COSTOZERO - Il nodo delle competenze

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editoriale

SKILL MISMATCH, SERVE UN GRANDE PROGETTO DI FORMAZIONE

Indifferibile insistere sulla qualità del sistema scolastico, una delle determinanti più importanti della crescita perché è a partire dalla scuola che si possono riscattare i destini non solo delle nuove generazioni, ma della società intera

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n un contesto ancora scosso dai riverberi della pandemia, nuove emergenze stanno investendo la nostra economia. L’effetto della corsa dei prezzi di energia, gas, carburanti e materie prime, esasperata dalla crisi Ucraina, rischia infatti di portare già nel 2022 il tasso di inflazione all’8%, mettendo a repentaglio nel nostro Paese intere filiere e produzioni. Un autentico shock che non accenna a perdere di intensità, arrivato proprio ora che il motore Italia si stava riavviando, con un Pil 2021 pari a +6,6%, dopo la perdita di quasi 9 punti nel 2020. Nonostante questi poderosi freni, il mercato del lavoro sembra proiettato in una dimensione di ottimistica ripresa, possibile però solo se lavoriamo a rimuovere un ostacolo per le imprese: il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Ne abbiamo parlato alla nostra Assemblea Pubblica, lo scorso 10 marzo. Mancano tecnici informatici, saldatori, fonditori, meccatronici, addetti alle vendite ma anche operatori della logistica, fornitori di servizi digitali, chimici e ingegneri. L’inasprirsi della concorrenza internazionale, l’esponenziale diffusione della digitalizzazione e l’automazione hanno trasformato di molto le esigenze e, di rimando, le competenze richieste dalle aziende, senza che il sistema dell’istruzione abbia avuto il tempo necessario per adeguarvisi. La mancata corrispondenza tra le competenze richieste dalle imprese e quelle disponibili sul mercato è un problema non solo economico ma sociale, che determina un autentico spreco di talento della forza lavoro più capace. E di sprechi in un momento in cui la sostenibilità è diventata mainstream non ne abbiamo davvero bisogno. Per risolvere lo skill mismatch è diventato pertanto indifferibile insistere sulla qualità del sistema scolastico, una delle determinanti più importanti della crescita perché è a partire dalla scuola che si possono riscattare i destini non solo delle nuove generazioni, ma della società intera. Farlo oggi è possibile: ci sono la volontà politica e le risorse economiche, 33,81 miliardi di euro, della Missione 4 del PNRR che ha proprio l'obiettivo di migliorare e potenziare l'istruzione e ricerca per l’impresa, colmare le carenze nell’offerta di servizi di educazione, il gap nelle competenze di base, lo skills mismatch tra istruzione e domanda di lavoro e ad aumentare la spesa in R&S. Per sanare in modo efficace e concreto il gap di competenze, sono indispensabili alleanze pubblico-private. Imprese e istituzioni, insieme con il mondo della formazione cui spetta un ruolo di primo piano, devono cooperare. Parallelamente all’istruzione, diventa necessario spingere su politiche di riconversione professionale. Ancora una volta la nostra opportunità si chiama Piano di ripresa e resilienza. La Missione 5, infatti, destina poco meno di 5 miliardi a ridisegnare il sistema delle politiche attive del lavoro del Paese secondo logiche di coesione e inclusione. Partire dai fabbisogni delle aziende, dal territorio, seguendo un disegno sì centrale ma lavorando qui e ora, tenendo insieme innovazione tecnologica e formazione del capitale umano, ci sembra il giusto inizio di un percorso di riforma che non possiamo più rimandare. Potremo dirci competitivi solo quando il nostro sistema produttivo potrà competere con successo sui mercati e, al contempo, migliorare le condizioni economiche e lavorative dei propri cittadini rendendo la prosperità diffusa e condivisa in tutto il Paese. La chiave per riuscirci è una e una soltanto: credere e investire nel lavoro per aumentare l’occupazione di qualità e il reddito non precario ma a lungo termine. Antonio Ferraioli presidente Confindustria Salerno N. 1 | 2022

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IN QUESTO NUMERO Editoriale

New entries

Skill mismatch, serve un grande progetto di formazione di Antonio Ferraioli......................................................... 1

Decom srl, la forza di solide competenze a cura della redazione......................................................... 22

Primo Piano Il nodo delle competenze di Raffaella Venerando..................................................... 4 L’Università dopo la pandemia intervista a V. Loia............................................................ 6 Green e digitale, mancano i candidati giusti intervista ad A. Prete......................................................... 8

Dust Remove, niente fumo, tutta aria pulita di Raffaella Venerando..................................................... 23 Futuro Ninja di Raffaella Venerando..................................................... 24

Business Gruppo Sada, una lunga storia di interesse nazionale di Raffaella Venerando..................................................... 25 Un viaggio all’insegna del coraggio a cura della redazione......................................................... 26

L'opinione Formazione e lavoro, la leva ITS intervista a C. Tirri........................................................... 11 Professione meccatronica, il futuro passa da Salerno a cura della redazione......................................................... 12

Focus Formazione e competitività per il rilancio del Mezzogiorno di A. Casolaro................................................................... 13

Confindustria Salerno Premio Best Practices per l'Innovazione, Next Revolution a cura della redazione......................................................... 17

FG, la stampa si fa green di Raffaella Venerando..................................................... 27 Iodo, il genio compreso di Raffaella Venerando..................................................... 28 Quando il rifiuto diventa risorsa di Raffaella Venerando..................................................... 29 Umana, la declinazione sostenibile del mondo del lavoro a cura della redazione......................................................... 31 Lavoro, l’impegno di UniCredit a cura della redazione......................................................... 32

Privacy Eredità digitale e la persistenza dei “diritti privacy” oltre la morte di Piera Di Stefano............................................................. 34

New entries

Lavoro

A lab, creatività internazionale made in Salerno a cura della redazione......................................................... 19

Responsabilità solidale negli appalti: non sussiste il litisconsorzio necessario di Paolo Ambron................................................................ 36

Borgo Santandrea, tutto il calore dell’accoglienza italiana a cura della redazione......................................................... 20

Norme e Società

Lenus Media, Proud to Communicate a cura della redazione......................................................... 21

Fase attuativa per la riforma della mediazione civile e commerciale di Marco Marinaro............................................................. 38


Norme e Società

Re-Values lab

La sfida per incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili di Luigi Maria D'Angiolella................................................ 40

Il potere dell’inclusione intervista a F. Colosimo.......................................................... 56

PNRR e settore agroalimentare: l'accordo di filiera di Maurizio Galardo............................................................. 42

Fisco Strumenti Finanziari Partecipativi: non è scontata la loro assimilazione alle azioni di Marco Fiorentino........................................................... 44 Bonus Investimenti nel Mezzogiorno di Alessandro Sacrestano.................................................... 46

Gennaio 2022, mese nero per le aziende causa Covid-19 a cura della Direzione Centrale Pianificazione e Comunicazione Inail................................................................... 48

Societing 4.0 Imprese nel digitale: un trend in continua crescita a Salerno a cura della redazione......................................................... 50

Mercati Intrastat 2022: nuova procedura per gli scambi intracomunitari di Antonio Petruzzo............................................................... 52 Che cos’è e perché è opportuno conoscere il Regolamento P2B di Andrea Boscaro............................................................... 54

Trimestrale di Economia, Finanza, Politica Imprenditoriale e Tempo Libero di Confindustria Salerno Reg. Trib. di Salerno N. 677 del 22/10/1987 - Iscrizione al Roc N. 23241/2013 Direttore Editoriale Antonio Ferraioli Direttore Responsabile Alessandro Sacrestano

Web reputation: istruzioni per l'uso e l'abuso di Nicola Santini................................................................... 58

Mondi Persistenti Sifu di Alfonso Amendola e Annachiara Guerra........................... 59

Salute Eritema solare: perché viene e cosa fare di Antonino Di Pietro............................................................. 61

Sicurezza

COSTOZERO N. 1 | MARZO - MAGGIO 2022

Bon Ton

Due anni di Covid.19 e diabete: una relazione bidirezionale di Giuseppe Fatati.................................................................. 62

Libri L’alba di tutto a cura di Raffaella Venerando............................................... 63

Home Cinema 3/19 a cura di Vito Salerno............................................................. 63

Dai Social a cura di Vito Salerno............................................................. 64

Redazione Raffaella Venerando

Stampa Arti Grafiche Boccia/Salerno

Project Management Vito Salerno

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primo piano

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IL NODO DELLE COMPETENZE Imprenditori, accademia e politica a confronto sulle difficoltà da superare per costruire un nuovo mercato del lavoro attrattivo, equo e inclusivo di Raffaella Venerando


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e Assemblee Pubbliche per Confindustria Salerno sono sempre momenti densi, utili per fare il punto su obiettivi, strumenti di lavoro, eventuali criticità e possibili correttivi. Sono il momento in cui si riflette sul “dove e come si è” rispetto a un particolare tema, e sul “come e fin dove” si vorrebbe proseguisse il percorso. Al centro della riflessione di quella che ha visto il 10 marzo scorso, al Teatro Verdi, coinvolte diverse personalità del sistema Confindustria, della politica, del sistema camerale e del mondo della formazione, avevamo posto le competenze, mettendone in luce potenzialità e nodi da sciogliere per costruire un nuovo mercato del lavoro attrattivo, equo e inclusivo, che non lasci nessuno indietro. Eravamo a Salerno, ma a catalizzare l’attenzione sono state le incertezze globali che minano oggi il nostro dominio della realtà, rispetto alle quali è emerso quanto sia necessario non perdere la ragione come direzione di marcia comune, con al centro la cultura, la democrazia, libertà e l’economia. Dopo i saluti del Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, sul palco il presidente Antonio Ferraioli, prima della sua relazione, ha chiesto alla platea di ricordare con un applauso commosso l’amico e collega Gianandrea Ferraioli, scomparso lo scorso novembre: «Abbiamo perso, tutta la comunità salernitana ha perso troppo presto, un giovane dalle grandi capacità e dalla straordinaria intelligenza. Oggi sarebbe stato di certo qui, insieme a noi, con la sua inesauribile energia». Dal confronto tra gli ospiti del talk, moderato da Marianna Aprile, è emersa una riflessione lunga e articolata, che ha toccato vari aspetti a cominciare dall'innovazione e dalla digitalizzazione, due parole che in questi ultimi anni l'Università si è vista piombare addosso più velocemente del previsto. Sulla filiera tematica dell’innovazione/competenze/digitalizzazione si sono espressi il Rettore dell’Ateneo salernitano Vincenzo Loia

Vincenzo Napoli | Sindaco Comune di Salerno

Antonio Ferraioli | Presidente Confindustria Salerno

(cfr. intervista a seguire), il presidente della Luiss Guido Carli Vincenzo Boccia e il presidente dell’Università Mercatorum e Università Telematica Pegaso Danilo Iervolino. Quest’ultimo, in particolare, si è soffermato sul ruolo dirompente che la tecnologia ha avuto nell'emergenza Covid per garantire il diritto allo studio, tecnologia fino ad allora prerogativa quasi esclusiva della formazione a distanza: «L’Italia sembra abbia smesso di essere tecno-scettica e ha capito quanto sia necessaria

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primo piano l’innovazione per cambiare il Paese. Un Paese che vede ancora, però, con sospetto il ruolo dell’impresa, che non coltiva nella scuola, nell'università, nello stesso mondo del lavoro l’ambizione, molla invece indispensabile per migliorarsi». E proseguendo sulla diffidenza verso l’impresa: «Da noi è un vero problema culturale, che va affrontato. La classe imprenditoriale ha perso in termini di dignità. Oggi fare l'imprenditore è quasi disdicevole, se decidi di fare l'imprenditore - specie se poi hai successo - è come se ti macchiassi di una colpa, da scontare. Questo atteggiamento incide in negativo anche sul successo delle startup, da noi ancora poco supportate. Per crescere è necessario investire nelle competenze e fare formazione continua. C’è bisogno di competenze specifiche, soprattutto di nuove competenze nell’industria 4.0. È questo il momento in cui le aziende devono investire in modo deciso sulla formazione dei propri lavoratori e dei giovani». Esempi e modelli cui ispirarsi in giro per il mondo ce ne sono: «Potremmo prendere spunto dai Fraunhofer, istituzione pubblica tedesca che raccoglie diversi istituti di ricerca in tutti i campi, dalla meccatro-

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nica alla biotecnologia, e che punta a mettere la ricerca al servizio dell’innovazione d’impresa. Un approccio concreto, in cui pubblico e industria sono connessi con efficacia, che ha contribuito non poco al successo economico e industriale della Germania negli anni. In questi luoghi si fa al meglio trasferimento tecnologico, ambito nel quale l’Italia invece ancora stenta ad acquisire velocità. I giovani vanno accompagnati non solo al lavoro ma anche all'aggiornamento continuo. Questo è il momento di agire, di dire loro che possono fare cose straordinarie». Ai colleghi imprenditori un’esortazione alla reazione e alla compattezza in questo momento complicato: «Dobbiamo farci sentire dalla politica, farci sentire e stare insieme. Questa è l'ora del sangue vivo, passionale e furibondo. Da noi deve arrivare l’esempio di coesione per ispirare le future generazioni a impegnarsi per il riscatto del nostro Mezzogiorno». Sulla difficoltà a far incontrare il mondo del lavoro e quello formazione, Vincenzo Boccia - spinto dalle domande della Aprile - ha parlato di «scontro culturale»: «Uno scontro in cui il mondo dell'università deve essere

L’UNIVERSITÀ DOPO LA PANDEMIA

La crisi scatenata dal Covid-19 ha tracciato un solco profondo tra un “prima” e un “dopo” nella formazione accademica. Il Rettore dell’Ateneo salernitano: «Abbiamo individuato nella multidisciplinarietà il paradigma attraverso cui formare delle figure di laureati e laureate che sappiano cogliere al meglio le complessità della società contemporanea e ad esse rispondere con competenze adeguate e aggiornate» di Raffaella Venerando

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a velocità e la prepotenza dei cambiamenti imposti dalla pandemia hanno fatto emergere nuove opportunità anche per il sistema delle Università. L’Ateneo salernitano come ha risposto e cosa, potremmo dire, ha imparato negli ultimi tumultuosi anni? La pandemia ha evidentemente accelerato alcuni processi. In pochissimo tempo le nostre Università hanno innovato paradigmi che già erano destinati ad aggiornarsi. In pochi giorni abbiamo messo a punto una piattaforma di didattica a distanza che ci ha

Vincenzo Loia | Rettore Università degli Studi di Salerno

permesso poi di erogare in questi circa due anni 1.100 corsi di studio, di laureare 13.000 studenti, di tenere 350.000 esami on line, con esito positivo, e di realizzare un totale di 15.000 sedute di laurea. Questi dati sono segno e testimonianza di uno spirito di reazione e di innovazione, già insito nel modo di operare delle nostre Università e che, a seguito di questa situazione di crisi, è emerso in maniera evidente. Skill mismatch: il sistema delle imprese non trova sul mercato profili formativi rispondenti alle sue chiavi di ricerca attuali. Come è possibile integrare l’offerta tradizionale univer-

sitaria con nuovi contenuti di orientamento e avviamento al lavoro? Nel dibattito odierno sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro, il nostro Ateneo ha individuato nella multidisciplinarietà dei percorsi formativi offerti il paradigma attraverso cui formare delle figure di laureati e laureate che sappiano cogliere al meglio le complessità e le evoluzioni della società contemporanea e ad esse rispondere con competenze adeguate e aggiornate. In questi ultimi tre anni abbiamo integrato l’offerta formativa tradizionale con percorsi di studio ispirati all’innovazione, alla qualità e alla competitivi-


tà e in grado di spaziare dalle scienze della vita e della salute alle scienze esatte, dagli ambiti umanistico e giuridico-economico a quelli ingegneristico ed informatico. Un basket il più possibile capiente e completo in termini di saperi e di conoscenze. A questo uniamo una costante attività di orientamento in ingresso e in uscita per i nostri studenti: con il centro CAOT e l’Ufficio Placement ci impegniamo tutto l’anno nel supportare laureandi e neolaureati nella loro carriera e nella ricerca della posizione occupazionale più affine alle loro inclinazioni. Oggi l’accademia quanto aiuta a comprendere e “dare forma” al pensiero della società? L’Università, in quanto istituzione di promozione del valore della Conoscenza e della Ricerca, ha naturalmente in sé la vocazione formativa: formare gli individui non solo sul piano culturale e professionale ma in primis su quello umano, intellettuale. Sono convinto che il percorso universitario rappresenti, ora più che mai per i nostri giovani, l’opportunità di crescere, di

leggere dentro il presente, comprenderlo, interpretarlo e, grazie alle conoscenze e alle competenze acquisite, sapere affrontarlo. Con consapevolezza e impegno, che rappresentano a mio parere due fattori imprescindibili per costruire la propria identità personale e professionale. Verso quale futuro si dirige l’Università in generale e, più da vicino, quella di Salerno? Se la pandemia ci ha dimostrato, nella gravità della sua dimensione, che siamo un Paese in grado di reagire prontamente e bene davanti alla difficoltà, è necessario adesso, a partire da questa consapevolezza, compiere un salto di qualità: quello che il Sistema Università ha sempre fatto in termini di didattica, ricerca e processi amministrativi, deve continuare a farlo, ma in maniera diversa. Esiste un triangolo ideale tra la Conoscenza, l’innovazione e le Opportunità. Queste ultime si possono declinare attraverso un ambito per me importante, quanto la Didattica e la Ricerca, ovvero la Terza Missione. È questo l’ambito che diventa, per i

nostri giovani laureandi e laureati, un ambito foriero di opportunità per il loro futuro. Possiamo lavorare per rendere l’Università un veicolo anche per l’imprenditorialità. Riconoscere quando ci sono delle idee innovative e supportare i nostri giovani in un percorso di accompagnamento all’autoimprenditorialità. Questo non può essere fatto senza una Rete di connessioni con il territorio, con le istituzioni del territorio. Il nostro Ateneo, attraverso l’Ufficio Valorizzazione della Ricerca e Terza Missione, con l’attività dello Sportello Trasferimento Tecnologico e con il lavoro della Commissione Brevetti, Spin-off e Trasferimento Tecnologico, supporta le iniziative finalizzate al Trasferimento Tecnologico ed alla valorizzazione in chiave imprenditoriale delle ricerche scientifiche. Questi soggetti svolgono anche l’importantissima attività di raccordo con il territorio, con gli enti e le istituzioni territoriali volte a stimolare, supportare e diffondere l’innovazione e lo sviluppo di attività d’impresa. N. 1 | 2022

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primo piano

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parte di una visione Paese nuova, differente. Abbiamo dato per troppi anni troppe cose per scontato. Dobbiamo avanzare, aprendo le aziende a fondi, a investimenti, a partner, a soci che comprendano che la formazione può diventare un elemento sostanziale. Dobbiamo inoltre recuperare sugli ITS, a lungo sottovalutati. Dai nostri attualmente escono 7mila studenti, in Germania 700.000. Se vogliamo mantenere la posizione di seconda manifattura d'Europa, il sistema formativo deve orientarsi su questa specializzazione tecnica. Il sistema delle Università deve mettere al centro la persona, considerando quattro fattori di produzione: capitale, lavoro, conoscenza e formazione, offrendo ai giovani contenuti capaci di metterli in condizione di affrontare la complessità. Dobbiamo puntare sulla formazione interdisciplinare, sulla formazione tecnica, sulla questione industriale che - si badi bene - non è la questione degli industriali, ritornando ai fondamentali della nostra società e dell’economia ben racchiusi nel primo articolo della nostra Costituzione: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e che, senza il lavoro, non c'è coesione. È pertanto necessario che il mondo dell'Università torni a essere parte di un progetto Paese, in cui pubblico e privato lavorino insieme per riattivare l'ascensore sociale oggi bloccato». A chiudere l’incontro, gli interventi accorati di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania e di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Riferendosi inevitabilmente al complicato presente, il presidente De Luca ha insistito sulla necessità di cambiamento nel e per il nostro Paese: «Abbiamo una Pubblica Amministrazione che non alimenta i processi di sviluppo, anzi li blocca. Dobbiamo cambiare tutto se vogliamo andare avanti e applicare il PNRR, a partire dal Codice degli Appalti e per farlo non si doveva aspettare la crisi in Ucraina. Siamo un Paese che non guarda al risultato ma ai formalismi. Oggi siamo in una situazione complicata che richiede un grande sforzo. Non possiamo sprecare neanche un euro. Se vogliamo che il nostro apparato industriale regga alle nuove sfide, delle risposte dobbiamo darle. Il lavoro da fare rispetto alle università, alle scuole, alla formazione telematica, è gigantesco. Vengono i brividi a pensare alla quantità di cose che abbiamo lasciato in arretrato e che oggi dovremmo rimettere in movimento per riprendere davvero il sentiero della crescita». Il presidente Bonomi gli ha fatto eco, prendendo le mosse dall’allarmante shock materie prime e aumento dei costi dell'energia esplosi con la guerra in Ucraina, che hanno investito le imprese: «Siamo di fronte di fronte a degli effetti di un conflitto che ci colpisce molto, un impatto che oggi può pregiudicare quello che sembrava

