Memories on John Ruskin 1 | Susanna Caccia Gherardini, Marco Pretelli (a cura di)

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Patrizia Montuori

RA

Fig. 6 Rovine di Frattura Vecchia, L’Aquila (www.wikipedia.orgGioachino di Monaco-).

J. Ruskin, Le sette lampade… cit., p. 106. 16 Ruskin osserva, in particolare, sul rovinismo inglese: «In Inghilterra abbiamo la nostra strada nuova, la nostra taverna nuova, il nostro prato verde ben rasato e, sul prato, la nostra rovina: un semplice specimen di Medioevo in mostra su un tappeto di velluto. Se non fosse per le dimensioni potrebbe essere coperto, in una teca di museo […]». Vedi: J. Ruskin, Pittori Moderni, II… cit., p. 1231. 17 E. Silva, Dell’arte dei giardini inglesi, Milano, Pietro e Giuseppe Vallardi 18132, p. 242. 18 Vedi: G. Pitoni, Alvaro Salvi, Albe medievale, Avezzano, LCL 2002. 19 Vedi: F. Galadini et Al., Ambiente naturale, interventi antropici e modifiche del paesaggio ad Alba Fucens (IV sec. a.C. – XXI secolo d. C.), in Il Fucino e le aree 15

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esempi di «quanto più spesso sia l’uomo a distruggere la sublimità della natura, piuttosto che la natura a insidiare la potenza dell’uomo»15, come Ruskin osserva sull’opera umana nella sua lampada della potenza, con compiacimento misto a rammarico. Non, dunque, l’espressione dell’artefatto rovinismo sette-ottocentesco che egli aborrisce16, per cui «acquistano le ruine maggior naturalezza quando sono frammischiate ad erba ed a boscaglia»17 e che spingeva a ricorrere a finte rovine in parchi o giardini, quando non disponibili quelle originali. Filtrate attraverso una lettura ruskiniana, che contribuisce a comprendere l’attuale e prevalente valore paesaggistico e ambientale dei borghi abruzzesi diruti dal 1915, dunque, ancora più controverse appaiono le ipotesi di ricostruzione «com’erano dov’erano» avanzate per alcuni di essi e, in alcuni casi, già parzialmente operate. Dal 2001, ad esempio, è stato inaugurato e completato un primo lotto funzionale per la realizzazione di un albergo diffuso nel settore settentrionale del borgo di Alba Fucens18, e nel 2005, sono state rimosse le macerie del terremoto nell’area centrale e meridionale, ipotizzando un recupero a scopo abitativo ma, di fatto, lasciando esposti da più di un decennio agli agenti esogeni e al conseguente, ulteriore, degrado i lacerti murari19. Anche i ruderi di Frattura Vecchia sono stati acquistati da un privato, intenzionato a ricostruire il borgo per destinarlo a un albergo diffuso. Se, dunque, per Ruskin «il cosiddetto restauro è la peggiore delle distruzioni»20 e l’edificio deve essere conservato nella sua autenticità grazie a un’accurata manutenzione, accettando che «[…] alla fine anch’esso dovrà vivere il suo giorno estremo»21, pressante è l’interrogativo sollevato da tali artificiose ipotesi di ricostruzione, che rischiano di alterare una realtà storico-paesaggistica molto più complessa. Dopo più di un secolo dalla distruzione, infatti, queste Terre-in-Moto dall’architettura al paesaggio, dal bello al sublime, probabilmente, hanno raggiunto la loro destinazio-


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