Catò e con le creazioni realizzate nel 2014 e ispirate al tema “Cosa

bolle in pentola?!La cultura ad alta temperatura”. Un titolo che sembra quasi un gioco, ma dal quale gli artisti dall’atelier di ceramica di via Goethe hanno tratto spunto per dare forma alle loro opere. Visitando l’esposizione ci si troverà di fronte non solo a degli oggetti, ma anche – come sottolinea Luca Catò - «a espressioni delle esperienze, della vita degli artisti». Ogni creazione contiene una varietà di significati e di simboli, perché «la pentola – e il suo ipotetico, fantasmatico contenuto – è una riflessione sulla stretta familiarità tra uomo e ceramica», familiarità desunta dalla vita quotidiana e dal cibo. Le pentole in ceramica, realizzate in seno a una realtà artistica locale, trovano la loro collocazione in uno dei più importanti aeroporti internazionali, che con un movimento annuo di dieci milioni di passeggeri rappresenta il crocevia di culture

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diverse e vaste, e nel contempo offrono un altro punto di vista rispetto ai temi guida di Expo 2015. Si realizza così un connubio perfetto, perché la mostra coniuga in modo armonioso aspetti apparentemente diversi, e collega naturalmente tra loro gli ospiti di Vicook Bistrot agli artisti ceramisti di “Tutti Giù Per terra”. L’esposizione è certamente un’occasione preziosa per l’Aeroporto di Bergamo che può vantare, proprio durante il periodo dell’Expo milanese, una manifestazione dedicata al tema del cibo, osservato nella duplice dimensione delle varietà delle tecniche ceramiche e della ricerca artistica.

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ART2NIGHT, una notte magica

In 35.000 alla seconda edizione della Notte Bianca dell’Arte di Bergamo

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mozioni che solo l'arte sa trasmettere e tanti volti sorpresi e sorridenti. Questi gli ingredienti di Art2night, la seconda edizione della Notte Bianca dell'Arte di Bergamo tenutasi lo scorso 11 luglio, promossa da Proloco Bergamo e organizzata dall'agenzia Teamitalia. La manifestazione si è riconfermata un appuntamento molto atteso dalla Città che ha partecipato con entusiasmo e vitalità. In 35 mila hanno preso parte agli oltre 40 eventi in cartellone, distribuiti fra Città Alta, Il Centro Piacentiniano, i Borghi storici e alcuni luoghi meno vicini, ma ricchi di fascino e di storia, come il neo restaurato Monastero di Astino e il Monastero di Valmarina sede del Parco dei Colli, che ha visto oltre 500 persone alla serata medievale organizzata da Luna e Gnac. La Fondazione Credito Bergamasco ha accolto oltre 750 persone all'inaugurazione presso la sede di Porta Nuova della mostra di Ugo Riva dal titolo "Alfa e Omega", offrendo ai visitatori visite guidate e la possibilità di ammirare in tutto il suo splendore la Maternità di Previati. Tante le new entry che hanno portando freschezza e novità, arte contemporanea e nuove forme creative ad Art2night,

come la nuova Chiesa di S. Papa Giovanni XXIII all'Ospedale di Bergamo, che ha visto Andrea Mastrovito, artista bergamasco di fama internazionale, condurre una visita guidata ad un folto gruppo di curiosi. Ma anche studi grafici, fotografici e di architettura che hanno accolto diversi visitatori, amanti delle svariate arti. Di grande appeal i luoghi d'arte per eccellenza della nostra città, come l'Accademia Carrara, la GAMeC con le visite alla collezione permanente e alla mostra di Palma il Vecchio, alle sue ultime battute prima del suo saluto a Bergamo, così come le salite al Campanone e alla Torre dei Caduti e le discese alle Cannoniere, alla Fontana del Lantro e alla sortita dell'acquedotto con il Gruppo Speleologico Le Nottole. Senza dimenticare il Museo e Tesoro della Cattedrale, il Museo Bernareggi e l'Oratorio di S. Lupo. Aperta anche la Biblioteca Angelo Mai, l'Orto Botanico e il Palazzo della Ragione con una mostra dell'ANCSA dedicata ai centri storici. Partecipate le visite nel centro piacentiniano, organizzate dal Gruppo Guide Città di Bergamo e dall’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di bergamo. Ma anche i tanti luoghi di culto, come il

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Duomo, la Basilica di S. Maria Maggiore, il battistero, le chiese di S. Agata del Carmine e di S. Pancrazio; seguitissima le visite guidate alla Chiesa di S. Alessandro in Colonna e a S. Maria Immacolata delle Grazie in Città bassa. Preziosi i concerti in Aula Picta e Sala Piatti con gli studenti del Conservatorio G. Donizetti di Bergamo, che si sono esibiti in performance chitarristiche e pianistiche. Emozionanti e coinvolgenti per le vie di Città Alta i Rataplam, i Bagheter, lo Spazio Circo e i Bending Road. Affollata Piazza Vecchia per il concerto della Light Wind Orchestra. Come è accaduto per la Festa Europea della Musica, promossa sempre dalla Proloco lo scorso 21 giugno, Bergamo si è riscoperta viva, entusiasta e orgogliosa della sua intensa bellezza. Appassionati, curiosi, cittadini, turisti, bimbi, giovani e famiglie... Art2night vi dà appuntamento al prossimo anno!

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Progetto Castagno, lezione sul campo

Rotary Bergamo Sud, in collaborazione con Wwf Lombardia, ha dato vita a un’iniziativa rivolta alle classi delle primarie, finanziando il supporto didattico e l’uscita con una guida specializzata

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iffondere la conoscenza delle minacce per la biodiversità – e per le specie autoctone - derivanti dalla diffusione delle specie alloctone, introdotte consapevolmente o inconsapevolmente dall’uomo in un habitat diverso dal loro. Procioni, scoiattoli grigi, nutrie sono gli esempi più noti, ma gli insetti non sono da meno: il tarlo asiatico del legno si è rivelato un vero flagello per gli alberi italiani, e il cinipede del castagno ha decimato piante e raccolti nazionali, lombardi e bergamaschi. Non mancano anche le piante: robinia e ailanto. Queste le finalità del Progetto Castagno, che si propone inoltre di educare alla corretta fruizione delle specie (acquisto di piante ed animali) e a permettere l’acquisizione di una visione completa dell’equilibrio ecosistemici, e alla conoscenza del territorio: ciò mediante un incontro frontale di 2 ore con proiezione di immagini, e un’uscita (sul territorio di Castagneta) in cui sono stati liberati dai bambini gli insetti che sconfiggono

il cinipede del castagno. Un’iniziativa di Rotary Bergamo Sud (che ha finanziato il supporto didattico e l’uscita con una guida specializzata) in collaborazione con Wwf Lombardia, rivolta alle classi delle primarie. Un particolare ringraziamento al prof. Mario Colombo, entomologo, della facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano che ha realizzato il Power Point e che ha fornito gli insetti per il lancio. Protagonisti del progetto, a maggio, 80 bambini della scuola elementare Locatelli, del centro di Bergamo. Dopo la lezione in classe su biodiversità e specie invasive, hanno preso un pullman speciale Atb (affittato appunto dal Rotary), sono andati in Colle Aperto, è da lì a piedi verso Castagneta, con le scatole contenenti decine di provette piene di insettini tenuti al fresco, piccoli come moscerini ma molto più utili: il torymus sinensis, nemico del cinipede del castagno, una vespa orientale che danneggia i nostri castagni. La larva del torymus mangia

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la larva della vespina e le impedisce di crescere. Negli ultimi anni il cinipede è stato lanciato con successo in Piemonte, Lombardia, Toscana, salvando boschi e raccolti, ma nei boschi cittadini non sono stati effettuati molti lanci, perché sono castagni privi di interesse agronomico. Ecco allora l'idea di Rotary in collaborazione con Wwf: lanciare il torymus a Castagneta per far conoscere ai bambini i problemi della biodiversità. I hanno liberato gli insetti - prima un po’ disgustati, poi felici di aiutare la natura - deponendoli con le mani sulle foglie, con l'aiuto di due guide speciali: Paola Brambilla, presidente di Wwf Lombardia, e Alice Castelli, naturalista presso l'oasi Wwf di Vanzago e figlia della socia del Rotary Bergamo Sud Fulvia Castelli. Poi i bambini sono stati rifocillati al ritorno da La Marianna, munifico sponsor dell'iniziativa, a Colle Aperto, nel parco dove c'è, guarda caso, un bel cartello sugli insetti utili.

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Scuola Forense: avvocati si diventa

L’avvocato Yvonne Messi, presidente della Fondazione Forense di Bergamo per 13 anni: «Il numero di avvocati è cresciuto in maniera esponenziale, ma si sono moltiplicati anche i bisogni di tutela da parte dei cittadini»

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’esame per diventare avvocato è estremamente selettivo: gli ultimi dati relativi alla Corte d'Appello di Brescia, a cui fa riferimento Bergamo, registrano una percentuale di ammessi all’esame orale del 33%. Uno scoglio difficile da superare, dunque, la prova scritta. Per la preparazione e la formazione degli aspiranti c’è però a Bergamo una Scuola Forense gestita dall'omonima Fondazione, costituita da Ordine degli Avvocati - presieduto dall'avvocato Ermanno Baldassarre - e Università di Bergamo (Dipartimento di Giurisprudenza): il corpo docente è altamente qualificato, formato da insegnanti

scelti tra professori universitari, magistrati ed avvocati. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Yvonne Messi, presidente della Fondazione Forense fino allo scorso 28 luglio: dopo 13 anni - per il necessario ricambio - Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati ha nominato due nuovi giovani componenti del CdA della Fondazione: gli avvocati Paolo Casetta e Francesca Cattaneo. Quando nasce la Fondazione Forense? Nel 2002, e credo che sia rimasto forse l'unico esempio in Italia di fondazione costituita dall'Ordine degli Avvocati e l'Università, nel nostro caso quella di Bergamo. Ha come obiettivo la promozione della

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di Fabio Cuminetti

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cultura giuridica, e in particolare gestisce la Scuola Forense, per la formazione dei giovani praticanti che devono sostenere l'esame per diventare avvocati. Un laureato in giurisprudenza quanti mesi di pratica deve fare? Diciotto. La scuola fa da integrazione della pratica per consentire anche a quei ragazzi che fanno pratica in studi monotematici di spaziare sulle materie fondamentali dell'esame: diritto civile, diritto penale, procedura civile, procedura penale. A volte si trovano anche quesiti di diritto amministrativo. La sua specializzazione. Esatto. Tengo anche qualche lezione nella scuola. Che, diretta dal professor Roberto Pucella - avvocato, Ordinario di Diritto civile per la Facoltà di Giurisprudenza di Bergamo -, conta su un corpo docenti di alto livello: comprende appunto avvocati, magistrati e professori universitari. C'è poi un gruppo di avvocati che si occupa delle esercitazioni. La scuola integra infatti le lezioni frontali, che servono a introdurre gli argomenti, con le discussioni di temi pratici e le prove scritte, frequenti e articolate.

E' un esame non facile da superare, del resto. La percentuale di promossi tra chi frequenta la nostra scuola è vicina al 70%, e tra l'altro abbiamo più volte trattato temi che sono stati poi oggetto delle prove d'esame. Con grande soddisfazione degli esercitatori che seguono i ragazzi nelle simulazioni delle prove. La fondazione è del 2002. E la scuola? E' praticamente coeva, essendo nata quasi subito. Ha avuto delle fasi un po' alterne: all'inizio abbiamo avuto un buon numero di iscrizioni, quindi abbiamo subito un po' la concorrenza di altre scuole, soprattutto milanesi. Direi che negli ultimi due-tre anni abbiamo recuperato notevolmente, e quest'anno abbiamo ben 95 iscritti. Com'è organizzata la scuola? In due moduli. Il primo modulo va da gennaio a luglio, il secondo - con più esercitazioni - da settembre a novembre. Poi a dicembre c'è la prova. Tutti gli iscritti frequentano entrambi i moduli? Noi lo consigliamo, ma non sempre è possibile. E' quasi tutta gente che già lavora,

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del resto; teniamo in debito conto di tutte le situazioni particolari e personali. C'è chi si iscrive solo al secondo modulo, che definiamo anche "intensivo". La vostra professione è in crisi? Il numero di avvocati in Italia sarebbe ormai troppo elevato. Il numero degli avvocati rischia di essere sproporzionato: è cresciuto in maniera esponenziale. Detto questo, credo che siano cresciuti anche i bisogni di tutela da parte dei cittadini. Certamente la professione è molto cambiata, e tuttora in forte evoluzione. Era meglio prima? Era più facile. Via via che passa il tempo bisogna sapere sempre più cose. Questi giovani che si avviano alla professione credo che incontrino molte ma molte più difficoltà di noi. Intanto perché il mercato è saturo; e poi oggi le conoscenze devono essere di gran lunga maggiori. La maggior richiesta di tutela dei cittadini in temi quali ambiente, consumo, internet. Si affacciano nuovi diritti e c'è bisogno di competenze ulteriori. Infine, un tempo si faceva il conto solo con la normativa italiana. Oggi

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abbiamo un Parlamento che legifera in maniera abnorme - norme spesso contenuta in leggi generali in cui compaiono norme specifiche che vanno a modificare altre leggi -: la buona riforma in Italia sarebbe quella di non riformare più niente, perché stiamo assistendo a una vera smania di cambiamento. Le continue modifiche non consentono alla amministrazioni di organizzarsi: impossibile arrivare alla stabilità di un regime funzionale. Servirebbe più che altro un'opera di pulizia: via le molte norme obsolete e inadeguate. Quindi la cosiddetta "burocrazia zero" è una chimera. La verità è che qualsiasi attività uno voglia avviare, continua ad aver bisogno di una serie di autorizzazioni. La burocrazia non è diminuita: è aumentata. Non c'è semplificazione. Tutte queste norme, scoordinate tra di loro, sciolgono un nodo ma ne creano altri. Non c'è raccordo con le altre norme.