Vincenzo Boccia | Presidente Luiss Guido Carli

un rimbalzo del Pil nel 2021 e che si avviava nel 2022 a diventare crescita, finalmente, quindi a recuperare quelli che erano stati gli effetti della crisi innescata dall'emergenza Covid». Uno stop da imputare anche alle mancate scelte di politica industriale del nostro Paese: «Decenni di errori, senza guardare qual era l'obiettivo del Paese. E questo perché lo ha voluto la politica, ci ha spinto in quella direzione. Il conto lo paghiamo noi, lo paga sempre l'impresa italiana, lo pagano sempre gli imprenditori. Abbiamo chiesto al Governo un intervento urgente, sia a livello nazionale, sia europeo, per affrontare questa crisi profonda. Nuove sfide, come superare la dipen-

Danilo Iervolino | Presidente Università Mercatorum e Università Telematica Pegaso

denza dal gas dalla Russia, e lo shock dei prezzi delle materie prime, richiedono misure oggi necessarie, però non coperte dall'attuale PNRR che andrebbe, pertanto, ripensato. Il mondo intorno nel frattempo è cambiato e ci ha messo di fronte alle crisi strutturali di questo Paese. Per questo sarebbe opportuno, per non dire indispensabile, varare un PNRR aggiuntivo, oppure un cambio di obiettivi e di tempi. È impensabile realizzare il PNRR, anche mantenendone l'impianto attuale, se non abbia-


Vincenzo De Luca | Presidente Regione Campania

mo le materie prime o ci costano di più, se non abbiamo l'energia e quella che arriva costa di più. Bisogna avere il coraggio di cambiare». Sul tema infine delle competenze, al centro dell'Assemblea di Confindustria Salerno,Bonomi ne ha rimarcato l’importanza fondamentale: «Per lo sviluppo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le competenze sono fondamentali ed essenziali. In questo devo dire che lo sforzo che ha sempre fatto il presidente Vincenzo De Luca di sviluppare una classe dirigente con competenze tecniche, proprio per supportare la pubblica amministrazione in generale ma nello specifico anche sul

Andrea Prete | Presidente Unioncamere e Presidente CCIAA di Salerno

GREEN E DIGITALE, MANCANO I CANDIDATI GIUSTI Le dimensioni del fenomeno dello skill mismatch, rilevate dal Sistema informativo Excelsior, certificano il rischio concreto di un fermo alla ripresa per le imprese. Prete: «Sempre più necessario lavorare per orientare correttamente le scelte formative verso i fabbisogni espressi dalle aziende» di Raffaella Venerando

Carlo Bonomi | Presidente Confindustria

piano nazionale, è la giusta strada. L'Italia ha due grandi partite: Roma e il Mezzogiorno. Dobbiamo essere tutti concentrati per far sì che si creino le condizioni necessarie perché ci sia uno sviluppo molto forte, che abbia però come focus, giovani, donne e lavoratori a tempo determinato che sono quelli che nelle crisi, non solo nell’ultima legata alla pandemia, hanno sempre sofferto di più. Sappiamo quali solo le percentuali di occupazzione al Sud. Qui dobbiamo veramente giocarci una partita nazionale senza se e senza ma».

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residente, il Bollettino annuale 2021 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, non lascia spazio a dubbi: per i lavoratori del prossimo futuro, necessarie saranno sempre più le competenze digitali e quelle green, le stesse già richieste oggi dalle imprese e che, però, languono sul mercato del lavoro. Qual è la dimensione numerica del fenomeno dello skill mismatch? Oggi, in Italia, quando le competenze digitali sono ritenute di elevata importanza per le mansioni svolte, le imprese lamentano difficoltà a trovare quasi il 40% del personale ricercato con skill adeguate. Accade più o meno la stessa cosa N. 1 | 2022

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primo piano _________________________

«Secondo i test INVALSI, il 43,6% degli studenti in Campania non ha una competenza alfabetica adeguata (contro il 34,1% della media nazionale), e il 54,1% non ha una competenza numerica adeguata (rispetto al 39,2%)» _________________________

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quando gli imprenditori cercano figure per le quali il possesso delle competenze green è molto importante. Il 37% dichiara, infatti, di fare fatica a reperire i candidati giusti. É per questo necessario lavorare per orientare il più possibile le scelte formative verso i fabbisogni espressi dalle aziende. Perché il mismatch tra domanda e offerta rischia di mandare in fumo posti di lavoro e di ostacolare la crescita delle imprese che hanno estremo bisogno di figure professionali capaci di accompagnarle lungo il cammino della duplice transizione ecologica e digitale. Basti pensare che le green skill sono ritenute necessarie per oltre 70 nuove assunzioni su 100, a prescindere che si tratti di professioni high-skill (ad esempio dirigenti e professioni intellettuali e scientifiche) o low skill (ad esempio operai specializzati e conduttori di impianti). La digital transformation ha reso ancora più evidente l’importante ruolo delle soft skill. Quali saranno quelle più quotate negli anni a venire? La Quarta rivoluzione industriale sta creando una nuova divisione del lavoro tra uomo e macchina. Di fronte ai punti di forza delle macchine - velocità, scalabilità e quantità -, le soft skill sono le vere competenze che possono dare un vantaggio dell’uomo sulla macchina. Parliamo di quell’insieme di abilità che vanno dal pensiero critico alla capacità di resilienza, dal self-leadership al teamworking. Solo dalla complementarietà delle soft skills (unite alle competenze tecniche relative alla professione) con le potenzialità delle macchine si possono ottenere i migliori risultati in termini e competitività e crescita economica. Le macchine da

sole non bastano. Le imprese che hanno investito sia in tecnologie digitali, sia in formazione hanno visto crescere del 4,4% la propria produttività nel periodo 2017-2019, mentre quelle che hanno investito solo in tecnologie digitali appena dell’1,8%. Rispetto al resto del Paese, in Campania si registrano due warning sull’istruzione scolastica, quali sono? Italiano e matematica sono le materie che presentano maggiori criticità. Secondo i test INVALSI, il 43,6% degli studenti in Campania non ha una competenza alfabetica adeguata (contro il 34,1% della media nazionale), e il 54,1% non ha una competenza numerica adeguata (rispetto al 39,2%). Cruciale il ruolo svolto dalla formazione. Rispetto a questo aspetto, le imprese campane come sono messe? Le imprese in Campania evidenziano ombre e luci. Hanno una minore propensione a fare formazione: nel 2021 il 18% ha svolto formazione con corsi, mentre la media Paese arriva al 23%. Tuttavia, quando le imprese campane fanno formazione, abbiamo visto che dedicano maggiore attenzione ai temi della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale.Tra le imprese che hanno svolto formazione, in Campania il 28% ha posto attenzione ai temi del digitale contro solo circa il 20% in Italia e l’11% ai temi della sostenibilità ambientale (contro il 10%). Altro investimento imprescindibile è quello sul capitale umano. Quali sono i vantaggi? Nell’attuale economia della conoscenza il capitale umano è un asset intangibile di assoluta rilevanza perché è in grado di aumentare le performance economiche dell’impresa non solo direttamente, ma anche indirettamente, influenzando cioè positivamente altri fattori di crescita intangibili, quali: la ricerca e sviluppo, l’innovazione brevettuale e organizzativa, la open innovation. Nel nostro Paese, le imprese che investono nel capitale umano, rispetto a quelle che non investono, hanno un livello di produttività superiore del 12% e hanno una probabilità maggiore di ritornare ai livelli produttivi pre-Covid. Anche per questo attraverso i Pid, i Punti impresa digitale realizzati dalle Camere di commercio in tutta Italia, abbiamo già aiutato quasi 450mila imprese a familiarizzare con la digitalizzazione e ad aumentare il livello delle competenze digitali dei propri lavoratori.


l'opinione

INTERVISTA A CARMINE TIRRI, DIRETTORE ITS "ANTONIO BRUNO"

FORMAZIONE E LAVORO, LA LEVA ITS

Metodo didattico operativo, con tante ore di laboratorio e stage presso le aziende: «Le ricadute occupazionali sono ottime. I nostri primi diplomati hanno trovato opportunità di lavoro già durante la formazione» di Raffaella Venerando

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irettore, quando è nato l’ITS Bruno e sulla scorta di quali necessità pe-

culiari? La Fondazione ITS Antonio Bruno è stata costituita il 7 marzo del 2018. L’obiettivo del progetto è quello di colmare il grave gap esistente tra domanda e offerta di tecnici meccatronici esistente nelle aree interne della Campania, oltre all’esigenza di migliorare l’approccio socio-culturale verso l’industria. Convincere le imprese a prendere parte al progetto è stato semplice? Sin dall’inizio gli imprenditori coinvolti hanno collaborato e partecipato con entusiasmo, suggerendo iniziative operative e attivandosi nelle fasi di orientamento, oltre a fornire disponibilità per visite tecniche, docenze di specialisti aziendali e soprattutto apertura agli stage degli allievi. Quali sono i punti di forza dei corsi attivati e quali le ricadute occupazionali sul territorio?

I progetti formativi sono orientati verso le tecnologie abilitanti di Industry 4.0, elaborati sulla scorta delle esperienze di ITS con storia consolidata e dei suggerimenti delle aziende, utilizzando in gran parte docenti provenienti dal mondo produttivo. Il metodo didattico è molto operativo, con tante ore di laboratorio e con circa 800 ore di stage presso le aziende. Le ricadute occupazionali sono ottime in quanto i primi diplomati hanno trovato opportunità di lavoro già durante lo svolgimento degli stage in primarie aziende con ruoli chiave. Un vulnus degli ITS è la percezione imprecisa, nel migliore dei casi, del valore di queste realtà da parte di famiglie e giovani. Come si combatte questo scetticismo? Gli ITS in Italia sono poco conosciuti, a volte confusi con gli Istituti Tecnici, probabilmente in futuro si chiameranno ITS Academy. Purtroppo le famiglie sono attratte più dai licei, da sempre considerati strumento di

riscatto o conferma sociale. C’è una diffusa disinformazione sulle professionalità di tipo tecnico, ma in realtà queste sono di tutto rispetto e fondamentali per il supporto al mondo produttivo. Per questo stanno per avviarsi in campo nazionale e regionale campagne di orientamento, partendo dalla scuola media inferiore e da tutte le componenti delle strutture sociali. L’idea di creare una sorta di database di scambio informazioni tra corsisti ed ex studenti mira a colmare questo gap informativo? Le Fondazioni sono obbligate a seguire almeno per un anno i propri diplomati e, nel contempo, a fornire al MIUR tramite INDIRE i dati sull’occupazione dei propri allievi. Per questa ragione, continui sono i contatti con i nuovi adepti anche per fornire testimonianze in diretta nelle attività didattiche in aula e nell’orientamento presso le scuole superiori. Nei nostri progetti rientra anche la creazione di un’associazione di tutti i di-

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l'opinione plomati, dei docenti ITS Bruno e delle aziende che sostengono la Fondazione. Nello specifico cosa fate per l’orientamento? Sono state programmate molte attività rivolte a favorire le informazioni legate agli scopi e ai risultati dell’ITS. Sono previsti incontri con i docenti e i dirigenti scolastici e gli studenti dell’ultimo anno di tutti gli istituti che orbitano intorno all’ITS, ovviamente si cercherà di coinvolgere anche i forum dei

giovani e le varie associazioni dei vari comuni. Sono interessati a diffondere lo stesso verbo Confindustria Avellino e Salerno insieme a tutte le aziende associate. La stampa e i social sin dall’inizio stanno svolgendo un ruolo fondamentale nel raggiungere i giovani. È previsto inoltre, nei prossimi mesi, il lancio di un vero e proprio house organ della nostra Fondazione, che racconterà il mondo in cui operiamo. A gennaio scorso è partito il

primo corso ITS di meccatronica a Salerno. Come sta procedendo? Il corso avviato a Salerno nel gennaio 2022 presso l’IIS Galilei sta procedendo molto bene e soprattutto con molto entusiasmo da parte dei 21 allievi. Le lezioni sono tenute da docenti di provata esperienza professionale, con logiche pure dell’ITS. Sono previste visite tecniche aziendali oltre a incontri di orientamento al ruolo con imprenditori e manager aziendali.

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PROFESSIONE MECCATRONICA, IL FUTURO PASSA DA SALERNO

È

stato inaugurato il 31 gennaio scorso a Salerno, presso l’Istituto Galileo di Palo, il corso ITS di alta formazione post diploma per Tecnico Superiore per l’Automazione e i Sistemi meccatronici (Area “Nuove Tecnologie per il Made in Italy - Sistema Meccanico”) alla presenza, tra gli altri, del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. A spiegare il senso del percorso formativo organizzato da Fondazione Antonio Bruno - ITS Sistema Meccanico con la collaborazione di Confindustria Salerno e Istituto Istruzione Superiore "Galilei - Di Palo" - Salerno e finanziato dalla Regione Campania, è stato il preside del Galileo Emiliano Barbuto che ne ha rimarcato il valore ai fini di un’occupazione buona e piena sul territorio, in linea con le nuove esigenze delle aziende e con le aspettative dei giovani, meritevoli, partecipanti di trovare un lavoro coerente con gli studi conseguiti. Dopo di lui a prendere la parola è stato Andrea Prete, presidente della Camera di Commercio di Salerno. L’idea di realizzare anche a Salerno un corso di alta specializzazione sulla meccatronica viene da lontano: è nata infatti quando Prete - allora a capo di Confindustria Salerno - scelse di entrare a far parte della Fondazione Antonio Bruno, certo della bontà degli ITS di fare da ponte concreto tra giovani e imprese per superare quel “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro su cui pesa in modo decisivo la carenza


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di competenze tecnico-scientifiche. A farsi diretto interprete dei bisogni delle aziende metalmeccaniche salernitane, da cui è prevalentemente partita la richiesta di attivazione di un ITS, è stato poi Pasquale Gaito, presidente del Gruppo Metalmeccanico di Confindustria Salerno, sotto la cui spinta operativa il corso salernitano ha assunto forma e sostanza compiuta negli ultimi mesi: «Il nostro tessuto produttivo necessita di tecnici superiori specializzati e grazie a questo corso, che ci auguriamo possa avere una seconda edizione entro la fine del 2022, siamo certi troveremo quelle competenze e professionalità avanzate in grado di far fare alla nostra manifattura quel salto in avanti nell’innovazione ormai indispensabile per reggere la competizione». La parola è andata poi a Giuseppe Bruno, presidente della Fondazione ITS Bruno, in seno alla quale è nato anche il corso salernitano: «Le aziende hanno fame di tecnici, preparati e innovativi. I nostri corsi tracciano una strada chiara per l’inclusione dei giovani nel mondo delle imprese, investendo in programmi formativi che mettano al centro i nuovi saperi digitali e tutto ciò che serve per avere una professionalità adeguata ai tempi e a misura del bisogno di innovazione dell’economia italiana. Noi lo facciamo da tempo e con ottimi risultati. Ai ragazzi che hanno meritato l’accesso a questa possibilità di formazione vanno i miei complimenti e la mia esortazione al massimo impegno». Anche il presidente De Luca ha voluto concludere la mattinata celebrativa proprio partendo dall’incoraggiamento ai 21 giovani corsisti, dopo aver espressamente promesso di prendere in considerazione una nuova edizione del percorso se richiesto in modo così convinto dalle aziende salernitane: «Puntate in alto. Da oggi parte una nuova stagione della vostra vita verso una possibilità di lavoro stabile e qualificato. Siete il nostro capitale umano migliore. Affrontate questa sfida con orgoglio e serietà». N. 1 | 2022


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FORMAZIONE E COMPETITIVITÀ PER IL RILANCIO DEL MEZZOGIORNO Maggiore è la quota di istruzione dei dipendenti con le giuste e aggiornate competenze e migliore sarà la produttività dell’impresa di Agnese Casolaro | Ricercatrice SRM Servizio Imprese e Territorio | www.sr-m.it

L’ 14

economia immateriale assume un ruolo sempre più importante per la società attuale ed è ampiamente dimostrato come vi sia una correlazione diretta tra il ruolo della formazione nell’impresa, la sua produttività e, quindi, la sua competitività. Quest’ultime, infatti, sono strettamente legate alla qualità del contributo umano e alla qualità e quantità degli investimenti. Una ricerca dell’Isfol - Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori - dimostra che la formazione determina un miglioramento della produttività aziendale. Si stima, in particolare, che per ogni ora di formazione per addetto i ricavi corrispondenti aumentino di oltre un euro. La formazione, al pari di altre attività intangibili, è quindi in grado di esercitare un impatto positivo sul Pil, che può essere formalmente contabilizzato. A riprova

di ciò, basti pensare che nel 2009 (anno della grande recessione) i Paesi europei nei quali la forza lavoro occupata è stata maggiormente coinvolta in attività di formazione hanno subito una riduzione del Pil meno pronunciata rispetto a quelli nei quali le imprese sono state meno attive in tale direzione. La formazione ha sempre avuto un ruolo determinante nel livello di competitività delle imprese, ma oggi si rivela ancora più strategica a causa della rapidità con cui mansioni e prodotti diventano obsoleti. Per aumentare la produttività è necessario che il capitale umano presente in azienda possieda competenze sempre aggiornate: formare i lavoratori in tempo reale consente, infatti, di migliorare la qualità del lavoro e di accrescere la produttività e la competitività delle imprese. La quota di istruzione dei dipendenti è, quindi, positivamente e significativamente correlata alla produttività del la-

voro. Punto di partenza è, quindi, il capitale umano a disposizione del territorio. Secondo un recente rapporto Istat (ritorni occupazionali dell’istruzione, 2021) nel 2020, il tasso di occupazione della popolazione tra i 25 e i 64 anni registra una riduzione di 0,8 punti, attestandosi al 65,6%. L’impatto della pandemia Covid-19 è stato più marcato per chi ha un basso livello di istruzione: il tasso di occupazione è sceso di 1,1 punti per la popolazione con al massimo un titolo secondario inferiore, di 0,9 punti tra chi ha raggiunto il diploma e di 0,6 punti tra i laureati. Si registra dunque, nel 2020, un lieve aumento del già marcato “premio” occupazionale dell’istruzione, inteso come maggiore probabilità di essere occupati al crescere del titolo di studio conseguito. Il tasso di occupazione per quanti hanno un titolo secondario superiore è 18,8 punti più alto rispetto a quello di chi ha un titolo se-


condario inferiore (70,5% e 51,7%) e il tasso tra chi ha un titolo terziario supera di 10,3 punti quello osservato per i diplomati (80,8% e 70,5%). In sintesi, il vantaggio di un laureato rispetto a chi ha raggiunto al massimo la licenza media è di 29 punti percentuali. Ne deriva che, dal 2008 a oggi, il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma è cresciuto, mentre quello dei diplomati rispetto a coloro che hanno un titolo di studio più basso è diminuito; a ciò ha contribuito la dinamica dei diplomati che, rispetto agli altri, hanno registrato una perdita di posti di lavoro più forte durante la crisi iniziata nel 2008 e una successiva ripresa decisamente più debole. Nonostante la crescita dell’occupazione all’aumentare del titolo di studio conseguito sia in linea con la dinamica osservata nella media dell’Ue27, le opportunità occupazionali in Italia sono inferiori anche per i livelli di istruzione più elevati. Il tasso di occupazione della popolazione laureata residente in Italia è di circa 5 punti

più basso di quello medio europeo (80,8% contro 85,5%): la differenza si riduce al crescere dell’età e si annulla nelle classi di età più mature, dai 50 anni in su. Guardando al Mezzogiorno, si nota come l’area registra un importante gap in termini di laureati. Nel totale della popolazione tra i 15 e i 64 anni, infatti, solo il 12,6% delle persone è laureato, contro il 18,5% del Centro e il 15,9% del Nord. Tuttavia, va rilevato per il Mezzogiorno anche un significativo fenomeno di migrazione. Secondo stime SVIMEZ dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2 milioni di residenti e la metà sono giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, per quasi un quinto laureati. Il patrimonio del Mezzogiorno in termini di capitale umano risulta, quindi, più debole - e per questo più sensibile - rispetto a quello del resto d’Italia, ponendo l’accento sulla necessità di invertire la rotta, tanto in riferimento ai livelli d’istruzione quanto alle prospettive da associare alla stessa. Dal

