Firenze Architettura 2008-1

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Gianugo Polesello

Pianta costruttiva e idea di unità Eleonora Mantese

Non c’è dubbio alcuno che i progetti di Gianugo Polesello affidino una parte molto rilevante della loro tensione compositiva all’incisività della ‘grande pianta’; di questa attitudine di plantator ha dato ampiamente conto sia nella sua profonda attività progettuale, sia nelle lezioni magistrali alla Scuola di Architettura di Venezia e in molte università del mondo. Vorrei concentrare il contenuto di questi brevi appunti su quali siano le radici di questa pianta, su quale procedimento logico, costruttivo e poetico Gianugo Polesello trasmetta alla Scuola da lui sempre intesa come corpo universale di idee unito, in simbiosi, con le conoscenze di una Scuola di matrice politecnica. Le sue parole ci aiutano in questa direzione: “La pianta, che non è solo la sezione orizzontale di un’architettura, è l’idea profonda dell’architettura, perché è tale solo se consente di vedere le possibilità delle forme sensibili, ma non è una forma sensibile. La pianta è un emblema concreto dell’architettura”. Cerco di interpretare, anche se in breve spazio, il linguaggio, spesso complesso, talvolta apodittico, talvolta poeticamente enigmatico, che Polesello usa nelle lezioni e nelle incisive relazioni che accompagnano i suoi progetti come descrizione ragionata ma anche come filo rosso che si dipana e unisce un progetto all’altro con continuità e coerenza. L’emblema, nel suo significato latino, contiene l’idea di allegoria, di simbolo e associare, nella sua definizione di pianta, questo aspetto alla concretezza significa trasmettere, con deliberata immediatezza, l’associazione dell’idea di pianta all’idea della costruzione, della misura, della proporzione.

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Polesello guarda molto attentamente all’insegnamento di Jean Nicolas Louis Durand e lo fa con occhio costruttivo, non accetta la critica da molte parti rivolta all’architetto francese di una possibilità di lettura troppo immediata del procedimento di geometrizzazione, né la critica a un metodo che corre il rischio della ripetizione senza consentire differenze; l’invito di Polesello è a prestare maggiore attenzione al principio di composizione-costruzione di edifici a mezzo di edifici. È questo principio che Polesello indaga, assimilandolo e facendolo proprio, nelle architetture di J. N. L. Durand. In una lezione del 1982 sui principi dell’architettura e dell’insegnamento di Durand, strutturata, anch’essa, come una pièce per parti, Polesello spiega con quale accezione colga il suo insegnamento; in una delle quattro parti della lezione, dice “… Avete presente il sistema di Monge e il sistema che Durand propone agli architetti per disegnare i loro progetti: la pianta come sezione orizzontale, il piano verticale, come proiezione degli elementi, le sezioni verticali. Ora, tra la rappresentazione del progetto che si identifica con il progetto e il manufatto costruito, nell’architettura, si verifica sempre una sostanziale identità intellettuale, identità che è dovuta alla semplicità dell’oggetto che si va rappresentando e alla necessaria riduzione al ‘semplice’ dell’oggetto, qualora esso diventi troppo complesso. La ‘manovrabilità’ risulta determinante rispetto alla ‘complessità’ dell’operazione. Questo ‘semplice’, inoltre, esige una drastica riduzione delle molteplicità architettoniche e una corrispondente riduzione

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Campus Universitario Las Palmas de Gran Canaria 1987-1996 Progetto: Gianugo Polesello con: Juan Manuel Palerm Salazar Juan Ramirez Guedes Manuel Bote Delgado Benito Garcia Macia Collaboratori: Francesco Polesello Carlo Rosso Strutture: Carlo Filipuzzi Impresa Costruttrice: Dragados y Construcciones, Madrid


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