Orientamenti pastorali 2020/2021

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DIOCESI DI TEGGIANO-POLICASTRO

Antonio De Luca

Celebrare la CaritÃ

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Orientamenti



DIOCESI DI TEGGIANO-POLICASTRO

Antonio De Luca

Celebrare la CaritÃ

Orientamenti



Presentazione

“Celebrare la Carità” Mentre sentiamo nel cuore le problematiche umane, spirituali ed economiche, provocate dall’emergenza sanitaria, accogliamo il percorso pastorale che il nostro Vescovo Antonio ci dona in quest’anno 2020/21 per continuare con coraggio il nostro ministero di pastori e discepoli del Signore e prenderci cura della Vita, del prossimo e della casa comune. L’icona bilica del Buon Samaritano ci racconta la tenerezza del Maestro: “Passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, lo caricò, lo portò in un albergo e si prese cura di lui…” (Lc 10, 34). Le azioni del Maestro sono le azioni che la Chiesa è chiamata ad imitare nel coso della storia, elargendo all’umanità ciò che Dio le dona e portando a compimento l’opera della salvezza per tutte le genti. Il compito è una cura amorevole, gratuita, generosa e umana: deve toccare la carne ferita di questa umanità. Celebrare la Carità è abitare così il tempo di Dio, lodare come popolo la sua presenza in mezzo a noi, unire i nostri cuori nella ricerca del Suo Volto e nel servizio ai fratelli. Così la nostra Chiesa diocesana, soprattutto in questo tempo di crisi, continua il suo cammino di approfondimento delle virtù teologali, forte della Presenza del Suo Maestro: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza” (Fil 4,13). Gli orientamenti ci aiutano a discernere alla luce della Parola di Dio i segni dei tempi, che il nostro Vescovo ci ha 3


indicato, nella consapevolezza della vulnerabilità della nostra condizione, nella responsabilità collettiva ed ecclesiale per tutelare i più deboli, con i principi etici che da essa promanano e nella concretezza per un esercizio reale dell’amore verso il prossimo. Il compito è quello di: - riaffermare il primato dell’evangelizzazione con una rinnovata attenzione alla formazione degli adulti, delle nuove generazioni per ridare fiducia e speranza dopo questo tempo di paura e di sconforto; - occuparsi della questione ambientale per ricercare uno sviluppo sostenibile e integrale, umano e sociale; aprire il cuore alla solidarietà e all’accoglienza con una decisa presa in incarico delle nostre famiglie attraverso il fondo di solidarietà. Insieme al Vescovo sentiamoci come pastori ed educatori impegnati per una nuova stagione ecclesiale a vantaggio dei più deboli! Le indicazioni pastorali ci interpellano anche negli ambiti della catechesi, della liturgia, con l’avvento della nuova edizione del Messale, recuperando quei percorsi interrotti dalla pandemia di cura della pietà popolare e dei luoghi della sofferenza e del dolore. Nella comunione ecclesiale accogliamo la ricchezza di questo cammino spirituale, chiediamo l’aiuto della grazia di Dio e della Vergine Maria, generiamo quel servizio al Regno di Dio, nell’effettiva corrispondenza tra la nostra lode e la carità verso il prossimo. Teggiano, 6 ottobre 2020 Memoria di San Bruno, monaco don Giuseppe Radesca Vicario generale 4


CELEBRARE LA CARITÀ Anno pastorale 2020/2021 “Passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, lo caricò, lo portò in un albergo e si prese cura di lui…” (Lc 10,34).

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, amati Sacerdoti, Religiosi e Religiose della Chiesa di Teggiano-Policastro, in attesa degli orientamenti pastorali per il quinquennio 2021-2025, che ci consegnerà la Conferenza Episcopale Italiana, e vivendo ancora questo tempo singolare di pandemia, che tocca in profondità le nostre relazioni personali, ecclesiali e sociali, siamo chiamati a riscoprire la bellezza della Carità per una lode piena e perfetta alla Santissima Trinità. Celebrare la Carità è lodare Dio per la Vita, la Salvezza e l’avvento del Regno dei Cieli che è per noi pace e gioia. Siamo investiti dalla Grazia e in ascolto del Vangelo sentiamo ancora più forte la chiamata ad un servizio generoso e gratuito, che si concretizza ancora oggi nel prenderci cura del prossimo1 e della casa comune2. Questo tempo ci invita a un discernimento ecclesiale: «cosa significa essere discepoli del Signore Gesù oggi? Ci 1 2

FRANCESCO, Lettera enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020). FRANCESCO, Lettera enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015).

