

PORTA TRA ASIA
ED EUROPA ORIENTALE
LA DIRECTORY
DEGLI OPERATORI
MAGGIO 2025
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Nelle sue diverse vite, il porto di Trieste è passato da porto-mercato e porto-industria, per approdare alla sua attuale funzione di punto di scambio tra le rotte marittime provenienti dal Medio e dall’Estremo oriente a quelle terrestri per un’ampia fascia d’Europa che va dai Balcani al Mar Baltico. Lo aiuta la sua storia cosmopolita, tramontata nel XX secolo ma che riemerge ora grazie a investimento internazionali. Ma deve anche affrontare la concorrenza dei porti vicini e la lontananza da Roma.
Le chiavi di lettura per descrivere Trieste sono varie e questo è uno degli elementi del fascino di questa città. La geografia è sempre un buon punto d’inizio e sicuramente lo è per questa località situata all’apice nord-orientale dell’Adriatico, all’interno di un grande golfo e ai piedi di un’imponente scarpata che dal Carso degrada bruscamente verso il mare. I suoi fondali che raggiungono i diciotto metri hanno permesso alla città giuliana l’approdo
di tutte le navi, dalle muriophoroi romane alle attuali petroliere e portacontainer.
L’orizzonte terrestre
Ma i fondali non bastano per diventare un importante scalo internazionale. Bisogna anche volgere le spalle al mare e guardare l’orizzonte dell’entroterra. E quello triestino spazia dal nord-est dell’Italia fino ai Balcani e, più in profondità, a quella fascia di Europa orientale che collega l’Adriatico al Baltico. È una posizione così importante che oggi ben tre Corridoi Ten-T toccano Trieste: il Baltico-Adriatico, il Mediterraneo e quello dei Balcani Orientali. La città è interessata anche da un altro corridoio europeo, che non coincide perfettamente con quelli definiti da Bruxelles ma altrettanto importante, che collega Venezia con Kiev passando anche da Lubiana, Maribor e Budapest.
Una città cosmopolita…
Questa collocazione ci permette di passare dalla lettura geografica a quella demografica, perché le vie che portano le merci da Trieste a un vasto entroterra europeo sono anche quelle che hanno portato nella città costriera diverse popolazioni, che si sono stratificate nel tempo favorendo lo sviluppo della città, ma creando anche conflitti che sono sfociati in vere e
proprie tragedie. Fin dal Neolitico vi sono confluite popolazioni provenienti dai quattro punti cardinali. Ci arrivarono ovviamente i Romani, ma prima di loro genti provenienti da aree limitrofe, il Veneto e l’Istria. Dopo la caduta dell’Impero d'Occidente fu la volta dei popoli dell’est (i cosiddetti “barbari”) e dei bizantini.
Ma fu con l’inclusione nell’Impero Austro-Ungarico che Trieste divenne una delle principali città cosmopolite d’Europa, abitata da italici, germanici, slavi, ma anche da greci, ebrei e perfino armeni. Fu l'epoca della città-emporio, che ebbe il culmine dell’Ottocento, quando si mischiarono lingue del nord-Europa con quelle del Mediterraneo. Il cosmopolitismo triestino si riflette anche nella storia della letteratura: nella città vissero e scrissero autori del calibro d’Italo Svevo, Umberto Saba, James Joyce, Fulvio Tomizza, Claudio Magris, Giani Stuparich, Richard Francis Burton e Srečko Kosovel.
…e quindi poliglotta
Il passaggio alla letteratura mette in evidenza la diversità delle lingue che si sono parlate a Trieste nella sua secolare storia, alcune delle quali fino a tempi recenti. L’elenco parte dal venetico - l’antica lingua parlata dalle popolazioni dell’odierno Veneto e completamente diversa dall’attuale veneto - che mischiava influssi etruschi, latini e con quelli di lingue celtiche e germaniche. È proprio dal venetico che trarrebbe origine il nome della città: Tergerste, nome formato da “terg”, che significa mercato, e il suffisso “este”, tipico dei toponimi venetici. Durante la dominazione romana prevalse il latino, che rimase l'idioma dei testi scritti anche durante il Medioevo, quando però la popolazione parlava il tergestino, che è un dialetto di tipo retoromanzo.
Poi la situazione si complicò, perché il latino si trasformò in italiano, ma si aggiunsero il dialetto veneto, lo sloveno, il tedesco e il serbo-croato. Una molteplicità d’idiomi che si riflette anche nei diversi nomi della città:Trieste,Trst (sloveno e croato), Triest (tedesco), Trieszt (ungherese) e Trst (serbo). La dimensione cosmopolita di Trieste tramontò nel XX secolo, spazzata via dal nazionalismo e dalle persecuzioni razziali. Ma con esse tramontò anche l’importanza della
città come centro europeo dei commerci e dei trasporti, fino alla recente rinascita avvenuta dopo la caduta della Cortina di Ferro, che ha riaperto a Trieste le vie dell’oriente.
