Antonio Sant'Elia e l'architettura del suo tempo | a cura di Ezio Godoli

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antonio sant’elia e l’architettura del suo tempo

sugli esiti cubisti e futuristi, gli aforismi e le spigolature, le esilaranti metafore in forma di apologo, il vagabondare svagato, facendo opinione, nella rubrica Chicchi del grappolo18. Frattanto a Roma, il 21 febbraio 1913, parallelamente alla serata futurista del Teatro Costanzi. al Ridotto esce la mostra presentata da Soffici. Qui sono esposti quadri di Balla, Boccioni, Carrà, Russolo, Severini, Soffici. Appena tre giorni prima dell’inaugurazione, Boccioni aveva inviato a Soffici un caloroso invito a partecipare all’iniziativa, fiorentini e milanesi assieme, lasciando alle spalle rancori e incomprensioni19. Da questo momento Lacerba esprime l’avventura futurista, e dopo la Grande serata futurista del 12 dicembre 1913, dedica un intero numero all’evento, riportando il resoconto pittoresco della zuffa scatenatasi fra platea, palchi e scena20. Parallelamente avviene — nel novembre1913 — la I Esposizione di Pittura Futurista nella Saletta Gonnelli, in Via Cavour al 48. Fondata quarant’anni prima dai Gonnelli, la libreria antiquaria riserva una Saletta alle ricerche artistiche contemporanee. Qui Ferrante Gonnelli inaugura la citata mostra di pittura futurista, con opere di Soffici e dei milanesi. La mostra conosce un successo straordinario: ogni giorno “la bottega si affollava di una calca di curiosi di ogni tipo, cultura e ceto”21. Frattanto la Saletta si anima con le serate futuriste, cui partecipano i musicisti Silvio Mix e Felice Boghen, in improvvisazioni musicali, rimaste alla storia22. E mentre dilaga la voga delle serate musicali futuriste, anche le abitazioni di quei giovani divengono teatri di eventi. È Primo Conti a raccontare delle serate a casa di Giannotto Bastianelli, fondatore con Pizzetti della rivista musicale di spirito futurista Dissonanze: “Ricordo una stanza con alte pareti, con appesi quadri di Soffici e Magnelli. Bastianelli alternava le sue musiche scalpitanti ai brani più inconsueti di Frescobaldi e Beethoven, suonando a due pianoforti con Matteo Marangoni, sovrintendente ai musei fiorentini e pianista di eccezionale valore”23. In queste circostanze avviene l’esordio di Ottone Rosai futurista: è del 1913 Dinamismo del Bar San Marco, che evoca il bar di via Cavour, dove si raccolgono artisti e scrittori lacerbiani. La frammentazione delle forme esprime l’ammirazione del giovane per lo stile del maestro Soffici, pur con tavolozza più brillante e più chiara. Dello stesso anno è Scomposizione di una strada: iconografia urbana, nella quale il tema del movimento è risolto attraverso la compenetrazione e scomposizione dei volumi, che rendono l’opera rosaiana uno dei tentativi più radicali di applicazione della poetica futurista alla toscanità. Nascono nel catalogo di Soffici nature morte ad olio e collage, ammiccanti nelle iconografie ai modi francesi di Picasso e Braque, ma interpretati con iconografie vernacolari toscane. L’appellativo di trofeino, nei titoli, si riferisce infatti alla parola usata nel dialetto toscano per indicare le insegne dei negozi, dipinte, secondo Soffici, in modi squisitamen-


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