Il cubito rappresenta un’unità di misura storica di origine sacra. Comunemente individuato come la misura che intercorre tra il gomito e la lunghezza del dito medio, esso affonda le sue radici nell’antico Egitto legando la propria origine alla misurazione del fiume Nilo, fonte primaria di vita per i popoli occidentali della mezzaluna fertile. Tale unità di misura, ampiamente utilizzata nei testi sacri per descrivere i progetti dettati da Dio, ha nel suo portato dei significati simbolici che trovano una corrispondenza pratica nell’uso quotidiano che l’uomo ha imparato a conoscere nel corso dei secoli adottandolo come strumento espressivo di quell’armonia divina insita nella praticità della prassi costruttiva. Il presente testo affronta le qualità teologiche, qualitative e quantitative del cubito che diviene immagine aniconica di Dio nel transito ontologico tra ‘parola’ e ‘progetto’.