Anno xxxii n° 17 10 maggio 2015

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO ANNO XXXII N° 17 - 10 Maggio 2015 € 1.00

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EDITORIALE

Auguri Mamma!!! Ma fino a quando? Mamma…e c’è subito il rischio di scivolare su un tappeto di petali di rosa, di non ritrovarsi tra una selva di fiori, di gettar baci a profusione. Sulla scena del mondo, oggi, ci sentiamo attori a getto continuo, sbirciando il vicino per poter fare sempre di più. È una maschera o viene dal cuore? Un tempo, quando le feste erano solo quelle del calendario, si rubava una rosa nel giardino del vicino da infilare nel collo di una bottiglia a restare a testa in giù fino alle pulizie pasquali. I sentimenti restavano dentro a costruire silenziosamente la vita. E si era gelosi di quel nome che veniva troncato a metà strada, quasi per evitare di farne spreco: Ma’!

Oggi che per molti di noi “lungo è il percorso e breve la speme” parafrasando il Leopardi, ci si accorge che intorno a quel nome è stata costruita la propria vita; ci si aggrappava nelle tempeste, sicuri di trovarla sempre in attesa. In lei si ritrovavano gli affetti e l’unità familiare. Quanto importante è la “disponibilità materna”! Donald Winnicott, psicanalista inglese, nel libro “il bambino e la sua famiglia”, così scrive: “Se il mondo ha continuato a girare da millenni, ciò si deve al fatto che la conoscenza del significato della vita originaria del bambino è depositato in ciò che si chiama “disponibilità materna”, la quale, forse, costituisce il patrimonio ereditario più prezioso agli effetti della sopravvivenza della specie”. Quante sono le mamme oggi consapevoli di questa responsabilità? Quanti figli, tornando a casa non hanno più la gioia di pronunciare quel nome, magari al risparmio come si faceva un tempo? L’egoismo è diventato il signore della nostra storia, lasciando sul posto del combattimento gli affetti più cari, cui nessun progresso potrà sopperire. Il sacrificio è stato cancellato dal dizionario familiare, il suo posto è stato preso da un soggettivismo inquieto e sempre insoddisfatto. Il divorzio facile frantuma la vita e passa come un rullo compressore sul pianto di quanti hanno perso la bussola dell’esistenza. Mai una legge in favore della famiglia. Quante picconate! L’ultima, sul divorzio come la tela di Penelope, l’hanno data con votazione bulgara per paura che ci fosse qualche ripensamento. Intanto avanza il «gender» a sostituire nomi che sanno di stantio. “Mamma” è stata la canzone che ha sempre commosso l’emigrante: e in “son tutte belle le mamme del mondo” ritrovavi la tua che, schiva da ogni esteriore forma di affettuosità, ti abbracciava ogni volta che i suoi occhi si incrociavano con i tuoi. AUGURI MA’!!! Pp.

EXPO: il Papa interviene in diretta all'apertura dell'Esposizione Universale a Milano

MAGGIO: MARIA, LA MAMMA E LE ROSE

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PriMO MaggiO fEsta Di s. giUsEPPE LaVOratOrE “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Proprio con le parole del Padre Nostro Papa Francesco ha esordito nel discorso di apertura dell’Expo. “Vorrei che oggi ogni persona che passerà l’Expo di Milano - ha affermato possa percepire la presenza dei volti degli uomini e delle donne che hanno fame e si ammalano e muoiono”. Il Pontefice ha sottolineato che “l’Expo fa parte di questa cultura dell’abbondanza se non si cambia la mentalità dello spreco”. “Penso – ha aggiunto – a tanti uomini e donne che patiscono la fame e i milioni di bambini che muoiono di fame nel mondo”. “L’Expo e’ un’occasione propizia per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di non sprecarla”, ha proseguito nel suo intervento in diretta dal Vaticano durante la cerimonia inaugurale dell’Expo. “Esiste, ha detto, “la voce di tanti poveri che fanno parte di questo mondo e

cercano di guadagnarsi con dignità'” di che vivere. “Vorrei farmi voce di questi fratelli, che Dio ama come figli. Dio ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre ‘dacci oggi il nostro pane quotidiano'”, ha soggiunto. “Vorrei – ha sottolineato – che oggi ogni persona che visiterà Expo possa percepire la presenza nascosta dei volti di uomini e donne che hanno fame, che si ammalano e persino muoiono a causa di una alimentazione carente o nociva”. “Facciamo in modo che Expo sia espressione di un cambiamento di mentalità per fare in modo che le nostre azioni abbiano un impatto su chi vicino o lontano soffre la fame. Soprattutto i bambini – ha poi ribadito il Pontefice -. E’ una grande sfida a cui Dio chiama l’umanità: smettere di abusare del giardino che Dio ci ha affidato perché tutti possano mangiarne i frutti”.

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TESTIMONI DI vITA CONSACRATA

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NON SOLO ''BLACK BLOC''

La complicità della "zona grigia"

“Finestra aperta sul nostro seminario regionale”

È proprio difficile accettare che una città come Milano venga messa a ferro e fuoco da qualche centinaio (forse un migliaio) di “black bloc”. Ancor più dopo aver ascoltato i bambini del coro dell’Expo, con i loro grembiulini bianchi, cantare “siamo pronti alla vita”. Senza facili sentimentalismi ci avevano appena riempito il cuore di speranza, perché loro sono il nostro futuro. Ed ecco, invece, il presente materializzarsi come un’orda nera di giovani e meno giovani con il volto celato dai caschi e dai passamontagna, con le mani occupate a violentare la città. Ore di guerriglia urbana nel cuore di una capitale dell’Occidente

che per sei mesi avrà su di sé gli occhi del mondo. Non è il momento delle analisi sociologiche. Prendiamo atto del fatto che nel ventre dell’Europa c’è un cuore nero di odio che non perde occasione, con tecniche raffinate di guerriglia e di mimetizzazione, per portare lo scompiglio e la violenza fra la gente comune.

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IL PELLEGRINAGGIO A LORETO

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Elezionimarche. Depositate le liste: cinque i candidati governatore. Acquaroli, Ceriscioli, Maggi, Mentrasti e Spacca gli sfidanti ANCONA - Cinque candidati presidenti alla Regione Marche. Depositate liste e simboli presso la Corte d'Appello di Ancona. Tra loro il presidente uscente Gian Mario Spacca, in lizza per la terza volta, dopo avere rotto con il centrosinistra (con cui ha governato per anni), questa volta sostenuto da Marche 2020 (la sua lista in cui sono confluiti anche candidati di Area Popolare), Forza Italia; l'ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli del Pd, sostenuto da Pd, Uniti per le Marche e Popolari Marche-Udc. E ancora Gianni Maggi di M5S, Edoardo Mentrasti (Altre MarcheSinistra Unita), Francesco Acquaroli con la coalizione Centrodestra Marche (Fdi-An e Lega).

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MOntELParO DaL PaPa

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Maggio: Maria, la mamma e le rose

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la madre di Dio viene venerata con infiniti nomi, quasi a dirne l'infinità di grazie che ottiene ai suoi figli di Anna Rotundo Il mese di maggio e delle rose è per i cattolici dedicato tradizionalmente alla Madonna e alla preghiera del Rosario, “corona di rose”. Il maggio delle rose e della Madonna ha origine antichissime che si radicano nel tentativo di cristianizzare le feste pagane in onore della natura, quando si pensò che nella Madonna, "Rosa Mistica", si potevano unire insieme i temi della natura e della Madre di Dio. Sappiamo che molto prima del cristianesimo, fin dall’età della pietra, si sono ritrovati templi dedicati alla Grande Madre con centinaia di ex voto: l’antropologia culturale ci dice che quando il cristianesimo arriva in ambienti in cui la religione della Madre aveva già radici antichissime, Maria diventa automaticamente "Madre di Dio" (Theotókos), molto prima dell’approvazione del Concilio di Efeso; e per secoli Maria, il “volto materno di Dio” è la taumaturga, la buona madre, la dispensatrice di grazie. Le sue apparizioni fra le genti della montagna o del mare si fanno frequenti e ricorrenti, specie in epoche di grandi difficoltà. E’ così bello oggi vedere come piccoli santuari in onore a Maria siano presenti ovunque nel nostro territorio: lungo i fiumi, vicino ad uno stagno, negli anfratti di una caverna, alle radici di una grossa quercia, nei pressi di una sorgente, su una collina dominante una valle. E anche dopo il mese di maggio, tante sono le città, i paesi e le comunità parrocchiali che celebrano feste in onore della Madonna, amabilmente onorata con i più svariati titoli: come Madonna della Marina, della Montagna,

