Il 'nuovo miglior ordine' per il Sacro Monte di Varallo Sesia | Fecchio

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martino bassi ‘architetto’ del sacro monte

intorno al 1580-1581: i piani XXXI, XXX e XXXII, infatti, sono consequenziali e derivano tutti da una stessa matrice. I tre elaborati sono infatti nella stessa scala e ricalcati dal medesimo disegno, come si può notare dai segni di stilo metallico puntato ai vertici delle linee di costruzione, tracciate per riprodurre la topografia del sito e gli edifici preesistenti. Le differenze di ‘espressività’ nella resa grafica dei disegni dipendono soprattutto dal diverso livello di definizione raggiunto: il XXXI (Fig. 51) è un disegno definitivo; il XXXII è uno “schicio” da inviare alla committenza prima di realizzare il “disegno netto e compito” (Fig. 63); il XXX è una copia non portata a termine di un disegno preparatorio7 (Fig. 58). Dunque uno stesso architetto, residente a Milano8, è responsabile del cantiere del Sacro Monte dal giugno 1578 al settembre 1583: un personaggio in grado di raccogliere la pesante eredità di Galeazzo Alessi, in uno dei più importanti luoghi di devozione dell’Italia Settentrionale. Le ipotesi più probabili sull’identità dell’architetto del Sacro Monte in questi anni sembrano ricadere, come la storiografia ha suggerito, su Pellegrino Tibaldi e Martino Bassi, veri protagonisti della scena milanese tra anni Sessanta e Novanta del Cinquecento9. Un documento del 19 ottobre 1584, tuttavia, porta a escludere il nome di Pellegrino Tibaldi: si tratta della celebre lettera inviata da Carlo Borromeo all’uditore Bernardino Morra per convocare al Sacro Monte padre Panigarola, Pellegrino Tibaldi e Ludovico Moneta. Dalle parole utilizzate in questo documento sembra infatti che né Pellegrino, né Panigarola, né Moneta siano mai stati coinvolti nella pianificazione e, anzi, siano convocati in questa occasione, per la prima volta, a dare “qualche avvertenza e stabilimento” alla Fabbrica10. Il nome di Martino Bassi è invece confermato da molti elementi, a partire dalla collocazione stessa dei disegni. Il nucleo più antico della collezione di Bernardino Ferrari deriva dal lascito del padre Dionigi, che “aveva presso di sé le scritture di Martino Basso, Alessandro Bisnati, Gian Paolo Bisnati, Ercole Turati, Gian Battista Guido Bombarda e Aurelio Verri”11. Dionigi Ferrari, autorevole ingegnere idraulico, entra in possesso di questi documenti attraverso i regolamenti del Collegio degli Ingegneri e Agrimensori, che impongono che tutti gli atti e scritture “attinenti alla professione, pass[ino] al parente più prossimo, o a un ingegnere che milit[i] sotto di lui”. Ci sono quindi buone probabilità che i disegni per il 7 Come nota Isabella Balestreri questo disegno è una “tavola muta” per cui è difficile fare considerazioni sulla sua autografia. Isabella Balestreri, 2012, p. 16. Tuttavia, per la consequenzialità che si può leggere nei tre progetti, anche il XXX è da ricondurre allo stesso disegnatore del XXXI e XXXII. 8   La storiografia ha notato giustamente che i disegni sono di ambito milanese, come si può dedurre dalle tecniche grafiche adottate, dal linguaggio architettonico, ma anche dal lessico utilizzato in didascalie e legende e, soprattutto, per la provenienza del fondo documentario, di cui più avanti. M.L. Gatti Perer, 1964a; M.L. Gatti Perer, 1964b. 9 Sull’architettura della Milano Borromaica: A. Scotti, 1972; S. Della Torre, 1997a; S. Della Torre, 1997b; T. Barton Thurber, 2001; S. Della Torre, 2001; A. Scotti, 2009; F. Repishti, 2012. Gran parte dei cantieri dell’Alessi sono ereditati da Pellegrino Tibaldi e Martino Bassi: F. Repishti, 2017b. Sull’architettura di Pellegrino Tibaldi a Milano: A. Scotti, 1977; J. Ackerman, 1986; D.A.R. Moore, 1988; Pellegrino Tibaldi, 1990; S. Della Torre, R. Schofield, 1994; J. Gritti, 2010; F. Repishti, 2017a. Su Martino Bassi: M. Bassi, 1572; M. Bassi, 1771; M. L. Gatti Perer, 1964a; M. L. Gatti Perer, 1964b; M. L. Gatti Perer, 1964c; M. Bascapè, 1967; C. Parodi, 1990; P. Bossi, S. Langè, F. Repishti, 2007, p. 42 (scheda di F. Repishti); G. Angelini, 2012. Per un profilo biobibliografico aggiornato si rimanda alla recente edizione dei Dispareri: F. Repishti, 2017b. 10 BAMi, Ms. P. inf. vol. II, Minute di S. Carlo, c. 623. 11 M.L. Gatti Perer, 1964a, p. 174.

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