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basta andare in chiesa o siamo invitati a vivere diversamente la comunità? Che cosa è stato significativo in questi mesi? Come essere annunciatori in questo tempo specifico?»3. Già nei pensieri in tempo di crisi, raccolti nel volume “Prendersi cura”4, vi esortavo ad abitare con sapienza questo tempo per scrutare i segni dei tempi, a rinnovare la carità per vincere la paura, ricostruire i legami e camminare insieme per l’edificazione del Regno dei cieli: «Ora è il tempo di riscoprire una visione cristiana del tempo e della vita, delle nostre domeniche, dei nostri spazi di libertà, dei nostri incontri, non per uno sterile rimpianto, ma per una ritrovata speranza di impegno, per una riscoperta di profondità e motivazioni»5. L’icona biblica, tratta dal racconto del Buon Samaritano (Lc 10,34), che ci sta accompagnando in questo triennio dedicato alla virtù teologale della Carità, orienta anche in questo tempo il nostro cammino sinodale, divenendo in questo tempo di crisi ancor più significativa per la nostra vita. Il Cristo si prende cura di noi, di questa umanità e ci chiama allo stesso servizio verso i fratelli. I Padri della Chiesa, Sant’Agostino, Origene, San Giovanni Crisostomo, ci offrono una lettura simbolica e intravedono nel racconto del Samaritano la sintesi esemplare della Storia della Salvezza: allegoria della caduta dell’uomo e la Redenzione operata da Cristo. L’uomo che scende da Gerusalemme è simbolo di Adamo, e in lui tutta l’umanità, che abbandona il paradiso dell’Eden (Gerusalemme) 3 CEI, UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Ripartiamo insieme. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid, Roma 2020, 4. 4 ANTONIO DE LUCA, Prendersi cura. Pensieri in tempo di crisi, Duminuco Editore, Sapri 2020, 9. 5 Ibidem.

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per immergersi in una mortalità dolorosa (Gerico). I briganti, “gli angeli della notte e delle tenebre”6, hanno spogliato l’uomo dell’immortalità, lasciandolo mezzo morto a causa del peccato. Il sacerdote e il levita sono figura dell’antico Israele, la Legge e i profeti, che non era in grado di dare compimento alla salvezza; invece il Samaritano è Cristo che, con tenerezza e compassione, si prende cura dell’uomo morente e lo salva. Nel vino e nell’olio per curare le ferite sono significati il sangue di Cristo e l’olio della Cresima. La locanda è la Chiesa, nella quale Cristo depone e ospita i feriti dal peccato affidandoli alla dedizione dei ministri, il locandiere, e le due monete simboleggiano il comandamento dell’amore e la Parola di Dio. Nella promessa del ritorno del Samaritano vi si percepisce la promessa del ritorno del Signore nel giorno del giudizio. Papa Benedetto XVI attualizza e perfezione il commento simbolico dei padri, e scrive: «Se la vittima dell’imboscata è per antonomasia l’immagine dell’umanità, allora il samaritano può solo essere l’immagine di Gesù Cristo, Dio stesso, che per noi è lo straniero e il lontano, si è incamminato per venire a prendersi cura della sua creatura ferita. Dio, il lontano, in Gesù Cristo si è fatto prossimo. Versa olio e vino sulle nostre ferite - un gesto in cui si è vista un’immagine del dono salvifico dei sacramenti - e ci conduce nella locanda, la Chiesa, in cui ci si fa curare e dona anche l’anticipo per il costo dell’assistenza»7. Gesù - Buon Samaritano - , nei Sacramenti, nella sua Parola, nella comunione fraterna, nel magistero, nei poveri, continua a farsi effettivamente vicino all’uomo e se ne prende cura offrendogli la possibilità di guarire: «nella sua vita 6 7

AMBROGIO, Expositio Evangelii secundum Lucam 7,73, PL 15, 1718. BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano 2007, 238.

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mortale egli passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancora oggi, come buon samaritano, si fa prossimo a ogni uomo, piagato nel corpo e nello spirito, e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Per questo dono della tua grazia, anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto»8. Papa Francesco ha sempre colto l’occasione per un significativo rinvio a questa pagina del Vangelo di Luca, che Papa Paolo VI definiva «il paradigma della spiritualità del Concilio»9. In una Catechesi delle udienze generali, Papa Francesco afferma: «Nei gesti e nelle azioni del buon samaritano riconosciamo l’agire misericordioso di Dio in tutta la storia della salvezza. È la stessa compassione con cui il Signore viene incontro a ciascuno di noi: Lui non ci ignora, conosce i nostri dolori, sa quanto abbiamo bisogno di aiuto e di consolazione. Ci viene vicino e non ci abbandona mai. Ognuno di noi si può fare questa domanda e rispondere nel cuore: Io credo che il Signore ha compassione di me? Così come sono: peccatore, con i miei problemi…? Pensare a quello. La risposta è Sì. Ma ognuno deve guardare nel cuore se ha la fede in questa compassione di Dio, il Dio buono che si avvicina, ci guarisce, ci accarezza e se noi lo rifiutiamo, Lui aspetta, è paziente ed è sempre accanto a noi»10. Il nostro percorso pastorale diocesano, trova sostegno e ulteriore consolidamento rifacendosi alla recentissima Enciclica Fratelli tutti, 8

CEI, Messale Romano, 3a edizione italiana, Prefazio comune VIII, Gesù buon samaritano, Roma 2020, 404. 9 PAOLO VI, Conclusione del Concilio Vaticano II, Allocuzione del 7 dicembre 1965. 10 FRANCESCO, Catechesi sul buon samaritano, Udienza generale del 27 aprile 2016.