Madonna delle Grazie: insomma, con infiniti nomi, quasi a dirne l’infinità di grazie che questa madre buona ottiene ai suoi figli. Certamente le feste religiose hanno anche un grande significato antropologico: già ad Atene le grandi feste panatenaiche erano il momento di auto-identità della città, tant’è che quando vennero re-istituite, durante la guerra del Peloponneso, Atene rilanciò se stessa come immagine. Così è per le nostre processioni: quell’avanzare lento della statua, tra i canti sacri, in mezzo alle case della gente, significa aggregazione della comunità, ribadisce la propria appartenenza a un territorio, mette in contatto col soprannaturale attraverso il gesto sacro, ha forte incidenza psicologica con la preghiera in movimento e fa prendere coscienza del proprio essere pellegrini su questa terra, nella quale si è di passaggio: “Salve regina!...a te ricorriamo in questa valle di lacrime….” E se Dio stesso ha scelto di avere una donna per madre, vuol dire che non si può avere un’adeguata ermeneutica di ciò che è umano, senza un adeguato ricorso a ciò che è femminile; solo la differenza tra l’“io femminile”, e l’“io maschile” potrà arricchire e completare l’espressione dell’humanum in tutti gli ambiti della società, come ci ricorda un bellissimo pensiero di Pavel Evdokimov: “Il mondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcun ruolo è sempre più un mondo senza Dio, poiché senza madre Dio non può nascervi”. Zenit

il superiore generale dei fatebenefratelli: «L’Expo sia l’occasione per riscoprire l’ospitalità» «Questa città ha l’occasione storica di lasciare un segno, di rilanciare uno stile di vita sobrio e ospitale. Se oggi San Giovanni di Dio fosse a Milano ripeterebbe “fate del bene fratelli, a voi stessi” perché aiutare gli affamati e i sofferenti non fa bene solo a loro ma anche a noi: come ha ricordato il Papa, l’Expo è un’occasione di globalizzare la solidarietà, io aggiungo che è un’occasione per riscoprire l’ospitalità come stile di vita, nella vita di tutti i giorni». Così fra Jesus Etayo, superiore generale dei Fatebenefratelli, ha commentato l’apertura dell’Expo alle porte di Milano, dove si trovava per celebrare la memoria di San Riccardo Pampuri. A Trivolzio, dove riposa il Santo, fra Etayo ha ricordato in cosa consista il carisma dell’ospitalità che caratterizza l’Ordine Ospedaliero da cinquecento anni. «Dedicarsi all’assistenza degli ammalati e dei bisognosi, aprire la nostra casa al forestiero e accoglierlo affinché si senta come a casa propria, accogliere incondizio-

natamente …» ha spiegato, commentando: «l’ospitalità è ciò che fece Cristo, il buon samaritano, ciò che visse fino all’estremo San Giovanni di Dio ed è ciò che fanno i nostri confratelli in Liberia e sierra Leone». I fatebenefratelli sono una delle congregazioni religiose in prima linea sul fronte di Ebola, una prova che li induce a vivere con ancor maggiore intensità il loro anno vocazionale all’ospitalità, che è in corso. Impegnati nell’assistenza dei malati, degli anziani e dei disabili, sono impegnati in un approfondimento anche teologico e pastorale del loro impegno: «Siamo chiamati a una conversione – ha detto il superiore generale nel pomeriggio, incontrando la provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine – per vivere la nostra consacrazione con maggiore esigenza ed audacia, superando soprattutto mediocrità e ambiguità, smettendo di guardare solo a noi stessi in molte occasioni, o, come dice il Papa, superando l’autoreferenzialità, manife-

Parola del Signore SESTA DOMENICA DI PASQUA - ANNO B il signore Ha riVelato ai popoli la sua giustiZia

Dal Vangelo secondo gioVanni Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. (GIOVANNI 15,9-17) Il messaggio di questa domenica è come il coronamento di quanto è stato proposto nelle precedenti domeniche del tempo pasquale: il segno inconfondibile della presenza del Risorto nel mondo è l’amore, che Dio ha diffuso nei nostri cuori col dono del suo Spirito. Gesù parla soprattutto dell’amore fraterno, di cui egli stesso ha dato l’esempio. L’amore, poi, fa conoscere Dio, perché «Dio è amore». Esso ci porta a superare tutte le fratture e a uscire dai nostri egoismi, sull’esempio della prima comunità cristiana, che si apre ai pagani.

stando con i fatti la gioia e l’entusiasmo di vivere la nostra vocazione» ha sottolineato, chiamando ogni confratello a un periodo di discernimento e, eventualmente, a «rivedere la loro forma di vita, per mettere al centro Dio e le persone sofferenti». Perché, ha detto, «la gioia e l’entusiasmo della nostra vocazione rendono feconda l’opera di Dio, il carisma e la missione, mentre l’ambiguità e la mediocrità la rendono sterile». L’obiettivo? Non essere “funzionari dell’ospitalità” ma “testimoni dell’ospitalità”.Del resto, come ha detto monsignor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, ricordando san Pampuri, che era un religioso dei Fatebenefratelli, «non crediamo che siano le circostanze a scegliere per noi il prossimo che dobbiamo servire ma dobbiamo essere noi a prendere questa decisione e a vivere in conformità di questa decisione». Un concetto che il superiore provinciale dei Fatebenefratelli, fra Massimo Villa, ha declinato illustrando l’impegno dell’Ordine sul fronte delle nuove povertà, «un impegno che sta ampliandosi mese dopo mese, esattamente come si amplia il bisogno sociale, e che trova un riscontro importante anche nella disponibilità dei laici: non è un mistero che alle nostre strutture arrivino anche molte persone che non sono in grado ne-

La complicità della "zona grigia" Non finiremo mai di chiederci, però, come sia possibile per mille violenti infiltrarsi in una manifestazione e poi riuscire a dileguarsi senza il complice sostegno e silenzio di quello che solo apparentemente è un popolo antagonista non violento. Non abbiamo sentito le scuse degli organizzatori della manifestazione di protesta, né una presa di distanza. Piuttosto, abbiamo ascol-

tato arroganti parole di adesione, soddisfazione e complicità. È quella che gli esperti chiamano la “zona grigia”. Possiamo permetterci di sottovalutarla? A quel qualcuno che ha chiesto alle autorità civili l’autorizzazione a manifestare, non andrebbe chiesto conto di quanto è accaduto? Oggi si discute di chi pagherà i danni a quanti sono stati colpiti e danneggiati. Un’idea ce l’avremmo. La legge non lo prevede, ma come accade negli stadi di calcio che vengono chiusi, almeno dovrebbe essere interdetta la piazza ai violenti. A tempo determinato? Fate voi. Nel frattempo l’Europa intera, attraverso le sue polizie e le sue intelligence deve costruire un’anagrafe del nuovo terrorismo interno. Questo anarchismo intermittente - non facciamoci illusioni - può divenire il terreno di coltura di un nuovo terrorismo. Meglio correre subito ai ripari. anche di pagare il ticket e che possono ricevere assistenza grazie alla “mutua di san Giovanni di Dio”, che è alimentata dal volontariato dei professionisti che collaborano con noi». Una cultura dell’ospitalità di cui san Riccardo Pampuri fu un grande testimone, ha sottolineato Fra Etayo, «come giovane, come medico e come fatebenefratello», e che «può germogliare anche nel mondo dell’Expo, se, appunto, la nostra attenzione a quest’evento non si ferma al business e se si riesce a trasformare questo senso di condivisione dell’evento in un senso di condivisione della giustizia sociale e diritto al cibo, come ha chiesto papa Francesco».

Poiché l’amore è da Dio, chi è generato da lui e si muove nel circuito del suo amore, conosce Dio, esprime cioè nella carità il suo essere figlio di Dio. L’amore vissuto dal credente è una realtà divina che ci fa andare incontro al Padre, che ci dona il suo Figlio unigenito. Per sollecitarci a vivere questa realtà dell’incontro con il Cristo il Vangelo ci propone l’ennesimo appello: “Rimanete nel mio amore”, un invito pressante all’impegno, alla risposta alla chiamata di Dio all’amore, all’amicizia con Lui. Un impegno di vita che ci rende amici del Signore, suoi discepoli, coloro che godendo della sua amicizia,vivono in rapporto di obbedienza, ma nella libertà della dedizione e della risposta. Rimanere nel suo amore = osservare i suoi comandamenti = amare Dio e il prossimo. Innamorarsi di Gesù, legarsi a Lui implica l’innesto profondo nella sua vita fino a sentire la responsabilità, la gioia e la tensione continua di rimanere fedeli a tutte le sue parole, a tutti i suoi insegnamenti. Solo nella sequela rimaniamo fedeli. Solo in Lui, con Lui e per Lui possiamo essere certi di essere sulla strada che ci porta al Padre, alla felicità e all’amore eterno. O Dio Padre eterno, che ci hai amati per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché ricevessimo la vita per mezzo di lui, fa’ che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli. RICCARDO PILLOLE DI SAGGEZZA: RESTARE NELLA CARITA’, PER RIMANERE IN DIO (GIOVANNI XXIII) MIO DIO, SE vOI SIETE OvUNQUE, COM’E’ POSSIBILE CHE IO SIA TANTO SPESSO ALTROvE (MADELEINE DELBREL)