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«Nonostante la crescita dell’occupazione all’aumentare del titolo di studio conseguito sia in linea con la dinamica osservata nella media dell’Ue27, le opportunità occupazionali in Italia sono inferiori anche per i livelli di istruzione più elevati» _________________________

lato delle imprese, è dimostrato, ormai, come esse riescano a incidere fortemente sulla loro performance economica, incrementando la produttività del lavoro, anche nei periodi di crisi, investendo sull’organizzazione del lavoro, attraverso la formazione del personale e l’introduzione di pratiche organizzative innova-

Popolazione 15-64 anni per titolo di studio (dati in %). Confronto Italia/macroaree Licenza di scuola Licenza di elementare, nessun scuola media titolo di studio Italia Nord-ovest

Diploma 2-3 anni (qualifica professionale)

Diploma 4-5 anni Laurea e post-laurea (maturità)

Totale (valore assoluto in migliaia)

15,9

32,2

5,5

31,2

15,3

51.977

13,7

32,6

8,2

29,5

15,9

13.891

Nord-est

14,3

30,9

9,1

29,8

15,9

10.034

Centro

14,4

29

3,7

34,3

18,5

10.376

Mezzogiorno

19,4

34,5

2,2

31,3

12,6

17.676

Fonte: elaborazione SRM su Istat, dati al 2020

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tive. Secondo recenti dati Unioncamere - ANPAL (Sistema Informativo Excelsior) le imprese non solo sono in continua ricerca di personale qualificato, ma sono anche costantemente impegnate sul fronte della formazione del proprio personale. Dal lato delle nuove entrate, nel Mezzogiorno le difficoltà di reperimento risultano più modeste rispetto al resto del territorio nazionale, anche se riguardano comunque oltre un quarto delle professioni ricercate. Un altro aspetto di particolare rilievo riguarda l'incidenza dei laureati sul totale delle entrate programmate, che nel 2021 risulta più elevata nel Lazio (18% delle entrate totali), in Lombardia (17%), in Campania, in Sicilia e in Piemonte (attorno al 14-15%). In tutte le altre regioni la quota dei laureati risulta inferiore alla media nazionale. Dal lato della formazione, le imprese italiane che hanno organizzato corsi per i propri dipendenti nel 2020 sono state

circa 263.000 (il 19% del totale), mentre nel 2021 si sono raggiunte le 317.000 unità, il 23% del totale. La finalità della formazione realizzata dalle imprese nel 2020 è stata soprattutto quella di aggiornare il personale già presente in azienda sulle mansioni svolte (dal 71% delle imprese), mentre risultano meno frequenti le attività formative finalizzate a formare i neo-assunti (16% dei casi) o a formare il personale già presente per svolgere mansioni nuove (13%). La formazione continua è, in definitiva, riconosciuta come un elemento portante per permettere agli individui di apprendere le competenze necessarie ad affrontare i cambiamenti sociali, economici e lavorativi che stanno trasformando le società. La pandemia ha ulteriormente accelerato questi trend, stravolgendo equilibri socio-economici e modificando le competenze richieste ai lavoratori.

Investire in formazione è, quindi, uno stimolo alla produttività e le aziende che lo fanno crescono e si evolvono in maniera sostenibile nel tempo, guadagnando di anno in anno quote di mercato. _________________________

«La formazione continua è riconosciuta come un elemento portante per permettere agli individui di apprendere le competenze necessarie ad affrontare i cambiamenti sociali, economici e lavorativi che stanno trasformando le società» _________________________

Le entrate e la difficoltà di reperimento di risorse umane per area geografica Le entrate e la difficoltà di reperimento di risorse umane per area geografica Entrate complessive (v.a.)

% di difficile reperimento

% laureati

4.638.980

32,2

13,7

Nord-Ovest

1.372.690

33,6

16,1

Nord-Est

1.107.990

38,6

10,9

Centro Sud e Isole

915.320 1.242.980

30,1 26,6

14,1 13,1

Italia

Fonte: Unioncamere - ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, 2021

Fonte: Unioncamere ANPAL, Sistema Informativo Excelsior,


confindustria salerno

PREMIO BEST PRACTICES PER L’INNOVAZIONE, NEXT REVOLUTION Aperta fino al 22 maggio la call per partecipare alla sedicesima edizione. Tre gli ambiti di ideazione in cui candidare i progetti: green tech; digitalizzazione; internet of things di Raffaella Venerando

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all aperta fino al prossimo 22 maggio per imprese, startup e spin off di tutta Italia che intendono presentare progetti di innovazione e partecipare alla sedicesima edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno (form disponibile al link https:// www.premiobestpractices.it/ partecipa). Tre gli ambiti di ideazione in cui candidarsi: green tech; digitalizzazione; internet of things; tre macroaree perfettamente in linea con le nuove direttrici di sviluppo anche del PNRR per dimostrare - progetti alla mano - il contributo diretto del mondo produttivo nel pensare a soluzioni capaci di ridurre le emissioni, di produrre energia pulita e in modo efficiente, di ridisegnare la crescita del Paese in chiave sostenibile. Anche quest’anno premialità aggiuntiva per i progetti in gara realizzati in modalità collaborativa, ovvero in partnership con un’altra azienda, organizzazione, spin-off o startup, in cui le risorse condivise dal partner (umane,

Francesco Serravalle

finanziare, organizzative) abbiano consentito all’idea presentata di acquisire solide possibilità di sviluppo chiaramente testimoniabili in fase di application alla call. C’è grande attesa quindi per la raccolta delle idee che, via via, stanno arrivando alla macchina organizzativa del Premio BPI, che li valuterà - dopo averli visti presentare dal vivo - durante l’evento in programma i prossimi 15 e 16 giugno presso la Stazione Marittima di Salerno. Come per lo scorso anno, i pitch dei partecipanti saranno alternati a talk e confronti per mettere sul tavolo il tema innovazione in tutte le sue declinazioni e approfondirlo da più angolazioni. Francesco Serra-

valle, presidente del Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Salerno, alla sua terza edizione da project leader del Premio BPI al momento svela solo un focus su cui quest’anno si vuole insistere: gli investimenti nelle organizzazioni ad alto capitale innovativo: «Ormai negli ultimi anni le imprese devono ancor di più fare i conti con uno scenario, anche geopolitico, incerto e mutevole che aumenta sensibilmente il grado di rischio degli investimenti. Mai come ora pertanto diventa urgente attivare un circolo virtuoso tra fondi di ventur capital e investimenti in startup per mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Su questo aspetto il Paese sconta un grave ritardo che va recuperato se vogliamo seriamente continuare a consolidare nel lungo termine tutto l’ecosistema dell’innovazione e credere nella ripresa economica e sociale del nostro Paese».

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A LAB, CREATIVITÀ INTERNAZIONALE MADE IN SALERNO

Un modello di agenzia di comunicazione moderno, che sviluppa strategie di marketing ad ampio raggio, online e offline a cura della redazione

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lab è un’agenzia di comunicazione specializzata in branding e social media. Fondata nel 2013, nasce e cresce nel mondo digitale, presentandosi come una realtà innovativa sul territorio: la prima social agency di Salerno. Negli anni l’agenzia ha investito nella creazione del proprio team, attirando diversi professionisti che, dopo anni di esperienze in aziende e prestigiosi gruppi internazionali tra Milano, Roma e Singapore, hanno scelto di portare in A lab tutto il loro know-how. Forte di un team consolidato e un modello di agenzia moderno, A lab gestisce circa 40 progetti annuali offrendo una gamma di servizi, sia online che offline, che vanno dal branding (realizzazione del logo e dell’identità visiva) alla gestione dei social media,

dal web design al packaging fino alla realizzazione di spot tv. Grazie a un approccio che unisce creatività e design ad una visione strategica, l’agenzia ha instaurato partnership a lungo termine con aziende di tutto il Paese, da Milano a Firenze fino alla Calabria, diventando una realtà consolidata nel panorama delle agenzie di comunicazione italiane. Tutto questo senza mai dimenticare il legame profondo con il territorio d’origine. Oggi A lab vanta collaborazioni con vari brand dei settori food, retail, energy e design come Amaro Silano, La Tramontina, BTS Design Innovation, Pasta Antonio Amato, Pomilia, Magaldi Group e Università degli Studi di Salerno. Inoltre ha realizzato progetti e attività speciali per marchi del calibro di Mentadent, Red Bull, Pomellato e Osram.

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«A lab unisce creatività e design ad una visione strategica; ha instaurato partnership con aziende di tutto il Paese, diventando una realtà di riferimento» _________________________

A lab Via Roma, 16 - Salerno Tel. 089 9848101 hello@alab.agency www.alab.agency N. 1 | 2022

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BORGO SANTANDREA, TUTTO IL CALORE DELL’ACCOGLIENZA ITALIANA Ad Amalfi una nuova, esclusiva, dimora di lusso dal gusto e sapore mediterraneo a cura della redazione

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orgo Santandrea è la struttura di nuova apertura nella splendida cornice della Costa d’Amalfi, creata dalle famiglie De Siano e Orlacchio, da sempre un faro nel settore dell’ospitalità ischitana. Connubio perfetto tra arte italiana e bellezze naturali locali, le 45 camere e suite coniugano alla perfezione lo stile mediterraneo con un design tipico degli anni ’60 del 900 che riesce a far vivere all’ospite il calore dell’accoglienza italiana. Affacciato sullo scorcio di Conca dei Marini, antico villaggio di pescatori, il Borgo Santandrea è incastonato a 90 metri sul livello del mare e offre, da ogni suo angolo, viste mozzafiato su una delle destinazioni più romantiche al mondo. Un team composto da architetti, designer e paesaggisti locali e internazionali ha creato, con un progetto di ristrutturazione e riprogettazione durato

3 anni, una dimora di lusso ispirata ai decori di Giò Ponti e alle sue opere più iconiche, mescolandole sapientemente con l’artigianalità moderna che solo il Made in Italy sa regalare. Dalla territorialità delle “riggiole” vietresi che si declinano in 31 geometrie, alle opere in ferro e legno realizzate, rigorosamente a mano, per la hall e i ristoranti, fino ad aziende come Molteni, Lisar e Tosconova per gli arredamenti o Dedar e Rubelli per i tessuti e i tendaggi, passando per Venicem per l’illuminazione, tutto si pone magistralmente in continuità con la tradizione classica della Costiera Amalfitana. Rigogliosi giardini e terrazze panoramiche connettono le lussuose camere al Beach Club, con spiaggia privata e piscina di acqua salata. Ma Borgo Santandrea è anche un’entusiasmante scoperta gastronomica, curata con dedizione dall’Executive Chef

Crescenzo Scotti che conduce l’ospite in un percorso di sapori che inizia con la colazione, proposta in una chiave moderna ed esperienziale fino al pranzo nella esclusiva cornice del Beach Club e alla cena in location affascinanti come la terrazza panoramica di Alici o l’elegante sala lettura de La Libreria, declinando la stessa filosofia di cucina in modi sempre diversi e unici. Il tutto condito con i panorami mozzafiato della Costiera Amalfitana.

Borgo Santandrea Via Giovanni Augustariccio, 33 84011 Amalfi (Sa) Tel. 089 831148 info@borgosantandrea.it https://borgosantandrea.it


LENUS MEDIA, PROUD TO COMMUNICATE

Il fattore differenziante dei servizi di web marketing offerti è la specializzazione dell’agenzia nello sviluppo di software personalizzati attraverso la piattaforma proprietaria Lenus Lab Suite, software di prototipazione rapida in cloud a cura della redazione

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enus Media nasce nel 2008 dal sogno di Annalisa Milione ed Emanuele Pisapia. La mission è da sempre aiutare le aziende a comunicare online attraverso gli strumenti digitali. Il fulcro del lavoro dell'agenzia è quello di enfatizzare i punti di forza di un progetto attraverso le strategie e le tecnologie più adeguate: Lenus Media propone e sviluppa progetti di comunicazione digitale su misura, pensati per durare nel tempo, in grado di tradurre le esigenze strategiche del cliente in progetti creativi e innovativi di cui essere orgogliosi. Il fattore differenziante dei servizi di web marketing offerti è la specializzazione dell’agenzia nello sviluppo di software personalizzati attraverso la piattaforma proprietaria Lenus Lab Sui-

te, software di prototipazione rapida in cloud. Lenus Media offre anche servizi in modalità freemium come Cookie Policy Generator e QR Code Generator che supportano migliaia di webmaster nei loro progetti online. Le attività di Lenus Media si arricchiscono anche attraverso lo sviluppo di campagne di comunicazione digitale: tra i progetti più recenti, ricordiamo le collaborazioni con Eastwest, nota rivista di geopolitica, Zètema con i progetti Culture Roma e Informagiovani Roma, la Fondazione Trianon Viviani, il gruppo PVI con cui ha stipulato una partnership per la creazione del primo marketplace italiano dedicato ai pet shop presentato a Zoomark 2021. Lenus Media è orgogliosa delle proprie attività nel Ter-

zo Settore con l’organizzazione di eventi e attività per il no-profit con le quali ha dato vita a numerosi progetti educativi e di sviluppo sociale. Dal 2021 la società ha avviato un progetto di internazionalizzazione con l’apertura di una sede in Inghilterra e l’avvio di numerosi progetti dedicati al mercato europeo ed extra-UE. Lenus Media proud to communicate.

Lenus Media Via Eduardo Talamo, 46 84013 Cava de’ Tirreni (Sa) support@lenusmedia.com www.lenus.it N. 1 | 2022

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DECOM SRL, LA FORZA DI SOLIDE COMPETENZE

Nuovo sito produttivo a Salerno per l’azienda nata a Cava de' Tirreni e specializzata nella carpenteria metallica medio-pesante a cura della redazione

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ata a Cava de' Tirreni in una struttura degli anni ‘60, Decom srl approda a Salerno a seguito della realizzazione del nuovo stabilimento in Zona Industriale. L’azienda, attiva nel campo della carpenteria metallica medio-pesante, opera principalmente nel settore dell’Oil&Gas, non tralasciando comparti quali il navale e il ferroviario. Tutto ciò è reso possibile grazie sia al know-how che Decom srl ha acquisito in oltre 70 anni di esperienza, in cui si è spinta verso prodotti sempre più complessi, sia al nuovo sito produttivo, dotato di una capacità di sollevamento fino a 90 tons e di un reparto di lavorazione meccanica per manufatti fino a 20 metri di lunghezza, perfettamente integrato all’interno del processo pro-

duttivo. La struttura è all’avanguardia sotto tutti i punti di vista, essendo già stata progettata per la produzione di elementi di fascia alta nella carpenteria pesante. Lo dimostra il fatto che, in circa sei mesi dal trasferimento nel nuovo stabilimento, non sono tardati ad arrivare i primi risultati sia sul piano tecnico/produttivo, con la recente realizzazione di un manufatto di oltre 60 tons, il più pesante mai realizzato nella propria storia, che in quello qualitativo. Proprio la qualità è uno dei punti cardine per l’azienda. Già certificata ISO 9001:2015, ISO 38342:2005 e ISO 14001:2015, l’azienda ha conseguito anche la ISO 29001:2020 per l’Oil&Gas, come prima azienda certificata in Italia con accreditamento Accredia e la UNI EN 15085-

2:2020 per il ferroviario, importanti riconoscimenti che sottolineano la qualità della gestione dei processi organizzativi e delle attività di saldatura. Il successo di Decom srl è dovuto soprattutto alla dedizione e professionalità dei propri dipendenti. Infatti, il capitale umano è considerato uno degli asset fondamentali da parte della direzione che da sempre promuove l’azienda come un luogo di armonia e collaborazione tra le persone, come in una grande famiglia.

Decom srl Via Firmio Leonzio, 12 84131 Salerno (Sa) Tel. 089 461419 info@decomsrl.it www.decomsrl.it


DUST REMOVE, NIENTE FUMO, TUTTA ARIA PULITA

Trend in crescita per l’impresa specializzata nella distribuzione di sistemi per la filtrazione e aspirazione industriale guidata da Giovanni Scotillo di Raffaella Venerando

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a manager a imprenditore il passo è sembrato breve, ma di certo non semplice. Più che di un passo, si è trattato - a ben vedere di un salto. Non nel vuoto, ma di slancio. Giovanni Scotillo, oggi amministratore unico della Dust Remove, nel 2009 - complice una congiuntura economica sfavorevole per l’azienda per cui allora prestava la sua opera, viene licenziato. Dopo un iniziale e plausibile momento di smarrimento, decide che non ha tempo, né carattere, per restare in attesa e, forte della competenza acquisita in più di vent’anni nel mondo della filtrazione, tenta l’avventura di mettersi in proprio. Una partita Iva diventata in poco più di dodici mesi una brillante realtà imprenditoriale: è nata così, nel 2010, Dust Remove, azienda specializzata nella distribuzione di sistemi per la filtrazione ed aspirazione industriale. Oggi da Pontecagnano e Modena - queste le due sedi - la Dust Remove di balzi in avanti ne ha fatti parecchi, fino a diventare unico distributore nazionale di prodotti Ultra.Air-Kron-

sbein Ultrafilter, nota casa tedesca, leader mondiale nella produzione di sistemi trattamento aria, vapore e gas compressi. In soli dieci anni, la competenza, la tenacia e la conoscenza del mercato di riferimento, hanno permesso a Giovanni Scotillo e al suo gruppo di raggiungere aziende primarie, soprattutto nel settore food, diventandone fornitori unici. Oltre alla distribuzione di sistemi per il trattamento dell’aria compressa, la Dust Remove assicura alla sua clientela anche la miglior soluzione per la filtrazione e aspirazione industriale per polveri, fumi e nebbie d’olio con la collaborazione in esclusiva della Camfil APC. Non è solo il comparto alimentare ad essere cliente fidelizzato dell’azienda salernitana. La Dust Remove serve anche altre tipologie di azienda, tra cui quella metalmeccanica, farmaceutica e aerospaziale, e anche ospedali e centri commerciali. L'aria condizionata va infatti filtrata per vari aspetti, per la pulizia, per qualità del prodotto che si produce o per mantenere una temperatura controllata e il corretto grado di umidità. Pri-

va di virus, batteri, polveri sottili, detriti, VOC, formaldeide, odori sgradevoli, l’aria “lavorata” da Dust Remove diventa respirabile. A trarre giovamento dal trattamento dell’aria non è solo la salute dei lavoratori, ma anche quella degli stessi impianti, tenuti liberi e lontani da polveri e materiali di scarto che ne potrebbero ostacolare il corretto funzionamento.Afare la differenza con i concorrenti è una progettazione totale, chiavi in mano. Più che come fornitore, la Dust Remove si propone infatti come partner dei propri clienti, studiandone esigenze e necessità così da offrire soluzioni su misura capaci di attivare anche importanti risparmi, attraverso una oculatezza nei ricambi, nella gestione e nella manutenzione.

