Bollettino Diocesano 2014

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DIOCESI DI TEGGIANO -POLICASTRO

BOLLETTINO DIOCESANO Organo ufficiale per gli atti del Vescovo e della Curia

Gennaio-Dicembre 2014



PAPA



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2014 FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE

1. In questo mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, desidero rivolgere a tutti, singoli e popoli, l’augurio di un’esistenza colma di gioia e di speranza. Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga, infatti, il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare. Infatti, la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura. E occorre subito ricordare che la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore. Il numero sempre crescente di interconnessioni e di comunicazioni che avviluppano il nostro pianeta rende più palpabile la consapevolezza dell’unità e della condivisione di un comune destino tra le Nazioni della terra. Nei dinamismi della storia, pur nella diversità delle etnie, delle società e delle culture, vediamo seminata così la vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri. Tale vocazione è però ancor oggi spesso contrastata e smentita nei fatti, in un mondo caratterizzato da quella “globalizzazione dell’indifferenza” che ci fa lenta-

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mente “abitua-re” alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi. In tante parti del mondo, sembra non conoscere sosta la grave lesione dei diritti umani fondamentali, soprattutto del diritto alla vita e di quello alla libertà di religione. Il tragico fenomeno del traffico degli esseri umani, sulla cui vita e disperazione speculano persone senza scrupoli, ne rappresenta un inquietante esempio. Alle guerre fatte di scontri armati si aggiungono guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese. La globalizzazione, come ha affermato Benedetto XVI, ci rende vicini, ma non ci rende fratelli.[1] Inoltre, le molte situazioni di sperequazione, di povertà e di ingiustizia, segnalano non solo una profonda carenza di fraternità, ma anche l’assenza di una cultura della solidarietà. Le nuove ideologie, caratterizzate da diffuso individualismo, egocentrismo e consumismo materialistico, indeboliscono i legami sociali, alimentando quella mentalità dello “scarto”, che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati “inutili”. Così la convivenza umana diventa sempre più simile a un mero do ut des pragmatico ed egoista. In pari tempo appare chiaro che anche le etiche contemporanee risultano incapaci di produrre vincoli autentici di fraternità, poiché una fraternità priva del riferimento ad un Padre comune, quale suo fondamento ultimo, non riesce a sussistere.[2] Una vera fraternità tra gli uomini suppone ed esige una paternità trascendente. A partire dal riconoscimento di questa paternità, si consolida la fraternità tra gli uomini, ovvero quel farsi “prossimo” che si prende cura dell’altro. «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9) 2. Per comprendere meglio questa vocazione dell’uomo alla fraternità, per riconoscere più adeguatamente gli ostacoli che si frappongono alla sua realizzazione e individuare le vie per il loro superamento, è fondamentale farsi guidare dalla conoscenza del disegno di Dio, quale è presentato in maniera eminente nella Sacra Scrittura. Secondo il racconto delle origini, tutti gli uomini derivano da genitori

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comuni, da Adamo ed Eva, coppia creata da Dio a sua immagine e somiglianza (cfr Gen 1,26), da cui nascono Caino e Abele. Nella vicenda della famiglia primigenia leggiamo la genesi della società, l’evoluzione delle relazioni tra le persone e i popoli. Abele è pastore, Caino è contadino. La loro identità profonda e, insieme, la loro vocazione, è quella di essere fratelli, pur nella diversità della loro attività e cultura, del loro modo di rapportarsi con Dio e con il creato. Ma l’uccisione di Abele da parte di Caino attesta tragicamente il rigetto radicale della vocazione ad essere fratelli. La loro vicenda (cfr Gen 4,1-16) evidenzia il difficile compito a cui tutti gli uomini sono chiamati, di vivere uniti, prendendosi cura l’uno dell’altro. Caino, non accettando la predilezione di Dio per Abele, che gli offriva il meglio del suo gregge – «il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta» (Gen 4,4-5) – uccide per invidia Abele. In questo modo rifiuta di riconoscersi fratello, di relazionarsi positivamente con lui, di vivere davanti a Dio, assumendo le proprie responsabilità di cura e di protezione dell’altro. Alla domanda «Dov’è tuo fratello?», con la quale Dio interpella Caino, chiedendogli conto del suo operato, egli risponde: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?» (Gen 4,9). Poi, ci dice la Genesi, «Caino si allontanò dal Signore» (4,16). Occorre interrogarsi sui motivi profondi che hanno indotto Caino a misconoscere il vincolo di fraternità e, assieme, il vincolo di reciprocità e di comunione che lo legava a suo fratello Abele. Dio stesso denuncia e rimprovera a Caino una contiguità con il male: «il peccato è accovacciato alla tua porta» (Gen 4,7). Caino, tuttavia, si rifiuta di opporsi al male e decide di alzare ugualmente la sua «mano contro il fratello Abele» (Gen 4,8), disprezzando il progetto di Dio. Egli frustra così la sua originaria vocazione ad essere figlio di Dio e a vivere la fraternità. Il racconto di Caino e Abele insegna che l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento. Lo testimonia l’egoismo quotidiano, che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie: molti uomini e donne muoiono infatti per mano di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi tali, cioè come esseri fatti per la reciprocità, per la comunione e per il dono.

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«E voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8) 3. Sorge spontanea la domanda: gli uomini e le donne di questo mondo potranno mai corrispondere pienamente all’anelito di fraternità, impresso in loro da Dio Padre? Riusciranno con le loro sole forze a vincere l’indifferenza, l’egoismo e l’odio, ad accettare le legittime differenze che caratterizzano i fratelli e le sorelle? Parafrasando le sue parole, potremmo così sintetizzare la risposta che ci dà il Signore Gesù: poiché vi è un solo Padre, che è Dio, voi siete tutti fratelli (cfr Mt 23,8-9). La radice della fraternità è contenuta nella paternità di Dio. Non si tratta di una paternità generica, indistinta e storicamente inefficace, bensì dell’amore personale, puntuale e straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo (cfr Mt 6,25-30). Una paternità, dunque, efficacemente generatrice di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa. In particolare, la fraternità umana è rigenerata in e da Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione. La croce è il “luogo” definitivo di fondazione della fraternità, che gli uomini non sono in grado di generare da soli. Gesù Cristo, che ha assunto la natura umana per redimerla, amando il Padre fino alla morte e alla morte di croce (cfr Fil 2,8), mediante la sua risurrezione ci costituisce come umanità nuova, in piena comunione con la volontà di Dio, con il suo progetto, che comprende la piena realizzazione della vocazione alla fraternità. Gesù riprende dal principio il progetto del Padre, riconoscendogli il primato su ogni cosa. Ma il Cristo, con il suo abbandono alla morte per amore del Padre, diventa principio nuovo e definitivo di tutti noi, chiamati a riconoscerci in Lui come fratelli perché figli dello stesso Padre. Egli è l’Alleanza stessa, lo spazio personale della riconciliazione dell’uomo con Dio e dei fratelli tra loro. Nella morte in croce di Gesù c’è anche il superamento della separazione tra popoli, tra il popolo dell’Alleanza e il popolo dei Gentili, privo di speranza perché fino a quel momento rimasto estraneo ai patti della Promessa. Come si legge nella Lettera agli Efesini, Gesù Cristo è colui che in sé riconcilia tutti gli uomini. Egli è la pace, poiché dei due popoli ne ha fatto uno

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solo, abbattendo il muro di separazione che li divideva, ovvero l’inimicizia. Egli ha creato in se stesso un solo popolo, un solo uomo nuovo, una sola nuova umanità (cfr 2,14-16). Chi accetta la vita di Cristo e vive in Lui, riconosce Dio come Padre e a Lui dona totalmente se stesso, amandolo sopra ogni cosa. L’uomo riconciliato vede in Dio il Padre di tutti e, per conseguenza, è sollecitato a vivere una fraternità aperta a tutti. In Cristo, l’altro è accolto e amato come figlio o figlia di Dio, come fratello o sorella, non come un estraneo, tantomeno come un antagonista o addirittura un nemico. Nella famiglia di Dio, dove tutti sono figli di uno stesso Padre, e perché innestati in Cristo, figli nel Figlio, non vi sono “vite di scarto”. Tutti godono di un’eguale ed intangibile dignità. Tutti sono amati da Dio, tutti sono stati riscattati dal sangue di Cristo, morto in croce e risorto per ognuno. È questa la ragione per cui non si può rimanere indifferenti davanti alla sorte dei fratelli. La fraternità, fondamento e via per la pace 4. Ciò premesso, è facile comprendere che la fraternità è fondamento e via per la pace. Le Encicliche sociali dei miei Predecessori offrono un valido aiuto in tal senso. Sarebbe sufficiente rifarsi alle definizioni di pace della Populorum progressio di Paolo VI o della Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II. Dalla prima ricaviamo che lo sviluppo integrale dei popoli è il nuovo nome della pace.[3] Dalla seconda, che la pace è opus solidaritatis.[4] Paolo VI afferma che non soltanto le persone, ma anche le Nazioni debbono incontrarsi in uno spirito di fraternità. E spiega: «In questa comprensione e amicizia vicendevoli, in questa comunione sacra noi dobbiamo […] lavorare assieme per edificare l’avvenire comune dell’umanità».[5] Questo dovere riguarda in primo luogo i più favoriti. I loro obblighi sono radicati nella fraternità umana e soprannaturale e si presentano sotto un triplice aspetto: il dovere di solidarietà, che esige che le Nazioni ricche aiutino quelle meno progredite; il dovere di giustizia sociale, che richiede il ricomponimento in termini più corretti delle relazioni difettose tra popoli forti e popoli deboli; il dovere di carità universale, che implica la promozione di un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere,

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senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri.[6] Così, se si considera la pace come opus solidaritatis, allo stesso modo, non si può pensare che la fraternità non ne sia il fondamento precipuo. La pace, afferma Giovanni Paolo II, è un bene indivisibile. O è bene di tutti o non lo è di nessuno. Essa può essere realmente conquistata e fruita, come miglior qualità della vita e come sviluppo più umano e sostenibile, solo se si attiva, da parte di tutti, «una determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune»[7]. Ciò implica di non farsi guidare dalla «brama del profitto» e dalla «sete del potere». Occorre avere la disponibilità a «“perdersi” a favore dell’altro invece di sfruttarlo, e a “servirlo” invece di opprimerlo per il proprio tornaconto. […] L’“altro” – persona, popolo o Nazione – [non va visto] come uno strumento qualsiasi, per sfruttare a basso costo la sua capacità di lavoro e la resistenza fisica, abbandonandolo poi quando non serve più, ma come un nostro “simile”, un “aiuto”».[8] La solidarietà cristiana presuppone che il prossimo sia amato non solo come «un essere umano con i suoi diritti e la sua fondamentale eguaglianza davanti a tutti, ma [come] viva immagine di Dio Padre, riscattata dal sangue di Gesù Cristo e posta sotto l’azione permanente dello Spirito Santo»[9], come un altro fratello. «Allora la coscienza della paternità comune di Dio, della fraternità di tutti gli uomini in Cristo, “figli nel Figlio”, della presenza e dell’azione vivificante dello Spirito Santo, conferirà – rammenta Giovanni Paolo II – al nostro sguardo sul mondo come un nuovo criterio per interpretarlo»,[10] per trasformarlo. Fraternità, premessa per sconfiggere la povertà 5. Nella Caritas in veritate il mio Predecessore ricordava al mondo come la mancanza di fraternità tra i popoli e gli uomini sia una causa importante della povertà.[11] In molte società sperimentiamo una profonda povertà relazionale dovuta alla carenza di solide relazioni familiari e comunitarie. Assistiamo con preoccupazione alla crescita di diversi tipi di disagio, di emarginazione, di solitudine e di varie forme di dipendenza patologica. Una simile povertà può essere superata solo attraverso la riscoperta e la valorizzazione di rapporti fraterni in seno

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alle famiglie e alle comunità, attraverso la condivisione delle gioie e dei dolori, delle difficoltà e dei successi che accompagnano la vita delle persone. Inoltre, se da un lato si riscontra una riduzione della povertà assoluta, dall’altro lato non possiamo non riconoscere una grave crescita della povertà relativa, cioè di diseguaglianze tra persone e gruppi che convivono in una determinata regione o in un determinato contesto storico-culturale. In tal senso, servono anche politiche efficaci che promuovano il principio della fraternità, assicurando alle persone - eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali - di accedere ai “capitali”, ai servizi, alle risorse educative, sanitarie, tecnologiche affinché ciascuno abbia l’opportunità di esprimere e di realizzare il suo progetto di vita, e possa svilupparsi in pienezza come persona. Si ravvisa anche la necessità di politiche che servano ad attenuare una eccessiva sperequazione del reddito. Non dobbiamo dimenticare l’insegnamento della Chiesa sulla cosiddetta ipoteca sociale, in base alla quale se è lecito, come dice san Tommaso d’Aquino, anzi necessario «che l’uomo abbia la proprietà dei beni»[12], quanto all’uso, li «possiede non solo come propri, ma anche come comuni, nel senso che possono giovare non unicamente a lui ma anche agli altri»[13]. Infine, vi è un ulteriore modo di promuovere la fraternità - e così sconfiggere la povertà - che dev’essere alla base di tutti gli altri. È il distacco di chi sceglie di vivere stili di vita sobri ed essenziali, di chi, condividendo le proprie ricchezze, riesce così a sperimentare la comunione fraterna con gli altri. Ciò è fondamentale per seguire Gesù Cristo ed essere veramente cristiani. È il caso non solo delle persone consacrate che professano voto di povertà, ma anche di tante famiglie e tanti cittadini responsabili, che credono fermamente che sia la relazione fraterna con il prossimo a costituire il bene più prezioso. La riscoperta della fraternità nell’economia 6. Le gravi crisi finanziarie ed economiche contemporanee - che trovano la loro origine nel progressivo allontanamento dell’uomo da Dio e dal prossimo, nella ricerca avida di beni materiali, da un lato, e nel depauperamento delle relazioni interpersonali e comunitarie dall’altro

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- hanno spinto molti a ricercare la soddisfazione, la felicità e la sicurezza nel consumo e nel guadagno oltre ogni logica di una sana economia. Già nel 1979 Giovanni Paolo II avvertiva l’esistenza di «un reale e percettibile pericolo che, mentre progredisce enormemente il dominio da parte dell’uomo sul mondo delle cose, di questo suo dominio egli perda i fili essenziali, e in vari modi la sua umanità sia sottomessa a quel mondo, ed egli stesso divenga oggetto di multiforme, anche se spesso non direttamente percettibile, manipolazione, mediante tutta l’organizzazione della vita comunitaria, mediante il sistema di produzione, mediante la pressione dei mezzi di comunicazione sociale».[14] Il succedersi delle crisi economiche deve portare agli opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico e a un cambiamento negli stili di vita. La crisi odierna, pur con il suo grave retaggio per la vita delle persone, può essere anche un’occasione propizia per recuperare le virtù della prudenza, della temperanza, della giustizia e della fortezza. Esse ci possono aiutare a superare i momenti difficili e a riscoprire i vincoli fraterni che ci legano gli uni agli altri, nella fiducia profonda che l’uomo ha bisogno ed è capace di qualcosa in più rispetto alla massimizzazione del proprio interesse individuale. Soprattutto tali virtù sono necessarie per costruire e mantenere una società a misura della dignità umana. La fraternità spegne la guerra 7. Nell’anno trascorso, molti nostri fratelli e sorelle hanno continuato a vivere l’esperienza dilaniante della guerra, che costituisce una grave e profonda ferita inferta alla fraternità. Molti sono i conflitti che si consumano nell’indifferenza generale. A tutti coloro che vivono in terre in cui le armi impongono terrore e distruzioni, assicuro la mia personale vicinanza e quella di tutta la Chiesa. Quest’ultima ha per missione di portare la carità di Cristo anche alle vittime inermi delle guerre dimenticate, attraverso la preghiera per la pace, il servizio ai feriti, agli affamati, ai rifugiati, agli sfollati e a quanti vivono nella paura. La Chiesa alza altresì la sua voce per far giungere ai responsabili il grido di dolore di quest’umanità sofferente e per far cessare, insieme alle ostilità, ogni sopruso e violazione dei

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diritti fondamentali dell’uomo[15]. Per questo motivo desidero rivolgere un forte appello a quanti con le armi seminano violenza e morte: riscoprite in colui che oggi considerate solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano! Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi! «In quest’ottica, appare chiaro che nella vita dei popoli i conflitti armati costituiscono sempre la deliberata negazione di ogni possibile concordia internazionale, creando divisioni profonde e laceranti ferite che richiedono molti anni per rimarginarsi. Le guerre costituiscono il rifiuto pratico a impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità internazionale si è data»[16]. Tuttavia, finché ci sarà una così grande quantità di armamenti in circolazione come quella attuale, si potranno sempre trovare nuovi pretesti per avviare le ostilità. Per questo faccio mio l’appello dei miei Predecessori in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico. Non possiamo però non constatare che gli accordi internazionali e le leggi nazionali, pur essendo necessari ed altamente auspicabili, non sono sufficienti da soli a porre l’umanità al riparo dal rischio dei conflitti armati. È necessaria una conversione dei cuori che permetta a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello di cui prendersi cura, con il quale lavorare insieme per costruire una vita in pienezza per tutti. È questo lo spirito che anima molte delle iniziative della società civile, incluse le organizzazioni religiose, in favore della pace. Mi auguro che l’impegno quotidiano di tutti continui a portare frutto e che si possa anche giungere all’effettiva applicazione nel diritto internazionale del diritto alla pace, quale diritto umano fondamentale, pre-condizione necessaria per l’esercizio di tutti gli altri diritti. La corruzione e il crimine organizzato avversano la fraternità 8. L’orizzonte della fraternità rimanda alla crescita in pienezza di ogni uomo e donna. Le giuste ambizioni di una persona, soprattutto se giovane, non vanno frustrate e offese, non va rubata la speranza di poterle

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realizzare. Tuttavia, l’ambizione non va confusa con la prevaricazione. Al contrario, occorre gareggiare nello stimarsi a vicenda (cfr Rm 12,10). Anche nelle dispute, che costituiscono un aspetto ineliminabile della vita, bisogna sempre ricordarsi di essere fratelli e perciò educare ed educarsi a non considerare il prossimo come un nemico o come un avversario da eliminare. La fraternità genera pace sociale perché crea un equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilità personale e solidarietà, fra bene dei singoli e bene comune. Una comunità politica deve, allora, agire in modo trasparente e responsabile per favorire tutto ciò. I cittadini devono sentirsi rappresentati dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà. Invece, spesso, tra cittadino e istituzioni, si incuneano interessi di parte che deformano una tale relazione, propiziando la creazione di un clima perenne di conflitto. Un autentico spirito di fraternità vince l’egoismo individuale che contrasta la possibilità delle persone di vivere in libertà e in armonia tra di loro. Tale egoismo si sviluppa socialmente sia nelle molte forme di corruzione, oggi così capillarmente diffuse, sia nella formazione delle organizzazioni criminali, dai piccoli gruppi a quelli organizzati su scala globale, che, logorando in profondità la legalità e la giustizia, colpiscono al cuore la dignità della persona. Queste organizzazioni offendono gravemente Dio, nuocciono ai fratelli e danneggiano il creato, tanto più quando hanno connotazioni religiose. Penso al dramma lacerante della droga, sulla quale si lucra in spregio a leggi morali e civili; alla devastazione delle risorse naturali e all’inquinamento in atto; alla tragedia dello sfruttamento del lavoro; penso ai traffici illeciti di denaro come alla speculazione finanziaria, che spesso assume caratteri predatori e nocivi per interi sistemi economici e sociali, esponendo alla povertà milioni di uomini e donne; penso alla prostituzione che ogni giorno miete vittime innocenti, soprattutto tra i più giovani rubando loro il futuro; penso all’abominio del traffico di esseri umani, ai reati e agli abusi contro i minori, alla schiavitù che ancora diffonde il suo orrore in tante parti del mondo, alla tragedia spesso inascoltata dei migranti sui quali si specula indegnamente nell’illegalità. Scrisse al riguardo Giovanni XXIII: «Una convivenza fondata soltanto su rapporti di forza non è umana. In essa

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infatti è inevitabile che le persone siano coartate o compresse, invece di essere facilitate e stimolate a sviluppare e perfezionare se stesse»[17]. L’uomo, però, si può convertire e non bisogna mai disperare della possibilità di cambiare vita. Desidererei che questo fosse un messaggio di fiducia per tutti, anche per coloro che hanno commesso crimini efferati, poiché Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cfr Ez 18,23). Nel contesto ampio della socialità umana, guardando al delitto e alla pena, viene anche da pensare alle condizioni inumane di tante carceri, dove il detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano e viene violato nella sua dignità di uomo, soffocato anche in ogni volontà ed espressione di riscatto. La Chiesa fa molto in tutti questi ambiti, il più delle volte nel silenzio. Esorto ed incoraggio a fare sempre di più, nella speranza che tali azioni messe in campo da tanti uomini e donne coraggiosi possano essere sempre più sostenute lealmente e onestamente anche dai poteri civili. La fraternità aiuta a custodire e a coltivare la natura 9. La famiglia umana ha ricevuto dal Creatore un dono in comune: la natura. La visione cristiana della creazione comporta un giudizio positivo sulla liceità degli interventi sulla natura per trarne beneficio, a patto di agire responsabilmente, cioè riconoscendone quella “grammatica” che è in essa inscritta ed usando saggiamente le risorse a vantaggio di tutti, rispettando la bellezza, la finalità e l’utilità dei singoli esseri viventi e la loro funzione nell’ecosistema. Insomma, la natura è a nostra disposizione, e noi siamo chiamati ad amministrarla responsabilmente. Invece, siamo spesso guidati dall’avidità, dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non custodiamo la natura, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura e da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni future. In particolare, il settore agricolo è il settore produttivo primario con la vitale vocazione di coltivare e custodire le risorse naturali per nutrire l’umanità. A tale riguardo, la persistente vergogna della fame nel mondo mi incita a condividere con voi la domanda: in che modo usiamo le risorse della terra? Le società odierne devono riflettere sulla

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gerarchia delle priorità a cui si destina la produzione. Difatti, è un dovere cogente che si utilizzino le risorse della terra in modo che tutti siano liberi dalla fame. Le iniziative e le soluzioni possibili sono tante e non si limitano all’aumento della produzione. E’ risaputo che quella attuale è sufficiente, eppure ci sono milioni di persone che soffrono e muoiono di fame e ciò costituisce un vero scandalo. È necessario allora trovare i modi affinché tutti possano beneficiare dei frutti della terra, non soltanto per evitare che si allarghi il divario tra chi più ha e chi deve accontentarsi delle briciole, ma anche e soprattutto per un’esigenza di giustizia e di equità e di rispetto verso ogni essere umano. In tal senso, vorrei richiamare a tutti quella necessaria destinazione universale dei beni che è uno dei principi-cardine della dottrina sociale della Chiesa. Rispettare tale principio è la condizione essenziale per consentire un fattivo ed equo accesso a quei beni essenziali e primari di cui ogni uomo ha bisogno e diritto. Conclusione 10. La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata. Ma è solo l’amore donato da Dio che ci consente di accogliere e di vivere pienamente la fraternità. Il necessario realismo della politica e dell’economia non può ridursi ad un tecnicismo privo di idealità, che ignora la dimensione trascendente dell’uomo. Quando manca questa apertura a Dio, ogni attività umana diventa più povera e le persone vengono ridotte a oggetti da sfruttare. Solo se accettano di muoversi nell’ampio spazio assicurato da questa apertura a Colui che ama ogni uomo e ogni donna, la politica e l’economia riusciranno a strutturarsi sulla base di un autentico spirito di carità fraterna e potranno essere strumento efficace di sviluppo umano integrale e di pace. Noi cristiani crediamo che nella Chiesa siamo membra gli uni degli altri, tutti reciprocamente necessari, perché ad ognuno di noi è stata data una grazia secondo la misura del dono di Cristo, per l’utilità comune (cfr Ef 4,7.25; 1 Cor 12,7). Cristo è venuto nel mondo per portarci la grazia divina, cioè la possibilità di partecipare alla sua vita. Ciò comporta tessere una relazionalità fraterna, improntata alla reciprocità, al perdono, al dono totale di sé, secondo l’ampiezza e la pro-

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fondità dell’amore di Dio, offerto all’umanità da Colui che, crocifisso e risorto, attira tutti a sé: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). È questa la buona novella che richiede ad ognuno un passo in più, un esercizio perenne di empatia, di ascolto della sofferenza e della speranza dell’altro, anche del più lontano da me, incamminandosi sulla strada esigente di quell’amore che sa donarsi e spendersi con gratuità per il bene di ogni fratello e sorella. Cristo abbraccia tutto l’uomo e vuole che nessuno si perda. «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3,17). Lo fa senza opprimere, senza costringere nessuno ad aprirgli le porte del suo cuore e della sua mente. «Chi fra voi è il più grande diventi come il più piccolo e chi governa diventi come quello che serve» – dice Gesù Cristo – «io sono in mezzo a voi come uno che serve» (Lc 22,26-27). Ogni attività deve essere, allora, contrassegnata da un atteggiamento di servizio alle persone, specialmente quelle più lontane e sconosciute. Il servizio è l’anima di quella fraternità che edifica la pace. Maria, la Madre di Gesù, ci aiuti a comprendere e a vivere tutti i giorni la fraternità che sgorga dal cuore del suo Figlio, per portare pace ad ogni uomo su questa nostra amata terra. Dal Vaticano, 8 dicembre 2013 FRANCISCUS

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Note: [1] Cfr Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 19: AAS 101 (2009), 654-655. [2] Cfr Francesco, Lett. enc. Lumen fidei (29 giugno 2013), 54: AAS 105 (2013), 591-592. [3] Cfr Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 87: AAS 59 (1967), 299. [4] Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 39: AAS 80 (1988), 566-568. [5] Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 43: AAS 59 (1967), 278-279). [6] Cfr ibid., 44: AAS 59 (1967), 279. [7] Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 38: AAS 80 (1988), 566. [8] Ibid., 38-39: AAS 80 (1988), 566-567. [9] Ibid., 40: AAS 80 (1988), 569. [10] Ibid. [11] Cfr Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 19: AAS 101 (2009), 654-655. [12] Summa Theologiae II-II, q. 66, art. 2. [13] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 69. Cfr Leone XIII, Lett. enc. Rerum novarum (15 maggio 1891), 19: ASS 23 (1890-1891), 651; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 42: AAS 80 (1988), 573-574; Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 178. [14] Lett. enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979), 16: AAS 61 (1979), 290. [15] Cfr Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 159. [16] Francesco, Lettera al Presidente Putin, 4 settembre 2013: L’Osservatore Romano, 6 settembre 2013, p. 1. [17] Lett. enc. Pacem in terris (11 aprile 1963), 17: A

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2014 Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9)

Cari fratelli e sorelle, in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall’espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L’Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico? La grazia di Cristo Anzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi…». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22). Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma –

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dice san Paolo – «...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Non si tratta di un gioco di parole, di un’espressione ad effetto! E’ invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l’amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque del Giordano e si fa battezzare da Giovanni il Battista, non lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione; lo fa per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati. E’ questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ci colpisce che l’Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure san Paolo conosce bene le «impenetrabili ricchezze di Cristo» (Ef 3,8), «erede di tutte le cose» (Eb 1,2). Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada (cfr Lc 10,25ss). Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero. Quando Gesù ci invita a prendere su di noi il suo “giogo soave”, ci invita ad arricchirci di questa sua “ricca povertà” e “povera ricchezza”, a condividere con Lui il suo Spirito filiale e fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello Primogenito (cfr Rm 8,29). È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L. Bloy); potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo.

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La nostra testimonianza Potremmo pensare che questa “via” della povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo. Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Di fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell’umanità. Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione. Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri – spesso giovane – è soggiogato dall’alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro

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e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza rispetto ai diritti all’educazione e alla salute. In questi casi la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente. Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera. Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d’amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana. Cari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole. Lo Spirito Santo, grazie al quale «[siamo] come poveri, ma capaci di

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arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10), sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Dal Vaticano, 26 dicembre 2013 Festa di Santo Stefano, diacono e primo martire FRANCESCO

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VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Basilica Vaticana Sabato Santo, 19 aprile 2014

Il Vangelo della risurrezione di Gesù Cristo incomincia con il cammino delle donne verso il sepolcro, all’alba del giorno dopo il sabato. Esse vanno alla tomba, per onorare il corpo del Signore, ma la trovano aperta e vuota. Un angelo potente dice loro: «Voi non abbiate paura!» (Mt 28,5), e ordina di andare a portare la notizia ai discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea» (v. 7). Le donne corrono via subito, e lungo la strada Gesù stesso si fa loro incontro e dice: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno» (v. 10). “Non abbiate paura”, “non temete”: è una voce che incoraggia ad aprire il cuore per ricevere questo annuncio. Dopo la morte del Maestro, i discepoli si erano dispersi; la loro fede si era infranta, tutto sembrava finito, crollate le certezze, spente le speranze. Ma ora, quell’annuncio delle donne, benché incredibile, giungeva come un raggio di luce nel buio. La notizia si sparge: Gesù è risorto, come aveva predetto… E anche quel comando di andare in Galilea; per due volte le donne l’avevano sentito, prima dall’angelo, poi da Gesù stesso: «Che vadano in Galilea, là mi vedranno». “Non temete” e “andate in Galilea”. La Galilea è il luogo della prima chiamata, dove tutto era iniziato! Tornare là, tornare al luogo della prima chiamata. Sulla riva del lago Gesù era passato, mentre i pescatori stavano sistemando le reti. Li aveva chiamati, e loro avevano lasciato tutto e lo avevano seguito (cfr Mt 4,18-22). Ritornare in Galilea vuol dire rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria; senza paura, “non temete”. Rileggere tutto – la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento – rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore. Anche per ognuno di noi c’è una “Galilea” all’origine del cammino con Gesù. “Andare in Galilea” si-

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gnifica qualcosa di bello, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della nostra fede e della nostra esperienza cristiana. Tornare in Galilea significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. E’ da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle. Da quella scintilla si accende una gioia umile, una gioia che non offende il dolore e la disperazione, una gioia buona e mite. Nella vita del cristiano, dopo il Battesimo, c’è anche un’altra “Galilea”, una “Galilea” più esistenziale: l’esperienza dell’incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione. In questo senso, tornare in Galilea significa custodire nel cuore la memoria viva di questa chiamata, quando Gesù è passato sulla mia strada, mi ha guardato con misericordia, mi ha chiesto di seguirlo; tornare in Galilea significa recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava. Oggi, in questa notte, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia Galilea?Si tratta di fare memoria, andare indietro col ricordo. Dov’è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata? Cercala e la troverai! Lì ti aspetta il Signore. Sono andato per strade e sentieri che me l’hanno fatta dimenticare. Signore, aiutami: dimmi qual è la mia Galilea; sai, io voglio ritornare là per incontrarti e lasciarmi abbracciare dalla tua misericordia. Non abbiate paura, non temete, tornate in Galilea! Il Vangelo è chiaro: bisogna ritornare là, per vedere Gesù risorto, e diventare testimoni della sua risurrezione. Non è un ritorno indietro, non è una nostalgia. E’ ritornare al primo amore, per ricevere il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra. Tornare in Galilea senza paura. «Galilea delle genti» (Mt 4,15; Is 8,23): orizzonte del Risorto, orizzonte della Chiesa; desiderio intenso di incontro… Mettiamoci in cammino!