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Primo Maggio festa di s. giuseppe Lavoratore Il vescovo incontra il mondo del lavoro Primo Maggio festa di s. giuseppe Lavoratore è la festa del lavoro. Una festa declinata in tanti modi, che ha una lunga storia e tradizione legata al suo nascere come festa che riconosceva i diritti e doveri dei lavoratori e un’attenzione al mondo del lavoro da richiamare. Una festa che ha assunto il tono giocoso della festa tra musica e sole, una festa che oggi l’urgenza dei tempi chiede riscopra la sua dimensione più profonda di giornata dedicata al tema del lavoro, anzi per essere più corretti dedicata ai lavoratori. C’è una zona della nostra città, l’Agraria a Porto d’Ascoli che da quaranticinque anni celebra il primo maggio con una festa che coinvolge l’intero quartiere. Una festa di famiglia e di famiglie, che hanno costruito con il proprio

lavoro un quartiere, hanno contribuito con una spiccata laboriosità all’autonomia, alla crescita, alla libertà della comunità locale con uno spirito di appartenenza che si è mostrato anche come spirito di solidarietà. Mentre le vie dell’Agraria si animano dei colori e sapori della festa, tra giochi, palloncini e buon cibo, c’è anche l’occasione di mostrare la vicinanza della Chiesa attraverso la preghiera e la celebrazione Eucaristica, a cui affidare i lavoratori e il suffragio di chi ha perso la vita mentre lavorava. Quest’anno per la prima volta, c’è stata la presenza del vescovo invitato dalla parrocchia a celebrare l’Eucaristia. Prima della celebrazione ha incontrato alcune realtà del mondo del lavoro per mostrare la vicinanza della chiesa e aiutare a non perdere la fiducia. Il vescovo ha ascoltato le voci del mondo del Carissimi tutti, è ormai prossimo l’appuntamento di preghiera, per tutte le famiglie, che vogliamo riproporvi anche quest’anno, come da calendario, la sera del 13 MAGGIO, nelle vostre parrocchie. Siamo certi che sarà un tempo di grazia grande per chi, insieme alla propria Comunità parrocchiale, si radunerà per pregare contemporaneamente alle altre parrocchie diocesane. Sarà anche una sera speciale, perché tutta la Chiesa ricorda la prima apparizione della Madonna a Fatima. Speriamo che nessuno manchi a questo appuntamento per pregare uniti. Un abbraccio fraterno L’Equipe dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare

lavoro. Il momento, promosso dalla Pastorale sociale del lavoro diocesana, è stato l’occasione di ascoltare l’esperienza del rappresentante del CNA che a Comunanza ha attivato una serie di iniziative con le scuole per educare al lavoro e alla riscoperta di lavori tradizionali coinvolgendo le competenze delle famiglie. La difficoltà di un lavoratore precario del sentirsi definito attraverso denominazioni legate all’avere o no lavoro quando ci si sente per prima cosa un essere umano. Significativa la testimonianza di una donna lavoratrice proprio dell’Agraria, Adele, che ha raccontato al vescovo la storia di un quartiere dove molti sono venuti per lavorare costruendo attività e così le proprie case li dove c’erano i campi. Una rete produttiva che in parte si è interrotta dopo l’esperienza indimenticata dell’alluvione che ha messo in ginocchio il quartiere, ma ha anche fatto emergere tanta solidarietà. Ma come la gente dell’Agraria, anche Adele ha raccontato di essersi sempre rimboccata le maniche, ricominciando sempre e mettendo su insieme ad alcune amiche un’attività e credendoci e affidandosi anche alla Provvidenza, anche quando per un anno non hanno avuto nessuno stipendio. Storie di lavoratrici donne che hanno fatto davvero il quartiere come la signora Severina, un “mito” ha detto qualcuno, che trasferitasi dalla campagna aprì una bottega nel quartiere. Il vescovo ha ricordato l’importanza del condividere, le energie spirituali e materiali, perché ci sia un vero sviluppo integrale, per tutto l’uomo e per ogni uomo. La Chiesa è presente per ricordare il valore del lavoro che deve promuovere l’uomo. Monica Vallorani

MLaC: Veglia di preghiera per il lavoro “Come Giuseppe, custodi della speranza.” è stato il titolo della veglia che il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica della diocesi di San Benedetto ha proposto alla vigilia della festa del Primo Maggio. Festa di S. Giuseppe Lavoratore e tradizionalmente la festa del lavoro. Una veglia di preghiera a cui il MLAC ha invitato, uniti alle tante veglie che in molte parti d’Italia sono state organizzate, per pregare per il mondo del lavoro, le difficoltà e sofferenze dei lavoratori, per affidarci a S. Giuseppe e al suo esempio di custode attento e paziente, laborioso e fiducioso. La veglia di preghiera ha avuto anche un significato particolare perché si è svolta all’interno del capannone di una realtà lavorativa, la Piemme dell’Agraria che ha aperto le porte della grande officina per accogliere tutti coloro che hanno voluto sostare insieme in preghiera. La veglia, guidata dall’assistente unitario di Azione Cattolica don Luigino, ha richiamato forte la responsabilità e la solidarietà di ognuno di noi per costruire cammini di speranza giusti e nuovi per il lavoro, la custodia della terra, possibili solo se affidati a Cristo Signore. I vari momenti della veglia sono stati scanditi da dei segni come un lumino, la Bibbia e la Dottrina Sociale della Chiesa che ci indicano la via e il centro da dove nasce la giustizia, l’equità dell’economia e l’impegno a che ogni uomo viva con dignità. Il segno della terra ha ricordato, così come dice papa Francesco, l’impegno a custodirla come un prestito, che è stata consegnata poi a ogni partecipante. E poi anche una tuta e la busta paga di un lavoratore a ricordare tutti coloro che erano al lavoro, o che lo cercano, e il diritto alla giusta retribuzione e al lavoro che permette di vivere e “unge di dignità”. Un momento prezioso questo offerto dal MLAC diocesano per fondare ogni impegno sulla Parola, per affidare le preoccupazioni e le incertezze del mondo del lavoro oggi al Signore, per ritrovarsi insieme, e mai soli, come Chiesa, come comunità ad essere attenti custodi dei diritti e doveri degli uomini. Monica Vallorani

BRASILE - Messaggio dei vescovi per il Primo Maggio: “Non possiamo convivere con il lavoro schiavo” Brasilia (Agenzia Fides) – In occasione del Primo Maggio, nella giornata dedicata in tutto il mondo al tema del lavoro, la Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) ha pubblicato un messaggio rivolto ai lavoratori per confermare il sostegno della Chiesa "agli uomini e le donne che, per mezzo del lavoro, costruiscono vie di vita e di fratellanza". Nel messaggio i Vescovi brasiliani hanno riaffermato con forza la necessità di difendere e allargare i diritti dei lavoratori, citando esplicitamente le misure di tutela sanitaria in caso di malattia, la pensione, l'assicurazione contro la disoccupazione, i bonus salariali. L'attacco a tali diritti - ha ribadito l'episcopato brasiliano "rappresenta una minaccia per i lavoratori". Nella parte conclusiva del messaggio, i Vescovi brasiliani hanno espresso la loro preoccupazione "per il numero di lavoratori che sono ancora in regime di schiavitù", sollecitando con forza la proposta di modifica costituzionale 57/1999, già approvata al Senato, che prevede la punizione legale per le aziende che si avvalgono del lavoro schiavo. "Non possiamo più convivere" si legge nel documento della CNBB "con questa realtà che mina la dignità della persona umana". (CE) (Agenzia Fides)

Il 25° di sacerdozio di don Patrizio Spina, parroco della chiesa del Sacro Cuore di Martinsicuro di Floriana Palestini

Mercoledì 29 aprile è stata una giornata carica di emozioni per don Patrizio Spina, giunto al 25esimo anniversario di sacerdozio: la chiesa era gremita, l’abside colmo di amici sacerdoti venuti a Martinsicuro da tutta la diocesi per festeggiare il parroco del Sacro Cuore di Gesù. In prima fila, tra l’assemblea, presente il sindaco della città Paolo Camaioni con alcuni assessori, e a seguire anche alcuni amici di Castignano. Il vescovo Carlo ha presieduto la S. Messa delle 18:30 e commentando il brano del vangelo del giorno (Mt 11,25-30) ha paragonato gli umili che hanno fiducia nel Signore alla figura del sacerdote, poiché «il sacerdote prima ancora di essere una persona che celebra la messa e i sacramenti è uno che ha saputo fidarsi del Signore. Un sacerdote è la testimonianza del fatto che una vita fondata sul Signore è bella e degna di essere vissuta. Passati venticinque anni dall’ordinazione sacerdotale, arriva il momento di rendere grazie a Gesù, perché il sacerdozio è un dono immeritato: noi preti non ci siamo meritati il dono del sacerdozio, ci è stato dato gratuitamente dal Signore. Se non ci fidiamo del Signore, come può egli farci dei doni? Il sacerdote è dono di Dio, Lui lo ha donato alla Chiesa e la presenza del sacerdote rappresenta la ricchezza della grazia di Dio per ciascuno di noi.”.“Il sacerdote inoltre, ha concluo il vescovo Carlo, deve imparare dai più umili a farsi piccolo davanti alla grazia di Dio e riconoscersi segno sacramentale della presenza di Cristo in mezzo a noi”.