Dust Remove srl Via dei Ponti Rotti / loc. S’Antonio 84098 Pontecagnano Faiano (Sa) Tel. / Fax 089 330081 info@dustremove.it www.dustremove.it N. 1 | 2022

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FUTURO NINJA

Da società di consulenza a Edtech Company: l'evoluzione sapiente dell'azienda fondata da Mirko Pallera

di Raffaella Venerando

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omen est omen. Nel 2004 nasceva a Salerno Ninja Marketing, società destinata a diventare, per la velocità, il coraggio e l’audacia delle sue visioni, un autentico modello nazionale per l’innovazione nel marketing non-convenzionale e nella comunicazione. Da allora, seguendo l’incessante, tumultuoso ritmo di sviluppo delle nuove tecnologie, anche Ninja si è trasformata, rivedendo il proprio business model. Da società di consulenza, che ha fatto la storia di tanti brand per cui ha ideato servizi di marketing avanguardistici, a vera e propria edtech company, le cui attività sono incentrate oggi anche sull’Alta Formazione e sul professional empowerment, possibile solo attraverso un utilizzo cosciente e sapiente della tecnologia. Ninja si è così sdoppiata, dando forma diversa alle sue due anime divulgative: quella legata al marketing e alla comunicazione, che si svela in rete informando e intrattenendo

quotidianamente una grande community consolidatasi nel tempo attorno allo spirito guerriero, che segue la media company attraverso il sito (ninjamarketing.it), radio e social media, e quella dell’Academy, una fonte preziosa di corsi a catalogo nata per aiutare imprese e professionisti nella transizione digitale (ninjacademy.it). Ampio spazio anche ai percorsi di upskilling e reskilling, con tecnologie proprietarie innovative che, attraverso la piattaforma Ninja for Business (business.ninja.it), permettono alle aziende medio-grandi di accedere al catalogo di corsi completo in maniera aperta, scegliendo on demand tra le oltre 180 ore di formazione disponibili in vari ambiti. L’obiettivo è consentire la formazione continua e continuativa dei team di marketing, con una gestione personalizzata e un puntuale monitoraggio - attraverso delle statistiche avanzate - dei livelli di apprendimento raggiunti. Comunicazione, marketing, alta formazione e anche edi-

toria. Come ci ha raccontato Mirko Pallera, fondatore della società, il futuro più recente ha portato con sé una nuova sfida: «Negli ultimi mesi ci siamo provati anche nelle veste di editori, pubblicando una collana di 12 libri sul marketing digitale, acquistabili su Amazon, cui si aggiunge un manuale in edizione limitata, molto corposo, voluto e redatto insieme a tutti i docenti nostri partner e grandi professionisti del marketing digitale in Italia». Mille volti, due anime, un'unica, eccezionale avventura imprenditoriale: questo è Ninja.

Ninja Marketing srl Centro Direzionale Milanofiori, Strada 4, Palazzo A - scala 2 20057 Assago (Mi) www.ninjamarketing.it


business

GRUPPO SADA, UNA LUNGA STORIA DI INTERESSE NAZIONALE Ottenuti due prestigiosi riconoscimenti per un'impresa modello di sostenibilità e tecnologia a cura di Raffaella Venerando

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ongevo, solido, innovativo, vitale. Per queste sue caratteristiche distintive, il Gruppo Sada ha ottenuto due prestigiosi riconoscimenti: è entrato nel registro dei Marchi Storici di interesse nazionale e in quello delle Imprese Storiche. Oggetto del riconoscimento è l’azienda con più anni del Gruppo, la Antonio Sada & figli, la cui attività produttiva, produzione di packaging in materiale cellulosico primario e secondario, si snoda in tre stabilimenti, siti nel comune di Pontecagnano Faiano (Sa). Completano la compagine industriale altre sei aziende distribuite sul territorio nazionale e diverse realtà italiane ed europee collegate alla casa madre attraverso joint venture e accordi commerciali. Un modello di impresa cominciato con la produzione di mobili, infissi e imballaggi in legno e che oggi con un fatturato di oltre 130 milioni di euro e 549 dipendenti - prosegue con strategie e programmi capaci di portare soddisfazione alla comunità in cui opera e a tutti gli stakeholder e quindi fiducia, solida reputazione e sviluppo. L’azienda ha colto l’opportunità offerta da Unioncamere per valorizzare tutte quelle imprese che con la loro attività ultracentenaria sono depositarie delle trasformazioni, dei valori e dei caratteri più profondi dell’identità nazionale. Al bando, infatti, potevano accedere le imprese di qualsiasi settore merceologico, con un esercizio ininterrotto dell’attività per un periodo non inferiore a 100 anni, certificato attraverso foto d’epoca, riproduzioni di documenti storici, documenti contabili, lettere commerciali. Testimonianze andate in buona parte perdute per

la Antonio Sada a causa di alcuni eventi verificatisi a partire dagli anni ’30, quali il trasferimento dell’attività e della famiglia da Molina di Vietri S. M. a Pontecagnano, l’incendio del 1938, l’occupazione della falegnameria da parte degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. Con l’aiuto competente del giornalista salernitano Andrea Pinto l’azienda è riuscita però a recuperare una importante traccia testimoniale, un documento conservato a Vietri sul Mare risalente al Censimento degli opifici e delle imprese industriali del 1911. Da questo documento si evince che “A via Fiume Antonio Sada aveva una segheria con 4 lavoranti occupati”. Grazie a questa prova preziosa la Antonio Sada & figli spa ha potuto documentare oltre 110 anni di storia d’impresa continuativa e ottenere il marchio “Impresa Storica d’Italia”. Non solo Impresa Storica ma anche Marchio Storico. Ad aprile 2020, infatti, il Ministero dello Sviluppo Economico ha aperto un nuovo bando per tutelare la proprietà industriale delle aziende storiche italiane tramite la promozione delle società nazionali che operano nella penisola da oltre mezzo secolo. Grazie alla perseveranza dell’Avvocato Giustino Sisto dello Studio Legale Sisto, l’azienda ha potuto attestare almeno 50 anni di attività continuativa in cui ha utilizzato sugli atti ufficiali «l’albero» e il nome «Antonio Sada & figli spa» con il relativo font. Un albero che, lungo cinque generazioni, ha dato e continua a dare buoni frutti grazie a investimenti che hanno sempre privilegiato l’assoluta ricerca della qualità nel rispetto di tradizione, sostenibilità e tecnologia.

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UN VIAGGIO ALL’INSEGNA DEL CORAGGIO

L’agenzia di comunicazione salernitana AGS comunica festeggia i suoi 30 anni di creatività condividendo il suo progetto più identificativo - “l’unico calendario che si legge, si guarda e si ascolta” - diventato un consueto appuntamento annuale a cura della redazione

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GS, agenzia di comunicazione di Salerno, ogni anno presenta il suo personalissimo calendario, realizzato sempre con tecniche diverse e intuizioni originali, l’unico che si legge, si guarda e si ascolta. Grazie all’inserimento di qr code è possibile ascoltare musiche, storie, poesie, piece teatrali e associare così, alla funzionalità del lunario, la bellezza della riflessione e della condivisione. Testi e musiche sono originali: i primi scritti dal creative director Annalisa Capriglione e dall’art director Romano Monero, mentre le seconde sono opera del compositore e musicista Enrico Francese, con cui la collaborazione creativa per il calendario AGS è ormai un appuntamento immancabile. Il calendario 2022 ha visto, inoltre, la partecipazione di Martina Sabatino e Mario Alabiso, le cui voci hanno interpretato magnificamente pensieri e parole. Realizzato con fotografie d’autore del maestro Fabio Monetti e interventi grafici, il calendario 2022 affronta il tema del CORAGGIO che, come da tradizione in AGS, viene svelato dal fondatore Silvio Sabatino durante la riunione di fine anno: da quel momento, i creativi dell’agenzia hanno poco meno di 365 giorni per pensare, confrontarsi e realizzare un altro e nuovo memorabile calendario! AGS parla di coraggio in 12 modi diversi e dedica il suo calendario 2022 alle donne: che non hanno dimenticato e che con forza continuano a ricordare; che si sono scontrate con il tempo

e la storia e ci hanno provato lo stesso, perché credevano fermamente nei propri principi e nella propria fede; donne che hanno lottato per la giustizia, la verità, l'identità e l'uguaglianza; che hanno sfidato il potere per difendere i propri diritti e la propria dignità; donne che sono cadute e hanno trovato la forza di rialzarsi e fare della propria vita un capolavoro. Donne che lottano per essere donne. Insieme a loro, il calendario affronta importanti tematiche come olocausto, responsabilità, verità, giustizia, mafia con l’obiettivo di riflettere per migliorare, di coinvolgere per incoraggiare, di ascoltare per apprezzare. Il messaggio è racchiuso tutto, infine, nelle note e nelle parole di un blues - sporco, vero e tenace: abbiate il coraggio di essere felici! È così che AGS festeggia i suoi 30 anni: 3 decenni creativi si sono susseguiti in un avvicendarsi di passione, entusiasmo e coraggio, ingredienti dell'elisir di lunga vita, che alimentano l’agenzia come fuoco inestinguibile. Per chi non avesse avuto modo di ascoltarli, tramite QR code è possibile accedere alla playlist completa del calendario 2022 di AGS comunica. Buon viaggio!


FG, LA STAMPA SI FA GREEN

Qualità e sostenibilità in perfetto equilibrio nelle nuove proposte di Ecodesign dell'azienda della famiglia Citro di Raffaella Venerando

A

ttenta a non lasciarsi sfuggire nessuna delle nuove opportunità offerte dal mercato, la FG Industria Grafica - azienda salernitana specializzata nella stampa digitale con tecnologie all’avanguardia ed ecosostenibili, negli ultimi tempi ha scommesso molto sull’utilizzo del tessuto stampato in sublimazione per promuovere e comunicare, entrando così profondamente in una nuova sfida. Si è lasciata ispirare e convincere e ha creato per la sua clientela non solo applicazioni tradizionali proprie del soft signage - banner, display, flag ma anche frame e postazioni/ installazioni retroilluminate, capaci di offrire una risposta di design, creativa ed efficace

27 in termini di performance, con colori vivaci e brillanti. Nelle soluzioni proposte da FG sostenibilità ed elevate prestazioni non sono più antitetiche, anzi. L’azienda, grazie a intelligenti investimenti e un saper fare sempre dinamico, sta irrobustendo la sua anima green, in cui qualità e sostenibilità sono in perfetto equilibrio. Il materiale utilizzato per queste innovative proposte è il tessuto in poliestere, spesso riciclato, sensibilmente più leggero del tradizionale pvc e circolare perché nuovamente riciclabile. Pensati per l’outdoor, i frame - ovvero espositori modulari in alluminio con grafica in tessuto stampato intercambiabile - ben si adattano anche all’indoor. La versatilità degli

elementi e delle combinazioni possibili consente infatti massima libertà compositiva per creazioni che non solo rispondono perfettamente al paradigma dell’economia circolare, sia per i materiali con cui vengono realizzati, sia per la loro notevole durata, ma regalano soluzioni belle, funzionali e personalizzabili. Forte di un parco macchine tecnologicamente avanzato, di una flessibilità reale che le permette di non essere ancorata a prassi lavorative standard, l’azienda salernitana guidata dai fratelli Fabrizio e Giusy Citro prosegue nella sua direzione chiara di realizzare prodotti a grande valore aggiunto, migliorando al contempo i servizi, oggi affermati per qualità, tempestività e puntualità. N. 1 | 2022


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IODO, IL GENIO COMPRESO

Tanto studio e disciplina per Paolo Trucillo, Daniele Sofia e Massimo Moffa, ingegneri e fondatori della startup innovativa specializzata nella produzione di drug carrier mediante impianti e processi ad alta pressione 28

di Raffaella Venerando

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uante cose è, insieme, Iodo? Iodo - dalla crasi tra la parola italiana “Io” e quella inglese “do”, fare - è innanzitutto una startup innovativa specializzata nella produzione di drug carrier (letteralmente trasportatori di farmaco) mediante impianti e processi ad alta pressione. A fondarla, nel febbraio del 2021, tre giovani, brillanti ingegneri salernitani: Paolo Trucillo, Daniele Sofia e Massimo Moffa. Paolo, dopo un dottorato in ingegneria industriale conseguito all'Università di Salerno, adesso è ricercatore in ingegneria dei materiali a Napoli presso la Federico II. Background simile per Daniele (anche lui ingegnere chimico, dottorato in ingegneria industriale a Salerno e con specializzazione in processi di produzione additiva ed Analisi Dati). Massimo, invece, laureando in ingegneria informatica sempre a Salerno, è l’amministratore, e in Iodo si occupa del controllo variabili in remoto e di tutti i processi afferenti all’IT. Percorsi simili, ambizioni comuni e identico modo di conoscere. Anzi, di costruire. Iodo è, infatti, anche una storia di crescita personale e professionale di tre giovani che - combinando insieme competenze in ambiti scientifici differenti - sono passati dalla ricerca di ateneo alla prova sul campo, dando vita a una sorta di intellectual company, che parla al mondo, divenuta oggi una srl. Attualmente Iodo ha all’attivo tre brevetti depositati e

un disegno industriale per mettere a punto dei sistemi di produzione ad alta pressione di drug carrier (ovvero involucri biocompatibili capaci di proteggere il farmaco durante la somministrazione) e sistemi di controllo remoto in logica IOT migliorandone la biodisponibilità e quindi l’efficacia nelle cellule bersaglio, controllando al contempo il rilascio della molecola e minimizzando gli effetti collaterali. Il talento ingegneristico dei tre, l’istruzione di alto livello e la montagna di lavoro fin qui svolto, ha di recente richiamato l’esperienza di un imprenditore navigato che fa capo, tra l’altro, a Rebirth srl, al punto di convincerlo - nel dicembre scorso - ad acquisire delle quote che hanno permesso di aumentarne il capitale sociale e, soprattutto, di accelerarne la crescita. Iodo però, lo dicevamo, non è solo una startup innovativa che fa ricerca per altre aziende, cui restituisce incapsulata la formulazione ottimale di un farmaco, ma racchiude in sé anche la conoscenza di processi al alta pressione, nonché di quelli tradizionali, per la produzione di drug carrier lipidici, polimerici e ibridi. La società promette di fare e fare bene; ad oggi, si propone sul mercato per attività che spaziano dalla progettazione di impianti on demand, all’ottimizzazione e al controllo automatizzato dei parametri di processo, rendendo disponibili ad altre aziende la tanta pratica acquisita nel tempo e oggi diventata genio.


QUANDO IL RIFIUTO DIVENTA RISORSA

Dalla Balestrieri Impianti un efficace esempio di bioeconomia: inaugurato ad Ariano Irpino il primo impianto nel Mezzogiorno di Soil-washing a cura di Raffaella Venerando

L’

economia circolare è uno dei pilastri della transizione ecologica, necessaria per il cambio di passo richiesto al nostro Paese. L’idea di fondo è semplice. Stop definitivo all’incessante consumo delle risorse e spazio alla riprogettazione dei prodotti promuovendone il riutilizzo, rimettendoli in ciclo con il riciclaggio, minimizzando quindi la produzione e lo smaltimento di rifiuti. Un pregevole esempio dell’efficacia di questo nuovo modello produttivo, che ha la sua forza nel trasformare lo scarto in risorsa, è il primo impianto di trattamento e recupero dei rifiuti provenienti dallo spazzamento stradale, pulizia dei litorali, dei residui provenienti dalla pulizia delle

fognature stradali e infine le sabbie derivanti dagli impianti di depurazione delle acque, realizzato nella zona industriale di Ariano Irpino (in località Camporeale, Avellino), finalmente operativo da qualche settimana. A concretizzarlo la “Balestrieri Impianti”, azienda controllata dalla “Balestrieri Holding”, attiva nel settore dell’igiene urbana, e guidata da Alessio Antonello Balestrieri. Quello di Ariano Irpino è un impianto di Soil-washing, il primo del Sud Italia. L’obiettivo è quello di valorizzare la materia prima recuperata dal rifiuto, sottraendola alle discariche, facendo così migliorare le performance in termini di percentuale di raccolta differenziata. Una vera e propria sfida che viene affrontata utilizzando

una tecnologia all’avanguardia nonché 4.0, che permette di recuperare il rifiuto e trasformarlo - tramite trattamento specifico in materie prime\seconde quali sabbia, ghiaino e ghiaietto di prima qualità che, diversamente, avrebbe finito il suo ciclo di vita in discarica a causa della mancanza degli impianti e che, invece, potrà essere utilizzata in diversi settori industriali. Le porte dell’impianto, destinato a trattare 30mila tonnellate annue di rifiuti non pericolosi, sono state aperte poco dopo le 10 di venerdì 18 febbraio. Il taglio del nastro, avvenuto dopo la benedizione del Vescovo Sergio Melillo, ha visto la partecipazione del vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola. A seguire, un interessante dibattito sul

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Alessio Antonello Balestrieri, socio fondatore Balestrieri Holding

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tema ha visto protagonisti, oltre allo stesso Bonavitacola (cui sono state affidate le conclusioni), Fulvio Roncari, consigliere delegato Assorem, nonché presidente A2A Ambiente spa; Lina Piccolo, presidente PI Confindustria Salerno e delegata al tema ambiente in seno a Confindustria Campania e l’avvocato Francesco Della Corte, vicepresidente di Fare Ambiente. Nel corso del confronto, introdotto e coordinato dall’ex sottosegretario di Stato alla Difesa Gioacchino Alfano, l’ambiente, il cui rispetto e salvaguardia sono ormai imprescindibili. Tra gli ospiti che hanno voluto partecipare all’evento c’era anche Domenico Gambacorta, consigliere del Ministro Carfagna, già ex sindaco di Ariano Irpino, che

da sempre ha creduto in questo progetto. A consentire che il progetto di “soil washing”, unico nel Mezzogiorno, vedesse la luce non solo le chiare competenze e conoscenze della famiglia Balestrieri, ma anche il sapiente impiego di tecnologie innovative di recupero e a impatto zero, in particolare del lavaggio Soil Washing, una tecnica finalizzata al recupero di materie prime con assenza di eventuali sostanze inquinanti, capace di abbassare i costi per le amministrazioni e, di rimando, per i cittadini. L’impianto di trattamento realizzato dalla Balestrieri Impianti, potrà lavorare 30.000 tonnellate all’anno di rifiuti non pericolosi, ovvero oltre 100 tonnellate al giorno, seguendo la normativa basata sull’End of

Uno scatto dell'inaugurazione dell'impianto di Ariano Irpino

Waste: cioè i rifiuti trattati non saranno più considerati tali ma usciranno dall’impianto sotto forma di nuove materie. Il trattamento si sviluppa principalmente in quattro fasi: ingresso e conferimento dei rifiuti; trattamento dei solidi; trattamento dei liquidi; stoccaggio della materia. Questa tecnologia innovativa, implementata all’interno dell’impianto, consente di recuperare mediamente oltre l’80% del rifiuto trattato. Tradotto in numeri, parliamo di oltre 20mila tonnellate di rifiuto trattato divenuto autentica ricchezza. Come sottolineato dall’assessore Bonavitacola nel suo intervento, «lo smaltimento che diventa risorsa è la strada da seguire» e alla Balestrieri l’hanno già intrapresa, con successo.


UMANA, LA DECLINAZIONE SOSTENIBILE DEL MONDO DEL LAVORO Pubblicato dall’Agenzia per il Lavoro il primo Bilancio di Sostenibilità. Caprioglio: «Un percorso identitario che parte da lontano» a cura della redazione

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e performance su etica e integrità, le modalità di gestione su assunzioni interne e turnover del personale, su salute e sicurezza del lavoro, le performance ambientali su formazione e istruzione, su modalità di gestione delle diversità e sulle pari opportunità, sulla gestione della privacy dei clienti e sulla trasformazione digitale. Sono solo alcuni dei parametri valutati in conformità agli Sustainability Reporting Standards pubblicati da Global Reporting Initiative e certificati da KPMG che costituiscono l’ossatura del primo Bilancio di Sostenibilità di Umana. «La sostenibilità è un driver importante per ogni azienda, ogni amministrazione pubblica, ogni cittadino. Per noi di Umana che ci occupiamo di lavoro, sostenibilità vuol dire avere cura del futuro delle persone. Il nostro Bilancio di Sostenibilità - ha spiegato Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana - è frutto di un percorso identitario che parte da lontano. I dati, i parametri, i principi su cui è costruito posano basi su un terreno solido fatto di grande impegno e responsabilità, di rispetto delle regole. Sostenibilità è per noi innovazione, formazione acces-

Maria Raffaella Caprioglio Presidente di Umana

sibile e di qualità, inclusione, valorizzazione delle potenzialità di ciascuno e riduzione delle differenze. Ma è anche sostenibilità economica perché senza crescita economica non c’è ricchezza e non può esserci lavoro». Umana, Agenzia per il lavoro nata a Venezia nel 1997, conta oggi 141 filiali operative sul territorio nazionale, 1400 persone dedicate ai servizi per il lavoro e 30mila persone inserite ogni giorno (di cui 6mila a tempo indeterminato). Ha chiuso l’anno finanziario con un previsionale 2021 di 850 milioni di euro di fatturato. Ma i numeri certificati e pubblicati nel documento sono quelli che riguardano altre performance, forse meno visibili, intangibili, ma altrettanto essenziali nella valutazione delle

condotte delle imprese, alla luce degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 in ambito sociale, economico e ambientale. Per Umana, nel 2004 prima Agenzia per il Lavoro in Italia a rendere pubblico un proprio Codice Etico, misurano l’impegno per il mondo del lavoro. Si tratta delle oltre 19mila ore di formazione interna, dei 160mila giovani coinvolti in percorsi di orientamento nell’ultimo triennio, delle 260 iniziative convegnistiche sui temi della legalità ed etica (dal 2018), degli oltre 2200 corsi erogati (con Fondo Forma.Temp). Oppure la percentuale delle persone inserite nel mondo del lavoro dopo una Academy (87%), le oltre 6600 persone prese in carico e seguite dall’Area Politiche Attive per il Lavoro, la percentuale della componente femminile fra i propri dipendenti (l’85%) o il numero dei somministrati inseriti nelle aziende con contratto a tempo determinato (il 30%). Ma anche i progetti sull’inclusione al lavoro per i soggetti fragili, le azioni sul contrasto al gender gap e il sostegno al rientro dalla maternità dei dipendenti o la partecipazione a 26 Fondazioni ITS.