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Siamo un Paese in cui, se lei deve fare una variante urbanistica per aprire, ad esempio, un'attività produttività ristrutturando un vecchio edificio dismesso, bisogna fare la valutazione ambientale strategica in Comune e la valutazione d'impatto ambientale in Regione: non si capisce dove finisce una e dove comincia l'altra. Poi magari ci si mette anche la Provincia, a cui spettano alcune competenze. Se vogliamo vedere il lato positivo, scherzando, si può dire che in questo modo il lavoro per gli avvocati abbonda... Beh, sicuramente genera il bisogno di qualcuno che conosca la materia. Però l'avvocato ha una soddisfazione personale quando vede che il problema si risolve. Quando invece si passa da un problema a un altro per un problema di mancato raccordo tra le norme, è frustrante e non giova a nessuno.

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Come fare una reale semplificazione? Il ministro dovrebbe sedersi al tavolo con chi conosce queste procedure, metterle in fila, poi sfrondare e semplificare. La valutazione d'impatto ambientale, per tornare all'esempio precedente, dovrebbe essere una sola e tenere in considerazione tutti gli aspetti che comporta: non è possibile che ci siano diverse prospettive soprapposte, in cui ogni ente prescrive modifiche e adempimenti diversi. Chi deve avviare l'attività non riesce a capire cosa ci sia in fondo al percorso. Anche per le pubbliche amministrazioni, in questo modo, è tutto più difficile: hanno una gestione del territorio non totale né certa, perché non tutte le procedure sono regolamentate. La Fondazione, oltre alla scuola, di cosa si occupa? Organizza incontri e convegni, anche in collaborazione con la Guardia di Finanza,


su tempi rilevanti. Si occupa quindi della formazione degli avvocati già avviati alla professione. C'è anche un sito internet? Sì, scuolaforensebergamo.it, curato dall'avvocato Foglia, imprescindibile collaboratore della scuola. Dà una serie di informazioni tra cui l'offerta formativa e la lista dei docenti. Gli iscritti possono quindi contare sulle possibilità di comunicazione in modalità web. Lei è anche vicepresidente del CdA di Sacbo, società di gestione dell'aeroporto di Orio. Sì. La Sea Aeroporti di Milano è socio di maggioranza relativa di Sacbo, quindi esprime tre rappresentanti nel CdA. Da quattro anni a questa parte Sea, nell'andare a designare i suoi consiglieri, ha ritenuto che uno dei tre dovesse essere bergamasco per attenzione alla città: così, nel nominare me, Sea ha ritenuto di mostrare rispetto per il territorio. Cosa pensa delle tante serie televisive che parlano di giustizia e avvocati? Penso che sia una banalizzazione della professione. Poi ci sono tutti questi avvocati che in generale sono considerati bravissimi perché carpiscono con metodi fraudolenti le prove... Ne fanno di ogni. Cose che se avvenissero realmente, almeno in Italia, sarebbero da radiazione dall'albo. E poi si dà un'immagine falsa del funzionamento della giustizia. Così spesso io mi trovo con gente che arriva qui convinta che basti dire "io ho questo diritto, e questo diritto è stato leso": bisogna portare la prova della lesione, e quali danni questa lesione ha procurato. I l non addetto ai lavori si costruisce un'immagine del processo e della figura dell'avvocato, attraverso i telefilm, che non ha niente a che vedere con la realtà, anche perché riferiti a sistemi giuridici totalmente diversi. Poi domina la figura dell'avvocato penalista, una sorta di Robin Hood, che non esiste nei fatti. Il diritto amministrativo ha meno risvolti romanzeschi. Sì, anche se in realtà il processo amministrativo è il più simile al penale, perché c'è ancora una componente, seppur limitata, di oralità: all'udienza c'è una discussione, con la toga, che nel processo civile non c'è. Ma le similitudini finiscono qui.

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«Diocesi: più carità, meno muri»

Il segretario generale Monsignor Giulio Dellavite: «E’ un po’ una leggenda metropolitana quella che la Curia gestisca tutto; c'è però in Bergamo una realtà ecclesiale che si interseca in modo forte con quella sociale»

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egretario generale della Curia. Cioè chi ha il compito di coordinare tutta la gestione interna e il rapporto con l'esterno. Un ruolo chiave, per il quale il Vescovo Francesco Beschi da novembre 2011 si avvale della figura di monsignor Giulio Dellavite. Nato il 6 novembre 1971 a Romano di Lombardia e laureato in Diritto canonico, dopo l'ordinazione sacerdotale (1° giugno 1996) è stato vicario parrocchiale di Almè (1996-2000) e studente a Roma (2000-2002). Dal 2002 al 2011 è stato officiale della Congregazione per i Vescovi, in Santa Sede, nella segreteria del Cardinale Giovanni Battista Re. Parliamo della Curia: quali funzioni ha? La prima faccia della Curia è quella dell'organo di controllo di quello che fanno le parrocchie. Insieme però c'è sempre la funzione di supporto rispetto alle iniziative delle diverse comunità, per agevolare le cose in una visione d'insieme. Infine ha un compito propositivo: fornire materiale alle

parrocchie per la gestione pastorale ordinaria. La lettera pastorale del Vescovo viene rielaborata in diversi modi, dalle schede per la formazione degli adulti ai convegni diocesani, dalle indicazioni per il tempo di Avvento e Quaresima, a quelle per i centri ricreativi dei bambini, etc. Tre funzioni seguite da diversi settori. Esatto, infatti la struttura della Curia è trasversale rispetto alle attività parrocchiali. Partiamo dal primo settore. Il settore più ampio è il Vicariato per i laici e la pastorale che si occupa della vita della chiesa nella società. I diversi uffici sono divisi in temi: le associazioni, la catechesi negli oratori, la famiglia, il lavoro, i beni culturali, il mondo della salute, l'ufficio missionario, i migranti, l'ecumenismo, il dialogo interreligioso, l'ufficio liturgico, i tempi dello spirito e i pellegrinaggi e poi tutto l'arcipelago della Caritas. Il secondo settore cosa riguarda? La vita consacrata, ovvero il rapporto con

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di Emanuela Lanfranco

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suore e frati, in quanto sono indipendenti e autonomi come soggetti e si interfacciano con la diocesi, col Vescovo e con la curia solo per le attività di pastorale che hanno sul territorio. Terzo? C'è poi il Vicariato per le unità pastorali. E' in atto questo grande progetto di unificazione e collaborazione tra le parrocchie. Ormai non c'è più la singola parrocchia col singolo prete o il singolo curato: si va verso un gruppo di preti che seguono un gruppo di parrocchie. Non è solo un'esigenza data da esiguità di preti, ma si vuol far funzionare al meglio le qualità dei preti e le opportunità. Una novità interessante. E necessaria. Poi ci sono i settori per la formazione del clero e per la pastorale indirizzata alla scuola che si occupa di curare un rapporto con la scuola per l'educazione, sia per la scelta degli insegnanti di religione, che hanno un contratto con gli enti pubblici ma devono essere approvati dalla Curia. Importante poi il settore per le attività economiche: una parte è dedicata al rapporto con le parrocchie e con gli altri enti, un'altra è dedicata alla gestione dei beni della Diocesi. Infine c'è il tribunale ecclesiastico, che si occupa di quanto in

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diocesi ha bisogno di attente e delicate analisi specifiche di verifica e discernimento. Ci spieghi meglio. Ha tre aspetti. Il più vasto è quello che riguarda le nullità matrimoniali: la famosa Sacra Rota è in realtà locale, con accesso molto più facile rispetto alle fantasie, accompagnando le coppie in crisi con un percorso di affiancamento per il quale la diocesi di Bergamo è pilota in Italia. Segue poi i provvedimenti disciplinari verso ecclesiastici e altro e infine le cause per beatificazioni e santificazioni. Altro? Ci sono molte realtà che sono in qualche modo legate alla diocesi ma che non sono direttamente la Curia. Ad esempio l'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero: quando sono stati rivisti i Patti Lateranensi nell'83, tanti beni delle parrocchie sono confluiti in un unico fondo, gestito da Roma, da cui arrivano le risorse per lo stipendio dei preti. L'istituto quindi ha una sede qui a Bergamo, ma dipende direttamente da Roma. Tanti beni, dunque, che si dice siano della Curia, in realtà fanno riferimento a questo istituto. Ci sono due società di servizi, l'Alex Servizi e l'Adasm. La seconda è per le scuole, la prima

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è il centro servizi della Diocesi per tutte le parrocchie che hanno bisogno di consulenza finanziaria, commerciale, architettonica, etc. Poi il Seminario, che è un'altra cosa ancora. E al vertice? Sopra a tutto, trasversale a tutti i settori, c'è la gestione della Curia, data dal Vicario Generale, mons. Davide Pelucchi, a cui fanno capo tutti i settori. Accanto a lui, come aiuto, c'è il segretario generale, e il cancelliere che ha la garanzia formale che tutti gli atti siano eseguiti in modo formalmente corretto, secondo il diritto, dal protocollo in entrata all'uscita di un decreto. Il suo ruolo, in particolare, che aspetti riguarda? Il Segretario Generale ha la cura della sinergia degli uffici, attraverso la gestione del personale, il coordinamento per cercare di lavorare insieme e fare rete sia all'interno tra uffici che all'esterno soprattutto nel rapporto con le istituzioni. Proprio per questo il Vescovo ha voluto fondere in questo ruolo anche quello di Addetto Stampa ad esempio. Il Vescovo come può seguire tutto? La responsabilità pastorale e la paternità su tutta la Diocesi chiede al Vescovo di essere spesso presente sul territorio per incontrare parrocchie, gruppi o istituzioni.


Questo richiede che per quanto riguarda la gestione del complesso arcipelago delle attività, oltre che degli uffici della Curia si avvalga di tre organi consultivi: innanzitutto il Consiglio Episcopale, formato dai Vicari e dai Delegati dei settori della Curia e dal Rettore del Seminario; il Consiglio Presbiterale, formato dai rappresentanti dei sacerdoti che è una specie di senato del Vescovo; il Consiglio Pastorale che raccoglie il mondo laicale, con i rappresentanti locali

o di alcune associazioni. Quanto è importante la Curia per Bergamo? C'è chi pensa che in città sia il primo dei poteri forti. Si confondono Curia, Diocesi e vari enti religiosi. Sotto il cupolone della Curia vengono poi mischiati tanti altri soggetti. E c’è anche chi si mostra legato alla Curia, ma in realtà parla solo a nome proprio. E' insomma un po' una leggenda metropolitana quella che la Curia gestisca tutto;

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c'è piuttosto in Bergamo una forte realtà ecclesiale che si interseca in modo forte con quella sociale, per ragioni storiche: dall'importanza di L'Eco di Bergamo alla grande vitalità delle parrocchie. Quando ci sono enti, oltre a L'Eco, come il Patronato e la Caritas, che fanno girare il welfare della città, è naturale che tutto venga riferito alla Curia, ma non è proprio così. La Curia non entra specificatamente nelle scelte di tali enti. Però quando si analizzano le parrocchie singolarmente sembra siano tutte in difficoltà. Qui va fatta una riflessione. La crisi ha fatto crescere una sensibilità etica sullo spreco, ma è diminuita la generosità verso gli altri, nonostante il noto cuore grande di Bergamo nelle grandi campagne, come quella per il Nepal, faccia sempre cifre da record. Le parrocchie vivono bene con la generosità dei fedeli, ma non possono più fare come tanti anni fa: siamo insomma a un vivere dignitoso, ma la floridità del passato è un'altra cosa. Meno offerte, perché la gente ha meno da dare, ma le richieste di aiuto sono in crescita. Anche da parte delle nostre famiglie colpite dalla crisi. Quindi si investe più in sostegno, più in carità che in muri. Oggi un parroco rifà il tetto o l'intonaco solo se c'è una necessità non differibile. L’urgenza è data dall’attenzione alle persone. Infatti nel prossimo settembre il Vescovo consegnerà alla diocesi una nuova lettera pastorale che avrà come titolo “Donne e uomini capaci di carità” e sul territorio incontrerà vicarialmente tutte le persone che sono coinvolte nelle proposte caritative, assistenziali, di impegno sociale. Le offerte vengono gestite direttamente dalle parrocchie? Sì, ogni parroco è totalmente indipendente nella gestione delle cose della parrocchia. Deve far approvare i bilanci alla Curia ogni anno e deve chiedere il permesso alla Curia per atti di straordinaria amministrazione. Per L'Eco di Bergamo si parla di 350mila lettori al giorno: resta la prima testata locale d'Italia. Dove prende tutta questa forza? E' un'istituzione che entra nelle case. E' stata per tanti anni il collegamento del territorio con le famiglie, e tutto il merito va a don Andrea Spada: negli anni gloriosi, in cui la televisione non c'era, è riuscito a radicarlo