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del 3 ottobre 2020. Il Capitolo secondo ci offre una lunga e approfondita meditazione sulla parabola del Samaritano. La parabola «è un testo che ci invita a far risorgere la nostra vocazione di cittadini del nostro Paese e del mondo intero, costruttori di un nuovo legame sociale. È un richiamo sempre nuovo, benché sia scritto come legge fondamentale del nostro essere: che la società si incammini verso il perseguimento del bene comune e, a partire da questa finalità, ricostruisca sempre nuovamente il suo ordine politico e sociale, il suo tessuto di relazioni, il suo progetto umano. Coi suoi gesti il buon samaritano ha mostrato che “l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro”»11. Sarà proprio la ricchezza di questo testo magisteriale a diventare la bussola con la quale orientarci verso il futuro. Vogliamo infondere vitalità e vigore a percorsi pastorali forse ormai deboli e flebili, che non riescono ad imprimere la necessaria svolta pastorale. Non trascuriamo il perenne appello etico che risuona nella coscienza di ogni essere umano, che consiste nell’amore al prossimo. Papa Francesco ricorda, di fatti, che «questa parabola è un’icona illuminante, capace di mettere in evidenza l’opzione di fondo che abbiamo bisogno di compiere per ricostruire questo mondo che ci dà pena. Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano. Ogni altra scelta conduce o dalla parte dei briganti oppure da quella di coloro che passano accanto senza avere compassione del dolore dell’uomo ferito lungo la strada. La parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare 11

FRANCESCO, Lettera enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020), n. 66.

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una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune»12. Cari amici, abitiamo ancora l’emergenza sanitaria. Abbiamo la consapevolezza che in questa crisi il Signore non ci ha abbandonati, ma ha messo nei nostri cuori semi di carità, ispirando quelle opere di solidarietà e di aiuto materiale e spirituale per la nostra gente. Siamo lieti! Celebriamo la Carità: diamo lode al Signore, ascoltiamo con cuore rinnovato la sua Parola, viviamo gioiosi nella sua grazia, nutriamoci del suo Corpo e rendiamogli grazie ogni giorno per i suoi doni. Ripartiamo insieme e prendiamoci cura Siamo chiamati come comunità ecclesiale ad entrare in una nuova logica pastorale dove tutto è in gioco ed è interconnesso. Le azioni della Chiesa universale toccano le nostre vicende locali e, viceversa, come ministri e operatori pastorali, siamo coinvolti nel processo di testimonianza dell’opera dello Spirito. Le nostre relazioni interpersonali ed ecclesiali sono poste in uno stato di fragilità. Con voi vorrei riflettere sulle condizioni della nostra vita ordinaria. Alla luce della nostra responsabilità di pastori, potrebbe essere utile indicare il percorso spirituale ed etico attraverso tre atteggiamenti racchiusi in tre parole centrali per ripartire insieme: consapevolezza, responsabilità, concretezza. La consapevolezza. Non siamo imbattibili. La pandemia, con evidenza brutale, ci ha messo di fronte alla nostra strutturale vulnerabilità: «La vulnerabilità, la possibilità di essere feriti, non è tutta12

Ivi, n. 222.

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via soltanto la cifra della nostra debolezza. Una vulnerabilità accettata è anche ciò che ci permette di accedere alle esperienze più grandi della nostra umanità. Investire energie in un progetto che – nonostante tutto – potrebbe fallire. […] Alla fine della nostra esistenza, sapremo di aver vissuto nella misura in cui avremo accettato la nostra vulnerabilità: le occasioni perse saranno altrettanti sacrifici sull’altare della pretesa di metterci al riparo dal rischio della ferita e del fallimento»13. La consapevolezza della nostra vulnerabilità non può paralizzarci in un eccesso di precauzione e di difesa, che se non genera certamente degenera. Papa Francesco, nella recente Lettera enciclica Fratelli tutti, ci ricorda come la pandemia del Covid-19 «ha messo in luce le nostre false sicurezze»14, ma al contempo, «ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita»15. Alla luce di questa certezza non possiamo pensare i nostri spazi di catechesi e di culto esclusivamente in chiave di minaccioso contagio o di pericolosa ingenuità. Siamo attrezzati e rispettosi delle regole, perciò osiamo ripartire in sicurezza, per quanto è umanamente possibile. Come Chiesa è fondamentale che ci si muova come rianimatori spirituali e socio-culturali, per non far spegnere il respiro delle cose ordinarie e normali, svanite e non più di tanto reclamate. La responsabilità, «per un verso, entra in gioco come dovere di rispondere all’appello che ci giunge da un altro: 13 S. BIANCU, «L’etica che verrà», in Munera, Rivista europea di cultura, 2/2020, Cittadella Editrice, 10-11. 14 FRANCESCO, Lettera enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020), n. 7. 15 Ivi, n. 54.

