Paramenti bugnati e architettura nella Firenze del Quattrocento | Belli

Page 163

introduzione al bugnato

161

che anche il costruttore o il committente potessero svolgere un ruolo decisivo nella definizione del bugnato, e anzi questo sembra certo in alcuni casi, pochi e ormai notissimi, ma che testimoniano di un costume sicuramente assai più generale79. Soprattutto, queste osservazioni non vedere il frammento di un palazzo databile probabilmente alla seconda metà del Trecento, in cui si nota chiaramente che il primitivo zoccolo bugnato, comprendente i sodi murari fino all’imposta delle arcate che si aprono al piano terra, è stato rilavorato e appiattito per permetterne il rivestimento con l’intonaco. Estese ed evidenti rilavorazioni si leggono anche sui pilastri delle arcate che ritmano il basamento del palazzo all’angolo tra piazza della Signoria e via de’ Calzaioli, e sui paramenti del palazzo Cavalcanti, all’angolo tra via de’ Calzaioli e Porta Rossa (fig. 48). Di altri palazzi, completamente trasformati nei secoli successivi alla loro costruzione, non possiamo neppure supporre l’aspetto delle loro superfici originarie, a meno che non ci venga in aiuto l’iconografia storica. Mentre non si ha un’idea precisa di come si dovesse presentare all’esterno il palazzo di Bartolommeo Scala, nell’odierno borgo Pinti, una delle vedute disegnate da Giuseppe Zocchi nella prima metà del Settecento ci fornisce un’immagine abbastanza particolareggiata della facciata quattrocentesca del palazzo Gianfigliazzi sul lungarno Corsini, sebbene anche in questo caso non si possa essere sicuri che il paramento isodomo che appare al piano terreno sia graffito, come sembrerebbe, piuttosto che bugnato (cfr. la Veduta d’una parte di Lung’Arno, e del Ponte a S. Trinita presa dal Palazzo del Sig.r March. Ruberto Capponi, in G. Zocchi, Scelta Di XXIV Vedute delle principali Contrade, Piazze, Chiese e Palazzi della Città di Firenze, Firenze 1744, tav. VI. Altre immagini piuttosto particolareggiate del palazzo in un dipinto ad olio dello stesso Zocchi rappresentante una veduta dell’Arno al ponte a Santa Trinita, conservato alla Fundación Thyssen Bornemisza di Madrid, e in un altro olio di Thomas Patch di poco posteriore, del 1765-1770 circa, con lo stesso soggetto; cfr. Firenze e la sua immagine cit., 1994, pp. 147, 151 n. 83; 164, 166 n. 100). 79 Mi riferisco naturalmente alle arcate sul lato nord-est di piazza del Duomo e ai paramenti all’estremità meridionale di via de’ Calzaioli, esemplati su modelli già esistenti per espressa volontà della committenza. Con la provvisione del 18 agosto 1389 si stabilì che i conci delle arcate di piazza del Duomo dovessero essere «bugnose et testas picchatas a gradina», e che si dovessero condurre «ad exemplum pilastrorum Filippi Pieri Rinieri», cioè dei sodi bugnati posti al piano terra di una casa dei Rinieri, che sarà poi demolita durante i lavori; il documento è pubblicato da C. Guasti, Santa Maria del Fiore. La costruzione della chiesa e del campanile, Firenze, dalla tipografia di M. Ricci, 1887, doc. 388. Per i paramenti dei palazzi di via de’ Calzaioli si dispone invece di prendere a modello un edificio appartenente alla Parte Guelfa posto nella stessa stra-


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.