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Orologio notturno con allegoria del Tempo
Orologio notturno con Allegoria del Tempo
Giovanni Pietro Callin (orologio) e pittore genovese del XVII secolo (dipinto), Orologio notturno con scena dell’Allegoria del Tempo (ultimo quarto del XVII secolo; ebano e rame,
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altezza 70,5 cm; Genova, Museo Giannettino
Luxoro)
curio si può evitare di utilizzare la classica ruota dentata per lo scappamento: è lo scatto tra un dente e l’altro la causa del ticchettio. Per risolvere il problema dell’azione corrosiva del mercurio, i fratelli Campani pensano di far realizzare il cilindro in avorio, anziché in ottone come negli orologi tradizionali. Rimane infine da sistemare la questione dell’illuminazione: per risolverla, Pietro Tommaso e Giuseppe escogitano un altro sistema brillante. I fratelli creano tre dischi rotanti, con le ore traforate, in modo che ricevano la luce da una candela che viene posta dietro i dischi, dentro la cassa dell’orologio. I dischi, ruotando, fanno passare l’indicazione dell’ora attraverso un arco che mostra al pontefice i relativi numeri, che essendo traforati vengono illuminati dalla candela. I fratelli Campani presentano il primo prototipo nell’ottobre del 1656, e il papa ne è entusiasta, al punto da licenziare un brevetto pontificio a nome di Pietro Tommaso (un’evenienza rara: nello Stato Pontificio i brevetti solitamente proteggevano i monopolî ma non le invenzioni). Presto l’eco degli “orologi notturni” dei fratelli Campani si diffonde (grazie anche a un giudizio laudativo del Collegio Romano, pubblicato nel 1658 col titolo di Iudicium doctissimorum virorum artiumque peritissimorum), e i geniali orologiai, che hanno inventato il primo orologio silenzioso e leggibile al buio, si trovano pieni di ordini da tutta Europa, e lanciano di fatto una moda che raggiunge tutte le corti d’Europa (tra i loro clienti, i fratelli Campani avranno anche il re Filippo IV di Spagna e il granduca Ferdinando II di Toscana): inoltre, in diverse città italiane si sviluppano fiorenti centri di produzione di orologi notturni, che vengono poi variamente decorati col concorso dei più valenti pittori. Se dunque Roma è la città da dove partono gli orologi dei fratelli Campani, Genova è sede delle creazioni di Giovanni Pietro Callin, Bologna vede fiorire l’attività di Lodovico Manelli, e a Milano il mercato è dominato dalla figura di Stefano Santuel. Diversi musei oggi conservano sontuosi orologi notturni, che sono ancora attualmente oggetto di un frenetico collezionismo, sono spesso protagonisti di aste, e raggiungono anche quotazioni molto alte, degne di dipinti e sculture. A Genova, che come s’è visto fu sede di uno dei più attivi centri di produzione, quello di Callin, i musei cittadini conservano diversi orologi notturni: uno degli orologi più antichi che esistano, creazione di Giuseppe Campani, è custodito al Museo di Palazzo Rosso. È un raffinato oggetto in legno ebanizzato con intarsio di marmi e pietre di diversi colori: ametista, lapislazzulo, alabastro, diaspro di Sicilia, corniola. Il quadrante, come spesso accade negli orologi notturni, è decorato con un dipinto su rame, che raffigura San Girolamo che ode la tromba del Giudizio ed è opera di uno dei maggiori artisti del tempo, Giacinto Brandi (Roma, 1621 – 1691). Anche il disco veniva decorato, per dare continuità al quadrante: con angeli, nel caso dell’orologio di Campani e Brandi. Il Museo Giannettino Luxoro di Genova, che ospita una ricca collezione di orologi notturni, ne conserva uno ideato da Giovanni Pietro Callin dove il disco, come spesso soleva accadere, è decorato con nuvole sul fondo di un cielo azzurro (il quadrante è dipinto con una Allegoria del tempo). Conserviamo ancora diversi orologi firmati da Pietro Tommaso Campani: uno di questi, passato alcune volte in asta negli ultimi anni (l’ultima nel dicembre del 2019), è frutto di una collaborazione a tre che vide coinvolti Campani, il grande pittore Carlo Maratta (Camerano, 1625 – Roma, 1713) e l’ebanista tedesco, ma attivo a Roma, Jakob Hermann (noto in Italia anche come Giacomo Hermann). Di quest’orologio esiste anche una replica, meno sontuosa di quella passata in asta, custodita al British Museum di Londra. Si presenta come un lussuoso oggetto con la cassa in ebano e il quadrante decorato con un’Allegoria del tempo (si veda la classica figura del tempo raffigurato come un vecchio che vola e, in basso, il putto che regge il cartiglio con la scritta “Volat irreparabile tempus”), dipinta a olio su rame da Maratta o da un artista della sua bottega. L’opera è firmata “Petrus Thomas Campanus Inventor Rome 1683”, firma che l’orologiaio tipicamente apponeva alle sue creazioni. La struttura è concepita come quella di un altare barocco (del resto gli orologi notturni nascevano in ambito religioso), e sulla sommità del frontone vediamo la raffigurazione di una sfera celeste con i segni dello zodiaco, altro rimando al tema del tempo. Su tutta la composizione svetta una figura in bronzo dorato della dea Minerva, affiancata da putti. Più tardi, Giuseppe Campani affinò ulteriormente l’invenzione ideando un orologio notturno a proiezione. Ovvero, attraverso una lente posta sull’arco del quadrante, l’orologio era in grado di proiettare l’ora su di un muro: per l’epoca era un ritrovato mirabolante, e sempre il Museo Luxoro di Genova ne conserva un raro esemplare, opera di Giuseppe Campani, decorato col Trionfo della Sapienza. Un’altra invenzione molto richiesta in tutta Europa: ma l’orologio notturno e silenzioso aveva già consegnato i fratelli Campani alla storia dell’orologeria. E anche dipingere gli orologi era diventata un’arte. ◊