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dal suo bisogno, dalla sua fragilità o, anche semplicemente, dal suo volto. Un appello che è sempre – che ne siamo consapevoli o meno – un appello all’amore: ti chiedo di amarmi. Per altro verso, come dovere di rispondere a qualcuno»16. Abbiamo la responsabilità di rispondere al bene possibile e massimo che qui ed ora dobbiamo realizzare. «Questa è l’ora del messaggio cristiano: c’è un Dio creatore del mondo, non siamo soli, abbiamo una speranza e in Gesù c’è questo assoluto mistero che noi chiamiamo “Dio”, diventato fratello di tutti gli esseri umani. Ciò dovrebbe imprimere slancio, offrire consolazione ed essere fonte di forza per il nostro impegno»17. Abbiamo la responsabilità di un discernimento che ci aiuti a comprendere che questo è «tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci»18. La concretezza19, non coincide con innumerevoli impegni, scadenze e strategie. Non possiamo fare delle nostre comunità lo spazio di frenetiche iniziative che, benché lodevoli, non generano tempo per il pensiero, per la contemplazione, per il racconto. Forse neanche abbiamo più il tempo di gestire il succedersi di eventi, quanto piuttosto di 16 S. BIANCU, «L’etica che verrà», in Munera, Rivista europea di cultura, 2/2020, Cittadella Editrice, 11. 17 R. MARX, «Il dopo Covid: un’opportunità», 16 settembre 2020, La Settimana News, http://www.settimananews.it/societa/il-dopo-coviduna-opportunita. 18 FRANCESCO, «Il coraggio di una nuova immaginazione del possibile», 17 aprile 2020, L’Osservatore Romano, https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-04/il-coraggio-di-una-nuova-immaginazione-del-possibile.html. 19 Cfr. C. GIACCARDI e M. MAGATTI, La scommessa cattolica. Il Mulino, Bologna 2019.

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avviare processi e di aprire percorsi20. Siamo in un crocevia storico, che non rivendica astrazioni, ma realismo. La concretezza ha prima di tutto un profilo teologico: la cifra della fede cristiana è l’Incarnazione, anche con la sua dimensione Chenotica, per indicare la via della redenzione e della salvezza. La concretezza di questo tempo potrebbe assumere tre nomi: Evangelizzazione, Ambiente, Solidarietà. - Evangelizzazione, significa riproposizione della questione Dio: «L’assenza di Dio è diventata la ferita sempre aperta dello spirito europeo, per quanto ci si sia sforzati di dimenticarlo ricorrendo ad ogni sorta di narcotici […]. Né si è mai instaurato l’ordine radioso dell’antropocentrismo, quello che si sarebbe dovuto erigere sulle macerie di Dio»21. In questo tempo di limitazioni abbiamo accettato la sospensione di alcune forme della pietà popolare. Tale condizione ci ha privato di una modalità singolare e creativa per essere accanto alle nostre comunità. Non abbiamo respirato la “spiritualità popolare” o “mistica popolare”. La geografia religiosa, e penso ai nostri grandi Santuari, ha risentito delle pesanti limitazioni e della mancanza di una proposta evangelizzatrice che proprio in quei luoghi appare sentita e accolta. «Dalla prova la Chiesa italiana s’impegna a non prendere le distanze, a non barattarla con un improbabile rilancio, ma ad attraversarla con cuore credente. […] “Sapete leggere questo tempo?”; una domanda alla quale s’intende rispondere mettendosi in ascolto della realtà e assumendo alcuni impegni per co20

Cfr. FRANCESCO, Discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale, 19 dicembre 2019. 21 W. KASPER, Il Dio di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 1984, 21.

