2-5 Badia fiesolana, Fiesole. Facciata; acquerello, particolari di decorazioni. 6 Badia fiesolana, Fiesole. Facciata; acquerello, particolare della parte centrale. 7 Battistero di San Giovanni, Firenze. Acquerello, particolare di un fronte. 8 Battistero di San Giovanni, Firenze. Matita sanguigna, particolare del prospetto.
ta Maria Novella; attribuzione, questa, confermata da uno scritto di un frate presente nel Convento all’epoca dell’esecuzione dei lavori.19 Di certo è che il cantiere venne avviato nel 1458.20 La Facciata di Santa Maria Novella Racconta il Vasari che per la Facciata Giovanni Rucellai “parlò con Leon Batista suo amicissimo; e da lui avuto non solamente consiglio, ma il disegno, si risolvette di voler ad ogni modo far quell’opera, per lasciar di sé quella memoria”.21 Se tale affermazione fosse fondata, c’è da credere che Alberti redasse un disegno del progetto, anche se di tale elaborato non si è conservata né traccia, né altra memoria. La cosa però non deve stupirci: del resto neanche di Brunelleschi ci è giunto un disegno o uno schizzo; lo stesso vale (con rare eccezioni) per gli altri architetti della prima metà del XV secolo. Possiamo però ipotizzare alcuni parametri fondamentali cui fa riferimento Leon Battista nell’atto di formulare il progetto per Santa Maria Novella. L’Alberti si mostra rispettoso nei riguardi delle preesistenze, com’è testimoniato da una frase contenuta nella sua lettera a Matteo de’ Pasti: “...vuolsi aiutare quel ch’è fatto, e non guastare quel che s’abbia a fare...”;22 l’Autore ancora una volta si dimostra attento e consapevole della realtà in cui l’opera è inserita, della sua collocazione urbana, del suo contesto culturale e storico. La nuova Facciata, infatti, si appoggerà a quella preesistente quasi come un sottile foglio decorato, come peraltro nel San Francesco di Rimini; non si cercano corrispondenze tra spazi interno e apparato decorativo esterno.
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Le due parti di rivestimento esistente nella Facciata, simmetriche, che comprendono ciascuna una porta laterale e tre avelli, vanno conservate;23 lo stesso vale per la vetrata nel rosone centrale: gli elementi da progettare si manterranno tangenti. Come avviene in San Miniato, Alberti divide la nuova Facciata in due ordini: l’altezza massima di quello inferiore non deve però superare il rosone centrale. Come riportato in precedenza, altezza e larghezza del fronte gotico potevano ritenersi uguali. Questa è forse una delle considerazioni che portano l’Autore a ideare una Facciata racchiusa in un quadrato,24 in cui i due ordini occupino ognuno la metà dell’altezza totale.25 Per la parte inferiore del prospetto Alberti idea una sorta di telaio architettonico che racchiude i preesistenti rivestimenti trecenteschi. Un’alta base sostiene due paraste a fasce orizzontali bianco-verdi poste agli estremi della Facciata (come nel Battistero di Firenze); affiancate a queste troviamo due semicolonne in marmo verde che, insieme ad altre due poste al centro accanto al portale, reggono la fascia della trabeazione.26 Il portale centrale si articola con quattro lesene (quelle sul fronte sono piegate a libro) che sorreggono una volta a botte cassettonata; una fascia a bassorilievo con motivi floreali corre intorno al portone; questa parte è sicuramente opera di Giovanni di Bertino, un valente “marmoraro” fiorentino che collabora con l’Alberti anche nella realizzazione del Santo Sepolcro in San Pancrazio.27 Nel fregio intarsiato dell’architrave sono riprodotti i simboli dei Medici: quello di
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Cosimo, la corona con tre piume; quello di Piero, due piume e l’anello di diamante. Gli stessi si ritrovano nella decorazione sulla ghiera del rosone. I Rucellai propongono più volte la vela al vento, il loro simbolo: nel lungo fregio intarsiato della trabeazione e in alcuni settori delle paraste, nonché, affiancato a quelli dei Medici, nel decoro del rosone. Lo stemma di famiglia, il leone rampante con fasce dentate, si trova sulla chiave dell’arco centrale e sui cantonali dell’attico.28 Porfido rosso è utilizzato negli spazi compresi tra semicolonne e paraste, sia centralmente che sui lati.29 Alberti conferisce alla fascia dell’attico una duplice funzione: la propria, se coniugata con la parte inferiore, in un modello che trae origine dai modelli degli archi di trionfo. Invece, se collegata alla parte superiore della Facciata, diventa il basamento o il podio di un ideale tempietto. In Santa Maria Novella l’attico, diversamente a quanto avviene nel Battistero o nella Badia Fiesolana, ha la parte interna occupata da 15 tarsie marmoree con disegni geometrici tutti diversi.30 La parte superiore della Facciata richiama un tempietto classico. Quattro paraste, a fasce orizzontali bianco-verdi, delimitano tre zone di cui la centrale maggiore. Qui l’òculo centrale presenta ghiera e strombatura tronco-conica decorata ad intarsi,31 tangente alla fascia superiore dell’attico. Le tre zone sono occupate da 16 specchiature rettangolari, che contengono tre diverse decorazioni. Una iscrizione in caratteri lapidari romani IOHANES-ORICELLARIUS-PAV-FAN-SAL-MCCCCLXX32 è presente sul fregio nella trabeazione; qui e nel Santo Sepolcro, Alberti utilizza un carattere desunto dallo studio delle antiche iscri-
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