introduzione al bugnato
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elementi da cui è formata, e non nella scabrosità delle loro superfici; a rigore non esisterebbe dunque un «bugnato piatto», espressione che equivarrebbe ad un ossimoro55. Da questo punto di vista il termine tedesco Rustika e quello inglese rustication, entrambi usati per designare il bu-
Da un punto di vista strettamente linguistico sembrerebbe non del tutto indifferente parlare di «bugne» o di «bozze»; nel secondo caso, infatti, all’aggetto si unirebbe necessariamente una lavorazione grossolana della superficie in vista: lo Zingarelli definisce infatti la bozza come una «pietra lavorata rozzamente, aggettante da un muro» (N. Zingarelli, Lo Zingarelli. Vocabolario della lingua italiana, a cura di M. Dogliotti e L. Rosiello, Bologna, Zanichelli, 199312, p. 243). Sarebbe dunque lecito parlare di «bugnato liscio», ma non di «bozzato liscio»; così anche l’Enciclopedia italiana, che designa con il termine «bugne a bozze» un paramento formato da elementi sporgenti e rozzi (Massa, Bugnato cit., 1930, p. 62). Per l’ultima edizione del Vocabolario della Crusca, tuttavia, l’idea di grossolanità è applicata sia alla bugna («Pietra quadra lavorata alla rustica, che sporta più o meno dalla muraglia di una fabbrica») che alla bozza («Pezzo rettangolare di pietra lavorato alla rustica»; Vocabolario degli Accademici della Crusca, II, Firenze, nella tipografia Galileiana di M. Cellini e C., 18665, pp. 249, 313), mentre il dizionario di Tommaseo e Bellini alla voce «bozza» riporta: «Quella parte delle pietre concie della parete di un muro che una specie di canaletto la separa dal resto della parete facendola risaltare dal sodo per effetto di Ornato in varie foggie che diconsi Bozze a guancialetto, a punta di dimante; Bozze rustiche o rozze, punzecchiate, incerte. Bozze piane sono quelle che risaltan meno, e si usano acciocché non si faccia con esse scala alle muraglie», escludendo che la bozza si debba intendere necessariamente lavorata in modo grossolano (N. Tommaseo, B. Bellini, Dizionario della lingua italiana nuovamente compilato, Torino, Società L’Unione Tipografico-Editrice, 1865-1879, I, p. 1022). Fino alla metà del secolo scorso, inoltre, la parola «bugna» è ancora del tutto inconsueta. Motivi per i quali appare molto più conveniente stabilire di usare i due termini come sinonimi. Un’ultima osservazione linguistica sull’opportunità di impiegare la parola «bugnato» per indicare un paramento fatto di conci aggettanti che simulano la pietra. A rigore, stando alle definizioni, la bugna è un elemento lapideo, e questo escluderebbe di poter usare il termine per identificare decorazioni simili ma realizzate con materiali diversi. Tuttavia è talmente invalsa l’abitudine di chiamare bugnati anche i muri ricoperti da incrostazioni in stucco od intonaco, che adottare continue perifrasi — come «false bugne» — risulterebbe inutilmente prolisso: è preferibile chiarire, di volta in volta, il materiale utilizzato per formare gli aggetti.
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