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LAVORO, L’IMPEGNO DI UNICREDIT 32

Tante le azioni in favore dell’occupazione: sostegno all’imprenditoria giovanile, nuove assunzioni e l’avvio di un polo tecnologico per sviluppare il potenziale di startup, scaleup e PMI innovative mettendole in relazione con il tessuto imprenditoriale locale attraverso iniziative di Open Innovation a cura della redazione

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niCredit sostiene per il settimo anno consecutivo l’Assemblea Generale di Confindustria Salerno, dedicata quest’anno al tema del lavoro, a conferma dell’attenzione della banca alla creazione di nuove opportunità occupazionali e della vicinanza al tessuto produttivo locale. L’Istituto di credito ha, su questo fronte, recentemente firmato con le Delegazioni di Gruppo di FABI, FIRST CISL, FISAC/CGIL, UILCA e UNISIN, un accordo sindacale che definisce le

modalità e i criteri per il raggiungimento dell'obiettivo di complessive 1.200 nuove uscite volontarie entro la fine del 2024, con strumenti socialmente responsabili quali principalmente il pensionamento e l'accesso al Fondo di Solidarietà. Il Gruppo si impegna tuttavia ad assumere 725 persone nel triennio 2022/2024 che, sommate alle 775 residue dell'accordo del 2 Aprile 2020, portano i nuovi ingressi a circa 1.500. A valle dell’accordo e nell’ambito del nuovo piano “UniCredit Unlocked”,

la banca ha già avviato le selezioni per circa 350 nuove assunzioni in Italia, da completare entro giugno, che riguarderanno anche le regioni del Sud continentale. È possibile sottoporre la propria candidatura tramite la sezione del sito UniCredit Lavora con Noi o mediante la pagina Linkedin di UniCredit. Ma l’impegno della banca sul fronte dei temi del lavoro, in particolare per i giovani del Mezzogiorno, si sostanzia anche di nuove iniziative. La banca di Piazza Gae Au-


lenti ha infatti annunciato lo scorso luglio la nascita a Napoli di un nuovo Tecno Hub, concepito come un polo innovativo in cui saranno concentrate attività di Open Innovation, di sviluppo tecnologico e gestione remota della clientela italiana di UniCredit. Il nuovo polo tecnologico di UniCredit comprende, oltre all’apertura di “Spazio UniCredit” presso il campus dell’Università di Napoli Federico II a San Giovanni a Teduccio, anche il rafforzamento della sede napoletana di UniCredit Direct per l’assistenza e consulenza da remoto della clientela e l’apertura di una seconda sede a Napoli della Concierge di BuddyBank, la banca 100% digitale di UniCredit. I nuovi investimenti consentiranno di convogliare sulla città nuove attività e competenze e di reclutare figure altamente qualificate. Saranno infatti 200 le risorse complessive coinvolte nel nuovo polo di UniCredit e circa 100 le nuove assunzioni per l’avvio delle attività e finalizzate in parte anche al potenziamento della rete commerciale del Sud Italia di UniCredit. Le risorse selezionate proverranno da diverse regioni meridionali e saranno scelte grazie alle collaborazioni con le principali Università del Sud con cui UniCredit ha già in essere accordi finalizzati al recruiting post-laurea. Lo “Spazio UniCredit” sarà un centro per facilitare il trasferimento di conoscenze nel campo dell’innovazione digitale e per sviluppare il potenziale di startup, scaleup e PMI innovative

mettendole in relazione con il tessuto imprenditoriale locale attraverso iniziative di Open Innovation. L’impegno di UniCredit sui temi del lavoro è teso anche a creare nuove opportunità occupazionali sostenendo l’imprenditoria giovanile, a vantaggio soprattutto delle aziende locali che potranno così avere un più agevole accesso a competenze specialistiche supportandole nei loro processi di trasformazione digitale.

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«Spazio UniCredit è un centro per il trasferimento di conoscenze nel campo dell’innovazione digitale e per lo sviluppo di startup, scaleup e PMI innovative» _________________________

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privacy

EREDITÀ DIGITALE E LA PERSISTENZA DEI “DIRITTI PRIVACY” OLTRE LA MORTE Piera Di Stefano Co-founder Avvocato del Web / T.R.ON ® Studio Legale D|&|D

Il legislatore ha espressamente valorizzato l’autonomia dell’individuo, lasciandogli la scelta di trasferire o meno ai superstiti legittimati la facoltà di accedere ai propri dati personali oppure sottrarre all’accesso delle terze persone tali informazioni

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I

n base al Codice privacy aggiornato al cd. decreto di adeguamento (D.Lgs. n. 101/2018, art. 2 terdecies), a seguito dell’applicazione del Regolamento europeo per la protezione dei dati personali (Reg. UE 679/16, cd. GDPR), i diritti contemplati nella nuova normativa (es. accesso, rettifica, cancellazione, opposizione - art. 15 e ss. GDPR) aventi ad oggetto dati personali di persone decedute, possono essere esercitati: 1. da chi agisce a tutela di queste ultime, in qualità di loro mandatario; 2. da chi agisce per un interesse proprio; 3. da chi agisce per ragioni familiari meritevoli di protezione. La regola generale prevista dal nostro ordinamento è quella della sopravvivenza dei diritti dell’interessato in seguito alla morte di quest’ultimo e della possibilità del loro esercizio da par-

te di determinati soggetti a tal fine legittimati. Se, pertanto, gli eredi non riescono ad effettuare, ad esempio, l’accesso all’account della persona scomparsa (si pensi all’account social o ai sistemi di sincronizzazione on line - cd. cloud - dei dispositivi cellulari, che permettono di accedere in ogni luogo e da qualunque dispositivo proprietario ai propri contenuti digitali e profili social), essi possono legittimamente richiedere e ottenere i dati presenti nello spazio web associato, senza incorrere nel reato di accesso abusivo a sistema informatico o telematico. La citata regola incontra una deroga, in quanto il legislatore ha espressamente valorizzato l’autonomia dell’individuo, lasciandogli la scelta di trasferire o meno agli eredi e ai superstiti legittimati la facoltà di accedere ai propri dati

personali (ed esercitare tutti o parte dei diritti connessi) oppure sottrarre all’accesso delle terze persone queste informazioni. Tale scelta deve essere trasfusa in una dichiarazione scritta presentata al titolare del trattamento o a quest'ultimo comunicata. La volontà dell’interessato di vietare l’esercizio dei diritti di cui agli artt. 15 e ss. del GDPR post-mortem da parte dei soggetti che a ciò sarebbero astrattamente legittimati, deve risultare in modo non equivoco, essere specifica, libera e informata e può essere revocata o modificata in ogni momento, ma non può produrre effetti pregiudizievoli per l’esercizio da parte dei terzi dei diritti patrimoniali che derivano dalla morte dell’interessato, nonché del diritto di difendere in giudizio i propri interessi (art. 2 terdecies cit., 2° comma). In


assenza di una volontà espressamente contraria, gli eredi, pertanto, possono subentrare nel contratto atipico di fornitura di servizi on line (ad es. social network) stipulato tra il defunto e la piattaforma di riferimento, atteso che anche i rapporti aventi ad oggetto beni immateriali, quali i dati, personali e non, in quanto rientranti nel patrimonio del de cuius, possono essere trasmessi in via ereditaria. Gli eredi del defunto diventano, cioè, legittimi titolari del diritto di accesso a tutti i dati facenti capo all’account del titolare deceduto. Accade, peraltro, che il fornitore del servizio opponga alle richieste di accesso non provenienti dal titolare, la riservatezza delle comunicazioni intercorse tra il defunto e terze persone, prevedendo, ad esempio, clausole che contemplano espressamente sia la cancellazione di tutti i dati dell’utente defunto,

sia quelle di intrasmissibilità del rapporto contrattuale. La giurisprudenza di merito ha, tuttavia, precisato che «(...) il riconoscimento della persistenza dei diritti connessi ai dati personali in capo a chi vanti (...) una ragione familiare meritevole di protezione non può essere subordinato alla previsione di requisiti che, peraltro, con riferimento ad istituti di un ordinamento giuridico diverso da quello italiano (dinanzi al quale il diritto è azionato), introducono condizioni diverse da quelle indicate dal legislatore». Si è, pertanto, ribadito che «appare del tutto illegittima la pretesa di subordinare l’esercizio di un diritto, riconosciuto dall’ordinamento giuridico italiano, alla previsione di requisiti del tutto estranei alle norme di legge che disciplinano il diritto alla privacy dei defunti». (Trib. Milano, ord. 9.2.2021, Trib. Bologna, ord.

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«La regola generale prevista dal nostro ordinamento è quella della sopravvivenza dei diritti dell’interessato in seguito alla morte di quest’ultimo e della possibilità del loro esercizio da parte di determinati soggetti a tal fine legittimati» _________________________

25.11.2021). Ma cosa potrebbe accadere, in casi simili, nel cd. Metaverso? Ne parleremo nel prossimo contributo.

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lavoro

RESPONSABILITÀ SOLIDALE NEGLI APPALTI: NON SUSSISTE IL LITISCONSORZIO NECESSARIO Paolo Ambron avvocato giuslavorista info@studiolegaleambron.it

La Cassazione ha stabilito che il lavoratore può rivolgersi indifferentemente all’uno o all’altro debitore

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a Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 5415, si è occupata nuovamente della responsabilità solidale tra appaltatore e committente ex art. 29 D.lgs. 276/2003 negli appalti, affermando il principio secondo il quale l’obbligazione solidale passiva non dà luogo al litisconsorzio necessario, in quanto non fa sorgere un rapporto unico e inscindibile, neppure sotto il profilo della dipendenza di cause, bensì rapporti giuridici distinti, in virtù dei quali è sempre possibile la scissione del rapporto processuale, potendo il creditore ripetere per ciascuno dei condebitori l’intero suo credito. Nel caso di specie, il lavoratore aveva chiesto il pagamento di differenze retributive, richiamando la responsabilità solidale ex art. 29 D.lgs. 276/2003, alla società committente che aveva affidato lavori in appalto alle due imprese per le quali, con qualifica di dirigente, aveva lavorato come dipendente. A seguito del fallimento di una delle società convenute veniva integrato il contraddittorio nei confronti della società fallita, che però rimaneva contumace e il Tribunale di Roma dichiarava improseguibile il ricorso. La Corte di Appello di Roma, riformando la sentenza impugnata, accoglieva l’appello e condannava la committente al pagamento delle differenze retributive relative al rapporto di lavoro intercorso, ritenendo scindibili le cause proposte nei confronti di diversi condebitori solidali stante l’applicazione dell’art. 29 d.lgs. 276/2003 anche ad una società che, sebbene soggetta a controlli e vincoli pubblici, non può essere ritenuta equiparabile ad una pubblica amministrazione. La Corte di Cassazione con la succitata

ordinanza ha ricordato che l’art. 29 d.lgs. 276/2003 fino alla L.92/2012 non prevedeva un regime di sussidiarietà bensì un’obbligazione solidale in senso stretto, con conseguente irrilevanza di un litisconsorzio necessario tra debitore principale (datore di lavoro - appaltatore) e condebitore (committente), sicché il dipendente dell’appaltatore poteva rivolgersi indifferentemente a uno o all’altro debitore. La ratio era di indurre il committente a selezionare imprenditori e a controllarne l’operato per tutta la durata del rapporto contrattuale. Secondo quanto prospettato dalla Suprema Corte, la responsabilità solidale ex art. 29 D.lgs. 276/2003 non fa sorgere quindi un rapporto unico e inscindibile bensì rapporti giuridici connessi ma distinti, in forza dei quali è sempre possibile la scissione del rapporto processuale. Tale principio trova la sua deroga nel caso in cui le cause siano tra loro dipendenti, ovvero quando le distinte posizioni dei coobbligati presentino obiettiva interrelazione alla stregua della loro strutturale subordinazione anche sul piano del diritto sostanziale, sicché la responsabilità dell’uno presupponga quella dell’altro. Responsabilità che riguarda, in ogni caso, solo i crediti maturati nel periodo di durata del contratto di appalto e in ragione della prestazione resa per la realizzazione dell'opera o del servizio commissionati. Da ultimo la Suprema Corte, in linea con il pregresso orientamento, chiarisce che negli appalti pubblici la responsabilità di cui all’art. 29 D.lgs. 276/2003 è esclusa per le PA ed è applicabile, invece, ai soggetti privati, quali società partecipate pubbliche, assoggettate, quali “enti aggiudicatori” al codice dei contratti pubblici.


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norme e società

FASE ATTUATIVA PER LA RIFORMA DELLA MEDIAZIONE CIVILE E COMMERCIALE Marco Marinaro avvocato cassazionista - professore a contratto di “Giustizia sostenibile e ADR” del Dipartimento di Giurisprudenza della LUISS “Guido Carli” di Roma - giudice ausiliario della Corte di Appello di Napoli - mediatore e arbitro || mmarinaro@luiss.it

Necessaria una riflessione su monitoraggio statistico ed evoluzione della legislazione

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a riforma della giustizia civile entra nella fase attuativa. Con il Decreto del 14 gennaio 2022 la Ministra Marta Cartabia ha costituito infatti presso l’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia sette gruppi di lavoro per l’elaborazione degli schemi di decreto legislativo le cui bozze dovranno essere ultimate entro il 15 maggio 2022. È iniziata quindi la fase che condurrà nei prossimi mesi all’attuazione dei princìpi contenuti nella legge 26 novembre 2021 n. 206 con la quale il Parlamento ha delegato il Governo per l’adozione di una complessa riforma che è destinata a riscrivere molte regole del processo, ma anche relative alla mediazione, alla negoziazione assistita e all’arbitrato. E con specifico riguardo alla mediazione civile e commerciale, la legge delega ha previsto l’estensione del ricorso alla mediazione, in via preventiva

e quale condizione di procedibilità, in alcune materie e, più precisamente, in materia di contratti di associazione in partecipazione, di consorzio, di franchising, di opera, di rete, di somministrazione, di società di persone e di subfornitura. Il legislatore delegante ha altresì stabilito che in conseguenza del suddetto ampliamento, decorsi cinque anni dalla sua entrata in vigore, si dovrà procedere ad una verifica, alla luce delle risultanze statistiche, dell'opportunità della permanenza della procedura di mediazione come condizione di procedibilità. Non si tratta evidentemente di introdurre una norma ‘a tempo’ di carattere sperimentale (assimilabile allo schema adottato dalla riforma del 2013 in esito alla sentenza della Corte costituzionale n. 272/2012), in quanto la disposizione impone la previsione e la regolamentazione di una verifica (conseguente all’allargamento delle

materie sottoposte alla condizione di procedibilità) da effettuare “alla luce delle risultanze statistiche”. Pare dunque evidente come l’indicazione dettata dal legislatore delegante imponga la sola verifica da effettuare su basi statistiche rimettendo (opportunamente) ogni conseguente determinazione ad una rinnovata valutazione politica. Ma ciò che appare altresì chiaro è che il rilievo sempre crescente attribuito alle “risultanze statistiche” deve indurre ad una più attenta riflessione sulle modalità del rilevamento e della elaborazione dei dati in materia di mediazione perché gli stessi possano risultare davvero utili allo studio dell’istituto e alla verifica della sua efficacia nell’alveo del sistema giustizia. Invero, trascorsi ormai dieci anni dall’avvio del monitoraggio statistico delle mediazioni svolte in Italia da parte della Direzione Generale di Statistica e Analisi Organizzativa


del Ministero della Giustizia, paiono maturi i tempi per aggiornare e rivedere il modello di raccolta dei dati richiesti ai 575 organismi di mediazione. Infatti, nella rilevazione e nella presentazione dei dati trimestrali, diverse impostazioni sono ancora basate su un modello di mediazione superato con la riforma del 2013 e che sarà oggetto di revisione con l’imminente riforma. L’obiettivo, dunque, deve essere quello di fornire agli operatori del settore e al legislatore dati ed elaborazioni di facile ed immediata lettura. Il primo passo potrebbe essere innanzitutto l’abbandono delle locuzioni “mediazione volontaria” e “mediazione obbligatoria”. Ciò al fine di ribadire che lo svolgimento dell’intera procedura di mediazione e, quindi, il pagamento delle relative indennità, è sempre frutto della libera determinazione delle parti assistite dai rispettivi avvocati all’esito dello svolgimento del primo incontro (che costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale e che prevede il solo pagamento delle spese di avvio). Conseguentemente, anche il rilevamento dei dati dovrebbe distinguere i dati delle mediazioni nelle due fasi principali: a) numero di istanze e primi incontri; b) numero di procedure effettive a pagamento e loro esiti. Solo con questa puntuale distinzione saranno chiari per ognuna delle due fasi i tempi, i costi e i loro esiti in base alle materie e al valore. Ad esempio, i tempi di svolgimento del primo incontro nel caso di non comparizione o

di mancata prosecuzione dovrebbero non essere superiori a trenta giorni. Questo dato non viene evidenziato nelle attuali statistiche e conduce a ritenere da parte di alcuni osservatori poco attenti che la mediazione ritardi eccessivamente il ricorso al giudice. Altra e più importante conseguenza della distinzione dei dati nelle due fasi è l’attento monitoraggio dell’entry point più efficace dell’attivazione della procedura di mediazione derivante dalla decisione volontaria delle parti. Ancora oggi, infatti, oltre l’80% delle procedure effettive di mediazione iniziano grazie all’incontro di persona tra i litiganti in un terreno neutrale sia fisico sia virtuale derivante dalla condizione di procedibilità o dall’ordine del giudice. È notorio, d’altronde, come l’emergere di una controversia costituisca di per sé il primo (e a volte il principale ostacolo) all’incontro tra le parti sia pur in uno spazio neutrale e regolamentata. Tale semplice rilievo rafforza l’esigenza di strumenti normativi che accompagnino le parti almeno per consentire lo svolgimento di un primo incontro in una sede neutrale e con l’assistenza di un terzo imparziale, competente e qualificato nella gestione dei conflitti. Peraltro, una evoluzione, anche nella rappresentazione delle statistiche, potrebbe consentire di rendere chiaro anche ai più scettici che la scintilla che accende l’avvio della mediazione effettiva scaturisce per circa l’85% dei casi durante l’incontro tra le parti previsto dalla legge o su disposizione

del giudice con l’aiuto di un mediatore professionista. Infine, ma il rilievo è fondamentale, le elaborazioni statistiche dovrebbero essere basate sul rilevamento dei dati reali raccolti dai 575 organismi di mediazione accreditati dal Ministero della Giustizia e non più su una proiezione nazionale dei dati pervenuti. Al riguardo, si deve infatti rilevare che tuttora molti organismi di mediazione (pare siano circa un centinaio) costantemente non trasmettono i dati statistici relativi all’attività di mediazione svolta come previsto obbligatoriamente dalla normativa vigente. In tali casi occorre ricordare che è prevista la necessaria sospensione dall’iscrizione nel registro ministeriale per un periodo di dodici mesi sino ad arrivare anche alla sanzione più grave della cancellazione se l'organismo non provvede ad inviare i dati, inclusi quelli storici dei dodici mesi precedenti, entro i tre mesi successivi. In vista della riforma e nel solco della stessa appare dunque necessario una attenta riflessione sulle modalità del rilevamento dei dati e della loro elaborazione e presentazione anche in considerazione della verifica quinquennale prevista dalla legge delega. Non senza sottolineare come il profilo quantitativo che viene studiato ed analizzato mediante le rilevazioni statistiche, costituisce soltanto uno degli elementi che concorrono nella valutazione dei profili qualitativi che devono orientare la scelta politica e, così, ogni determinazione legislativa.