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grazie alle notizie nazionali, ai morti del paese, alle case in festa, oltre naturalmente a una capillare informazione locale. Spada ha anticipato Internet, perché ha trasformato L'Eco in una finestra sul mondo a 360 gradi. Quindi anche chi lo critica lo legge. Geniale Andrea Spada quando diceva: "Noi non abbiamo nemici. Abbiamo amici e amicissimi". Cosa fa il Segretario Generale tutto il giorno? Cerco di creare sinergia tra i vari uffici della Curia. Ogni ufficio lavora per suo conto, e lavora bene, ma necessita di sinergia con gli altri uffici, con strumenti diversi come la gestione dei calendari, del sito, della comunicazione, degli eventi, di alcune pubblicazioni, delle informazioni ai parroci. Ci sono poi alcune richieste che arrivano alla Curia che vanno accolte e indirizzate. All'esterno, come dicevo, curo i rapporti con la stampa e con le istituzioni. Quindi velocemente l’agenda si riempie di incontri, riunioni, occasioni, eventi, relazioni. Poi pastoralmente aiuto nella parrocchia di Seriate. I bergamaschi vanno ancora in chiesa? Rispetto alle altre diocesi d'Italia, la partecipazione a Bergamo, seppur calata, ha ancora numeri molti alti, anche nei giovani, che sono molto selettivi ed esigenti: da una parte magari richiedono qualcosa di più oltre ad una religiosità del dover andare a Messa, quindi a volte non ci si ferma alla propria parrocchia ma si va alla ricerca di altro, in un misto di soggettività ma anche di contenuto. Una richiesta di qualità che stimola il lavoro di preti e oratori. Se pensiamo al materiale che come Diocesi produciamo per la catechesi e altro, e che molte altre diocesi ci invidiano, siamo soddisfatti. Anche sui Cre abbiamo una proposta molto ben fatta. E nei nostri oratori ci sono giovani molto impegnati. Però, appunto, sono esigenti: non è più una partecipazione di massa perché "bisogna andare", ma più convinta. Per questo funzionano bene anche esperienza diocesane o extra parrocchiali, come il Gruppo Samuele, o l'Azione Cattolica. Nelle case, però, sono pochi i genitori che dicono ai figli "devi andare a messa". E noi dobbiamo partire da questo dato di fatto: quando un bambino arriva in catechesi in parrocchia, capita che non sappia fare il segno della croce. C'è un vuoto familiare,

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vero. Però c'è una fascia di giovani che si interfaccia alla parrocchia con poca convinzione ma poi si ricrede. Esempio: i corsi per fidanzati e per la formazione dei genitori per l'asilo o per i sacramenti. Sono momenti in cui ci si casca per forza; però quando sono lì si sentono coinvolti e cadono tanti pregiudizi. Per questo la Diocesi di Bergamo ha investito tanto negli asili parrocchiali: tanti giovani che si erano allontanati sono tornati, grazie ai bambini. Inoltre la proposta degli oratori è più mirata e articolata: non saranno pieni come una volta, perché i ragazzi oggi hanno più alternativi, però sanno coinvolgere. E c'è sempre più la ricerca del prete che fa una buona predica. Beh, è normale. Comunque rispetto a

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qualche anno fa il nostro livello è cresciuto enormemente: la preparazione culturale e teologica è diversa. E' normale che in alcune parrocchie ai divorziati non si permetta di fare la comunione, mentre in altre sì? La Chiesa deve dare una norma che vada bene per tutto il mondo, per cui il minimo comun denominatore dev'essere altissimo, perché le diversità sono tantissime. Non si può scendere nei casi singoli. La regola sulla comunione e sull'assoluzione è innanzitutto un concetto teologico: il principio è dato dalla convivenza fuori dal matrimonio, perché nel momento più importante della mia vita escludo Dio facendo a meno di lui, oppure c'è una dissintonia su quanto avevo giurato di fronte a Dio. Il problema


quindi non è tanto il divorzio o la separazione, ma la convivenza extramatrimoniale senza un matrimonio o conseguente a un matrimonio interrotto. Non è tanto l'aspetto sessuale, quanto piuttosto quello di scelta fondamentale di vita. La Chiesa permette la separazione, perché quando una storia finisce non è mai una colpa ma una croce e servono sempre due legni per farla. Se uno è separato o divorziato ma non ha una convivenza in atto può fare la comunione. Così la Chiesa non giudica né considera di serie B chi fa la scelta di convivere o di avere una nuova storia, infatti offre cammini personalizzati di accompagnamento. Un concetto un po' strano... Il Concilio dice: si condanna il peccato, ma si comprende sempre il peccatore. È una indicazione disciplinare come campanello di allarme per dire che c’è in ballo Dio legato alla dimensione più importante della vita. Gli allarmi si mettono sulle cose più preziose. Per questo il Sinodo si concentrerà molto su questo tema. La faccenda va normata, è questa la grande scommessa di Papa Francesco, perché la Chiesa si deve adeguare ai tempi. Negli Stati Uniti e in qualche paese del Nord Europa è in corso una sperimentazione interessante: chi non può far la comunione sale lo stesso verso l'altare e riceve dal sacerdote non la particola ma la benedizione sulla fronte. Noi Diocesi di Bergamo siamo inoltre primi in Italia per un progetto pilota, chiamato "La Casa": l'accompagnamento delle coppie separate e divorziate che vogliono accostarsi ai sacramenti o chiedere la nullità di un matrimonio. Quest'esperienza sarà portata al convegno delle diocesi italiane di Firenze a novembre. Però il Papa ha invitato i giovani a preservarsi... Però ha parlato di castità, Non è verginità, con residui sessuofobi. Per la Chiesa castità è l’arte di amare, cioè una scelta di responsabilità nel ridare qualità e importanza ai gesti dell'amore. Di fronte a un mondo in cui la sessualità è buttata lì, bisogna dire: non è che non dovete fare niente, ma ridate all'amore il valore dei suoi gesti. Cosa ne pensa di far sposare i preti? Il matrimonio del prete non è ammissibile per come è pensato il suo servizio all'interno della chiesa cattolica. Tra i protestanti e gli ortodossi la figura del prete è diversa. O il

prete fa solo l'uomo del Culto la domenica, ma durante la settimana fa la sua vita, insegna e dà degli orari d'ufficio di ricevimento, come appunto i pastori, altrimenti non ci siamo. La figura cattolica del prete è a disposizione della gente 24 ore su 24, ed è una scelta personale. Mi conceda due battute. Se il Papa decidesse che i preti si possono sposare, il problema più grosso sarebbe trovare delle donne con più vocazione dell'uomo, perché la donna che dovrebbe stare vicino a un prete cattolico – non dev'essere gelosa, non deve mettere i bastoni tra le ruote, deve essere riservata: scapperebbe. Poi in secondo si farebbe fatica a discernere chi lo fa per convenienza per lavorare mezz’ora al giorno e avere casa e stipendio. È una scelta radicale che chiede una donazione totale e totalizzante, un cuore libero. Non è un mestiere, quindi lo sai quando lo scegli. Quando poi si dice “se si sposano ce ne sarebbero di più” si parte proprio dal punto più sbagliato: è come quando sulle strade si cambiano i divieti di velocità al posto di aggiustare le buche. Non funziona. Le vocazioni come vanno? Un dato curioso è che in Italia la percen-

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tuale di chi va prete rispetto ai figli maschi è identica rispetto ad anni fa. Ci sono meno preti ma ci sono molti meno figli. Al contrario, nel mondo il numero di preti è aumentato, ma soltanto grazie alla terre di missione. Comune di Bergamo e Curia vanno d i p a r i p a s s o n e l l e d e c i s i o n i ? Si confrontano sempre nelle scelte? Il Comune non è tenuto a chiedere nulla né a rendere ragione, nemmeno le altre istituzioni. Nel momento in cui un ente civile fa delle scelte che riguardano o coinvolgono la Chiesa succede che ci sediamo attorno a un tavolo e ne discutiamo, condividendo forze e progetti. Ci sono poi quei rapporti interpersonali e informali che sono una vera ricchezza da cui poi nascono scelte autonome. Non c'è nessun diritto di veto, quanto piuttosto invece il desiderio di una sana e rispettosa laicità per il bene comune. La Chiesa non fa alcuna ingerenza, ma si sente coinvolta direttamente in tutte le dinamiche che coinvolgono il bene della gente e i valori umani.

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Inter vista

«Grandi opere, ma anche manutenzione»

L’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla: «Non dimentichiamoci di strade, marciapiedi, verde, strutture e vivibilità dei quartieri. Anche questo fa comunità, nonostante faccia ovviamente meno notizia»

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e passioni più profonde passano dalle azioni, dall’impegno e dalla pazienza con cui si affrontano le eventuali problematiche. Ma bastano gli sguardi, un sorriso e poche parole per comprenderle. Parole come «Adoro passeggiare da solo per la città, guardarmi in giro: Bergamo degli angoli stupendi. Si notano tante piccole cose che di solito sfuggono». Marco Brembilla geometra e soprattutto assessore ai Lavori pubblici della Giunta Gori ed ex presidente del Consiglio comunale quando era sindaco Tentorio - suggella così un’intervista in cui si respira la politica nel suo significato primigenio, aristotelico: l’amministrazione della «polis» per il bene di tutti. Portata

avanti con dedizione, equità, competenza. E, perché no, efficienza. State facendo un gran lavoro, come Giunta. Il gradimento di Gori lo testimonia: è il terzo sindaco più amato d’Italia. È merito del capitano se la nave funziona. Certo, è importante che chi lavora sulla nave - dirigenti e dipendenti, non solo assessori - sappia fare squadra. Solo così si portano a casa i risultati. Per fare squadra è necessario far convivere l’autonomia degli assessorati con la capacità di risolvere collegialmente i problemi sul tavolo, che non sono pochi. Mentre le risorse, quelle sì, scarseggiano, quindi bisogna ottimizzare. Specie in un

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di Fabio Cuminetti

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settore come quello dei Lavori pubblici, dove le risorse sono fondamentali. Classifiche a parte, sono andate in porto parecchie opere. Partiamo dal ponte di Monterosso. Non è stato facile: ci sono voluti 400 giorni, in totale, per arrivare alla sua ricostruzione. Ci sono i tempi della burocrazia, del resto, necessari sia per la progettazione che per l’esecuzione dei lavori. Le leggi vanno rispettate puntigliosamente, soprattutto in un settore delicato come quello dei Lavori pubblici, che implica appalti e molto denaro. Come in ogni cambio di amministrazione, avete anche giovato di percorsi già tracciati. Assolutamente: il classico «effetto trascinamento». Bisogna però dare atto al sindaco Gori che, su alcuni temi, la sua caparbietà e la sua volontà di arrivare a delle soluzioni hanno sicuramente dato un’accelerata. Un esempio su tutti? La questione della Carrara, che andava avanti da otto anni: Gori ha fissato la data dell'inaugurazione e non ha voluto transigere con nessuno, in primis con me, costringendoci tutto - in senso buono - a dare più del massimo per portare a casa il risultato. Quali sono stati i nodi più difficili da sciogliere, per la pinacoteca? Innanzitutto c'è da ringraziare la Fondazione Credito Bergamasco, che ha donato un milione di euro per il riallestimento. Riallestimento che non è stato facile, perché c’erano tutta una serie di problemi legati proprio alla ristrutturazione - abbiamo dovuto operare con pareti in cartongesso - e agli impianti di climatizzazione. Il progetto è stato curato dall'architetto Gobbi e seguito, per quanto riguarda gli appalti, dal mio assessorato e dalla Cultura. Credo che il risultato sia straordinario. Un risultato sottolineato da un’inaugurazione altrettanto straordinaria. Concordo. Un altro momento fondamentale sarà quando avremo ristrutturato il Donizetti: potremo goderci un'altra grande inaugurazione. Come procede l'iter per il teatro? La raccolta dei fondi sta andando bene: dovremmo essere tra i 10 e 12 milioni, e c’è la disponibilità di Ubi Banca per due milioni di euro. Ne servono 16. Sarà poi un lavoro che gestirà direttamente la Fondazione Donizetti. Arriverà il momento in cui il

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teatro chiuderà, anche se andrà preparato un cronoprogramma adeguato. Nel periodo di chiusura si sfrutteranno PalaCreberg e Sociale: non è la stessa cosa, ma del resto è un lavoro che s’ha da fare, anche perché il Donizetti oggi, per l’impiantistica che ha, viene utilizzato praticamente solo sei mesi l'anno e ciò non va bene. Con un impianto di climatizzazione sarebbe disponibile tutto l’anno, non solo in quanto teatro, ma per ospitare mostre e quant’altro, in modo che viva anche durante la giornata. Invece, per Astino, qual'è stato il vostro ruolo? Noi abbiamo seguito il progetto della sezione staccata dell’orto botanico, molto bello anche perché è un work in progress: mostra le piante nelle varie fasi di crescita. Dell'ex monastero se n'è occupata la Mia con un grande investimento, grazie anche al Cda precedente ma soprattutto a questo, che ha rifatto le facciate e ha dato la possibilità a chiunque di poter fruire dello spazio anche a cena: un’opportunità molto suggestiva. Non è finita l’avventura, ma abbiamo posto le basi perché si possa portare avanti. Sulla riapertura della Morla Greenway nel tratto a ridosso di via Castagneta... Ci ho lasciato metà fegato - scherza - perché si trattava di coniugare il rispetto per la proprietà con la soluzione del problema.

