Le pagine dedicate a soci e dipendenti
•Editoriale
La voce dei padroni PERCHÈ SI CRESCA ANCORA, TUTTI INSIEME
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ove eravamo rimasti con C-news?... Ah, sì: alla bella copertina di presentazione del Bilancio Sociale 2004 di CPL Concordia. Bilancio di un anno diverso dagli altri, bilancio in un anno (il 2005) significativo ed impegnativo per tanti versi. Ecco, potremmo dire di essere giunti anche noi, dopo 3 anni e 11 numeri, ad un primo breve bilancio del nostro giornale: 136 articoli 121 trafiletti e brevi 24 lettere in redazione 347 foto 119 collaboratori fra colleghi e persone esterne Inizia nel 2006 il nuovo corso del giornale, con una redazione largamente rinnovata: escono due componenti dell’Ufficio Comunicazione (Baraldi e Sanna) e il Vicepresidente Barotto, che ha sostenuto fortemente la nascita del giornale. Entrano, su espresso mandato del Consiglio di Amministrazione, il consigliere Roberto Loschi (rappresentante del CdA) e Dario Caprara. L’avvicendamento è stato deciso dalla redazione per dare maggiore spazio alla rappresentatività dell’azienda, riducendo in particolare la presenza dell’Ufficio Comunicazione che all’inizio era stato fortemente impegnato nel varo del giornale. Prende il via una nuova fase di questo “strumento di comunicazione” (parole di Giuseppe Tanferri). Non mancherà una revisione grafica, un “vestito nuovo” che, per i giornali, significa anche voglia di dire cose nuove in maniera nuova, dirne di più, o dirle meglio. Per raccontare più cose, e raccontarle meglio, abbiamo pensato di scindere il giornale in due parti. Una, pubblica, offerta a tutti i nostri lettori interni ed esterni (istituzioni, comuni, clienti, banche, coop, aziende), illustrerà le iniziative di carattere economico, le attività aziendali di formazione, ricerca e offerta di nuovi prodotti e servizi, le relazioni con il mondo cooperativo, l’interazione con le realtà territoriali (italiane ed estere) nelle quali lavoriamo e viviamo. L’altra parte è dedicata esclusivamente a soci e dipendenti. L’abbiamo chiamata “Il punto”, perché vorremmo fare spesso il punto della situazione, il punto sui commenti alle iniziative (ben riuscite o mal riuscite), il punto di vista su CPL che - come quelli della coccinella - non è mai unico ma sempre più di uno. Conterrà le informazioni e le comunicazioni riservate a chi lavora in azienda e ne è parte attiva, a chi non ha paura di discutere e fare proposte, a chi ha • segue a pag. IV
Perchè essere fedeli? RIFLESSIONI DI UN PREMIATO PER I 20 ANNI IN CPL • di Alberto Malaguti • amalaguti@cpl.it
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ari amici e colleghi, sono uno dei diversi destinatari del Premio Fedeltà – consistente in una targa ricordo più weekend per due persone - recentemente istituito per premiare (nel mio caso 20 anni, o 29 per l’esattezza) la fedeltà di permanenza in questa cooperativa. Lo ritengo un riconoscimento gratificante e, se avrete la pazienza di accollarvi la lettura delle righe che seguiranno, vi dimostrerò la validità di questo apprezzamento. Prima di entrare nel merito della domanda provocatoriamente posta a titolo di questo intervento occorre fare una breve introduzione. La mia storia in CPL è iniziata nel 1976 quando,
assieme a tanti operai. Però si avvertiva ugualmente a livello epidermico la presenza di un vento nuovo che riusciva a muovere masse sempre più grandi di giovani, accomunati dallo stesso desiderio: una società più giusta. Questa imponente rivoluzione sociale, che pagò anche un prezzo elevato in vite umane, non riuscì a spuntarla sul capitalismo più cinico e ipo-
“L’ideale
di cui parlo assomiglia alla fiamma olimpica„
ne della cooperativa. Oggi le cose sono cambiate, in quanto le problematiche economico-finanziarie e gli aspetti legali hanno raggiunto livelli tali di complessità per cui non è più una prerogativa di tutti essere coinvolti nella scelta delle strategie aziendali. Però questo è anche uno stimolo per tutti i soci affinché accrescano le proprie conoscenze cercando di documentarsi, di leggere il più possibile per cercare di capire il contesto in cui si muove la cooperativa. Ci sono stati ovviamente anche dei momenti difficili che però non sono riusciti a compromettere quella idea, forse anche un po’ astratta, ma pur sempre concreta come obiettivo, di un modello che riesca a coniugare in modo complementare il
• Alberto Malaguti durante l’assemblea di dopo alcune brevi esperienze lavorative in settori privati, venni assunto in cooperativa. Avevo vissuto con una certa passionalità i moti del ’68, quando il movimento operaio appoggiato da quello studentesco visse il sogno di poter veramente cambiare la società, di creare un sistema finalmente più equo per tutti, dove la ricchezza derivante dal sistema produttivo mondiale non fosse una prerogativa di pochi eletti. Forse allora non c’era la piena consapevolezza di quello che stava avvenendo, di quello che volesse realmente dire partecipare ad uno sciopero
crita; quel capitalismo che, in modo intelligente e illusorio, fece alcune concessioni ma mantenne al proprio interno il controllo assoluto del mercato del lavoro e della finanza. Provenendo quindi dalla delusione di quegli anni mi sembrò quasi naturale, entrando in cooperativa cercare di dare continuità a quei pensieri. In effetti la situazione che ho trovato mi ha permesso di sentirmi più libero, di provare la soddisfazione di un minimo di autonomia nell’ambito delle mansioni assegnate e soprattutto di avere la possibilità, come tutti i soci, di partecipare direttamente alla gestio-
premiazione dei soci
•Sommario Editoriale Perchè essere fedeli? Brevi dal CdA Lettere alla redazione