Nodo geopolitico
Oggi Trieste è tornata a svolgere un ruolo di primaria importanza nel contesto geopolitico internazionale, perché la sua posizione all'estremità nord-orientale del MarAdriatico la rende un punto nevralgico di accesso terrestre da e verso l'Europa centro-orientale e nello stesso tempo la pone come gateway delle rotte marittime provenienti dal Medio e dall’Estremo Oriente. Si contende con la vicina Koper la funzione di porta per l’intera regione balcanica, spingendosi fino alle coste del Baltico, grazie alle infrastrutture di trasporto terreste cresciute nel tempo.
Arterie ferroviarie e stradali
Il porto giuliano è toccato da un’importante linea ferroviaria internazionale, ereditata dall’ImperoAustroUngarico, la Südbahn, diretta Vienna tramite Postumia e Lubiana e dalla ferrovia che collega la città alla rete nazionale, tramite Trieste. Altrettanto importanti sono i collegamenti stradali, tra cui spiccano il corridoio E70 che collega il Nord Italia con Slovenia e altri Paesi Baltici e il valico di Farnetti, altro accesso verso l’Europa Orientale. Alle infrastrutture viarie si aggiungono le piattaforme intermodali e logistiche del retroterra. Nella Regione Friuli-Venezia Giulia ve ne sono ben quattro: il sistema interportuale di Trieste (Interporto di Trieste, Prosecco e Villa Opicina), l’Interporto di Cervigna-
no, l’Interporto di Gorizia e l’Interporto di Pordenone.
E se parliamo d’infrastrutture per il trasporto non bisogna dimenticare l’oleodotto Transalpino, diretto verso l’Europa centrale, che rende il porto di Trieste il principale scalo petrolifero del Mediterraneo e che alimenta con petrolio greggio raffinerie della Germania, dell’Austria e della Repubblica Ceca. Una parte di questo prodotto rientra poi in Italia sotto forma di benzina e gasolio. Trieste assume anche un’importanza strategica per la Nato, perché alimenta le basi terrestri di Vicenza eAviano.
centro dell’attenzione
Tutti questi fattori hanno messo, e mettono tuttora, Trieste al centro dell’attenzione di Paesi esteri, forse più di quella della politica romana. La Cina ha provato a inserire la città nella sua Belt and Road (Nuova Via della Seta), i taiwanesi di Evergreen vi fanno scalare le loro portacontainer, i turchi della compagnia marittima UnRoRo hanno aperto rotte per il trasporto di rotabili dalla Turchia (ora rilevate dalla danese Dfds) e i tedeschi della società terminalista amburghese Hhla hanno recentemente acquisito il controllo di una concessione per traffici container e rotabili.
Un futuro aperto
Insomma, il futuro del porto di Trieste è aperto a diverse possibilità, anche perché l’attuale situazione geopolitica gioca a favore della città giuliana. Il Piano Regolatore dello scalo conferma la volontà di renderlo il principale hub portuale e ferroviario dell’Adriatico settentrionale e l’andamento dei traffici del 2024 mostra che lo scalo sa resistere alle tensioni internazionali. La posizione di Trieste sarà rafforzata anche dal rilancio della sua Zona Franca,
caratteristica che fu una delle principali cause dello sviluppo del porto nell’era Austro-Ungarica. Oggi il Porto Franco di Trieste è un’area logistica che gode di un regime doganale e fiscale molto più favorevole rispetto alle normali zone franche europee, basato su accordi internazionali storici e che si estende a diverse aree, inclusi alcuni interporti regionali che servono da buffer o aree di stoccaggio per il porto.Tra le principali opere previste dal Piano regolatore, spiccano la realizzazione del Molo VIII, il potenziamento della viabilità stradale e ferroviaria e l’estensione delle aree destinate alla logistica.
Nuovi corridoi
E in tendenza, Trieste potrebbe diventare un terminale delle nuove vie di trasporto verso l’Estremo Oriente, ossia il Middle Corridor e il corridoio Indo Mediterraneo Imec. Ma il porto giuliano ha anche due grandi sfide da affrontare: la scarsa attenzione da parte della politica italiana e la concorrenza dei porti vicini: Koper (Capodistria) primo tra tutti, ma anche Venezia e, in futuro, quello croato di Rijeka (Fiume). Il suo successo dipenderà dalla capacità d’investimento, dalla diversificazione dei traffici e dall’integrazione con la città.
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