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struire il futuro. […] Riscoprire il primato dell’evangelizzazione e a ripensare gli strumenti più adeguati per far sì che nessuno sia privato della luce e della forza della Parola del Signore. Sapendo che l’esperienza della pandemia non lascerà le cose come prima…»22. I sussidi che abbiamo, a partire dalla Chiesa descritta in Atti 11,19-26, ci indicano con chiarezza i punti su cui porre l’accento, le 5 trasformazioni pastorali, le domande di fondo, e le piste per ricominciare. La formazione degli adulti è una delle mete privilegiate. - Questione ambientale. Restiamo una terra ad alta problematicità ambientale, i rischi continuano ad essere notevolmente sottovalutati. Molti slogan e protagonismi senza il prosieguo sperato, non devono lasciarci tranquilli! Non si può rinviare l’assunzione di una responsabilità condivisa, globale e planetaria. Il rischio di un collasso ambientale, le crisi climatiche, espongono l’intera umanità ad un punto di non ritorno. Bisogna iniziare tutti, e subito, a partire dai piccoli gesti e dalle nostre scelte ecclesiali. «La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare»23 e «riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta»24. La prospettiva dell’ecologia integrale è tale solo se include una visione antropologica e il concetto di uno sviluppo aperto al trascendente. Perché quanto stia22

CEI, Consiglio Episcopale Permanente, Comunicato finale, 24 settembre 2020. 23 FRANCESCO, Lettera enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015), n. 13. 24 Ivi, n. 15.

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mo attraversando con la pandemia non sia «l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare»25. - Intimamente connessa è la sfida della solidarietà e accoglienza. «Sarebbe necessario riconoscere il diritto al viaggio e alla ricerca di una vita migliore. Se questo avvenisse sarebbe più semplice e naturale una distinzione tra rifugiati politici e migranti economici, a livello dei paesi d’origine e di quelli di accoglienza o dei centri di raccolta. Questo consentirebbe di poter ricollocare in paesi sicuri gli accertati rifugiati politici e di creare poi flussi periodici di migranti economici, per inserirli regolarmente nei mercati del lavoro occidentali»26. La Chiesa non fa diagnosi sociologiche per nutrire l’informazione, ma per individuare nuovi spazi e tempi di intervento. Esistono imperativi che sono evangelicamente ineludibili. «La solidarietà oggi è la strada da percorrere verso un mondo postpandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali. […] Una solidarietà guidata dalla fede ci permette di tradurre l’amore di Dio nella nostra cultura globalizzata, non costruendo torri o muri – e quanti se ne stanno costruendo oggi – che dividono, ma poi crollano, ma tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umana e solida»27.

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FRANCESCO, Lettera enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020), n. 35. V. BARCHIESI, «Migrazioni e pandemia, tra sfide e opportunità», 4 giugno 2020, U-Blog, https://www.ublogger.org/ post/migrazioni-epandemia-tra-sfide-e-opportunit%C3%A0. 27 FRANCESCO, Guarire il mondo: 5. La solidarietà e la virtù della fede, Udienza generale del 2 settembre 2020. 26

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Permettiamo allo Spirito Santo di modificare la nostra umanitĂ per renderla conforme a quella del Figlio, l’unico Salvatore che può toccare la carne del prossimo.

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INDICAZIONI PASTORALI Scongiuriamo assolutamente la sensazione della smobilitazione, della resa e dell’incertezza pastorale. Piuttosto la fantasia pastorale ci incoraggi a spenderci con tutto il cuore per l’evangelizzazione e per il bene del popolo a noi affidato. Sono di stimolante attualità le parole del Maestro: «il buon pastore dà la sua vita per le pecore. Il mercenario, che non è pastore… abbandona le pecore e si dà alla fuga… Io sono il buon pastore, e do la mia vita per le pecore» (Gv 10,11-14). Con ogni sforzo e sempre nel rispetto delle regole anticontagio, dobbiamo intraprendere un nuovo percorso fatto di piccoli passi e di nuovi tentativi. Questa circostanza ha ulteriormente evidenziato l’urgenza della ‘conversione pastorale’. Certamente sarà nostro compito reinventare nuovi approcci pastorali e nuove modalità nelle forme di evangelizzazione e di catechesi. Non ci sfugga che «i pastori, e in modo particolare i parroci, “principali collaboratori del Vescovo”, devono avvertire con urgenza la necessità di una riforma missionaria della pastorale»28. Ne siamo certi: è tutto in gioco! Diocesi - Forania - Parrocchia In questi anni stiamo sperimentando la condivisione di un cammino tra le parrocchie, che si rende più urgente per assicurare la prossimità del Vangelo della carità in ogni cuore. Sentiamo certamente la fatica di una comunione che 28

CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Istruzione La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa (29 giugno 2020), n. 35.