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C’erano state delle incomprensioni iniziali, poi la proprietaria, molto anziana, è deceduta, e abbiamo preferito aspettare, per rispetto della situazione. Perché ci vuole rispetto delle persone, innanzitutto: lo dico sempre ai nostri tecnici, di non trattare semplicemente le cose come cemento e asfalto, ma come luoghi dove vivono e camminano le persone. In seguito, nel giro di tre mesi, sono stati fatti i lavori, noi per la nostra parte, la proprietà per la sua parte. Ora andremo verso l'acquisizione di quell'area, che stranamente in quel tratto non era del Comune, per non incorrere in altri problemi del genere in futuro. Passiamo al piazzale della stazione: ha cambiato volto. Il progetto di Ines Lobo, grazie alla donazione della Fondazione Italcementi per il 150°, è diventato realtà. A novembre inizieremo anche i lavori per il padiglione, che sarà un punto d'informazione turistica. Non abbiamo cominciato adesso perché sarebbe significato avere la stazione trasformata in un cantiere proprio durante Expo. Passiamo ai cantieri in corso d'opera. Partendo da Sant'Agostino. Quando sarà pronto? Il 21 settembre, in occasione dell'apertura dell'anno accademico. Saranno pronti sia l'ex chiesa, che poi diventa aula magna, sia


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il chiostro grande, che stiamo riportando a prato, da parcheggio qual era diventato: ci sono stato nei giorni scorsi, vi assicuro che è già fantastico. Bellissimo anche l'interno dell'ex chiesa. Sarà un'altro spettacolo per la città, che riacquista spazi estremamente suggestivi. Il parcheggio di via Fara, dopo il crollo e l'inchiesta, che tempistica potrebbe avere? Non dipende da noi, purtroppo. Io ho preso in mano in modo deciso una situazione in totale stallo. Lì è stato presentato, da parte della società che ha avuto la concessione in project financing per realizzare l'opera, un nuovo progetto a seguito del crollo. Che però costa molto di più. Evidentemente l'amministrazione non può accollarsi delle spese, perché ci sono anche delle convenzioni siglate che non possono essere toccate. Adesso noi abbiamo, come Giunta, votato una delibera che mette tutta una serie di paletti a questa società perché il lavoro riprenda: non è più pensabile lasciare per altri anni la situazione così com'è. Se poi riprenderà con il progetto originale o rivisto, non è cosa che si possa decidere unilateralmente. Potrebbe essere ancora lunga, insomma. Io sono abbastanza ottimista, e sottolineo abbastanza. Penso che nessuno abbia voglia di intentare cause legali, altrimenti non ne usciamo più. Cerchiamo di arrivare a una soluzione che sia condivisa, ma che soddisfi anche un punto cardine del nostro impegno elettorale: la realizzazione sì del parcheggio, ma in misura ridotta rispetto a quello che era stato preventivato. La delibera apre alla possibilità di un confronto per una soluzione che spero sia la più vicina possibile. Altri nodi al pettine che non riuscite a scogliere? Questioni che vi tengono svegli la notte? Purtroppo c’è sempre qualcosa. È una città dove la parte antica mostra tutta la sua fragilità; per esempio la scorsa estate, piovosa com’è stata, ha causato tutta una serie di smottamenti, di crolli di muri di sostegno, etc. Adesso bisogna corrergli dietro, e sono un sacco di soldi. L’altro nodo, che avrei voluto risolvere quest’estate, ma poi per esigenze di bilancio - già chiuso - ho dovuto rinviare, è il discorso degli allagamenti sulla circonvallazione, dove c’è la stazione dei carabinieri. In questi giorni ho felicemente risolto due temi a

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cui tenevo molto: la ristrutturazione della scuola Munari a Redona e la non ristrutturazione della palestra della costruenda scuola Codussi, visto che costruiamo una nuova palestra, come da richiesta del quartiere. Poi c’è tutto il discorso della riqualificazione del centro cittadino, che abbiamo in ballo col collega Valesini. Di carne al fuoco ce n’è tanta. Senza dimenticare che esiste la festività e la ferialità: le festività sono le grandi opere, la ferialità le manutenzioni, non meno importanti, a cui tengo tantissimo: strade e marciapiedi, verde, strutture e vivibilità dei quartieri periferici. Anche questo fa comunità, anche se ovviamente fa meno notizia. In che zona abita? Nell'ultimo quartiere di Bergamo prima di Orio al Serio: Campagnola. Le piace, o c’è qualcosa che vorrebbe sistemare? Cose da sistemare ce ne sarebbero tante, però fuori dalla responsabilità dell'amministrazione. Mancano negozi, ad esempio. L'ex Mangimi Emmetre è abbandonata:

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forse arriverà un supermercato, e il sindaco ci sta lavorando. Poi ovviamente è un quartiere che mi piace perché ci sono nato, ci ho sempre abitato, conosco tutti. Quindi mi trovo bene. Gli aerei danno fastidio? Sì, però io penso, a costo di discutere con quelli del mio quartiere, che la vivibilità e il progresso possono convivere. Il fatto che Bergamo sia inserita in un contesto internazionale di tale livello è troppo importante. Bisogna fare in modo che il dialogo sulla diversificazione delle rotte, sul rateo di stacco dalla pista, etc. portino a una mitigazione del rumore, senza per questo pensare a frenare l'attività dell’aeroporto, che porta un indotto di ricchezza fondamentale per la nostra provincia. A maggior ragione in un periodo di crisi. Le sue passioni nel tempo libero? Mi piace molto camminare, soprattutto lungo fiumi e laghi. Sono innamorato dell'acqua sotto tutti gli aspetti. Vado in bicicletta e andavo anche a nuotare. Ora però il tempo è tiranno.


Inter vista

Mytho Parrucchieri: la grande bellezza

Marco, il titolare: «Riusciamo ad evidenziare al meglio le caratteristiche di ogni donna rispettandone la diversità, lo stile, il modo di porsi». Con un occhio di riguardo alla salute dei capelli “stressati” dall’estate

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a grande bellezza. Non il film premio Oscar, ma il risultato del lavoro di Mytho Parrucchieri, salone che vanta una vera filosofia d’immagine studiata per le clienti attente alle ultime tendenze. Un marchio conosciuto in città, di prestigio, che dal 1984 costruisce la sua fama sulla capacità dello staff di realizzare acconciature uniche capaci di esaltare la personalità e i tratti del vostro viso. «Ci occupiamo della bellezza della donna ribadisce Marco, il titolare - perché riusciamo ad evidenziare al meglio le sue caratteristiche, rispettandone la diversità, lo stile, il modo di porsi. Valorizzazione, dunque, che conferisce sicurezza e disinvoltura». Perché il significato della parola moda nel mondo dell’acconciatura è oggi più che mai il frutto di una costante ricerca dei dettagli, che solo chi si tiene costantemente aggiornato - offrendo in ogni situazione la massima professionalità

e cercando di spingere sempre più in la il proprio limite - può garantire. Mytho, in particolare, è uno tra i pochissimi saloni italiani ad avere all’interno della propria struttura un angolo di formazione permanente per parrucchieri. Questo permette al personale di studiare, esercitarsi e sperimentare nuove tecniche di lavorazione o approfondimenti dei prodotti utilizzati anche durante l’orario di apertura al pubblico. La cura della bellezza passa anche dalla tutela dei capelli, in ogni stagione. L’estate, in particolare, è quella che più li mette a dura prova. Sole, mare, lavaggi frequenti necessitano shampoo giusto, condizionatore e un terzo prodotto specifico per difendere dagli effetti del sole soprattutto la cute delle donne che hanno fatto il colore. Mytho offre soluzioni e consigli. E per il rientro delle vacanze permette di ripartire col piede giusto: dopo una visita, si va a ricostruire la

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salute del capello laddove i troppi lavaggi, l’incuria e la salsedine hanno creato dei danni, «perché il patrimonio dei capelli va sempre mantenuto nel miglior modo possiibile - specifica Marco -: per valorizzare al meglio una donna attraverso un’acconciatura abbiamo bisogno di materia prima all’altezza». Negli anni il marchio Mytho è sempre stato alla ribalta. «Abbiamo attraversato le varie mode - racconta Marco - e anche la crisi. In questi momenti il valore aggiunto è stato il sapersi dedicare alla persona: un servizio inteso non solo come taglio di capelli, che è alla base di tutto ma non basta. Bisogna far sentire le persone considerate in quanto tali». Mytho Parrucchieri Via D. L. Palazzolo 58/60, Bergamo Tel: 035 232122 info@mythoparrucchieri.com www.parrucchierimytho.com

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Simone Frusca

Impre se

I giovani scommettono sulla terra

Anche un agricoltore bergamasco tra i protagonisti della consegna degli Oscar Green Lombardia 2015, che si è tenuta il 29 giugno allo Spazio Sforza di Expogate: Francesco Marchetti, 29 anni, di Urgnano

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nche un giovane agricoltore bergamasco è stato protagonista della consegna degli Oscar Green Lombardia 2015 che si è tenuta il 29 giugno allo Spazio Sforza di Expogate, in piazza Castello a Milano. Francesco Marchetti, 29 anni, di Urgnano, fraz. Basella, è stato premiato nell'ambito della categoria «Fare rete» per la migliore esperienza in concorso: Smartphone e Qr Code per una bistecca doc. Per combattere le truffe nel piatto e difen-

dere la qualità del proprio lavoro, Francesco ha deciso di sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Nella sua azienda ha quindi scelto di tracciare la carne delle sue mucche grazie a un Qr Code che permette al consumatore, usando un semplice smartphone, di sapere tutto sulla vita dell'animale: dalla sua provenienza al peso alla nascita, dall'alimentazione fino alla razza. «Vorrei che il consumatore - sottolinea Francesco - si rendesse conto di cosa sta portando a

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di Fabio Cuminetti

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Francesco Marchetti


casa. La trasparenza è l'arma più efficace che noi produttori abbiamo per far capire come viene fatto il nostro prodotto». Anche questa edizione di Oscar Green ha raccontato storie di idee e lavoro, di coloro che in tempo di crisi hanno scommesso sull'agricoltura come leva per rilanciare il Paese. A livello regionale le nuove imprese agricole sono sempre più giovani: tra il primo trimestre 2014 e lo stesso periodo del 2015 quelle aperte da persone con meno di 40 anni d'età sono salite di oltre il 32 per cento, passando da 112 a 148. Il record - spiega la Coldiretti Lombardia - spetta alle province di Lecco, Como, e Sondrio, con una generale prevalenza delle aree di montagna. «L'agricoltura è un'attività che, nonostante le difficoltà, affascina le nuove generazioni - dice il delegato di Giovani Impresa Coldiretti Bergamo Daniele Filisetti -; è ormai consolidato il trend che vede sempre più giovani scegliere l'agricoltura come esperienza di lavoro per costruire il proprio futuro». Infatti oggi il 54 per cento dei giovani spiega un'indagine Coldiretti/Ixe - preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l'impiegato in banca (13 per cento). Nel primo trimestre 2015 delle 56 nuove aziende agricole avviate in provincia di Bergamo, 19 sono condotte da giovani, più del doppio rispetto agli inizi attività registrati lo scorso anno nello stesso periodo. Di seguito gli altri premiati. Categoria We Green L’ecochef delle mucche col “paté d’olive” in stalla (Brescia). Un “paté” ottenuto dal riciclo degli scarti della spremitura delle olive, che aumenta il benessere degli animali e la qualità del loro latte. È il risultato ottenuto da Simone Frusca, l’ecochef delle mucche di Puegnago del Garda (Bs), che grazie a un progetto scientifico coordinato dall’Aipol di Brescia (Associazione Interprovinciale Produttori Olivicoli Lombardia), ha scoperto che la sansa dell’oliva, da scarto agricolo, poteva diventare un’ottima fonte nutritiva per le mucche.

Categoria Campagna Amica Da Ga m b o l ò g l i a g r i - b i s c o t t i p e r i celiaci (Pavia). Dall’arte della pasticceria unita all’esperienza di generazioni di coltivatori sono nati i nuovi biscotti senza glutine e le marmellate di fiori da mangiare. Per andare incontro alle mutate esigenze alimentari dei consumatori, Cesare Bazzano, 27 anni, di Gambolò (Pv) ha affiancato alle tradizionali produzioni di riso e mais questi nuovi prodotti centrati sulla naturalità. Categoria Impresa 2. Terra Tra i monti un caseificio a forza solare (Varese). Grazie ai pannelli posti sul tetto del suo caseificio, Valerio Taloni di Mesenzana (Va) scalda l’acqua con cui produce 17 tipi diversi di formaggi caprini, realizzati con il latte delle sue 90 pecore Saanen dal mantello bianco. Nella sua produzione Valerio conta anche un “grana” a lunga stagionatura, uno “zola” dalla pasta cremosa e la formaggella del Luinese. Categoria Paese Amico A scuola di antimafia al fianco degli agricoltori (Cremona). La lotta al fenomeno delle agromafie parte dalle nuove generazioni. Da questa premessa si sviluppa il progetto "Storie dal nostro piatto: le filiere del cibo e il contrasto alle agromafie" istituito dall’ufficio scolastico regionale lombardo. Dodici classi di quattro istituti scolastici superiori cremonesi, capitanati dall’Istituto d’Istruzione Superiore “J. Torriani” di Cremona, hanno partecipato all’iniziativa coinvolgendo Coldiretti sia attraverso visite in cascina e nei mercati per capire come nasce il vero cibo Made In Italy, sia attraverso l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Menzioni speciali Asinelli e treni per scoprire il mondo agricolo (Monza Brianza). Un viaggio alla scoperta del mondo agricolo a bordo di due vagoni del treno dell’inizio del Novecento, in compagnia degli asini. È il percorso proposto da Andrea e Marco Stucchi nella loro Asinoteca, una fattoria

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didattica rivolta a baby visitatori di un’età compresa tra zero e tre anni. Il “signore della pioggia 2.0” (Sondrio). Da perito meccanico a “signore della pioggia 2.0”. È la storia di Daniele Franchetti trentenne di Ponte in Valtellina (So), che stanco del lavoro in ufficio ha scelto l’agricoltura continuando così l’attività di famiglia. Oggi, grazie a una stazione meteo installata nei suoi terreni riesce a prevedere lo sviluppo delle malattie per curare al meglio le sue mele bio. Daniele, infatti, è una delle cinque aziende frutticole attive in Valtellina che hanno scelto questo metodo di coltivazione. Nuova linfa per la terra con la forza dei lombrichi (Mantova). Quattro amici d’infanzia, tutti con stalle da latte e con il problema dei reflui zootecnici da risolvere. La soluzione è arrivata dalle competenze apprese nelle aule dell’università e dal lavoro di squadra. Così Alessandro Gandolfi, Giulia Caramaschi, Davide Gemelli e Maurizio Vincenzi di Pegognaga (Mn) hanno pensato di sfruttare l’azione dei lombrichi di allevamento domestico per trasformare il letame in humus. Si ottiene così un terriccio arricchito e inodore, che viene venduto come concime naturale al cento per cento, potendo contare anche su una certificazione biologica. Tra agriparty e lezioni di storia a contatto con la natura (Como). Non solo piccoli frutti: a Cantù (Co) l’azienda agricola San Damiano di Sofia Montorfano, oltre a dedicarsi alla coltivazione di frutta e verdura biologica, propone attività didattiche rivolte ai bambini dai 3 anni in su, realizzando anche percorsi per le scuole, gruppi organizzati, settimane di vacanze nel corso dei mesi estivi e nei periodi di chiusura delle scuole. Il tutto coinvolgendo non solo esperti di agricoltura, ma anche studiosi di storia, arte, letteratura e musica.