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Testimoni di vita consacrata A tu per tu con suor vittoria, impegnata nella Caritas diocesana

di Floriana Palestini

“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. […] In verità io vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.” Con queste parole del vangelo di Matteo (cap. 25, 35-40) si può riassumere l’opera delle suore del Piccolo Fiore di Betania in Caritas, parole che ha ricordato il vescovo Carlo, nel luglio dell’anno scorso, durante la celebrazione per il trasferimento delle suore del Piccolo Fiore presso la struttura stessa. Abbiamo incontrato suor Vittoria, impegnata in Caritas insieme a suor Smitha, per saperne di più sulla loro vita e sul prezioso servizio che svolgono nella nostra diocesi. Suor vittoria, quando è arrivata a San Benedetto? Io, suor Smitha e suor Tarcisia siamo a San Benedetto dal 2013: nel mese di dicembre siamo arrivate a Santa Gemma, ma insieme al vescovo Carlo abbiamo deciso che era più opportuno metterci a disposizione presso la Caritas, dove siamo dal giugno 2014. Il nostro stesso fondatore, mons. Raimondo Francesco Camillo Mascarenhas, aveva il desiderio di lavorare con tutte le persone, specialmente i poveri o quanti si trovano in situazioni di emergenza. Noi del Piccolo Fiore di Betania seguiamo l’esempio della beata Vergine Maria come serva di Dio nella fede, lo zelo missionario di santa Teresa del Bambin Gesù e cerchiamo di essere veri discepoli come lo furono Marta, Maria e Lazzaro di Betania. Divenendo serve di Dio, trasmettiamo l’amore compassionevole di Gesù al nostro servizio ai poveri ed emarginati, seguendo le orme di santa Teresa del Bambin Gesù e ripetendo il nostro motto: “Eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la Tua Parola”. Di cosa vi occupate in questa struttura? Noi aiutiamo in mensa insieme a dei volontari, serviamo il cibo e stiamo in cu-

cina fino alla fine del pranzo, l’unico pasto che offriamo, se si esclude la colazione. Io e suor Smitha ci occupiamo anche dei vestiti e di controllare le docce, mentre un’altra sorella distribuisce i viveri. Siamo contente di rispondere pienamente al nostro carisma, che è quello di lavorare con i poveri. Oltre a persone con gravi difficoltà economiche, bussano alla nostra porta anche drogati, ubriachi. Cerchiamo di parlare con loro, ascoltarli, dare loro cose urgenti come i vestiti o il cibo. Molte persone che vengono qui non hanno nemmeno una casa e questa è una “casa aperta”, dove possono trovare (quasi) tutto ciò di cui hanno bisogno. Molti gestori di alimentari e supermercati ci regalano i viveri: grazie a loro facciamo poca spesa perché ci arrivano tante buone cose e possiamo mantenere tutti quelli che vengono a chiederci qualcosa. Dal punto di vista spirituale abbiamo l’appuntamento fisso del giovedì, con la S. Messa. Noi consacrate cerchiamo di coinvolgere chi viene in Caritas a partecipare alla messa, parlando con le persone, ascoltandole, e soprattutto testimoniamo con la nostra stessa vita l’amore di Dio per gli ultimi della società. Non è sempre facile parlare con le persone, perché può capitare qualcuno all’apparenza violento o irascibile, ma che si calma con qualche parola di conforto. In genere di quante persone vi occupate alla mensa? Sono sempre le stesse o vedete anche qualche faccia nuova? Per la mensa tornano quasi sempre le stesse persone. Ogni 15 giorni distribuiamo i viveri, mentre alla distribuzione dei vestiti ci sono sempre molte persone. Alla mensa, inoltre, siamo arrivati a circa quaranta persone, molte di più rispetto ai mesi scorsi. C’è molto lavoro lì perché ognuno ha esigenze particolari:

ABORTO A PADOvA. C’È SEMPRE UNA STRADA PER TUTELARE MAMMA E BAMBINO Ora la magistratura accerti le gravi responsabilità che sicuramente ci sono state La notizia di un aborto eseguito in fase molto avanzata di gestazione nella clinica ostetrica del policlinico universitario di Padova è di quelle che riempiono di dolore. «Non ci permettiamo di giudicare la madre che ha deciso impedire a suo figlio di vedere la luce» commenta Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita. «Ad essa vorremmo solo dire che vi era la possibilità di altre soluzioni e che avremmo potuto e voluto aiutarla, se la sua scelta fosse stata frutto di disperazione. «La maggiore o minore età gestazionale del bambino non cambia evidentemente la natura dell’atto, ma fa differenza agli occhi della legge e la magistratura, doverosamente, sta indagando sull’eventuale falsificazione dei dati presenti nella cartella clinica. Tuttavia, se anche non dovesse esserci stato dolo nell’accertare l’età gestazionale, come si può non stigmatizzare la superficialità con cui sono state accertate le condizioni della donna e del suo bambino? Non doveva essere particolarmente complicato determinarne le reali condizioni, considerato che l’aborto dopo i 90 giorni è consentito solo in caso di grave pericolo per la vita della madre o per la presenza di gravi malformazioni fetali (tali da creare grave pericolo per la salute della donna) e che gli esami per accertare la presenza di tali circostanze devono essere effettuati all’interno della struttura dove l’aborto viene eseguito. «In ogni caso, quando sussista la possibilità di vita autonoma del feto, l’aborto può essere praticato solo in presenza di pericolo di vita per la madre e adottando ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto. Qualcuno evidentemente ritiene ormai che l’aborto sia un diritto esigibile sempre e comunque, ben al di là dei fragili paletti posti dalla legge 194, fino a sopprimere all’interno di un ospedale pubblico un feto già capace di vita autonoma. «È urgente quindi ricreare le condizioni anche politiche, oltre che sanitarie e sociali, affinché la scelta per la vita sia incoraggiata e perché alle gestanti in difficoltà possano essere proposte soluzioni alternative all’aborto anche dentro gli ospedali pubblici. Il Movimento per la vita» ha concluso Gigli «è pronto a mettere a disposizione delle autorità sanitarie e dei consultori i suoi volontari e la rete dei Centri di aiuto alla vita per studiare ed offrire insieme soluzioni che salvaguardino la mamma ed il bambino». Daniele Nardi Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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dobbiamo stare attenti alle allergie ma anche alla religione (ad esempio i musulmani). Per fortuna abbiamo diversi volontari ogni giorno in cucina che ci danno una grossa mano, sia ad organizzare il cibo che a distribuirlo. C’è un avvenimento che ricorda con affetto, legato a qualcuno della mensa? Sì, qualche settimana fa è stato il compleanno di un signore che viene spesso a mangiare da noi. In ufficio abbiamo un elenco di chi frequenta la mensa con nomi e date di nascita ed era arrivato il giorno del compleanno di un nostro amico. Senza che lui sapesse niente, gli abbiamo cucinato i suoi piatti preferiti e cantato “Tanti auguri”. È stato bellissimo e gratificante vedere la felicità e il sorriso che hanno conquistato il volto di quell’uomo quando è arrivata sul tavolo una piccola torta che gli avevamo preparato. Trattenendo le lacrime ci ha ringraziato e ha confessato che nessuno si era mai ricordato del suo compleanno e che eravamo riusciti a farlo sentire importante e amato. Credo che il nostro scopo qui sia proprio questo: cerchiamo di dare la speranza a queste persone. Ci impegniamo ad essere per loro la luce, a portare un po’ di gioia e amore nelle loro vite e far sì che siano meno soli.