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stenta a concretizzarsi, ma rinnovo con entusiasmo l’appello ad un cammino sinodale, che non si vesta di uniformità delle azioni, ma di comunione affettiva ed effettiva tra i presbiteri, i laici e il Vescovo. L’unità dell’azione pastorale è garantita dall’annuncio e dalla celebrazione della stessa Grazia, che arricchisce la diversità dei carismi e dei ministeri che lo Spirito suscita nella Chiesa per l’edificazione del Regno dei cieli. I fedeli laici, insieme ai Vicari foranei, ai Direttori degli Uffici e alle Associazioni laicali, sentono la necessità di riaffermare la ricchezza e l’opportunità di un percorso sinodale che si snoda nell’annuncio del Vangelo, nell’accoglienza del Magistero ecclesiale e nella testimonianza sacramentale e missionaria del nostro popolo. Rivalutare la Parrocchia non significa alzare i confini, ma permettere la nascita intorno al mistero Eucaristico della Comunità cristiana, che cresce e si fortifica nella comunione e nella fraternità con le altre parrocchie, e nella condivisione della missione battesimale e ministeriale. Una visione di Chiesa ispirata dal Concilio vaticano II e dalle indicazioni del Magistero ci apre alla corresponsabilità e alla comune vocazione al servizio: «a tutti i fedeli laici si richiede oggi un generoso impegno al servizio della missione evangelizzatrice, innanzitutto con la generale testimonianza di una vita quotidiana conforme al Vangelo nei consueti ambienti di vita e in ogni livello di responsabilità, poi in particolare con l’assunzione di impegni loro corrispondenti al servizio della comunità parrocchiale»29. Riflettiamo, prendiamoci tempo, soffermiamoci sul nuovo che può nascere e lasciamoci alle spalle ciò che non ci può più aiutare. 29

Ivi, n. 86.

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Non si escludano percorsi personalizzati per coloro i quali chiedono la ricezione dei Sacramenti, con una particolare e specifica attenzione all’anno liturgico, a prescindere dall’andamento dell’anno scolastico, focalizzando le tappe e i tempi che l’Anno Liturgico ci offre. Le stesse indicazioni della CEI chiedono di muoverci in questa direzione: a partire dalla prima domenica di Avvento, fino alla celebrazione di Cristo Re dell’universo, attraverso la profonda spiritualità del Triduo pasquale30, possiamo scandire il cammino dell’annuncio e della catechesi nelle nostre comunità. Il cammino educativo cristiano apra processi di conversione pastorale che facciano rinascere la forza missionaria di tutti i battezzati (EG 119), mediante un cammino sinodale che permetta: a) l’ascolto; b) la narrazione; c) l’edificazione della comunità; d) la creatività evangelica che generi cinque trasformazioni pastorali: - calma sapiente di tutti gli operatori; - riscoperta della centralità della famiglia; - cura dei legami; - immersione nel kerigma; - racconto del vissuto pastorale per una visione antropologica totale e dinamica che metta al centro il Cristo Signore. Domenica. È risorto il terzo giorno! La domenica è il giorno della Comunità orante che annuncia e testimonia nella liturgia e nelle opere la Carità del Suo Signore. In questo tempo di crisi siamo chiamati a celebrare con rinnovato entusiasmo la Parola che dà luce al nostro cammino e alla scuola del Vangelo celebrare l’Amore che si dona per la salvezza dei fratelli31. Occorre 30

Cfr. CEI, UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Ripartiamo insieme. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid, Roma 2020, 8. 31 Cfr. CEI, COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE,

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riprendere il giorno del Signore per riaffermare il primato di Dio attraverso queste tappe: - dare tempo al Signore; costruire la comunità; - dare significato agli eventi della storia umana; - celebrare il Regno di Dio presente in mezzo a noi. «La croce e il sepolcro possono diventare cattedre che insegnano a tutti a cambiare, a convertirsi, a prestare orecchio e cuore ai drammi causati dall’ingiustizia e dalla violenza, a trovare il coraggio di porre gesti divini nelle relazioni umane: pace, equità, mitezza, carità. Sono questi i germi di resurrezione, i lampi della Domenica, che rendono concreto e credibile l’annuncio della vita eterna»32. Il “nuovo” Messale, ormai diffuso, è un prezioso strumento e come tale va accolto, con la chiara visione delle mete e degli obiettivi che possiamo raggiungere attraverso l’azione liturgia della Chiesa. Questo strumento può aiutarci a ripensare la visione ecclesiologica, l’impegno etico, la carità e la valorizzazione della pietà popolare. Tutto confluisce al Mistero Pasquale di Cristo e da esso promana anche la forza di una vita nuova. I Vescovi italiani, nella Presentazione della terza edizione italiana del Messale Romano, ricordano: «il Messale non è semplicemente una raccolta di «testi» da comprendere e proclamare»33, e ancora, i presbiteri «di lì impareranno l’arte di evangelizzare e celebrare, che è condizione indispensabile per una fruttuosa ed efficace partecipazione ai divini misteri della comunità loro affidata»34. L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, È risorto il terzo giorno, una lettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia, Roma 2020. 32 Ivi, 19. 33 CEI, Messale Romano, 3a edizione italiana, Presentazione, Roma 2020, n. 9. 34 Ivi, n. 6.

