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Palestini

In transito La stazione di Campo di Marte

Dubbi, intersezioni disciplinari e nuovi paesaggi urbani

Prodotto di continue interferenze e interdipendenze (in parte pianificate, indotte, previste e in parte casuali, spontanee, inaspettate) tra fattori umani e non-umani, tra processi di lunga, media e breve durata, e tra diversi immaginari, politiche, visioni di trasformazione, il paesaggio urbano è campo mutevole e complesso di relazioni (sociali, funzionali, ecologiche, semantiche…). Quale categoria generale di progetto, il paesaggio urbano non offre la possibilità di una interpretazione stabile, unica e definitiva. In questo senso, parafrasando Georges Perec, si potrebbe dire che il paesaggio urbano è un dubbio: occorre “continuamente individuarlo, designarlo”1 . Come tema di osservazione, descrizione ed invenzione ammette significativi margini di incertezza. Di conseguenza, il progetto di paesaggio urbano richiede agilità metodologica, la collaborazione tra varie discipline, la conoscenza diretta dei luoghi, e uno sguardo nomadico, aperto al dubbio, disposto a effettuare continui sconfinamenti - reali e metaforici - oscillando attraverso differenti scale spaziali e temporali. Il progetto di paesaggio urbano è sistemico, negoziale e processuale per precondizione ed è olistico, aperto e interdisciplinare per vocazione. Come fase conclusiva del suo percorso di studi in Architettura, Massimo Palestini ha scelto di misurarsi con questa dimensione del progetto, accettando con entusiasmo e attitudine fiduciosa l’invito a sperimentare un metodo di lavoro adattativo e ricorsivo, basato sul confronto tra differenti apporti disciplinari. La riconfigurazione dell’ex scalo merci ferroviario di Campo di Marte, a Firenze - con l’ideazione di una iconica stazione ponte, l’inserimento di un eco-quartiere, la definizione di un articolato sistema connettivo di spazi aperti pubblici e della mobilità dolce - è il tema scelto per le esplorazioni progettuali che Massimo descrive nelle pagine successive. Il lavoro è stato condotto non senza dubbi, esitazioni, imprevisti cambi di direzione durante il percorso, ma con costante curiosità, capacità di sperimentazione e una naturale inclinazione all’ibridazione disciplinare, interagendo attentamente con i quattro docenti coinvolti. Oltre a me, che insegno Architettura del Paesaggio, relatrice, e al collega Francesco Alberti, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica, relatore, hanno portato il loro indispensabile e prezioso contributo come correlatori il prof. Raffaele Nudo, docente di Tecnica delle Costruzioni e l'architetto ticinese Lorenzo Felder, esperto di progetto di infrastrutture e già docente all'Accademia di Architettura di Mendrisio, che ho ritenuto essenziale rendere complici di questa avventura formativa. Il risultato di questa operazione di mescolanza di apporti disciplinari e di sguardi culturali e scientifici è, grazie al talento di Massimo, un sostanzioso esercizio di sintesi: le proposte di trasformazione immaginate per Campo di Marte sono scaturite intersecando strumenti e metodi propri dell’architettura del paesaggio con quelli della progettazione urbanistica, del disegno di infrastruttura e della progettazione costruttiva.

Anna Lambertini Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

“L'apparente casualità dell'urbanizzazione del territorio è la rappresentazione del sovrapporsi di architettura, infrastruttura e paesaggio: ogni nuovo intervento, qualunque sia la sua natura, contemporaneamente chiama in causa gli altri livelli, mentre noi non riusciamo bene a distinguere quale progetto appartenga a quale categoria. […] Questa commistione evidentemente confonde le discipline; non importa quanto intelligente o brillante, un approccio indirizzato a una soltanto delle professioni tradizionali della progettazione sarà sempre isolato o di semplice ornamento” (Smets, 2001: 116)1