Parrocchia di S. Benedetto Martire “Il volto di Maria” nel vecchio incasato Domenica 3 maggio, alle ore 12,00, in piazza Sacconi, si è svolta l’inaugurazione della mostra in onore della Madonna, esposta all’interno della “Torre dei Gualtieri”, alla presenza del parroco Mons. Romualdo Scarponi e dell’assessore alla cultura dottoressa Margherita Sorge. È una mostra dedicata al “Volto di Maria”, durante tutto il mese di maggio, voluta dall’associazione “Amici del Paese Alto”, con la collaborazione del “Comitato di Quartiere”. Si mette in risalto il volto di una Madre, non di una Madre qualunque.Si tratta della figura della Madre di Dio … di una ragazza il cui grembo è stato scelto dal Signore per farsi uomo tra gli uomini. “La mostra vuole essere un momento di riflessione per il visitatore sul volto della Madre di Dio, Lei che è stata l’anello prolifico tra il Creatore e gli uomini”, spiega Vincenzo

Rossi, coordinatore della mostra. Il percorso dell’esposizione è caratterizzato dall’ambientazione suggestiva della “Torre dei Gualtieri ed è accompagnato da musiche e luci che permettono ai visitatori anche un raccoglimento spirituale. Le opere, tutte originali, provengono da collezioni private della nostra diocesi. Molte di esse sono della parrocchia di S.Benedetto Martire. La mostra resta aperta durante il mese di maggio nel seguente orario: SABATO DALLE ORE 17,30 ALLE ORE 19,30; DOMENICA DALLE ORE Inoltre, tutti i VENERDÌ del mese di maggio, alle ore 21,30 SARÀ RECITATO IL SANTO ROSARIO sotto la “Torre” guidato dal “Movimento Mariano con la Gioia nel cuore”. MC


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Su richiesta dei discepoli

53. gEsÙ sPiEga La ParabOLa DEL sEMinatOrE Leggiamo Lc 8,11-15. Si veda il testo parallelo di Mt e il commento nella Serie su Matteo n. 66. 1. Le parabole nei Vangeli spiegate da Gesù. Sono due, quella del seminatore, in Mt, in Mc e in Lc; quella della zizzania seminata sul campo subito dopo che era stato seminato a grano, solo in Mt. La spiegazione della parabola del seminatore da parte di Gesù si ha, quindi, in tutti e tre i Sinottici, anche se con sfumature diverse fra i tre autori. Questa triplice attestazione ci dice già che la spiegazione della parabola faceva parte della grande tradizione apostolica dalla quale gli evangelisti la riprendono. C’è da dire che essa, nella sostanza, risale al Gesù storico. Un po’ diversa è la situazione della parabola della zizzania che si ha solo in Mt 13,36-43 e che usa un parlare che rimanda a quello della chiesa apostolica. 2. La natura di tali spiegazioni. E’ fondamentalmente di tipo metaforico. Distinguiamo. La parabola si fonda su una metafora che viene sviluppata in un racconto volutamente piacevole e più o meno ampio. E’ tale racconto nel suo insieme che contiene il messaggio da comunicare. L’allegoria, invece, dà alle parole e alle frasi un significato particolare, diverso da quello che esse hanno. E’ quanto fa Gesù, anche se moderatamente, nella spiegazione del seminatore. Nella spiegazione della parabola della zizzania l’allegoria è portata al massimo. «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli» (13,3739). Sette soggetti con sette predicati che danno ai soggetti un significato diverso! 3. Gesù spiega la parabola. «11Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12 I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. 13 Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. 14 Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. 15 Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono

frutto con perseveranza» (Lc 8,11-15). Questa spiegazione non è di natura esegetica, ma pastorale. Lc inserisce nella spiegazione allegorizzante, che prende dalla tradizione, quanto rientrava nelle necessità spirituali della comunità alla quale destinava direttamente il suo scritto. Lc identifica il seme con «la parola di Dio» che, come sappiamo, è anche parola di Cristo, «il suo seme». Poi, con «i semi», «quelli», «quello», Lc passa a indicare «coloro» che ascoltano tale Parola. Quindi immagina che la Parola si è incarnata e quasi identificata in loro; e che ad essi spetta il compito di farla custodirla attivamente, cioè di farla operare nella loro vita. Nel primo caso «i semi» sono coloro gli incostanti, che si lasciano conquistare dalla Parola inizialmente, che la vivono per un certo tempo con gioia, ma che poi la rifiutano. E’ il dramma che si ripete in tanti adolescenti che hanno assorbito con gioia l’insegnamento cristiano, ma che, da dopo la cresima, lasciano la porta aperta al «diavolo» che «porta via la Parola dal loro cuore» e per uno scopo preciso, perché non «credendo, siano salvati». Volesse il cielo che questo dramma fosse vissuto solo da adolescenti e non da adulti e anziani! Nel secondo caso «i semi» sono coloro che, dopo un ascolto promettente, vengono raggiunti d «prova» di vario genere e infine crollano. Reagiamo con Paolo: «Tutto posso in colui che mi dà forza» (Fil 4,13). Nel terzo caso «i semi» sono coloro che lasciano che la Parola finisca per essere soffocata «da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita». Le ricchezze occupano un posto importante nel pensiero di Lc. Nel quarto caso il seme sono coloro che ascoltano «la Parola», in maiuscolo, personificata come spesso in Atti, con cuore buono e con perseveranza. Il «cuore» indica la sede delle decisioni; cioè, qui l’impegno forte di lasciarsi guidare dalla Parola. Con «perseveranza», hypomon , mediante la quale uno “sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti” (cf Dante, Purgatorio, 5,1415), una virtù che è assai importante in Lc: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (Lc 21, 19). La pratichiamo con Cristo in vista dell’unione in cielo con lui: «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me» (22,2829). Conclusione. Conquistàti e plasmati dalla Parola, facciamo nostro questo programma: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Crocettigiuseppe@yahoo.it

Premiazione progetto miniguide dell’archeoclub di ripatransone Nell’ambito della manifestazione “Il Piceno Città Grande”, svoltasi presso il teatro Concordia di San Benedetto del Tronto il 29-30 Aprile, gli allievi del secondo anno della scuola media dell’Isc di Ripatransone sono stati premiati per il progetto miniguide di Archeoclub d’Italia e per la loro attività nei giorni di 11-12 Aprile, in occasione della festa dell’Ottava. I gruppi premiati hanno tenuto aperte per le visite guidate le seguenti chiese: - Duomo: Irene Cellini, Sara Straccia, Elisa Lucidi , tutor Dott.ssa Donatella Donati Sarti (presidente Archeoclub)- Prof. Bruna Di Gabriele (referente per la scuola) - San Pastore e San Michele Arcangelo: Emanuele Traini, tutor ins.Rita Massi –ins.Francesca Ciabattoni

“Finestra aperta sul nostro seminario regionale” – (maggio 2015)

GLI STUDI TEOLOGICI ALL’INTERNO DELLA FORMAZIONE AL SACERDOZIO. Intervista al preside dell’Istituto Teologico Marchigiano (ITM), don Giovanni Frausini. Qual è lo spirito dello studio della teologia in un cammino di formazione? Da molti secoli la teologia è stata considerata una materia di studio. Ma, come ha affermato Benedetto XVI, Dio non è l'oggetto della teologia: ne è piuttosto il soggetto. Chi parla nella teologia è Dio stesso, e il nostro pensare e parlare serve perché Lui possa essere ascoltato. In questo senso è evidente che il parlare di Dio, la Parola di Dio sono essenziali in un cammino di formazione, sia quella fatta di studio sia quella fatta di vita cristiana quotidiana. Anche se la teologia ha assunto una veste "accademica" essa resta una delle espressioni più significative della vita cristiana, quindi lo studio teologico non può essere vissuto al di fuori di un cammino di autentica conversione e di servizio all'uomo. Qual è la particolarità dello studio della teologia nel contesto della Chiesa marchigiana? Credo che la particolarità dell'ITM sia il suo legame con il territorio, cioè con le chiese che sono nella nostra regione. Questo è un valore innanzitutto per gli studenti che la frequentano, la maggior parte dei quali provengono dalle nostre Diocesi. Poi per i docenti che sono tutti impegnati nella vita delle nostre comunità o come presbiteri o come laici. Indubbiamente questo insegnare part time ha i suoi svantaggi, ma ha anche il grande pregio di far nascere dalla vita delle comunità le domande sulle quali la teologia deve lasciar parlare Dio. Altra caratteristica, in base alle indicazioni che ci sono state date dai vescovi sia direttamente all'ITM sia nel Convegno ecclesiale del 2013, è quella di prestare una particolare attenzione alla teologia sacramentaria e, all'interno di questa, a due sacramenti: il sacramento dell'ordine e quello del matrimonio.

Descriva con un'immagine a lei cara il percorso dello studio teologico. La prima volta che ricordo di aver ascoltato un teologo è stato nel 1969 quando diciottenne ho preso parte a una conferenza dell'allora padre Carlo Maria Martini, rettore del Pontificio Istituto Biblico. Non ricordo esattamente cosa disse, parlava della testimonianza nella carità, ma ricordo l'umiltà con la quale egli si metteva di fronte alle Sante Scritture. Durante quell'ora più volte ripeté: "se possiamo dire qualcosa allora io direi che la Bibbia dice….". Sette anni dopo ebbi la fortuna di poter cenare io e lui da soli e gli confidai che quelle parole, quel suo atteggiamento verso le Sante Scritture, mi avevano profondamente colpito e da lì era nato il mio desiderio di cercare in esse il volto di Dio. La sua risposta resta per me un riferimento essenziale. Mi disse: "Fa piacere sapere che tra le tante parole che si dicono ce n'è una che serve a qualcosa!" Mi auguro che anche per i nostri studenti, tra le tante parole che ascoltano, ce ne sia una che li aiuti a vivere e a testimoniare la nostra fede. Giacomo Pompei (Diocesi di Macerata)

Impegni Pastorali del Vescovo Dal

10 al 17 maggio 2015

DOMEniCa 10 MaggiO Ore 10.30 Castignano - Parrocchia S. Pietro Apostolo: Cresime LUnEDì 11 MaggiO Ore 21.00 San Benedetto Tr. Biancazzurro: Relazione al corso per i volontari delle Caritas MErCOLEDì 13 aPriLE Ore 19.30 Valtesino - Parrocchia Madonna di Fatima: S. Messa

