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Mese di Marzo
il segno dell’Ariete. Atena è collegata alla tessitura tramite il mito di Aracne e le tre figure femminili, in primo piano, rappresentano le tre Moire (Parche), che scandiscono l’eterno svolgersi del destino. Da notare che, nella fascia inferiore, è raffigurato Borso d’Este, mentre saggiamente amministra la giustizia. L’architrave interno del palazzo, in cui si trova Borso, reca l’inequivocabile scritta “IUSTITIA”. I benefici influssi di Atena si riflettono dunque nella maggiore virtù del magnifico principe di Ferrara: la complessa “tessitura” dei dipinti è destinata ad esaltare il suo giusto governo, oltre che la prevista e attesa nomina a duca della città estense. Ci troviamo all’interno di un vero e proprio cosmo,
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Riferimenti bibliografici
Marco Bertozzi, La tirannia degli astri. Gli affreschi astrologici di Palazzo Schifanoia, Livorno, Sillabe, 1999 (il volume contiene il saggio di Aby Warburg, Arte italiana e astrologia internazionale nel Palazzo Schifanoia di Ferrara, pp. 84-111, e i Testi per l’analisi delle figure dei decani di Elsbeth Jaffé, pp. 112-127). Marco Bertozzi (a cura di), Aby Warburg e le metamorfosi degli antichi dèi, Modena, Panini, 2002. Marco Bertozzi, A doppio senso: istruzioni su come orientarsi nelle immagini astrologiche di Palazzo Schifanoia, in Aisthesis. Pratiche, linguaggi e saperi dell’estetico (rivista online), vol. 5, N. 2, 2012, pp. 233-247. Giovanni Sassu, La Fenice Schifanoia: torna in luce il genio di Francesco del Cossa e di Ercole de’ Roberti nel palazzo di Borso d’Este, in Finestre sull’Arte. Rivista online d’arte antica e contemporanea, 23/06/2020. La città come spettacolo. Pellegrino Prisciani, filosofo delle arti, e Biagio Rossetti, architetto, nella Ferrara degli Estensi (atti del convegno), in Schifanoia, N. 58-59, 2020. racchiuso e dipinto in questo fantastico Salone, dove il tempo scandisce il trascorrere dei mesi e il succedersi delle costellazioni. Al tempo cosmico fa da riscontro, nella fascia inferiore, il tempo storico, che scorre lungo la vita del magnifico principe, avendo come palcoscenico la città, dove egli appare (come ha fatto notare Giovanni Sassu) tre volte per ogni mese. Dunque, in astrale sintonia con la tripartizione decanica di ogni segno zodiacale, a testimonianza dell’ipotesi che nulla sia dettato dal caso, nella favolosa trama dei dipinti, immaginata dal suo geniale ideatore, Pellegrino Prisciani. Noi iniziamo oggi la lettura degli affreschi a partire dal mese di marzo, come vuole la tradizione astrologica. Ma, in realtà, prima della distruzione dello scalone esterno, l’originaria porta d’ingresso al Salone portava il visitatore direttamente di fronte al mese di gennaio. Il Salone rappresentava anche un grande calendario civile, che (attraverso il suo potente apparato astrologico) doveva scandire il tempo del suo (futuro) duca, destinato a governare con “giustizia” la sua città. Anche noi, come allora, per orientarci in questo affascinante cosmo, dobbiamo guardare a mezzogiorno, come facevano gli antichi àuguri, cioè verso la parete Sud, dove c’era un grande camino, con ai suoi lati i (perduti) mesi di gennaio e febbraio; alla nostra sinistra si trova la parete Est, con i mesi di marzo, aprile, maggio; alle nostre spalle la parte Nord, con i mesi di giugno, luglio, agosto, settembre; alla nostra destra la parete Ovest, con i (perduti) mesi di ottobre, novembre, dicembre. A conclusione di questo breve percorso, vorrei solo aggiungere che ancora oggi, dopo più di 550 anni, continuiamo a restare “incantati”, come capitò a Warburg, di fronte a questo unico e raffinato ciclo pittorico: un magico e misterioso cosmo tornato a splendere di nuova luce, dopo la messa in opera del recente impianto di illuminazione. ◊
Marzo
FOTO PAGINA A FIANCO: Francesco del Cossa e bottega, Mese di Marzo (1469-1470; affresco; Ferrara, Palazzo Schifanoia, Salone dei Mesi)
WUNDERKAMMER | Orologi notturni
Storiadelprimoorologio silenziosoeleggibilealbuio
Nel 1656, i fratelli Campani, abili orologiai umbri, inventarono per papa Alessandro VI un “orologio notturno”: era il primo orologio della storia silenzioso e leggibile al buio, e ben presto divenne un oggetto di culto.
Un papa che soffre d’insonnia e due fratelli orologiai abilissimi e ingegnosi: sono questi i due “ingredienti” alla base di una delle più importanti conquiste dell’orologeria di tutti i tempi. È il 1655, e il nuovo papa, Alessandro VII, al secolo Fabio Chigi, salito al soglio pontificio in primavera, soffre di una grave forma d’insonnia, che lo porta a mal tollerare qualsiasi rumore. Incluso, naturalmente, il ticchettio dell’orologio della sua camera: un suono martellante e ossessivo per chi è affetto dai disturbi del sonno. Decide dunque di rivolgersi, attraverso il Camerlengo, all’orologiaio del Vaticano, l’umbro Pietro Tommaso Campani (Castel San Felice, 1625 circa – notizie fino al 1683), trentenne, che assieme a suo fratello Giuseppe (Castel San Felice, 1635 – Roma, 1715), di una decina d’anni più giovane, cerca di trovare il sistema per mettere a punto un orologio silenzioso, il cui quadrante possa essere letto anche al buio, senza la necessità di accendere un lume per leggere l’ora: per un insonne è importante sapere quante ore ha dormito, e il papa desidera un orologio non solo silenzioso, ma dal quale ricavare quest’informazione in modo comodo. Per ovviare al problema del rumore, i fratelli, dopo diversi tentativi, ideano un sistema di scappamento (termine con cui si indica il meccanismo che regola il moto delle lancette: se non ci fosse, la carica iniziale farebbe ruotare velocemente l’orologio) a mercurio: inseriscono il metallo liquido in un cilindro forato, e il mercurio, spinto verso il basso dalla forza di gravità dopo la carica iniziale, si muove da uno scomparto all’altro del cilindro facendolo ruotare a ritmo regolare. Grazie al mer-









