michelangelo pivetta
della Città Vecchia. La medesima logica, diviene fondamento anche della Scuola Velica le cui misure dialogano con quelle del Forte napoleonico e si colloca specularmente sulle rive dell’isola di San Paolo. In questo modo l’isola si trasforma da baluardo a nuova porta per chi giunge dal Mar Grande. Il Mercato si sviluppa invece all’incrocio dei quattro pittaggi della città vecchia, facendo suoi i rapporti e le grandezze dell’archeologia del vicino Tempio di Poseidone. L’obiettivo è di donare una precisa collocazione al fenomeno tipico tarantino della vendita spontanea di prodotti ittici. I tre progetti liberano Taranto dall’oblio, conferendole una rinnovata immagine fatta dei toni del carparo in contrasto con i blu del Mediterraneo. 04. Dove osano le aquile L’attenzione si sposta sull’arcipelago toscano che racconta un altro volto del Mare Nostrum utilizzando una tavolozza più fredda, invernale, crepuscolare. L’intervento, andando a ritroso nell’antica storia delle fortificazioni dell’Elba, si concentra sull’area del Volterraio, rudere silente che dall’alto domina il paesaggio e che il progetto vuole restituire alla comunità attraverso la previsione di un campo di volo a vela e un bivacco. Cardine del processo compositivo è la'ri-scrittura’ della rovina, che, partendo dalla misura dell’ingombro della torre, diviene matrice per l’intero disegno. Legno e metallo danno alla luce una macchina sospesa che,'in punta di piedi’, s’innesta al di sopra della quota massima delle mura, reinterpretando, mediante la geometria quadrata, l’antico camminamento di ronda. La contemporaneità ben riconoscibile, rispetta la preesistenza, ma, alla maniera di Scarpa, si affianca ad essa con coraggio. Al pari dell’architettura, anche il visitatore, dopo essersi perso nell’orizzonte, è costretto ad un gesto ardito: deve provare se stesso gettandosi dalla lunga rampa di lancio, sfidando la vertigine per proseguire così, nel suo viaggio.
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