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Iniziazione cristiana La comunità cristiana riprenda con le famiglie il percorso della Celebrazione Eucaristica domenicale. Si curino i percorsi di formazione dei ragazzi, secondo le capacità e le possibilità di ogni parrocchia anche in piccoli gruppi, in ambienti idonei, per un cammino creativo35. Obiettivo non è tanto la data della celebrazione dei Sacramenti, ma la ricerca vocazionale di Dio, presente nel cuore di ogni uomo, per generare e alimentare con la Parola e i Sacramenti l’incontro reale ed esistenziale con il Cristo, per una vita nuova nel cammino della Santità. Preparazione al matrimonio La scelta matrimoniale dei nostri giovani è un valore da custodire ed evangelizzare. La famiglia è il luogo della vita, della speranza e dell’amore. L’amore che nasce da un uomo e una donna è benedetto dal Signore e diventa nella realtà del Sacramento il segno dell’Amore di Cristo per la Chiesa. Non si trascurino, pertanto, gli appuntamenti con i fidanzati per un’adeguata preparazione al Matrimonio, con una proposta evangelica anche in piccoli gruppi, con l’annuncio della grazia e la testimonianza anche di quelle famiglie già formate alla vita ecclesiale. Prendiamoci cura della sofferenza e del dolore Molte famiglie sono esposte ad una estrema precarietà economica per la perdita del posto di lavoro o di altre fragilità emerse nel tempo della pandemia. La Diocesi ha istituito un fondo di solidarietà per le famiglie per un ulteriore 35

Cfr. CEI, COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, È risorto il terzo giorno, una lettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia, Roma 2020, 19.

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aiuto ai parroci nell’annunciare e vivere il Vangelo della carità. Gli anziani e gli ammalati, soli o in case di cura, sentano la preghiera di tutta la Chiesa. I parroci e i ministri straordinari della Comunione frequentino con assiduità i luoghi della sofferenza per portare la forza consolante della grazia di Cristo, nel rispetto delle disposizioni sanitarie statali e regionali. La pietà popolare In questo tempo di pandemia abbiamo vissuto la privazione di molte feste e incontri. Alle comunità spesso è mancata l’occasione della festa, dell’incontro, del ritorno al paese natale, delle tradizioni locali, delle fiere paesane. Ora è il tempo di ripensare e di valorizzare ciò che custodiamo per non permettere che vada smarrito per sempre. Ringrazio vivamente tutti i parroci, gli operatori pastorali e i comitati festa, per aver mostrato senso di responsabilità nel rispetto della normativa vigente per il contenimento del contagio. Ho potuto apprezzare il senso di comunione ecclesiale nel custodire l’essenziale annuncio della santità nella vita della nostra gente. Suggerisco di continuare ancora sulla stessa linea della sobrietà e dell’austerità, anche in rapporto alla raccolta di offerte, la cui disponibilità è notevolmente ridimensionata nell’economia delle famiglie. Non mancheranno i generosi segnali di ripresa e i provvidenziali inizi. Non lasciamoci rubare la Speranza Gli alunni e i genitori, investiti anche dalle precarie condizioni di lavoro, hanno bisogno della presenza di uomini e donne di carità. Sosteniamo con la preghiera e la 22


vicinanza coloro che con fatica portano avanti il progetto educativo delle nuove generazioni. La Scuola sente la difficoltà di costruire percorsi adatti alla crescita integrale delle nuove generazioni e ha bisogno della genuina freschezza del Vangelo36. Il nostro impegno sia concreto nell’offrire in questo tempo la forza rigenerante della carità per condividere la sfida educativa e garantire un’alleanza intergenerazionale a vantaggio di coloro che desiderano costruire un progetto di vita. Coloro che possono disporre di locali idonei non esitino a condividerli per fronteggiare il crescente bisogno di nuovi spazi educativi. I giovani fanno i conti con la debolezza di una cultura meramente orizzontale, schiacciata sul presente, senza memoria e senza speranza: osiamo annunciare e portare il Cristo – il Risorto – , colui che comprende e orienta l’intera storia umana verso l’eternità! Invitiamo i giovani a scoprire nel seno della comunità la vocazione alla santità, in percorsi di evangelizzazione alla vita cristiana, alla vita religiosa, sacerdotale e matrimoniale. Una riflessione particolare merita la pastorale giovanile: va sostenuta, incoraggiata e condivisa anche con nuove metodologie e nuove proposte. Alla ripresa delle nostre celebrazioni si è confermata la vistosa assenza dei giovani. Essi sono presi d’assalto da una molteplicità di proposte e di informazioni che frequentemente provocano disorientamento e false visioni della realtà. Non ultimo, contribuiscono a una visione individualistica e ad un impegno etico più strumentale che sapienziale. Entriamo nel mondo dei social, senza forzature giova36

Cfr. CEI, COMMISSIONE EPISCOPALE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, LA SCUOLA E L’UNIVERSITÀ, Educare, Infinito presente. Pastorale della Chiesa per la scuola, Roma 2020.

