ANNO XXIX N 36 21 Ottobre 2012

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Anno XXIX 21 Ottobre 2012

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Gli oratori colorano di gioia la diocesi Domenica 7 ottobre si è tenuto il secondo incontro del progetto diocesano-oratori dal titolo: Jump, il salto della fede!

Don Tiziano, referente-oratori, ha spiegato che si tratta di una sfida a compiere un balzo in avanti, a fare un salto che corrisponde a una chiamata che ci viene da colui che ci ama. È il salto della fede, di chi corre incontro al Signore Gesù perché ha sentito la sua voce. È un salto coraggioso che è segno di una scelta risoluta, che riempie il cuore di gioia. Per i ragazzi dei nostri oratori, nell’anno della fede che il Papa ha voluto per la Chiesa, questo salto diventa un grido forte. “Jump!”. Sulla scia dell’ entusiasmo, la giornata si è aperta con la presentazione delle varie esperienze oratoriali estive e si è proseguito con una prima parte teorica. Chiaro è stato l’invito del dottor Bruni, pedagogista della FOM (fondazione oratori milanesi), a preparare i ragazzi a fare questo salto, ad avvicinare le loro famiglie, a rendere l’oratorio luogo di incontro, dove ognuno si senta accolto. - “Voi tutti qui presenti, educatori, animatori e coordinatori, ritenetevi importanti e promotori di un servizio gratuito che state svolgendo nelle vostre parrocchie, perché se siete lì, è perché qualcuno vi ha chiamati, e vi ama. Questo fa sì che non ci si aspetti nulla in cambio..”- ha più volte ribadito il relatore. La dott.ssa Verdecchia M. Chiara, pedagogista e responsabile del progetto, riprendendo quanto affermato dal suo collega, ha sottolineato l’importanza, da parte di coloro che educano, di formare e risvegliare le proprie coscienze, perché solo attraverso la consapevolezza della propria autenticità, si è in grado di trasmettere passione e testimoniare entusiasmo, di motivare, di incoraggiare i giovani a compiere decisioni definitive, di educare le loro intelligenze, la libertà e la capacità di amare. In questo senso, si insegna loro a sperare. Dinanzi a una tale fermezza data dalla

concretezza e competenza pedagogica dei relatori, i giovani e gli adulti presenti in sala, hanno risposto con entusiasmo, con la voglia di rimettersi in gioco e di imparare nuovi approcci educativo- metodologici per superare la sfiducia, la rassegnazione, che, come alcuni hanno affermato, vige in diverse parrocchie. Il pomeriggio si è svolto all’ insegna dell’apprendimento esperienziale con laboratori di clowneria, musica, sport, arte e grande importanza è stata data al laboratorio di progettazione dove i coordinatori hanno potuto imparare a fare un progetto educativo, come strumento di aiuto per organizzare l’oratorio. Tale competenza servirà a perseguire una continuità educativa tra obiettivi e attività, lasciando poco spazio all’ improvvisazione, spontaneismo e casualità. A conclusione, insieme ai tanti ringraziamenti, la dott.ssa Verdecchia, pur comprendendo le molte difficoltà inerenti al momento storico che si sta vivendo, ha esortato tutti ad andare avanti, “perché solo accettando il presente, guardando il futuro e attendendo la realizzazione dei nostri desideri, noi vediamo l’avvenire muoversi lentamente verso di noi. Si tratta di un cammino che non possiamo fare da soli, ma in stretta amicizia con Gesù Cristo”.

La celebrazione della festa del senor de los Milagros Costituisce la principale festività dei peruviani e da alcuni anni tale devozione è stata proclamata dalla Conferenza episcopale peruviana come patrono dei peruviani all’estero. Racconta la tradizione che il 13 novembre 1655 uno spaventoso terremoto colpì la città di Lima riducendo in macerie i palazzi e le chiese, inclusa la modesta abitazione di fango del quartiere di Pachacamilla, in cui un abitante di colore, anni fa, aveva dipinto l’immagine del Signore crocifisso. Ma nello stesso tempo in cui il terremoto distruggeva ogni cosa si manifestò il miracolo: il sisma rispettò il muro dove l’antico schiavo angolano immortalò il Signore; questo bastò affinché il popolo cominciasse a venerarlo. Trentadue anni dopo un maremoto distrusse il Callao il 20 ottobre del 1687, scosse la capitale fino alle fondamenta distruggendo la piccola

cappella che era stata innalzata in onore della miracolosa immagine, eccetto l’altare maggiore, lasciando intanto un’altra volta il Signore della Croce. Alla fine Quel tragico giorno di più di trecento anni fa fece che per la prima volta si portasse in processione per le polverose vie del quartiere di Pachacamilla, una copia dipinta ad olio del Signore dei Miracoli, e si stabilì di ripetere la processione tutti gli anni i giorni 18 e 19 ottobre. Un altro terremoto avvenuto il 28 ottobre 1746 distrusse gran parte della riedificata cappella e del monastero, rispettando nuovamente la miracolosa immagine. Questa data diede origine alla terza ricorrenza annuale della famosa processione.

L’anno 1766, il Virrey (messaggero del regno spagnolo) decise di iniziare la ricostruzione di un nuovo tempio che fu inaugurato il 20 gennaio 1771, lo stesso che, con qualche rifacimento, presta servizio ai fedeli ancora oggi. Nella nostra diocesi la comunità latinoamericana celebra questa devozione sin dal 2001 ogni terza domenica del mese di ottobre nella chiesa parrocchiale di san Pio V in Grottammare, come espressione della propria fede e manifestazione della diversità dei popoli uniti soto l’unica croce di Cristo. D.Luis Sandoval Direttore Diocesano Migrantes


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