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vicenda partigiana. Che è pure, comunque, una necessità culturale indispensabile, per assicurare all’avvenire del Paese un saldo ancoraggio a una parte nobile della propria storia. E semmai stupisce l’incapacità di accorgersi come la ritualità delle celebrazioni politiche e istituzionali rischi ormai non solo di perdere via via una sentita partecipazione popolare ma addirittura di venire alla lunga interpretata come la stanca e ipocrita retorica di anziani parrucconi. E nel gorgo di un discredito tacito e sempre più indifferente corra il fondato pericolo di cadere anche quel “patriottismo costituzionale” che, quanto più accentua i caratteri presuntamene dogmatici e infallibili della Carta Costituzionale, tanto più scava il solco del distacco dal Paese reale.

La questione della Resistenza - può sembrare un paradosso diventa una sfida culturale decisiva: non certo per le altre correnti ideali che hanno, senza nessuna pretesa di esclusività, coltivato nei decenni con affetto timido e riservato le proprie nobili memorie e i

propri martiri: ma soprattutto per la sinistra intellettuale e politica. Spetta a lei non tanto fare opera di revisionismo, ma riconoscere lealmente di aver troppo a lungo amputato la complessità storica che è alla base della vicenda democratica e repubblicana; che la pretesa di impossessarsene ha finito per immiserirne il significato luminoso. La sfida è aperta: e si vedrà se figure e personalità dichiaratamente di sinistra avranno il coraggio di liberarsi del plumbeo conformismo che li ha accompagnati per troppi anni e di ricordarsi di Pizzoni e di tanti altri liberali cancellati come lui, di saper cogliere e valorizzare la forza antica e viva dei tanti cristiani «ribelli per amore»; di confrontarsi finalmente con la triste saga del «sangue dei vinti» che un uomo di sinistra come Pansa sta disegnando in disprezzata solitudine; di non scappare di fronte alla tragedia di Porzùs (dove 19 partigiani della “Osoppo” tra cui il fratello di Pasolini vennero assassinati dai comunisti e titini delle Brigate Garibaldi)…

Nei versanti del tempo, spesso la cultura è messa alla prova. Se davvero si tiene a un significato autentico e fecondo del 25 aprile, i conti prima o poi vanno fatti, per duri che siano. E forse non è inutile saper imparare da chi da millenni è abituata a coltivare la memoria. Nelle messe che oggi accompagneranno la festa civile, l’antica saggezza della Chiesa ha disposto, per la liturgia di San Marco evangelista, letture apostoliche e del vangelo che segnano l’inizio della sua missione, il nuovo inizio della storia…. Chissà… Forse non a caso…

25 aprile 2009 • pagina 5

In un libro la fine di Mussolini secondo l’intelligence statunitense

La verità Usa sulla morte del duce di Giancristiano Desiderio eonardo Sciascia diceva che l’Italia è un paese «senza verità». In uno scambio di lettere con la scrittrice Anna Maria Ortese, pubblicato dalla rivista Il Giannone e recensito ieri sulle pagine culturali del Corriere della Sera, lo scrittore siciliano ripete questa sua pensata convinzione: «Siamo un Paese che non vuole la verità». Oggi si celebra il 25 aprile e Dio sa se su questa data c’è in Italia un accordo vero, ossia basato sulla verità.

L

Tre giorni dopo il 25 aprile del 1945 fu ucciso, insieme con Claretta Petacci, Mussolini. Anche qui: c’è in Italia una verità vera espressione paradossale, lo so - che dica come e perché e per mano di chi furono uccisi Mussolini e la sua amante? Di quella doppia esecuzione ci sono, tra reticenze e fantasie e depistagli, varie versioni: quella del Pci, la pista inglese, la doppia fucilazione. Ma una verità attendibile e priva di dubbi non c’è. Fino ad oggi. Perché è appena uscito il libro di Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni, Mario J. Cereghino: La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-1946) edito da Garzanti. Un testo importante e definitivo perché oltre al saggio introduttivo pubblica i documenti degli archivi americani che, grazie alla decisione dell’amministrazione Clinton nel 2000, sono pubblici e consultabili nel National Archives and Records Administration nel Maryland. Negli Stati Uniti si può, mentre in Italia no. Da noi c’è ancora il segreto di Stato. Si conferma persino in via ufficiale quanto diceva Sciascia: un paese senza verità. Ma che cosa emerge dai rapporti del servizio segreto americano? Quelle carte dicono che l’intelligence americana fa di tutto per salvare la vita a Mussolini. Sembra imminente l’invio di due aerei militari Usa in

Lombardia per trasportarlo in luoghi più sicuri, a sud della Linea Gotica. Così l’esecuzione di Mussolini davanti ai cancelli di villa Belmonte diventa uno smacco pesantissimo che Allen W. Dulles, il responsabile dei servizi americani per l’Europa, non manda giù. E da Berna, nei giorni seguenti, ordina all’agente 441 di indagare bene sugli ultimi tre giorni di vita del dittatore italiano. Gli americani vogliono sapere nel dettaglio cosa è successo sulle rive del lago di Como. Individuano in Valerian Lada-Mocarski la spia più adatta a svolgere la delicata missione. Qualche settimana dopo l’agente invia in Svizzera due corposi dossier. Qui c’è la verità sulla fine del duce.

In quel freddo pomeriggio di sabato 28 aprile 1945, Mussolini muore effettivamente per mano di Walter Audisio. Il rapporto di Lada-Mocarski del 30 maggio lo conferma in maniera chiara. È il “colonnello Valerio” a colpire la schiena di Mussolini con due colpi di revolver, mentre il duce si avvicina al muro di cinta di villa Belmonte. Un secondo dopo, il partigiano Michele Moretti, detto “Pietro”, gli spara tre colpi di mitra al petto, mentre Luigi Canali, il “capitano Neri”, finisce il dittatore con due colpi di pistola a distanza ravvicinata. E non è tutto. Lada-Mocarski ci rivela un dettaglio inedito di quei giorni drammatici: il 27 aprile, è un poliziotto della Rsi a informare i partigiani di Pianello del Lario della presenza di un “big man” nella colonna motorizzata tedesca in sosta a Musso. La cattura di Mussolini è ormai una questione di ore. Peccato che le ultime ore della vita di Mussolini le possiamo ricostruire e conoscere grazie agli archivi americani ma non grazie alle carte italiane. Come se avessimo un piccolo problema a raccontare con spirito di verità come finì il fascismo e come nacque la Repubblica.


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