Firenze Architettura 2009-1

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Una sezione sul tempo Pasquale Poccianti e l’acquedotto Leopoldino di Livorno

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Silvia Catarsi

“Nulla è più seducente – e nulla, in certi casi, è meglio fondato – del mostrare le forme sottomesse ad una logica interna che le organizza”.1 È forse basandosi su un’intuizione analoga che l’architetto Pasquale Poccianti sceglie, attorno agli anni trenta dell’Ottocento, di completare la facciata del Cisternone di Livorno con la realizzazione di una volta sezionata. Del resto la ricerca su questo fronte viene intrapresa dall’autore già qualche anno prima, quando si avvia alla progettazione del vasto acquedotto labronico, di cui la Gran Conserva o Cisternone è senza dubbio l’elemento più rappresentativo. Il desiderio del Poccianti di concretare, in un’unica forma, macchina idraulica e architettura, si realizza attraverso l’impiego di una metodologia progettuale elaborata dal francese J. L. N. Durand, che gli consente di trasformare agevolmente gli schemi di funzionamento degli impianti tecnologici in strutture architettoniche. Secondo questo sistema, sperimentato nei corsi dell’Ecole Polytechnique di Parigi, le parti componenti un edificio, separatamente analizzate, vengono combinate tra loro nella costrizione di una maglia modulare; si tratta di un procedimento di “riduzione scientifica” dello schema vitruviano, che spinge l’architettura verso un’evoluzione razionalistica. Questo aspetto, chiaramente identificabile nel complesso dell’acquedotto livornese, fa dell’intera infrastruttura un chiaro simbolo della cultura modernista che caratterizza la Toscana Granducale. Il progetto, articolato secondo un tracciato lungo ben diciotto chilometri, si compone di una serie di strutture architettoniche: casotti, purgatoi, viadotti,

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cisterne e fontane, destinate a condurre l’acqua e a garantirne la qualità. Mentre i casotti si configurano come semplici fabbriche utilizzate per filtrare l’acqua e rallentarne la caduta naturale, le cisterne, oltre ad assolvere alle stesse funzioni dei casotti, hanno lo scopo di assicurare il continuo e costante approvvigionamento idrico della città, anche nei casi di guasti all’impianto. Per queste opere, il programma compositivo avanzato dall’architetto, fa sì che le attività di funzionamento delle macchine idrauliche vengano identificate e risolte ciascuna secondo una propria autonomia geometrica, in modo che, anche nelle strutture più complesse, si conservi una rigorosa essenzialità plastica. Ad esempio, nelle cisterne la forma architettonica è costituita dall’accostamento di diverse parti funzionali, mentre la griglia strutturale, data dai pilastri che sostengono le volte di copertura, si rivela l’elemento regolatore di tutte le possibili aggregazioni. A questo proposito, appaiono significative alcune descrizioni fornite dall’autore riguardo alle cisterne più grandi, dove si esprime in modo evidente il legame tra forma e funzione. Nel caso della Gran Conserva, ad esempio “...la forma di una croce troncata parte anteriore della quale servirà ad uso di cisterna, la posteriore da Purgatoi”;2 come pure per la Cisterna di Pian di Rota “...la sua figura è quella di un parallelogrammo rettangolo dai cui lati minori sporgono due emicicli, le sommità delle quali sono congiunte al canale. Dalla prima di esse passa l’acqua del condotto per depurarsi, e ne risorte dalla seconda chiarificata che sia per seguitare il suo corso”.3 Tuttavia, sebbene la scelta di segnala-

1 Veduta panoramica dell’acquedotto di Livorno, incisione Biblioteca Labronica di Livorno 2 Interno della Gran Conserva o Cisternone vano della vasca d’acqua Pagine successive: 3 Disegno per il viale degli Acquedotti, 1820 Biblioteca Labronica di Livorno 4 Sezione longitudinale del Cisternone Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze 5 Prospetto della facciata del Cisternone Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze 6 Pianta del Cisternone, primo progetto, 1827 Biblioteca Labronica di Livorno 7 Pianta della cisterna o Cisternino di Pian di Rota, primo progetto, 1827 Biblioteca Labronica di Livorno 8 Sezione e prospetto del Cisternino di Pian di Rota, primo progetto, 1827 Biblioteca Labronica di Livorno 9 Pianta della cisterna o Cisternino di città, da edificarsi nella Piazza di Porta a Pisa, primo progetto, 1827 Biblioteca Labronica di Livorno


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