Memories on John Ruskin 2 | Susanna Caccia Gherardini, Marco Pretelli (a cura di)

Page 19

Fig. 7 J. Ruskin, Napoli, Sant’Anna a Capuana, 1841 (The Brantwood Trust, Coniston). Fig. 5 Frontespizio del Volume L’estetica di Ruskin, pubblicato a Napoli nel 1900 a cura di G. M. Scalinger.

Gazzola mettevano all’articolo 3, in guardia da «operazioni molto più complesse che vengono giustificate con l’appellativo di anastilosi»39. Su questo filone di studi si innesta il numero monografico che la rivista «Restauro», allora diretta da Di Stefano, dedica nel 1974 a John Ruskin e William Morris, curato da Giuseppe Rocchi e Francesco La Regina che, con ampi saggi costituiscono i primi solidi riferimenti storiografici italiani sull’inglese ed il suo apporto alla disciplina del restauro. Nella prefazione al numero monografico di Roberto Pane si sofferma ad evidenziare quanto gli scritti di Ruskin costituiscano «la prima denunzia appassionata e profondamente persuasiva della estraneazione dell’uomo nella moderna società»40, e si sofferma a confrontare Ruskin e la sua attenzione alla bellezza come migliore contesto per l’equilibrio anche psichico dell’uomo, alle Über die ästhetische Erziehung des Menschen del 1795 di Friederick Schiller o alle successive teorie socio-economiche dell’americano John Dewey41. L’opera di divulgazione e interpretazione del pensiero ruskiniano effettuata nella seconda metà del Novecento da Roberto Di Stefano – che all’inglese dedica anche la presentazione alla traduzione italiana a The Seven Lamps del 1981 – s’inserisce nel solco di quella avviata da Roberto Pane, arrivando ad esplicitare nuove implicazioni di Ruskin nel dibattito di quel tempo sulla conservazione e tutela del patrimonio architettonico. L’inglese aveva, secondo Di Stefano, già nel 1848 intuito alcuni nodi concettuali contenuti nella definizione di conservazione integrata: conservazione ed economia sono strettamente legate in quanto rientrano nella sfera delle operazioni sociali che tendono a garantire condizioni di vita migliori per ogni cittadino42. Proprio in ciò risiedono allora le motivazioni che spingono alla conservazione del patrimonio esistente: «natura e architettura del passato sono il riferimento indispensabile per costruire consapevolmente un futuro in cui ci sia la speranza di vivere da uomini ‘secondo natura’, il motto ideale che ha guidato Ruskin per tutta la vita»43. Nella centralità dell’uomo, nell’importanza della percezione\fruizione\ricezione del Patrimonio culturale ribadita nelle più recenti riflessioni sul restauro, a partire da quella Comunità di Patrimonio considerata dall’articolo 2 della Convenzione di Faro, risiede ancora innegabilmente la lezione di Ruskin all’uomo contemporaneo.

Chi voglia tradurre i suoi scritti «si accorgerà contrariamente a quanto avviene con altri scrittori inglesi, che la traduzione raggiunge con un minor numero di parole una sufficiente aderenza ai significati del testo». R. Pane, Introduzione a R. Di Stefano, John Ruskin… cit., p. 11. 39 R. Pane, P. Gazzola, Per un parziale emendamento della Carta italiana del Restauro, Comunicazione all’XI II congresso internazionale degli architetti e tecnici del restauro (Venezia, 25-31 maggio 1964), «Napoli Nobilissima», vol. III, fasc. V, gen.-feb. 1964, pp. 201-204. 40 R. Pane, prefazione a G. Rocchi, F. La Regina, John Ruskin… cit., p. 5. 41 Ivi, p. 7 e segg. 42 Cfr. R. Di Stefano, Introduzione a A. Petrella, John Ruskin e l’economia politica dell’arte, «Restauro», 91-92, 1987, pp. 5-6; cfr. anche R. Di Stefano, presentazione a J. Ruskin, Le sette lampade… cit., p. 29; J. Ruskin, Munera pulveris, London 1862-’63. 43 R. Di Stefano, Presentazione a John Ruskin, Le sette lampade dell’architettura cit., p. 29. 38

17


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
Memories on John Ruskin 2 | Susanna Caccia Gherardini, Marco Pretelli (a cura di) by DIDA - Issuu