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nilistiche-adolescenziali, ma con il profilo di educatori e di uomini a cui la fede conferisce un supplemento di responsabilità, di visione e di sostegno. Tocca a noi il compito di indicare un orizzonte alto della vita e l’impegno verso il futuro. Il filosofo Albert Camus, molto opportunamente, ha scritto: «la vera generosità verso l’avvenire consiste nel dare tutto al presente»37, senza fantasiosi miraggi e con realistica prospettiva di speranza. Gli Uffici pastorali Gli Uffici Pastorali diocesani sono impegnati a proporre iniziative che non potranno ridursi alla ripetizione di appuntamenti scritti in calendario. Occorre una stagione di autentica conversione pastorale che parta dall’ascolto della realtà ecclesiale, da una programmazione che investa le relazioni di tutto il popolo di Dio e sappia attendere, nel discernimento dello Spirito, quelle azioni che con coraggio e parresia debbono realizzarsi in mezzo alle nostre comunità, in alleanza con le Associazioni, i forum giovanili e le Istituzioni locali per il bene comune, sui temi dell’accoglienza, dell’integrazione, della carità e della crescita delle nuove generazioni. Ogni cosa possiamo vivere alla luce dell’adagio paolino “Dum omni modo…” (Fil 1,18); non perdiamo di vista che la nostra missione è quella di trasmettere il Vangelo alle nuove generazioni. Celebrare la Carità ha spinto la Caritas diocesana a intraprendere una serie di lodevoli iniziative. La vicinanza alle famiglie è stata capillare ed efficace. Gli anziani, gli ammalati, gli studenti, sono i destinatari di una particolare attenzione. Il fondo di solidarietà per le famiglie consente di riannodare un dialogo pastorale tra famiglie lonta37

A. CAMUS, L’uomo in rivolta, Bompiani, Milano 2017.

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ne e parrocchia, attraverso la Caritas diocesana. Il percorso di questo anno pastorale farà riferimento al documento della Congregazione per il Clero: “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”38. Invito i parroci e gli operatori pastorali a tenere in debito conto il documento e farne traccia di catechesi e di riflessione in tutti gli appuntamenti pastorali. Come presbiterio ci ritroveremo per la presentazione del documento nel ritiro mensile di dicembre 2020. Carissimi fratelli e sorelle, gli Orientamenti Pastorali vanno accolti con semplicità e con la disponibilità pastorale a ricominciare. Non sono un vademecum di impegni o un prontuario di iniziative, mirano a suscitare il fraterno confronto e il dialogo, per intercettare vie comuni. Non si tratta di elencare le cose che dobbiamo fare o di varare nuove imprese con quell’instancabile frenesia che contrappone il pensiero con l’azione, il fare con l’essere. Persino la presunta contrapposizione tra dottrinale e pastorale contribuisce a sconfigger la gioia e l’entusiasmo che accompagna ogni inizio. Gli Orientamenti Pastorali servono prima di tutto a generare pensieri e riflessioni non teorici. Con gli Orientamenti Pastorali consolidiamo il patrimonio motivazionale e teologale per pensare alla Chiesa di questo tempo e, soprattutto, di questo territorio. Non racchiudono strategie, né offrono risposte, sono solo la provocazione a un discernimento ecclesiale che non isola i pastori dal gregge, né 38

CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Istruzione La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa (29 giugno 2020).

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confina i fedeli laici a meri destinatari, ma evidenziano lo sforzo sovrumano di una mirabile comunione per comprendere che «la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo»39. Negli Orientamenti Pastorali cogliamo lo sforzo di «dare priorità al tempo [ciò] significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi», «senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci»40, per avviare un dialogo fecondo e costruttivo nelle nostre comunità, con gli operatori pastorali e tra noi presbiteri, soprattutto con quanti desiderano impegnarsi per il bene comune. Non si esauriscono per quanto contengono, ma valgono per ciò che sono capaci di includere attraverso la riflessione, il dialogo e la preghiera. Non cediamo ai lamentosi tranelli, perché «all’inganno del “tutto va male” corrisponde un “nessuno può aggiustare le cose”, “che posso fare io?”. In tal modo, si alimenta il disincanto e la mancanza di speranza, e ciò non incoraggia uno spirito di solidarietà e di generosità»41. Questo è il tempo della radicale dedizione per edificare un futuro di speranza.

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CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium (21 novembre 1964), n. 1. 40 FRANCESCO, Esortazione Apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013), n. 223. 41 FRANCESCO, Lettera enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020), n. 75.

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La Vergine Maria interceda per noi, ci liberi dalla paura e infonda in noi la sua materna carità per essere in Cristo partecipi del suo regno e lodare, nel tempo e per l’eternità, l’Amore che non ha fine! Teggiano, 4 ottobre 2020 Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia

+ padre Antonio De Luca Vescovo

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Impaginazione e grafica Massimo La Corte

STAMPA Via Degli Edili, 101 - SAPRI (SA) Tel. 0973 603365 - E-mail: legatoria.cesare@alice.it



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