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UDIENZA GENERALE DI PAPA FRANCESCO Piazza San Pietro Mercoledì, 30 aprile 2014 I doni dello Spirito Santo: 2. L'Intelletto Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Dopo aver preso in esame la sapienza, come primo dei sette doni dello Spirito Santo, oggi vorrei puntare l’attenzione sul secondo dono, cioè l’intelletto. Non si tratta qui dell’intelligenza umana, della capacità intellettuale di cui possiamo essere più o meno dotati. È invece una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza. L’apostolo Paolo, rivolgendosi alla comunità di Corinto, descrive bene gli effetti di questo dono - cioè che cosa fa il dono dell’intelletto in noi -, e Paolo dice questo: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito» (1 Cor 2,9-10). Questo ovviamente non significa che un cristiano possa comprendere ogni cosa e avere una conoscenza piena dei disegni di Dio: tutto ciò rimane in attesa di manifestarsi in tutta la sua limpidezza quando ci troveremo al cospetto di Dio e saremo davvero una cosa sola con Lui. Però, come suggerisce la parola stessa, l’intelletto permette di “intus legere”, cioè di “leggere dentro”: questo dono ci fa capire le cose come le capisce Dio, con l’intelligenza di Dio. Perché uno può capire una situazione con l’intelligenza umana, con prudenza, e va bene. Ma capire una situazione in profondità, come la capisce Dio, è l’effetto di questo dono. E Gesù ha voluto inviarci lo Spirito Santo perché noi abbiamo questo dono, perché tutti noi possiamo capire le cose come Dio le capisce, con l’intelligenza di Dio. E’ un bel regalo che il Signore ha fatto a tutti noi. E’ il dono con cui lo Spirito Santo ci introduce nell’intimità con Dio e ci rende partecipi del disegno d’amore che Lui ha con noi.

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E’ chiaro allora che il dono dell’intelletto è strettamente connesso alla fede. Quando lo Spirito Santo abita nel nostro cuore e illumina la nostra mente, ci fa crescere giorno dopo giorno nella comprensione di quello che il Signore ha detto e ha compiuto. Lo stesso Gesù ha detto ai suoi discepoli: io vi invierò lo Spirito Santo e Lui vi farà capire tutto quello che io vi ho insegnato. Capire gli insegnamenti di Gesù, capire la sua Parola, capire il Vangelo, capire la Parola di Dio. Uno può leggere il Vangelo e capire qualcosa, ma se noi leggiamo il Vangelo con questo dono dello Spirito Santo possiamo capire la profondità delle parole di Dio. E questo è un gran dono, un gran dono che tutti noi dobbiamo chiedere e chiedere insieme: Dacci, Signore, il dono dell’intelletto. C’è un episodio del Vangelo di Luca che esprime molto bene la profondità e la forza di questo dono. Dopo aver assistito alla morte in croce e alla sepoltura di Gesù, due suoi discepoli, delusi e affranti, se ne vanno da Gerusalemme e ritornano al loro villaggio di nome Emmaus. Mentre sono in cammino, Gesù risorto si affianca e comincia a parlare con loro, ma i loro occhi, velati dalla tristezza e dalla disperazione, non sono in grado di riconoscerlo. Gesù cammina con loro, ma loro sono tanto tristi, tanto disperati, che non lo riconoscono. Quando però il Signore spiega loro le Scritture, perché comprendano che Lui doveva soffrire e morire per poi risorgere, le loro menti si aprono e nei loro cuori si riaccende la speranza (cfr Lc 24,13-27). E questo è quello che fa lo Spirito Santo con noi: ci apre la mente, ci apre per capire meglio, per capire meglio le cose di Dio, le cose umane, le situazioni, tutte le cose. E’ importante il dono dell’intelletto per la nostra vita cristiana. Chiediamolo al Signore, che ci dia, che dia a tutti noi questo dono per capire, come capisce Lui, le cose che accadono e per capire, soprattutto, la Parola di Dio nel Vangelo. Grazie. Saluti: Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier les jeunes venus de France, et les pèlerins du Bénin. Comme les disciples d’Emmaüs, laissons-nous enseigner par l’esprit d’intelligence pour que nous puissions reconnaître, dans les évènements de nos vies, le dessein de Dieu et de son amour.

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[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani venuti dalla Francia e i fedeli del Benin. Come i discepoli di Emmaus, lasciamoci insegnare dallo spirito d’intelletto perché possiamo riconoscere, negli avvenimenti della nostra vita, il disegno di Dio e del suo amore.] I greet all the English-speaking pilgrims taking part in today’s Audience, including those from England, Ireland, Finland, Norway, the Philippines, Taiwan, Malaysia, Uganda, South Africa, Canada and the United States. Upon all of you, and upon your families, I invoke the joy and peace of the Risen Lord. God bless you all! [Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Finlandia, Norvegia, Filippine, Taiwan, Malesia, Uganda, Sud Africa, Canada e Stati Uniti. Su voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore Risorto. Dio vi benedica tutti!] Herzlich grüße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache, vor allem die zahlreichen jungen Menschen und insbesondere die Gruppe der Katholischen Johannesschule Meppen. Bitten wir den Heiligen Geist, uns mit der Gabe der Einsicht zu helfen, dass wir Gottes Plan für unser Leben immer besser verstehen. Der auferstandene Herr schenke euch Hoffnung und seinen österlichen Frieden. [Con affetto saluto i pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca, specialmente i numerosi giovani e in particolare il gruppo di allievi della Katholische Johannesschule di Meppen. Preghiamo lo Spirito Santo affinché con il dono dell’intelletto ci aiuti a comprendere sempre meglio il piano di Dio sulla nostra vita. Il Signore Risorto vi doni la speranza e la pace della Sua Pasqua.] Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos venidos de España, Honduras, México, Uruguay, Argentina, y otros países latinoamericanos. Invito a todos a dejar al Espíritu Santo rasgar el velo de oscuridad que ciega nuestra mente y nuestro corazón, para hacer de nosotros verdaderos creyentes, capaces de gustar cuanto el Señor nos revela en su Palabra y de alegrarnos con su designio de a-

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mor en nuestras vidas. Que Jesús los bendiga y la Virgen Santa los cuide. Dirijo uma cordial saudação aos peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente ao Rancho Folclórico de Macieira da Lixa e ao grupo brasileiro de Araraquara. Agradeço a vossa presença e encorajo-vos a continuar a dar o vosso fiel testemunho cristão na sociedade. Deixaivos guiar pelo Espírito Santo para entenderdes o verdadeiro sentido da história. De bom grado abençoo a vós e aos vossos entes queridos. [Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare al «Rancho Folclórico de Macieira da Lixa» e al gruppo brasiliano de Araraquara. Nel ringraziarvi per la presenza, vi incoraggio a proseguire la vostra fedele testimonianza cristiana nella società. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo per capire il vero senso della storia. Volentieri benedico voi e i vostri cari!] ‫ ﻭﺧﺎﺻﺔً ﺑﺎﻟﻘﺎﺩﻣﻴﻦَ ﻣﻦ ﺍﻟﺸﺮﻕ ﺍﻷ‬،‫ّﺐ ﺑﺎﻟﺤﺠّﺎﺝِ ﺍﻟﻨﺎﻁﻘﻴﻦَ ﺑﺎﻟﻠﻐ ِﺔ ﺍﻟﻌﺮﺑﻴﺔ‬ ُ ‫ﻭﺳﻂﺃُﺭﺣ‬. ‫ﺃﻳﻬﺎ ﺍﻹﺧﻮﺓ‬ ‫ ﻓﻴﻔﺘﺤﻨﺎ‬،‫ﺍﻟﺴﺮ ﺍﻟﺜﺎﻟﻮﺛﻲ‬ ‫ ﻣﻦ ﺧﻼﻝ ﻣﻮﻫﺒﺔ ﺍﻟﻔﻬﻢ ﻳُﺪﺧﻠﻨﺎ ﺍﻟﺮﻭﺡ ﺍﻟﻘﺪﺱ ﻓﻲ‬،‫ﻭﺍﻷﺧﻮﺍﺕ ﺍﻷﻋﺰﺍء‬ ّ ‫ﻋﻠﻰ ﺍﻹﻳﻤﺎﻥ ﻭﻳﺴﻤﺢ ﻟﻨﺎ ﺑﺄﻥ ﻧﻌﻴﺸﻪ ﺑﻤﻠﺌﻪ ﻳﻮ ًﻣﺎ ﺑﻌﺪ ﻳﻮﻡ‬. ‫ﺍﺳ ﻤﺤﻮﺍ ﻟﻠ ﺮﻭﺡ ﺍﻟﻘ ﺪﺱ ﺑ ﺄﻥ‬ ‫ﻳﻘ ﻮﺩﻛﻢ ﻓﻴﺸ ﻌﻞ ﻓﻴﻜ ﻢ ﻧ ﺎﺭ ﺍﻟﻤﺤﺒ ﺔ ﻭﻳﺠﻌﻠﻜ ﻢ ﺭﺳ ﻞ ﻣﺤﺒ ﺔ ﷲ! ﻟﻴﺒ ﺎﺭﻛﻜﻢ‬ ‫!ﺍﻟ ﺮﺏ‬ [Santo Padre: Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, con il dono dell'intelletto lo Spirito Santo ci introduce nel Mistero trinitario, ci apre alla fede e ci permette di viverla ogni giorno in pienezza. Lasciatevi guidare da Lui affinché egli accenda in voi il fuoco dell'amore, e vi renda missionari della carità di Dio! Il Signore vi benedica!] Pozdrawiam serdecznie Rodaków świętego Jana Pawła II. Bracia i Siostry, świadectwo Jego wiary, nadziei, miłości i zawierzenia Bożemu Miłosierdziu, pozostaje w nas w tych dniach niezwykle żywe. Niech Jego wstawiennictwo wspiera życie i dobre zamiary każdego z was, troski i radości waszych bliskich, rozwój i pomyślną przyszłość Kościoła w Polsce oraz całej waszej Ojczyzny. Z serca wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

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[Saluto cordialmente i connazionali di san Giovanni Paolo II. Fratelli e sorelle, la testimonianza della sua fede, della speranza, della carità e dell’affidamento alla Divina Misericordia rimane in noi in questi giorni particolarmente viva. La sua intercessione sostenga la vita e le buoni intenzioni di ciascuno di voi, le preoccupazioni e le gioie dei vostri cari, lo sviluppo e il sereno futuro della Chiesa in Polonia e di tutta la vostra Patria. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo.] *** Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Saluto i cresimandi della Diocesi di Teggiano-Policastro con il Vescovo Mons. Antonio De Luca; le Suore Salesiane dei Sacri Cuori; i seminaristi di Catania e Caltagirone; i Diaconi del Collegio Maronita di Roma. Saluto inoltre i partecipanti al Seminario promosso dall’Università della Santa Croce e i fedeli di Montecchio per l’anniversario di fondazione della loro parrocchia. La vostra visita alle Tombe degli Apostoli e dei Papi, a pochi giorni dalla Canonizzazione di San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II sia occasione per approfondire la propria appartenenza al Popolo santo di Dio. Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la festa liturgica di Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa. Cari giovani, imparate da lei a vivere con la coscienza retta di chi non cede ai compromessi umani. Cari malati, ispiratevi al suo esempio di fortezza nei momenti di maggiore dolore. E voi, cari sposi novelli, imitate la solidità della fede di chi si fida di Dio.

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PAPA FRANCESCO Preghiera per la pace* 8 giugno 2014

Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen.

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SANTA MESSA DELLA NOTTE SOLENNITÀ DELLA NATIVITÀ DEL SIGNORE OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Basilica Vaticana Mercoledì, 24 dicembre 2014

«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1). «Un angelo del Signore si presentò [ai pastori] e la gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9). Così la liturgia di questa santa notte di Natale ci presenta la nascita del Salvatore: come luce che penetra e dissolve la più densa oscurità. La presenza del Signore in mezzo al suo popolo cancella il peso della sconfitta e la tristezza della schiavitù, e instaura la gioia e la letizia. Anche noi, in questa notte benedetta, siamo venuti alla casa di Dio attraversando le tenebre che avvolgono la terra, ma guidati dalla fiamma della fede che illumina i nostri passi e animati dalla speranza di trovare la “grande luce”. Aprendo il nostro cuore, abbiamo anche noi la possibilità di contemplare il miracolo di quel bambino-sole che rischiara l’orizzonte sorgendo dall’alto. L’origine delle tenebre che avvolgono il mondo si perde nella notte dei tempi. Ripensiamo all’oscuro momento in cui fu commesso il primo crimine dell’umanità, quando la mano di Caino, accecato dall’invidia, colpì a morte il fratello Abele (cfr Gen 4,8). Così, il corso dei secoli è stato segnato da violenze, guerre, odio, sopraffazione. Ma Dio, che aveva riposto le proprie attese nell’uomo fatto a sua immagine e somiglianza, aspettava. Dio aspettava. Egli ha atteso talmente a lungo che forse ad un certo punto avrebbe dovuto rinunciare. Invece non poteva rinunciare, non poteva rinnegare sé stesso (cfr 2 Tm 2,13). Perciò ha continuato ad aspettare con pazienza di fronte alla corruzione di uomini e popoli. La pazienza di Dio. Quanto è difficile capire questo: la pazienza di Dio verso di noi! Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela

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che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l’annuncio della notte di Natale. Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto; e tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio. La profezia di Isaia annuncia il sorgere di una immensa luce che squarcia il buio. Essa nasce a Betlemme e viene accolta dalle mani amorevoli di Maria, dall’affetto di Giuseppe, dallo stupore dei pastori. Quando gli angeli annunciarono ai pastori la nascita del Redentore, lo fecero con queste parole: «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12). Il “segno” è proprio l’umiltà di Dio, l’umiltà di Dio portata all’estremo; è l’amore con cui, quella notte, Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza. In questa santa notte, mentre contempliamo il Bambino Gesù appena nato e deposto in una mangiatoia, siamo invitati a riflettere. Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? “Ma io cerco il Signore” – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a cercarmi, a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene? E ancora: abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di Dio. La risposta del cristiano non può essere diversa da quella che Dio dà alla nostra piccolezza. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine. Quando ci rendiamo conto che Dio è innamorato della nostra

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piccolezza, che Egli stesso si fa piccolo per incontrarci meglio, non possiamo non aprirgli il nostro cuore, e supplicarlo: “Signore, aiutami ad essere come te, donami la grazia della tenerezza nelle circostanze più dure della vita, donami la grazia della prossimità di fronte ad ogni necessità, della mitezza in qualsiasi conflitto”. Cari fratelli e sorelle, in questa notte santa contempliamo il presepe: lì «il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1). La vide la gente semplice, la gente disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario, non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura. Guardiamo il presepe e preghiamo, chiedendo alla Vergine Madre: “O Maria, mostraci Gesù!”.

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA



Conferenza Episcopale Italiana 66ªASSEMBLEA GENERALE Roma, 19-22 maggio 2014 Comunicato finale Comunione e comunicazione della fede: il binomio sintetizza i lavori della 66ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana riunita a Roma dal 19 al 22 maggio 2014 – ed esprime lo spirito ecclesiale con cui sono stati affrontati rispettivamente gli emendamenti allo Statuto della CEI e l’approvazione degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia. È lo spirito a cui, aprendo l’Assemblea, ha richiamato il Santo Padre, ricordando che essa vive di “partecipazione e collegialità, per un discernimento pastorale che si alimenta nel dialogo, nella ricerca e nella fatica del pensare insieme”. È, ancora, lo spirito con il quale il Cardinale Angelo Bagnasco ha presieduto e condotto i lavori, sottolineando a più riprese che nella comunità cristiana parole come confronto, partecipazione e sinodalità non rimandano “a icone sociologiche o strategiche, bensì a realtà che stimolano ad andare avanti con fiducia per rendere sempre più visibile il mistero amato della Chiesa”. È, infine, lo spirito con cui i Vescovi si sono soffermati pensosi e solidali rispetto alle tante situazioni provate dalla crisi, dalla difficoltà di relazioni, dal carico di sfide umane, culturali, sociali e religiose che grava sul tempo presente; una vicinanza confluita al termine dell’Assemblea in un Messaggio di attenzione, affetto e speranza indirizzato al Paese. Con questo respiro i lavori sono proseguiti nel confronto sull’educazione cristiana – tema degli Orientamenti pastorali del decennio – accostata in chiave missionaria alla luce dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Distinte comunicazioni hanno illustrato la prossima Assemblea Generale straordinaria, il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale e l’ostensione della Sindone in occasione del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco. L’Assemblea ha, quindi, dato spazio ad alcune determinazioni in materia giuridicoamministrativa: la presentazione del bilancio consuntivo dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero per l’anno

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2013; la presentazione e l’approvazione del bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2013, nonché delle ripartizioni e assegnazioni delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2014, con un ulteriore e rilevante incremento del fondo per la carità. Sono state condivise informazioni scritte circa le attività di Caritas Italiana, della Fondazione Migrantes e della Fondazione Missio nell’anno 2013, la Giornata della carità del Papa e il Calendario delle attività della CEI per l’anno 2014-2015. Ai lavori assembleari hanno preso parte 234 membri, 27 Vescovi emeriti, 20 delegati di Conferenze Episcopali Europee, 20 rappresentanti di presbiteri, religiosi, consacrati e della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali. Tra i momenti significativi vi è stata la Concelebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta dal Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi. A margine dei lavori assembleari si è riunito il Consiglio Permanente, che ha scelto il tema del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale e ha provveduto ad alcune nomine. 1. I Vescovi, voce della gente Aprendo l’Assemblea, il Santo Padre – dopo aver messo in guardia dalle “tentazioni che cercano di oscurare il primato di Dio e del suo Cristo”, dalle “divisioni che “dilaniano la Chiesa e dalle miopie che “ostacolano il progetto di Dio sulla famiglia umana” – si è rivolto ai Vescovi indicando simbolicamente tre «luoghi», “in cui la vostra presenza mi sembra maggiormente necessaria e significativa”, pena “la condanna all’irrilevanza”: famiglia, lavoro e migranti. Sono ambiti prontamente approfonditi dal Cardinale Presidente, che non ha esitato a riconoscerli come spazi che la Chiesa intende abitare “con la forza discreta e coraggiosa della nostra identità missionaria, del nostro annuncio di fede e della nostra testimonianza di carità”. E sebbene i lavori assembleari per molti aspetti siano stati dedicati a questioni di carattere giuridico e amministrativo, nei loro interventi i Vescovi si sono fatti voce di quanti oggi sono maggiormente in difficoltà. Tra questi, appunto, la famiglia, fortemente penalizzata da una cultura che privilegia i diritti individuali e trasmette una logica del provvisorio; i disoccupati, i precari e gli imprenditori che faticano a mandare avanti l’azienda; infine, quanti giungono in Italia fuggendo dalla fame, dall’intolleranza e dalla guerra. L’appello affinché sia riconosciuto il ruolo pubblico della famiglia e la sua rilevanza per il be-

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ne comune, come la disponibilità a cercare insieme nuove vie di sviluppo sociale e il richiamo alle Istituzioni a farsi carico del dramma dei migranti, sono confluiti nel Messaggio con cui l’Episcopato ha concluso l’Assemblea Generale. In esso anche la sollecitazione per una partecipazione attiva e corresponsabile alle imminenti elezioni europee. 2. Lo Statuto, servizio alla comunione Nell’introdurre i lavori assembleari, il Card. Bagnasco ha valorizzato “il duplice appello di Papa Montini, rilanciato da Papa Francesco, all’unità ecclesiale e alla fedeltà al Concilio: non soltanto ai suoi contenuti, ma ad un’esperienza la cui «nota dominante» rimane la fraternità, vissuta nella libera e ampia possibilità di indagine, di discussione e di espressione”. “Come Conferenza – ha aggiunto – vogliamo aiutarci ad essere sempre più «spazio vitale di comunione» che si nutre di ascolto, di relazioni di prossimità e di condivisione all’interno e tra Conferenze Regionali”. È finalizzato a tale comunione e a “un’azione più efficace e partecipata” – ha spiegato il Presidente – lo stesso “ordinamento giuridico”, di cui lo Statuto e, quindi, il Regolamento della Conferenza Episcopale sono espressione. Al riguardo, ha ricordato che “l’invito del Santo Padre a confrontarci sulla loro revisione è stato accolto con prontezza, cordialità e impegno”, di cui “sono segno i preziosi contributi pervenuti dalle Conferenze Episcopali Regionali e le stesse visite, condotte con generosa disponibilità, da S.E. Mons. Nunzio Galantino”. L’ampio materiale, confluito nelle proposte di emendamenti approvate dal Consiglio Permanente dello scorso marzo, è stato presentato all’Assemblea “per mettere in atto – sono ancora parole del Cardinale – quel discernimento fraterno che ci porterà a individuare i passi da fare: insieme, liberi e sereni perché consapevoli di essere uniti nell’ abbraccio dell’unico Signore e Maestro”. In questa prospettiva, i Vescovi hanno discusso e deliberato l’approvazione della modifica – da sottoporre alla recognitio della Sede Apostolica – dell’art. 26 dello Statuto della CEI, stabilendo che la nomina del Presidente della Conferenza sia riservata al Sommo Pontefice, che lo sceglie da una terna di Vescovi diocesani votati a maggioranza assoluta dall’Assemblea Generale.

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Hanno, inoltre, approvato alcuni emendamenti al Regolamento: a) una modifica concernente la composizione delle Commissioni Episcopali (art. 111), dove viene inserita la garanzia di “un’equa rappresentanza delle tre aree del territorio nazionale” e si stabilisce che “ai sensi dell’art. 40 § 2 dello Statuto le Conferenze Episcopali Regionali indicano preferibilmente come candidati alle Commissioni Episcopali i Vescovi delegati regionali per settori di attività pastorali”; b) un emendamento all’art. 116, riguardante il piano di lavoro delle Commissioni Episcopali, per cui la nuova formulazione diventa: “Le Commissioni Episcopali, tenendo conto delle indicazioni di cui all’art. 39, § 2 dello Statuto, presentano alla Presidenza della Conferenza il piano di lavoro per il quinquennio. Esse assolvono un servizio di informazione, richiamo, proposta su temi emergenti attenenti alle loro competenze a favore dei Vescovi sia personalmente, sia nelle Conferenze Regionali. Svolgeranno questo servizio con strumenti adeguati: schede, comunicazioni ed anche documenti più ampi e organici quando l’opportunità lo suggerisca”; c) l’aggiunta, in chiusura dell’art. 124 – relativo all’attività delle Conferenze Episcopali Regionali – della seguente proposizione: “È auspicabile che le riunioni regionali precedano le sessioni dell’Assemblea Generale e del Consiglio Episcopale Permanente”. 3. Gli Orientamenti, comunicazione della fede Accanto alla comunione e al suo ordinamento giuridico, l’altra dimensione su cui si è concentrata l’Assemblea Generale è stata la comunicazione della fede, con il confronto sugli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia. Vi ha fatto riferimento lo stesso Santo Padre nel suo discorso, esortando a “non attardarsi ancora su una pastorale di conservazione – di fatto generica, dispersiva, frammentata e poco influente – per assumere, invece, una pastorale che faccia perno sull’essenziale”. E, citando Santa Teresa di Gesù Bambino, ha aggiunto: “«Amarlo e farlo amare» sia il nocciolo anche degli Orientamenti”. Su questo sfondo, la presentazione del testo – dal titolo Incontriamo Gesù – è stata accolta e apprezzata. Con la sua approvazione si è premiata anche l’ampia e qualificata consultazione che ne ha preceduto la stesura: un lungo cammino, fatto di ascolto e di mediazione, a conclusione di un decennio di sperimentazioni catechistiche e nell’orizzonte dell’impegno educativo del decennio. Il dibattito ha una volta di più confermato l’interesse, la vitalità e

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l’attenzione nei confronti della catechesi e dell’evangelizzazione, anche nei loro rapporti con l’insieme delle azioni pastorali, a partire in primo luogo da quelle caritative. Tra le sottolineature maggiormente rimarcate dai Vescovi, la figura e la formazione del catechista, il senso del Mandato, il ruolo dei padrini, l’importanza dell’Ufficio Catechistico diocesano e, non ultimo, la necessità di dotarsi di strumenti che veicolino la ricchezza dei contenuti della fede. Sono tutti elementi che appartengono a una comunità matura; sono il segno di una Chiesa missionaria che affianca la famiglia e dona all’uomo d’oggi quanto ha di più prezioso: non una ricetta o una formula, ma una Persona. 4. Con il linguaggio della carità All’interno della riflessione programmatica che accompagna gli Orientamenti pastorali del decennio, il confronto assembleare ha approfondito il tema “Educazione cristiana e missionarietà alla luce dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium”. Nell’impegno a superare programmi e linguaggi prefissati, i Vescovi hanno riconosciuto in una rinnovata passione missionaria la via per giungere al cuore degli uomini di oggi. Di qui l’attenzione a comunicare la misericordia, quale dimensione centrale del kerygma e quindi dell’evangelizzazione, come ricordato dal Santo Padre: “Annunciatori della verità di Cristo e della sua misericordia. Verità e misericordia: non disgiungiamole. Mai!”. In questa luce – hanno evidenziato i Vescovi – educare significa accompagnare come padri e madri all’incontro con Gesù e alla gioia del Vangelo. Si tratta di un cammino dalla forte valenza sociale, che chiede con determinazione di inserire la dimensione caritativa quale parte integrante del percorso di iniziazione cristiana: dall’esperienza di incontro con chi soffre alla formazione di quella «carità mediata», che assicura continuità e servizio intelligente alla società. In quest’ottica, da più interventi è emersa la necessità di una maggiore valorizzazione della Dottrina sociale della Chiesa, come anche della riscoperta dell’essenziale rilevanza della pietà popolare e dei santuari, luoghi in cui la presenza di Dio diventa più facilmente percepibile. 5. Occhiali per comprendere, strade per governare Il solco su cui collocare il percorso di preparazione al prossimo Convegno Ecclesiale Nazionale (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, Firenze 2015) l’ha tracciato il Santo Padre nel suo discorso

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all’Assemblea. Dopo aver ricordato “le difficili situazioni vissute da tanti nostri contemporanei” e la necessità di “ridiscutere un modello di sviluppo che sfrutta il creato, sacrifica le persone sull’altare del profitto e crea nuove forma di emarginazione e di esclusione”, Papa Francesco ha riconosciuto come “il bisogno di un nuovo umanesimo” sia “gridato da una società priva di speranza, scossa in tante sue certezze fondamentali, impoverita da una crisi che, più che economica, è culturale, morale e spirituale”. Di qui il suo richiamo a un discernimento comunitario che permetta di “non fermarsi sul piano – pur nobile – delle idee, ma inforchi occhiali capaci di cogliere e comprendere la realtà e, quindi, strade per governarla, mirando a rendere più giusta e fraterna la comunità degli uomini”. In questa prospettiva di concretezza, il Cardinale Presidente ha ripreso anche le parole pronunciate dal Papa nel contesto dell’evento La Chiesa per la scuola – “L’educazione non può essere neutra: arricchisce la persona o la impoverisce, la fa crescere o la deprime, persino può corromperla” – affermando l’opportunità di approfondirle nel cammino verso Firenze, per “mettere in circolazione il più possibile confronti ed esperienze, speranze e progetti”. Ai Vescovi è stato, quindi, offerto un aggiornamento sulla preparazione al Convegno: la consultazione in atto, finalizzata a raccogliere esperienze significative – “buone pratiche” – costituirà la base per il documento preparatorio, che sarà presentato al Consiglio Permanente del prossimo settembre; la designazione dei delegati è anch’essa prevista fin dall’inizio del nuovo anno pastorale, per una loro migliore valorizzazione; la volontà di prestare attenzione ai “soggetti privilegiati” orienta specialmente ai giovani e ai poveri; uno stile di preghiera, fraternità e relazione intende caratterizzare l’appuntamento ecclesiale, che avrà il suo momento più atteso nell’incontro con Papa Francesco. Intanto, è stato comunicato, l’Arcidiocesi di Firenze sta predisponendo l’accoglienza, gli spazi dei lavori, la valorizzazione di un patrimonio artistico, culturale e spirituale di eccelsa testimonianza di vita cristiana. 6. Si riparte dalla riforma del clero Dal 10 al 13 novembre prossimo si svolgerà ad Assisi un’Assemblea Generale straordinaria sul tema della formazione e della vita dei pre-

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sbiteri. Il Santo Padre, nel citato discorso, vi ha fatto esplicito riferimento, chiedendo che sia preparata “con particolare attenzione”; nel contempo, ha raccomandato ai Vescovi di assicurare vicinanza e comprensione ai sacerdoti: “Fate che nel vostro cuore possano sentirsi sempre a casa; curatene la formazione umana, culturale, affettiva e spirituale”. Nel corso dei lavori assembleari sono state esposte le ragioni che motivano tale convocazione, a partire dalla volontà di aiutare il sacerdote a una più evidente fedeltà alla missione affidata alla Chiesa e a una più pertinente risposta alle provocazioni di questo tempo. Il confronto tra i Vescovi ha orientato a concentrarsi soprattutto sulla formazione permanente, nell’orizzonte di una riforma del clero finalizzata a “far sì che il prete sia un credente e lo diventi sempre più” (Giovanni Paolo II) e che richiede una forte tensione missionaria per l’evangelizzazione. Tra i punti in rilievo, l’esercizio del ministero quale fattore decisivo per la formazione; la responsabilità del ministro nel rapporto con l’unico Pastore; il presbiterio diocesano come ambito proprio della formazione permanente. Il cammino di preparazione all’Assemblea – è stato sottolineato – punta a sviluppare un’attenzione e una sensibilità attorno a queste tematiche. A tale scopo, la Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata fornirà a tutti i Vescovi entro il 10 giugno una traccia per l’ascolto dei presbiteri, mentre il Consiglio Permanente di settembre predisporrà uno strumento di lavoro per lo svolgimento dell’Assemblea stessa. 7. Adempimenti in materia giuridico-amministrativa Nel corso dei lavori è stato presentato e approvato il bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2013; sono stati definiti e approvati i criteri per la ripartizione delle somme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2014 – dove, continuando la tendenza degli ultimi anni, è stato aumentato di 5 milioni di euro il fondo per la carità, mentre 500 mila euro sono stati destinati all’emergenza in Bosnia-Erzegovina – ed è stato illustrato il bilancio consuntivo dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero per l’anno 2013. Infine, è stato presentato il Calendario delle attività della Conferenza per l’anno pastorale 2014-2015: oltre all’Assemblea Generale straordinaria ad Assisi (10-13 novembre 2014), fissa quella ordinaria del

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prossimo anno (18-21 maggio 2015), nonché le sessioni del Consiglio Episcopale Permanente (22-24 settembre 2014; 26-28 gennaio, 23-25 marzo e 21-23 settembre 2015) e il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015). La Giornata della carità del Papa sarà celebrata in tutte le diocesi domenica 29 giugno: i mezzi di comunicazione di ispirazione cattolica – Avvenire, Tv2000, Rete InBlu, Agenzia Sir e settimanali della FISC – la sosterranno con particolare impegno; il quotidiano cattolico vi devolverà, inoltre, il ricavato delle vendite di quella domenica. 8. Provvedimenti e nomine Il Consiglio Permanente, nella sessione del 21 maggio 2014, ha scelto il tema del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale, in programma a Genova nel 2016: L’Eucaristia, sorgente della missione. Ha, quindi, provveduto alle seguenti nomine: Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana: Prof. Matteo TRUFFELLI. Segretario Generale della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL): Prof.ssa Paola DAL TOSO. Presidente Nazionale Maschile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI): Sig. Marco FORNASIERO. Presidente Nazionale del Movimento di Impegno Educativo dell’Azione Cattolica (MIEAC): Prof.ssa Elisabetta BRUGÈ. Assistente Ecclesiastico Nazionale del Movimento Apostolico Ciechi (MAC): Don Alfonso GIORGIO (Bari - Bitonto). Assistente Ecclesiastico Nazionale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI): Padre Michele PISCHEDDA (Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Brescia). Il Consiglio Episcopale Permanente ha provveduto altresì alla seguente conferma: Presbitero membro del “team pastore” nazionale dell’Associazione Incontro Matrimoniale: Don Antonio DELMASTRO (Asti). Roma, 23 maggio 2014

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VESCOVO



MESSAGGIO PER LA XVIII GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA La fraternità sia la vostra forza Carissimi Fratelli e Sorelle, amati Sacerdoti, Religiosi e Religiose, grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo (2 Ts. 1, 2). In occasione della prossima giornata della Vita Consacrata, 2 febbraio, Festa della Presentazione al Tempio di Nostro Signore Gesù Cristo, voglio rivolgervi un particolare saluto ed invitarvi a riflettere sul grande dono alla Chiesa della Vita Consacrata. Benché nella nostra Diocesi è presente in maniera maggioritaria la vita religiosa femminile, nella sua essenza la Vita Consacrata si esprime con i religiosi, le religiose, laici consacrati, Ordo virginum. Ho avuto l’opportunità di dedicare del tempo alla conoscenza della vita religiosa che è presente nella nostra Chiesa Diocesana. Un incontro capillare e paziente dal quale ho imparato a comprendere la ricchezza e la bellezza di una molteplicità di carismi e di spiritualità che da svariati decenni animano e servono la nostra Chiesa di Teggiano-Policastro, le nostre Parrocchie e soprattutto a servizio della grande avventura educativa nella scuola, nella catechesi e nella carità. Rivolgendosi ai partecipanti dell’82.ma Assemblea generale dell’Unione Superiori Generali Papa Francesco ha affermato: «Noi vescovi dobbiamo capire che le persone consacrate non sono materiale di aiuto, ma sono carismi che arricchiscono le diocesi»1. Voglio esprimere gratitudine a Dio per questo generoso dono alla nostra Chiesa! Ma la riconoscenza e l’apprezzamento va alle comunità religiose, a loro l’invito a non desistere in questo tempo di difficoltà; anzi è proprio in questo contesto che deve rifulgere lo specifico della Vita Consacrata, quel “di più” che tutti si aspettano e che ha un 1

PAPA FRANCESCO, Svegliate il Mondo, colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, Civiltà Cattolica 3925/4 gennaio 2014, p. 15.