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LA SFIDA PER INCREMENTARE LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE Luigi Maria D’Angiolella avvocato | studio D'Angiolella dangiolella@studiolegaledangiolella.it

Si spinge verso la semplificazione dei procedimenti amministrativi nel settore. Sarà sufficiente?

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e, come appare evidente, la problematica che ci vedrà già impegnati nei prossimi anni, è il cambiamento climatico, le sue cause e il modo per limitarne le conseguenze, ne segue che uno dei settori industriali certamente più seguiti è quello della produzione dell’energia da fonti rinnovabili per sostituire quelle fossili, come, peraltro, da impegni assunti in diverse occasioni degli Stati Sovrani. L’Italia si è avviata su questo percorso e - sembra - sia partita bene, perché nel 2020 il contributo al Paese per l’energia rinnovabile (eolico e fotovoltaico soprattutto) si è attestato intorno al 20%, superando la previsione del 17%. Per conseguire gli obiettivi dei Trattati Internazionali (2030 primo step e poi 2050, con eliminazione delle fonti fossili) il più velocemente possibile, sono intervenute anche delle norme di legge che hanno in-

trodotto, non solo agevolazioni fiscali e innovazioni tese ad incentivare questo settore, ma anche a semplificare le procedure. Con la legge 29 luglio 2021 n. 108, che ha convertito in legge con alcune modificazioni il Decreto Semplificazioni Bis, si è definito il quadro normativo nazionale per facilitare la realizzazione di traguardi e degli obiettivi stabiliti, in specie del PNRR e ha innovato anche in termini di energie rinnovabili. In primis, la legge modifica la disciplina sull’autorizzazione unica regionale, a valle del complesso iter di Conferenza dei Servizi per tali impianti di fonti rinnovabili, disponendo che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali continui, ovviamente, a partecipare alle procedure, ma decorso inutilmente il termine per l’espressione del suo parere, l’amministrazione competente che conduce il procedimento, provvede (rectius: può provve-

dere) comunque sulla domanda di autorizzazione, e questo senza che il rappresentante del Ministero (come in precedenza) possa attivare i rimedi previsti dalla normativa previgente e cioè l’opposizione al Presidente del Consiglio la determinazione della Conferenza di Servizi. É una norma certo incisiva, perché impone che tutto si determini in seno alla Conferenza di Servizi, e talvolta smaschera anche un paradosso, tra chi spinge per tutelare l’ambiente, realizzando impianti di energia rinnovabili e chi, in forza del medesimo valore, pur se sotto altro profilo, li ostacola attraverso un’eccessiva, contrapposta discussione, talvolta di solo principio. Ancora, è previsto per la costruzione ed esercizio di impianti fotovoltaici di potenza significativa, sino a 20 MW (soglia raddoppiata in sede di conversione del D.L.), connessi alla rete elettrica di media tensione e localizzati in


area a destinazione industriale, produttiva o commerciale, si applichi la procedura abilitativa semplificata (PAS), che prima riguardava solo i c.d. mini-impianti. La PAS trova ora anche applicazione agli impianti aventi le caratteristiche citate nella legge e anche situati in discariche e cave, o lotti di cava, non suscettibili di ulteriore sfruttamento, per i quali l’Autorità competente al rilascio dell’autorizzazione abbia certificato il completamento delle attività di recupero e ripristino ambientale previste dal titolo autorizzativo, nel rispetto della normativa vigente. Interessante è soprattutto la disposizione che permette il recupero del suolo di aree spesso inquinate (come le discariche) possa trovare uno sbocco utile alla comunità, quasi a ristoro delle stesse. Ancora, la c.d. verifica di assoggettabilità a VIA (c.d. screening) degli impianti fotovoltaici, è stata elevata a 10 MW, purchè il proponente alleghi un’autodichiarazione dalla quale risulti che l’impianto non si trova all’interno delle “aree particolarmente sensibili” indicate dalle Regioni ai sensi della lettera F dell’allegato 3 del D.M. 10 settembre 2010. Tale disposizione si riferisce agli impianti localizzati in area a destinazione industriale, produttiva o commerciale, nonché in discariche e cave. Vi è dunque una forte semplificazione autorizzativa e ambientale per impianti di potenza fino a 10 MW e una semplificazione autorizzativa per gli impianti di potenza compresa fra i 10 e 20 MW.

La legge, con norma transitoria, ha opportunamente precisato che le modifiche si applicano alle istanze presentate dopo il 31 luglio 2021 e dunque esse non potranno avere alcun impatto sui procedimenti in corso e iniziati prima di quella data. Infine è prevista la semplice CILA (“Comunicazione di inizio lavori certificata”) per gli interventi su impianti esistenti non sostanziali, come ad esempio interventi su progetti e impianti fotovoltaici e idroelettrici esistenti, che non comportino modifiche delle dimensioni fisiche degli impianti, del volume delle strutture, delle aree interessate dagli impianti e dalle relative opere, indipendentemente dalla potenza risultante a seguito del’intervento. O, ancora interventi su progetti eolici, impianti e relative opere realizzate nelle stesse aree degli impianti eolici che causino una riduzione minima del numero degli aerogeneratori già autorizzati e installati, indipendentemente dalla capacità risultante a seguito dell’intervento. Si tratta di novità importanti che certamente vanno in una direzione giusta, anzi obbligata. Rimane sempre il solito problema che riguarda l’Italia: basterà? E la burocrazia sarà a fianco o di ostacolo a tale rinnovamento e semplificazione? Nel nostro Paese, nei procedimenti ove è impegnata la P.A., riesce più facile “dire di no”, e non manca mai quella che è nota come “amministrazione difensiva”, la “paura della firma”, a volte giustificata da norme non semplici, fraintendibili. Ciò però porta poi

a contenziosi, rallentamenti e non sempre, quando la P.A. soccombe, le imprese sono ristorate con adeguati risarcimenti in sede giudiziaria. Non bastano quindi le leggi di semplificazione, né tantomeno i proclami sui risultati raggiunti e da raggiungere entro il 2030 o il 2050 (che è domani, non è il futuro). Da osservatore, credo si debba non solo insistere, ancora e sempre, affinchè siano scritte leggi chiare, anche per non far svanire il principio di autorità, che ha come corollario proprio la difficile interpretazione della norma; non solo accompagnare le riforme con adeguate forme di aggiornamento professionale; non solo prevedere incentivi forti ad obiettivi per i funzionari, premiando coloro che producono proprio in senso aziendale di più arrivando a procedimenti definiti, ma va detto con chiarezza, è il momento di un deciso svecchiamento delle classi dirigenti della P.A.. L’immissione - questa, sì, agevolata - nei quadri della P.A. di giovani, attrezzati su queste tematiche, cui sono certo più sensibili, oltre che sulla forte digitalizzazione in atto e sempre più avanzata, farebbe sì che la prospettiva di chi opera non sia più “futuribile”, ma di necessità e di vivibilità immediata per essi stessi. E credo che questo aiuti. Si fa per loro, per i più giovani, che devono essere i protagonisti, senza paure e incrostazioni non più gestibili da un Paese che vuole sentirsi moderno e al passo delle necessarie contingenze.

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PNRR E SETTORE AGROALIMENTARE: L’ACCORDO DI FILIERA Maurizio Galardo Avvocato Cassazionista e Dottore di ricerca in diritto commerciale Studio Legale Galardo & Venturiello mgalardo@galardoventuriello.it

Risorse cospicue messe a disposizione delle imprese italiane per un balzo in avanti in termini di qualità in Europa e nel mondo

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l PNRR - Piano di Nazionale di ripresa e resilienza contiene un insieme di misure finalizzate ad accedere alle risorse finanziarie rese disponibili dall’Unione Europea al fine di favorire la ripresa economica in seguito alla pandemia. Le risorse finanziarie disponibili ammontano a 191,5 miliardi di euro per il periodo 20212026, di cui 68,9 miliardi sono sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro sono prestiti, cui si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi di risorse nazionali e 13 miliardi del React EU, il Pacchetto di assistenza alla Ripresa per la Coesione e i territori dell’Europa. Il PNRR si suddivide in sedici Componenti, raggruppate in 6 Missioni. Per “Componente” si intende l’ambito entro il quale rientrano determinate riforme e investimenti. Le sei “Missioni” del PNRR sono

invece così suddivise: i) digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; ii) rivoluzione verde e transizione ecologica; iii) infrastruttura per una mobilità sostenibile; iv) istruzione e ricerca; v) inclusione e coesione; iv) salute. Il 22 giugno del 2021 la Commissione Europea ha espresso una valutazione positiva sul testo trasmesso dall’Italia e il 13 agosto 2021 ha erogato all’Italia un prefinanziamento di circa 25 miliardi; i fondi ulteriori saranno erogati in funzione della realizzazione degli investimenti e delle riforme previsti dal PNRR. Le Riforme sono collegate agli obbiettivi generali del PNRR essendo funzionali alla loro realizzazione; esse sono raggruppabili in tre categorie: i) riforme orizzontali o di contesto, d’interesse trasversale a tutte le Missioni del

Piano, rientrano tra queste le innovazioni strutturali finalizzate a migliorare l’efficienza, l’equità e la competitività del Paese; ii) Riforme abilitanti, finalizzate a consentire l’attuazione del Piano attraverso l’eliminazione di ostacoli amministrativi e procedurali; iii) Riforme settoriali, contenute all’interno delle singole Missioni, recanti modifiche normative relative a settori specifici. Vi sono poi le riforme di accompagnamento alla realizzazione del Piano, tra cui ad esempio rientrano le modifiche al sistema fiscale e a quello degli ammortizzatori sociali. Con specifico riguardo al settore agroalimentare merita di essere segnalato, quale opportunità di rilancio del settore, quello del contratto di filiera stipulato tra i soggetti che compongono la filiera agroalimentare e il Ministero delle


Politiche Agricole Alimentari e Forestali per riavviare la crescita del settore agricolo. Tale profilo viene disciplinato all’interno della Missione 2, Componente 1 del PNRR. Gli accordi di filiera coinvolgono le diverse imprese della filiera agroalimentare, nelle differenti fasi concernenti la produzione, la trasformazione, la commercializzazione e la distribuzione del prodotti agricoli e agroalimentari. Il contratto viene sottoscritto con il Ministero e deve individuare un soggetto proponente che sarà il referente in merito al monitoraggio degli obiettivi da raggiungere, alle azioni da compiere e alle relative tempistiche. Il programma previsto dal contratto di filiera dev’essere strutturato in modo da prevedere un coinvolgimento di tutti i soggetti che compongono la filiera agroalimentare e pertanto una speculare differenziazione degli interventi ammissibili a seconda della specifica attività svolta da ciascuno dei contraenti, in modo da coinvolgere l’intera filiera. Il soggetto proponente può rivestire una delle seguenti forme: i) società cooperative agricole e loro consorzi, i consorzi di imprese, le organizzazioni di produttori agricoli e le associazioni di organizzazioni di produttori agricoli riconosciute; iii) le organizzazioni interprofessionali riconosciute che operano nel settore agricolo e agroalimentare; iv) gli Enti pubblici; v) società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricola e le imprese commerciali e/o industriali e/o addette alla di-

stribuzione, purché almeno i 51% del capitale sociale sia posseduto da imprenditori agricoli, società cooperative agricole e loro consorzi o da organizzazioni di produttori riconosciute; vi) associazioni temporanee d’impresa tra i soggetti beneficiari; vii) reti di imprese che hanno già sottoscritto un contratto di rete al momento della presentazione della domanda di accesso alle agevolazioni. Possono invece essere soggetti beneficiari rispettivamente: i) le imprese disciplinate dalla normativa vigente, le cooperative e i loro consorzi, nonché le imprese riunite in rete che operano nel settore agricolo e agroalimentare; ii) le organizzazioni di produttori agricoli e le associazioni di organizzazioni di produttori agricoli riconosciute; iii) le società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricola e le imprese commerciali e/o industriali e/o addette alla distribuzione, purché almeno il 51% del capitale sociale sia posseduto da imprenditori agricoli, cooperative agricole e loro consorzi o da organizzazioni di produttori riconosciute ai sensi della normativa vigente. Il capitale delle predette società può essere posseduto in misura non superiore al 10% anche da grandi imprese, agricole o commerciali; iv) organismi di ricerca e diffusione della conoscenza come definiti dal regolamento UE n. 702/2014. Gli interventi agevolabili possono riguardare: i) investimenti in attivi materiali

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«Il programma previsto dal contratto di filiera dev’essere strutturato in modo da coinvolgere tutti i soggetti che compongono la filiera agroalimentare» _________________________

e immateriali nelle aziende agricole, connessi alla produzione agricola primaria; ii) investimenti per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli; iii) costi per l’adozione di sistemi di qualità; iv) progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo. Le agevolazioni possono essere concesse nella forma del contributo in conto capitale e/o di finanziamento agevolato. Alla domanda di agevolazione da presentarsi al Ministero a cura del soggetto proponente vanno allegati, il programma, l’accordo di filiera sottoscritto da tutti i soggetti coinvolti, la scheda sintetica del progetto predisposta da ciascun beneficiario con l’indicazione delle specifiche linee di intervento.

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STRUMENTI FINANZIARI PARTECIPATIVI: NON È SCONTATA LA LORO ASSIMILAZIONE ALLE AZIONI Marco Fiorentino dottore commercialista / revisore legale dei Conti marcofiorentino@fiorentinoassociati.it

Sembra che per l’AGE l’assimilazione alle azioni debba essere totale ed effettiva ad un punto tale che gli SFP assumono la natura di vero e proprio capitale sociale. Questa conclusione fa sorgere però più di un’incertezza in merito al trattamento tributario e contabile di un SFP che assimilabile non è

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all’entrata in vigore della riforma del diritto societario del 2001, è possibile avere diritti patrimoniali e amministrativi in società per azioni tramite i cosiddetti “strumenti finanziari partecipativi” (di seguito anche SFP). Tali strumenti di equity, solitamente privi di diritti di voto, sono disciplinati dall’art. 2346, ultimo comma, c.c., e nella prima fase della loro introduzione non hanno avuto grande utilizzo da parte degli operatori. Solo di recente, forse anche a causa delle crisi finanziarie che si sono succedute soprattutto dopo il famoso crac Lehman Brothers, essi hanno trovato una via via crescente notorietà, fino a diventare oggi, non solo uno strumento tecnico-giuridico per agevolare la risoluzione di crisi d’impresa ma anche una valida alternativa al capitale sociale per la raccolta di

equity da investitori professionali e non. Questo vero e proprio boom nelle emissioni di SFP deriva sostanzialmente dalla relativa semplicità nella loro adozione e, di converso, da una estesa e variegata possibilità di utilizzo. La prassi professionale ne ha infatti concepiti di ogni tipo, per ogni fattispecie, quasi in ottica sartoriale, e ciò rappresenta senz’altro un trionfo dell’autonomia contrattuale, rispetto alle rigide regole dell’apporto diretto di capitale sociale, previste dalla normativa societaria, ma può porre anche incertezze sulla esatta qualificazione dello strumento, come meglio in seguito esposto. Ad oggi, abbiamo SFP non solo connessi a procedure concorsuali o pre-concorsuali, ma anche asserviti ad operazioni di M&A o a supporto di piani di partecipazione agli utili

di manager e così via, sino a quelli per lo sviluppo di startup. Sono soluzioni efficaci in quanto essi consentono di raccogliere capitale di rischio, senza necessariamente impelagarsi in complicate trattative sul capitale sociale, superando al contempo la naturale ritrosia anche psicologica degli imprenditori, di vedersi diluiti nelle loro partecipazioni. Gli SFP, in linea generale, possono essere assimilati alle azioni e quindi, secondo anche autorevole Dottrina, possono attribuire, anche in via preferenziale rispetto agli altri azionisti, diritti agli utili, alla distribuzione di riserve, alla restituzione dell’apporto effettuato in sede di liquidazione della società. In aggiunta, la prassi professionale ha disegnato per i possessori di SFP anche il diritto alla conversione in azioni e il


diritto di recesso, nonché quello di riscatto e naturalmente di annullamento da parte dell’emittente e ancora il diritto di rivendita a terzi, sia per il primo possessore sia per la stessa società, che l’abbia previamente acquistato. Invece, non pare prefigurabile per la posizione di possessore di SFP, la richiesta di rimborso, in quanto incompatibile con la natura di strumento similare alle azioni. Sotto il profilo del quantum, invece, le varianti sono ancor di più: maturazione dei diritti condizionato ad eventi o al raggiungimento di determinati risultati, diritto ad ottenere un rendimento minimo (Floor) o massimo (Cap) su base annua o complessiva (con diritto di accrescimento) e così via. Ruolo centrale nella definizione del contenuto e delle remunerazioni è assunto naturalmente dal regolamento di emissione, che, insieme alle connesse norme statutarie di supporto, deve disciplinare ogni singolo SFP che si intende mettere in circolazione. L’autonomia contrattuale nell’elaborazione del regolamento, come si è già detto, è molto ampia, tuttavia, con tutta questa libertà negoziale il rischio è che si generino strumenti ibridi (equity - debt), con ricadute negative importanti sotto l’aspetto tributario e contabile sull’intera operazione. Infatti, l’equiparazione degli SFP alle tradizionali azioni sotto il profilo tributario, non è per niente scontata, né automatica. A tal proposito, solo di recente, l’Agenzia delle Entrate si è oc-

cupata della tematica con maggiore intensità, principalmente in relazione alle disposizioni di cui all’art.113 TUIR. Esse sostanzialmente prevedono che nel caso di sottoscrizione di SFP nell’ambito di procedure di recupero di crediti da parte di intermediari finanziari - previo interpello - tali istituti possano continuare a trattare fiscalmente la partecipazione come se fosse ancora un credito e quindi escludere l’applicabilità della normativa PEX. Ciò significa che eventuali perdite dal recupero degli SFP potranno ritenersi deducibili dal reddito. Con le Risposte n. 865-866867-881 del 2021, l’AGE ha chiarito che l’assimilazione degli SFP alle azioni (e con essa la deroga alla norma PEX) sussiste solo ed esclusivamente, qualora il regolamento abbia rispettato rigorosamente le disposizioni dell’art.44 TUIR e quindi la perfetta equivalenza tra i due strumenti (azioni SFP), sotto il profilo dei diritti patrimoniali. E questa equivalenza non c’è, a parere dell’Agenzia, quando per gli SFP, ad esempio: (i) viene fissato un ammontare minimo o massimo di remunerazione; (ii) viene stabilito il diritto di distribuire anche riserve di capitale e non di soli utili; (iii) quando la remunerazione è sganciata dalla distribuzione di dividendi ma è parametrata a risultati economici o ad altri drivers anche finanziari; (iv) quando vengono introdotte clausole di accelerazione di pagamento e così via. Per altro verso, viene confermato che la compravendita di

SFP, ove ricorrano le condizioni di cui all’art.87 TUIR, può beneficiare dell’esenzione PEX e nel caso di conversione di SFP in azioni vere e proprie, a carico di chi converte viene a generarsi reddito imponibile per l’ammontare pari al differenziale tra valore di mercato delle azioni ricevute e prezzo di sottoscrizione dello strumento (Risposta 705/2021). Sembra quindi che per l’AGE l’assimilazione alle azioni debba essere, in aderenza letterale all’art.44 TUIR, totale ed effettiva ad un punto tale che gli SFP assumono la natura di vero e proprio capitale sociale. Questa conclusione, ove confermata, se fa chiarezza su cosa intende il Fisco per SFP assimilato alle azioni, fa sorgere però più di un’incertezza in merito al trattamento tributario e contabile (e per certi versi anche societario) di un SFP che assimilabile non è. Giova ricordare che su questo punto, è anche intervenuta la risposta n.291 del 31.8.2020 che, in linea generale, in ambito IAS 32 ha stabilito che, qualora un SFP sia contabilizzato a equity ma, ai fini fiscali, sia qualificato come similare alle obbligazioni ex art 44 co. 2 del TUIR, la remunerazione è deducibile come interesse passivo nei limiti stabiliti del famoso ROL, anche se non è imputata a Conto economico ma a riduzione del patrimonio netto. La risposta è chiara ma, purtroppo, riferita ad un caso dove la qualificazione fiscale era abbastanza semplice. Speriamo di avere ulteriori pareri più generalizzabili quanto prima.