Rispetto alla critica implicitamente mossa da Marcel Smets ai progetti di trasformazione della città che, pur operando in contesti complessi, si focalizzano più sulla qualità delle soluzioni tecniche e linguistiche adottate con riferimento a una specifica branca progettuale che sulle potenzialità dell’intervento di incidere globalmente in senso positivo sull’ambito spaziale in cui si inserisce, nel caso di una tesi di laurea in Architettura, per sua natura dimostrativa delle competenze acquisite seguendo un determinato indirizzo di studi, il fatto che un progetto si presenti come un’esercitazione di stile costituisce, tutt’al più, un peccato veniale – e può anzi rivelarsi premiante, laddove le soluzioni proposte risultino particolarmente raffinate o mature dal punto di vista professionale. A maggior ragione, quindi, sono da apprezzare i lavori che, uscendo dal seminato, sfruttano invece l’occasione della prova finale in uno qualsiasi dei curricula della Scuola di Architettura, e la libertà offerta dal trovarsi ancora sotto l’egida di una istituzione di alta formazione e ricerca, per forzare i confini delle specializzazioni disciplinari e attraversare le diverse scale del progetto nel tentativo di fornire risposte integrate e all’altezza dei tempi a problemi reali, emblematizzati nella scelta dell’area di studio. Rientra pienamente in questa fattispecie il lavoro portato avanti da Massimo Palestini, interfacciandosi coraggiosamente con un numero inconsueto di relatori e correlatori interni ed esterni al DIDA portatori di expertise differenti, su un tema particolarmente complesso e strategicamente rilevante per Firenze: la trasformazione di uno scalo merci dismesso, attualmente impegnato dal cantiere per la realizzazione del passante sotterraneo dell’alta velocità ferroviaria, in un “pezzo di città” entro cui ricomporre un sistema di relazioni (funzionali, ecologiche, trasportistiche, visuali…) tra le parti urbane che storicamente sono state separate da quella stessa piattaforma infrastrutturale. Le pagine che seguono rendono conto del percorso seguito, con proficui ripensamenti e retroazioni in corso d’opera: dalle indagini preliminari, alla concettualizzazione delle possibili strategie d’intervento entro un ambito urbano allargato, alla definizione del masterplan per la rigenerazione dell’ex scalo merci una volta che i lavori per l’alta velocità saranno conclusi, alle prefigurazioni di maggior dettaglio per il sistema degli spazi aperti, le percorrenze, il riuso di strutture ferroviarie e la costruzione ex novo di un eco-quartiere a destinazione mista; fino all’approfondimento, comprensivo della verifica di congruità del sistema costruttivo adottato, della soluzione progettuale per una nuova stazione-ponte ad uso metropolitano, con cui si attua la ricucitura tra il centro storico della città e il quartiere dello Stadio. Un esempio evoluto di progettazione urbana sostenibile che trova nell’ibridazione tra architettura, infrastrutture e paesaggio il suo principale punto di forza.

La tesi ha sviluppato una proposta progettuale per un intervento di rigenerazione urbana a Firenze. Più precisamente, il lavoro di tesi ha riguardato una porzione significativa di paesaggio urbano comprensiva dell’area ferroviaria di Campo di Marte e di un sistema di spazi aperti pubblici di prossimità, interessata dai significativi interventi di trasformazione dovuti al cantiere per il sotto attraversamento dell’Alta Velocità.

Le interpretazioni progettuali sono state elaborate lavorando in maniera ricorsiva a diverse scale di lettura interpretativa e di intervento e individuando tre principali azioni riconfigurative.

La prima ha riguardato lo studio di un nuovo assetto e una nuova configurazione dell’edificio della stazione, riorganizzata adottando una tipologia a ponte che prevede la riconfigurazione degli ingressi principali (viale Campo D’Arrigo / Largo Gennarelli-via Mannelli) in una posizione più strategica.

La stazione ‘sospesa’ non sarà solo un semplice attraversamento pedonale, ma uno spazio abitabile destinato ad attività sociali, una piattaforma di ri- sorse che possa incoraggiare le interazioni interpersonali e l'accoglienza per il visitatore temporaneo. Tale elemento, oltre a fungere da collante tra i due margini, offrirà un nuovo punto di vista sulla città di Firenze. Arrivando dal lato di via Campo D’Arrigo ci si potrà immergere in un sistema di spazi aperti, che interagiranno direttamente con il passaggio in quota, rendendolo una nuova arteria per la città. Questo rilevante intervento sarà accompagnato da un'articolata progettazione la quale mira a far coesistere elementi costruiti e vegetali, per la creazione di uno spazio multifunzionale destinato ad un pubblico più vasto, rispetto all’utenza ferroviaria, con l’obiettivo di ridefinire una nuova “centralità” urbana per la stazione e il quartiere di Campo di Marte. La seconda ha riguardato l’ideazione di un sistema infrastrutturale che si integri con il tessuto circostante, sia capace di generare processi di riqualificazione e preveda la creazione di un parco lineare che funga da rigenerazione ambientale per il quartiere e la città. Tale spazio darà nuova vita ad un con- testo urbano connesso ad un sistema di infrastrutture ecosostenibili già in progetto. Il nuovo parco della stazione è pensato per produrre una coerente interazione con il paesaggio, che favorisca l’accessibilità e la fruizione, inviti alla socialità e incrementi il senso di appartenenza allo spazio: creare un paesaggio che abbia una forte componente relazionale.

La terza affronta le problematiche del riuso di alcuni edifici e la progettazione di un eco-quartiere, che risponderà ai criteri di sostenibilità, efficienza energetica, rispetto dell’ambiente e qualità della vita. Contestualmente verranno progettate nuove connessioni per gli spazi aperti, i quali, tramite le vie ciclopedonali e la riprogettazione dei livelli in quota, contribuiscono a mettere a sistema spazio costruito e spazio aperto, rendendo il rinnovato hub della stazione e la relativa area di Campo di Marte un innovativo epicentro contemporaneo ecosostenibile per la città di Firenze.

La visione di sistema di questi tre interventi - la stazione ponte, il parco urbano lineare, le connessioni basate su rinnovati criteri di mobilità - è stata fondamentale per proporre un efficace modello di rigenerazione urbana facendo interagire nel modo più armonioso possibile il mondo antropico e quello vegetale. pagina precedente Gran Central Terminal, NY 03/02/1913

(https://www.pbs.org/wgbh/)americanexperience/ features/grandcentral-opening/

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