VEnErDì 15 MaggiO Ore 16.00 San Benedetto Tr. Cattedrale: Confessioni Ore 21.00 Padri Sacramentini: lezione alla Scuola di formazione teologica sabatO 16 MaggiO Ore 18.30 San Benedetto Tr. - Parrocchia S. Filippo Neri: Cresime DOMEniCa 17 MaggiO Ore 11.00 Grottammare - Parrocchia S. Giovanni Battista: Cresime Ore 18.30 San Benedetto Tr. Parrocchia S. Pio X: Cresime

- San Filippo: Sofia Mazza- Nicola Fastigi- Denise Cruciani, tutor ins.Lucia Ciabattoni dott.Mario Virgili Il progetto, nato in perfetta sintonia tra la Isc e l’Archeoclub, ha una duplice finalità: 1) portare alla utilizzazione delle giovani forze per tamponare la carenza di mezzi pubblici e permettere ai turisti di usufruire di personale preparato nella storia e arte locale. 2) appassionare i ragazzi alla conoscenza dal proprio territorio e al rispetto dei beni culturali e artistici. Iniziato lo scorso anno a seguito della perdita del prof. Antonio Giannetti che, con la sua completa disponibilità e l’aiuto di alcuni collaboratori, rendeva sempre usufruibili le varie strutture, il corso utilizza quale libro di testo la guida di Ripatransone del Prof.Antonio Giannetti e la guida prodotta dai corsisti di una precedente esperienza scolastica con i membri archeoclub Prof.ssa Orlanda Sabatini e Prof. Alberto Pulcini. Articolato con lezioni teoriche su argomenti storici, divisi in ordine cronologico (dott.ssa Donatella Donati Sarti), lezioni linguistiche: dal dialetto alla corretta dizione italiana (prof. Eligio Ciabattoni), lezioni di storia dell’arte: Ripatransone attraverso la fotografia (dott.ssa Chiara Cappelli)lezioni pratiche sulla figura dell’operatore turistico (dott. Francesco Maroni) viene poi integrato con esercitazioni dirette sul campo, quale appunto quella citata per il premio. Tutti i docenti sono membri archeoclub ordinari e la sede nazionale ha voluto includere questi giovanissimi quali membri Archeoclub juniores. La cittadinanza tutta ringrazia queste nuove forze


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Anno XXXII 10 Maggio 2015

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Da ripatransone

a cura di Silvio Giampieri

LA MADONNA DI SAN GIOvANNI PRIMA NELLA “MARCA” AD AvERE IL PRIvILEGIO DELLA CORONA AUREA Domenica 10 Maggio alle ore 10.00, partendo dal Duomo, avrà luogo a Ripatransone la processione cosiddetta della “Benedizione delle Campagne” con il venerato simulacro della Madonna di San Giovanni. Per capire il senso di questo momento che tradizionalmente vive la comunità ripana, dobbiamo tornare indietro nel tempo di qualche secolo fino al 10 Maggio 1682. Infatti quella fu una data molto significativa per la suddetta immagine della Beata Vergine Lauretana, nonché per la confraternita che l’aveva in custodia. A quel tempo cresceva in modo sempre più fervido la devozione alla Madonna detta di San Giovanni e parimenti il numero delle grazie da lei concesse. Accadde quindi che alcuni Ripani nel 1675 si trovavano a Roma in occasione del giubileo, e decisero di ricorrere ad un canonico del Capitolo di San Pietro, per esprimere il desiderio di vedere “Incoronata” la venerata Immagine ripana, da parte di questo organismo ecclesiale autorizzato dai sommi pontefici ad espletare tale compito. Per perseguire un tale scopo furono inoltrate due istanze: una proveniente dalla Confraternita ed un’altra da parte della Comunità, oltre alle dimostrazioni di alcuni miracoli compiuti dalla Madonna. Esaminata la documentazione, il 30 Giugno del 1681 il Capitolo di San Pietro concesse la corona aurea alla venerata Immagine di Ripatransone, ed il Magistrato, il Capitolo della Cattedrale e la Compagnia inviarono subito a Roma attestazioni di ringraziamento. Per la data dell’incoronazione del simulacro, fu scelta quella del 10 Maggio dell’anno seguente e si decise di celebrare nel modo più solenne un tale avvenimento, nuovo

per tutto il Piceno, divenendo la Madonna di San Giovanni la prima nella “Provincia della Marca” a godere di tale distinzione. Fu il Vescovo Giovanni Giorgio Mainardi a porre le due corone sul capo della Beata Vergine e del Bambino Gesù. Da quel momento abitualmente la Madonna di San Giovanni viene ricordata nei documenti ed invocata con il titolo di “Incoronata”. Sussiste poi un secondo motivo per il quale l’annuale processione di Maggio non vada considerata come un “doppione di dimensioni ridotte” di quella trionfale che ha luogo in occasione dell’Ottava di Pasqua (che quest’anno poi ha avuto anche il dono della partecipazione del Vescovo Carlo). La denominazione popolare di “Benedizione delle campagne” deriva dal fatto che l’incedere processionale lungo il corso di Ripatransone prevede quattro soste presso i rispettivi punti cardinali nei quali vengono pronunciate preghiere di benedizione per il territorio campestre circostante. Si tratta quindi del confluire in questo momento liturgico delle cosiddette “rogazioni”, orazioni che venivano elevate per chiedere la protezione sul raccolto e le attività agricole. Nel momento storico in cui viviamo, contrassegnato dall’accentuarsi di alcune calamità naturali, dovute ai repentini e violenti cambiamenti atmosferici, che flagellano le nostre campagne, questa preghiera riacquista senza dubbio significato. Chiedere l’intercessione divina per il buon esito del lavoro agricolo, fonte di sussistenza per tante famiglie e lavoratori che contraddistinguono la fisionomia del nostro territorio, diventa quindi un’esigenza di tutta la comunità cittadina.

IL PELLEGRINAGGIO A LORETO NEL vENTENNALE DALLA SCOMPARSA DI DON PIPPO Ogni anno il 25 Aprile è l’occasione per la comunità parrocchiale Ripana per ricordare Don Filippo Consorti, un tempo parroco della cattedrale e rimasto nel cuore di tanti fedeli. Ricorrendo poi nel 2015 il ventennale della sua morte, si è pensato di dare corpo ad un’iniziativa più memorabile e che fosse al contempo di aggregazione per gli amici ed ex chierichetti di “Don Pippo”. È stato organizzato quindi un pellegrinaggio a Loreto, che rappresenta uno dei santuari meta dei pellegrinaggi, organizzati tradizionalmente dal sacerdote tra le sue attività pastorali. Nella mattinata di questo giorno di festa, un pullman è partito da Ripatransone per raccogliere anche a Grottammare e Cupramarittima alcuni ex parrocchiani del Duomo provenienti ora dai paesi limitrofi. Durante il viaggio ciascuno dei presenti è stato invitato a fornire un ricordo personale di Don Pippo, ed al contempo anche del Canonico Don Vittorio Perozzi, essendone occorsa da pochi giorni la morte e trattandosi di una figura che per molti anni ha operato nella cattedrale ripana. È stata rinverdita la memoria anche di alcuni collaboratori e benefattori parrocchiali, persone che nella loro quotidianità hanno saputo tenere vivo il dinamismo della vita ecclesiale. Nella Basilica Lauretana, dopo la possibilità di accedere al Sacramento della Riconciliazione, ha avuto luogo la celebrazione Eucaristica nella cappella del Crocifisso che insiste in uno degli ambienti dell’ampia cripta.