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Concorso Luberg "Diventa imprenditore": le idee vincitrici dell’ambito processi

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i è tenuta presso il Club Luberg la prima serata di presentazione delle idee imprenditoriali del concorso organizzato dall'Associazione dei Laureati dell'Università di Bergamo. Ad emergere, in occasione della prima delle tre serate sono stati i progetti di tre giovani talenti che hanno convinto la giuria con la loro originalità e concretezza. Un podio tutto al femminile nel quale ad emergere nella categoria "PROCESSI", sono state Giulia Serafini e Elisabetta Giazzi, che si sono aggiudicate il primo posto ex aequo nell'ambito “Agricoltura”, e Marie Claire Ngue per l'ambito “Industria/Artigianato”. Il progetto "TROPICO DEI COLLI", di Giulia Serafini e Mirko Roberti, punta alla coltivazione in loco di frutti tropicali biologici (feijoa, avocado e kiwi arguta) che nel medio/lungo periodo potranno essere distribuiti da produttori locali ma anche dalle cooperative e dalla grande distribuzione bio. “VICINIA” è l'idea di Elisabetta Giazzi, Roberta Zucca (che ha presentato il progetto nel corso della serata) e Claudio Bonetalli il cui obiettivo è la semplificazione dei passaggi nella filiera d'acquisto di frutta e verdura, eliminando confezioni ed imballaggio e avvicinando i consumatori al territorio in cui vivono. Il progetto imprenditoriale "NKO’O BILOO" di Marie Claire Ngue, Marie Therese Ngue, Lucia Pazderova e Alex Ndjazoua ambisce invece alla creazione di un nuovo marchio del lusso che promuova l'artigianato camerunense e il know-how italiano,

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grazie a prodotti realizzati con materie prime di altissima qualità. “Il successo più importante di questo concorso”, ha spiegato Domenico Bosatelli, presidente di LUBERG, “non riguarda solo le idee che sono state presentate questa sera ma lo spirito che ne è derivato, il desiderio di inventarsi il futuro che questi ragazzi hanno dimostrato. Questi progetti porteranno nuova linfa e nuova energia su tutto il territorio bergamasco. Il nostro concorso infatti non si ferma qui: noi cercheremo di dotare queste idee degli strumenti di cui hanno bisogno perché possano trasformarsi in progetti concreti riuscendo a mantenere l’energia e l’entusiasmo con cui sono stati presentati questa sera”. “Quella di stasera”, ha aggiunto Cristiana Cattaneo, consigliere LUBERG responsabile del concorso, “è la prima di tre tappe in cui saranno presentate le idee imprendi-

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toriali. Il vincitore finale del concorso sarà proclamato in occasione della cerimonia di fine anno di LUBERG che si terrà nel mese di novembre”. Il concorso “Diventa imprenditore” è aperto a tutti, anche non laureati, purché di età inferiore ai 35 anni e rispondenti ad almeno uno dei seguenti criteri: essere nato o residente a Bergamo o provincia; avere compiuto o stare compiendo gli studi (medie superiori e/o università) a Bergamo o provincia; svolgere la propria attività lavorativa in un’azienda operante a Bergamo o provincia. Per partecipare al concorso o avere maggiori informazioni sulle modalità di adesione consultare il sito www.luberg. it, contattare la segreteria LUBERG (Tel: 035 205 26 07) oppure inviare un’e-mail a diventaimprenditore@luberg.it.


*Golf di Mario Ugo Pasini Maestro di golf

Vacanze e Golf

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orrei giocare a golf durante le mie vacanze, dove posso andare?”... Soprattutto in questo periodo dell'anno e comunque quando si deve decidere dove passare le proprie vacanze, la passione al golf porta spesso a pensare in quale località di mare, lago o montagna si potrebbero trascorrere delle belle vacanze abbinate al golf. Oltre all'aspetto tecnico e mentale, la bellezza di questa disciplina è di poterla fare in luoghi normalmente belli, su campi di diverso genere e con diverse situazioni che variano in relazione della loro collocazione, ad esempio il fresco della montagna con le difficoltà legate alle pendenze del terreno e ai boschi da evitare o il clima più caldo del mare con il vento e gli ostacoli d'acqua lungo il percorso da gestire. Per il golfista più esperto la scelta è un po' più semplice, con oltre trentaquattromila campi in più di duecento paesi nel mondo (per sentito dire, consigli, semplice informazione personale o informazioni ricevute da

pubblicità varie) può orientarsi facilmente e scegliere il luogo ideale per trascorrere al meglio le proprie vacanze facendo solo attenzione a far collimare tutti i momenti della vacanza con il golf. Il neofita invece deve fare un po' più di attenzione, spesso le strutture golfistiche non sono all'interno degli hotel ed in alcune strutture non potendo accedere al campo c'è il rischio di perdere troppo tempo negli spostamenti non godendo così di tutto ciò che la vacanza può offrire. Sono comunque sicuro che con un numero di campi così elevato sparsi per

il mondo, tutte le esigenze personali possono essere soddisfatte. Nella mia esperienza personale, sia per lavoro che per divertimento, ho avuto la fortuna di trascorrere molte vacanze abbinate al golf e vi garantisco che sia in famiglia, sia in gruppo o da soli è un vero peccato rinunciare al piacere di passare della belle giornate amalgamando alle vostre normali abitudini di spiaggia, escursioni o semplice riposo un po' di golf. Cercate o fatevi consigliare scegliendo il posto ideale per le vostre esigenze e... Buone vacanze e golf a tutti!


*Cucina di Pierangelo Cornaro Chef Patron del Ristorante Colleoni & dell'Angelo (Bergamo)

Una ricetta per l'estate

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er questa rubrica i miei suggerimenti sono in sintonia con la stagione estiva che invita a piatti freschi e soavi. Estate, stagione dei densi climi, ove la promessa di luce richiama amori gastronomici non in connubio, ma in contrapposizione a orge di sole. Il sapore del mare, il fremere delle vele o i paesaggi statici, immobili da sembrare immersi in un acquario, sono momenti ideali per proporre il pesce crudo, marinato o condito con particolare dovizia e sensibilità. Mentre la tartare di pesce richiede un numero limitato di componenti e di nozioni, la terrina, altro cult dell’estate, più baroccheggiante nella sua composizione, può divenire il mezzo espressivo che ha in origine connubi più compositi, in genere tra pesce e verdure. Le tartare non devono sottostare all’enigmicità della cottura: sono bensì libere dall’imposizione del calore che violentemente trasforma i sapori, in tal modo propongono freschezza, istantaneità e polifonia di gusti molto controllata. Vanno serviti a bassa temperatura (12° circa) e propongono un refrigerio nella calura estiva. La terrina, grazie alla sua “architettura”, invita chi la prepara e chi si accosta ad ella la composizione artistica. I suggerimenti estivi continuano con le zuppe fredde nelle quali gli elementi aromatizzanti sono predestinati a non prevalere poiché il freddo in parte mutizza i profumi. Il cucchiaio che attua il passaggio del piatto alla bocca è in armonia con la zuppa: la sua forma suggerisce morbidezza, ricorda il palmo della mano ed opera in termini di rotonda compo-

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Mousse di caffè al cardamomo su specchio di vaniglia con sfogliette Per 4 porzioni: 1 uovo e 20 gr. di zucchero 20 gr. cardamomo macinato 2 cl di liquore moka 1 cl liquore Bayley’s 10 gr. colla di pesce 300 ml caffè 50 gr zucchero 100 gr copertura cioccolato 250 gr panna montata 50 gr pasta sfoglia 2 dl salsa alla vaniglia foglie di menta e fichi divisi in ottavi per guarnire Per la mousse, montare a spuma l’uovo con lo zucchero ed incorporarvi il cardamomo, i due liquori e la gelatina precedentemente ammollata e ben strizzata. Cuocere il caffè con lo zucchero per ottenere uno sciroppo denso. Sciogliervi la copertura di cioccolato ed unire al composto uovo, liquori e zucchero. Quando l’impasto avrà assunto una buona consistenza, incorporarvi la panna montata. Distribuire la mousse nelle formine e porle a solidificare in frigorifero per circa 2 ore. Stendere la sfoglia sino a renderla molto sottile e tagliarla a forma di piccoli triangoli, da cuocere in forno su carta antiaderente. Distribuire la salsa di vaniglia sui piatti, sformarvi al centro le mousse gelate e decorare con le sfogliatine disposte a ventaglio, con la menta ed i fichi freschi affettati.

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stezza, evitando quasi la “rottura” tra la zuppa e la bocca. Io personalmente amo la zuppa di melone e carota nera con sfoglia di prosciutto Parmigiano. Tra le zuppe, quelle di pesce esprimono una panoramica mediterranea e si differenziano per i diversi ingredienti, per i tempi di cottura, per l’impiego più o meno equilibrato degli aromi. Esse rappresentano il punto focale della cucina marinara, ma anche la palestra per cucinieri e cuochi che nel passato hanno esternato la loro genialità intuitiva. La pasta è proposta come supporto creativo, non come casualità: le ricette dedicate agli spaghetti suggeriscono infatti composizioni nuove e differenziate nei confronti della tradizione, pur non rinnegandola. Emerge in tal modo la scoperta di sottili equilibri e di nuova freschezza, “tagliolini freddi al caviale ed erba cipollina”. Come consuetudine si raccomandano anche i suggerimenti per ricette cromatiche. Il colore scelto per l’estate è l’arancio: il colore del sole, dei frutti maturi; l’arancia, seppur frutto invernale, si trova in ogni stagione. Le insalate con i loro mille ingredienti ben si addicono all’estate; i toni accesi alle verdure si alternano a quelli cromatici o timbrici dei pesci e dei frutti. suggerendo gusti nuovi che nascono spesso dalla contradditorietà dei componenti. Gli spumanti di Franciacorta, freschi, suadenti sono compagni inseparabili e assai graditi quando si è immersi nella calura estiva. Vi auguro una dolce e calda estate, con una ricetta dai profumi esotici.



*Motori Saul Mariani

Nuova Bmw Serie 3 berlina e Touring, più sportiva ed efficiente

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a ormai sei generazioni la Bmw Serie 3 è uno dei punti di riferimento nel panorama delle berline sportive e modello di vitale importanza per la Casa tedesca. Una Bmw su quattro venduta, infatti, è una Serie 3 (berlina o Touring), modello che si presenta adesso rivisitato, con un nuovo design affilato e motori modernissimi per entrambe le varianti di carrozzeria. Già al momento di lancio la nuova Bmw Serie 3 berlina e Touring è stata disponibile con un’ampia scelta di motori. L’offerta comprende 2 propulsori a benzina e 7 diesel, con potenze comprese tra

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116 e 326 cv, combinabili con il cambio manuale a sei rapporti oppure con il cambio Steptronic a otto rapporti (di serie su 330d, 335d e 340i Touring). A seconda del modello, la nuova Serie 3 è disponibile con la classica trazione posteriore o con la trazione integrale intelligente xDrive. La nuova Bmw Serie 3 è dotata del nuovo Head-Up display con immagini full-color che ha fatto il suo debutto sulla nuova Serie 6. Il sistema di navigazione Professional viene avviato ora in tempi decisamente inferiori e calcola l’itinerario a una velocità nettamente supe-

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riore alla versione precedente offrendo una rappresentazione in 3D ancora più realistica, soprattutto nei centri urbani. Per tre anni le cartine di navigazione saranno aggiornate gratuitamente, per le mappe locali l’aggiornamento avverrà automaticamente attraverso la carta Sim integrata a bordo grazie alla rete di telefonia mobile (“over the air”). In base all’equipaggiamento selezionato, infatti, la nuova Serie 3 è la prima vettura nel segmento delle sportive premium di classe media a supportare lo standard di telefonia mobile Lte. La nuova Serie 3 è disponibile anche con l’optional delle luci full-Led, novità di cui si dota anche l’entry level del mondo Bmw, ovvero la nuova Serie 1, ancora più efficienti dei proiettori allo xeno finora offerti. Ma anche la distanza tra gli “occhi” della Serie 3 è aumentata, così da sottolineare stilisticamente la carreggiata larga. In questa combinazione, i tubi delle luci Led, appiattiti nella loro sezione superiore e inferiore, rendono il fascio luminoso della luce diurna ancora più concentrato e preciso. Altro optional interessante è il Selective Beam: il sistema High Beam Assistant antiriflesso dotato di telecamera regola dinamicamente il fascio luminoso attraverso dei motorini passo-passo, così da provvedere in modo affidabile alla migliore illuminazione possibile della strada, senza accecare le vetture che precedono o viaggiano in senso contrario.


your best look

Bergamo, via E. Rossi 5 - 035.270373 - 035.243938


*Hair Style Laura e Ferruccio Galessi Hair stylist

Cute sensibile: cause e soluzioni

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ggi parliamo di trattamenti specifici. I capelli sono una delle parti del corpo più sottoposte allo stress quotidiano causato da agenti atmosferici e/o da trattamenti con detergenti aggressivi che non rispettano la cute. Il 70% della popolazione maschile e femminile soffre di sensibilità del cuoio capelluto. Infatti il cuoio capelluto sensibile reagisce a variazioni di temperatura dovute ad agenti atmosferici (caldo, freddo, aria secca o troppo umida) o reazioni emotive (sudorazione eccessiva, secchezza cutanea, cute grasse e maleodorante. L’uso di prodotti aggressivi però è la principale causa dell’alterazione del Ph del cuoio capelluto. Altre cause sono legate a condizioni climatiche, a cambiamenti ormonali, allergie, intolleranze alimentari, diete squilibrate. Non è facile curare il cuoio capelluto sensibile, perché spesso qualsiasi trattamento tende a irritare la pelle e creare fastidiosi pruriti. La scelta dello shampoo deve ricadere su prodotti delicati, che contengano - se possibile - molecole a effetto lenitivo. Ad ogni tipo di prodotto va poi abbinato uno specifico massaggio rilassante. Vivamente consigliati i prodotti biocompatibili Philip Martin’s, creati utilizzando ingredienti di derivazione naturale e organica, integrati con sostanze chimiche non tossiche in modo da ottenere un

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giusto equilibrio tra natura e scienza. Detox Ritual, ad esempio, è un trattamento benefico e detossinante, specifico per cute sensibile con azione lenitiva, calmante e decongestionante. Ripara l’epidermide danneggiata da eccessivi lavori tecnici attenuando rossori ed alleviando il prurito. Ottimo per normalizzare il Ph cutaneo e regolarizzare le funzionalità della ghiandola sebacea, è ideale su capelli sottili.

