Giuseppe Damone
RA
È a partire dalla metà del XVI secolo che in Basilicata torna a diffondersi la pratica dell’agrimensura e, quindi, la produzione di mappe per ragioni diverse legate all’amministrazione – definizione di confini, risoluzione di controversie, inventariazione dei beni posseduti dagli ordini monastici e dal clero secolare – del territorio. Gli agrimensori misurano, e quindi rappresentano, i luoghi ricorrendo alle più elementari regole della geometria piana, adoperando la tecnica della trilaterazione, oltre ad introdurre l’impiego delle icone per restituire disegni il più possibile descrittivi. La capacità di raffigurare geometricamente il territorio, tuttavia, non è affatto omogenea; essa discende da tradizioni locali che si sviluppano in rapporto alla grande proprietà fondiaria e alle consuetudini feudali. Nelle terre dove i baroni e la chiesa esigono la decima, cioè una prestazione proporzionale al prodotto, l’agrimensore non serve all’organizzazione sociale e il disegno non raggiunge mai livelli accettabili; nelle terre dove l’uso è quello di riscuotere il terraggio, una prestazione commisurata alla superficie coltivata dal colono, le esperienze sono precoci e più elevate3.
G. Angelini, Un’altra cartografia: il disegno geometrico e topografico a grande scala tra ‘500 e ‘800, in Cartografia storica di Calabria e di Basilicata, a cura di I. Principe, Vibo Valentia, Edizioni Monografiche 1989, p. 267. 3
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In base alla finalità della mappa, si ricorre a differenti annotazioni grafiche, il tutto finalizzato a rendere il più comunicativo possibile il disegno. Di grande importanza, per l’analisi dei mutamenti del paesaggio e del territorio, sono i disegni prodotti per la definizione dei confini, tra spazi coltivati e proprietà contigue, come anche tra feudi vicini, in cui, partendo da un’attenta disamina della documentazione comprovante i titoli di proprietà, l’agrimensore cerca di rintracciare i riferimenti descritti nei documenti sul campo, per poi procedere a un rilievo geometrico dell’area in esame. In molti di questi disegni appare chiaro il tentativo di dare indicazioni sull’orografia del suolo, disegnando lo skyline delle montagne, operando un ribaltamento del piano di rappresentazione, o provando a utilizzare il colore e lo sfumato per indicare variazioni di altimetria, sull’idrografia e sul sistema di tracciati, e non manca l’inserimento di architetture, anche a rudere, che rappresentano dei riferimenti, sempre ricorrendo al ribaltamento del piano di rappresentazione. Sono queste le mappe che, per estensione dell’area rappresentata e per dettaglio grafico, ci forniscono importanti informazioni sul sistema insediativo, sui tracciati e, più