A presiedere il momento di preghiera è stato Padre Aro, il quale ha accompagnato nel viaggio la comitiva e che nella sua omelia ha saputo coniugare la figura di San Marco, di cui ricorreva la memoria liturgica, con l’attività pastorale di Don Pippo, essendosi previamente documentato attraverso alcune testimonianze scritte ed orali. Un ringraziamento va anche al Maestro Vincenzo Travaglini per l’animazione musicale e a Padre Giuseppe Santarelli per la sua disponibilità nel mettere a disposizione gli ambienti per la celebrazione. Per il gruppo di fedeli è stato inoltre

Da montalto marche

a cura di Lauretanum

MOMENTI DI PREGHIERA E DI FESTA PER I 10 ANNI DI ORDINAZIONE SACERDOTALE Le Comunità cristiane di Montalto vicine in questi giorni al loro Parroco don Lorenzo Bruni. L’occasione di festeggiare i primi dieci anni di Ministero sacerdotale è sempre un momento alto di preghiera e di rendimento di Grazie a Dio Padre, Padrone della Messe, che chiama alcuni uomini, non in base alle loro possibilità umane, ma unicamente per un dono gratuito del suo Amore, a collaborare particolarmente con lui nell’annuncio del Vangelo del suo Figlio Gesù e nell’amministrazione della sua Salvezza ad ogni creatura. Quando poi, come in questo Anno liturgico, tale occasione si celebra nella circostanza della Domenica detta “del Buon Pastore”, la quarta Domenica di Pasqua, Giornata in cui la Chiesa in tutto il mondo prega per le Vocazioni, specialmente quelle che chiamano al Sacerdozio ministeriale e alla Consacrazione e Missione, la festa assume un significato ancora più profondo. Così è avvenuto a Montalto nei giorni trascorsi, ricordando i dieci anni dall’Ordinazione presbiterale del Parroco don Lorenzo Bruni, avvenuta nella Basilica Cattedrale di San Benedetto del Tronto la sera di Sabato 23 aprile 2005, per l’imposizione delle mani dell’allora Vescovo diocesano, Monsignor Gervasio Gestori, e la preghiera consacratoria della Chiesa. Giovedì 23 u. s., dunque, don Lorenzo ha celebrato una Santa Messa presso il Monastero di Santa Chiara, ricordando nell’intimità della preghiera, insieme alle Sorelle Cla-

risse Urbaniste, il suo significativo traguardo, presenti gli amici del Coro “La Cordata”, che hanno animato egregiamente la Celebrazione eucaristica, e con i quali poi si è vissuto un momento di convivialità presso la Ludoteca comunale. Venerdì 24 u. s. poi, è stato riaffidato alla Madonna l’impegno di servire la Comunità cristiana, con una Santa Messa celebrata da don Lorenzo nella Cappella di Maria Santissima, Madre della Fiducia, nel Seminario Romano, a San Giovanni in Laterano in Roma, luogo della formazione seminaristica e degli studi filosofici e teologici, dal 1999 al 2005 appunto. Infine, Domenica 26 aprile, alle ore 11, le tre Comunità parrocchiali di Montalto capoluogo, Patrignone e Porchia, hanno potuto festeggiare il loro Pastore, con una Santa Messa davvero ben vissuta, e animata gioiosamente dai diversi Cori parrocchiali riuniti per l’occasione. Presenti i Familiari del festeggiato, il Sindaco della Città sistina, Professor Raffaele Tassotti e due confratelli concelebranti, don Giovanni Croci e don Gabriele Silvestri. Un rinfresco preparato per tutti i Fedeli presenti alla Celebrazione nei locali del Seminario Vescovile e il Pranzo condiviso nella Casa parrocchiale con alcuni Sacerdoti della Vicaria della Beata Assunta Pallotta hanno coronato la giornata di festa nell’amicizia e nella fraternità.

UNA REALTÀ NUOvA NEL SOLCO DI UNA TRADIZIONE SENZA INTERRUZIONI Conosciamo un pò più da vicino la Casa d’Accoglienza “Genitori a vita” di Montalto. Da alcuni mesi a Montalto, presso la bella e storica struttura del vecchio Episcopio, che occupa la parte più alta della Città sistina, e che fu residenza dapprima dei Vescovi montaltesi, quindi Collegio e Casa di formazione dell’Istituto dei Padri Salvatoriani, fino ad arrivare ai decenni scorsi, con la presenza delle Suore della Fanciullezza, fondate da Madre Flora Pallotta di Force, gli ambienti che avevano sempre ospitato le generazioni più giovani della locale popolazione offrono accoglienza oggi a una “Comunità alloggio” per madri e figli, che esprime nell’interesse comune la vicinanza non soltanto istituzionale ma anche integrata verso situazioni di vita con problematiche familiari e con presenze infantili. L’Associazione “Pronto Soccorso Famiglie”, che opera nel campo della promozione della tutela dei diritti dei Minori e della Famiglia, attraverso la Casa d’accoglienza si prende cura attualmente di alcune giovani mamme, con i loro rispettivi bambini. È proprio l’accostamento tra la figura genitoriale di riferimento e una équipe di operatori, professionalmente e umanamente formati, tutti con laurea, che può incentivare l’autonomia personale dei componenti del nucleo familiare e un progressivo reinserimento nel tessuto sociale, non trascurando fin da subito il quotidiano svolgimento della vita da parte dei Minori interessati nella più assoluta normalità rispetto ai loro coetanei presenti sul territorio, in quanto essi frequentano le scuole pubbliche, partecipano alle attività sportive e ricreative loro offerte, portano avanti l’attività scolastica con puntualità, aiutati anche da operatori competenti, e con gli stessi dedicano molto tempo al gioco, vissuto anche come momento forte di educazione e di aggregazione. Nel contempo anche le mamme, compatibilmente con le situazioni familiari e personali che ci sono a monte, sviluppano percorsi nei quali è loro possibile gestire adeguatamente il tempo, svolgere un’attività lavorativa, imparare a rispettare determinati regolamenti, avere cura del proprio corpo e del proprio ambiente di vita, e avere una corretta alimentazione, sotto la guida e la supervisione del Responsabile della struttura e degli altri educatori, che garantiscono la presenza negli orari diurni come in quelli notturni, accompagnando così integralmente il ritorno alla vita ordinaria di ciascuno degli ospiti.

Il Coro La Cordata piange la scomparsa del corista Gianfranco Candidori possibile visitare i camminamenti di ronda che corrono lungo il perimetro e l’abside della Basilica della Santa Casa di Loreto, e che offrono un panorama spettacolare sul territorio circostante, spaziando dai monti al mare.Al termine della visita c’è stata una tappa conviviale presso il ristorante “Pellegrino e Pace” durante la quale si è avuto modo di ricordare aneddoti e rinverdire alcune memorie del passato. Di sicuro una bella iniziativa che ha coniugato il ricordo, la preghiera, la riflessione e la convivialità facendo memoria della figura sacerdotale di Don Pippo.

Gianfranco è andato avanti ! Corista fondatore dal 1987, cantava con passione e dedizione nella sezione dei bassi del Coro La Cordata di Montalto Marche che amava sopra ogni cosa. Sempre presente e puntuale alle prove ed ai concerti, esempio per tutti gli altri coristi per la serietà con cui svolgeva l'attività corale ed altrettanto serio e disponibile nelle fasi di lavoro dell'organizzazione. Grande senso dell'umorismo, amava spesso intervenire con una battuta. Cantore esemplare, ha sempre rispettato i consigli vocali e musicali del maestro, al quale rivolgeva sempre a fine concerto un ringraziamento per i traguardi raggiunti. Ha voluto indossare la divisa del Coro anche nel suo ultimo giorno terreno. Nel messaggio di Bepi De Marzi appare un'immagine tenerissima: “Gianfranco in divisa che aspetta di cantare, Gianfranco che sorride con il cuore, Gianfranco sospeso come un angelo senza tempo tra la generosità e la poesia.”


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Anno XXXII 10 Maggio 2015

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Dal Carcere di marino del tronto siamo qui io e te… Prigionieri di questa inevitabile realtà cercando rifugio in un semplice ma utile foglio di carta… Tu terribilmente accecato dalla rabbia, io infinitamente triste e rassegnato … I pensieri corrono veloci, senza meta, senza nessun traguardo prefissato, incuranti di cosa possa succedere all’ interno di un esile e fragile corpo umano. Siamo soli io e te … Forse perché è quello che abbiamo sempre desiderato o semplicemente perché il susseguirsi di eventi è stato considerato come una primaria necessità da non so quale forza superiore. Soli con la nostra parte oscura, il nostro lato ombrato, dove la luce della nostra ragione si terrorizza al solo pensiero di offrire uno spiraglio di luce scossa dalla paura … quell’angosciante paura di essere sconfitto. Abbiamo sempre avuto timore del buio, il solo pensiero ci tramutava in gelide statue di pietra … ma ora è proprio in questa zona buia e fantastica che ci muoviamo agili e spensierati dopo aver scoperto all’improvviso un mondo sconosciuto e un nuovo volto adottato allo specchio. Stati d’animo costituiti da inquietudini e gravi turbamenti ci accompagnano in questi giorni di prigionia. M. PEnsiEri Mi chiedo spesso, anzi quasi puntualmente da più di 15 mesi cosa mi aspetta dopo questa bruttissima esperienza, ma anche se mi sforzo di essere ottimista non riesco ad immaginare nulla, che mi faccia pensare al mio futuro in modo positivo. Il pensiero che più mi fa paura è il poter ritornare a varcare la soglia dell’inferno nel quale già sto vivendo e questo mi crea un turbamento interiore, che mi porta al non stare bene con me stesso e con chi mi circonda. Certo sarebbe stupendo uscire e trovare un lavoro che mi permetta di vivere onestamente, ma questo è solo un sogno purtroppo irrealizzabile, perché da quanto si sente alla tv e si legge sui giornali, lavorare diventa ogni giorno che passa sempre più difficile, tranne se non hai una raccomandazione o sei figlio di qualche persona importante. A volte provo il disgusto per la vita stessa, sentendo che una modella, un calciatore, un attore e cosi via, guadagnano fior di miliardi per far cose che alla fin fine non sono utili a nessuno, mentre ci sono

