Firenze Architettura 2003-1&2

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Da San Miniato a Santa Maria Novella

Leon Battista Alberti a Firenze Marcello Scalzo

“...io tornava dal tempio su alto di San Miniato, dove parte per satisfare alla religione, parte per affermarmi in sanità, era mio uso non raro conscendere a esercitarmi”. De Iciarchia Leon Battista Alberti

Alberti a Firenze: primi soggiorni Furono le lotte intestine per la supremazia commerciale, intraprese tra le più importanti famiglie fiorentine, nella seconda metà del XIV secolo, che portarono il casato degli Alberti all’esilio di Genova. Una prassi comune per l’epoca, alla quale neanche i potentissimi Medici riuscirono a sottrarsi qualche decennio più tardi.1 Ed è nella repubblica ligure che nel 1404 Leon Battista nasce, figlio naturale di Lorenzo di Benedetto e, si disse, di una nobildonna genovese. Illegittimo, quindi, ma come Leonardo o Erasmo da Rotterdam, altri grandi protagonisti del secolo del Rinascimento. Nella sua infanzia Alberti aveva ascoltato dai nonni2 i racconti della lontana patria e delle sue bellezze, ed è facile immaginare il fascino che Firenze iniziò ad esercitare sul giovane. Ma soltanto intorno al 1427, Leon Battista, poco più che ventenne,3 revocato il bando d’esilio alla sua famiglia, poté finalmente vedere tutto ciò di cui sino ad allora aveva solo sentito parlare: la chiesa di San Miniato, il Battistero di San Giovanni, il duomo di Santa Maria del Fiore o il Campanile di Giotto. Questi ed altri edifici fiorentini, insieme alle prime opere del Brunelleschi, contribuiranno non poco a formare la sua “cultura” architettonica, unitamente alle opere pittoriche di autori quali Masaccio, Piero della Francesca o Paolo Uccello. È forse San Miniato al Monte la sua

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meta preferita: lo stesso Alberti4 racconta che durante i suoi soggiorni fiorentini, spesso vi si recava a piedi o a cavallo. La basilica, di limpide forme romaniche, presenta la facciata divisa in due ordini. Nella parte inferiore sei semicolonne in marmo verde sorreggono cinque arcate di ugual misura, con ghiere bicrome a tutto sesto, che contengono un decoro a pannelli rettangolari. Tre porte uguali immettono nelle navate interne; gli altri due scomparti sono occupati da un motivo decorativo che suggerisce l’idea del portone. Cantonali alle estremità in pietra forte delimitano e concludono la parte inferiore del fronte. Quella superiore presenta quattro lesene, legate a gruppi di due da una trabeazione piegata. Al loro interno un disegno circolare inquadra un piccolo òculo; in basso ritroviamo il motivo della finta porta, ma di altezza minore. Al centro una pregevole edicola timpanata racchiude una finestra. I salienti trapezoidali delle navate laterali contengono un motivo ad opus reticulatum (o craticium), ottenuto con fasce di marmo verde su fondo bianco, simile a quello presente ai lati dell’edicola centrale. Il timpano si innalza dalla cornice orizzontale spinto da una serie di arcatelle ottenute in bicromia marmorea che sembrano proporre il modello delle loggette, ma in uno spazio bidimensionale. Il regolare schema geometrico, i chiari rapporti modulari fanno facilmente intuire di come la facciata risponda a precisi rapporti metrico-proporzionali.5 Poco fuori Firenze, nelle colline a nord, troviamo la Badia Fiesolana. Anche se radicalmente trasformata al suo interno nel Rinascimento, la chiesa ha conserva-

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