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nome concreto: essenzialità, conversione, fraternità e gratuità. È con questi sentimenti e con animo pieno di ammirazione e gratitudine che mi rivolgo alle persone consacrate presenti nella nostra diocesi con un messaggio speciale, nella giornata a loro dedicata, per compiacermi della loro testimonianza e per dire quanto è necessario il loro contributo per la missione della nostra chiesa locale. Sono convinto che la vita consacrata non è una realtà isolata e marginale, ma si pone nel cuore stesso della Chiesa per prolungarne dappertutto la vitalità e la presenza. La vita religiosa non ha svolto soltanto nel passato un ruolo di aiuto e di sostegno alla vita ecclesiale, ma è un dono prezioso e necessario anche per il presente e per il futuro del Popolo di Dio, perché appartiene intimamente alla sua vita, alla sua santità, alla sua missione (VC 1). Per questo il S. Padre Francesco ha deciso di indire un particolare anno per riflettere sul dono della Vita Consacrata da celebrarsi nel 2015. Desidero far giungere a tutte le comunità e persone consacrate l’invito a perseverare nel loro servizio recando la bellezza del Vangelo a quelle realtà umane che vivono ai margini di ogni considerazione e attenzione nella società contemporanea. Nel nostro tempo si moltiplicano e rendono sempre più evidenti quelle periferie non solo geografiche ma spirituali e personali che meritano di essere avvicinate, frequentate e bonificate. Non bisogna aver paura di uscire da se stessi e dalle proprie comunità per andare incontro a queste situazioni e persone che ci appartengono per vincolo di umanità e di fede. 1. Per molto tempo l’impegno è stato quello di accogliere nelle vostre case e comunità i bambini, i giovani, gli anziani per prendervi cura di loro culturalmente e spiritualmente. Sono persone che hanno posto in voi la loro fiducia, e che le famiglie vi hanno consegnato per un sostegno e un supplemento di formazione cristiana e umana. E’ giunto il tempo che insieme ci poniamo in movimento, che andiamo anche verso quelle povertà materiali e spirituali che colpiscono oggi tante persone, che hanno perso ogni fiducia e speranza nella vita, che sono emarginate da ogni relazione familiare e sociale, senza il sostegno di chi dovrebbe interessarsi di loro con progetti adeguati alle loro emergenze. Papa Francesco ricorda come Dio ci chiede di uscire dal nido che ci contiene ed essere inviati nelle frontiere del mondo, evi-

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tando la tentazione di addomesticarle, concludendo che questo è il modo più concreto di imitare Gesù2. Per compiere questo coraggioso esodo missionario è importante preparare il cuore e le proprie strutture, facendo ogni sforzo per porsi in ascolto e in contatto con chi sperimenta di essere estraneo e abbandonato nella città degli uomini. La complessità delle difficoltà esige un rinnovamento interiore ed esteriore per intraprendere possibili percorsi nuovi di testimonianza religiosa. Un granellino di fede autentica e di profezia può rendere le comunità religiose focolai di nuova umanità e fraternità. L’annuncio del Vangelo non può rimanere incatenato e rinchiuso tra le mura delle nostre case religiose. E’ più corrispondente al pensiero di Gesù farsi prossimi e volgere la sollecitudine verso quei luoghi e situazioni ove l’incredulità, la miseria, le insicurezze, la precarietà, le emarginazioni, le ansie e le angosce costringono i più poveri dei nostri fratelli e sorelle a vivere sott’acqua e sotto vento ove nessuno mostri loro il volto di Dio che è padre di tutti. Molte delle comunità religiose hanno raggiunto i confini della terra ma non sono riuscite ancora a penetrare nel vivo nelle situazioni di disagio materiale e spirituale cui molti uomini e donne anche dei nostri paesi e città vivono ogni giorno. La quotidianità miserevole di tante famiglie, le ingiustizie, le sofferenze, le privazioni alle quali sono sottoposte, sono sfide insistenti per la vita consacrata che non può rimanere oziosa. Non c’è dubbio che anche la sfiducia nel messaggio cristiano e la mancanza di speranza cristiana di tanti uomini e donne si annidano nel loro animo perché anche in noi che ci diciamo credenti, sono venute a mancare quelle opere della fede capaci di andare incontro alle loro povertà materiali e spirituali. La vita religiosa potrebbe compiere un servizio molto efficace per l’intera comunità ecclesiale assumendosi la responsabilità di far conoscere la forza illuminante della fede e l’operosità creativa della carità nelle periferie dei corpi e dello spirito. 2

Cf PAPA FRANCESCO, Svegliate il Mondo, colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, Civiltà Cattolica 3925/4 gennaio 2014, pp. 6-7.

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Un discernimento attento del radicalismo evangelico scelto come stile di vita potrebbe permettere a ogni religioso e religiosa di essere in modo nuovo un fratello e una sorella maggiore di tutti quelli che desiderano ancora credere e vivere con gioia e serenità. Significativa la parola di Papa Francesco sulla formazione che deve basarsi su quattro pilastri fondamentali: formazione spirituale, intellettuale, comunitaria ed apostolica. È imprescindibile, ha aggiunto, evitare ogni forma di ipocrisia e di clericalismo grazie a un dialogo franco e aperto su ogni aspetto della vita: la formazione è un’opera artigianale, non poliziesca, “l’obiettivo è formare religiosi che abbiano un cuore tenero”3. 2. L’opera di rinnovamento, iniziata con il Concilio Vaticano II e continuata nel tempo, sprona non solo i cristiani ma anche le persone consacrate a interrogarsi sulle potenzialità non ancora espresse del carisma della propria famiglia religiosa. Pensando al carisma della mia Congregazione missionaria mi rendo conto come sia stata profetica l’intuizione del Fondatore. Egli volle che le case dell’Istituto fossero costruite fuori dell’abitato delle città, nelle campagne, ove viveva la gente abbandonata del Regno di Napoli. Guidato dallo Spirito di Dio, s’impegnò energicamente a vivificare le periferie di allora non solo con la Parola di Dio annunciata e celebrata ma anche vivendola e testimoniandola insieme con la gente abbandonata e destituita di spirituali soccorsi. Per avvicinarvi alle povertà emergenti del nostro tempo con un cuore nuovo, è importante ritornare alle origini, ove il carisma si è manifestato ed espresso in modo genuino e autentico. E’ importante per religiosi e religiose attualizzare il particolare carisma, rendendolo operante e vitale. Ciò sarà possibile se credete che lo Spirito Santo presente nelle origini, sia vivo e operante anche oggi nella Chiesa e nelle vostre comunità. Perciò la stanchezza non vi appesantisca, la fatica non rallenti il vostro impegno, le difficoltà non spengano il coraggio né la tristezza allontani la gioia del cuore. Il Risorto vi invita a non aver paura di porvi in ascolto di ciò che Egli vuole dalle vostre persone e comunità. Egli vi ha donato il suo Spirito e ha acceso dentro di 3

Cf PAPA FRANCESCO, Svegliate il Mondo, colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, Civiltà Cattolica 3925/4 gennaio 2014, pp. 10-11.

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voi la fiamma del suo amore per superare le prove dell’ora presente. Nella storia della salvezza chi è stato scelto da Dio per aiutare il suo popolo a crescere è stato messo alla prova per vedere se veramente aveva compreso e amato il suo disegno d’amore per l’umanità. Il carisma non è qualcosa di materiale, non può confondersi con le attività che si svolgono per il bene degli altri. Esso è un dono speciale dello Spirito Santo che giustifica ogni impegno nella Chiesa e nel mondo. Esso può arricchirsi di motivazioni e concretizzazioni nuove quando cambiano le condizioni della sua attuazione. Le attività possono essere messe alla prova e cambiare, il carisma resta e può suggerire qualcosa di più necessario e importante per la diffusione del Vangelo e del Regno di Dio. 3. Anche a voi, cari religiosi e religiose, è data la grazia di trasformare le situazioni attuali del mondo in occasioni favorevoli per migliorare il vostro modo di donarvi al Signore e ai fratelli. Giova perciò accogliere l’invito alla conversione che spinge non solo a cambiare, a operare una purificazione nella mentalità e nelle azioni, ma anche ad andare oltre, a sviluppare le possibilità che il carisma suggerisce a ciascuno di voi. E’ importante pensare che il Signore ha fatto a ciascuno di voi e alle vostre comunità un dono grande che deve essere utile al bene comune e alla diffusione della fede. «La radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico. Io mi attendo da voi questa testimonianza. I religiosi devono essere uomini e donne capaci di svegliare il mondo»4. L’autentica conversione consiste nel considerare dove sia il vero bene della Chiesa e del mondo e manifestare una generosa disponibilità a Dio secondo il dono ricevuto. La grazia dello Spirito non sopporta ritardi nell’intraprendere con gioia nuovi percorsi affinché la Chiesa per mezzo delle persone consacrate possa meglio presentare Cristo a chi crede e a chi non crede (LG 46). Per non smarrire l’orientamento è indispensabile rinnovare incessantemente la propria fedeltà a Cristo che è la ragione prima e ul4

PAPA FRANCESCO, Svegliate il Mondo, colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, Civiltà Cattolica 3925/4 gennaio 2014, p. 5.

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tima della propria vita personale e comunitaria; al Vangelo, che è la radice, la norma e la gioia della propria esistenza; alla Chiesa per identificarsi con la sua missione; agli elementi essenziali del proprio Istituto. Mai come oggi voi siete invitati a esprimere una particolare fedeltà a ogni uomo e donna e al nostro tempo. La testimonianza più bella che potete rendere al mondo è di amare tutti con il cuore di Cristo. Lasciandovi conquistare da Lui potete divenire il prolungamento della sua umanità (VC 76). Uno stile di vita improntato a sincera e autentica fraternità, un sano discernimento, il ritorno a ciò che è essenziale, il coraggio nelle scelte, la piena disponibilità alla grazia di Dio, la libera adesione alle ispirazioni dello Spirito Santo, la purezza del cuore e una vicinanza premurosa ai più poveri sono segnali luminosi per chi è alla ricerca di un’esistenza bella e conforme al Vangelo di Gesù Cristo. Con voi, i nostri giovani, le famiglie, i bambini possano comprendere cosa significa “celebrare la fede” e cosa può renderci autentici “adoratori del Padre in Spirito e verità” (Gv. 4, 23). La sequela di Cristo casto, povero ed obbediente è la vera ed unica grande risorsa per riportare direttamente nel cuore della nostra cultura la “questione di Dio”. Le periferie della nostra Chiesa Diocesana sono gli anziani, i migranti, chi ha perso il lavoro… lì è atteso Dio! La Vergine Maria vi sostenga nella vostra opera di rinnovamento e di testimonianza e vi impetri la forza dello Spirito Santo perché tutto avvenga secondo la Parola del Signore. Vi benedico. Teggiano, 2 Febbraio 2014, Festa della Presentazione al Tempio del Signore XVIII Giornata della Vita Consacrata  P. Antonio De Luca Vescovo di Teggiano-Policastro

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OMELIA PER LA SANTA MESSA CRISMALE CATTEDRALE DI TEGGIANO mercoledì 16 aprile 2014 PRESBITERI: UOMINI LIBERI PER “PIAGHE E CUORI SPEZZATI E PRIGIONIERI IN ATTESA!” (cf Is 61,1).

Carissimi fratelli, e sorelle, amati sacerdoti, Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra (Ap 1, 5). Dalla parola di Dio appena ascoltata attingiamo la spirituale energia per entrare anche noi nella sinagoga di Nazareth, ed ascoltare l’autopresentazione che il giovane profeta galileo, Gesù proclama: Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri (Is 61,1). Il Nuovo Testamento ci presenta Gesù come l’Unto o consacrato di Dio, nel quale tutte le consacrazioni antiche hanno trovato il loro compimento. Il primo annuncio della Chiesa nascente, aperta ai pagani e libera da ogni pregiudizio etnico e religioso, nasce proprio dalla consapevolezza che Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth (At 10,38), è questa certezza che Pietro procede a donare il Battesimo al primo pagano della storia, il centurione Cornelio. Anche al Giordano, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento (Lc 3,21s). Nella liturgia della Chiesa troviamo il rito dell’unzione che esprime la consacrazione totale e definitiva, a partire dalla consacrazione battesimale. Ecco cosa leggiamo in una antichissima catechesi mistagogica: Divenuti partecipi di Cristo, giustamente voi siete chiamati ‘cristi’, perché avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo (…).

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Dopo che Gesù fu battezzato nel Giordano e comunicò alle acque il profumo della sua divinità, ne risalì e discese personalmente su di lui lo Spirito Santo. Anche a voi, quando siete risaliti dalla piscina delle sacre fonti, fu conferito il crisma, che è figura di quello che unse Cristo, cioè dello Spirito Santo (Cirillo di Gerusalemme Catechesi mistagogiche, III, 1 – PG 33,1088). Attraverso questa solenne liturgia il Signore rinnova a noi sacerdoti il dono di grazia che abbiamo ricevuto il giorno dell’Ordinazione Presbiterale. Oggi più che mai, Dio offre ai sacerdoti la felice esperienza di quella che in teologia viene chiamata la “reviviscenza” del sacramento. Nel contare gli anni trascorsi dall’Ordinazione, ognuno di noi oggi può sperimentare che il Sacramento ricevuto nel passato reviviscit, torna cioè a rivivere e a sprigionare la sua grazia. Accogliendo l’amore misericordioso di Dio, le incrostazioni prodotte dal peccato vengono tolte; le opacità dell’abitudine vengono rimosse e più intensa si fa la fede nel sacramento.1 In verità, possiamo vivere quotidianamente questa esperienza liberante, che toglie la cenere dell’abitudine e della stanca ripetizione; ma la sua radice è nella Messa Crismale, quando il profumo del crisma, che torna a diffondersi nelle cattedrali, spiritualmente riempie anche le stanze del nostro cuore in cui è il sigillo dell’unzione santa. E nel ritmo del tempo e delle stagioni rifiorisce il nostro Sacerdozio, con nuove modalità, nuovo zelo, nuovo ardore. Come sacerdoti di Cristo, oggi sentiamo fortemente di poter dire: Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri (Is. 61,1). La consacrazione non ci sottrae alle sfide, non indebolisce l’identità, né attenua la libertà, anzi proprio in forza di una ristrutturazione ontologica in Cristo, il Sacramento dell’Ordine ci ha orientati verso una pienezza di identità e ha rafforzato una radicale libertà che, senza preoccupazioni e zavorre, ci spinge verso sentieri imprevisti e situazione inedite nelle quali è atteso l’annuncio della salvezza a partire dalla genuinità di gesti e di iniziative che comunichino non solo l’integrità di una dottrina ma la bellezza di una esperienza nuova e trasfigurante: quella dell’amore donato! 1

Cf RANIERO CANTALAMESSA, L’anima di ogni sacerdozio, Ancora, 2010, p. 30.

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Di fronte agli insorgenti problemi del nostro tempo, famiglie in difficoltà, giovani smarriti, economie allo sbando, immigrati che premono… restiamo esitanti in un prudenziale calcolo di eventuali ricadute di immagine, di profitto, di vantaggi, di opportunità ma anche noi possiamo dire : Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri (Is 61,1). Accogliamo, dunque, il dono di grazia, entriamo nel mistero: oggi non è un anniversario come di qualcosa che appartenga al passato; oggi ci viene dato di riattingere alla sorgente l’acqua viva che zampilla per la vita eterna. Papa Francesco nel ridisegnare il volto di una chiesa in uscita missionaria, non esita a indicare un intrepido dinamismo apostolico; Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! …«Il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduti nell’amore (cf 1 Gv 4,10), e per questo che (la chiesa) sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, …. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e fe-

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steggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi».2 Ma il Presbitero non è uno stratega, né un organizzatore di iniziative benefiche è soprattutto un canale che comunica in primo luogo la grazia, come nuovo umanesimo in Cristo, ed è questo l’anelito custodito nel cuore di tanti uomini e donne. La gioia di essere stati amati, scelti e benedetti da Dio e chiamati da Gesù Cristo ad annunciare il regno di Dio è la fonte della nostra missione e del nostro ministero. La forza di questa gioia è il fascino di appartenere per sempre a Gesù Cristo, ci rende liberi e ci mette al riparo da nostalgie inappropriate, da sogni che alienano, da legami che disorientano, da dipendenze che indeboliscono e da idealismi che disorganizzano. Il presbitero, se vuole lavare i piedi alla sua comunità deve prima di tutto dimorare nel mistero di Cristo, è accanto al Maestro che s’apprende la liberta del servizio, è in Sua compagnia che si gusta la vera gioia. Il presbitero deve sforzarsi di capire che chi sta alla tavola dell’eucarestia deve “deporre le vesti”. Le vesti del tornaconto, del calcolo, dell’interesse personale, per assumere la nudità della comunione. Le vesti della ricchezza, del lusso, dello spreco, della mentalità borghese, per indossare le trasparenze della modestia, della semplicità, della leggerezza. Le vesti del dominio, dell’arroganza, dell’egemonia, della prevaricazione, dell’accaparramento, per ricoprirsi dei veli della debolezza e della povertà, ben sapendo che “pauper” non si oppone tanto a “dives” quanto a “potens”. Dobbiamo abbandonare i segni del potere, per conservare il potere dei segni. Non possiamo amoreggiare col potere. Non possiamo coltivare intese sottobanco, offendendo la giustizia, anche se col pretesto di aiutare la gente. Gli allacciamenti adulterini con chi manipola il danaro pubblico ci devono terrorizzare. Dovremmo rimanere amareggiati ogni qualvolta ci sentiamo dire che le nostre raccomandazioni contano.3 2

FRANCESCO PP., Evangelii Gaudium, Esortazione Apostolica, 24. DON TONINO BELLO, Stola e grembiule, il diritto e il rovescio dell’unico panno di servizio sacerdotale, ed. Insieme, 2010. 3

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Egli per primo dev’essere adoratore del Padre in spirito e verità (cf Gv. 4, 23-24). Queste parole evangeliche, che segnano la traccia del cammino della nostra Diocesi in questo anno pastorale, sono rivolte in primo luogo a ogni sacerdote, perché il Padre cerca tali adoratori! Nell’era nuova instaurata da Gesù, questo culto al Padre sarà reso da noi per mezzo dello Spirito e in Gesù stesso. Non conta più il luogo o i gesti particolari, quanto una comunione con il Figlio e lo Spirito Santo.4 I veri adoratori del Padre, che Gesù non manca di additare lungo il cammino della sua vita, sono persone umili, per nulla appariscenti, che vivono la fede in una dimensione esistenziale.5 Essere accanto ai cuori spezzati, curare le piaghe sanguinanti dell’umanità, proporre percorsi di liberazione richiede una gande umiltà, questa è ciò che l’ossigeno è per il corpo. Per noi sacerdoti più che mai diventa urgente l’invito di San Paolo: vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità (Ef. 4,1-2). Anzitutto con ogni umiltà, perché è nell’umiltà che percepiamo i limiti e le fragilità della nostra umanità, solo Dio è Creatore e Signore! Questa consapevolezza dissolve la superbia e apre all’amore di Dio. Fondamento della preghiera è proprio l’umiltà, l’umiltà vera6: Se la nostra giornata è perennemente attraversata da un’intima insoddisfazione; se la nostra presenza non ha mai alcuna incidenza di bene negli altri, allora dobbiamo chiederci a che punto sta la nostra comunione col Figlio e lo Spirito Santo; dobbiamo tastare il polso del nostro sacerdozio, verificando se – concretamente – siamo veri adoratori del Padre che è nei cieli. Alcune settimane fa papa Francesco con vigore e immediatezza ci ha ricordato una cosa importante: «Il vescovo che non prega, – ha detto il Pontefice – il vescovo che non ascolta la Parola di Dio, che non celebra tutti i giorni, che non va a confessarsi regolarmente, e lo stesso il sacerdote che non fa queste cose, alla lunga perdono l’unione con Gesù e diventano di una mediocrità che non fa bene alla Chiesa».7 Don Benzi un giorno disse: rimaniamo in piedi soltanto se stiamo in ginocchio.

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Cfr. Orientamenti Pastorali 2013-2014, p. 17. Cfr. ivi, p. 18. 6 Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, 2559. 7 FRANCESCO PP., Udienza generale, mercoledì 26 marzo 2014. 5

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Preghiera e missione non si giustappongono: certo è però che l’impegno missionario sgorga dall’amicizia con Gesù, vissuta attraverso la preghiera. Perciò il nostro ministero deve sgorgare naturalmente dalla preghiera adorante: la nostra opera di evangelizzazione sarà tanto più efficace quanto più sarà preceduta e accompagnata dall’incontro personale con l’amore di Gesù che ci salva. L’impegno nell’evangelizzazione perciò non distoglie dalla preghiera che si fa esperienza adorante, permettendoci – anzi – di continuarla e approfondirla in mezzo ai fratelli. Appunto, come la conca e il canale che, pur essendo parti distinte, esplicano la loro funzione stando unite in un unico corpo. Evangelizzatori con Spirito vuol dire evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo. A Pentecoste, lo Spirito fa uscire gli Apostoli da se stessi e li trasforma in annunciatori delle grandezze di Dio, che ciascuno incomincia a comprendere nella propria lingua. Lo Spirito Santo, inoltre, infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. Invochiamolo oggi, ben fondati sulla preghiera, senza la quale ogni azione corre il rischio di rimanere vuota e l’annuncio alla fine è privo di anima. Gesù vuole evangelizzatori che annuncino la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio.8 S. Alfonso Maria De Liguori, Maestro della fede e luce della Chiesa, insegna che la preghiera è «il mezzo necessario e sicuro per ottenere la salvezza e tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per conseguirla; il salvarsi insomma senza pregare è difficilissimo, anzi impossibile … ma pregando il salvarsi è cosa sicura e facilissima, se non preghiamo, per noi non v’è scusa, perché la grazia di pregare è data ad ognuno … se non ci salveremo, tutta la colpa sarà nostra, perché non avremo pregato» (S. Alfonso, Del gran mezzo della preghiera). Cari Fedeli, non lasciate mai di pregare per i sacerdoti: la vostra preghiera è assai preziosa e con essa, in certo modo, diventate custodi di chi è chiamato da Dio a essere vostro custode attraverso il ministero. Quanto a noi, cari Sacerdoti, grazie per la testimonianza bella e generosa alla nostra Chiesa, non ci sgomentino le sfide e i drammi di questo nostro tempo. Soprattutto le inevitabili ed eventuali incom8

FRANCESCO PP., Evangelii Gaudium, Esortazione Apostolica, 259.

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prensioni che riceviamo proprio da coloro che serviamo non indeboliscano la totalità del dono. La nostra comunione e i nostri percorsi di Chiesa diventino anche un costante allenamento alla ripresa e al rinnovato impegno evangelizzatore. Il Signore Gesù, che ci ha chiamati a servirlo nella sua Chiesa, ci dà anche la forza per adempiere degnamente al ministero. Malattia, droga, solitudine, disoccupazione, disorientamento giovanile, corruzione, inquinamento: sono problemi che scuotono quotidianamente anche questa nostra terra. A volte ci sentiamo incapaci di dare risposte, di offrire soluzioni, mentre la tristezza e lo scoraggiamento sembrano volerci agguantare. Ma oggi il Signore Gesù viene proprio per irrobustire le nostre mani fiacche e per rendere salde le nostre ginocchia vacillanti. Teniamoci stretti a Lui nella fedeltà! Attraverso la nostra povertà sarà Lui a redimere e a salvare l’umanità. La Vergine Maria e i nostri Santi Patroni Cono e Pietro Vescovo ci benedicano e guardino con benevolenza ogni nostra aspirazione di bene. Amen.

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ORIENTAMENTI PASTORALI 2014-2015 TESTIMONIARE LA FEDE: «CREDO, SIGNORE!» (Gv 9,38) La sequela Christi fonte della nostra gioia!

Alle comunità parrocchiali, ai sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici, alle associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali

Carissimi fratelli e sorelle, mi avvicino a voi all’inizio di un nuovo anno pastorale per sostenere e vivificare i processi di accompagnamento alla fede cristiana nella nostra diocesi, facendo mia la «pedagogia di Dio, che sa fare della vicinanza la sua identità, il suo nome, la sua missione»1. Lo scenario nel quale vi scrivo, oltre ad essere diverso rispetto ai decenni precedenti, è mutevole e cangiante. Viviamo in un mondo in continua trasformazione e cambiamenti2. Anche volendolo fermare, non è possibile: è un processo inarrestabile. Non si può fare a meno di capire e interpretare questo tempo, di cogliere non solo precarietà e svantaggi, ma anche opportunità, che alla luce della fede cristiana ci permettono di riconoscere la presenza dello Spirito di Dio all’opera per rinnovare e rinvigorire le nostre speranze (cf. Rm 15,13), a cominciare dalla speranza fondamentale, quella della nostra vocazione (cf. Ef 4,4)3. La nostra – specie nei tempi di difficoltà ai più vari livelli e 1

J.M. BERGOGLIO – PAPA FRANCESCO, Agli educatori. Il pane della speranza – non stancarti di seminare, Lev, Città del Vaticano 2014, p. 140. 2 Cf. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 4 ottobre 2010, cap. primo. 3 Tra le sfide più vive che si pongono alla vita della comunità cristiana, da ultimo, cf. SINODO DEI VESCOVI – III ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA, Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. ‘Instrumentum Laboris’, 24 giugno 2014; in merito, si rimanda al Documento conclusivo della 47ª Settimana

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del più diverso tipo (economico-sociale, politico, culturale, di integrazione anche fra popoli diversi, ecc.), come quelle che anche le nostre comunità locali civili ed ecclesiali stanno vivendo (fatica ad individuare un’idea e un progetto condiviso di bene comune, territori impoveriti, crisi del lavoro, giovani non sempre accompagnati e spesso in partenza per altri luoghi, accoglienza crescente di migranti, rifugiati e richiedenti asilo, ecc.) – è una precomprensione credente che ci spinge ad osare, perché il Cristo di ieri, è lo stesso di oggi e di sempre (cf. Eb 13,8), e in Lui troviamo «la massima prova di amore» (cf. Gv 15,13) per gli uomini «e così ci dona la luce che illumina… l’intero arco del cammino umano»4. Su questo sfondo più ampio, articolato e complesso mi permetto di collocare questi nostri Orientamenti pastorali diocesani per l’anno 2014-2015. Ecco in breve il nostro percorso, svolto e ancora da svolgere: - accogliendo l’anelito della Conferenza Episcopale Italiana espresso negli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-20205; - inserendomi nel percorso triennale in cui abbiamo suddiviso il nostro percorso diocesano6, volto a promuovere una nuova sta-gione dell’evangelizzazione con appropriati percorsi di ‘vita buona’ nei vari ambiti della vita ecclesiale proposti dal 4° Convegno Ecclesiale Nazionale (Verona, 16-20 ottobre 2006): vita affettiva, lavoro e festa, fragilità umana, tradizione, cittadinanza; - dopo aver riflettuto sulla tematica della fede annunciata (anno pastorale 2012-2013) e della fede celebrata (anno pastorale 20132014), ci dedicheremo ora alla fede testimoniata o vissuta (20142015)7. In concreto, questo anno pastorale, ha per noi – persone permanentemente evangelizzate dall’Annuncio pasquale e santificate dalla grazia sacramentale – una valenza etico-testimoniale, al Sociale dei Cattolici Italiani (Torino, 12-15 settembre 2013), su cui cf., COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE DELLE SETTIMANE SOCIALI DEI CATTOLICI ITALIANI, La famiglia fa differenza. Per il futuro, per la città, per la politica, 11 aprile 2014. 4 FRANCESCO, Enc. Lumen fidei, 29 giugno 2013, nn. 16, 20. 5 Cf. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. 6 Cf. i tre trienni: Educare alla fede (2012-2015); Educare alla speranza (20152018); Educare alla carità (2018-2020). 7 Per approfondimenti sul progetto ecclesiale diocesano del triennio 2012-2015, insieme alle pertinenti riflessioni esegetico-dottrinali-pastorali sul tema “educare alla fede”, cf. A. DE LUCA – DIOCESI DI TEGGIANO POLICASTRO, Orientamenti pastorali, 2 settembre 2012; ID., Orientamenti pastorali, 1 settembre 2013.

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fine di motivare ulteriormente e spronare ogni credente ad una risposta concreta ed efficace alla vocazione cristiana in quegli ambiti suggeriti dal Convegno di Verona e in vista del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015) per promuovere in Cristo Gesù il nuovo umanesimo. 1. Il compito della comunità cristiana: l’educazione alla fede testimoniata Dalle situazioni che vi ho descritto, emerge rafforzata la centrale priorità dell’evangelizzazione, intento principale del Concilio Vaticano II8 e base del cammino pastorale della Chiesa italiana in questi ultimi decenni9, entrata in una nuova tappa storica costituita dalla cosiddetta “nuova evangelizzazione”, resa tale soprattutto perché chiamata ad essere «nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione»10, alimentando nel contempo la nostra fiducia nella Parola di Cristo: «Duc in altum!»11. La Chiesa, nel suo insieme comunità educante, è testimonianza di ciò che Essa è, e di ciò che Essa vive, crede, spera, ama, attraverso un processo di permanente educazione alla fede di giovani, adulti, famiglie, che ha di mira quattro finalità principali: - «Nutrire e guidare la mentalità di fede: “Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a 8

Gli obiettivi del Concilio «si riassumono, in definitiva, in uno solo: rendere la Chiesa del XX secolo sempre più idonea ad annunziare il Vangelo all’umanità del XX secolo» (PAOLO VI, Es. ap. Evangelii nuntiandi, 8 dicembre 1975, n. 2). 9 Cf. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Il rinnovamento della catechesi, 2 febbraio 1970; ID., Evangelizzazione e sacramenti, 12 luglio 1973; ID., Evangelizzazione e sacramenti della penitenza e dell’unzione degli infermi, 12 luglio 1974; ID., Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, 20 giugno 1975; ID., Evangelizzazione e ministeri, 15 agosto 1977; ID., Comunione e comunità, 1 ottobre 1981; ID., Evangelizzazione e testimonianza della carità, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per gli anni novanta, 8 dicembre 1990, Introduzione; ID., Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000, 29 giugno 2001, nn. 5-6; ID., Educare alla vita buona del Vangelo, cap. quarto. 10 GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’Assemblea dei vescovi del CELAM, 9 marzo 1983. 11 ID., Lett. ap. Novo millennio ineunte, 6 gennaio 2001, n. 15.