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Con problemi di caduta, oppure in presenza di forfora secca, Purifying Wash, sempre di Philip Martin’s, è uno shampoo purificante di cute e capelli, ideale per capelli molto esposti ad agenti chimici, come ad esempio il cloro, o atmosferici, come smog ed inquinamento. Inoltre dona una piacevole sensazione di freschezza, lasciando i capelli leggeri e ricettivi al conditioner o ad un trattamento ristrutturante.


*Arte Mario Donizetti

Note di tecnica pittorica

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e lacche gialle: curcuma, zafferano, gomma gutta e fuliggine La curcuma è usata anche in cucina come lo zafferano, ma, a differenza di questo, che si scioglie in acqua, la curcuma va messa in infusione in alcool. Estratto che sia il colore si evapora l’ alcool e il colore rimasto sul fondo del recipiente lo si può diluire in acqua. In alcool questo colore si presenta d’ un giallo limone, in acqua diventa più “caldo”. La gomma gutta forse è possibile trovarla ancora presso le industrie farmaceutiche o nelle vecchie farmacie, non la ritengo un gran colore, molto meglio lo zafferano che è brillante e, se concentrato, si “scalda” fino a diventare rossiccio. Il lavoro a polpastrello di velatura con le lacche Queste lacche unite a fuliggine si prestano al mirabile lavoro di velatura con il polpastrello. Dopo aver verniciato il lavoro di impasto e, dopo aver levigato la verniciatura, si passa a colorire tamponando il colore con il polpastrello delle dita. Si unisce alla lacca colorata un quantitativo di fuliggine che si ritiene dia il tono giusto alla tinta e si tampona sulle parti che si ritiene di rinforzare di tono e colore. La maniera migliore per fare questo è quella di stendere prima omogeneamente con una larga pennellessa morbida il colore molto allungato con acqua sul dipinto e poi toglierlo dove si ritiene superfluo. Per togliere il colore dove non si vuole che rimanga, bisogna dare piccoli colpi di polpastrello sulla superficie del quadro. La lacca unita a fuliggine si lascia asportare facilmente. Bisogna però preventivamente inumidire con il fiato la parte da togliere. Poiché la lacca stesa omogeneamente si asciuga, ma si alita sulla parte da togliere.

La igroscopicità della fuliggine fa rinvenire la lacca quel tanto che basta per poterla togliere lasciando anche la possibilità di modellarla. Questo lavoro di umettamento con il fiato è di estrema facilità, ma esige anche misura. E’ necessario alitare il quantitativo giusto di umidità per poter asportare il quantitativo giusto di lacca e poterla sfumare. E’ importante che la lacca contenga un quantitativo giusto di fuliggine altrimenti, se è scarsa, con il fiato non si riesce a farla rinvenire ed asportare. La giustezza dei quantitativi è empirica. Si prova e si riprova finché si capisce che il composto di lacca e fuliggine è quello giusto. Dopo aver velato il dipinto con una lacca e dopo averla asportata dove si ritiene di non lasciarla, si vernicia con vernice finale. Ma quando sarà secca la vernice finale, si potrà rilaccare con un’ altra lacca di un altro colore e riverniciarla così via finché si decida che il quadro è compiuto. Questo lavoro di laccatura è quello che distingue i quadri antichi dei Maestri da quelli di recente fattura. La pittura è rimasta da alcuni secoli ad un livello mediocre perché gli autori non hanno saputo apprezzare le lacche per sovrapposizione.

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Adottare questo metodo significa dare al proprio dipinto un livello immediatamente superiore proprio per le qualità intrinseche della materia trasparente che aumenta i valori di prospettiva aerea, di tattilità dei corpi, del loro senso del peso, di rilievo, di morbida diffusione della luce che è per un dipinto il maggiore dei pregi. Infatti la decadenza del Seicento fu caratterizzata dalla limitazione della luce alle parti chiare ma non laccate, ossia non illuminate, mentre la grande pittura del Quattrocento considerava come essenziale che la luce dovesse emanare anche dalle parti in ombra. Non fu mai nei tempi della Rinascenza considerata l’ eventualità di togliere colore di lacca alle parti in ombra come si fece nella decadenza. Per ottenere questo è indispensabile trattare per ultimo le luci con lacche gialle trasparenti e non usare nero o troppa terra d’ ombra per scurire le ombre. Bisogna usare la coloratissima e trasparentissima fuliggine mista al rosso di cocciniglia, verde clorofilla, blu indaco, giallo indiano. Chi meglio usa la trasparenza delle lacche meglio ottiene elevato livello artistico. 1°) I colori dell’ impasto (eseguito con colori inorganici) che venivano verniciati per poi essere vivificati , si chiamavano anticamente “colori morti” perché la vera vita del dipinto era data dalla laccatura fatta con colori di origine vegetale e animale (le lacche), colori che, per questo, erano chiamati colori “vivi”, cioè ricavati dalla natura viva e non dalle pietre.

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*Spiritualità don Giambattista Boffi Direttore Centro missionario diocesano

Globalizzazione dei volti

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al popolo massa all’egocentrismo del singolo, dall’esclusività della dittatura al respiro ampio della democrazia: si intrecciano così pensieri e culture, tradizioni e filosofie, prende corpo un modo di essere che condiziona, nel bene e nel male, la convivenza civile e sociale tra gli uomini. Il volto diventa allora imprescindibile riferimento per non perdere il dono dell’umanità nel trambusto dell’egoismo nutrito dall’interesse di pochi. “Quando mi riferisco al volto, – scrive Levinas – non intendo solo il colore degli occhi, la forma del naso, il rossore delle labbra. Fermandomi qui io contemplo ancora soltanto dei dati; ma anche una sedia è fatta di dati. La vera natura del volto, il suo segreto sta altrove: nella domanda che mi rivolge, domanda che è al contempo una richiesta di aiuto e una minaccia”. E’ vero che le nostre giornate sono invase da volti diversi, i luoghi dove viviamo ci fanno sperimentare intensità di sguardi, le scelte che compiamo disegnano espressioni positive o negative secondo la situazione: tutto è possibile relazione. Evocare la globalizzazione vuol dire cancellare i confini. L’impatto può avere esiti diversi. Un volto sfigurato dal pregiudizio. Non importa il nome, neppure la storia che porta con sé: se è uno straniero è una minaccia, se non veste alla moda è un escluso, se non è fisicamente perfetto non è vendibile, se fatica a stare al passo è meglio perderlo. Non è importante la sua dignità. Occhio

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che non tocchi il mio equilibrio, non diventi un peso nella società, non porti via il presunto posto di altri, insomma non diventi un costo, perché nella società dei consumi, se non produci e non paghi, non servi. Proprio il costo diventa criterio valoriale. Meno costa, più guadagno, più la cupidigia dei soldi s’impossessa della vita e, se da una parte illude pochi di essere i signori del mondo, dall’altra piega nella miseria nera milioni di persone. I tratti somatici si consumano nell’oblio della libertà. L’uomo non ha più volto. L’uomo non si appartiene più. E’ solo un numero, una capacità, una forza lavoro, uno strumento da utilizzare secondo i fini più nascosti e, spesso, subdoli di un vortice che assorbe ogni originalità e unicità. Una globalizzazione così si mangia proprio tutto. L’uomo rimane, nudo e crudo, alla mercé dell’impersonale e dello sfruttamento, come se avesse venduto l’anima al nulla. Le conseguenze sono disastrose. Un volto tratteggiato di misericordia. Quando hai il coraggio di ospitare le parole che maturano nello sguardo, quando riesci a non distogliere gli occhi dal limite e dal pregiudizio, quando ancora condividi la fatica di chi sperimenta il buio e la solitudine, è tutto un “altro” guardare. Guardare l’altro mettendosi nei suoi occhi, è un consiglio che viene dalla sapienza africana. Allora ogni volto racconta la sua storia,

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offre una potenzialità di comunione, scruta oltre quello che si vede e và alla sostanza. Prende corpo la relazione, si apre lo spazio dell’intimità, si svela il mistero dell’amicizia. Basterebbe sfogliare le pagine del Vangelo per cogliere quella qualità di incontro che Gesù è capace di incarnare davanti alle più svariate situazioni della vita. I volti segnati dalla malattia, gli sguardi offesi dal peccato, le cecità causate dalla violenza, le ombre disegnate dal sospetto, si dissolvono come neve al sole davanti al guardare misericordioso di Gesù. La peccatrice incontra la sua dignità, il lebbroso ritrova il piacere della vita, il ceco ritrova gli orizzonti del creato e poi, man mano, prendono corpo storie diverse i nomi hanno il sapore dell’universale: Matteo, Maddalena, Nicodemo, Giovanni… anche lo sguardo su Giuda evoca la bellezza dell’amicizia. Questa globalizzazione del guardare restituisce dignità e riconsegna la speranza della vita. E l’uomo, ogni uomo, nello stesso tempo, protagonista e destinatario, fa esperienza di qualcosa che lo precede da sempre. E’ il mistero di Dio, che con uno sforzo immenso, qualcuno vorrebbe soffocare una volta per tutte nell’egoismo del mondo. Impossible chiamarsi fuori!


*Poesia Federica Fioravanti

Le mie sensazioni le mie ansie, le mie paure, le mie gioie, la mia crescita... la mia vita.

Ricordi Ricordi del passato silenti ma ingombranti, come fantasmi che offuscano ciò che di bello si ha. Fantasmi crudeli che non mollano mai la presa, in modo educato, per cercare di avvolgerti l'anima, per non farti così male. Fantasmi del passato che cercano di abituarti alla loro presenza... ma tutto ciò è utopia.

L'incontro Un'emozione, un respiro fermo, il cuore che batte in gola, i miei occhi nei tuoi... Eccoti.

Ballo da sola I miei passi sempre più sicuri. Il mio corpo sempre più attento alla vita. Ballo da sola il ballo della vita così imprevedibile, bizzarro, sconosciuto, meraviglioso.

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*Cinema Film da rivedere, da riscoprire, da riassaporare

Pietro Bianchi

PANE E TULIPANI

di Silvio Soldini (anno 2000)

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ttardatasi nei bagni di un autogrill sulla strada di ritorno verso Pescara dopo una gita a Paestum, Rosalba (Licia Maglietta) vede il pullman allontanarsi senza di lei: né il marito (Antonio Catania) – un ignorante cafone con amante da 5 anni – né i due figli maschi di 16 e 18 anni, né gli altri compagni di viaggio se ne accorgono. Dopo momenti di disorientamento, la donna accetta due passaggi: il secondo, un giovane uomo, è diretto a Venezia, città che lei non ha mai visitato. Colto l’attimo, Rosalba decide di andare alla città lagunare: un primo piccolo gesto di ribellione verso la famiglia che non la gratifica e non la considera, nonostante la sua piena dedizione di moglie-madre-casalinga (sposa a 21 anni, dopo le gravidanze ha smesso di lavorare). Giunta a Venezia, Rosalba si sistema in una piccola pensione e mangia un boccone in una trattoria lì vicina, dove conosce Fernando Girasole (Bruno Ganz), un cameriere gentile nei modi e nelle parole, di origine islandese, ex-cantante su navi da crociera, con un passato non facile e pensieri di suicidio. Il giorno dopo, perso il treno che dovrebbe ricondurla a casa, Rosalba, ormai con contanti non sufficienti, prima accetta di essere ospitata a casa di Fernando e poi si affaccia in un negozio di fiori, dove il titolare, un anziano anarchico arrabbiato col mondo (Felice Andreasi), cerca un aiutante. Decisa a prolungare questa "vacanza" inaspettata, senza dar riferimenti precisi in famiglia, Rosalba accetta il lavoro di fiorista, apprezza sempre più l’ospitalità

