Maria Grazia Eccheli
Progetto d’architettura in aree archeologiche
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LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 3 MODULI DIDATTICI Teorie dell’Urbanistica: Roberto Budini Gattai A.A. 2000-2001 Teoria e Tecnica della Progettazione Architettonica: Francesco Collotti A.A. 2000-2001 Giovanna Potestà A.A. 2001-2003 Collaboratori: Tomaso Monestiroli, Franco Rebecchi, Alessandro Scarnato e Luigi Semerani Si ringrazia per la collaborazione la dottoressa Anna Durante e la dottoressa Francesca Nalli della Soprintendenza Archeologica di Genova e il dottore Jacopo Ortalli della Soprintendenza Archeologica di Bologna
1 Francesco Merli Rimini, A.A. 1999-2000 2 Gabriele Baldecchi, Ilaria Bandini, Gabriele Bartoletti, Luca Battaglini Luni, A.A. 2000-2001 3 Matrocecco, Rossi Luni, A.A. 2000-2001 4 G. Fidanza, D. Gaeta, A. Egidi Luni, A.A. 2000-2001 5 Alessandro Del Pero, Michele Funai, Fabio De Simoni, Andrea Destro Luni, A.A. 2000-2001
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Il tema affrontato nel laboratorio negli A.A. 1999-2001, si poneva l’obiettivo di sottoporre a verifica quanto passa solitamente sotto il nome di rapporto con la storia. Inutile negarlo: parecchie delle critiche, quantunque traggano origine da un’evidente quanto discutibile ideologia della tradizione del nuovo, sono condivisibili laddove negano il carattere di giustificazione con cui è solitamente usato. L’archeologia, per definizione una lingua morta la cui ancor comprensibile essenza s’accompagna all’impossibilità d’ogni sua disinvolta ripetizione, ha la capacità di dilatare le distanze e di rendere in qualche modo quasi impraticabile la fenomenologia del rapporto: essa, indifferente alla possibilità d’ogni nostra volontà di ripetizione progettuale, accampa esigenze con cui ogni volontà di continuità dell’esperienza dell’architettura deve fare i conti, qualora si voglia testimone anche del presente. La città di Luni, la romana portus lunae, a pianta rettangolare smussata a sud a seguire l’andamento dell’antica costa, era perimetrata da mura (560x440m) che
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s’identificavano con la scena del teatro sul lato nord/est e con il porto nel tratto sud/ovest. A segnare il cardo maximus, che diveniva molo sul mare, le architetture collettive (oggi le uniche individuabili): il grande tempio sulla parte più alta della città, il capitolum e il foro e l’area delle grandi domus (la casa dei mosaici, la casa degli affreschi etc). Ad esso perpendicolare (e coincidente con la via Aurelia), il decumano maximus univa la città con le necropoli e con l’anfiteatro, orientato sulla centuriazione augustea. A partire da questi segni, nella prima esercitazione era chiesto agli studenti di sovrapporre il disegno della centuriazione alla campagna e alla città contemporanea, nel territorio compreso tra Massa e Sarzana, dato che la centuriazione, oltre a coincidere con l’Aurelia odierna (che corre tra pianura e collina, su cui domina il borgo murato di Nicola) è all’origine anche di alcune strade ortogonali ad essa e con i tracciati dei campi segnati da “cascine”. Tale trama di un disegno più antico dei campi, era dialetticamente contrapposta alle quantità