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scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo”. Cristo è lo “specchio” in cui il credente “scopre la propria immagine realizzata”, per cui il cristiano “comprende se stesso in questo corpo, in relazione originaria a Cristo e ai fratelli nella fede”, realizzando così nella comunione ecclesiale lo “sguardo plenario di Cristo sul mondo”. - Sviluppare uno sguardo e un ascolto continuo verso le istanze, le domande i bisogni del tempo e delle persone, in forza del “pensiero di Cristo”, con il conforto di un discernimento comunitario, sotto la guida dei pastori, nel continuo riferimento alla Parola. - Sostenere la fedeltà a Dio e all’uomo: “non si tratta di due preoccupazioni diverse, bensì di un unico atteggiamento spirituale, che porta la Chiesa a scegliere le vie più adatte, per esercitare la sua mediazione tra Dio e gli uomini. È l’atteggiamento della carità di Cristo, Verbo di Dio fatto carne”. - Educare a esprimere con la vita e la parola ciò che si è ricevuto. Il cristiano è un testimone che, per rendere ragione della sua fede, impara a narrare ciò che Dio ha fatto nella sua vita, suscitando così negli altri la speranza e il desiderio di Gesù. Questo avviene attraverso una circolarità virtuosa, un richiamo costante tra conoscenza ed esperienza, in cui la fede illumina la vita e le opere di carità illuminano la fede: nel proporla evangelizzano»12. L’annuncio che la Chiesa è chiamata a fare nella storia si riassume in un’affermazione centrale: «Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è ‘Via, Verità, Vita’»13. Dalla forza e dalla radicalità di questo annuncio scaturiscono l’ardore della vita e l’impegno di una formazione permanente dei cristiani, l’incisività e la capacità di rendere contemporaneo il messaggio annunciato e portato ad efficacia di vita, attraverso la novità e fecondità dei metodi di cui deve far uso oggi l’evangelizzazione. «La Chiesa può affrontare il compito dell’evangelizzazione solo ponendosi, anzitutto e sempre, di fronte a Gesù Cristo»14: meditando an12

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Incontriamo Gesù, Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, 29 giugno 2014, n. 24. 13 GIOVANNI PAOLO II, Es. ap. Christifideles laici, 30 dicembre 1988, n. 34. 14 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 10.

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zitutto e sempre «sul mistero di Cristo, fondamento assoluto di ogni nostra azione pastorale»15, essa può seguire l’esempio del Signore Gesù, il «primo e più grande evangelizzatore»16. Questo diventa possibile perché «la nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera se noi per primi non fossimo contemplatori del volto di Cristo… E la contemplazione del volto di Cristo non può che ispirarsi a quanto di lui ci dice la Sacra Scrittura, che è, da capo a fondo, attraversata dal suo mistero»17. È la «parola di Dio viva ed eterna» (1Pt 1,23) che genera la Chiesa, ed Essa a questa fonte primaria si alimenta, cresce e si espande. Non possiamo pretendere di evangelizzare, se noi per primi non veniamo costantemente evangelizzati, nutrendoci e ‘bramando’ la Parola di Dio fatta carne in Gesù (cf. Gv 1, 14), come il bambino cerca il latte di sua madre (cf. 1Pt 2,2). A tal fine, «La Parola di Dio ascoltata e celebrata, soprattutto nell’Eucaristia, alimenta e rafforza interiormente i cristiani e li rende capaci di un’autentica testimonianza evangelica nella vita quotidiana»; da qui la necessità anche per il nostro cammino diocesano «che la Parola rivelata fecondi radicalmente la catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede»18 in ogni attività e impegno pastorale che contraddistingue l’intima natura della Chiesa: «annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia)»19. 2. L’icona biblica di riferimento La Parola di Dio a cui faremo costante riferimento nel nostro impegno pastorale quest’anno è tratta dalla professione di fede del cieco nato guarito da Gesù, che culminerà in un’adesione di fede professata e testimoniata: «Credo, Signore!» (v. 38). L’episodio è raccontato dall’evangelista Giovanni al cap. 9. Il cieco guarito è una figura coraggiosa che diventa cifra dell’itinerario di ogni uomo che nell’incontro con il Signore accoglie l’annuncio salvifico e, fidandosi della sua 15

GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 15. PAOLO VI, Es. ap. Evangelii nuntiandi, n. 7. 17 GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, nn. 16-17. 18 FRANCESCO, Es. ap. Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, nn. 174-175. 19 BENEDETTO XVI, Enc. Deus caritas est, 25 dicembre 2005, n. 25. 16

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parola (cf. v. 7a), si lascia coinvolgere in un’azione liberante e quasi sacramentale (cf. v. 7b). Infatti, il lavacro nella piscina di Siloe, nella sua ritualità, è quasi una celebrazione del mysterium salutis e dell’esperienza della verità della Parola che illumina e guarisce. Così, l’incontro con il cieco nato offre a Gesù l’occasione per rivelarsi come colui che dona la vista e la luce a chi è nell’oscurità. L’incontro con Lui genera una visione nuova del mondo e apre ad un conseguente rinnovato agire, ad una nuova etica della testimonianza: la fede annunciata e celebrata diviene martyria, testimonianza coraggiosa nella vita quotidiana. Gesù è colui che riesce a dare senso ai limiti e ai condizionamenti umani, alle sofferenze e alla malattie, alle marginalità e alle periferizzazioni esistenziali: per mezzo di ciò si manifestano le grandi opere di Dio (cf. v. 3) e un agire umano rinnovato dalla Grazia. Ma, nel testo di Gv 9 c’è anche un’altra priorità di Cristo: condurre l’uomo alla fede in lui, e mediante la testimonianza del credente operare un nuovo annuncio. L’incontro con il cieco non è casuale: c’è un piano divino che si realizza in quell’incontro ed in ogni incontro. L’uomo illuminato da Gesù, a sua volta, vede, crede e testimonia audacemente nei vari ambiti della vita l’incontro redentivo operato da Cristo (cf. vv. 10.15.17.25.31). Gesù ha una precisa missione: «Finché sono nel mondo, io sono la luce del mondo» (v. 38). L’espressione ‘aprire gli occhi’ richiama l’attesa biblica del liberatore di Dio a favore del suo popolo (cf. Is 28,18; 35,5). La missione del servo del Signore, chiamato ad essere ‘luce delle nazioni’, è di aprire gli occhi ai ciechi (cf. Is 42,6.7; 49,6.9). E ridare la vista a un cieco è il segno visibile, esteriore di questa missione. Nel testo compaiono diversi protagonisti: Gesù e i discepoli, il cieco guarito e i presenti curiosi, il gruppo dei farisei, i genitori e i Giudei. In tale prospettiva il lungo testo di Gv 9 si può suddividere in sei unità minori: - incontro tra Gesù ‘luce del mondo’ e il cieco nato (vv. 1-7); - discussione tra i vicini e conoscenti del cieco (vv. 8-12); - primo interrogatorio del cieco da parte dei farisei (vv. 13-17); - interrogatorio dei genitori del cieco da parte dei Giudei (vv. 1823); - secondo interrogatorio del cieco parte dei Giudei (vv. 24-34); - incontro finale di Gesù con il cieco: giudizio e sentenza contro i farisei (vv. 35-41).

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Il contesto in cui si inserisce la narrazione è il periodo della festa delle capanne o delle tende. Uscendo dal Tempio, dopo lo scontro con le autorità giudaiche, lo sguardo di Gesù cade su un uomo di cui si dice che è cieco dalla nascita. Si sottolinea il primato di Dio che guarda le miserie umane: se l’uomo non ‘vede’ Dio, Dio guarda e comprende il dramma dell’uomo (cf. Es 3). Il Signore vuol far compiere un nuovo esodo a chi è oppresso dalle sue schiavitù e cecità. Gesù passa, vede in profondità, prende l’iniziativa: «passando vide un uomo cieco dalla nascita» (Gv 9,1). Non è l’uomo che, originariamente, vede Gesù. Al contrario è Gesù che conosce e vede le miserie umane, le oscurità da illuminare. Sarà questo sguardo di misericordia che alla fine spingerà il cieco guarito a fissare lo sguardo risanato su Gesù e riconoscerlo come colui che viene da Dio e a schierarsi coraggiosamente dalla sua parte (cf. v. 37). Mentre Gesù è attento all’uomo che vive nel suo limite, ha in mente il bene da operare, ovvero la guarigione degli occhi e il recupero della sua vista e con questa la fiducia e la fede dell’uomo redento. Invece, i discepoli del Signore sono presi dai loro pensieri pseudoteologici e aprono la questione sulla causa del male: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?» (v. 2). Anche i discepoli, inconsapevolmente vivono una certa cecità: essi hanno in mente un Dio che retribuisce con un castigo l’uomo peccatore, cosicché la malattia è espressione di una punizione di Dio. Per loro la sofferenza è sempre segno di colpevolezza. La teologia del “merito” e della “colpa” impedisce ai discepoli di imitare Gesù nello sguardo di misericordia rivolto al cieco e ai bisogni dell’uomo più che all’ermeneutica e alle varie disquisizioni circa le cause della malattia. I discepoli conoscevano la teoria della retribuzione: la cecità deriverebbe sempre da una colpa, in quanto Dio punirebbe il peccatore privandolo della possibilità di leggere la Torah, la Parola di Dio. Il cieco è davanti alla Parola (Logos) ma non la vede. Tuttavia, una volta guarito accoglierà nella fede il Cristo e leggerà l’evento guardando Lui come Parola vivente, Logos fatto carne, storia ed esperienza viva. Gesù, in linea con il messaggio dei profeti (cf. Ger 31,30 ed Ez 18,1), attribuisce a ciascuno la responsabilità delle proprie azioni e non ai padri, negando una connessione punitiva tra malattia e colpa. Viene messa in crisi un’equazione terribile dell’Antico Testamento: i ricchi e i sani non sono sempre i benedetti da Dio; i poveri e i malati non sono i maledetti dal Signore. La missione del Messia è per la libe-

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razione dal male che impedisce di vedere Dio, Bene infinito, e camminare per la sua Via. La risposta di Gesù rivela che Dio non causa la sofferenza dell’uomo, ma vuole affiancarsi a lui ed eliminarla. Vuole renderlo capace di vedere e leggere la Parola fatta carne e riconoscere così la Sua Signoria sul mondo e sulla storia. Le osservazioni ideologiche, l’indagine sociologica, le analisi religiose divengono secondarie; ciò che importa realmente è l’impegno per la vittoria sul male e la redenzione integrale di ogni uomo. L’azione di Gesù, come quella di Dio, è impegnata a ripristinare l’integrità della persona e guidarla a testimoniare la propria liberazione con l’adesione del cuore e della mente a Lui, Parola del Padre. Già a questo livello possiamo intravvedere una lezione ad intra: anche i discepoli del Signore, la cerchia più vicina a Lui, hanno bisogno di essere guariti dalle visioni parziali del sapere e del conoscere, dai loro punti di vista ristretti rispetto alle problematiche globali dell’esistenza, dalle loro osservazioni pregiudiziali, dalle idee che non focalizzano la realtà così come Dio la vede. Gesù compie un’azione ‘rituale’: «…fece del fango con la saliva e spalmò il fango sugli occhi di lui» (v. 6). Alcuni esegeti rilevano che l’uso terapeutico della saliva faceva parte della tradizione primitiva intorno a Gesù, ma diventava un elemento esposto alla critica di gestualità magico-pagane. In realtà è necessario rileggere il gesto del “plasmare con il fango” come azione che richiama la creazione dell’uomo, fatto dalla terra (cf. Gn 2,7; Is 64). In verità le azioni di Cristo sono da rileggere nel simbolismo della nuova creazione. Insieme al gesto narrativo è necessario affiancare il simbolismo sacramentale. L’espressione “plasmare con il fango” in realtà è ungere. Per alcuni esegeti siamo di fronte a un evento di guarigione prodigiosa, e ad un’azione simbolico-sacramentale che rinvia all’illuminazione battesimale, al gesto crismale. «Poi gli disse: “Và a lavarti nella piscina di Sìloe - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”» (v. 7). Come non evocare un precedente e analogo ordine in 2Re 5,10-13 dove Eliseo non guarisce Naam sull’istante, ma gli fa compiere un cammino, un percorso verso la fonte del Giordano. La piscina di Siloe (Shiloah) ha la stessa radice di ‘Inviato’ (Shalah). Cristo è l’inviato del Padre, che – a sua volta – invia l’uomo immerso nelle tenebre a compiere un percorso di illuminazione della fede attraverso il simbolismo battesimale. L’uomo accoglie l’invito di Gesù con l’obbedienza della fede e viene

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guarito, illuminato: crede e vede. In breve il cieco nato recupera la vista quando obbedisce alla Parola di Gesù che gli dice di lavarsi nella piscina dell’“Inviato”. Accoglie l’‘annuncio’ espresso dalla Parola di Gesù, ritualmente compie il lavacro quasi come celebrazione simbolica della verità che la Parola annuncia. E testimonia l’evento: ‘ora ci vedo’. Ma siamo soltanto all’inizio di un processo a larghi orizzonti che si ostina a negare in tutti i modi la realtà nuova che in Cristo si è realizzata. Il primo confronto avviene con i vicini: essi sembrano incapaci di integrare l’avvenimento nel loro sapere ordinario. Lo avevano visto sempre a terra, per la sua infermità egli è «il seduto». È Gesù che mette in moto nell’uomo un nuovo dinamismo: da un essere chiuso e bloccato nel suo oscuro orizzonte a un uomo non più impedito e imprigionato dal suo limite, ma finalmente liberato per agire: «È lui, non è lui, gli somiglia…» (v. 9). Il cieco, inconsapevolmente risponde ai suoi vicini, definendo se stesso con un’espressione che evoca il nome di Dio, il quale attraverso Gesù gli ha restituito, come nuova creazione, l’immagine e la somiglianza divina originaria: «Sono io» (v. 9). È un invito per la cerchia di conoscenti a rileggere nella nuova realtà umana liberata dall’oscurità, l’azione di Dio che rinnova tutte le cose. Tuttavia anche questo gruppo di persone vicine e conoscenti dimostrano di essere affette da una miopia spirituale: sono più interessate alle modalità dell’evento che alla realtà. Uno sguardo e una visione limitata alla dinamica dei fatti e non capace di andare oltre: «Com’è che ti sono stati aperti gli occhi?» (v. 10). Una cecità risanata è già di per sé una testimonianza soprannaturale. Ma la gente sembra bloccata nella ricerca di risposte descrittive e di superficie. La seconda fase del dibattito è quella con i farisei: ha lo scopo di puntualizzare il significato religioso del segno compiuto da Gesù. Questi, associati ai Giudei, costituiscono il fronte avverso a Gesù. L’accusa opposta a Gesù è di trasgredire il riposo del sabato e così mettersi contro la Legge di Dio. Essi si trovano di fronte al dilemma: violando la Legge Gesù ha peccato; guarendo il cieco si è manifestato come uomo di Dio. Non riescono a prendere posizione e tuttavia sono ostili. L’interpretazione del gesto di guarigione provoca una divisione all’interno del gruppo dei farisei: «è un peccatore», «è un uomo da Dio» (v. 16). La questione per l’evangelista è aperta: schierarsi pro o contro Gesù. Così, mentre gli occhi dell’uomo che prima era cieco si aprono gradualmente alla verità su Gesù, i farisei e i Giudei diventano

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sempre più ostinati nel non voler vedere la verità. Anche questo gruppo di osservanti sono impegnati nell’osservare i loro precetti in maniera così puntuale che il loro punto di vista restringe talmente l’orizzonte da impedirgli uno sguardo aperto all’agire libero dello Spirito di Dio che supera ogni legge, decreto, norma, regola, canone, ecc. Il codice della Legge ha preso il posto di Dio nella visione dei farisei e non c’è spazio per la novità. Così dimenticano che la Legge è fatta per l’uomo, per il suo agire, e non l’uomo fatto per essere sottoposto a regole e precetti. Non è semplicemente la canonicità del “diritto” e l’agire forense che libera l’uomo e lo salva. È Cristo, Parola vivente, il nuovo principio dell’agire etico dell’uomo liberato dalla Grazia. Così l’agire di Cristo sfugge alla canonicità della mentalità farisaica e i suoi oppositori non riescono a darne una definizione che rientri nel loro schema: peccatore o uomo di Dio? Il cieco guarito, interrogato dai farisei, dà la sua testimonianza: “È un profeta” (v. 17). In questa risposta dimostra due cose: che è in linea con la Tradizione, in quanto nell’Antico Testamento il profeta Eliseo guarisce Naaman (cf. 2Re 5,10-13). In secondo luogo, dimostra di aver maturato ancora meglio la visione di fede: ai vicini aveva definito Gesù “un uomo” (v. 11), ora la testimonianza diventa ancora più esplicita e coraggiosa, «un profeta» (v. 17). La terza fase del confronto coinvolge la testimonianza dei genitori. I Giudei rappresentano le istituzioni giuridiche a vari livelli: «I Giudei però non credettero che lui fosse stato cieco e avesse ricuperato la vista, finché non ebbero chiamato i genitori di colui che aveva ricuperato la vista» (v. 18). L’agire di Dio viene portato in tribunale per essere sottoposto ad un processo in cui sono chiamati in causa gli stessi genitori del cieco. Essi confermano la cecità dalla nascita, ma non si esprimono su Gesù, la persona che ha operato la guarigione viene ignorata. Anche questa famiglia, per paura di compromettersi, non vuole vedere e riconoscere Gesù: «Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga» (v. 22). Alla famiglia viene impedita la testimonianza con un subdolo ricatto: riconoscere Gesù e testimoniarlo significa emarginazione e espulsione dai circuiti di cittadinanza ostili al Vangelo. La sinagoga rappresenta la vecchia appartenenza, cui rischiano di essere espulsi quanti si schierano con Cristo. Sebbene i genitori hanno occhi per vedere, si comportano come coloro che chiudono gli occhi

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alla verità per paura di compromettersi socialmente, istituzionalmente, giuridicamente e religiosamente. E chiudendo gli occhi, diventano anch’essi come ciechi. Questi genitori che non testimoniano coraggiosamente e affettivamente la guarigione del figlio nato cieco e guarito da Gesù sono immagine di tante famiglie che ancora nel mondo odierno e in tanti ambiti della vita sono sottoposte, a motivo della fede, a pressioni estenuanti, a minacce implicite ed esplicite, a costrizioni subdole, a coercizioni indegne, a estorsioni di consensi, purché si oscuri e ignori il Vangelo del Signore. Non riconoscere le “radici” di una trasformazione avvenuta nell’uomo rinnovato significa voler mettere l’azione di Dio nel dimenticatoio, per paura che Lui scomodi le signorie mondane a rinnovarsi con una nuova visione della realtà e della storia. La quarta interrogazione riguarda ancora i Giudei e il cieco. È la fase in cui l’istituzione giudaica prende posizione contro Cristo: siamo di fronte alla persecuzione da una parte e alla martyria dall’altra: «Dà gloria a Dio. Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore» (v. 24). Il cieco si trova sottoposto a pressioni psicologiche ed estorsioni di consenso forzate, al fine di far riconoscere che la sua guarigione è opera di un “dio” che è fuori dall’orizzonte umano e non passa attraverso Gesù, ritenuto dai Giudei “peccatore”. La risposta del cieco guarito è una sfida, una presa di posizione rischiosa e compromettente: «Se quell’uomo non fosse da Dio, non avrebbe potuto fare nulla» (v. 33). Egli paga di persona: «Lo cacciarono fuori» (v. 34). Riconoscere Cristo significa rischiare di essere estromessi dalle vecchie appartenenze, di essere cacciati fuori dal circuito delle strutture di potere mondane che si sentono minacciate dalla vita del Vangelo. Le persecuzioni assumono semantiche diverse nei diversi ambiti della vita familiare e affettiva, nel campo del lavoro, della Tradizione e istruzione, della fragilità e della testimonianza. Ci sono ostilità e vessazioni verso la testimonianza di una famiglia secondo il cuore di Dio e del Vangelo. Ci sono emarginazioni e dileggio verso chi testimonia responsabilmente una vita lavorativa onesta e improntata sui valori cristiani. Talvolta si assiste a un accanimento verso chi vuole trasmettere i valori della verità e della fede nel campo dell’istruzione e della scuola. Si assiste al prevalere della logica dell’economia che domina sulla logica dell’accoglienza verso il mondo delle fragilità. Il campo del bene comune e della cittadinanza responsabile rischia di soccombere a una dittatura dell’autoreferenzialità, più che della comunione e

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della solidarietà evangelica. Tante cecità che attendono una guarigione! Il cieco guarito prende le difese di Gesù a partire dalla sua esperienza e mostra una maturazione progressiva nella conoscenza di Lui: un uomo che si chiama Gesù (cf. v. 11), un profeta (cf. v. 17), un uomo pio che fa la volontà di Dio (cf. v. 31), Signore (cf. v. 38). Si! La Signoria di Gesù è liberante: riconoscerlo come Signore è permettere alla luce della Verità di illuminare ogni ambito oscuro della vita. 3. Riflessioni sul brano biblico Ritornando all’inizio della narrazione, possiamo elaborare delle conclusioni. 1. ‘Gesù vede un uomo cieco’. La visione di una corretta antropologia ed etica della testimonianza cristiana passa attraverso lo sguardo di Gesù. L’immagine del cieco illuminato e guarito è un invito a superare un umanesimo chiuso, oscurato nella sua autoreferenzialità e accogliere il nuovo umanesimo cristiano aperto alla martyria. Da una visione chiusa ad una visione aperta alla Grazia. Accanto alla fede annunciata e celebrata è necessaria una fede testimoniata, come quella dell’uomo guarito; una fede che sa pagare e rischiare di persona, sfuggendo alla logica dell’anonimato e alla dinamica dell’impersonalità. L’esegesi del testo evangelico ci lascia intravvedere che esiste una cecità ad intra, tra chi è già discepolo di Cristo, ed una cecità ad extra, fra chi vede Cristo come un ostacolo per la realizzazione dei propri punti di vista non conformi alla luce del Vangelo. È necessario il superamento della paura, dell’inquietudine e delle preoccupazioni di compromettersi per Cristo. In questo senso, come mostreremo di seguito, risalta l’invito costante di papa Francesco ad avere una fede che ci sollecita a “uscire dal chiuso e dalle chiusure” e abitare gli ambiti la vita. La paura di “uscire” non è per caso frutto della “paura” di incontrare il tu, il noi, gli altri, che nell’epoca in cui viviamo sono spesso avvertiti come una minaccia per l’integrità dell’io?20 20

In merito, cf., COMITATO PREPARATORIO DEL 5° CONVEGNO ECCLESIALE NAIn Gesù Cristo il nuovo umanesimo, Invito al Convegno.

ZIONALE,

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2. Il cieco è spinto a prendere posizione: parlare pro, per Cristo. E tutto ciò, per il cieco guarito, avviene in ogni ambito della vita: nella propria famiglia di origine (i genitori), nel mondo della Traditio rappresentata dai farisei e dalla sinagoga che lo escluderà, nel mondo dei suoi vicini immersi nel lavoro ordinario che registrano la sua metamorfosi e conversione, nel mondo delle fragilità per dare una speranza di liberazione, nei contesti della cittadinanza che vive l’evento. 3. «Professare con la bocca, a sua volta, indica che la fede implica una “presenza sociale”. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato. La fede è una decisione di stare con il Signore per vivere con Lui… La fede è un atto di libertà, esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede»21. Tra gli impegni fondamentali che come credenti siamo chiamati ad assumere e incarnare, menzioniamo i seguenti: a) «il primo contributo che possiamo offrire è quello di testimoniare la nostra fiducia nella vita e nell’uomo, nella sua ragione e nella sua capacità di amare. Essa non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma ci proviene da quella “speranza affidabile” (Spe salvi, 1), che ci è donata mediante la fede nella redenzione operata da Gesù Cristo»22. b) Inoltre, insieme alla «passione per l’educazione»23, basilare è la «credibilità del testimone»: «Ogni adulto è chiamato a prendersi cura delle nuove generazioni, e diventa educatore quando ne assume i compiti relativi con la dovuta preparazione e con senso di responsabilità. L’educatore è un testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di dare ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla. La passione educativa è una vocazione, che si manifesta come un’arte sapienziale acquisita nel tempo attraverso un’esperienza maturata alla scuola di altri maestri. Nessun testo e nessuna teoria, per quanto illuminanti, potranno sostituire l’apprendistato sul campo. L’educatore compie il suo mandato anzitutto attraverso l’autorevolezza della sua persona. Essa rende efficace l’esercizio dell’au21 22

BENEDETTO XVI, Lett. ap. Porta fidei, 11 ottobre 2011, n. 10. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo,

n.15.

23

Ibid., n. 30.

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torità; è frutto di esperienza e di competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della vita e con il coinvolgimento personale. Educare è un lavoro complesso e delicato, che non può essere improvvisato o affidato solo alla buona volontà. Il senso di responsabilità si esplica nella serietà con cui si svolge il proprio servizio. Senza regole di comportamento, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose, e senza educazione della libertà non si forma la coscienza, non si allena ad affrontare le prove della vita, non si irrobustisce il carattere. Infine, l’educatore si impegna a servire nella gratuità, ricordando che «Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9,7). Nessuno è padrone di ciò che ha ricevuto, ma ne è custode e amministratore, chiamato a edificare un mondo migliore, più umano e più ospitale. Ciò vale pure per i genitori, chiamati non soltanto a dare la vita, ma anche ad aiutare i figli a intraprendere la loro personale avventura»24. c) In questo lavoro di discernimento idoneo a favorire la crescita integrale della persona e testimoniare la fede, è necessario: da un lato affrontare le «tentazioni degli operatori pastorali», quelle patologie costituite dall’individualismo, le crisi d’identità, calo di fervore, i complessi di inferiorità, l’accidia egoistica, le mancanze di motivazioni, le delusioni, i pessimismi sterili; dall’altro, quale terapia assolutamente idonea, bisogna uscire da se stessi e dagli isolamenti, dire «no alla mondanità spirituale» che si manifesta con il dominio degli spazi nella Chiesa, occorre affermare risolutamente no al prestigio, no alla cura ostentata, alla vanagloria, al funzionalismo manageriale, «alla guerra tra di noi», alla vanitosa sacralizzazione della propria cultura25. d) Per poter eliminare, da un lato, le miopie (come il vedere fin sotto il proprio naso e nel proprio orto, ma non guardare agli orizzonti larghi della missione), e dall’altro, le ipermetropie (tra cui il mirare e focalizzare prospettive lontane, ma non accorgersi delle prossimità che ci girano attorno), unico imperativo promettente è quello di affermare con forza «Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo»26. Su questa scia, in conclusione, possiamo rilevare quanto sia affa24

Ibid., n. 29. cf., FRANCESCO, Es. ap. Evangelii gaudium, Cap. II, parte II. 26 Ibid., nn. 87-92. 25

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scinante il percorso compiuto dal cieco nato: da uomo esistenzialmente passivo, nell’incontro con Gesù diventa espressione di obbedienza liberata e – memore del bene ricevuto – si espone quasi come suo apologeta; si tratta di un cammino di sequela e di vita in Cristo senza pari. Nasciamo tutti un pò ciechi. L’incontro con il Signore è illuminante: «Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta»27. Chi crede è disposto, come il personaggio di Gv 9, a testimoniare la propria fede anche a costo di pagare di persona. Con l’espulsione dalla prima appartenenza e la nuova inclusione alla sequela di Cristo, almeno… ci vede! 4. Agire e dover agire nella luce della fede. Percorso di educazione alla gioia del Vangelo. È scritto come carattere indelebile nell’essere divenute creature nuove, l’impulso originario e insopprimibile per cui la fede cristiana proietta le proprie qualità nel vissuto storico dell’uomo, ponendosi non solo come orizzonte generico di riferimento, ma come energia viva e sorgiva, critica e progettuale: è così che – divenute creature nuove attraverso il battesimo (cf. Gv 5,24; 8,12; Ef 2,8; Rm 5,1; 8, 9; 2 Cor 5,17; Col 3, 9-10) – si alimenta la nostra fede concreta, vissuta, generando quella testimonianza che è annuncio vero di Gesù e del suo amore nel vissuto di ogni giorno, qualsiasi sia il contesto e l’ambito di riferimento in cui siamo collocati. Verifichiamo se è così per la nostra fede vissuta, quella che testimoniamo e siamo chiamati ad annunciare nello specifico agire di ogni giorno: è davvero questa riserva escatologica di senso che illumina e orienta le coscienze della nostra umanità e delle nostre comunità, o quali sono altrimenti i criteri decisionali alla luce dei quali ispiriamo e guidiamo le nostre scelte concrete? Il nostro vivere umano e cristiano sarà autentico quando, a cominciare da noi, non ridurremo nel vissuto la nostra fede a buoni sentimenti o a bagaglio astratto e generico che poco informa il nostro cammino quotidiano; al contrario, abbiamo bisogno che carità e verità si incontrino per un servizio intelligente 27

ID., Enc. Lumen fidei, n. 1.