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cortese di Fernando (che le fa trovare la colazione pronta, ogni volta con un messaggio gentile) e conosce la vicina di appartamento, una massaggiatrice olistica anche lei un po’ svitata (Marina Massironi). Intanto il marito, sempre più scocciato e innervosito (chi gli stira le camicie?), incarica un idraulico, che cerca lavoro presso la sua ditta e ha la passione per i libri gialli (Giuseppe Battiston), di recarsi a Venezia e di rintracciare sua moglie. La commedia prende a questo punto pieghe anche rocambolesche, con Rosalba sempre più vicina a tutte le persone che ha conosciuto (appassionata al lavoro, stempera le asprezze del fiorista; da donna a donna, comprende il mal d’amore della vicina; da moglie trascurata, si gode le tenere attenzioni del suo ospite) e le buffe vicende dell’improvvisato detective, che finisce col trovarla. Ricevuto un bel rimbrotto per la sua perdurante lontananza mentre il figlio minore si fa di canne, torna per un breve periodo a casa, ma il destino di una nuova vita, con persone davvero di cuore, è ormai segnato. Coproduzione italo-svizzera e debutto nella commedia intelligente di Silvio Soldini, alla sua quarta prova da regista, “Pane e tulipani” (il titolo simboleggia l’incontro delicato e semplice tra il cameriere che le offre cibo e i fiori con cui lei ricambia l’ospitalità) vive di una leggerezza straordinaria che attraversa tutto il film, anche laddove gli spunti avrebbero risvolti potenzialmente più drammatici (il ragazzino in macchina che appoggia al vetro un foglio con scritto "cercasi nuovi genitori"; in genere i rapporti famigliari, anche per

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quanto riguarda la famiglia di Fernando, e così via). Licia Maglietta, attrice napoletana di teatro, si cala magistralmente nei panni di una donna sopita alla quale il caso dona la possibilità di una nuova chance: il souvenir di Paestum, che le si spezza ancora in pullman, prefigura la rottura con il suo passato e non c’è colla che tenga. Arricchendo la sua interpretazione con una gestualità e con movimenti che rendono credibili la sua Rosalba e la sua graduale rinascita, la Maglietta ha conosciuto con questo film un successo di pubblico forse mai incontrato a teatro. Ma ancor maggior merito va riconosciuto a Soldini per averle affiancato Bruno Ganz, attore svizzero tedesco di madre italiana, scelto, oltre che per la sua bravura, anche per la parlata italiana un po’ zoppicante. Il suo linguaggio forbito, aulico e cavalleresco (cita Ariosto), quasi fuori dal tempo, a sentire il quale Rosalba, che ha poco studiato, resta sempre sorpresa e ammirata, dona ulteriormente al film la sua atmosfera ariosa e gentile, tutta da godere. E la favola, grazie anche al contributo di tutti gli altri attori (c’è anche l’apparizione di Don Backy con una canzone che, grazie al film, riassaporò il successo), si fa lieve e colorata, una vera e sana boccata d’aria fresca. Film indimenticabile e ancora nuovo, nonostante i 15 anni già passati, “Pane e tulipani” fece incetta di premi (9 David di Donatello, tutti i più importanti – film, regia, sceneggiatura, attori principali e non protagonisti – e 5 Nastri d’Argento 2001) e conobbe un successo internazionale non usuale per i nostri "piccoli" film.


Cult

Murales d’artista per l’Accademia Carrara

L’ha realizzato il giovane street artist argentino Francisco Bosoletti alla stazione autolinee rielaborando il «Ritratto di Beatrice (Bice) Presti Tasca» di Giacomo Trécourt secondo la sua poetica

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n omaggio alla Carrara la prima azione del progetto Oltrevisioni, mirato alla promozione dei luoghi della cultura tra le giovani generazioni finanziato da Fondazione Cariplo all’interno del bando «Protagonismo culturale dei cittadini». Capofila del progetto è l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Bergamo; i partner sono la cooperativa sociale Patronato San Vincenzo, l’associazione Gamec e l’impresa sociale HG80. Il progetto si sviluppa attraverso quattro azioni: «La città invisibile», azione condotta direttamente dal Servizio Giovani del Comune di Bergamo, prevede

un’esperienza di volontariato culturale per gli studenti superiori, mirata alla scoperta dei luoghi della cultura della città e alla loro promozione tra pari; «Ritorno al futuro», azione curata da HG80 in stretta connessione con l’Assessorato alla Cultura, vede un gruppo di giovani competenti in materia ragionare attorno agli sviluppi progettuali dell’Auditorium di Piazza della Libertà e dell’Ex Chiesa della Maddalena; «My Place», seguita da Gamec, prevede la realizzazione di un percorso ad hoc che metta in relazione gruppi di giovani bergamaschi di origine migrante alla scoperta del patrimonio della Galleria e in esplorazione delle

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a cura della redazione

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tecniche dell’arte contemporanea; Pigmenti 2.0, affidata alla serigrafia Tantemani del Patronato, ha come obiettivo quello di realizzare tre interventi di arte pubblica mirati alla visibilizzazione di tre importanti istituzioni culturali della città. Per il primo anno Pigmenti 2.0 ha legato la sua proposta alla riapertura dell’Accademia Carrara. Nell’ambito di quest’azione Francisco Bosoletti, giovane street artist argentino con alle spalle un’ampia produzione sia in Argentina che in Europa,

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ha realizzato, dal 24 al 28 giugno, un’opera presso il muro del nuovo parcheggio alla stazione autolinee di Bergamo. L’artista ha rielaborato «Ritratto di Beatrice (Bice) Presti Tasca» di Giacomo Trécourt secondo la sua poetica, realizzando l’opera su un muro di 10 per 7 metri. La volontà dell’intervento è quella di portare la ricchezza artistica dell’Accademia Carrara al di fuori dei muri della pinacoteca.

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NOTTE BIANCA DELLO SPORT

“TUTTO ESAURITO” PER LA 7° EDIZIONE!

Tantissime persone, sportive e non, hanno affollato il centro della città di Bergamo per una notte all’insegna dello sport e della condivisione che ha coinvolto un pubblico eterogeneo ed entusiasta. L’iniziativa, ideata ed organizzata da Proloco Bergamo e Teamitalia, con l’Associazione Paolo Belli e la collaborazione del Comune di Bergamo, si è rivelata un momento unico per portare in piazza tantissime discipline, dal basket alla danza, dal tiro con l’arco al calcetto, trasformando il Sentierone nella palestra a cielo aperto più grande della città.

dia, Emilia Romagna e Toscana. La colonna sonora della serata è stata un regalo della BB Band, che ha suonato nell’area dell’ Associazione Paolo Belli per la lotta alla leucemia. L’Associazione promuove diverse iniziative sul territorio della provincia di Bergamo per sostenere il nuovo “Centro d’Ospitalità e Formazione PAOLO BELLI - La Nuova Casa del Sole” - centro di accoglienza gratuita per gli ammalati e loro famiglie in cura presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII.

Con il sostegno di: Regione Lombardia Con il Patrocinio di: Regione Lombardia Turismo Bergamo Partner: Coca Cola Lactis Fondazione Credito Bergamasco AZ veicoli Harley Davidson Lazzarini Dolciumi Euroconsulting – Moretti Assicurazioni

UN PROGETTO PROMOSSO DA

ORGANIZZAZIONE E UFFICIO STAMPA

CON LA COLLABORAZIONE DI

Ad arricchire la serata si sono tenuti, su un ring allestito appositamente per l’evento in Piazza Matteotti, 8 match dilettantistici, con protagonisti gli atleti dell’Associazione Bergamo Boxe opposti a pari categoria provenienti da Lombar-

L’organizzazione ringrazia tutti i partecipanti, le associazioni che hanno messo a disposizione abilità, talento, esperienza ed energia e il pubblico che ha dimostrato grande curiosità ed entusiasmo. Appuntamento all’anno prossimo!

MEDIA PARTNER


Palermo Street Food di Mario Virga - 2014

N E L L’A N N O D I E X P O , A B E R G A M O, L A S E C O N D A E D I Z I O N E

AL FOOD FILM FEST DEGUSTAZIONI DI CINEMA E CIBO Film da 30 nazioni raccontano il mondo del food al Quadriportico del Sentierone

inoltre, nel cortile della Camera di CommerDante, in collaborazione con Coldiretti Bercio spazio a piccoli assaggi di film cult con le gamo e Slow Food, le proiezioni saranno acscene più famose legate al mondo del cibo, incompagnate dai Laboratori del Gusto, nati tervallate da spot pubblicitari storici, che per sensibilizzare i consumatori sulla scelta hanno fatto la storia della televisione e dei di prodotti di qualità, e da degustazioni ofprodotti alimentari. ferte dai produttori locali. Inoltre, lo Studio Bozzetto porterà al Festival Non solo: il Parco dei Colli di Bergamo, il la divertente ed istruttiva serie animata creata progetto FORME e Bergamo Mercati racper EXPO 2015 con i persoconteranno le eccellenze bergamasche, i pronaggi legati alla mascotte cessi di produzione e i legami con il Foody. territorio, in particolare nell’ambito della vaLa Mediateca Provinciale lorizzazione e distribuzione di prodotti. accompagnerà il pubblico in A questi enti si aggiungono altre importanti un viaggio nella storia del realtà di Bergamo, come il CRA-MAC, Cendocumentario dedicato al tro per la Ricerca sulla Maiscoltura che ci mondo del cibo. racconterà il rapporto fra culture e colture e Accanto al concorso cineil GISED che darà spazio al rapporto alimatografico, e all’ampio mentazione e malattie epidermiche. focus sul cinema, il Festival Spazio anche alla solidarietà e alla sensibisi offre alla città come un lizzazione con la partecipazione a Food Film evento unico nel suo genere, Sausage di Robert Grieves - 2014 Fest del CESVI: il pubblico avrà la possibipoichè crea una rete di collità di conoscere da vicino la campagna Avanguardista, sulla scia dei grandi festival di laborazioni con le realtà del territorio dedite FOOD RIGHT NOW, in particolare attraChicago e di Amsterdam, il Food Film Fest, alle diverse sfaccettature del mondo del cibo, promosso dall’Associazione Montagna Italia verso il documentario Sguardo dell’altro dalla produzione alimentare alla distribue dalla Camera di Commercio di Bergamo, Viaggio in Myanmar con il testimonial della zione, dalla ricerca medica al km0. ha raccolto circa 100 produzioni cinematocampagna, l’attore Alessio Boni. Presso la DOMUS BERGAMO in Piazza grafiche da 30 nazioni: dal Giappone alla Colombia, dalla Nuova Zelanda a Cuba, dalla UN PROGETTO ORGANIZZAZIONE E CON IL SOSTEGNO DI Serbia al Brasile. PROMOSSO DA UFFICIO STAMPA I finalisti, selezionati dalla Direzione Artistica, verranno proiettati al Quadriportico del Sentierone, salotto della Città durante le MEDIA PARTNER sere del festival ad ingresso libero e concorreranno per aggiudicarsi il primo premio. In collaborazione con la Cineteca di Milano, Raccontare il mondo dell’alimentazione attraverso i registi di tutto il mondo e di tutte le culture. È questo che aspira a fare il Food Film Fest, il Festival Internazionale di Cinema dedicato al mondo del Food, alla sua seconda edizione a Bergamo, in programma dal 15 al 20 settembre 2015.

Associazione Montagna Italia

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Vi a Z el as co, 1 24122-B ergamo

i n f o @ m o n t a g n a i t a l i a . c o m - w w w. m o n t a g n a i t a l i a . c o m


Cult

Le stelle per GourmArte

Con un’edizione speciale della manifestazione dedicata a Expo 2015 in “Balzer” e in “Domus”, Bergamo diventa capitale della grande ristorazione italiana. Appuntamenti con i migliori chef d’Italia

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ulla scia del successo ottenuto con le prime tre edizioni andate in scena alla Fiera di Bergamo, GourmArte si fa “special” per Expo 2015. La manifestazione di Promoberg dedicata alle eccellenze enogastronomiche lombarde, in occasione dell’esposizione universale di Milano allarga, infatti, i propri orizzonti e si trasferisce tra settembre e ottobre nel Centro Piacentiniano di Bergamo, per quattro date assolutamente imperdibili per gli appassionati della buona cucina. Quattro appuntamenti nel cuore di Bergamo con altrettanti artisti dell’eno-

gastronomia italiana insigniti dalle prestigiose stelle firmate Michelin (due o tre): Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena), Pino Cuttaia (La Madia, Licata - Agrigento), Annie Féolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze), e Gennaro Esposito (Torre del Saracino, Vico Equense – Napoli). Il poker stellato sarà completato da un’ultima data a inizio novembre alla Cantalupa di Brusaporto, per una grande chiusura in tavola firmata dai fratelli tristellati Michelin di Bergamo, i Cerea del ristorante Da Vittorio. L’evento potrà contare su una location di prestigio, composta dal Balzer, lo

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di Fabio Cuminetti

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storico bar-pasticceria-caffetteria protagonista di una recentemente ristrutturazione e concomitante cambio di gestione; dagli eleganti spazi della tensostruttura del Quadriportico-Spazio Creberg e della Domus Bergamo, struttura moderna e funzionale realizzata nel cuore di Bergamo per ospitare nel semestre di Expo gli eventi culturali e gastronomici del territorio. Le date nel centro cittadino con le star enogastronomiche sono le seguenti: 2 settembre Massimo Bottura, 21 settembre Pino Cuttaia, 5 ottobre Annie Féolde e i suoi chef, 12 ottobre Gennaro Esposito. La chiusura con i fratelli Cerea è invece fissata per venerdì 6 novembre presso la Cantalupa Ristorante Da Vittorio, via Cantalupa 17, Brusaporto. Entrando nel dettaglio del programma dei primi quattro

appuntamenti in città, nel tardo pomeriggio (orario previsto ore 18.00) utilizzando la struttura della Domus Bergamo allestita in piazza Dante, a pochi passi dal Balzer, il cuoco che firma la cena racconterà la sua esperienza professionale durante un aperitivo con prodotti locali e a seguire in un talk show che prevede anche la dimostrazione dell’elaborazione di un piatto con un prodotto bergamasco tra quelli dotati del marchio “Bergamo città dei Mille…sapori”. A seguire, indicativamente dalle ore 20,30, la cena al Balzer che prevede

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cinque portate per un totale di 60-80 coperti. Gli ingressi alla Domus Bergamo (compreso lo show-cooking), e alla tensostruttura del Quadriportico-Spazio Creberg sono liberi e gratuiti. L’aperitivo in Domus Bergamo è fissato a un costo di 10 euro, mentre la cena presso il Balzer è stata fissata a 99 euro a coperto, tutto compreso. L’edizione speciale di GourmArte rappresenta una bella opportunità sia per gli appassionati del nostro territorio, che hanno modo di gustarsi “in casa” la qualità dei migliori interpreti della

cucina italiana, sia per i turisti (italiani o stranieri) che hanno così un motivo in più per venire a Bergamo. GourmArte per l’Expo è un evento Promoberg in collaborazione con Balzer, Domus Bergamo e Multimedia, e ha quali partner la Camera di Commercio di Bergamo, l’Ascom di Bergamo, l’Accademia del Gusto, l’Ente Bilaterale Commercio e Servizi di Bergamo e l’Ente Bilaterale Alberghiero e dei Pubblici Esercizi di Bergamo. Per informazioni e/o prenotazioni cena, rivolgersi a Balzer: 035.234.083 - info@balzer.it.

