Life Marche Magazine - Marzo/Aprile 2015

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MARZO/APRILE 201 5 - ANNO 2 - N° 4/5 - Aut. Tribunale di Ascoli Piceno: 400/201 4

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Editoriale

E' PRIMAVERA

Politici in cerca di approdo e il lavoro che manca di Massimo Consorti È primavera. Se volessimo essere spiritosi potremmo dire “svegliatevi bambine”, ma noi abbiamo il Colle dell'Infinito e le Cascine sono lontane, dall'altra parte dell'Appennino, tutta un'altra storia. Luca Ceriscioli è il candidato del PD a governatore delle Marche. Ceriscioli si è autodefinito il “cambiamento”. Con l'aria che tira, perfino chi rappresenta l'area conservatrice dei Democratici si definisce “cambiamento”. Da quando c'è Renzi è diventato tutto maledettamente più difficile, compreso vivere felicemente di politica fino all'età della pensione galleggiando fra un ente subcomunale, un consiglio di amministrazione di qualche partecipata, la presidenza degli enti e delle associazioni collegate direttamente al vecchio apparatnik dei Pci-Pds-Ds, e la monnezza. C'è carriera e carriera, ma il tempo ormai è finito e riciclarsi continuamente come se le primavere si fossero fermate è difficilissimo, forse addirittura antistorico. Dall'altra parte la destra intera, e qualche ammennicolo, si è stretta intorno al progetto 2020 di Gian Mario Spacca e dicono: “Il momento è ora. Bisogna parlare di programma e di progetti”. Ma Spacca non è stato il governatore dei PD per due mandati e ne vuole un terzo? Ma forse è perché gli hanno detto di no che si è incontrato immediatamente con quel che resta del Centrodestra casiniano. La coerenza in politica è come lo Spirito, soffia dove vuole fino a quando il vento gli tiene le ali aperte. È primavera e c'è stata la festa delle donne. Però solo l'8 marzo, non un giorno di più che potrebbe creare qualche fraintendimento. Il tempo delle mimose è passato, anche perché ogni anno fioriscono prima e l'8 si trovano solo quelle che vendono gli indiani che colgono chissà dove. Non è più tempo di festeggiamenti perché i dati statistici ci dicono che i casi di violenza sulle donne sono in netto aumento, leggete l'articolo di spalla di Rosita Spinozzi e sarà tutto più chiaro. Sembra di vivere in un film dal titolo “Uomini che odiano le donne”, soprattutto quando le donne decidono di lasciarli perché non ne possono più. È primavera ma solo come stagione segnata dal tempo e dalle convenzioni. CNA e Confartigianato Marche ci dicono che le imprese (201 3/201 4) sono scese di 2804 unità mentre al contrario sono aumentati gli occupati che fanno segnare un più 24mila di tutta speranza. In controtendenza rispetto al dato nazionale, le Marche si trovano però puntualmente allineate rispetto al numero di coloro che non scelgono più, che hanno alzato bandiera bianca, che si sono arresi rispetto a un mercato del lavoro che li rifiuta a prescindere. Sono passati da 20.61 1 a 23.061 e non sappiamo come abbiano trascorreranno le feste comandate. In tutta Italia stanno sequestrando hotel di lusso e altri beni che appartengono alla 'ndrangheta: ma siamo proprio sicuri che le Marche ne siano esenti? Il nero vince, il nero vincerà sempre. Parliamo di lavoro, ovviamente.

Noncisono sololemimose

DENUNCIARE PER TORNARE A VIVERE

La dignità passa attraverso la consapevolezza di essere donna fino in fondo di Rosita Spinozzi