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all’uomo28, espressione di «quel grande sì che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza; come, pertanto, la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo»29. Da questo significato basilare che illumina e orienta le coscienze del nostro impegno evangelizzatore possiamo individuare con estrema sinteticità un possibile percorso di educazione alla fede testimoniata: identifico sostanzialmente un criterio generale rilevante per la verifica e la progettualità del nostro cammino pastorale; a ciascuno degli operatori pastorali affido il compito di aggregare e convogliare attorno a esso modalità e significati pertinenti ad esprimere e intensificare, approfondendo in una logica di ‘fedeltà dinamica’ appropriati percorsi di testimonianza di fede della/nella nostra Chiesa diocesana. Per sviluppare questi aspetti, mi avvalgo di una citazione preliminare tratta da un Discorso tenuto dal Pontefice, incontrando il 27 settembre 2013 i partecipanti al Congresso internazionale sulla catechesi, che mi sembra racchiuda bene gli ambiti interconnessi sui quali vorrei soffermarmi nel seguito. Francesco diceva: «Chi mette al centro della propria vita Cristo, si decentra! Più ti unisci a Gesù e Lui diventa il centro della tua vita, più Lui ti fa uscire da te stesso, ti decentra e ti apre agli altri. Questo è il vero dinamismo dell’amore, questo è il movimento di Dio stesso! Dio è il centro, ma è sempre dono di sé, relazione, vita che si comunica... Così diventiamo anche noi se rimaniamo uniti a Cristo, Lui ci fa entrare in questo dinamismo dell’amore. Dove c’è vera vita in Cristo, c’è apertura all’altro, c’è uscita da sé per andare incontro all’altro nel nome di Cristo. E questo è il lavoro…: uscire continuamente da sé per amore, per testimoniare Gesù e parlare di Gesù, predicare Gesù. Questo è importante perché lo fa il Signore: è proprio il Signore che ci spinge a uscire»30. Quanto qui riportato, contiene in sintesi la prospettiva fondamentale dell’ultimo documento magisteriale di papa Francesco, l’Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, comunemente designata, secondo l’uso, con l’incipit latino Evangelii 28

Cf., BENEDETTO XVI, Enc. Caritas in veritate, 29 giugno 2009, nn. 3-4. ID., Discorso con i partecipanti al IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana, 19 ottobre 2006. 30 FRANCESCO, Discorso ai Partecipanti al Congresso Internazionale sulla Catechesi, 27 settembre 2013. 29

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gaudium31: si tratta di un testo notevolmente lungo che richiederà un adeguato approfondimento; in questa sede delimito la presente analisi richiamando lo spirito che anima l’intero testo e che unisce le varie affermazioni lì proposte. Circoscrivo l’indagine a un criterio e principio generale che declino nel prosieguo in tre modalità che fungono da orientamenti per l’azione pastorale concreta, perché ciascuno di noi (in specie penso ai sacerdoti e a tutti gli operatori pastorali della nostra Diocesi) possa usarli per verificare il cammino ecclesiale compiuto e programmare il cammino pastorale da compiere, educandoci così – possibilmente – alla testimonianza della fede cristiana nel quotidiano. Il criterio che vi propongo è quello apostolico della gioia: quale gioia? La gioia del Vangelo. a. In una prima modalità che vi consegno, parlo di gioia come Vangelo da accogliere e da vivere. Papa Francesco ci propone incessantemente nel suo Magistero ordinario – e lo ha condensato specificamente in Evangelii gaudium – il volto di una Chiesa estroversa, gioiosa, che reca al mondo il buon annuncio di Cristo risorto, vincitore del peccato e della morte. Già nel suo inizio e per ben 52 volte nel testo, il pontefice indica la gioia come condizione ‘permanente’ che caratterizza il Vangelo e l’evangelizzatore; il vescovo di Roma lega strettamente gioia, Vangelo e liberazione dell’uomo, in particolare, «dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento»32. Il motivo di questa gioia il pontefice lo indica nel lasciarci raggiungere e salvare da Gesù, e aggiunge: “Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”33. Se è Gesù il fondamento, il principio, il centro e la meta della gioia, quella vera, comprendiamo perché il cristiano nel testimoniare la sua fede non può essere triste, e anche nella prova, nella sofferenza deve esserci in noi la gioia del Vangelo, perché sappiamo che in noi abita lo Spirito, tra i cui frutti maturi vi è proprio «la gioia» (Gal 5, 22), che contagia, diffonde e condivide l’annuncio cristiano tra gli uomini con entusiasmo e “per attrazio31

È stata pubblicata lo scorso 24 novembre 2013, alla chiusura dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962). 32 FRANCESCO, Es. ap. Evangelii gaudium, n. 1. 33 Ibid.

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ne”. Chiediamoci allora: da dove scaturisce continuamente per me e per noi tutti la gioia del Vangelo? Andando alla mente e al cuore, individuiamo e specifichiamo quali sono i luoghi e gli spazi, i tempi e le modalità dove vivo/viviamo la gioia, e dove sono chiamato/siamo chiamati ad accrescerla e favorirla nel vissuto? b. La seconda modalità con cui declino il criterio apostolico della gioia per la nostra vita pastorale: la ‘gioia’ che è costituita dal Vangelo da testimoniare ai fratelli, recando loro un annuncio di salvezza. Se la Chiesa «esiste per evangelizzare… Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda»34, «la massima sfida per la Chiesa»35 è rappresentata dall’attività missionaria, e il primo compito della Chiesa deve essere la causa missionaria, ossia la tensione all’annuncio testimoniante della fede ai vicini e ai lontani deve essere il «paradigma di ogni opera della Chiesa»36. Come si alimenta e sostiene la testimonianza della fede? Attraverso la missione, ma come nasce e vive la missione? La gioia dell’incontro con Cristo ci fa apostoli, mandati al mondo, perché tutti possano incontrare Cristo e vivere nella sua gioia. È questa gioia, la gioia del Vangelo comunicata e trasmessa ai fratelli e sorelle che vivono nel nostro mondo che genera e alimenta la missione, e una missione caratterizzata da cosa? Dalla gioia della missione. Papa Francesco nel suo insegnamento precisa costantemente che la Chiesa che vive la gioia è necessariamente in ‘uscita’. Il Vangelo di Matteo riporta il mandato di Gesù ai discepoli: l’invito ad andare, ‘a partire’ per annunciare a tutti i popoli il suo messaggio di salvezza (cf., Mt 28, 16-20). ‘Andare’, o meglio, ‘partire’ verso il mondo: è il comando di Gesù ai discepoli, dopo la sua Ascensione al cielo, missione fatta propria dalla Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo, dalla nostra Chiesa diocesana che vive ed esiste per evangelizzare con amore gli uomini e le donne di questo nostro territorio, prolungando nel tempo la missione di Gesù, la cui ultima parola terrena è: 34 35

86.

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PAOLO VI, Es. ap. Evangelii nuntiandi, n. 14. GIOVANNI PAOLO II, Enc. Redemptoris missio, 7 dicembre 1990, nn. 34, 40, FRANCESCO, Es. ap. Evangelii gaudium, n. 15.

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«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). È un mandato preciso, non è facoltativo! La comunità cristiana è una comunità “in uscita”, “in partenza”. Di più: la Chiesa è nata “in uscita”»37. È così anche per noi? Andiamo a tutti? Portando Dio a tutti e tutto a Dio? Chiediamoci, se siamo Chiesa fatta di piccoli o grandi ‘individui’, chiusi nelle proprie comode e avare autoreferenzialità, o lasciamo spazio autentico al dinamismo missionario che contagia, diffonde e condivide l’annuncio cristiano tra gli uomini e donne del nostro territorio? Lo facciamo ‘uscendo-partendo’ con entusiasmo e attrattiva? Quale e quanto entusiasmo e attrazione, ciascuno secondo la vocazione ricevuta, esercitiamo nell’annuncio testimoniante della fede cristiana? c. Se siamo ‘in uscita’, perennemente in partenza, dove siamo chiamati e interpellati a vivere la gioia del Vangelo? Nella vita quotidiana, secondo le indicazioni maturate nel Convegno ecclesiale di Verona: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità umana, tradizione, cittadinanza, calati nell’anno della fede testimoniata provocano a un serio esame di coscienza su quale sia la testimonianza del credente e quale lo stile pastorale di vita delle nostre comunità parrocchiali, uffici diocesani, movimenti, gruppi, ecc.. Dobbiamo domandarci, infatti, quanto delle indicazioni maturate nel Convegno ecclesiale di Verona è stato recepito e attuato, e quanto siamo disposti a recepire e attuale nel prossimo anno per il nostro cammino pastorale diocesano, in modo da rinnovare l’azione ecclesiale e la formazione dei laici, chiamati a coniugare – attraverso una matura spiritualità – senso di appartenenza ecclesiale e amore appassionato alla città degli uomini, al mondo nel quale viviamo; in altre parole, si tratta di favorire insieme l’identità della persona umana e la forma cristiana del vivere umano. Comprendendo le prime due modalità nelle quali ho declinato il principio pastorale della gioia del Vangelo, e attuandolo negli ambiti di Verona, chiediamoci: quanto della nostra vocazione cristiana traspare nella testimonianza concreta? Viviamo quotidianamente nelle nostre comunità cristiane, attraverso gli ambiti di Verona, il dinamismo della gioia vera e sincera? Quanto e come partecipiamo con gioia alla missione evangelizzatrice della nostra Chiesa dioce37

ID., Regina Coeli, 1 giugno 2014.

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sana? È ancora faccenda di specialisti o quale conversione pastorale sono/siamo chiamati ad assumere e incarnare per testimoniare lo zelo missionario che ci spinge nell’‘uscire’ e andare verso tutti, in specie dove vivono i ‘piccoli’ secondo il Vangelo (poveri, emarginati, ‘periferie esistenziali’ continuamente presenti nel ministero di papa Francesco, affaticati e oppressi, i senza voce, ecc.), i lontani o i tiepidi nella fede? In quest’ultimo senso è necessario avere presente i tre ambiti nei quali siamo chiamati a realizzare la nuova evangelizzazione: la pastorale ordinaria, quella verso le persone che non vivono le esigenze del battesimo, e quella verso chi non conosce o ha sempre rifiutato Gesù Cristo38. Per quanto prospettato, poiché si evangelizza ‘tutto l’uomo’, in ogni ambito e servizio pastorale (diocesi, uffici pastorali, foranie, parrocchie, gruppi ecclesiali, associazioni e movimenti, ecc.), è chiaro ed urgente individuare e lavorare insieme nel favorire dinamiche e processi per un corretto dialogo e una convergente collaborazione ecclesiale. A spronarci in questo senso, con tono profetico-progettuale, vorrei invitare ciascuno a meditare con attenzione e ad apportare il suo fattivo contributo di pensiero e di azione, in relazione a quanto papa Francesco scrive: «La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia. Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti né paure. L’importante è non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale»39. 5. Indicazioni operative Carissimi, con il contributo degli organismi diocesani, e a seguito 38 39

ID., Es. ap. Evangelii gaudium, n. 14. Ibid., n. 33.

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delle suggestioni emerse nel Convegno Pastorale Diocesano dello scorso 17-18 giugno 2014, abbiamo provato a sviluppare alcune considerazioni operative, attraverso le quali offrire un’esplicita testimonianza di rinnovato e fecondo impegno etico, capace di tradurre concretamente la prospettiva cristiana in sequela Christi. L’obiettivo pratico che ci poniamo – in linea e come necessaria conseguenza rispetto a quanto abbiamo già esposto in questo testo – è quello di aiutare l’intera comunità diocesana e le singole realtà foraniali e parrocchiali ad intraprendere un percorso ecclesiale convergente capace di trasmettere efficacemente la vita buona del Vangelo, alla luce delle esigenze e delle sfide della nostra società. Recentemente i Vescovi italiani hanno scritto: «L’attuale contesto socio-culturale pone diversi interrogativi: la secolarizzazione avanzata; il pluralismo culturale, etnico e religioso; una mutata percezione dell’impegno sociale e civile dei cattolici; l’esigenza di testimoniare armonia tra fede e ragione, tra conoscenza e ricerca di Dio e infine l’esigenza di annunciare la conversione al Vangelo, la liberazione dal peccato, dall’ingiustizia e dalla povertà… Accanto ai cambiamenti dobbiamo registrare anche difficoltà e ritardi nell’impegno ecclesiale: la “conversione pastorale” in senso missionario, posta in agenda ormai da lungo tempo, ancora attende di maturare nel tessuto di molte comunità»40. La nostra Chiesa Diocesana, interpellata da questa lettura, intende immergersi in una matura spiritualità missionaria che può rendere le nostre comunità – a vari livelli – luoghi privilegiati in cui poter fare esperienza viva e reale di fedeltà alla vocazione cristiana, così da poter essere in grado di portare in tutti i luoghi in cui vivono gli uomini e le donne di oggi l’annuncio testimoniante del Vangelo. Soprattutto ci anima la prospettiva di un rinnovato impegno etico capace di coniugare fede e vita, con la consapevolezza che solo in Cristo Redentore l’uomo diventa veramente persona: infatti, «l’uomo è persona e agisce da persona se nel suo essere e nel suo agire risplende Cristo come luce di Dio Salvatore»41. Concretamente, la prospettiva dell’impegno cristiano dovrebbe rifulgere per il suo potenziale di verità dialogica e inclusiva rispetto alle variegate e parziali etiche relative alla vita, perso40

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Incontriamo Gesù, n. 2. D. CAPONE, «Cristocentrismo in teologia morale», in L. ALVAREZ VERDES – S. MAJORANO (edd.), Morale e Redenzione, Edacalf, Roma 1983, p. 67. 41

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nale o sociale che sia. Ecco alcune delle questioni sulle quali offriamo un contributo alla riflessione. 1. La vita umana resta uno di quei valori che papa Benedetto XVI ha definito ‘non negoziabili’, ossia, inviolabili, senza tralasciare l’attenzione e il rispetto dovuti a tutti i momenti della vita dell’uomo, in tutto il suo percorso esistenziale. Al di là delle formule, resta la sostanza del rispetto sacro che merita la vita e ogni vita, indipendentemente dalla sua qualità funzionale, tra cui emergono in particolare: - il rispetto per la vita non ancora nata e per la vita al tramonto42; - la riscoperta della missione cristiana del matrimonio43. Ogni arbitraria chiusura e limitazione offensiva alla vita è un atto moralmente disordinato. Tante giovani famiglie, inconsapevolmente condizionate dal senso della paura e dell’incertezza, si lasciano intimorire nella grande vocazione a trasmettere la vita. A noi pastori e operatori pastorali spetta il compito di formare, educare, assicurare vicinanza e informare le coscienze. Una responsabilità convinta e consapevole deve spingere i coniugi cristiani a riflettere con serietà sul loro compito di generare la vita in modo consapevole. La vita si alimenta e si custodisce anche nel rispetto dell’ammalato, dell’anziano, nell’accoglienza di profughi, rifugiati, migranti, ecc.; sono queste alcune delle categorie che rivendicano un rispetto che non possiamo elargire per nostra benevolenza e nemmeno solo per leggera solidarietà, quanto piuttosto è il riconoscimento della dignità umana che reclama diritto e giustizia: «Con la sua opera educativa la Chiesa intende essere testimone dell’amore di Dio nell’offerta di se stessa; nell’accoglienza del povero e del bisognoso; nell’impegno per un mondo più giusto, pacifico e solidale; nella difesa coraggiosa e profetica della vita e dei diritti di ogni donna e di ogni uomo, in particolare di chi è straniero, immigrato ed emarginato; nella custodia di tutte le creature e nella salvaguardia del creato»44. 42

Cf., CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istr. Donum vitae, 22 febbraio 1987, nn. 1, 3. 43 Tra gli altri, cf. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Evangelizzazione e sacramento del matrimonio; GIOVANNI PAOLO II, Es. ap. Familiaris consortio, 22 novembre 1981, parte terza. 44 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 24.

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Papa Francesco ci ricorda inoltre che il rispetto della persona umana si traduce anche nell’accoglienza incondizionata senza discriminazioni ed esclusioni, ad esempio, nel rispetto delle leggi sul lavoro: «Mi ha sempre addolorato la situazione di coloro che sono oggetto delle diverse forme di tratta di persone. Vorrei che si ascoltasse il grido di Dio che chiede a tutti noi: “Dov’è tuo fratello?” (Gen 4,9). Dov’è il tuo fratello schiavo? Dov’è quello che stai uccidendo ogni giorno nella piccola fabbrica clandestina, nella rete della prostituzione, nei bambini che utilizzi per l’accattonaggio, in quello che deve lavorare di nascosto perché non è stato regolarizzato? Non facciamo finta di niente. Ci sono molte complicità. La domanda è per tutti! Nelle nostre città è impiantato questo crimine mafioso e aberrante, e molti hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicità comoda e muta»45. È, d’altronde, fondamentale ribadire che: «Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l’ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono. Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri»46. Il rispetto di ogni esistenza impone a tutti una rinnovata e autentica solidarietà nei confronti di tanti fratelli bisognosi, sollecitando una particolare forma di carità e di vicinanza che si concretizza – tra le altre forme – nelle adozioni a distanza. Sulla vita umana è chiamata in gioco la radicalità del nostro impegno. Nei corsi di preparazione al matrimonio delle giovani coppie si ponga una speciale cura su questo tema della vita, e della speranza nella vita. In merito, vi segnalo quanto segue: «Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini 45

FRANCESCO, Es. ap. Evangelii gaudium, n. 211. Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, n. 2241. 46

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“senza speranza e senza Dio in questo mondo”, come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso (Ef 2,12). Proprio da qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita». «Come cristiani dobbiamo sentire forte il dovere di trasmettere la possibilità di una vita buona che scaturisce dall’incontro personale con Cristo: “Il proprio comportamento e stile di vita – lo si voglia o meno – rappresentano di fatto una proposta di valori o disvalori. È ingiusto non trasmettere agli altri ciò che costituisce il senso profondo della propria esistenza»47. 2. Un ulteriore passaggio ci obbliga a soffermare la nostra attenzione sul delicato tema della cittadinanza, che risulta essere senz’altro uno degli impegni più suggestivi ed impegnativi. «Avvertiamo la necessità di educare alla cittadinanza responsabile. L’attuale dinamica sociale appare segnata da una forte tendenza individualistica che svaluta la dimensione sociale, fino a ridurla a una costrizione necessaria e a un prezzo da pagare per ottenere un risultato vantaggioso per il proprio interesse. Nella visione cristiana l’uomo non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercando il bene comune. Per questo appare necessaria una seria educazione alla socialità e alla cittadinanza, mediante un’ampia diffusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, anche rilanciando le scuole di formazione all’impegno sociale e politico. Una cura particolare andrà riservata al servizio civile e alle esperienze di volontariato in Italia e all’estero. Si dovrà sostenere la crescita di una nuova generazione di laici cristiani, capaci di impegnarsi a livello politico con competenza e rigore morale»48. In quanto comunità educante, la Chiesa non può tralasciare la formazione specifica di coloro che intendono impegnarsi, con altissimo profilo etico, alla costruzione della vita politica del proprio territorio, ispirando il personale e comune operato ai valori cristiani che hanno seminato tanto bene nei solchi della nostra storia, antica e recente. Inoltre, dobbiamo riconoscere che una rinnovata domanda di 47

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo, nn.

5, 10. 48

Ibid., n. 54b.

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eticità insorge nei giovani e nei cittadini, che si fa richiesta e offerta di trasparenza, visibilità, coerenza: «oggi nascono molte forme di associazione per la difesa di diritti e per il raggiungimento di nobili obiettivi. In tal modo si manifesta una sete di partecipazione di numerosi cittadini che vogliono essere costruttori del progresso sociale e culturale»49. Questa sensibilizzazione ad assumere impegni concreti per il bene comune può scaturire dalla conoscenza non superficiale della Dottrina Sociale della Chiesa: in questo senso, ritengo imprescindibile e doveroso che ogni Forania si accordi con i vari dirigenti scolastici del territorio, per permettere a degli esperti di tale disciplina di incontrare i giovani e i ragazzi delle nostre scuole ed istituti. Laddove è possibile, non si escluda la possibilità di organizzare incontri periodici che illustrino il messaggio sociale del Vangelo. A tal proposito vorrei sottolineare l’urgenza di completare il primo triennio della scuola del Vangelo, aiutando i nostri laici che vi hanno generosamente risposto, ad operare una scelta preferenziale in rapporto ai cinque ambiti di Verona. 3. Una preziosa occasione per formare le coscienze può esserci offerta, senz’altro, quando i nostri fedeli richiedono di essere ammessi ai sacramenti della vita cristiana. Infatti, «È per mezzo dei sacramenti della Chiesa che Cristo comunica alle membra del suo Corpo il suo Spirito Santo e santificatore…»; così che «queste “meraviglie di Dio”, offerte ai credenti nei sacramenti della Chiesa, portano i loro frutti nella vita nuova, in Cristo, secondo lo Spirito»50. I sacramenti costituiscono il momento privilegiato in cui l’uomo entra in comunione con Dio, il quale, donando la Grazia, conferisce la salvezza a coloro che li ricevono, portando frutti di vita eterna. «I sette sacramenti sono i segni e gli strumenti mediante i quali lo Spirito Santo diffonde la grazia di Cristo, che è il Capo, nella Chiesa, che è il suo Corpo. La Chiesa, dunque, contiene e comunica la grazia invisibile che essa significa. È in questo senso analogico che viene chiamata “sacramento”»51. 49

FRANCESCO, Es. ap. Evangelii gaudium, n. 67. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 739-740. 51 Ibid., n. 774. 50

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Tutti i sacramenti agiscono e trasfigurano l’uomo, ma in modo eminente la Santa Eucarestia compendia in sé tutto l’amore e la predilezione di Dio per l’uomo, che dona il suo stesso Figlio. «La Liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù»52. Da qui si comprende come la celebrazione dei sacramenti costituisca per la Chiesa un evento di salvezza, che compie nell’oggi dell’uomo la volontà di Cristo di far fruttificare la vita in abbondanza (cf., Gv 10,10), segno che compie ciò che significa nel momento in cui la liturgia lo celebra. «“Forze che escono” dal Corpo di Cristo (cf. Lc 5,17; 6,19; 8,46), sempre vivo e vivificante, azioni dello Spirito Santo operante nel suo Corpo che è la Chiesa, i sacramenti sono i “capolavori di Dio” nella Nuova ed Eterna Alleanza»53. Appare chiaro che la richiesta dei sacramenti – in special modo quelli dell’iniziazione cristiana – deve diventare per noi occasione pastorale propizia per riproporre il rapporto fede e vita, cultura e religione; non si tratta di farsi ‘fustigatori’ degli altri, ma come pastori dovremmo riuscire a rivitalizzare nel cuore dei battezzati quell’anelito di bene, la nostalgia di Dio che – anche attraverso un percorso graduale – contagi tutta l’esistenza con la bellezza della sequela Christi e, quindi, porti a maturazione l’esigenza morale della vita cristiana. A questo proposito, le parole di Benedetto XVI sono di una profondità enorme: «Tutta la mia vita è sempre stata attraversata da un filo conduttore, questo: il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti. In definitiva un’esistenza vissuta sempre e soltanto “contro” sarebbe insopportabile»54. La celebrazione di un sacramento deve trovare l’immediata accoglienza e la proposta di un accompagnamento attraverso un dignitoso percorso di riscoperta della fede. Occorre proporre all’uomo di oggi, senza tentennamenti, la bellezza dell’Eucarestia domenicale come luogo di incontro, innanzitutto con Dio e poi con la comunità che condivide la fede, la speranza e la carità. Non tralasciamo di indicare il sacramento della Riconciliazione come luogo e spazio di salvezza, 52

10.

CONCILIO VATICANO II, Cost. Sacrosanctum concilium, 4 dicembre 1963, n.

53

Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1116. BENEDETTO XVI, Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi, Una conversazione con Peter Seewald, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010, p. 27. 54

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che libera l’uomo dalle maglie del peccato e lo ristabilisce nella sua originaria dignità: «All’uomo, naufrago a causa del peccato, con il sacramento della riconciliazione hai aperto in Cristo crocifisso e risorto il porto della misericordia e della pace. Nella potenza del tuo Spirito hai stabilito per la Chiesa, santa e insieme bisognosa di penitenza, una seconda tavola di salvezza dopo il Battesimo e incessantemente la rinnovi per radunarla al banchetto gioioso del tuo amore55. Cerchiamo di dissuadere coloro che chiedono i sacramenti senza un’adeguata preparazione, o che limitano la loro adesione esclusivamente ad una frequenza scolastica. Al contrario, è necessario innescare consapevoli e compiuti percorsi di fede. Sconsigliamo dal ricevere i sacramenti in maniera meccanicistica, formale o, peggio ancora, con una visione magica. La consapevolezza di ciò che si celebra spinga a vivere ciò che si crede! 4. Bisogna formare le coscienze anche attraverso la pietà popolare. La Conferenza Episcopale Campana ha emanato un Decreto che intende regolarizzare alcune forme ritenute eccessive riguardo la pietà popolare56. Abbiamo la responsabilità di adeguarci con saggia pedagogia pastorale a quanto ci viene indicato dalle disposizioni ecclesiastiche. Nella nostra Diocesi permangono alcune improprie consuetudini in rapporto alla raccolta delle offerte, l’ostensione di oggetti d’oro (ex voto), percorsi ormai desueti per le processioni, e modalità non troppo oranti per portare tra le case le immagini della Beata Vergine Maria e dei Santi. Sottolineo ancora: a) Anzitutto, l’organizzazione delle manifestazioni di natura civile, ludica e ricreativa in occasione delle feste del Signore, dei Santi o della Beata Vergine Maria sia ispirata a quella correttezza e a quel sano pudore che, lungi da ogni puritanesimo, deve necessariamente essere rispettoso delle sensibilità di tutti coloro che vi partecipano; questa esigenza nasce proprio dalla natura della festa che sempre deve essere intesa come segno di appartenenza a Cristo e alla Chiesa, anche nei momenti di svago e di distensione. b) Tutte le persone che, a vario titolo, vengono coinvolte nel percorso 55

Messale Romano, Prefazio della Penitenza. CONFERENZA EPISCOPALE CAMPANA, Evangelizzare la pietà popolare. Norme per le feste religiose, 18 febbraio 2013. 56

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di preparazione della festa, siano anche invitate a percorrere un cammino di riscoperta della fede che promuova un adeguato consolidamento spirituale. Sono persone che offrono il loro tempo, ma non per questo possono agire senza il coordinamento e l’intesa con il parroco. c) La custodia premurosa e vigile delle sane tradizioni e del patrimonio di fede – che nella pietà popolare è racchiuso – deve responsabilizzare tutti. 5. Anche l’informazione deve avere una sua etica. Ormai è indiscusso il valore enorme che ricoprono i mezzi della comunicazione sociale, la cui importanza è accresciuta dal fatto di abbattere le distanze e i confini, fino a rimpicciolire lo stesso spazio globale. «I media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio»57. Nel nostro territorio ho sperimentato come sia tenuta in grande considerazione la comunicazione sociale: varie testate giornalistiche e televisive mettono al servizio della collettività il loro impegno e la loro professionalità. Anche la nostra Diocesi ha cercato di sviluppare una fitta rete di comunicazione attraverso il sito internet diocesano, le newsletters dei progetti e degli incontri organizzati, l’agenda diocesana e il nuovo annuario. Perciò, sento il dovere di ringraziare tutti coloro che si impegnano in questo campo, con precisione e diligenza. 57

FRANCESCO, Messaggio per la 48ª Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali, 24 gennaio 2014.

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Credo, però, che bisogna fare ancora di più, perché la nostra informazione e quella dei mezzi della comunicazione sociale ottemperino sempre meglio al loro altissimo compito. È bene puntare la nostra attenzione sull’etica dell’informazione, avendo presente il dato che tantissime persone entrano in contatto tra di loro proprio attraverso le comunicazioni sociali; del resto, spesso l’annunzio stesso del Vangelo si serve di questo prezioso strumento. Accanto al bene che può scaturire dai mass media, si deve registrare anche l’uso improprio che spesso si fa dei mezzi di comunicazione sociale: non di rado, si assiste a una vera e propria violazione del rispetto e della serietà che, al contrario, merita di perseguire la ricerca della verità non disgiunta dalla carità. 6. È vivo desiderio che il tema pastorale scelto venga costantemente ricordato alle nostre comunità parrocchiale. Incontrerò gli organismi di partecipazione e di comunione delle singoli foranie (consigli pastorali parrocchiali, consigli affari economici, referenti degli ambiti di Verona) per condividere la tematica dell’anno pastorale. Dagli Orientamenti si attingano le suggestioni necessarie per preparare tridui e novene, e in special modo ad ogni festa patronale sia offerto un indirizzo tematico in sintonia con gli Orientamenti Pastorali. Anche le indicazioni che si offrono ai catechisti, i messaggi che si rivolgono alle famiglie, le richieste ai predicatori, abbiamo costantemente il riferimento al tema della vita cristiana come sequela Christi, per fare in modo che “tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo” (Gaudium et spes 31). La Parola di Dio, che ha determinato la scelta degli Orientamenti Pastorali, ci aiuti a trarre le tematiche giornaliere per la catechesi come occasione per creare un comune impegno evangelizzatore e, benché con accentuazioni differenti e modalità personali, ciascuno contribuisca a quella necessaria sinfonia di comunione e di partecipazione alla quale siamo chiamati. Nell’affidare a tutti e a ciascuno questi nostri Orientamenti pastorali diocesani, insieme a tutta la comunità diocesana, ringrazio gli operatori e animatori del popolo cristiano, per l’impegno e la dedizione finora profusi, e per quanto sarà fatto nel prossimo anno pastorale 2014-2015. Insieme testimonieremo, nel servizio umile e generoso, la

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gioia del Vangelo! Vi benedico di cuore e, insieme nella preghiera invochiamo: O Vergine Maria, discepola del Signore, illuminata dalla Spirito la Parola ti abita, ti custodisce e ti ispira. Tu generi l’Eterno donandoci la luce del mondo. Il peccato c’insidia e la debolezza ci avvolge, l’umano rende opaco il Divino che abita in noi. Donaci di scoprire la nostra vocazione: portare frutti nella carità per la vita del mondo. La comunione ci protegga dalla competizione. Il dialogo ricomponga le differenze e ci renda liberi e fedeli in Cristo! Amen. Teggiano, 31 agosto 2014 XXII Domenica del Tempo ordinario  Antonio De Luca Vescovo di Teggiano-Policastro

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NATALE È LA FESTA DELLE “PERIFERIE” Messaggio di Natale 2014 Il grande mistero del Natale esplode nel buio della notte. Le tenebre avvolgono un evento straordinario benché le dilegua e le sconfigge. In uno sconosciutissimo lembo di terra, “Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele”; (Mic. 5,1-3); di una remota provincia dell'ImperoRomano, vera e propria periferia geografica, una coppia di sposi, custodi di un segreto sovrumano, diventano protagonisti di un evento che dividerà la storia, proprio a partire da Quella Nascita. Dio ricomincia sempre dalla periferia. Il Figlio di Dio osa l’estrema frontiera della fragilità, farsi uomo, per accentuare tutta la disponibilità e la prossimità. Quell’evento aiuta a rimettersi in piedi! A sollevare il capo! A riprendersi tra le mani la propria dignità! Un’attesa lunga, di secoli, logorante, fatta di smarrimento, idolatria, mormorazione, delirio, ma anche pazienza, supplica, invocazione,ma quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato da una donna, nato sotto la legge, affinché riscattasse quelli ch’erano sotto la legge, e ricevessimo l’adozione a figli. (Gal 4,4). Il Natale è pieno di uomini e donne di periferia: i Pastori, i Magi, persino Erode, nel suo umano e caduco splendore, abita la dolorosa periferia esistenziale e spirituale fatta di paura, orgoglio e chiusure, ambizioni; abitanti di margini ma testimoni di un grande avvenimento. Perciò c’è il Natale… Non si tratta di una data, né di una commemorazione e men che meno di folklore: il Natale è una condizione! Il Natale getta una luce di speranza, un sussulto di rinascita proprio per quelle dolorose periferie umane ed esistenziali, che suscitano inquietanti interrogativi alle istituzioni civili, educative ed ecclesiali. Abbiamo offerto esempi di vita sbagliati ed all’Europa e al Mondo uno spettacolo indegno e desolante del sistema politico ed istituzionale tra scandali, illegalità, demagogia e impunità e, purtroppo sembra che il tutto non sia finito... Tali comportamenti sono inaccettabili e non possono perdurare (Dossier Regionale sulle povertà 2014, DelegazioneRegionale Caritas Campania, p. 94). Rivivono nel mio cuore e passano davanti allo sguardo i tanti incontri e gli innumerevoli ascolti di fratelli e sorelle della nostra terra provati dalla perdita del lavoro, umiliati dalla mancanza di risorse economiche

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per il necessario vivere quotidiano. Come non guardare negli occhi i nostri migranti, i rifugiati, quanti si sono lasciati alle spalle morte, guerra e distruzione!Mala periferia della malattia, della discordia e della violenza oscura non poco il senso del Natale, il peccato è un’insidia al Natale! Dalle periferie non si sfugge... Perché le verità non si archiviano, piuttosto si generano, e ci ri-generano. Vi assicuro che è arduo augurare Buon Natale custodendo nel cuore la consapevolezza di essere stretti in una morsa di difficoltà e di bisogni. Eppure il Divino ci invade e ci possiede, e nel Natale siamo esposti verso le frontiere, per umanizzarle, invaderle di luce, sostenerle con un profilo etico fatto di impegno e di dedizione. A Natale è certa la consapevolezza che la solitudine è sconfitta per sempre e che l’uomo non è solo, non è un abbandonato, ma un chiamato, benedetto, amato, ed è questa certezza che ci rafforza nell’umano e perciò limitato, ma sempre autentico tentativo di testimoniare la fede… In realtà solamente nel mistero delVerbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. ...Cristo Signore, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche, pienamente, l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, 22), che è quella di portare frutto nella carità per la vita del mondo. Auguri di Santo Natale, alle famiglie, ai malati, uno sguardo sincero e fraterno ai nostri giovani, ed un pensiero straordinario ai nostri emigrati. Agli operatori di pace e a quanti fanno dell’accoglienza la sfida della solidarietà giunga gradito il mio fraterno sostegno: siamo certi che finché seguiremo la Stella… anche noi, come i Magi, incontreremo Gesù! (Mt. 2,9). La benedizione del Signore inondi la nostra esistenza! + p. Antonio De Luca Vescovo

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CURIA



ATTI E NOMINE S.E. Mons. Antonio De Luca:  Con Decreto del 07/01/2014, ha nominato Don Paolo Longo, Presidente del C.d.A. dell'IDSC fino al 31/12/2018, Geom. Mario Cardino, Vice-Presidente del C.d.A. dell'IDSC fino al 31/12/2018, Don Giuseppe Puppo, Consigliere C.d.A. dell'IDSC fino al 31/12/2018, Don Antonino Savino, Consigliere C.d.A. dell'IDSC fino al 31/12/2018, Rag. Salvatore Salomone, Consigliere C.d.A. dell'IDSC fino al 31/12/2018, Dott. Nicola Puglia, Presidente del Collegio dei Revisori dei conti dell'IDSC fino al 31/12/2018, Don Antonio Cantelmi, membro del Collegio dei Revisori dei conti dell'IDSC fino al 31/12/2018, Seminarista Antonio Calandriello, membro del Collegio dei Revisori dei conti dell'IDSC fino al 31/12/2018.  Con Decreto del 06/03/2014, ha nominato il Collegio dei Consultori: don Salvatore Sanseverino, don Fernando Barra, don Nicola Coiro, don Andrea La Regina, don Gabriele Petroccelli, don Martino Romano, don Pietro Scapolatempo, don Luigi Terranova.  Con Decreto del 06/03/2014, ha nominato Don Angelo Fiasco, membro del CDAE, Don Antonio Cetrangolo, membro del CDAE.  Con Decreto del 15/03/2014, ha nominato Giovambattista Tancredi, Presidente Diocesano Azione Cattolica.  Con Decreto del 30/04/2014, ha nominato Don Antonio Palma, Parroco della Parrocchia San Nicola di Bari in Petina.  Con Decreto del 30/04/2014, ha nominato Don Pasquale Gaito, Vicario Parrocchiale della Parrocchia S. Anna in Montesano sulla Marcellana e S. Cuore Eucaristico in Montesano Scalo.  Con Decreto del 24/05/2014, ha nominato Don Giuseppe Radesca, Parroco della Parrocchia S. Michele Arcangelo in Padula.  Con Decreto del 29/05/2014, ha nominato il Comitato esecutivo per il centenario della nascita di Mons. Umberto Altomare: Don Salvatore Sanseverino (Presidente), Don Andrea La Regina, Don Antonio Garone, Don Antonino Savino, Don Antonio Cantelmi, Mons. Giustino D’Addezio.

