Firenze Architettura 1999-2

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vrebbe aggiungere qualcosa ai processi utilitaristici che essa alloggia, dovrebbe renderli ‘migliori’, unici, come unico è il nesso di relazione che individua lo spazio di ogni singola creazione. Il Danteum si pone contro tale pratica del nostro presente nel recuperare il senso di una ‘monumentalità’ che non è nelle dimensioni fisiche della struttura, ma nella ‘qualità spirituale’ intrinseca al suo spazio, non è nella aprioristica rinuncia alla funzionalità, ma nella ‘trasfigurazione spa-

z i a l e ’ d e l l e n e c e s s i t à c o n t i n g e n t i i n u n o rd i n e s u p e r i o re a i b i s o g n i . Pur ospitando le funzioni ed i servizi che appaiono necessari per un centro studi volto al rilancio ed allo sviluppo di quella cultura di cui Dante è a buon diritto padre, il suo essere in senso proprio ‘monumento’ è del tutto interno al suo strutturarsi concettualmente soltanto come un giardino ed una stanza, il ‘luogo’ di una natura resa artificiale ed il ‘luogo’ di un architettura diventata pura spazialità.

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