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mondo

pagina 12 • 17 novembre 2011

Le violenze ininterrotte del dittatore non fermano l’opposizione, che mette su un’armata e attacca con mezzi pesanti i centri del potere

I convertiti di Damasco

I ribelli assaltano una caserma e molti soldati si uniscono a loro. Dopo otto mesi di rivolte, la Siria è sempre più vicina al collasso di Antonio Picasso assalto alla caserma dell’intelligence, avvenuto ieri fuori Damasco, è conferma che della piena guerra civile in corso in Siria. La violenza e la lunghezza temporale degli scontri, siamo ormai a otto mesi, non possono farci parlare di un mero fenomeno di rivolta. Questo non porta a prevedere un immediato intervento delle forze straniere. Anzi. La Nato non si può permettere ulteriori manovre, visti gli impegni di Afghanistan e Libia. La Lega araba, dal canto suo, non vanta in passato operazioni militari congiunte. E questo lascia pensare che si atterrà alla tradizione. È plausibile invece un’iniziativa autonoma della Turchia, con il placet degli alleati arabi e occidentali. Il che darebbe ad Ankara lustro e forza diplomatica. Gli avvenimenti di ieri, inoltre, lasciano intendere che Assad ha una data di scadenza. Nessuno è ancora in grado di leggerla, ma c’è. Non sappiamo nemmeno in che maniera verrà deposto. Linciato come Gheddafi, oppure in fuga come il tunisino Ben Ali? C’è anche la strada del processo, come sta accadendo a Mubarak. Escludiamo però che se, per assurdo, il presidente siriano domani decidesse di invertire repentinamente la strategia e avviare le necessarie riforme, le opposizioni interne e la comunità internazionale difficilmente potrebbero accordargli fiducia. In merito è

L’

esplicativa la dichiarazione del ministero degli esteri francese alla notizia del rilascio di circa mille detenuti. Per Parigi, si tratta di un numero irrilevante. Qualunque iniziativa di apertura di Assad non potrà compensare i danni arrecati. Il compound preso di mira dal Free Syrian Army (Fsa) faceva parte delle aree di competenza dell’Air Force Intelligence. Stando alle dichiarazioni del Syrian National Council (Snc), la mens politica del Fsa, sembra che un reparto di quest’ultimo sia riuscito a penetrare negli edifici ricorrendo anche all’uso di elicotteri. È sicuro comunque l’impiego di artiglieria pesante da ambo i lati. La

frangia di opposizione, vuol dire che questa riesce a penetrare nel tessuto diplomatico internazionale, mentre in casa ha tutte le carte in regola per assumere il potere. Pare infatti che le Fsa siano costituite per lo più da disertori delle forze regolari, si parla addirittura di 15mila uomini. Non è una cifra irrisoria.

Nell’assalto alla caserma, i ribelli hanno azzeccato anche la tempistica. Tra il novembre 1970 e il febbraio dell’anno successivo, si consumava il golpe firmato da Hafez el-Assad, padre dell’attuale presidente. La volpe di Damasco si mise motu propio alla guida del Baath e dell’esercito. Quarant’anni di dittatura, quindi, spregiudicata, familistica, gattopardesca. Quasi mezzo secolo di una Siria autoritaria, di cui nessuno si è mai potuto fidare e che oggi ha imboccato il viale del tramonto. Intanto prosegue il processo di isolamento internazionale ai danni del regime. Il vertice della Lega Araba, che si è tenuto a Rabat, ha confermato la sospensione della Siria in qualità di Paese membro. Damasco, per voce del suo ministro degli esteri, Walid al-Moallem, ha respinto la scelta dell’organizzazione. Ciò non toglie che il regime resti così abbandonato. Le spalle rivolte dalla Lega fanno il paio con lo smacco di Mosca. A fianco di Assad resta solo l’Iran. Ma Teheran come può giungere in soccorso dell’a-

Prosegue il processo di isolamento internazionale ai danni del regime. Il vertice della Lega Araba, che si è tenuto a Rabat, ha confermato la sospensione del governo di Assad scelta dell’obiettivo è legata al fatto che l’agenzia colpita resta una fedelissima del regime ed è colpevole di aver adottato le più sanguinarie misure repressive di questi ultimi mesi. Misure che, secondo l’Onu, avrebbero ormai provocato circa 3.500 morti, 17 negli scontri di ieri. Senza contare i feriti e soprattutto gli arresti. In tal senso si parla di decine di migliaia di fermi e sospetti.

È la guerra civile a tutti gli effetti, quindi. Con tanto di schieramenti sempre più distinguibili. Ancora ieri, alcuni rappresentanti dell’Scn sono arrivati a Mosca. Se il Cremlino dà ascolto a una


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