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 Con Decreto del 29/05/2014, ha nominato il Comitato di Onore per il centenario della nascita di Mons. Umberto Altomare: S.E. Mons. Antonio De Luca, S.E. Mons. Angelo Spinillo, S.E. Mons. Giuseppe Giudice, S.E. Mons. Pasquale Cascio.  Con Decreto del 11/09/2014, ha nominato Don Raffaele Brusco, Parroco di Roccagloriosa.  Con Decreto del 27/09/2014, ha nominato Don Salvatore Sanseverino, Esorcista ad interim.  Con Decreto del 14/10/2014, ha nominato il Dott. Domenico D’Amato, Collaboratore dell’Ufficio Diocesano Problemi sociali e lavoro.  Con Decreto del 23/10/2014, ha nominato Don Pasquale Lisa, Collaboratore dell’ufficio Servizio per il Sostentamento del Clero.  Con Decreto del 23/10/2014, ha approvato lo Statuto della Confraternita del Sito Alto in Sala Consilina.  Con Decreto del 01/12/2014, ha nominato Don Agnello Forte, Amministratore Parrocchiale di Monte San Giacomo.  Con Decreto del 01/12/2014, ha nominato Don Antonio Alaa Altarcha, Parroco di Casaletto Spartano, Battaglia, Fortino.

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ORDINAZIONI E MINISTERI  Il giorno 12 maggio 2014, nella Cappella del Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” di Pontecagnano-Faiano, S.E. Mons. Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, ha ammesso tra i candidati al Sacro Ordine del Diaconato e Presbiterato i seminaristi Simone Gentile, della Parrocchia Immacolata in Sapri e Vincenzo Contaldi, della Parrocchia Santa Maria delle Grazie in Lentiscosa.  Il giorno 21 giugno 2014, nella Cattedrale di Teggiano, S.E. Mons. Antonio De Luca, Vescovo diocesano, ha ordinato Diaconi: Donato Ciro Varuzza, della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù in Prato Perillo e Simone Lacorte, della Parrocchia San Nicola di Bari in Bosco.  Il giorno 27 dicembre 2014, nel Santuario di Sant’Antonio abate in Vibonati, S.E. Mons. Antonio De Luca, Vescovo diocesano, ha ammesso tra i candidati al Sacro Ordine del Diaconato e Presbiterato il seminarista Antonio Marino, della Parrocchia Santuario S. Antonio abate in Vibonati.

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COLLETTE ANNO 2014

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MONS. UMBERTO ALTOMARE



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Biografia Mons. Umberto Altomare era nato a Cellara, un piccolo paese dell’entroterra cosentino, il 13 dicembre 1914, da Raffaele e Chiara Montemurro, in una famiglia umile e di forti sentimenti religiosi. Era cresciuto in un ambiente modesto, essenziale ma ricco di valori che nel tempo contribuirono a forgiarne il carattere e a determinarne la formazione e le scelte di vita. Umberto era un uomo mite e dal sorriso facile. Aveva scelto la via del sacerdozio ricevendo l’ordinazione il 16 giugno 1940 e svolgendo la sua missione prima a San Fili, poi a Rogliano (1941–1943). Quindi, a San Giovanni in Fiore (1943–1960), il periodo più lungo e faticoso della sua attività di parroco in un centro, quello silano, interessato da gravi problematiche di carattere politico, sociale ed economico. Un periodo in cui don Umberto (così si faceva chiamare) aveva avuto modo di stare vicino alla gente, carpirne i sentimenti, le difficoltà, l’esigenza di rinascita dopo i drammi e le macerie scaturite dal secondo conflitto mondiale. Quasi un ventennio nei luoghi di Gioacchino da Fiore. Il 31 marzo 1960 Giovanni XIII lo nominava vescovo titolare di Carpasia e ausiliare di Mazara del Vallo. Diocesi, quest’ultima, che aveva lasciato due anni più tardi per trasferirsi a Muro Lucano e, nel 1970, a Teggiano. Nello stesso anno fu nominato Amministratore "sede plena" della Diocesi di Policastro. ATeggiano rimase sino alla improvvisa scomparsa, avvenuta il 3 febbraio 1986, lungo il tragitto che da Rogliano conduce a Cellara.Mons. Altomare amava spesso ritornare in Calabria. Lo faceva per temprarsi e per ritrovare gli affetti. “La casa del Vescovo – amava ripetere – deve essere aperta a tutti e deve essere di vetro perché tutti possono guardarci dentro”. Ancora oggi, a Rogliano, è possibile notare il portone, realizzato quasi completamente a vetrata, del palazzo di proprietà della famiglia.

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CENTENARIO DELLA NASCITA DI MONS. ALTOMARE Nella cattedrale di Teggiano, il 12 dicembre, mons.Altomare è stato commemorato con una solenne Celebrazione Eucaristica, presieduta dal vicepresidente della Cei, il Vescovo di Aversa monsignor Angelo Spinillo, già Vescovo di Teggiano-Policastro. Con lui hanno concelebrato, l’attuale vescovo di Teggiano-Policastro monsignor Antonio De Luca, il presule di San Marco Argentano-Scalea, monsignor Leonardo Bonanno che fu chierichetto di Altomare, il Vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, Mons. Giuseppe Giudice, l’Arcivescovo di Sant’Angelo dei LombardiConza-Nusco-Bisaccia, Mons. Pasquale Cascio, l’Arcivescovo emerito di Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Cantisani ed il Vescovo emerito di SessaAurunca, Mons.Antonio Napolitano. Mons.Altomare fu un vescovo che, come risulta dalle testimonianze pubblicate nel volume “Un sorriso del Sud. Don Umberto Vescovo”, invitava sempre a ‘prendere il largo’”. Tra queste le parole del Cardinale Loris Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII, di Mons. Antonio Cantisani, Mons. Leonardo Bonanno, Mons. Antonio De Luca, Mons. Pasquale Cascio e Mons. Salvatore Nunnari.

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Da «Avvenire» di Giovedì, 11 dicembre 2014

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OMELIA PER LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI S.E. MONS. UMBERTO LUCIANO ALTOMARE Teggiano, Cattedrale, 12 dicembre 2014 "Duc in altum" (Lc 5,4) Eccellenza carissima, PadreAntonio, carissimi confratelli Vescovi, Sacerdoti e Diaconi, Seminaristi, Religiosi, Religiose, Autorità Civili e Militari, Fratelli e Sorelle della nostra amata chiesa diocesana di TeggianoPolicastro, o qui convenuti dalle altre Chiese diocesane con cui condividiamo la memoria della presenza pastorale del Vescovo Umberto LucianoAltomare, Il dono più grande che, come credenti, abbiamo ricevuto è il poterci riunire intorno all'altare del Signore per celebrare il mistero della presenza di Dio, il mistero del suo venire nella nostra vita. È il dono grande del sentirci chiamati ad essere ancora, e sempre nuovamente, in comunione con il Cristo, con il Figlio di Dio. È il dono grande che illumina di eternità la storia del mondo e chiama l'umanità ad orientare ogni sua possibilità, a vivere e a far crescere ogni suo pensiero, ogni sentimento ed ogni attività nella piena adesione alla volontà di Dio. È il dono grande che invita a partecipare con fiduciosa disponibilità, come è proprio dei figli, alla vita del Padre. È il dono grande del poter incontrare la presenza e l'azione dello Spirito di Dio e del lasciarsi coinvolgere nella libertà dell'amore infinito per essere, là dove Egli ci chiama, e nella forma che la divina provvidenza indica, "luce del mondo e sale della terra" (Mt 5,13-14). La grazia della vocazione a condividere il dono di Dio è ciò che ci riunisce oggi intorno all'altare ed è ciò che ci fa essere veramente "Chiesa del Signore", "sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1), come insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II. Ringrazio fraternamente il Vescovo della nostra Diocesi, Mons. Antonio De Luca, per avermi voluto affidare il compito di proporre l'omelia alla nostra assemblea. L'omelia, ovvero la riflessione che, accogliendo il dono della Parola di Dio, si fa esortazione a vivere il dono della vocazione e

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a corrispondere, con sempre più viva adesione, alla presenza del Signore che viene a spezzare il suo pane per noi. La vocazione coinvolge nell'opera di Dio Nella realtà sacramentale si vive un mistero particolare: un mistero che non lascia soltanto intimoriti coloro che si trovano ad esserne spettatori; un mistero che, piuttosto, viene a trasformare coloro che sono chiamati ad esserne partecipi. L'incontro con il mistero della grandezza della carità del nostro Dio ci chiama alla comunione con Lui e, per questo, ci trasforma. Trasformare significa cambiare, dare una nuova forma, abilitare ad una nuova dimensione dell'essere e dell'agire. È significativo che la trasformazione risuoni, con sicura evidenza, proprio nella vocazione dei discepoli del Signore, particolarmente di quei Dodici cui Egli annunzia "vi farò pescatori di uomini" (Mt 4,19). Ma ancora si constata pienamente tutte le volte che c'è un reale incontro di comunione con il Signore. Si tratta di una trasformazione che avviene nella presenza e nella vita personale dei discepoli del Signore, dei membri della sua Chiesa che, nell'umanità che ne è soltanto spettatrice, suscita spesso attenzione, timore e domande che, davanti alla grandezza del mistero, rimangono sempre irrisolte. Basterà ricordare la trasformazione che, nel giorno della Pentecoste lo Spirito di Dio ha operato negli Apostoli: una trasformazione che sorprende e coinvolge la folla di "Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo," (At 2,5) presenti a Gerusalemme, dei quali molti "accolsero la (sua)parola e furono battezzati" (At 2,41). Ma, certo, potremmo ancora ricordare i Discepoli di Emmaus che, spiritualmente confusi nel loro ritorno a casa, "Si fermarono col volto triste" (Lc 24,17). Ma poi avviene la trasformazione: "lo riconobbero… partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme" (Lc 24, 31-33). E ancora gli esempi, o meglio, le testimonianze di questa trasformazione che troviamo in tutte le pagine dei Vangeli e della Sacra Scrittura potrebbero essere moltissime, come moltissime potremmo andarne a rileggere nella lunga e feconda storia di santità vissuta nella Chiesa. La trasformazione che l'incontro sacramentale con il Signore continua ad operare nella Chiesa, nel popolo dei chiamati a seguire il Cristo redentore, sorprende sempre perché cambia in fecondità di vita ciò che prima appariva come sterilità destinata alla morte, perché cambia in strada sicura ciò che prima era un deserto indecifrabile o un mare d'acqua instabile e minaccioso di tempesta, soprattutto perché cambia i cuori di pietra in cuori di carne (cfr. EZ 11,19), i condannati in salvati, i peccatori in persone dal cuore aperto alla santità di Dio, i persecutori in fratelli. Così la vocazione ad essere partecipi dell'amore del Signore, della sua grazia, della

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sua carità senza limiti, trasforma i discepoli in apostoli, trasforma coloro che sono semplicemente dei chiamati in missionari, trasforma coloro che hanno ascoltato la parola, che riempie di luce le tenebre, in voce "che grida nel deserto" (Mc 1,3) la presenza della vita. Per questo possiamo dire che, quando siamo radunati intorno all'altare, noi siamo il popolo che è convocato da Dio, ma possiamo anche riconoscere che siamo invitati all'incontro con il Signore da chi, tra i nostri fratelli, ricco della grazia che dà salvezza, è per noi come quel pastore che, avendo ritrovato la pecora perduta, chiama "gli amici e i vicini" (Lc 15, 6), o, come quella donna che, avendo ritrovato la moneta che aveva smarrito, chiama le "amiche e le vicine" (Lc 15, 9), per "far festa e rallegrarsi" (Lc 15, 32), come quel padre che, dopo il dramma della separazione, riabbraccia il figlio tornato a vivere nella comunione familiare. È un grande dono di Dio, allora, ritrovarci intorno all'altare del Signore a celebrare la sua misericordia, a riconoscere la grazia della vocazione che nella storia, e anche nella nostra storia particolare, ci ha personalmente e comunitariamente coinvolti. Così, ricordando i fratelli e le sorelle il cui cammino di fede, di speranza e di carità ha lasciato tracce feconde nel vissuto della nostra Chiesa, ricordando i fratelli e le sorelle che, consapevoli della grazia ricevuta, sono stati per noi testimoni e annunziatori, maestri e compagni che ci hanno generato e sostenuto nel seguire la luce del Vangelo, noi celebriamo Gesù, il Figlio di Dio, accogliamo l'invito, la vocazione ad essere in comunione con il Signore della vita, con Colui che è il dono dell'amore di Dio all'umanità. Un uomo di fede chiamato ad essere apostolo per la fede dei fratelli Così è stato, nella nostra storia ecclesiale il Vescovo Umberto Luciano Altomare: un credente pienamente consapevole della grazia della vocazione ricevuta, della chiamata a vivere nella Chiesa il cammino incontro al regno di Dio, e a condividere, con la Chiesa e per la Chiesa, la grazia della carità che dona salvezza e riunisce l'umanità nella nuova dignità di figli di Dio. Con voi, fratelli, oggi rendo grazie al Signore, e alla sua Provvidenza, per essermi trovato a far parte di quel discreto numero di confratelli che, nei sedici anni dell'episcopato di Mons. Altomare nella nostra Diocesi, è stato da lui accolto e accompagnato nel cammino di formazione sacerdotale, è stato ordinato presbitero e accompagnato nei primi anni di ministero nella vita pastorale della Diocesi. Con gratitudine all'allora nostro Vescovo, mi piace ricordare che, in quegli anni, in cui ciò non era cosa tanto ordinaria, da più parti gli si ricono-

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sceva la fiducia con cui, anche superando le urgenze locali, incoraggiava i giovani preti a proseguire gli studi nella forma e nelle modalità che a ciascuno potevano sembrare più confacenti alla loro propria inclinazione o al proprio orientamento spirituale e pastorale. In quegli anni, ancora segnati da forme che apparivano poco equilibrate in atteggiamenti di ricerca, o come da alcuni si temeva, di contestazione, Mons.Altomare appariva coraggioso nell'incoraggiare e paziente e generoso nel seguire e nell'aiutare a purificare, con sapiente e magnanime paternità, le proposte di innovazione nel pensiero e nella prassi pastorale. Era il tempo in cui, in nome dei dettati del Concilio, soprattutto i più giovani guardavano (meglio dovrei dire… guardavamo) con entusiasmo ad ogni possibile innovazione, anche quelle che si presentavano come più ardite. Dobbiamo riconoscere, però, che l'entusiasmo per il nuovo era vissuto anche con una certa leggerezza e qualche superficialità o debolezza nell'approfondimento del rapporto con la realtà. Tanti guardavano con perplessità a tutto il dinamismo di quel momento storico, altri ne erano pienamente conquistati e qualcuno, forse, ne rimase come travolto, ma l'indimenticabile sorriso del Vescovo Umberto testimoniava la sua presenza attenta e vicina, sapiente nel giudicare e nell'indicare, sempre comprensiva nell'incoraggiare a camminare verso il giusto. Nel suo cercare e sostenere il dialogo con tutti si poteva riconoscere il concretizzarsi di un pensiero attribuito al Santo Padre Giovanni XXIII che voleva si ricordasse ai giovani che il mondo esisteva già da prima di loro e che si ricordasse agli adulti che il mondo avrebbe continuato ad esistere anche dopo di loro. Pensieri ed espressioni di questo tipo, nella loro efficace semplicità, possono dare l'idea che, nella confusione delle tensioni e nell'incertezza delle contrapposizioni si voglia solo tentare una semplicistica forma di accomodamento, di tacitare più che affrontare le difficoltà e le fatiche della ricerca. Dobbiamo riconoscere che tanti non hanno riconosciuto in queste espressioni la fatica del pastore e ne hanno dato un giudizio negativo, e ciò accadde anche per molti altri pastori della Chiesa di quegli anni. Fu questa, sicuramente una grande sofferenza del Beato Papa Paolo VI. Il pastore e il suo gregge L'attenzione paterna del Vescovo Altomare al cammino ed alle proposte che gli venivano presentate può essere riconosciuta nell'immagine del pastore che cammina insieme al suo gregge sapendo scegliere al momento opportuno la posizione più giusta. Egli, come il pastore che è davanti al gregge sapeva proporre la direzione verso cui orientare il cammino, ma spesso sapeva stare anche dietro, come il pastore che accompagna con sa-

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piente discrezione, accompagnando con fiducia e attenzione, la possibilità di ciò che poteva essere proposto da altri. Ricordo che utilizzai questa immagine per parlare di Mons.Altomare quando, nel febbraio 2006, ci recammo a Cellara per visitare la sua tomba, nel ventesimo anniversario della sua morte. E non posso, oggi, non accogliere con piacere la stessa immagine che, con l'efficacia di linguaggio che gli è propria, ci offre Papa Francesco quando dice che il pastore "a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e, in alcune circostanze, dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare quelli che sono rimasti indietro e - soprattutto - perché il gregge possiede un suo olfatto per indicare nuove strade" (EG 31). Se le parole del Papa sembrano efficaci per descrivere l'atteggiamento pastorale del nostro Vescovo Umberto, in esse, però, riconosciamo l'intenzione di indicare alla Chiesa un'immagine universale del pastore che, sul modello del Cristo, è sempre aperto e pronto ad un vivo, concreto e reale dialogo con il popolo di Dio. Dal Concilio e dal Magistero della Chiesa siamo continuamente invitati a ripensare la pastorale che, nell'attuale contesto sociale e culturale della vita del mondo, non può presentarsi come il tendere ad omologare ogni cosa in un unico schema o modello di vita da applicare su tutti e su tutto allo stesso modo. La sapienza pastorale vive nella possibilità di invitare ogni fedele a credere con tutto se stesso, ad accogliere la parola del Signore e la vocazione che chiama all'incontro personale con Dio. La sapienza pastorale consiste nel far crescere in tutti i credenti la speranza di poter rispondere con la propria voce alla voce di Dio, con la propria presenza alla presenza di Dio, di poter entrare in comunione con Colui che è la pienezza e la libertà della vita e del bene. Dio non ha pensato né voluto l'umanità chiusa in un meccanismo, condannata a ripetere un moto sempre uguale e fine a se stesso. Questo potrebbe essere l'Inferno! La sapienza pastorale è nell'annunziare il Signore che viene per invitare ogni uomo ad essere protagonista, ciascuno secondo i propri talenti e le proprie possibilità, di una storia di vita, di amore alla vita. Duc in altum La verità dell'atteggiamento e della vita pastorale di Mons. UmbertoAltomare rimane scritta nel motto del suo stemma episcopale. "Duc in altum" (Lc 5,4). "Prendi il largo", disse Gesù a Pietro scoraggiato per non aver pescato nulla di utile per la sua sopravvivenza. Fiduciosi nella parola del Signore, Pietro e i suoi compagni andarono più al largo ed il frutto della pesca fu più abbondante di ogni ragionevole previsione: una quantità che

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le loro reti non potevano contenere. "Prendi il largo", sembrava ripetere sempre Mons. Altomare a noi, alla sua comunità per invitarla alla generosa fatica di gettare le reti in uno spazio spirituale e umano più ampio, più profondo, incoraggiando sempre a cercare il giusto oltre le forme e le mode, a poter riconoscere la verità del bene e la realtà delle scelte e dei pensieri delle persone oltre le posizioni ideologiche dominanti e oltre le visioni o gli stessi peccati personali. A conclusione del grande Giubileo del 2000 il Santo Papa Giovanni Paolo II, ci ha aiutato a comprendere bene il senso di questa espressione del Vangelo quando ha scritto : Duc in altum! Questa parola risuona oggi per noi e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente e ad aprirci con fiducia al futuro: «Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!» (Novo Millennio Ineunte, 1). L'attenzione pastorale, capace di giudicare per indicare una strada, per incoraggiare al bene, mai per condannare, sempre pronta ad accogliere tutti per aprire a nuove, vere possibilità di crescita nel bene, è propria di chi invita a prendere il largo in tutte le situazioni e le scelte che la vita chiede e propone. È uno stile pastorale che può indicare il largo perché lo conosce, perché lo ha sperimentato: sa che c'è uno spazio più grande. Il pastore che invita a prendere il largo è colui che vive e sente nella sua vita la verità della grandezza cui Dio chiama l'umanità. Un ricordo personale. Non saprei precisare in quale anno, in un'omelia di Messa crismale, Mons.Altomare ebbe un'espressione che ho sempre ricordato quasi a memoria, e che mi è rimasta come attenzione per il mio cammino sacerdotale: "il sacerdote deve essere padre nella fede, padre che accompagna il cammino nella fede, non giudice del vivere la fede". Ancora devo dire con gioia che ho ritrovato lo stesso pensiero nell'insegnamento e nel linguaggio, più forte e diretto, di Papa Francesco che nell'esortazione apostolica "Evangelii gaudium" ha scritto: "Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c'è posto per ciascuno con la sua vita faticosa" (EG 47). Rendiamo grazie In questa nostra celebrazione eucaristica il Vangelo ci ha invitato a riconoscere "la sapienza… giusta per le opere che essa compie" (Mt 11,19). Mons. Altomare ha vissuto intensamente la sua vocazione ad essere pastore nella semplicità del quotidiano essere accanto al popolo che il Signore gli aveva affidato. Nel testamento spirituale egli parlò di questo modo di vivere la sapienza pastorale come di "idee-forza" per il suo cammi-

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no di vita. In quel testamento egli scrisse che avrebbe desiderato essere più pienamente fedele a quelle "idee-forza" perché potessero "produrre più abbondanti frutti spirituali" per la Chiesa e per le persone che il Signore gli aveva affidato. Noi, che per la sua azione e per la sua presenza pastorale, per la sua persona credente e fedele nella consacrazione alla carità, all'amore di Dio, abbiamo potuto nutrire la nostra vocazione alla fede rendiamo, oggi, con lui grazie al Signore. + Angelo Spinillo Vescovo diAversa

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SALUTO DI MONS. ANTONIO DE LUCA AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI S.E. MONS. UMBERTO LUCIANO ALTOMARE Saluto con particolare riconoscenza gliArcivescovi e i Vescovi presenti a questa Concelebrazione: Mons. Angelo Spinillo, Mons. Antonio Cantisani, Mons. Leonardo Bonanno, Mons. Giuseppe Giudice, Mons. Pasquale Cascio, Mons. Antonio Napoletano; un grazie affettuoso al Presbiterio della nostra Diocesi e a tutti i fedeli presenti, riuniti per ricordare nella preghiera e nell'affetto l'indimenticabile Vescovo Mons. Luciano UmbertoAltomare. Fin dall'inizio del ministero in questa Chiesa particolare ho sentito vivo il ricordo di questa figura di Pastore buono, attento, premuroso dai tanti sacerdoti che lo hanno conosciuto, che con lui hanno collaborato nell'annunzio della fede in questo territorio, tuttti conservano un ricordo grato e riconoscente per la paternità che Mons. Altomare ha dimostrato sempre verso ognuno di loro. Tanti di voi Presbiteri avete ricevuto dal lui l'Ordinazione Diaconale e Presbiterale. Ma qual è la funzione del Vescovo nella Diocesi? Qual è il suo specifico ministero? I Vescovi, posti dallo Spirito Santo, succedono agli apostoli come pastori delle anime e, insieme col sommo Pontefice e sotto la sua autorità hanno la missione di perpetuare l'opera di Cristo, pastore eterno. Infatti Cristo diede agli apostoli ed ai loro successori il mandato e la potestà di ammaestrare tutte le genti, di santificare gli uomini nella verità e di guidarli. Perciò i vescovi, per virtù dello Spirito Santo che è stato loro dato, sono divenuti veri ed autentici maestri della fede, pontefici e pastori. (C.D. 2). Il Vescovo perpetua l'opera di Cristo nella Chiesa locale innanzitutto con l'annunzio della Parola di Dio, fonte di salvezza per tutti coloro che l'ascoltano. Il Vescovo santifica il popolo di Dio con i Sacramenti nella celebrazione soprattutto dell'Eucarestia. Il Vescovo, infine, anima la carità e rende presente Gesù Cristo che, per amore del suo popolo, dona tutto se stesso. Mons. Altomare per ben sedici anni ha servito con dedizione la nostra Chiesa Diocesana, prima come Vescovo di Teggiano dal 22 agosto 1970 ed in seguito, dal 16 settembre 1980 anche come Vescovo di Policastro. Già da parroco intraprese un'attività intensissima, senza tuttavia venir meno al primo impegno della vita di un sacerdote, la preghiera; ha saputo infondere coraggio soprattutto nei momenti bui della guerra; uomo che

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sapeva instaurare relazioni serene, aperte al dialogo e condite con la giusta ironia della quale spesso era stesso il destinatario; prete e Vescovo che non si lasciò mai abbagliare da ciò che appare, ma sempre attento a ricercare ciò che costituisce la sostanza delle cose. Delle sue origini ha sempre conservato il tratto cordiale ed amico, consapevole che aveva ricevuto tutto dalla bontà e dalla generosità tipiche della terra calabrese e dalla provvidenza di Dio, la vita, la vocazione, il suo essere prete e Vescovo, senza mai riservarsi il lusso di scegliere dove andare, sospinto solamente dalla grazia di Dio. Dalla sua terra d'origine, dove apprese la fede e dove ricevette il Sacerdozio, fu chiamato alla Chiesa di Mazara del Vallo come Vescovo Ausiliare; in seguito nominato Vescovo di Muro Lucano, terra benedetta dalla testimonianza di S. Gerardo Maiella di cui fu devotissimo; infine Vescovo di Teggiano e Policastro. Il Vescovo è inviato perché tutti si sentano amati, accolti, sostenuti ed anche quando il ministero termina rimane un legame interiore che nulla può incrinare o spezzare, neanche la morte. È così che noi oggi intendiamo ricordare, cioè riportare al cuore, questa immagine viva del Buon Pastore, la vita e il ministero di Mons. Altomare, Vescovo amato perché amabile, Vescovo ascoltato perché lui stesso in ascolto, Vescovo mai dimenticato perché abbiamo tutti la certezza che lui si ricorda di noi. La commemorazione che oggi celebriamo si fa preghiera perché Mons. Altomare continui a guardare con benevolenza questa Diocesi da lui amata, soprattuto con il dono delle vocazioni al ministero sacerdotale, alla vita religiosa e missionaria. All'intercessione della Beata Vergine Maria e dei nostri Santi Patroni S. Cono e S. Pietro Vescovo affidiamo la nostra preghiera per Mons. Altomare che il Signore ha costituito nostro Pastore per sedici anni e nostro Padre per sempre. Teggiano, 12 dicembre 2014 +Antonio De Luca Vescovo di Teggiano-Policastro

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PRESENTAZIONE DI MONS. ANTONIO DE LUCA AL LIBRO “UN SORRISO DEL SUD. DON UMBERTO VESCOVO”. Monsignor Umberto LucianoAltomare Non ho avuto il piacere di conoscere monsignor Altomare, ma – giunto a Teggiano – mi è capitato di sentirne parlare da vari sacerdoti che ne serbano viva e grata memoria. Tempo fa inoltre, sempre a Teggiano, mi sono imbattuto in una serie di bozze di documenti della Conferenza Episcopale Italiana risalenti agli anni Settanta: nei larghi margini monsignor Altomare con la sua minuta e precisa grafia aveva lasciato le sue annotazioni; quasi ad ogni pagina si trovava un suo segno. La qual cosa testimonia, tra l'altro, la sua partecipazione attiva e attenta nel fervore di quella stagione non facile, all'indomani del Concilio. Dunque, non improvvisava, né mai si lasciò attrarre dalle vacue sonorità dell'apparenza. E sapeva condire il discorso con opportuna ironia, come in occasione della sua consacrazione, – se non erro – quando disse che la sua elezione doveva attribuirsi a un abbaglio dello Spirito Santo. Al di là della innocente civetteria, la celia esprime il tratto cordiale, umanissimo di questo vescovo. Egli, in verità, era consapevole delle sue qualità e delle sue doti; ma sapeva inquadrarle nella giusta luce, proveniente da una fede robusta. Non montava perciò in superbia, né cadeva nella vanagloria. La sua sana praticità chissà quante volte gli avrà rammentato il monito paolino: Che cosa possiedi che tu non l'abbia ricevuto? (1 Cor 4,7). Versetto famoso, che rese più salda la coscienza di Agostino intorno alla grazia e che continua a rendere più piena e stabile l'umanità di chiunque ne faccia oggetto di seria considerazione. Lo stesso legame di monsignorAltomare alla Calabria, la sua amatissima terra, aveva qualcosa, per così dire, di religioso. Certo, ad agire era il naturale trasporto verso le proprie origini, ma v'era dell'altro: soprattutto, la memoria grata verso persone e luoghi dove aveva ricevuto tanto bene, le cose cioè più semplici che spesso si rivelano le più importanti: bontà, semplicità di vita, fortezza, onestà dei comportamenti e, in cima a tutto, la fede. Con questo viatico monsignor Altomare fu uomo veramente libero da pesi ingombranti e frenanti. Con generosità e disponibilità si portò dovunque la Provvidenza lo conducesse. Non volle mai scegliere, e fu la sua letizia. In Sicilia, in Basilicata, in Campania tutti gli vollero bene: gentile e generoso, coltivava l'arte del dialogo. Un uomo solido, insomma, base sicura di un solido vescovo.