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fisco

BONUS INVESTIMENTI NEL MEZZOGIORNO Alessandro Sacrestano management consultant Sagit&Associati srl amministratore unico Assindustria Salerno Service srl asacrestano@studiosagit.it

Il Fisco ha fatto chiarezza su cosa si intende per unità produttiva ai fini dell’ottenimento dell’agevolazione

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lcuni recenti interventi del Fisco hanno fatto luce su specifiche ipotesi di conservazione del bonus per gli investimenti nel Mezzogiorno all’occorrere di determinate operazioni aziendali. Mentre è sicuramente confortante leggere nei documenti dell’Agenzia delle Entrate le conferme nei casi di fitto d’azienda, preoccupano le precisazioni sul concetto di unità produttiva, fornite nel contesto di un quesito posto da un’impresa operante attraverso infrastrutture di rete. Il Fisco esprime il consenso alla conservazione del bonus investimenti nel Mezzogiorno nell’ipotesi in cui il beneficiario concluda con terzi un contratto di fitto d’azienda, comprendente anche i beni agevolati. A precisarlo è la Risposta n. 812/2021 con cui

l’Amministrazione Finanziaria consolida la propria posizione favorevole al mantenimento dell’agevolazione già espresso con la Risposta ad Interpello n. 75/2019. Nel quesito posto all’Amministrazione Finanziaria, un’impresa evidenzia di aver legittimamente acquisito il diritto all’agevolazione a fronte di una serie di investimenti realizzati, per i quali la stessa Agenzia delle Entrate aveva dato riscontro positivo all’istanza telematica di prenotazione del bonus. Tuttavia, per effetto delle complicazioni economiche dovute alla diffusione della recente pandemia, l’impresa conclude per l’impossibilità di continuare a gestire proficuamente l’attività, decidendo di procedere ad un fitto dell’intera azienda, comprendente quindi anche i beni oggetto di agevolazione. L’impresa,

comunque, evidenzia di avere ancora a disposizione una parte del credito maturato e, pertanto, chiede al Fisco se l’affitto di azienda comporti la perdita del beneficio ancora spendibile. L’Agenzia, nella sua risposta evidenzia che con un contratto di fitto d’azienda (diverso dal mero fitto di beni) i beni oggetto di agevolazione circolano insieme all’azienda e non vengono destinati a strutture produttive diverse da quelle che darebbero diritto all’agevolazione. Pertanto, assodato che nel periodo di sorveglianza i beni dovranno entrare in funzione e non saranno dismessi nell’ambito del compendio aziendale, nulla osta al mantenimento del bonus e alla sua spendibilità in capo all’impresa che lo ha maturato. Diversamente, ai fini del riconoscimento del me-


desimo incentivo, il Fisco ha stabilito che non costituisce autonoma struttura produttiva quella in cui si svolga una mera funzione di coordinamento nel concorrere alla progettazione, realizzazione, esercizio e manutenzione di infrastrutture di pertinenza di altra sede ubicata fuori dai territori agevolati. L’assunto è formalizzato dall’Amministrazione Finanziaria con un bis di Risposte ad Interpelli (nn. 68 e 69 del 2022) con le quali l’Agenzia delle Entrate ha respinto la tesi secondo cui infrastrutture di rete, rappresentate da antenne/stazioni BTS, ubicate nel Mezzogiorno possano da sole integrare il concetto di struttura produttiva. A tale scopo, infatti, ricorda l’Agenzia delle Entrate, deve farsi riferimento ad una uni-

tà locale o uno stabilimento in cui il beneficiario eserciti l’attività d’impresa come autonomo ramo di azienda o, in alternativa, come una autonoma diramazione territoriale dell’azienda, ovvero di una mera linea di produzione o un reparto, pur dotato di autonomia organizzativa, purché costituisca di per sé un centro autonomo di imputazione di costi. Di contro, come nel caso prospettato nell’Interpello, quando l’unità locale svolge una mera funzione di coordinamento nel concorrere alla progettazione, realizzazione, esercizio e manutenzione di infrastrutture di casa madre, benché dotata di dipendenti, essa esula dal concetto di struttura produttiva e, pertanto, gli investimenti ivi destinati non sono agevolabili.

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«Il Fisco ha stabilito che non costituisce autonoma struttura produttiva quella in cui si svolga una mera funzione di coordinamento nel concorrere alla progettazione, realizzazione, esercizio e manutenzione di infrastrutture di pertinenza di altra sede ubicata fuori dai territori agevolati» _________________________

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sicurezza

GENNAIO 2022, MESE NERO PER LE AZIENDE CAUSA COVID-19 Denunciati all’Inail più di 16mila contagi sul lavoro. È il dato mensile più alto dal 2020. Lombardia in testa con il 25,6%, la Campania si ferma al 6% a cura della Direzione Centrale Pianificazione e Comunicazione Inail

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contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail alla data del 31 gennaio 2022 sono 20.344 in più rispetto al monitoraggio di fine 2021 (+10,6%), di cui 16.779 riferiti al primo mese del 2022, 3.169 a dicembre, 170 a novembre e 38 a ottobre scorsi, con i restanti 188 casi distribuiti tra il 2020 e gli altri mesi del 2021. Come evidenziato dal 24esimo report della Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, pubblicato nelle scorse settimane insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali sul sito dell’Istituto, le 16.779 infezioni di origine professionale segnalate in gennaio rappresentano il dato più alto registrato dal 2020. Gennaio 2022 infatti si colloca, per numero di contagi denunciati, dopo novembre, marzo, dicembre, ottobre e aprile del 2020 e prima di tutti i mesi del 2021. Sette casi su 10 concentrati nel 2020. Le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 pervenute all’Inail dall’inizio della pandemia sono 211.390, pari a oltre un sesto del totale degli infortuni denunciati da

gennaio 2020 e all’1,9% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data. Il 2020, con 148.565 casi, raccoglie il 70,3% di tutte le infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto fino al 31 gennaio 2022, con il mese di novembre al primo posto con 40.701 denunce, seguito da marzo con 28.691. Il 2021, con 46.046 contagi denunciati, pesa invece per il 21,8% sul totale. I contagi sul lavoro con esito mortale rilevati alla data dello scorso 31 gennaio sono 823, pari a un quarto del totale dei decessi denunciati da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss alla stessa data. Rispetto agli 811 casi mortali registrati dal monitoraggio del 31 dicembre 2021, i decessi sono 12 in più, tutti riconducibili ai mesi precedenti (nove avvenuti nel 2021 e tre nel 2020). Salvo consolidamenti (denunce tardive) rilevabili nei prossimi monitoraggi, infatti, al momento il mese di gennaio 2022 non presenta denunce di

infortuni mortali da contagio. Milano al primo posto tra le province più colpite. L’analisi territoriale evidenzia una distribuzione delle denunce del 43,0% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,6%), del 23,5% nel Nord-Est (Veneto 10,2%), del 15,5% al Centro (Lazio 6,9%), del 12,9% al Sud (Campania 6,0%) e del 5,1% nelle Isole (Sicilia 3,6%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (10,2%), Torino (6,9%), Roma (5,5%), Napoli (4,0%), Brescia (2,6%), Genova (2,5%), Varese e Verona (2,4% ciascuna), Bologna (2,2%), Firenze e Monza Brianza (entrambe con il 2,0%). Milano è anche la provincia che registra il maggior numero di infezioni denunciate nell’ultimo mese, seguita da Torino, Roma, Brescia, Genova, Monza e Brianza, Napoli, Venezia e Firenze. Le province che hanno registrato gli incrementi percentuali maggiori rispetto al monitoraggio precedente, non per contagi avvenuti solo in gennaio ma per il consolidamento dei dati in mesi


precedenti, sono però quelle di Teramo (+28,9%), Lucca (+22,0%), Ragusa (+20,3%), Cagliari (+20,0%), Siracusa (+19,8%), Monza e Brianza (+19,8%), Latina (+19,5%), Imperia (+18,6%) e Trapani (+18,3%). A gennaio 2022 l'età media dei contagiati è scesa a 44 anni e mezzo. La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, a eccezione della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul totale delle infezioni segnalate all’Inail è, rispettivamente, del 46,7% e del 44,9%. L’età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni per entrambi i sessi, ma nel solo mese di gennaio

2022 è scesa a 44 anni e mezzo. Il 41,7% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce di età 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (19,8%) e over 64 anni (1,9%). Gli italiani sono l’87,0%, mentre il restante 13,0% delle denunce riguarda lavoratori stranieri, in particolare rumeni (21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (12,6%), albanesi (8,1%), moldavi (4,5%), ecuadoriani (4,1%) e svizzeri (4,0%). Il trend nuovamente in crescita nella sanità e assistenza sociale. Nell’evoluzione dei contagi si riscontrano alcune differenze in diversi settori produttivi. In particolare la sanità e assistenza sociale, in cui si concentra il 63,9% delle denunce codificate, ha mostrato, rispetto al 2020 e in termini assoluti, un numero di infortuni da Covid-19 in costante discesa

nel primo semestre del 2021, registrando il suo livello minimo nel mese di giugno con 61 casi (erano più di 400 a giugno 2020) e tornando poi a crescere nella seconda parte dell’anno, con oltre duemila infortuni a dicembre e cinquemila a gennaio 2022. In termini di incidenza sul totale dei contagi denunciati all’Inail, la sanità e assistenza sociale ha avuto riduzioni tra febbraio e giugno 2021, per poi mostrare segnali di ripresa nel secondo semestre dell’anno, proseguiti anche a gennaio 2022. Altri comparti produttivi hanno invece registrato nel corso del 2021, ma anche a gennaio di quest’anno, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020. È il caso, per esempio, del trasporto e magazzinaggio, che nel primo mese del 2022 ha raggiunto il numero più elevato di denunce da inizio pandemia.

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societing 4.0

IMPRESE NEL DIGITALE: UN TREND IN CONTINUA CRESCITA A SALERNO

Risultati lusinghieri per il PIDMed, attivato dalla CCIAA di Salerno presieduta da Andrea Prete, a tre anni dalla sua istituzione. Formate e coinvolte 255 imprese a cura della redazione

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igitale in crescita a Salerno anche grazie al poderoso lavoro svolto dalla Camera di Commercio che, in favore della trasformazione digitale delle imprese, ha messo in campo diverse misure finanziarie sotto forma di voucher, utilizzate da 423 imprese della provincia. Tre anni fa per favorire la digitalizzazione delle imprese sono nati i Punti Impresa Digitale (PID) presso le Camere di Commercio previsti da Impresa 4.0, oggi Transizione 4.0, vere e proprie strutture di servizio dedicate alla diffusione della cultura e della pratica del digitale nelle MPMI di tutti i settori economici. La Camera di Commercio di Salerno, in partnership con il programma Societing 4.0 dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, il COINOR e il CeSMA (Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati) e il supporto di Unioncamere, ha creato PIDMed, il Punto Impresa Digitale Mediterraneo, grazie al quale sono state trasferite alle imprese coinvolte le competenze esistenti nell’ateneo, mediante un efficiente percorso, informativo, formativo e, in molti casi, applicativo. Il 7 marzo scorso - in conferenza stampa presso la CCIAA di Salerno, il presidente Andrea Prete e Alex Giordano, direttore scientifico del PIDMed, hanno tracciato un primo bilancio delle attività fin qui svolte e dei risultati

Alex Giordano e Andrea Prete

ottenuti. Le attività del gruppo di lavoro PIDMed hanno consentito di contattare migliaia di imprese, grazie a una capillare attività di comunicazione e alfabetizzazione, svolta quotidianamente dalla redazione di digital promoter, mediante lo sportello virtuale dedicato www. pidmed.eu, i canali social, i siti web e i media partner. Dicevamo che 423 sono state le imprese che hanno beneficiato dei voucher resi disponibili dalla CCIAA; di queste 255 sono rientrate nel programma ideato da PIDMed. 489, invece, sono state le realtà produttive che si sono avvalse degli strumenti per misurare la propria maturità digitale mentre 469 hanno effettuato il bilancio delle competenze digitali. Più nel dettaglio, PIDMed ha realizzato numerose azioni di diffusione e sensibilizzazione verso le imprese sul proprio territorio per accrescere la cultura digitale delle imprese stesse e per far conoscere il Piano "Transizione 4.0", attraverso eventi in presenza o webinar sul tema della diffusione digitale; attività di orientamento; servizi di indirizzamento delle imprese verso centri con maggiore specializzazione sul tema del 4.0 (es. Competence Center, DIH, Centri di Trasferimento Tecnologico, ecc.) e formazione; attività di misurazione della maturità digitale delle imprese e dei lavoratori/persone realizzate dai PID tramite gli strumenti: Selfi4.0, Zoom4.0 e Digital Skill Voyager.


Fonte: Unioncamere - ANPAL Sistema Informativo Excelsior, 2021

Una spinta in avanti considerevole rilevata anche dalle indagini del sistema informativo Excelsior, che fotografa un dato interessante per la provincia di Salerno: nel 2021, il 67,4% delle imprese ha dichiarato di avere investito nella trasformazione digitale, a fronte del 63,1% nel periodo 2016-2020. «Le imprese salernitane hanno dimostrato un livello altissimo di resilienza nell’affrontare l’emergenza sanitaria da Covid-19 - ha dichiarato il presidente di Unioncamere e della CCIAA di Salerno, Andrea Prete - introducendo cambiamenti in ambito organizzativo e investendo in diversi aspetti della trasformazione digitale. Il ruolo dell’Ente camerale è stato di creare un gruppo di consulenza misto, formato da

operatori del sistema camerale e ricercatori esperti, coordinati dal professor Alex Giordano, che ha fatto da supporto per misurare la maturità digitale delle imprese, capire le reali esigenze delle stesse e veicolarle verso gruppi di ricerca appropriati e, soprattutto, verso i giusti investimenti. I risultati raggiunti sono entusiasmanti, ed è volontà della CCIAA di Salerno continuare a investire nella trasformazione digitale delle imprese, con particolare riguardo alle dinamiche della trasformazione ecologica e della sostenibilità. In tal senso, l’inserimento del sistema camerale nella governance del PNRR darà ulteriore impulso alle strategie di creazione e crescita della cultura digitale e green nelle PMI». «La proposta di introdurre tecnologie 4.0 in un territorio caratterizzato da oltre il 90% da micro imprese - gli ha fatto eco il direttore scientifico del progetto - è passata attraverso la mediazione di uno staff di persone fantastiche, adeguatamente formate, che hanno incontrato gli imprenditori presso le loro aziende, ascoltato le loro storie e fatto da ponte tra le soluzioni mappate presso i centri di ricerca coinvolti e le criticità evidenziate in modo autonomo dagli imprenditori. Su queste criticità specifiche, sono state co-progettate soluzioni semplici, come le tecnologie open source e sistemi di retrofitting (misure adottate per consentire l’installazione di parti nuove o aggiornate su macchinari vecchi o obsoleti). Secondo noi è fondamentale che le attività di ricerca e azione passino da processi di conoscenza delle realtà cui si rivolgono, per definire soluzioni che verifichino la loro utilità ed efficacia alla prova dei fatti».

Le tecnologie utilizzate dalle imprese, Salerno

Fonte: Unioncamere - ANPAL Sistema Informativo Excelsior, 2021

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mercati

INTRASTAT 2022: NUOVA PROCEDURA PER GLI SCAMBI INTRACOMUNITARI Antonio Petruzzo Customs Advisor | Easyfrontier petruzzo@easyfrontier.it

Il tema dell'origine non preferenziale assume rilevanza anche per le imprese che effettuano cessioni intracomunitarie e non solo per import/export

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mportanti novità per quanto concerne le regole dell’origine che vanno ad ampliare la platea di operatori economici che effettuano scambi intra-UE e che devono necessariamente ora confrontarsi con il tema dell’origine delle merci prima solo riservato a chi operava sui mercati extra UE. Con l’aggiornamento del Regolamento UE n. 1934/2021 le aziende sono costrette a rivedere le regole di origine perché saranno direttamente coinvolte. Per la prima volta il tema dell’origine non preferenziale (OdP) diventa strategico anche per quelle aziende che oggi effettuano scambi intra UE e non solo per l’import/export. È bene spiegare che, in materia doganale, il tema dell’origine ha un ruolo centrale e si rende necessaria la sua identificazione per consentire al

consumatore finale di identificare il Paese in cui è stato realizzato un prodotto, individuare il trattamento daziario e determinare le eventuali misure di politica commerciale europea applicabili. Esistono due tipi di origine (origine preferenziale e origine non preferenziale) ed è doveroso ricordare che il concetto di origine, ovvero dove il bene è realizzato, è diverso dal concetto di provenienza, intesa come luogo da cui le merci vengono fisicamente spedite. L’origine preferenziale viene conferita alle merci originarie da determinati Paesi ove è previsto un trattamento daziario favorevole a seguito di un accordo con la UE. L’origine non preferenziale costituisce la regola generale e connota tutte le operazioni con i Paesi terzi con i quali l’Unione Europea non ha concluso accordi tariffari.

Dal 1° gennaio 2022 sono entrate in vigore nuove disposizioni inerenti la compilazione dei modelli INTRASTAT e il cambiamento più rilevante riguarda il modello Intra -1 bis, riservato alle cessioni di beni, in cui è obbligatorio inserire l’origine non preferenziale dei beni, cosiddetto “Made In”, all’interno della colonna 15 del nuovo modello. Per quanto concerne il modello Intra-2 bis, riservato agli acquisti di beni, vi è una sostanziale semplificazione in quanto non è più necessario presentare ogni tre mesi tale modello; infatti, la sua presentazione sarà richiesta solo nel caso in cui gli acquisti effettuati superino nel trimestre la soglia di 350mila euro e non più 200mila euro. La dichiarazione mensile degli elenchi riepilogativi di acquisti intra UE (modello Intra 2 bis) è dovuta esclusivamente se il


totale degli acquisti effettuati in almeno uno dei quattro trimestri precedenti è superiore alla soglia di 350mila euro. Resta possibile, tuttavia, presentare lo stesso modello mensilmente ma in maniera del tutto facoltativa. È bene ricordare che le informazioni rese all’interno del modello Intra 2 bis sono rese per finalità statistiche. Per entrambi i modelli e per operazioni di valore inferiore alla soglia minima di mille euro, è possibile avvalersi del codice convenzionale “99500000” senza utilizzare la specifica nomenclatura combinata. Per le operazioni riguardanti il regime IVA del “call-off stock”, fattispecie in cui fin da subito è identificato, tramite il codice identificativo IVA, il potenziale acquirente della merce spedita e per la quale il

cedente italiano deve presentare gli elenchi riepilogativi al momento del trasferimento fisico della merce in un altro Paese UE, si utilizza il modello Intra-1 sexies (codice IVA del destinatario dei beni) mentre quando si verifica il passaggio di proprietà si fa riferimento al modello Intra -1 bis. Il 25 febbraio 2022 poteva essere la prima data utile entro la quale presentare gli elenchi INTRASTAT, appena modificati e con le novità descritte, per le operazioni concluse nel mese di gennaio 2022. Tuttavia, in ragione della sussistenza di difficoltà tecniche relative alla regolare e tempestiva esecuzione della trasmissione telematica, gli elenchi riepilogativi delle cessioni e degli acquisti intracomunitari decorrenti dal 1° gennaio

2022 potevano essere regolarmente inviati entro il 7 marzo 2022 così come previsto da un apposito provvedimento direttoriale sia dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sia dell’Agenzia delle Entrate. Per una migliore e più semplificata gestione degli elenchi INTRASTAT si consiglia di scaricare il pacchetto software “Intr@Web” dal sito dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (www.adm. gov.it/portale/software-intrastat-anno-2022). Il pacchetto software si caratterizza per la presenza di tre moduli che consentono sistematicamente dapprima la compilazione degli elenchi INTRASTAT, poi il loro controllo formale e infine l’invio telematico mediante un collegamento dei sistemi informatici del software con il sistema informativo doganale.