Montelparo

Una domenica diversa trascorsa a roma tra momenti dello spirito e di cultura. L’angelus di papa francesco in una piazza s. Pietro gremita di fedeli. Organizzato dal Comitato di Sant’Antonio Abate e dalla Parrocchia di San Michele Arcangelo di Montelparo si è svolto, nell’ultima domenica di Aprile 2015, un Pellegrinaggio a Roma con lo scopo principale di assistere all’Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro! Padre Agostino Maiolini, Priore-Parroco della Parrocchia (nonché Presidente del Comitato Sant’Antonio Abate) ci ha affidato questo “reportage” che fotografa la giornata intensissima trascorsa in quel di Roma! “Domenica 26 aprile scorso, con partenza da Montelparo alle prime ore dell’alba (erano le 5 del mattino!), un pulman, pieno di gente festosa, partiva con destinazione Roma. Si era ospiti nella Casa Generalizia dei Padri Salvatoriani (che ha sede nel Palazzo del Cardinal Cesi in Via della Conciliazione 51 a nemmeno 100 metri da Piazza San Pietro. Alle 9,30, accolti dal Padre Superiore il colombiano Juan Carrasquilla , visita della Casa. Dopo la celebrazione della S. Messa nella Cappella interna, c’è stato il momento toccante della visita e della preghiera sulla tomba del Padre Fondatore il Venerabile Padre Francesco Maria della Croce JORDAN. Proprio vicino a questa tomba è custodita una preziosa reliquia di San Giovanni Paolo II: si tratta della Sua veste bianca portata ancora fino a poco prima della Sua morte! La Casa Generalizia è costituita da un’antica sala seicentesca adibita a biblioteca, un corridoio con dipinti seicenteschi, uffici della Curia Generalizia e ufficio missionario della Congregazione. I pellegrini hanno poi raggiunto la terrazza che guarda su Piazza San Pietro. Dalla stessa terrazza è possibile osservare innumerevoli ed importanti monumenti della Città di Roma. Dopo questa visita il gruppo è sceso in una Piazza San Pietro già gremitissima di gente (oltre centomila persone) dove ha potuto ascoltare la parola del Santo Padre, Papa Francesco, e dove ha ricevuto la Sua Benedizione! Prima dell’ottimo pranzo, programmato presso la Casa Generalizia, preparato dalle Suore Polacche e servito dai Padri Salvatoriani, breve visita alla chiesa di Santa Maria in Traspontina, al Borgo di Santo Spirito in Sassia dove sono custodite le reliquie di Santa Faustina. Nel pomeriggio, mentre un gruppo visitava la Basilica di San Pietro, un altro, in Open Bus, girava per Roma, un terzo invece sceglieva di visitare, a piedi, Castel Sant’Angelo, il Pantheon, Piazza Navona, la Chiesa di Sant’Agostino (dove è sepolto, nella Cappella di Santa Monica, il nostro Cardinale Montelparese Gregorio Petrocchini), Palazzo Madama, Fontana di Trevi. Stanchi, ma felici e soddisfatti, alle 17,30 si riprendeva la via di casa!”

milioni di bambini e non solo, che muoiono tutti i giorni di fame. Giuro non parlo per invidia, perché ho sempre apprezzato ciò che la vita mi ha dato, ma il pensare che c’è chi ha tanto e chi non ha niente mi provoca una rabbia indescrivibile. A volte vorrei tanto che il mondo finisse, per poter poi ripartire tutti dall’inizio con le stesse cose e prima di tutto un lavoro per tutti (so che è solo la mia fantasia) ma sono sicuro che ci sarebbero, per prima cosa le carceri vuote, non ci sarebbero morti ammazzati e soprattutto tornerebbe tra le genti il rispetto e il bene reciproco, cosa che nella realtà di oggi ormai non esiste più. “sPEranZa” Incontro con i volontari, con la presenza del Magistrato di sorveglianza e di don Francesco dei Salesiani. Il discorso e i commenti sono rivolti alla parola Speranza, con quest’incontro ho capito cosa vuol dire sperare, un detto napoletano dice chi di speranza vive disperato muore, invece non è vero. Mi ha colpito molto la testimonianza della volontaria Silvia quando ha riportato queste parole di sua madre: “Sei l’unica persona che prende le ferie per andare in carcere”. Questi fantastici volontari stanno dedicando il loro tempo a farci capire questa parola, ed avere speranza nel futuro, una speranza di una vita migliore. “LA SPERANZA: È CRISTO”

I volontari del gruppo “Il Mosaico” inviano a Roberto e valentina, in occasione del matrimonio, un mondo di auguri speciali…..speciali, ma semplici come sono loro, perché costruiscano insieme una vita piena di amore, di gioia per la loro famiglia e per il prossimo.

VaLtEsinO - fEsta MaDOnna Di fatiMa 2015 di Alessio Rubicini

La nostra Comunità si prepara a celebrare la propria Festa Parrocchiale che, come indicato dal nostro Parroco Don Luis nel suo messaggio alla Comunità che accompagna il programma dei festeggiamenti, “Non è solo una opportunità d’incontro e socializzazione. È soprattutto pubblica manifestazione della Fede di una Comunità, una Comunità che vive la propria esperienza del Signore Risorto e che, con la Fede, cerca di illuminare la propria vita”. Sia Don Luis che Franco Mosca, presidente del Comitato festeggiamenti, hanno rivolto il loro pensiero ai nostri carissimi fratelli Sante Mozzoni e Agostina Lanciotti, una delle coppie “storiche” della nostra Comunità che recentemente, a poche settimane l’uno dall’altra, hanno fatto ritorno alla Casa del Padre dopo una lunga vita in cui non sono mai mancati, particolarmente nei giorni della Festa Parrocchiale e del Mese di Maggio, nell’esprimere la loro Fede e la loro devozione a Maria, Patrona della nostra Comunità. Il programma della Festa si aprirà con la Novena in onore della Madonna di Fatima a partire da Lunedì 4 Maggio con la recita del Rosario alle 18.30 e la Santa Messa alle 19. Proseguirà poi con il Concerto Polifonico della Corale Madonna di San Giovanni di Ri-

patransone Venerdì 8 Maggio alle 21.15, la serata di Festa di Sabato 9 Maggio con la fiaccolata dopo la Messa, gli Stand gastronomici e lo spettacolo musicale di “Stefano Band”. Sarà festa anche Domenica 10 Maggio con le Sante Messe alle ore 8, 10.30 e 18.30 e la Solenne Processione dell’Immagine della Madonna di Fatima alle ore 11.30 accompagnata dal Corpo Bandistico “Città di Ripatransone”. Nel pomeriggio spazio poi al 5° Raduno delle Fiat 500 d’epoca, ai giochi popolari guidati dai ragazzi del nostro Gruppo Giovani, agli Stand Gastronomici ed alla musica dell’Orchestra Spettacolo “Claudia For&ver Marakaibo”. Mercoledì 13 Maggio poi la Solennità della Festa in occasione del 98° Anniversario della Prima Apparizione della Madonna a Fatima che quest’anno potremo vivere con l’onore della presenza del nostro Vescovo Carlo che ci accompagnerà nella recita del Rosario (ore 19), nella Santa Messa che egli presiederà alle 19.30 e nella successiva Fiaccolata nel Piazzale Parrocchiale. Per ogni dettaglio sulla nostra Festa Parrocchiale si può consultare il nostro Sito Internet www.parrocchiamadonnadifatima.org o la nostra pagina Facebook “Parrocchia Madonna di Fatima Valtesino Ripatransone Ap”.

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia

Amabili

Via F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101


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Via Marconi, Via Marconi, 28/30/32 28/30/32 60020 Camerata Camerat a a Pic Picena ena ((AN) AN) T el: 071 071 22 22 16 140 140 - Numer Verde: 800 8 0 3 04 05 Tel: Numeroo Verde: 03 C ell: 3 45 5 3 303 ax: 0 71 74 40 Cell: 0 773 303 - FFax: 74 50 5 1140 345 50 071

PELLEGRINAGGIO PEL LLEGRINA AGGIIO Venerdì Vene V ene erd er dìì 19 19 Giug G Giugno iugno gno • Partenza Partenza in P Pullman ullman l G GT T da d C Camerata amerata Pic Picena ena ((AN) AN) • Arrivo Arrivo a T Torino orino esposta • Visita Visita della della Sacra Sacrra Sindone espo sta in n Duomo visita GT Torino-Valdocco • Al Al ttermine ermine della della visit a spostamento spostamento in Pullman Pullman G T a TorinoT orin no-Valdocco Salesiani • Pranzo Pranzo al sself-service elf-ser e vice dei S alesiani guida Bosco • Visita/Percorso Visita/Percorso ccon on g uida ai luoghi luoghi d di don Bo sco Messa nella basilica Ausiliatrice • Ore Ore 117:00 7:00 - Santa Santta Mess a nel la b asilicca di Maria A usiliatrice Giovanni Bosco vvoluta oluta da ssan an G iovanni Bo sco • Al Al ttermine ermine partenza partenz e a per il rientro rientro

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