Il paesaggio medievale nell’iconografia
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Simone Martini, Il beato Agostino Novello salva un bambino precipitato da un loggiato, Chiesa di Sant’Agostino, Pinacoteca Nazionale, Siena. Simone Martini rappresenta la scena in profondità e i personaggi sono collocati dentro una strada in diagonale rendendo in questo modo la sua articolazione all’interno del tessuto edilizio. Giotto, La Cacciata dei mercanti dal Tempio (1303-1305 circa), Padova, Cappella degli Scrovegni.
Lo spazio limitato delle case si compensava con lo sviluppo pubblico delle funzioni domestiche, specie per le esigenze dell’igiene individuale. Il bagno privato era un lusso che solo poche abitazioni potevano permettersi, come testimonia Boccaccio nel Decameron (II, 2, 26), mentre più diffusi erano i bagni pubblici presenti in ogni città: ne esistevano in ogni quartiere, ed erano gestiti o da privati4 o dal Comune. I bagni pubblici nell’antichità erano importanti per l’igiene del corpo, ma erano anche un luogo essenziale della vita pubblica. Un luogo importante della vita della comunità era la piazza, spazio privilegiato dell’incontro e dello scambio. Nel paesaggio del Trecento vi erano piazze per ospitare diverse funzioni, ciascuna a servizio di un edificio importante: la piazza della chiesa serviva per le manifestazioni religiose, la piazza civica per le adunanze civili e le assemblee politiche e la piazza del mercato per le attività economiche. Alcune volte esse erano affiancate, seppur separate, e la loro dimensione dipendeva dalla prevalenza di un potere sull’altro. Le vie principali non sboccavano quasi mai in direzione del centro della piazza stessa, ma presso i suoi bordi o lungo gli spigoli, così da non disturbare le persone che vi sostavano. Tutto era funzionale ad un organismo in movimento che era la città. Nelle strade vi era continuamente qualcosa che stimolava la curiosità e l’attrazione della folla, Anche i proprietari delle stanze da bagno, a salvaguardia dei comuni interessi ed al fine di ripartire fra i compagni del mestiere le imposte di esercizio, si erano raccolti in una di quelle numerose associazioni costituite sul tipo delle arti (cfr. Davidsohn 1973, vol IV,p. 2, 96).
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