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mondo

pagina 14 • 26 novembre 2010

Haiti. Nonostante il terremoto, le alluvioni e i virus dilaganti la popolazione vuole a tutti i costi rinnovare la classe dirigente

Alle urne con il colera Il mondo aspetta il voto di domenica: deve ridare stabilità e sicurezza al Paese di Maurizio Stefanini na ex-first lady, il genero del Presidente in carica, un milionario, un poliziotto e un cantautore: sono questi i personaggi che domenica si con-

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tendono la Presidenza di Haiti, in uno scenario da tregenda tra macerie del terremoto del 12 gennaio ancora piene di cadaveri, colera che dilaga, sommosse contro i Caschi Blu, agguati a candidati. Ma Onu, Osa, Comunità Caraibica e Unione Europea convengono tutti: bisogna votare. Già il sisma ha provocato un rinvio del voto in origine previsto per il 28 febbraio, il colera è arrivato in Repubblica Dominicana e in Florida, e gli incidenti fanno sospettare che ci sia qualcuno che pesca nel torbido. Magari qualche gruppo criminale che vuole trasformare Haiti in una Somalia dei Caraibi, apposta per farne un porto franco del narcotraffico. Meglio dunque andare avanti e dare legitti-

ormai veleggia oltre le 1400 vittime, in aggiunta alle 250.000 del sisma: anche se è incontestabile che a Haiti il colera non c’era stato da un secolo ed è altrettanto incontestabile che il ceppo sia asiatico. Però tutti ricordano quegli altri Caschi Blu srilankesi che nel 2007 furono espulsi, per via degli abusi sessuali di cui si erano resi responsabili. E già il 15 ottobre, quando l’Onu ha prolungato la Minustah per un altro anno, davanti alla sede della Missione c’è stata una manifestazione di protesta in cui una bandiera brasiliana è stata data alle fiamme. Esattamente un mese dopo, ci sono stati gli altri moti contro l’Onu che sono durati quattro giorni, si sono estesi in attacchi alle Ong, e

Al momento del terremoto Wyclef Jean - noto per aver duettato con Shakira - era divenuto un punto di riferimento dopo il collasso delle istituzioni: anche grazie allo zio Raymond Joseph, ambasciatore mità a nuovi vertici, al posto di quell’Amministrazione René Préval che si è abbondantemente screditata per l’inefficienza nell’affrontare la catastrofe. Così come d’altronde l’inefficienza nella stessa occasione ha screditato la Minustah: la Missione Onu di Stabilizzazione, con 12.000 uomini a guida brasiliana. Magari non è vero che siano stati i Caschi Blu nepalesi a spargere il contagio di un’epidemia che

sono stati repressi al saldo di due morti e una trentina di feriti. Ma anche nella Repubblica Dominicana la situazione dell’ordine pubblico è tesa, per le misure d’emergenza che sono state prese al fine di evitare il contagio. Addirittura, il divieto di un popolare mercato ha portato a scontri che hanno a loro volta originati 5 feriti e 10 arresti.

Proprio chiedendo un nuovo rinvio, quattro dei 19 candidati alla Presidenza si sono ritirati. Ma gli altri 15 continuano, e inoltre ce ne sono 120 per gli 11 dei 30 seggi senatoriali da rinnovare, e 900 per i 99 seggi della Camera, divisi tra 66 partiti politici. D’altra parte, è vero che la campagna elettorale è stata ridotta nelle regioni centrali più toccate dal colera e è quasi cessata al Nord, dove sono avvenuti gli incidenti più gravi tra manifestanti e Caschi Blu. Ma i sondaggi rilevano che la maggioranza della gente vuole comunque votare, e comunque

queste si stanno rivelando come le elezioni più aperte di tutta la bicentenaria storia di Haiti. Le prime in cui il nome del vincitore non si sappia già in anticipo, anche se il presidente René Préval ha investito tutte le risorse possibili sul genero Jude Celestin, che è anche responsabile governativo per la ricostruzione delle infrastrutture. Queste risorse non sono però poi molte, e come si è già ricordato il governo è abbondantemente screditato dall’inefficienza con ci ha affrontato l’emergenza, per cui alla fine forse l’appoggio presidenziale per Celestin è addirittura controproducente. All’inizio il candidato più gettonato era Wyclef Jean: il cantautore famoso in tutto il mondo per aver duettato con Shakira in occasione del concerto per la finale dei mondiali di calcio del 2006, e la cui Fondazione ha fatto molto per i poveri dio Haiti, anche se è stata pure accusata di spreco di soldi. Oltretutto Wyclef Jean aveva già composto fin dal

Abitanti di Haiti portano i cartelli elettorali con il nome del candidato presidente Celestin. A sinistra il rapper Wyclef Jean. Nella pagina a fianco, un sanatorio per i malati di colera

2008 un vero e proprio spot elettorale che si intitolava If I was President. È vero che si riferiva alle elezioni degli Stati Uniti, dove vive da quando ha nove anni (è nato nel 1972) e dove è arrivato al successo musicale. Ed è vero pure che il testo era piuttosto jettatorio.

«Se fossi Presidente/ sarei eletto venerdì, assassinato sabato, / e seppellito domenica». Ma nella violenta sommossa popolare contro il carovita dei generi alimentari in seguito alla crisi agricola mondiale che era scoppiata poco dopo, i ribelli avevano iniziato a cantarla come una sorta di inno, scandendo anche lo slogan di “Wyclef Presidente”. Poi, al momento del terremoto Wyclef Jean era divenuto un punto di riferimento dopo il collasso delle istituzioni: anche grazie allo zio Raymond Alcide Joseph, ambasciatore negli Stati Uniti dal 2005, e in pratica diventato facente funzioni del Presidente. Ma la Commissione Elettorale ha poi cassato la candidatura. Motivo: non residente a Haiti negli ultimi cinque anni. «Ma se è stato Préval nel 2007 a mandarmi in giro per il mondo nominandomi ambasciatore di buona volontà!», ha provato a obiettare. Ma senza troppa convinzione: lui stesso sapeva che comunque non era stato certo per quella carica che non era vis-


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