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Cult

«I Maestri del Paesaggio» tornano in città

Piazza Vecchia a settembre si rivestirà di verde. Un appuntamento che porta migliaia di visitatori a godere delle creazioni degli architetti paesaggisti da tutto il mondo: un salotto a cielo aperto nel cuore di Bergamo Alta

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i nuovo da tutto il mondo a Bergamo, osservatorio e laboratorio della cultura del paesaggio: dal 5 al 20 settembre la città si tinge di verde per la nuova edizione de “I Maestri del Paesaggio - International Meeting of the Landscape and Garden”, manifestazione che da 5 anni porta in Italia i più importanti maestri paesaggisti internazionali, per 16 giorni interamente dedicati a natura e bellezza. Fil rouge dell’edizione 2015 sarà “Feeding Landscape - Le colture agrarie fanno paesaggio”, espressione del legame indissolubile tra uomo e territorio, recupero di un passato contadino, ricco di fascino e tradizioni che dalla terra giungono alla tavola. Il paesaggio agrario diventa così

protagonista, in piena continuità con i valori di Expo 2015 recuperando un tratto fondamentale dell’identità culturale italiana, quello di un territorio che, grazie anche all’intervento umano, valorizza se stesso e le proprie unicità. Una riflessione sul verde che, come di consueto, attraversa la città, animandola dei maggiori paesaggisti di fama mondiale con l’International Meeting al Teatro Sociale e gli allestimenti che ridisegnano il volto di Bergamo Alta in tervenendo quest’anno in ben due «Piazze Verdi»: la storica Piazza Vecchia, trasformata dal progettista britannico Andy Sturgeon, affiancato da Lucia Nusiner e Maurizio Quargnale, e Piazza Mascheroni allestita per la prima volta grazie al concept degli

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studenti della Summer School 2014. Tra boschi naturali, cespugli di frutta e balle di fieno, Piazza Vecchia ricrea una cornice agreste unica per ogni visitatore, mentre in Piazza Mascheroni dune verdi, grandi olmi ed erbacee perenni ripercorrono la storia dell’agricoltura e dell’uomo nomade, raccoglitore di bacche, non ancora coltivatore stanziale. Per il primo anno collaborano alle installazioni i detenuti della casa circondariale di Bergamo che nel penitenziario prepareranno alcuni materiali utili. I Maestri del Paesaggio rappresentano così un’ulteriore occasione di formazione e confronto. Prosegue il percorso formativo della Summer School 2015, il progetto inaugurato lo scorso anno dal Centro Internazionale di Studi sul Paesaggio e sul Giardino, grazie al quale 15 studenti provenienti da tutto il mondo, supervisionati dai visiting professor Stefan Tischer e Annacaterina Piras, lavoreranno agli allestimenti de I Maestri del Paesaggio del 2016. Ma disciplina e approfondimento saranno a disposizione anche dei tanti che visiteranno Bergamo per la Manifestazione, grazie ai numerosi Seminari a tema green ospitati nei più bei palazzi storici di Città Alta e non solo. L’atteso Seminario Internazionale, previsto per il 17 e il 18 settembre, sarà interamente dedicato alle erbacee perenni e vedrà l’intervento dei esperti in materia, tra i quali Piet Oudolf, Annie Guilfoyle, Stefano Mancuso e Mauro Crescini. Prenderà il via quest’anno l’Alpine Seminar - Il Paesaggio dell'alpe, un incontro in alta quota per approfondire il focus 2015 Feeding Landscape nel particolare contesto dell’alta montagna orobica. La quinta edizione de I Maestri del Paesaggio si arricchisce con un’iniziativa pilota: il Green Design. Location speciali, normalmente non accessibili al pubblico, svelano per l’occasione tutto il loro fascino. Corti, chiostri e giardini di Città Alta aprono le porte ai visitatori e accolgono le aziende del mondo outdoor – ma non solo - con allestimenti, eventi AGO-SET 2015

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e prodotti di design d'alto livello capaci di dialogare con il contesto architettonico creando scenari inattesi. Altra new entry la Landscape Route, una passeggiata sviluppata - con il supporto di due giovani paesaggiste, Fulvia Giorgioni e Paola Innocenti, e del Consorzio SolCo Città Aperta- che da Piazza Vecchia attraversa il Parco dei Colli, dove scoprire passo dopo passo, la meraviglia della natura alle porte di Bergamo. Mentre, chi vorrà immergersi in storia e cultura, potrà visitare lo straordinario Castello di Malpaga e la Villa Pesenti Agliardi a Sombreno che apriranno al pubblico tutte le domeniche della Manifestazione, la prima con l’antica aia vestita completamente di verde e la seconda con

villa e giardino progettati da Leopold Pollack. Contemporaneamente, in città, la prestigiosa Accademia Carrara presenta nelle sue 28 sale un percorso a tema “green” con opere particolarmente significative per la presenza del paesaggio. I tradizionali Aperitivi di paesaggio realizzati con la collaborazione dei ragazzi dell’Istituto iSchool - consentiranno di intrattenersi in brevi conversazioni con paesaggisti, fotografi, medici sportivi e scrittori della natura, assaporando punti di vista green e gustando le migliori prelibatezze della gastronomia locale. Per rendere sempre più forte il rapporto tra cibo e natura, ritorna anche quest’anno, Green food e gli Chef del paesaggio, la

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selezione gastronomica che incoronerà la migliore ricetta, rendendola “Patrimonio della Manifestazione” e inserendola dal 5 al 20 settembre nei menù delle Tavole di Bergamo Alta, i ristoranti partner della Manifestazione. Infine, giunge alla quarta edizione il Concorso fotografico “Obiettivo sulla Piazza Verde e Dintorni” che premierà i migliori scatti dedicati alla Piazza Verde e a tutti gli allestimenti realizzati in Città Alta per questa edizione. Concerti, balletti, laboratori per bimbi, visite guidate, mostre, installazioni di design renderanno Bergamo Alta un vero e proprio paradiso del… naturalmente bello.

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Cult

Historic Gran Prix, successo annunciato

L’edizione del decennale si può definire quella dei record, per numero e qualità dei partecipanti e per la presenza di un sempre più numeroso pubblico tanto ai lati del tracciato che nel “paddock”

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a spettacolare e storica cornice delle Mura di Bergamo Alta ha fatto da scenario a un sempre più partecipato “Bergamo Historic Gran Prix”, rievocazione della mitica “Coppa Città di Bergamo”, vinta nel 1935 da Tazio Nuvolari su Alfa Romeo P3. L’edizione del decennale si può definire quella dei record, per numero e qualità dei partecipanti e per la presenza di un sempre più numeroso pubblico tanto ai lati del tracciato che nel “paddock” allestito come al solito nella splendida Piazza Cittadella di Bergamo Alta. A dare ulteriore importanza alla manifestazione bergamasca le illustri presenze dell’ex pilota di Formula 1 Bruno Giacomelli e del nove volte campione del mondo

di motociclismo Carlo Ubbiali, di cui è stata presentata la biografia ufficiale. Un successo annunciato quello del Bergamo Historic Gran Prix, che si ripete anno dopo anno, che ha visto la partecipazione di una settantina di rare e superlative vetture Gran Premio e Sport che si sono fatte ammirare sia in movimento che in esposizione statica. Per quanto riguarda le vetture, non sono mancati esemplari di grande richiamo e dal glorioso passato come Bugatti, Ferrari, Maserati, Alfa Romeo, Lancia, Jaguar, Porsche e Lotus, solo per citare i marchi più rappresentativi e blasonati, con modelli che hanno coperto un arco temporale di oltre cinquant’anni, dagli anni Venti ai Settanta. In particolare

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stupore e ammirazione hanno destato le vetture da Gran Premio Anteguerra, F1, F2, F3, F. Junior, che hanno dato vita alla rievocazione che ha onorato la memoria della prima e unica edizione del Gran Premio orobico. Entusiasta il pubblico che ha dimostrato di gradire i passaggi delle monoposto e quelli delle sempre affascinanti vetture GTS in configurazione da corsa, una delle caratteristiche principali della manifestazione. Anche l’edizione di quest’anno è stata caratterizzata dalla presenza delle moto da corsa, con due manches in cui a dare il via alla nutrita schiera piloti è stato nientemeno che il decano dei piloti Carlo Ubbiali. Ammiratissime le due ruote d’epoca hanno catalizzato l’attenzione degli appassionati, per la presenza di esemplari di pregio di marche rinomate come Guzzi, Gilera, Ducati, Honda e Harley Davidson. La manifestazione inoltre ha celebrato Tazio Nuvolari con una mostra allestita a maggio e giugno nella nota galleria d'arte Kefri, via S. Orsola 19 F, Bergamo. In esposizione le foto originali su tela di Tazio Nuvolari quando vinse sul circuito delle Mura nel 1935, altre con le locandine più famose sul campione mantovano ed ancora rari disegni che rappresentano le sue vittorie gloriose sia automobilistiche che motociclistiche. Anche quest’anno confermato lo scopo benefico dell’evento in quanto parte delle quote di iscrizione sarà devoluta a favore della Onlus Spazio Autismo Bergamo.


Cult

La cultura gastronomica secondo Veronelli

Percorso dedicato al grande enologo ad Astino. A latere della mostra ricca programmazione di eventi organizzati dal Comitato Decennale con il Seminario Permanente e Le Cantine di Astino

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a cultura materiale trova ospitalità nella suggestiva valle d’Astino. L’antico monastero alle porte di Bergamo, sede della mostra «Camminare la Terra» prodotta dalla Triennale di Milano e dal Comitato Decennale in onore di Luigi “Gino” Veronelli, ospita, fino al 26 ottobre, un calendario di incontri conviviali, degustazioni ed eventi dedicati al grande intellettuale del Novecento, presso le fascinose ambientazioni de Le Cantine di Astino. È intorno alla sua personalità colta, geniale e anarchica che si incontrano i percorsi del Comitato Decennale, nato per valorizzare e storicizzare l’opera e il pensiero di Luigi Veronelli a dieci anni dalla scomparsa, e del Seminario Permanente, associazione senza fini di lucro di cui il giornalista fu socio fondatore e presidente onorario, che dal 1986 studia e promuove i vini e i cibi italiani di qualità. Una collaborazione da cui nasce il

programma comune d’iniziative che arricchisce il percorso espositivo della mostra, nell’inconfondibile scenario della Valle d’Astino, all’interno dell’ex-Monastero Vallombrosano fondato nel 1107. Iniziative di alto valore culturale come «Le bottiglie di Gino», ciclo di degustazioni di vini rari e antichi provenienti dalla cantina maieutica di Luigi Veronelli, «L’Enciclopedia delle Arti Effimere», collana di cene durante le quali vengono proposti piatti che hanno fatto la storia della grande ristorazione italiana, le degustazioni «Seminario Veronelli Premium Wine Tasting», serate monografiche dedicate al meglio dell'enologia italiana, «Menù e ricette di Gino», serie di cene con piatti ideati o composti da Veronelli, e «Il discorso del vino», incontri dedicati alla storia del vino, dall’antichità al Medioevo. Per informazioni e prenotazioni: www. astinoexpo2015 - Tel. 331 8806545

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Cult

Sentieri Creativi, una montagna d'arte

Anche per quello che riguarda l’edizione 2015, la manifestazione consiste nella realizzazione di installazioni artistiche da parte di giovani artisti under 30 lungo i sentieri e dentro i rifugi delle Orobie

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’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Bergamo, in collaborazione con il Club Alpino Italiano - Sezione di Bergamo e con l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, promuove la quinta edizione di “Sentieri Creativi”. Le sette opere, selezionate da una commissione di esperti con il supporto dell’Accademia di Belle Arti, sono state collocate lungo i sentieri delle Orobie, e rimarranno esposte fino al 13 settembre. Giunto alla sua quinta edizione, il progetto, nato nel 2010, conferma la propria attività volta a favorire e ampliare la conoscenza e la pratica della montagna da parte delle giovani generazioni. Anche per quello che riguarda l’edizione 2015 la manifestazione consiste nella realizzazione di installazioni artistiche da parte di giovani artisti under 30 lungo i sentieri e

dentro i rifugi delle Orobie bergamasche. Il bando di raccolta ha visto la partecipazione di molti giovani da tutta la Lombardia, ma solo sette sono stati selezionati. Come nello spirito del progetto, gli artisti hanno approcciato in maniera estremamente diversa e originale le tematiche e le ambientazioni relative alla montagna, riflettendo sulla dimensione contemplativa legata al rapporto con la natura (installazione di Michele Bonetti e Carlo Catellani lungo il sentiero che porta al rifugio Fratelli Calvi), ricercando il perché del nome di una montagna (il progetto di Chiara Cotti al Rifugio Baita Cassinelli) oppure omaggiando la montagna attraverso la ricerca della spiritualità del canto gregoriano (la performance che Viola Acciaretti ha proposto al Rifugio Albani il 19 luglio).

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