Ormai è un luogo comune considerare marzo il mese della donna. Un tripudio di mimose, animi spesso ingabbiati che per una sera lasciano libero sfogo all’euforia e, nel migliore dei casi, qualche parola spesa in ricordo della tragedia da cui nel lontano 1908 ha tratto origine questa festività. A noi piace pensare all’universo femminile e alla sua forte identità non solo a marzo ma per tutto l’anno, nella consapevolezza del fatto che i media ogni giorno ci mettono di fronte a una atroce realtà: la violenza sulle donne è un fenomeno che dilaga in maniera esponenziale. Un fenomeno presente e in crescita anche nelle Marche, come testimoniano i dati del rapporto annuale curato dall’Osservatorio Regionale delle Politiche Sociali e condiviso con le operatrici dei cinque Centri Anti Violenza delle Province di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro e Urbino. Promossi e sostenuti dalla Regione Marche, i CAV si trovano ad Ancona (Associazione Donne e Giustizia), Ascoli Piceno (Consultorio Familiare), San Benedetto del Tronto (Consultorio Familiare), Fermo (Sede PAT di Villa Murri, Sede di Sant’Elpidio a Mare e Sede di Fermo presso l’Ambito Sociale XIX), Macerata (Centro ‘SOS donna’), Pesaro-Urbino (Centro Antiviolenza ‘Parla con noi’) e sono a disposizione di tutte le donne italiane, straniere o apolidi, vittime di violenza, maltrattamenti fisici e psicologici, stupri e abusi sessuali. Tali sedi garantiscono informazione, ascolto, accoglienza, soccorso tramite prestazioni a titolo gratuito, che si identificano soprattutto in assistenza informativa e psicologica, assistenzaconsulenza legale, interventi di supporto in rete, iniziative culturali e sociali di sensibilizzazione sul fenomeno in collaborazione con enti pubblici e privati. I ‘contatti’ presso i CAV delle Marche nell’anno 2013, registrati dalle schede di ingresso, sono stati 439 rispetto ai 307 del 2012, e le Province più interessate a questo andamento sono state Fermo, dove i contatti risultano triplicati

(22 nel 2012 e 70 nel 2013); Macerata (46 nel 2012 e 72 nel 2013), Pesaro e Urbino (71 nel 2012 e 110 nel 2013), Ancona (126 nel 2012 e 147 nel 2013). Un incremento di attività che potrebbe essere attribuito alla maggiore visibilità di questi servizi sul territorio, considerando anche il fatto che i dati in corso di progressiva acquisizione per il 2014 presentano un trend in aumento. A chiedere aiuto sono le donne tra 53 e 34 anni, coniugate (44%), italiane (75%), con figli (70%), soprattutto minorenni (47%). Palma Del Zompo, Consigliere comunale per le Pari Opportunita' di San Benedetto del Tronto, ci dice che: “I numeri delle vittime di femminicidio sono di quelli che suscitano ogni volta indignazione, sorpresa, sgomento. Ma poi, passato il momento, passate le campagne di sensibilizzazione, che cosa rimane nel concreto di tutto ciò? La risposta delle istituzioni è adeguata? Se pensiamo che il 51,9 delle 179 donne uccise nel 2013 avevano segnalato o denunciato le violenze subite prima della loro uccisione, la risposta è ovviamente negativa, e allora? Le leggi, che pure ci sono, se non sono sostenute da un radicale cambiamento della mentalità maschile che scardini l'idea di possesso (implicita per molti) insita nei legami affettivi, non bastano evidentemente ad arginare i maltrattamenti, le violenze fisiche e psichiche che spesso precedono per molto tempo l'atto delittuoso finale. La Regione Marche ha deliberato la costituzione di Centri Antiviolenza in ogni sua Provincia . Ma gli stanziamenti sono tali da rappresentare una risposta vera alle esigenze riscontrate? Esiste una unica "casa di prima accoglienza" in tutta la Regione, a Pesaro, per 5 persone, donne in situazioni di estremo pericolo, magari con figli minori. Allora non bastano più le buone intenzioni, neanche le buone leggi se non sono sostenute da un adeguato finanziamento e da concrete prese di posizione per arginare un fenomeno inaccettabile qual è il femminicidio”. Mai restare in silenzio quando c’è qualcuno che osa colpirci nella nostra integrità fisica e psicologica, perché a fronte delle molte donne che decidono di denunciare le violenze subite, ce ne sono moltissime altre che preferiscono tacere e piangere fra le mura di casa, magari abbracciate ai figli. Una violenza resta una violenza e l'unica soluzione è denunciarla.


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