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Le pagine di ricordo e di affetto di questo libro intorno a monsignor Altomare nascono dalla gratitudine. Ma adombrano pure l'auspicio comune a che i grandi valori che animarono la vita di questo presule continuino a confortare anche la nostra epoca. Epoca di grandi sfide, di velocissimi cambiamenti. L'esempio di monsignor Altomare incoraggia a guardare con fiducia uomini e cose; la sua testimonianza dimostra che la semplicità schietta, animata dalla fede, rimane la bussola più sicura, la disposizione più autentica ad affrontare le vicende più intricate. +Antonio De Luca

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S. E. MONS. UMBERTO ALTOMARE, UN PADRE DAL VOLTO UMANO E UN PASTORE DALLA CARITÀ OPEROSA. di don Andrea La Regina La paternità del Vescovo si manifesta certamente nel custodire e curare le pecore a lui affidate dal Cristo e nel confermare nella fede i fratelli, ma anche nel guidarle sui sentieri del mondo dentro la storia, confidando solo sulla verità del Vangelo. E’ questa la testimonianza spirituale e lo stile pastorale di S. E. Mons. UmbertoAltomare. Ha vissuto la concretezza di una carità e di un servizio episcopale, vissuto in modo diuturno e senza risparmio. Inoltre l’icona del Buon Pastore, il Cristo, ci permette di raccontare come il Vescovo sentisse profondamente la responsabilità del suo gregge a cui ogni giorno consegnava il messaggio di una carità operosa che nasceva dal cuore che ama e provvede. Ha incarnato il suo motto episcopale “Duc in Altum” che nello stemma presentava l’immagine di una barca, quella di Pietro e lui come successore degli apostoli doveva portare nell’approdo sicuro a Cristo. E’ la certezza di un pastore che ha orientato la rotta della Chiesa guardando al Cristo pietra angolare armonizzando il cammino di noi comunità di fedeli laici e sacerdoti. Era un Pastore magnanimo e temporeggiatore, ma ha operato scelte coraggiose, tenuto conto del tempo difficile attraversato dalla società e dalla Chiesa, non sempre facili ed evangelicamente controcorrente. I ricordi sono tanti e oggi mi fanno sentire la ricchezza di una testimonianza e il dono di camminare con lui e sentirsi protetto e voluto bene, al di là di tutte le contraddizioni. Ricordo alcuni episodi significativi: la vicinanza agli operai che avevano occupato la “Latte Silla” con cui aveva solidarizzato, lui estremamente prudente celebrando la messa nella fabbrica occupata e facendo sapere a chi governava che non si poteva rimanere inerti di fronte alle tante famiglie e alla perdita del lavoro in una realtà economica e sociale già molto fragile. Ricordo la sua delicatezza nel comunicarmi che, senza averlo manifestato, aveva ascoltato l’appello che veniva dalle famiglie e che era stato da me, giovane seminarista, amplificato in un radiogiornale di Radio Vallo. Bussava a tutte le porte, anche dovendo ingoiare il rimprovero di un Vescovo del Nord che gli rimproverava lo stile delle “raccomandazioni”, ma lui, nonostante tutto era certo di innestare un percorso di riscatto per quegli invisibili che non avrebbero mai avuto la considerazione e l’attenzione dei potenti. Egli raccontava che da Parroco

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a San Giovanni in Fiore durante le benedizioni delle famiglie era solito rilevare la povertà attraverso segni inequivocabili come l’assenza di salami appesi, segno che la famiglia viveva in povertà assoluta ed è per questo che diventerà il Parroco che distribuiva con generosità gli aiuti che provenivano dalla Pontifica OperaAssistenza. Ma non si fermava ai beni materiali, egli accompagnava la famiglia indirizzando il capo famiglia o i giovani verso un’attività lavorativa che avrebbe restituito dignità e reddito. Come anche negli anni 70/80 si apre alle nuove povertà in due avvenimenti significativi: – nel 1980 chiede alla diocesi di Teggiano di farsi prossima verso le comunità vicine della Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno comunicando all’arcivescovo Pollio che con aiuti e volontari avrebbero condiviso il gemellaggio fra Chiese sorelle. – l’istituzione della piccola pre-accoglienza per tossicodipendenti nei locali della Parrocchia di Sant’Agostino in Teggiano. La gente, ancora non a conoscenza che anche i suoi giovani erano già vittime della tossicodipendenza, o meglio la cosiddetta maggioranza silenziosa reclamava presso il politico di turno che si impegnava a presentare le rimostranze a Mons. Altomare: lui ascoltava e accoglieva, e prendendo il bollettino della diocesi, faceva presente che questa attività non era stata da lui subita, ma era stata deliberata come Chiesa Locale e approvata in consiglio presbiterale. In definitiva toccava alla Chiesa attuare queste opere socio assistenziali per rendere visibile la carità anche se nel rispetto della comunità. Il tempo trascorso nella diocesi di Teggiano e Policastro è un tempo di gravi tensioni sociali, e a Sapri si succedono manifestazioni fino al blocco della ferrovia perché l’ospedale venga reso disponibile avendo dopo tanto tempo, ultimato i lavori. La comunità cristiana è coinvolta anche con la presenza attiva del Parroco e lui seguirà l’evolversi della situazione con ansia pastorale e invitando tutti alla concordia e conservando la comunione ecclesiale, finalità che raccomanda a due giovani presbiteri chiamati a intervenire a un dibattito sul tema in una festa di partito. E’ anche quella una scelta coraggiosa che verrà stigmatizzata dai benpensanti e che non scalfirà la sua chiarezza di idee, senza infingimenti e con verità nella carità. Si concretizza in lui quell’insegnamento di Giovanni XXIII che lo ha scelto come Vescovo: la distinzione fra l’errante e l’errore. Egli crede fortemente nella Provvidenza e nell’azione dello Spirito che guida la Chiesa e lui vuole solo leggere, come lo ha fatto anche con il

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sottoscritto e con tanti altri, la sincerità e la buona intenzione e poi lascia fare alla grazia e fa toccare con mano a chi è in difficoltà che egli, a somiglianza di Dio, sa usare la misericordia e non il giudizio e che, come il Padre del Figliuolo Prodigo, guarda in modo discreto l’orizzonte, sapendo che amando in modo discreto si può favorire il ritorno a casa, dimenticando tutto ciò che ha reso difficile il rapporto fra il Padre e i suoi figli. Infine un piccolo aneddoto: era solito convocarti per affidarti un incarico e lo faceva con amorevolezza e autorevolezza e quasi mai vestendosi di autorità, richiedeva un’ubbidienza non formale né sottomessa, ma schietta e ragionevole ed eseguita con gioia, per cui a volte a qualcuno che si lamentava del carico di lavoro lui candidamente chiosava: “chi ha già altre incombenze farà anche l’ultima che gli chiedi e troverà il tempo per farla, ma chi vive nell’ozio, non farà nemmeno l’unico incarico che gli affidi”.

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IN MEMORIAM



Don ARGEO ACCIAROLI Giovedì 4 dicembre è deceduto Don Argeo Acciaroli. Don Argeo era nato a Force (AP) il 25 marzo del 1921 ed era stato ordinato sacerdote il 3 giugno del 1944. Accompagnato dalla preghiera di suffragio, il Vescovo Mons.Antonio De Luca e il clero della Diocesi di Teggiano-Policastro lo affidano a Cristo Buon Pastore perché lo conduca alla vita piena ed eterna. Le esequie saranno celebrate il 6 dicembre alle ore 15:30 nella Parrocchia di Casalbuono, dove era stato parroco.

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AGENDA


Inizio 01/01/2014 09:30 01/01/2014 11:00 03/01/2014 18:00

04/01/2014 09:30 04/01/2014 16:00

05/01/2014 17:00 06/01/2014 11:00

06/01/2014 17:00 07/01/2014 09:30 07/01/2014 17:30

08/01/2014 18:00 09/01/2014 10:00 09/01/2014 16:00

Oggetto

Mons. Luigi Negri Arcivescovo di Ferrara Presentazione libro don Giussani e celebrazione in suffragio di don Gennaro Farnetano Festa di Comunità - Oratorio Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella solennità dell'Epifania Rassegna Cori Polifonici Incontro Foraniale dei Sacerdoti Incontro del Vescovo con lettori e ministri staordinari della Comunione - forania del Fasanella Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Incontro Commissione Arte Sacra Il Vescovo incontra i seminaristi

10/01/2014 10:00

Presentazione catalogo

10/01/2014 16:00

Convegno introduttivo percorso formativo per operatori pastorali II anno "La fede nella Tradizione viva della Chiesa. Età medievale" prof. Dario Vitali Inizio Scuola del Vangelo Weekend Vocazionale

11/01/2014 11/01/2014 16:00

Posizione

Incontro Foraniale dei Sacerdoti Celebrazione Eucaristica Teggiano Cattedrale presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica Casalbuono, Chiesa Madre presieduta dal Vescovo nella festa di S. Antero, Patrono Incontro di riflessione e Teggiano, Seminario dialogo sul bene comune

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Policastro

Arenabianca Teggiano, Cattedrale

San Pietro al Tanagro Chiesa Parrocchiale

Torraca, presenti Savino a badessa,cavolo,altra ha Teggiano, Curia Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Teggiano Biblioteca diocesana Padula, Hotel Certosa


Inizio 11/01/2014 19:00 12/01/2014 09:00 12/01/2014 09:00 12/01/2014 20:00 13/01/2014 10:30 14/01/2014 09:30 14/01/2014 16:00 14/01/2014 18:30

15/01/2014 09:30 15/01/2014 18:00

15/01/2014 19:00 16/01/2014 18:30 17/01/2014 11:00

18/01/2014 19:00 19/01/2014 18:00

21/01/2014 09:00 22/01/2014 11:00 22/01/2014 18:00

23/01/2014 09:30

Oggetto

Posizione

Concerto organo cattedrale Incontro mensile delle religiose Incontro Sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Incontro sacerdoti ordinati nel triennio Incontro Migrantes

Teggiano Capitello

Il Vescovo incontra il collegio dei Vicari foranei Il Vescovo incontra i seminaristi Incontro del Vescovo con le Congreghe e i Comitati festa della Forania degli Alburni Incontro del Collegio dei Vicari Foranei Percorso formativo per Operatori Pastorali - Il Vescovo interviene nella forania di Policastro I incontro Scuola del Vangelo Festa di S. Antonio Abate Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Antonio abate, titolare e patrono Il Vescovo incontra i giovani della zona di Camerota Incontro del Vescovo con le Congreghe e i Comitati festa della Forania del Fasanella Incontro Sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Riunione Vescovi Metropolia di Salerno Percorso formativo per Operatori Pastorali - Il Vescovo interviene nella forania di Camerota Incontro mensile del Clero

Teggiano

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Teggiano, Seminario Teggiano, Seminario Pompei

Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Santuario Incoronata a Galdo

Foranie

Foranie di appartenenza Vibonati Vibonati, Chiesa Parrocchiale

Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Salerno Foranie

Padula, Convento San Francesco


Inizio 25/01/2014 18:00

26/01/2014

26/01/2014 09:30 26/01/2014 18:30 29/01/2014 09:30 29/01/2014 18:00 29/01/2014 19:00 31/01/2014 01/02/2014 09:30 01/02/2014 16:00 03/02/2014 09:30 04/02/2014 09:30 04/02/2014 13:00

05/02/2014 18:00

05/02/2014 19:00 09/02/2014 09:00 09/02/2014 15:30 09/02/2014 20:00 11/02/2014 10:00

Oggetto Incontro del Vescovo con le Congreghe e i Comitati festa della Forania di Polla Giornata Vocazionale Forania di Teggiano-Sala Consilina Festa della Pace ACR Il Vescovo incontra i giovani della zona di Sala Consilina Incontro mensile del Clero Percorso formativo per Operatori Pastorali III incontro Scuola del Vangelo Termine consegna Transunti in Cancelleria Incontro Foraniale dei Sacerdoti 36° Giornata per la Vita Assemblea CEC Incontro Foraniale dei Sacerdoti Incontro foraniale dei Sacerdoti

Percorso formativo per Operatori Pastorali - Il Vescovo interviene nella forania degli Alburni IV incontro Scuola del Vangelo Incontro mensile delle religiose Assemblea diocesana Azione Cattolica Incontro sacerdoti ordinati nel triennio Celebrazione Eucaristica e Peregrinatio della reliquia del beato Giovanni Paolo II

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Posizione

Camerota Monte S. Giacomo Padula, Convento San Francesco Foranie Foranie di appartenenza

Teggiano, Seminario Pompei

Foranie

Foranie di appartenenza Teggiano Teggiano Teggiano, Seminario Polla, Ospedale


Inizio 11/02/2014 16:00

12/02/2014 09:00 12/02/2014 16:00

13/02/2014 09:30 14/02/2014 16:00 14/02/2014 18:00

15/02/2014 09:30 15/02/2014 17:00

16/02/2014 10:00 17/02/2014 17:30

17/02/2014 18:00 18/02/2014 09:00 19/02/2014 18:00 19/02/2014 19:00 20/02/2014 09:30 22/02/2014 17:00

22/02/2014 18:30

Oggetto

Posizione

Celebrazione Eucaristica e Peregrinatio della reliquia del beato Giovanni Paolo II Incontro Sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Celebrazione Eucaristica e Peregrinatio della reliquia del beato Giovanni Paolo II Collegio Consultori

Sapri, Ospedale

Il Vescovo incontra i seminaristi Sacramento della Confermazione ComunitĂ Parrocchiali di Sala Consilina Incontro del Collegio dei Vicari Foranei Incontro del Vescovo con le Congreghe e i Comitati festa della Forania Policastro Festa interparrocchiale del malato e dell'anziano Incontro del Vescovo con lettori e ministri staordinari della Comunione - forania di Padula-Buonabitacolo Assemblea Diocesana di verifica Il Vescovo accompagna i sacerdoti allo stage formativo Percorso formativo per Operatori Pastorali Scuola del Vangelo

Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Sala Consilina, Parrocchia S. Anna

Consiglio Presbiterale Diocesano Incontro del Vescovo con le Congreghe e i Comitati festa della Forania di Padula-Montesano Incontro del Vescovo con le Congreghe e i Comitati festa della Forania di Teggiano-Sala

Teggiano, Seminario

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Teggiano, Seminario Sant'Arsenio, Ospedale

Teggiano

Torre Orsaia, Parrocchia San Lorenzo

Padula S. Alfonso Pontecagnano, Seminario Foranie Foranie di appartenenza

Parrocchia TrinitĂ


Inizio 23/02/2014

23/02/2014 10:30 23/02/2014 18:30 23/02/2014 19:30

26/02/2014 16:30

Oggetto Giornata Vocazionale Forania degli Alburni e del Fasanella Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Incontro riflessione e dibattito AC Il Vescovo incontra i giovani delle Foranie Alburni Fasanella Percorso formativo per Operatori Pastorali - Il Vescovo interviene nella forania del Fasanella Roscigno

Posizione

Sapri parrocchia San Giovanni Battista Serre auditorium comunale Postiglione

Foranie

26/02/2014 19:00

Scuola del Vangelo

Foranie di appartenenza

27/02/2014 18:00

Il Vescovo presiede i Vespri all'inizio delle Quarant'ore Incontro mensile del Clero

Montesano scalo

28/02/2014 09:30 28/02/2014 18:30

01/03/2014 09:30 01/03/2014 18:00

02/03/2014 10:30 02/03/2014 17:00

02/03/2014 18:00 03/03/2014 18:00

Celebrazione dei Vespri e Benedizione Eucaristica presiedute dal Vescovo nelle Quarantore Incontro Foraniale dei Sacerdoti Incontro del Vescovo con le Congreghe e i Comitati festa della Forania di Camerota Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo in occasione della conclusione delle Quarantore cresime Sacramento della Confermazione Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo durante le Quarantore

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Padula, Convento San Francesco Castelcivita, Chiesa S. Cono

Al monastero di Roccagloriosa Torraca, Santuario Maria SS. dei Cordici Teggiano, Cattedrale

Policastro, Concattedrale Sant'Arsenio, Parrocchia S. Maria Maggiore


Inizio 04/03/2014 18:00

05/03/2014 18:30

07/03/2014 16:45 08/03/2014 09:00 09/03/2014 09/03/2014 09:00 09/03/2014 20:00 10/03/2014 12/03/2014 09:00 12/03/2014 18:00

12/03/2014 19:00 14/03/2014 16:00 15/03/2014 09:30 15/03/2014 16:00 15/03/2014 16:00 15/03/2014 19:00 15/03/2014 19:00 16/03/2014 16/03/2014 10:00

Oggetto

Posizione

Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo e Sacramento della Confermazione nella solennitĂ di S. Pietro Pappacarbone, Patrono della Diocesi Celebrazione Eucaristica con il rito dell'imposizione delle Ceneri Via Crucis Parrocchiale presieduta dal Vescovo Inaugurazione Anno Giudiziario Relazione USMI REGIONALE Presente il Vescovo Incontro mensile delle religiose Incontro sacerdoti ordinati nel triennio Esercizi Spirituali CEC Incontro Sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Percorso formativo per Operatori Pastorali - Il Vescovo interviene nella forania di Polla Scuola del Vangelo

Policastro Bussentino, Concattedrale

Il Vescovo incontra i seminaristi Incontro del Collegio dei Vicari Foranei Gemellaggio centro sociale S. Arsenio Eboli Weekend Vocazionale Conclusione corso prematrimoniale Giornata della Famiglia zona Fasanella Giornata Vocazionale Forania di Policastro Incontro con le famiglie

Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II

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Castelcivita, Chiesa S. Nicola

Santa Marina, Chiesa Parrocchiale TERCISL Salerno Pompei Teggiano Teggiano, Seminario Mugnano del Cardinale Teggiano, Seminario Foranie

Foranie di appartenenza

S. Arsenio

Postiglione Oratorio Postiglione oratorio

S. Marco di Teggiano


Inizio 16/03/2014 19:30

17/03/2014 18:00 18/03/2014 09:00 18/03/2014 18:30 19/03/2014 17:00 20/03/2014 16:00 21/03/2014 17:00 21/03/2014 18:45 22/03/2014 15:00 23/03/2014 11:30 23/03/2014 18:00

23/03/2014 19:30 25/03/2014 18:30

26/03/2014 18:00

26/03/2014 19:00

Oggetto

Posizione

Il Vescovo incontra i giovani della zona di SAPRI immacolata Catechesi quaresima Il Vescovo accompagna i sacerdoti allo stage formativo Sacramento della Confermazione Chiusura peregrinatio S. Cono Il Vescovo incontra i seminaristi Via Crucis Parrocchiale presieduta dal Vescovo Lectio Divina Ritiro spirituale per Operatori Pastorali della salute Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Consegna del Vangelo ai Confermandi - Zona Vallo di Diano

Sapri parrocchia Immacolata

Conclusione corso prematrimoniale forania Polla Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella SolennitĂ dell'Annunciazione del Signore, titolare Percorso formativo per Operatori Pastorali - Il Vescovo interviene nella forania di Teggiano-Sala Scuola del Vangelo

Atena scalo auditorium

Monte S. Giacomo Pontecagnano, Seminario Postiglione Teggiano Cattedrale Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Tortorella Sapri Parrocchia Immacolata Zona Golfo di Policastro Pertosa

Sala Consilina, Parrocchia SS. Annunziata

Foranie

Foranie di appartenenza

28/03/2014

Termine consegna Bilanci Parrocchiali all'Ufficio

28/03/2014 10:00

Consiglio Diocesano Affari Teggiano, Seminario Economici Celebrazione Eucaristica Sala Consilina S. Anna Ten. Carabinieri Sala e Sapri

28/03/2014 11:00

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Inizio 28/03/2014 18:00

29/03/2014 29/03/2014 09:30 29/03/2014 18:00

30/03/2014 16:00 30/03/2014 17:30 31/03/2014 10:00 01/04/2014 09:30 04/04/2014 19:00 05/04/2014 18:30 06/04/2014 09:00 06/04/2014 11:00 06/04/2014 18:00

07/04/2014 19:00 08/04/2014 09:00

09/04/2014 18:00

09/04/2014 19:00 09/04/2014 20:00

Oggetto

Posizione

Via Crucis Parrocchiale presieduta dal Vescovo e benedizione dei pannelli della Via Crucis Ritiro educatori e giovanissimi AC Incontro mensile del Clero

Sapri, Parrocchia S. Giovanni Battista

Consegna del Vangelo ai Confermandi - Zona Golfo di Policastro Convegno AC - Settimana Sociale Celebrazione Presieduta dal Vescovo nelle Quarantore Esericizi Spirituali del Clero diocesano Incontro Foraniale dei Sacerdoti Via Crucis Parrocchiale presieduta dal Vescovo Sacramento della Confermazione Incontro mensile delle religiose Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Consegna del Vangelo ai Confermandi - Zona Alburni

Teggiano Padula, Convento San Francesco

Teggiano Sant'Angelo a Fasanella, Chiesa Parrocchiale

San Cristoforo Marina di Camerota Capitello Scario, Chiesa Parrocchiale Postiglione S. Giorgio

Consiglio Pastorale Diocesano Ritiro di Quaresima per i Sacerdoti della Metropolia: Mosè e il presbitero. Percorso formativo per Operatori Pastorali - Il Vescovo interviene nella forania di Padula-Buonabitacolo Scuola del Vangelo

Padula, Salone Parrocchia Sant'Alfonso Pontecagnano, Seminario Metropolitano Giovanni Paolo II Foranie

Incontro al bar sui comandamenti

Polla

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Foranie di appartenenza


Inizio 10/04/2014 10:00 11/04/2014 17:00 12/04/2014 09:00 12/04/2014 10:00

12/04/2014 16:00 13/04/2014 11:00

13/04/2014 18:00 14/04/2014 11:00 14/04/2014 16:00 15/04/2014 09:30 15/04/2014 11:30 15/04/2014 18:00 16/04/2014 16:30 17/04/2014 17:00

18/04/2014 15:30

18/04/2014 21:00 19/04/2014 07:00 19/04/2014 23:00 20/04/2014 11:00

23/04/2014 18:00

Oggetto Incontro Commissione Arte Sacra Via Crucis Parrocchiale presieduta dal Vescovo Incontro Sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo, con i bambini e i ragazzi delle scuole Giornata per la Vita e Ritiro dei fidanzati Benedizione delle Palme e Celebrazione Eucaristica presiedute dal Vescovo Via Crucis vivente Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Il Vescovo incontra i seminaristi Incontro del Collegio dei Vicari Foranei Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Premiazione Concorso-Mostra AnĂ mnesis Messa Crismale Celebrazione Eucaristica in "Coena Domini" presieduta dal Vescovo Commemorazione della Passione del Signore presieduta dal Vescovo Via Crucis delle ComunitĂ di Polla Processione al Calvario

Posizione Teggiano, Curia Caselle in Pittari, Chiesa Parrocchiale Teggiano, Seminario Celle di Bulgheria, Chiesa Parrocchiale

Policastro Bussentino, Salone Parrocchiale Teggiano, Cattedrale

Padula ITIS Sala Consilina Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II

Carcere di Sala Consilina Teggiano, Museo Diocesano Teggiano, Cattedrale Teggiano, Cattedrale

Teggiano, Cattedrale

Polla Roccagloriosa, Chiesa Parrocchiale Teggiano, Cattedrale

Solenne Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica Policastro Bussentino, presieduta dal Vescovo nella Concattedrale Risurrezione del Signore, Percorso formativo per Foranie Operatori Pastorali

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Inizio

Oggetto

Posizione

23/04/2014 19:00

Scuola del Vangelo

Foranie di appartenenza

27/04/2014 11:00

Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione Collegio vicari foranei Incontro mensile del Clero

Casalbuono, Chiesa Madre

27/04/2014 18:30 29/04/2014 09:30 29/04/2014 09:30 30/04/2014

01/05/2014 01/05/2014 09:30 01/05/2014 11:30

02/05/2014 17:00

02/05/2014 20:00 03/05/2014 18:30

03/05/2014 20:30

Pellegrinaggio dei Cresimati e Cresimandi a Roma ed Udienza con il Papa Incontro Diocesano Confraternite Incontro Foraniale dei Sacerdoti Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di San Giuseppe Convegno " Sacrosanctum Concilium" S.E. Mons. Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo di Foggia-Bovino Visita del Vescovo per la Sagra Parrocchiale Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella Novena della Madonna di Pompei e cresime Concerto

San Giovanni a Piro, Chiesa Parrocchiale Teggiano Padula, Convento San Francesco

Atena Lucana Scalo, Chiesa Parrocchiale Seminario Teggiano

Pertosa Camerota, Chiesa di San Daniele

Camerota, Chiesa di Santa Maria Fortino, Chiesa Parrocchiale

04/05/2014 09:45

Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo

05/05/2014 18:00

Celebrazione Eucaristica Sant'Angelo a Fasanella, presieduta dal Vescovo nella Santuario di S. Michele novena in preparazione alla festa di S. Michele Arcangelo, Patrono

06/05/2014 10:00

Incontro Foraniale dei Sacerdoti - Il Vescovo sarĂ presente nella Forania di Teggiano-Sala

183


Inizio 06/05/2014 17:30

08/05/2014 10:00 08/05/2014 16:00 08/05/2014 19:00

09/05/2014 10:00 09/05/2014 11:00

09/05/2014 19:00

10/05/2014 11:30 10/05/2014 17:30 10/05/2014 18:30

11/05/2014 09:00 11/05/2014 11:30 11/05/2014 17:00 12/05/2014 09:00 12/05/2014 18:00

13/05/2014 18:00 14/05/2014 16:00

Oggetto

Posizione

Incontro del Vescovo con lettori e ministri staordinari della Comunione - forania di Teggiano-Sala Consilina Supplica alla B.V. del Rosario Pompei, Santuario di Pompei Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella Festa di S. Michele, Patrono della ComunitĂ Consiglio Diocesano Affari Economici Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo festa S. Nicola Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Nicola di Bari, Titolare e Patrono Sacramento della confermazione Inaugurazione centro infanzia Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo cresime Vigilia Festa della Madonna di Pompei Incontro mensile delle religiose Sacramento della Confermazione Conclusione missione al popolo Incontro Sacerdoti ordinati nell'ultimo decennio Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella vigilia della Madonna dei Martiri Convegno Diocesano di Pastorale della Salute Il Vescovo incontra i seminaristi

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Caselle In Pittari, SA, Italia

Teggiano, Seminario Roccagloriosa

Bosco, Chiesa Parrocchiale

Montesano scalo Padula Silla

Capitello Padula, Parrocchia S. Michele Arcangelo Serre Teggiano, Seminario Casaletto Spartano, Chiesa Parrocchiale

Atena Lucana Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II


Inizio 14/05/2014 18:30

14/05/2014 19:00 15/05/2014 09:30 15/05/2014 11:00

15/05/2014 19:00 17/05/2014 09:30 17/05/2014 12:00

17/05/2014 18:30

18/05/2014 11:00

18/05/2014 17:00 19/05/2014 24/05/2014 17:30 25/05/2014 11:00

25/05/2014 19:00 26/05/2014 10:30

26/05/2014 19:30 28/05/2014 18:00

Oggetto Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Festa S. Vittorio Verifica percorso formativo per Operatori Pastorali Incontro del Collegio dei Vicari Foranei Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Sofia, titolare e patrona Sacramento della Confermazione Consiglio affari economici Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Pasquale, Patrono Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella vigilia di S. Ciro, Patrono Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di Maria SS. Annunziata Sacramento della Confermazione CEI - Assemblea Generale Celebrazione eucaristica con cresime Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Michele Arcangelo, Patrono Sacramento della Confermazione Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di Maria SS. di Pietrasanta Incontro Ex libris cafè Celebrare la Fede - Incontro conclusivo del percorso formativo per Operatori Pastorali

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Posizione Pertosa

Foranie di appartenenza

Poderia, Santuario S. Sofia

Licusati Teggiano Galdo degli Alburni, Chiesa Parrocchiale Atena Lucana, Santuario di S. Ciro Licusati, Santuario dell'Annunziata Buonabitacolo, Chiesa SS. Annunziata Roma Buonabitacolo Padula, Parrocchia S. Michele Arcangelo

Polla Cristo Re San Giovanni a Piro, Santuario di Maria SS. di Pietrasanta Polla San Giovanni a Piro, Santuario Maria SS. di Pietrasanta


Inizio 29/05/2014 09:30 29/05/2014 11:00 30/05/2014 10:00 30/05/2014 19:00 31/05/2014 11:00 01/06/2014 01/06/2014 09:30 01/06/2014 19:00 02/06/2014 18:00

03/06/2014 03/06/2014 10:00

04/06/2014 19:00 05/06/2014 19:00

06/06/2014 19:00

07/06/2014 21:00 08/06/2014 11:00 08/06/2014 15:30

08/06/2014 19:00

Oggetto Incontro mensile del Clero

Posizione

Padula, Convento San Francesco Celebrazione Eucaristica con Parrocchia S. Anna gli alunni Montesano Convegno Caritas Padula scalo Sacramento della Villammare Confermazione Incontro con il mondo del Istituto "Sacco" S. Arsenio lavoro Celebrazione Eucaristica Villammare, Chiesa presieduta dal Vescovo Parrocchiale Incontro Foraniale dei Sacerdoti Sacramento della Capitello Confermazione Celebrazione Eucaristica Teggiano, Cattedrale presieduta dal Vescovo nella vigilia di S. Cono, patrono della Diocesi Assemblea CEC Cava dei Tirreni Celebrazione Eucaristica Teggiano, Cattedrale presieduta dal Vescovo nella solennitĂ di S. Cono, patrono della Diocesi Il Vescovo celebra le cresime S. Rufo parrocchia S. Maria Maggiore Celebrazione Eucaristica Scorzo presieduta dal Vescovo nella tredicina in preparazione alla festa di S. Antonio Celebrazione Eucaristica Sapri, Immacolata presieduta dal Vescovo nella novena in preparazione alla festa di S. Vito Veglia Pentecoste Santuario Tempa S. Rufo Celebrazione Eucaristica Monte Cervati presieduta dal Vescovo Saluto del Vescovo Teggiano conclusione incontri di formazione degli operatori oratori Celebrazione Comunitaria del Sapri Immacolata Sacramento della Confermazione

186


Inizio 09/06/2014 10:00

09/06/2014 19:00

10/06/2014 12:00

10/06/2014 18:00

11/06/2014 10:00 11/06/2014 19:00

12/06/2014 07:00

12/06/2014 19:00

13/06/2014 11:00

13/06/2014 18:00

14/06/2014 08:30

14/06/2014 15:30

Oggetto Incontro con gli Uffici Pastorali Diocesani per la consegna della relazione annuale e la programmazione per il nuovo anno Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Festa della Madonna Bruna Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa della Madonna di Sito Alto Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa della Madonna della Selice Formazione permanente commissione metropolitana Celebrazione Eucaristica e Cresime presiedute dal Vescovo nella Tredicina di S. Antonio di Padova Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella tredicina di S. Antonio di Padova Celebrazione Eucaristica e benedizione del pane presiedute dal Vescovo nella vigilia della festa di S. Antonio di Padova Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Antonio di Padova Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Antonio, Patrono Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di Maria SS. della Tempa - 250° anniversario apparizione Giornata Diocesana del malato e dell'anziano

