Paesaggi d’innovazione | Giulia Fiorentini, Maddalena Rossi, Iacopo Zetti

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paesaggi d’innovazione. il distretto biologico di fiesole • fiorentini, rossi, zetti

Fig.9 Veduta di una cava di Monte Cereri (Archivio storico Comune di Fiesole) pagina a fronte Fig.10 Veduta di Villa Arnhold (Archivio storico Comune di Fiesole)

più dolci e modellate dall’erosione ruotano a formare il bacino del Mensola ed il versante destro (destra orografica) della parte terminale del torrente Sambre, ricollegandosi alla pianura alluvionale dell’Arno. Il punto di svolta, il perno della rotazione, è lo stretto passaggio fra le due aree dell’unità geologica di macigno, la prima dove si localizzano le cave, ormai abbandonate, di Maiano; la seconda che separa con un crinale netto e pendici a forte pendenza il borgo di Ontignano dalla sovrastante collina di Castel di Poggio. Le colture seguono questa rotazione e, con frequenti sistemazioni terrazzate, raggiungono la pedecollinare lungo la valle dell’Arno. Anche su questo versante gli oliveti rimangono prevalenti, ma l’esposizione a sud, anche se con pendenze superiori, consente una maggiore varietà ed una produzione vinicola minoritaria rispetto al totale ma significativa. Le due valli fluviali risultano molto strette nelle loro parti caratterizzate geologicamente da terreni alluvionali recenti, anche nel caso del bacino dell’Arno che nella sua porzione che fa da confine è chiuso in una esigua fascia di pianura caratterizzata da “una sistemazione fondiaria regolata dal parallelismo al fiume ed infrastrutture che hanno favorito la tendenza alla saldatura lineare dei nuclei storici” (Agostino, 2016). Si tratta in questo contesto di un paesaggio residuale, che però, come spesso accade nelle aree di confine, contiene elementi di diversità rispetto al contesto


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