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Galleria dell’architettura italiana Giovanni Michelucci - Le fotografie Lo sguardo fotografico dell’architetto Le fotografie di Giovanni Michelucci in mostra alla Galleria dell’architettura italiana provengono dalla riorganizzazione del fondo fotografico dell’architetto conservato negli archivi della Fondazione Michelucci a Fiesole. È una raccolta di scatti i cui negativi, insieme ad una serie incompleta di stampe, sono stati ritrovati in alcuni cassetti della casastudio “Il Roseto”, dove l’architetto li aveva riposti come semplici appunti di ricerca, di viaggio, di lavoro, di vita familiare, senza una particolare attribuzione di valore artistico o tecnico. L’utilizzo della fotografia da parte di Michelucci è stata riscoperta nell’attività di catalogazione condotta dalla Fondazione. Tutto il valore delle immagini fotografiche, molto meditate, è emerso nel lavoro critico condotto da Giovanni Fanelli che le ha interpretate come espressione della stessa acuta sensibilità umana e creativa dei disegni, dello stesso flusso vitale, continuo, intenso, vibrante da cui era animata la personalità antiaccademica e antiretorica di Michelucci. Alcune delle immagini erano state esposte da Fanelli, una prima volta, nella mostra “Architettura e fotografia. La scuola fiorentina” promossa dall’Università degli Studi di Firenze e dagli Archivi Alinari (Firenze, gennaio-febbraio del 2000), suscitando un interesse poi confermato dal successo dell’ ampia mostra organizzata a Fiesole dalla Fondazione Michelucci con la cura scientifica dello stesso Fanelli nella primavera del 2001. La valenza artistica di una serie di fotografie è emersa ulteriormente con la mostra “Utopias” realizzata dalla omonima associazione alla Galleria Vannucci di Pistoia nel periodo febbraio-marzo 2010.
Michelucci, che viaggiava spesso accompagnato dalla sua macchina fotografica, non utilizzava la fotografia come il mezzo più comodo per descrivere la realtà, ma all’interno della sua ricerca sulle possibilità espressive dello spazio, come mezzo di espressione della sua visualità. L’utilizzo del mezzo fotografico, con cui Michelucci aveva dimestichezza sin dai suoi esordi professionale, si presenta sempre parsimonioso e privo di compiacimenti tecnici e estetici. Le fotografie caratterizzate dalla peculiarità della composizione visiva e dalla ricerca della qualità dell’immagine nel taglio dell’inquadratura, riflettono una venatura di disincanto rispetto allo strumento utilizzato. Appartenenti a diversi periodi della lunga attività dell’architetto, su un panorama temporale che spazia dal primo dopoguerra agli anni settanta, evidenziano anche i riferimenti artistici e culturali utilizzati, sempre finemente filtrati dalla sensibilità, dalla intuizione della misura, dalla visualità dell’autore. Le fotografie riflettono alcuni dei temi ricorrenti dell’architetto: il dialogo con l’architettura, gli abitanti e la vita della città, il rapporto con la natura, il paesaggio lavorato dall’uomo. Si tratta di temi che costituiscono una presenza costante nel complesso del lavoro creativo di Michelucci, sempre attento nel cogliere gli insegnamenti dell’architettura antica – si veda l’importanza delle sue visite a Pompei rispetto allo sviluppo del suo pensiero architettonico – e di quella spontanea, l’architettura senza architetti, rispetto alle declinazioni dell’abitare. I temi della casa colonica come quelli del rapporto tra il monumento e la città o lo studio di un brano di città come architettura vissuta con i relativi aspetti di partecipazione popolare