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Posizione Teggiano, Seminario

S. Maria la Bruna (NA)

Sala Consilina, Santuario Madonna del Sito Alto

Corleto Monforte, Chiesa Parrocchiale

Seminario metropolitano Sala Consilina, Chiesa di S. Antonio di Padova

Montesano Scalo cappuccini

Capitello, Chiesa Parrocchiale

Polla, Convento di S. Antonio

Castel Ruggero, chiesa di S. Antonio San Rufo, Chiesa Parrocchiale

San Giovanni a Piro, Santuario di Maria SS. di Pietrasanta


Inizio 14/06/2014 16:00 14/06/2014 16:30 15/06/2014 09:30 15/06/2014 18:30 15/06/2014 21:00

17/06/2014 17:00 18/06/2014 17:00 20/06/2014 20:00

21/06/2014 18:30 21/06/2014 19:30 22/06/2014 11:00 22/06/2014 18:00

23/06/2014 19:00

24/06/2014 09:00 24/06/2014 18:00

25/06/2014 18:30 26/06/2014 10:00

Oggetto Il Vescovo incontra i seminaristi Festa conclusiva AC Incontro del Collegio dei Vicari Foranei Giornata anziani celebrazione Eucaristica Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella solennità della SS. Trinità, Titolare della Parrocchia Convegno Pastorale Diocesano Convegno Pastorale Diocesano Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella novena di S. Giovanni Battista, titolare e patrono Ordinazioni Diaconali Sacramento della confermazione Sacramento della Confermazione Celebrazione Eucaristica e Processione presiedute dal Vescovo nella solennità del Corpus Domini Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella vigilia di S. Giovanni Battista, Titolare e Patrono Giornata Santificazione Sacerdotale Celebrazione Eucaristica presiedute dal Vescovo nella solennità di S. Giovanni Battista Sacramento della confermazione Incontro Commissione Arte Sacra

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Posizione Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Pertosa

Caiazzano Sala Consilina, SS. Trinità

Teggiano Teggiano Terranova

Teggiano, Cattedrale Parrocchia S. Alfonso Padula scalo Prato Perillo, Chiesa Parrocchiale Teggiano, Cattedrale

Roccagloriosa, Chiesa Parrocchiale

Seminario Metropolitano Salerno Postiglione, Canneto

Arenabianca Teggiano, Curia


Inizio 26/06/2014 18:00

27/06/2014 18:30

28/06/2014 18:00 28/06/2014 18:00

29/06/2014 09:30 29/06/2014 11:00

29/06/2014 19:00

01/07/2014 09:30 01/07/2014 11:00 01/07/2014 19:00 02/07/2014 19:00

03/07/2014 12:00 03/07/2014 18:00 04/07/2014 16:30

05/07/2014 19:00

Oggetto Arrivo quadro Madonna di Pompei Con la presenza di S.E. Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato di Pompei Celebrazione Eucaristica arrivo della Madonna di Fatima Celebrazione Eucaristica Celebrazione Eucaristica per il 50° di ordinazione presbiterale di don Pietro Tripodi Incontro mensile del Clero Sacramento della Confermazione nella solennità di S. Pietro, Patrono Celebrazione Eucaristica e cresime presieduta dal Vescovo nella solennità di S. Pietro Incontro Foraniale dei Sacerdoti Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa della Madonna delle Grazie Sacramento della Confermazione Sacramento della confermazione Pellegrinaggio a piedi santuario S. Michele Ritrovo in piazza della chiesa Annunziata Sacramento della Confermazione

189

Posizione San Rufo

Postiglione

Poderia S. Sofia Poderia, Parrocchia S. Maria Assunta

Padula, Convento San Francesco San Pietro al Tanagro, Chiesa Parrocchiale Sala Consilina, Parrocchia S. Pietro

Sassano Atena Lucana, Chiesa Parrocchiale Battaglia, Chiesa Parrocchiale

Camerota, Chiesa di S. Maria Polla S. Pietro Sala Consilina

Serre, Chiesa Parrocchiale


Inizio 08/07/2014 11:00

10/07/2014 18:00

13/07/2014 06:00

13/07/2014 11:00 13/07/2014 19:00 14/07/2014 16:00 14/07/2014 19:30 15/07/2014 09:30 15/07/2014 10:30

15/07/2014 19:00 16/07/2014 09:30

17/07/2014 11:00 17/07/2014 19:00 18/07/2014 18:30 19/07/2014 19:00

20/07/2014 10:30

Oggetto

Posizione

Celebrazione Eucaristica Ottati, Chiesa Parrocchiale presieduta dal Vescovo nella festa di S. Biagio, Patrono Celebrazione Eucaristica Corleto Monforte, Chiesa presieduta dal Vescovo nella Parrocchiale festa di S. Barbara, patrona Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella novena della Madonna del Monte Carmelo Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione Il Vescovo incontra i seminaristi Sacramento della Confermazione Incontro del Collegio dei Vicari Foranei Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo

Buonabitacolo, Santuario della Madonna del Monte Carmelo

Celebrazione della Confermazione Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella novena in preparazione alla festa della B.V. Maria del Monte Carmelo Celebrazione eucaristica festa S. Rocco e S. Nicola Sacramento della Confermazione Celebrazione della Confermazione Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella novena in preparazione alla festa della B.V. Maria del Monte Carmelo Sacramento della Confermazione

Varco Notar Ercole

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Tardiano Padula S. Alfonso Pontecagnano, Seminario Giovanni Paolo II Torraca

Monte Carmelo S. Arsenio

Zuppino

Montesano capoluogo Ss. Annunziata Sala Consilina Fortino Acquavena

Montesano sulla Marcellana, Parrocchia S. Anna


Inizio 20/07/2014 18:30 21/07/2014 26/07/2014 18:30

27/07/2014 11:30

27/07/2014 18:00 28/07/2014 11:00

Oggetto Sacramento della Confermazione Incontro del Vescovo con i seminaristi Sacramento della Confermazione

Posizione Pertosa, Chiesa Parrocchiale

Monte S. Giacomo

Celebrazione Eucaristica S. Arsenio presieduta dal Vescovo festa S. Anna Sacramento della Poderia, Santuario S. Sofia Confermazione Celebrazione Eucaristica Aquara festa S. Lucido

29/07/2014 09:30 29/07/2014 19:00 30/07/2014 19:30 31/07/2014 18:00

01/08/2014 09:30 01/08/2014 11:00 01/08/2014 18:00

01/08/2014 20:00

02/08/2014 19:00 03/08/2014 11:00 03/08/2014 19:00

Sacramento della Confermazione Sacramento della confermazione Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa della Madonna del Carmine Incontro Foraniale dei Sacerdoti Sacramento della Confermazione Inaugurazione mostra "Imago Victoria - le pale rinascimentali e barocche della Madonna del Rosario" Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Alfonso M. de' Liguori, titolare Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo

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Petina Roccagloriosa Postiglione, chiesa parrocchiale

Sanza, Parrocchia S. Maria Assunta e S. Francesco Teggiano, Museo Diocesano

Padula Scalo, Chiesa Parrocchiale

Castelcivita, Chiesa S. Nicola Persano, Chiesa Parrocchiale Sapri, Piazza S. Giovanni


Inizio

Oggetto

Posizione

04/08/2014 17:00

Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella Marina di Camerota, Chiesa festa di S. Domenico, Patrono Parrocchiale

05/08/2014 11:00

Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa della Madonna della Neve Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Maria ad Nives, titolare Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo per l'inizio della Novena della B.V. Maria Assunta in Cielo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Donato, Patrono Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Gaetano, titolare Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Vincenzo Ferrer, Patrono Incoronazione statua Madonna Sacramento della Confermazione - Vigilia della festa di S. Lorenzo, Patrono Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa della Madonna di Portosalvo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa dell'Immacoalta, titolare Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nell'anniversario della dedicazione della Cattedrale Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo (rito bizantino) con l'assistenza del Vescovo

05/08/2014 19:00

06/08/2014 19:00

07/08/2014 10:30

07/08/2014 18:00

08/08/2014 12:00

08/08/2014 18:30 09/08/2014 19:00

10/08/2014 10:00

10/08/2014 19:00

12/08/2014 17:00

12/08/2014 18:30

192

Celle di Bulgheria, chiesa Parrocchiale

Castel Ruggero, Chiesa di S. Antonio

Padula, Parrocchia S. Giovanni Battista

Controne, Chiesa di S. Maria

Sassano, Chiesa di S. Gaetano Castelluccio Cosentino, Chiesa Parrocchiale

Poderia Torre Orsaia, Chiesa Parrocchiale Villammare

Scario, Chiesa Parrocchiale

Teggiano, Cattedrale

San Giovanni a Piro, Santuario di Maria SS. di Pietrasanta


Inizio 13/08/2014 19:00

14/08/2014 19:00 14/08/2014 20:00

15/08/2014 19:00

16/08/2014 10:30

16/08/2014 18:00

17/08/2014 10:30 17/08/2014 19:00

18/08/2014 10:30

24/08/2014

29/08/2014 11:30 31/08/2014 17:00

Oggetto

Posizione

Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella Novena di San Rocco Sacramento della Confermazione Pellegrinaggio Diocesano a Piedi presieduto dal Vescovo dalla Concattedrale di Policastro al Santuario di Maria SS. di Pietrasanta e affidamento della Diocesi alla Madonna

Roscigno, Chiesa Parrocchiale

Processione e Celebrazione Eucaristica presiedute dal Vescovo nella solennitĂ dell'Assunzione della B.V. Maria Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Rocco Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Rocco Celebrazione eucaristica festa S. Lazzaro Celebrazione Eucaristica e Cresime presiedute dal Vescovo nella festa di S. Rocco Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Rocco Settimana del Vescovo con i seminaristi

Policastro Bussentino, Concattedrale

Policastro Bussentino, Concattedrale Policastro Bussentino, Concattedrale

Ispani

Santa Marina

Porto Infreschi Caselle in Pittari

Bosco, Chiesa S. Rocco

Messa Festa S. Giovanni Terranova Battista Celebrazione Eucaristica Sala Consilina, SS. presieduta dal Vescovo nella Annunziata festa di S. Rocco

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Inizio 01/09/2014 09:30 02/09/2014 18:00

04/09/2014 17:00 06/09/2014 10:00 06/09/2014 16:00 08/09/2014 10:00

08/09/2014 10:30

08/09/2014 19:00 09/09/2014 19:30 10/09/2014 19:30

11/09/2014 18:00 12/09/2014 19:00

12/09/2014 19:00 13/09/2014 11:00 13/09/2014 17:00 13/09/2014 18:00 14/09/2014 11:00

Oggetto Incontro Foraniale dei Sacerdoti Celebrazione Eucaristica e Processione di S. Gerardo presieduta dal Vescovo Processione di S. Rosalia presieduta dal Vescovo Ordinazione Episcopale di Mons. Gennaro Acampa Ordinazione Presbiterale Celebrazione Eucaristica e Processione nella festa di Maria SS. dei Cordici, Patrona Celebrazione Eucaristica nella festa della Madonna di Loreto Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Sacramento della Confermazione Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo per la festa della Madonna dell'Olmo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo per l'arrivo del reliquiario delle lacrime della Madonna di Siracusa Riunione Consiglio di Amministrazione del IDSC Celebrazione Eucaristica ACI - Incontro Presidenze Parrocchiali Sacramento della Confermazione Sacramento della Confermazione

194

Posizione

Morra De Sanctis

Lentiscosa Napoli - Cattedrale San Giovanni Rotondo (FG) Torraca - Santuario

Arenabianca

Sicignano degli Alburni Sala Consilina - Trinità Cava dei Tirreni

Napoli - Basilica Immacolata, Gesù Vecchio Napoli - Parrocchia della Pietà

Teggiano Atena Lucana - S. Maria Maggiore Teggiano - Seminario Acquavena Scario


Inizio 14/09/2014 12:00

14/09/2014 17:00

15/09/2014 09:30 15/09/2014 10:00

16/09/2014 16:00

20/09/2014 18:30

21/09/2014 09:00

22/09/2014 18:00 23/09/2014 09:30

23/09/2014 15:30

24/09/2014 10:00 24/09/2014 19:30

25/09/2014 10:00 25/09/2014 17:30

Oggetto Celebrazione Eucaristica nella festa della Madonna di Castello Celebrazione Eucaristica e processione di S. Antonio presiedute dal Vescovo Incontro del Collegio dei Vicari Foranei ACI - Incontro Assistenti Parrocchiali con don Alessandro Valentino, Assitente unitario regionale UDPC - Incontro con i Vicari Foranei e i docenti del percorso per Operatori Pastorali Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo per l'arrivo delle reliquie di S. Pio da Pietrelcina Processione e Celebrazione Eucaristica presiedute dal Vescovo nella festa del Crocifisso Festa in onore di S. Pio da Pietrelcina Il Vescovo incontra i responsabili degli Uffici Pastorali Diocesani Il Vescovo accoglie l'immagine della Madonna di Fatima e presiede la Celebrazione Eucaristica Commissione MIGRANTES Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo con il Cammino Neocatecumenale Incontro Commissione Arte Sacra Presentazione Orientamenti Pastorali e Agenda Diocesana

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Posizione Sala Consilina - SS. Annunziata Sapri - Timpone

Teggiano - Seminario

Padula Scalo - Salone Parrocchiale

Varco Notar Ercole

San Pietro al Tanagro

Montesano Scalo Teggiano

Sapri - Ospedale

Pompei Sala Consilina - Chiesa S. Rocco Teggiano Teggiano Chiesa S. Francesco


Inizio 26/09/2014 18:30

27/09/2014 11:00

27/09/2014 19:00

28/09/2014 16:30 29/09/2014 12:00

29/09/2014 18:00

30/09/2014 18:00

01/10/2014 18:00

02/10/2014 19:30 03/10/2014 19:00 04/10/2014 08:30

04/10/2014 11:00 04/10/2014 17:30

Oggetto Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella novena in preparazione alla festa di S. Michele Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa della traslazione delle reliquie di S. Cono Incontro del CPP e Collaboratori Parrocchia S. Pietro al Tanagro con il Vescovo Giornata Diocesana per la custodia del creato Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Michele arcangelo, Patrono della CittĂƒ Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo nella festa di S. Michele Commemorazione del Servo di Dio Federico Pezzullo, Vescovo di Policastro, nel 35 anniversario della morte Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nel triduo in preparazione alla festa di S. Francesco Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Inaugurazione complesso parrocchiale Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Francesco di Assisi Il Vescovo incontra la scuola sul tema del Creato Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Francesco, Patrono

196

Posizione Bellosguardo - Chiesa di S. Michele

Teggiano - Cattedrale

San Pietro al Tanagro

Buonabitacolo, SA, Italia Centro Sociale "La Cupola" Sala Consilina - SS. Annunziata

Caselle in Pittari

Policastro B. - Concattedrale

Sala Consilina - S. Stefano

Roccagloriosa Prato Perillo Padula - Convento S. Francesco

Celle di Bulgheria Policastro Bussentino Concattedrale


Inizio 05/10/2014 10:00

05/10/2014 18:00

06/10/2014 07/10/2014 16:00

08/10/2014 09:30

08/10/2014 16:00

09/10/2014 09/10/2014 16:00

11/10/2014 16:30

12/10/2014 09:15 16/10/2014 17:00

18/10/2014 11:30 18/10/2014 16:30 18/10/2014 19:00

19/10/2014 19/10/2014 12:00

Oggetto Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo per la conclusione dell'Anno Mariano Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa di S. Caterina Volpicelli Assemblea CEC UCD - Presentazione nuovi orientamenti CEI per l'annuncio e la catechesi Il Vescovo incontra il Collegio dei Vicari foranei e i Segretari della Forania UCD - Presentazione nuovi orientamenti CEI per l'annuncio e la catechesi Visita ai connazionali negli USA UCD - Presentazione nuovi orientamenti CEI per l'annuncio e la catechesi UPF - Gioranta della Famiglia forania di Policastro e Camerota Incontro mensile delle religiose Celebrazione Eucaristica e processione presiedute dal Vescovo nella festa di S. Gerardo Benedizione Abbaziale Dom Riccardo Luca Guariglia Convegno Battaglia di Lepanto e il culto del Rosario UMD - Veglia Missionaria e Mandato operatori pastorali per la zona pastorale Vallo di Diano e Alburni-Fasanella BEATIFICAZIONE PAPA PAOLO VI ACI - Festa unitaria e inizio attivitĂ associative celebrazione Eucaristica

197

Posizione San Rufo

Frattamaggiore

S. Agnello di Sorrento Zona Alburni e Fasanella

Teggiano

Zona Vallo di Diano

Zona Golfo di Policastro

Sapri - Parrocchia San Giovanni

San Giovanni a Piro annullato

Montevergine Teggiano - Museo S. Pietro Teggiano - Cattedrale

CittĂ del Vaticano Prato Perillo


Inizio 19/10/2014 16:30 19/10/2014 18:00

20/10/2014 09:30 20/10/2014 16:30 21/10/2014 10:00 21/10/2014 17:00

22/10/2014 09:30

22/10/2014 16:00 23/10/2014 18:00 23/10/2014 21:00

24/10/2014 18:00 25/10/2014 16:30

26/10/2014 11:00

26/10/2014 16:30 27/10/2014 18:00

Oggetto Incontro in Biblioteca con i ragazzi Celebrazione Eucaristica per l'apertura del centenario di Madre Leonia Consiglio Presbiterale Diocesano Convegno sul lavoro Incontro foraniale dei sacerdoti Conegno cittadinanza Riflessione su cittadinanza e comunicazioni Incontro formazione preti giovani - Relatore don Amedeo Cencini Il Vescovo incontra i seminaristi Inaugurazione sede ATES UMD - Veglia Missionaria nel centenario della nascita della serva di Dio Madre Leonia Consiglio Pastorale Diocesano Convegno sulla vita e missione della Serva di Dio Madre Leonia Celebrazione Eucaristica di ringraziamento per la vita di Madre Leonia Celebrazione cimitero Incontro foraniale del Vescovo con Sacerdoti e Consigli Pastorali e Consigli per gli Affari Economici Parrocchiali della Forania di Polla per illustrare la traduzione operativa degli Orientamenti Pastorali

198

Posizione Arenabianca rinviato Sapri - Parrocchia S. Giovanni Teggiano Teggiano - S. Marco

Teggiano - S. Marco incontro culturale e messa. Pontecagnano - Seminario Metropolitano Giovanni Paolo II Pontecagnano - Seminario Metropolitano Sapri Sapri - Parrocchia San Giovanni Battista Padula - Salone Parrocchia S. Alfonso Sapri - Auditorium

Sapri

Buonabitacolo Forania di Polla


Inizio 28/10/2014 09:30

28/10/2014 19:00

29/10/2014 15:00

30/10/2014 19:00

31/10/2014 10:00 31/10/2014 17:00

01/11/2014 11:00 01/11/2014 15:00 02/11/2014 11:00 02/11/2014 15:30

Oggetto Incontro mensile del clero: commemorazione del centenario della nascita di S.E. Mons. Umberto Altomare - relatore S.E. Mons. Leonardo Bonanno, Vescovo di S. Marco Argentano-Scalea Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo per la peregrinatio delle reliquie di S. Pio da Pietrelcina UIdR - Incontro di formazione per IdR con don Virgilio Marone e Pasquale Pizzini Direttore e Segretario Ufficio Scuola Regionale Incontro foraniale del Vescovo con Sacerdoti e Consigli Pastorali e Consigli per gli Affari Economici Parrocchiali della Forania di Teggiano-Sala Consilina per illustrare la traduzione operativa degli Orientamenti Pastorali Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Momento di preghiera presieduto dal Vescovo per l'esposizione della copia della Sindone Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo

199

Posizione Padula - Convento S. Francesco

Sala Consilina - SS. TrinitĂƒ

Teggiano - Salone ex Seminario

Forania di Teggiano-Sala Consilina salone Seminario

Montesano sulla Marcellana cimitero Roscigno - Chiesa Parrocchiale

Teggiano - Cattedrale Teggiano - Cimitero Policastro Bussentino Cimitero Sapri - Cimitero


Inizio 03/11/2014 18:00

04/11/2014 10:00 05/11/2014 20:00

06/11/2014 16:00 07/11/2014 09:30 07/11/2014 18:00

08/11/2014 10:00 08/11/2014 17:30 09/11/2014 09/11/2014 09/11/2014 09:00 09/11/2014 17:45

10/11/2014 11/11/2014 09:30

Oggetto Incontro foraniale del Vescovo con Sacerdoti e Consigli Pastorali e Consigli per gli Affari Economici Parrocchiali della Forania del Fasanella per illustrare la traduzione operativa degli Orientamenti Pastorali Incontro foraniale dei sacerdoti ULD e UCS - Incontro formativo per fotografi, videoperatori e fioristi zona Vallo di Diano Il Vescovo incontra i seminaristi Consiglio Diocesano Affari Economici Incontro foraniale del Vescovo con Sacerdoti e Consigli Pastorali e Consigli per gli Affari Economici Parrocchiali della Forania di Padula-Buonabitacolo per illustrare la traduzione operativa degli Orientamenti Pastorali Ordinazione Episcopale Mons. Angerami ULD - Istituzione Ministri Straordinari della Comunione Giornata Vocazionale

Posizione Forania del Fasanella

Salone Parrocchia S. Alfonso Padula Scalo

Pontecagnano - Seminario Metropolitano Teggiano Forania di Padula-Buonabitacolo

Napoli, Chiesa Cattedrale Teggiano - Cattedrale Forania di Padula-Buonabitacolo

Incontro dei preti ordinati nell'ultimo triennio Incontro mensile delle religiose Celebrazione Eucaristica Polla santuario S. Antonio presieduta dal Vescovo per le vittime della strada CEI Assemblea Generale Assisi Straordinaria Incontro mensile dei preti Teggiano ordinati nell'ultimo decennio

200


Inizio 11/11/2014 17:30

12/11/2014 18:30

12/11/2014 20:00

14/11/2014 18:00

17/11/2014 15:30

17/11/2014 18:00

18/11/2014 10:00

19/11/2014 20:00

20/11/2014 15:30 21/11/2014 16:30

Oggetto Celebrazione Eucaristica e processione nella festa di S. Martino, titolare e patrono ULD e UCS - Incontro formativo per fotografi, videoperatori e fioristi zona Golfo di Policastro ULD e UCS - Incontro formativo per fotografi, videoperatori e fioristi zona Alburni e Fasanella Incontro foraniale del Vescovo con Sacerdoti e Consigli Pastorali e Consigli per gli Affari Economici Parrocchiali della Forania di Camerota per illustrare la traduzione operativa degli Orientamenti Pastorali Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella memoria di S. Elisabetta Incontro foraniale del Vescovo con Sacerdoti e Consigli Pastorali e Consigli per gli Affari Economici Parrocchiali della Forania di Policastro per illustrare la traduzione operativa degli Orientamenti Pastorali Formazione permanente S.E. Mons. F. G. Brambilla "Conversione pastorale: verso un nuovo umanesimo". ULD e UCS - Incontro formativo per fotografi, videoperatori e fioristi zona Alburni e Fasanella Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica nella festa della Virgo Fidelis, Patrona dei Carabinieri

201

Posizione Serre

Salone Parrocchia Concattedrale - Policastro Bussentino Oratorio Parrocchia Postiglione

Forania di Camerota

Capitello suore Elisabettine

Forania di Policastro

Pontecagnano - Seminario Metropolitano Giovanni Paolo II Oratorio Parrocchia Postiglione

Padula, cimitero Morigerati


Inizio 21/11/2014 18:30

22/11/2014 16:30 23/11/2014 23/11/2014 25/11/2014 09:30 26/11/2014 10:30 26/11/2014 20:00

28/11/2014 10:00 28/11/2014 15:30 29/11/2014 10:00 29/11/2014 11:00 29/11/2014 15:00 29/11/2014 19:00 30/11/2014 30/11/2014 09:00 30/11/2014 15:30

01/12/2014 02/12/2014 10:00 03/12/2014 18:30

04/12/2014 16:00

Oggetto Celebrazione Eucaristica nella festa della Virgo Fidelis, Patrona dei Carabinieri ULD - Incontro formativo per cantori e musicisti Canonizzazione Beato Ludovico da Casoria Giornata Vocazionale Incontro mensile del clero Incontro regionale Migrantes ULD e UCS - Incontro formativo per fotografi, videoperatori e fioristi zona Vallo di Diano Incontro con la scuola Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Consiglio Diocesano Affari Economici Collegio dei Consultori Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Incontro formazione operatori pastorale della salute Giornata di Spiritualità relatore S.E. Mons. De Luca UIdR - Ritiro di Avvento per gli insegnanti di religione ACI - Ritiro di Avvento e Giornata dell'identità associativa Assemblea CEC Incontro foraniale dei sacerdoti ULD e UCS - Incontro formativo per fotografi, videoperatori e fioristi zona Golfo di Policastro UCD - Ritiro di Avvento Operatori Pastorali

202

Posizione Sala Consilina S. Anna

Teggiano - Chiesa Ss. Pietà Città del Vaticano Forania di Camerota Padula - Convento S. Francesco Pompei, sede CEC Salone Parrocchia S. Alfonso Padula Scalo

Montesano sulla Marcellana Sicignano cimitero Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia Teggiano, 84039 Teggiano SA, Italia Polla cimitero Trinità Sala Consilina, SA, Italia - Salone Parrocchiale Pompei - Centro Educativo "B. Vergine del Rosario" Padula - Convento S. Francesco Teggiano - Seminario

Pompei

Salone Concattedrale Policasto Bussentino

Forania di Camerota


Inizio 05/12/2014 18:00 06/12/2014 10:30

06/12/2014 15:30 06/12/2014 18:00

07/12/2014 07/12/2014 11:00 08/12/2014 11:00 08/12/2014 17:00

09/12/2014 09:30 09/12/2014 18:00

10/12/2014 16:00 11/12/2014 09:30 11/12/2014 16:30 12/12/2014 15:30

14/12/2014 14/12/2014 16:00 14/12/2014 18:00

Oggetto

Posizione

Sacramento della Confermazione Celebrazione Eucaristica e processione nella festa di S. Nicola di Bari, Patrono Funerali don Argeo Acciaroli Celebrazione Eucaristica e Cresima nella festa di S. Nicola di Bari, Patrono di Polla UCCF - Ritiro spirituale Confraternite e Comitati festa Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica e Processione presiedute dal Vescovo nella solennitĂƒ dell'Immacolata, Titolare Ritiro clero Diocesi Amalfi-Cava de Tirreni Incontro foraniale del Vescovo con Sacerdoti e Consigli Pastorali e Consigli per gli Affari Economici Parrocchiali della Forania degli Alburni per illustrare la traduzione operativa degli Orientamenti Pastorali Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Il Vescovo incontra il collegio dei Vicari foranei Il Vescovo visita gli ammalati Concelebrazione presieduta dal Vescovo nel 100° anniversario della nascita di S.E. Mons. Umberto Altomare Giornata Vocazionale Inaugurazione mostra presepi Celebrazione Eucaristica nel XX anniversario della morte d Don Donato Ippolito

Sala Consilina - S. Eustachio

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Castelcivita - Parrocchia S. Nicola di Bari Casalbuono Polla - Parrocchia S. Nicola dei Latini e S. Maria dei Greci

Policastro Bussentino Cattedrale Teggiano Teggiano - Cattedrale Sapri - Immacolata

Minori Forania degli Alburni postiglione

Sala Consilina cimitero Teggiano Sapri - Ospedale Teggiano - Cattedrale

Forania di Polla Padula Sala Consilina parrocchia S. Anna


Inizio 14/12/2014 19:30 15/12/2014 15/12/2014 10:00 16/12/2014 09:30

16/12/2014 16:00 17/12/2014 11:00

19/12/2014 15:00 20/12/2014 10:00 20/12/2014 17:00 20/12/2014 18:00 21/12/2014 20:00 22/12/2014 09:00

22/12/2014 17:00 22/12/2014 18:00

23/12/2014 06:00

23/12/2014 11:30 23/12/2014 17:00 24/12/2014 23:30

27/12/2014 18:00 27/12/2014 20:00

Oggetto Premio giornalistico Lectio divina Avvento Forania Fasanella Commissione Migrantes Ritiro di Avvento della Metropolia Il Vescovo incontra i seminaristi Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella festa del patrocinio di S. Cono Il Vescovo visita gli ammalati Celebrazione Eucaristica Catechesi di Avvento Concerto di Musica Sacra antica Conclusione torneo calcetto Visita del Vescovo agli ammalati e ai ragazzi delle Scuole Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Visita del Vescovo agli ammalati e incontro con i ragazzi e i giovani Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo nella Novena di Natale Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Ufficio delle letture e Celebrazione Eucaristica presiedute dal Vescovo nella notte di Natale Ammissione Ordini Sem. Antonio Marino Musical associazione ATES

204

Posizione Auditorium A. Sacco

Pompei Pontecagnano - Seminario Metropolitano Giovanni Paolo II Pontecagnano - Seminario Metropolitano Teggiano - Cattedrale

Polla - Ospedale ITIS Sala Consilina Monte San Giacomo Teggiano - Museo S. Pietro Sala Consilina parrocchia S. Anna Roscigno

Roscigno Bellosguardo

Bellosguardo

Sala Consilina Carcere Varco Policastro B. - Concattedrale

Vibonati Sapri auditorium


Inizio 28/12/2014

28/12/2014 28/12/2014 11:00

31/12/2014 17:00

Oggetto Festa della Famiglia e inzio corso preparazione al matrimonio Forania di Polla Festa della Famiglia Forania di Teggiano-Sala Sacramento della Confermazione e festa della famiglia Celebrazione Eucaristica e Te Deum presieduti dal Vescovo

205

Posizione Polla - Convento S. Antonio

Sala Consilina Tardiano

Teggiano - Cattedrale



Sommario

Papa Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale della Pace 2014 Messaggio per la Quaresima Omelia per la Veglia Pasquale Udienza Generale - 30 aprile 2014 Preghiera per la pace Omelia per la Messa di Natale

5 19 24 26 31 32

Conferenza Episcopale Italiana 66a Assemblea Generale CEI - Comunicato finale

37

Vescovo Messaggio per la Giornata Mondiale della Vita Consacrata Omelia per la Messa Crismale Orientamenti Pastorali anno 2014-2015 Messaggio per il Natale 2014

47 53 60 90

Curia Atti e nomine Ordinazioni e ministeri Collette anno 2014 Rendiconto relativo alla erogazione delle somme attribuite alla Diocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana per l’anno 2014

95 97 98 101

UďŹƒci Pastorali Celebrazioni nelle cappelle private cimteriali Ordinazioni e ministeri

207

109 110


Avvenimenti

117

Mons. Umberto Altomare Biografia Celebrazione per il centenario della nascita Pastore del Sud, uomo di fede Omelia di S.E. Mons. Angelo Spinillo Saluto di S.E. Mons. Antonio De Luca Presentazione al libro “Un sorriso del Sud. Don Umberto Vescovo” Un padre dal volto umano e un pastore dalla carità operosa

150 151 152 154 161 163 165

In memoriam Don Argeo Acciaroli

171

Agenda

174

208



DIOCESI DI TEGGIANO-POLICASTRO www.diocesiteggiano.it e-mail comunicazioni@diocesiteggiano.it

Editing, impaginazione e grafica Massimo La Corte

STAMPA Via Degli Edili, 101 - SAPRI (SA) Tel. 0973 603365 - E-mail: legatoria.cesare@alice.it


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