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mercati

CHE COS’È E PERCHÉ È OPPORTUNO CONOSCERE IL REGOLAMENTO P2B Andrea Boscaro Partner The Vortex

Un provvedimento utile per garantire trasparenza, efficienza e maggiore sicurezza in un contesto commerciale online

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l blocco di profili social e la penalizzazione della loro visibilità nelle ricerche. La difficoltà ad entrare in contatto con l’assistenza clienti per segnalare casi di contraffazione online e utilizzo illegale dei marchi. Ritardi nella cancellazione di risultati presenti nei motori di ricerca a detrimento del diritto all’oblio. Mancata pubblicazione delle inserzioni pubblicitarie o addirittura blocco dei relativi account. Molteplici e continui sono i casi di difficoltà, per le imprese che vogliono utilizzare le piattaforme digitali, ad interagire con i loro canali di customer care per segnalare disservizi o decisioni opache, per non parlare delle situazioni delicate che hanno che fare con i casi di odio o discriminazione e riguardano la vita delle persone. Nel quadro della riforma disegnata dal Digital Service Act,

per gli operatori professionali dal luglio 2020 è però attivo nell’Unione Europea il cosiddetto “Regolamento Platform to Business” che ha il compito di tutelare l’utente commerciale nei confronti delle piattaforme digitali e dei motori di ricerca e nell’ambito del rapporto che le aziende intraprendono, attraverso tali operatori, con i consumatori finali. Questo strumento, la cui novità non ne ha agevolato fino ad ora la notorietà, si pone il compito di costituire una garanzia: - per accedere con chiarezza e puntualità ai termini dei servizi resi disponibili dalle piattaforme; - per vedersi comunicati in modo trasparente i principali fattori che regolamento la loro efficacia in termini di visibilità e funzionalità; - per essere resi consapevoli dei limiti che tali servizi includono o determinano;

- per avere contezza delle ragioni per le quali essi possono essere sospesi, con il relativo sistema di notifiche. Senza che il regolamento imponga a social media, marketplace e motori di ricerca di comunicare pubblicamente i contorni dei propri algoritmi, essi sono però tenuti a indicare, nei propri termini e condizioni, i principali parametri che determinano il posizionamento dei contenuti e dei servizi offerti dagli utenti professionali ai consumatori e dunque la loro efficacia. Benché il regolamento non si applichi ai servizi di pagamento e agli strumenti pubblicitari, si tratta dunque di un passo avanti nell’implementazione del Digital Service Act in cui questo provvedimento andrà a confluire e la sua solidità è in particolare data dagli obblighi e dalle sanzioni che introduce. Nel nostro ordinamento, il


Regolamento è stato recepito solo con la Legge di Bilancio del 2021 e prevede non solo sanzioni nel caso di mancato rispetto delle norme (a partire dall’iscrizione ad un apposito registro degli operatori), ma anche adempimenti imposti a questi ultimi per attivare: - un sistema di gestione reclami da istituirsi gratuitamente all’interno delle diverse piattaforme, volto a fornire risposte agli utenti commerciali in tempi ragionevoli ed in forma accessibile e gratuita; - un sistema di mediazione in caso di controversie; - la corresponsione di un contributo atto ad assicurare la copertura dei costi amministrativi complessivi sostenuti per l’esercizio delle funzioni di regolazione, vigilanza, risolu-

zione delle controversie e sanzionatorie attribuite dalla legge all’Agcom. Dall’efficienza del canale di assistenza messo a disposizione da Facebook ad una maggiore trasparenza dei fattori che influenzano la “Buy Box” di Amazon, aspetto oggi al centro anche di una procedura Antitrust per il ruolo che vi svolgerebbe l’utilizzo dei servizi logistici dell’azienda. Dai sempre mutevoli e molteplici parametri che influenzano la visibilità di un sito web fra i risultati di Google all’utilizzo che, dei dati di vendita nell’ambito dei marketplace, fanno i fornitori del servizio non c’è dubbio che il Regolamento possa potenzialmente rappresentare un ulteriore pungolo per accrescere la trasparenza e

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«Molteplici e continui sono i casi di difficoltà, per le imprese che vogliono utilizzare le piattaforme digitali, ad interagire con i loro canali di customer care per segnalare disservizi o decisioni opache» _________________________

l’efficienza con cui le aziende possono essere presenti online e di conseguenza la qualità che queste ultime possono fornire al consumatore finale. 55

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re-values lab

IL POTERE DELL’INCLUSIONE Per Fausta Colosimo, managing Director della Cesare Trucillo spa, la forza della diversità è la scelta che ha permesso alla sua azienda di trarre vantaggio competitivo dal contributo di persone con competenze e attitudini differenti di Raffaella Venerando

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er molti l’essenza della leadership oggi risiede nella capacità di prendersi cura degli altri, creando sì valore per l’organizzazione ma al contempo costruendo una cultura aziendale inclusiva. Si riconosce in questo profilo? Prendersi cura dei propri collaboratori è un dovere su un piano umano e, allo stesso tempo, un fattore critico di successo su un piano aziendale. Personalmente, ho sempre creduto fortemente nel potere dell’inclusione, del dialogo, della cooperazione, della formazione e della condivisione, tanto nella vita personale quanto in quella lavorativa. Trovo che siano elementi imprescindibili per il benessere di quanti contribuiscono all’organizzazione, per il funzionamento delle relazioni umane e quindi anche per il successo di qualsiasi progetto, in quanto creano senso di appartenenza, fiducia e motivazione e, al tempo stesso, opportunità di confronto, crescita reciproca e innovazione. Impresa e famiglia: quanto contano nella sua vita singolarmente e quanto, invece, si completano? La mia vita ha sempre avuto al centro la famiglia. La mia visione sul futuro, le mie scelte, il mio percorso sono sempre stati

Fausta Colosimo Managing Director Cesare Trucillo spa

guidati dal valore che ripongo nella famiglia. Con questa prospettiva, la mia dedizione verso l’impresa è stata una scelta di vita che, per quanto mi abbia anche regalato tante soddisfazioni professionali, ha sempre trovato grande motivazione nel supportare mio marito e preparare il terreno ai miei figli. D'altronde, tanti anni passati a sviluppare i mercati internazionali sono stati frutto di un sogno, quello di portare nel mondo l’eccellenza del caffè che porta il nostro nome, che racconta la nostra storia fatta di passione e di impegno, di conoscenza e valori tramandati di generazione in generazione. Oggi posso dire che nonostante

non sia sempre facile il connubio impresa-famiglia, per mia fortuna questi due mondi si completano. I miei figli, Antonia, Andrea e Cesare, hanno voluto fortemente partecipare al progetto di famiglia, entrando ognuno in un’area dell’azienda ben definita, incline alle loro attitudini e competenze. Legati dagli stessi valori e dallo stesso entusiasmo, sono molto diversi tra di loro e ciò li rende complementari l’uno all’altro. Nella sua azienda la diversity è un vantaggio competitivo? Che si tratti di genere, età, etnia, cultura, competenze, la diversity è sempre stata un valore aggiunto nella Trucillo. In questi anni ho visitato tanti paesi


e incontrato milioni di amanti del caffè nel mondo, desiderosi di conoscere la nostra cultura, di assaggiare, di odorare e preparare il caffè italiano. Ho visto come diverse tradizioni, esperienze e culture si possono incontrare e accrescere in un mondo senza distanze, unito dall’orgoglio di offrire tutto il piacere custodito in una tazzina di caffè. Un altro fattore di grande importanza quando si parla di diversità ha a che fare con le generazioni. Nella nostra azienda oggi ne convivono diverse. La chiave del successo è la condivisione di saperi diversi, basata sull’apertura al dialogo e all’ascolto. L’equilibrio si raggiunge valorizzando da un lato l’esperienza della generazione più matura, e dall’altro la prospettiva dei giovani, più fresca e innovativa. Io faccio parte della generazione senior, che dopo tanti anni di lavoro sul campo, di esperienza e competenze sviluppate, ora deve prendere il ruolo di guida e affiancamento verso la nuova generazione, piena di nuove competenze, di voglia di innovare e di entusiasmo. Ancora, in quanto donna mi sento di menzionare anche il tema del gender. Testimonianza di quanto la figura femminile in Trucillo sia da sempre fulcro del successo aziendale è data dalla presenza di un’alta percentuale di donne in ogni settore strategico aziendale e a tutti i livelli di responsabilità. Si sente spesso parlare di gender equality, ma io credo fermamente che non bisogna ricercare l’uguaglianza, bensì la valorizzazione della diversità in quanto fonte inesauribile di ricchezza umana, oltre che

di grandi vantaggi competitivi. Secondo lei le donne hanno delle “soft skills” diverse rispetto agli uomini? Quali riconosce come proprie? Sicuramente nella mia esperienza lavorativa ho incontrato molte donne in cui ho potuto riscontrare “soft skills” comuni e in cui mi sono anche riconosciuta, in particolare quelle legate alla comunicazione, alla condivisione, alla mediazione e più di tutto all’empatia. Con il passare del tempo, però, la società sta diventando sempre più complessa, tanto da non poter più semplificare e categorizzare in “soft skills” al maschile e al femminile. Oggi il panorama delle possibili combinazioni di skills è molto più imprevedibile, in quanto ricco di possibilità. In quali ideali crede come donna e come imprenditrice di successo? Citando le parole di Carl Schurz, «Gli ideali sono come stelle: non li raggiungeremo mai, ma come il navigatore sulle acque deserte dell’oceano, li scegliamo come guida, e seguendoli, raggiungiamo il nostro destino». Le stelle che guidano il mio destino sono le relazioni umane, quelle fatte di gentilezza, condivisione, fiducia, libertà, rispetto. Credo fermamente, come donna e come imprenditrice, che solo grazie ad esse si rende possibile la costruzione di un mondo migliore. C’è stato un momento di svolta, una scelta decisiva che ha cambiato il corso della sua vita? Era il 1987, io facevo la cantante, in tournée con Gino Paoli e Zucchero (la musica è l’al-

tra mia grande passione). Un giorno ho incontrato Matteo: l’amore è fatto di affinità, di fili misteriosi, mi sono innamorata e ho messo su famiglia. Tutto d’un tratto il caffè è diventato parte integrante della mia vita, permeandone ogni passo. Dopo la laurea in lettere, avevo pensato di conseguirne un’altra in scienze della comunicazione ed è a quel punto che mio marito, spinto da un sogno, quello di creare una scuola di formazione sul caffè in azienda, mi coinvolse e mi spronò a studiare il caffè a 360°, dalla pianta alla tostatura, dalla macinatura all’estrazione, dall’assaggio all’analisi sensoriale in cui ho conseguito il Master nel 1998. Allora, fu un salto nel buio. Di formazione non si parlava, né esistevano figure professionali che condividessero le proprie conoscenze. Nonostante questo, abbiamo costruito un progetto formativo ambizioso, in continua evoluzione e in grado di rispondere a mercati sempre più esigenti. Oggi l’Accademia Trucillo è il nostro fiore all’occhiello, sotto la guida di mia figlia Antonia. Il mondo del lavoro ideale racchiuso in tre parole. Quali sono le sue? Il mondo del lavoro ideale è per me diventato realtà. Etica, passione e autenticità. Questi valori chiari e condivisi hanno guidato negli anni il nostro modo di fare business, la nostra cultura aziendale, hanno trasformato la nostra organizzazione e ispirato le nostre persone e i nostri clienti. “Noi siamo il nostro caffè”, questo è il nostro motto, perché “il caffè che noi facciamo porta il nostro nome e, con esso, tutto ciò che vi è racchiuso”.

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bon ton

WEB REPUTATION: ISTRUZIONI PER L’USO E L’ABUSO

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Il bon ton in questo caso è laconico: i social non sono una seconda vita. Etichetta e regole restano le stesse del modo di vivere off line

ph Guido Stazzoni

Nicola Santini esperto di galateo, costume e società

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appiamo bene che i social sono uno strumento. E una tentazione. Un mezzo democratico, aperto a tutti, che può essere utile così come dannatamente ad effetto boomerang. Chiunque apra un profilo Instagram o Facebook sa (e lo fa anche apposta, diciamolo) di esprimersi davanti a un pubblico. Che prende nota, interpreta, giudica. Nel bene e nel male. Spesso quello che si posta è vero, tutto vero. Ma il fatto che sia vero non significa che sia la verità. Verità intesa come la totalità di un'esistenza. È una faccia dello specchio, non lo specchio. Quello che riteniamo più idoneo a esser visto, per la gioia della condivisione, per raccontare un backstage inedito, magari per umanizzare una figura che viene solo percepita e identificata con la propria professione. O, molto spesso, per mistificare una realtà fatta di cocktail, cene, week end da sogno, shopping da fare invidia. Nel bene e nel male purché se ne rosichi. Se lo strumento viene scambiato per lo scopo, ecco i danni. Nel lavoro in particolare: un aggiornamento di status alle 11 di mattina a me comunica che la testa è altrove, il reality della goliardia tra colleghi se una tantum può far sorridere, se è l'abitudine significa che c'è del tempo pagato o sottratto ad altri impegni che non dura mai i 60 secondi di una storia. C'è poi la classi-

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«Spesso quello che si posta è vero, tutto vero. Ma il fatto che sia vero non significa che sia la verità. Verità intesa come la totalità di un'esistenza» _________________________

fica delle reazioni, la conta dei like, la rispostaccia a chi giudica con leggerezza o severità. E, ma questa conta meno, la mia riflessione: è davvero necessario? Coincide con la libertà o questa libertà è solo un nuovo rebranding di una dipendenza ormai consolidata, che a turno ci rende virologi, esperti di politica internazionale, criminologi e persino medici in prima linea? Per non parlare dei dibattiti da tigri da tastiera che appicchiamo come fuochi che ci scappano di mano tirando fuori il peggio che c'è, difficilmente peraltro sostenibile, nei toni e nella fermezza, in un confronto vis à vis. Il bon ton in questo caso è laconico: i social non sono una seconda vita. Le regole sono le stesse. Con gli sconosciuti non serve confidenza e, spesso, non è apprezzata. Ogni tanto torniamo ad essere forme di vita off line. E usciamo da questi bunker, fin che siamo in tempo.


mondi persistenti

Sifu

Il Kung Fu diventa videogioco, il videogioco diventa Kung Fu

S Alfonso Amendola docente di sociologia dei processi culturali Università di Salerno alfamendola@unisa.it

Annachiara Guerra esperta di Game Studies Università di Salerno

iamo tutti debitori a Bruce Lee. Al maestro che ha sdoganato il Kung Fu e lo ha reso una straordinaria narrazione creativa, sociale e di consumo di massa. Dagli anni Settanta in poi la disciplina del “duro lavoro” (nel suo significato più arcaico) è diventata un must e soprattutto grazie al cinema (e poi alla serialità televisiva) un sistema di consumo ultragenerazionale di grande fascino e solidità nel tempo. Non si assenta da questo omaggiare la disciplina cinese (nel trionfo di stili e scuole) il mondo del game. Tra questi: il novello Sifu (un videogioco d’avventura beat ’em up sviluppato e distribuito dalla casa videoludica Slocap, uscito su PC, PlayStation 4 e Playstation 5 l’8 febbraio 2022). La trama riprende alcune tematiche presenti in molte pellicole di arti marziali cinesi, appartenenti al genere gongfupian: l’allievo, nonché villain, nel prologo si rivolta contro il proprio maestro e la conseguente ricerca di vendetta da parte del protagonista, il cui sesso sarà selezionabile, anch’esso allievo, nonché figlio, del sifu assassinato. La scelta del genere non comporterà alcun tipo di differenza nella giocabilità del videogioco, sposando la filosofia delle arti marziali, praticabili da chiunque,

senza differenza tra uomo e donna. Infatti, “il Kung Fu non dipende dal sesso o dall’età, ma da come si combatte” (dal film Ip Man, 2008). Proprio il fattore età è ciò che contraddistingue il gameplay di Sifu: se durante i combattimenti si giunge alla morte, non ci sarà Game Over, ma si potrà “rinascere” con un anno in più.Quindi maggiore sarà il numero di morti, segnate da un contatore, maggiore sarà l’età raggiunta dal/dalla protagonista che vedremo invecchiare fisicamente portando ad un aumento dei danni inflitti ai nemici, a discapito della minor salute. Da allievo/a di appena 20 anni, età dalla quale si parte, si può arrivare ad un’età avanzata di 70, oltre cui vi è il Game Over definitivo. Il senso è quello di raggiungere la maestria del Kung Fu attraverso una dura e costante pratica, infatti, è possibile acquisire in modo definito delle nuove tecniche di combattimento attraverso dei punti esperienza solamente dopo averle sbloccate per cinque volte: per padroneggiare una tecnica marziale ci vuole tempo e costanza. Lo stile di kung fu del/della protagonista - che non ha nome - è ispirato a Pak Mei, un monaco taoista e maestro di arti marziali cinese ideatore dello stile Baimeiquan, figura molto presente nei film di arti marziali cinesi anche recenti,

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«Il Kung Fu non dipende dal sesso o dall’età, ma da come si combatte” (dal film Ip Man, 2008). Proprio il fattore età è ciò che contraddistingue il gameplay di Sifu: se durante i combattimenti si giunge alla morte, non ci sarà Game Over, ma si potrà “rinascere” con un anno in più» _________________________

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come in Kill Bill: Volume 2, sebbene questo non sia l’unico collegamento con i film di Quentin Tarantino. Il terzo livello di Sifu, infatti, ha inizio IN un museo di arte contemporanea per concludersi in una foresta innevata nella quale va affrontato un boss, Lady Kuroki. L’estetica della donna e dell’ambientazione sono un forte richiamo alla scena del combattimento tra O-Ren e Beatrix Kiddo nel giardino d’inverno di Kill Bill: Volume 1. Il cambio procedurale dell’ambientazione avviene in tutti e cinque i livelli che compongono Sifu. Ognuno di questi, infatti, ha inizio in uno scenario moderno che, avanzando, cambia e si trasforma in luogo legato alla cultura

cinese: una serra in un sobborgo metropolitano si tramuta in una foresta di bambù, oppure i neon accesi di un club diventano le fiamme di un antico villaggio cinese. Una scelta di level design e direzione artistica che rimarca il concetto di Yin e Yang: moderno/antico, urbano/natura. Se si aggiunge a tutto questo che ogni livello rappresenta uno dei 5 elementi naturali, fondamentali nella filosofia cinese, e che vi è l’opportunità di risparmiare i vari boss, perseguendo quindi una via diversa da quella della vendetta, il risultato è un vero e proprio videogioco di Kung Fu che a sua volta trova nel medium videoludico la giusta via per esprimere tutta la filosofia marziale che contiene.


salute

ERITEMA SOLARE: PERCHÉ VIENE E COSA FARE Rimedi semplici, creme e metodi preventivi specifici per evitare i danni da cattiva esposizione ai raggi UV

Antonino Di Pietro direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis www.antoninodipietro.it www.istitutodermoclinico.com

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l termine eritema deriva dal greco erythēma, che significa “rossore”. Si tratta infatti di un’irritazione cutanea che si sviluppa quando la pelle non viene protetta correttamente dai raggi solari.In estate, nella maggior parte dei casi, si verifica in seguito a un’esposizione al sole per molto tempo oppure quando la scelta della crema solare non è adeguata al fototipo cutaneo o alla latitudine. In realtà a causare la comparsa del disturbo non è solo il sole, ma anche il calore intenso sulla pelle. L’eritema solare può svilupparsi in diversi stadi, con sintomi che possono essere lievi, moderati o anche gravi. Nelle forme leggere è accompagnato da comparsa di puntini rossi e quella sensazione “di pelle che tira”. In questo caso, generalmente, i fastidi si risolvono nel giro di pochi giorni. Può succedere però che si manifestino anche prurito, sensibilità eccessiva della pelle che si traduce in dolore e, spesso, in successiva desquamazione. Infine, nei casi più gravi, a questi sintomi possono aggiungersi anche fastidi simili all’insolazione come febbre, brividi, vertigini e mal di testa, mentre sulla pelle si formano bolle che successivamente generano desquamazione. I rimedi dipendono dal grado dell’eritema. Per attenuare i fastidi lievi si può ricorrere ad alcuni semplici metodi fai-date, che sfruttano le proprietà lenitive e antinfiammatorie dell’amido. Utili possono essere degli impacchi con il pane, che va inzuppato in semplice acqua, o in un infuso freddo di camomilla, fino a renderlo poltiglia. Il composto va poi avvolto in un canovaccio e applicato sull’area interessata. In questo modo, l’arrossamento sarà alleviato dall’amido rilasciato dal pane bagnato. L’impacco va tenuto per venti minuti circa ed effettuato due volte al giorno. In alternativa al pane, buoni risultati si ottengono anche ap-

plicando sulla zona colpita delle fette di patate crude. Se entro due giorni non si riscontrano miglioramenti evidenti, è necessario però rivolgersi al medico o al dermatologo per un trattamento specifico. Poiché l’eritema solare non è provocato solo dall’effetto dei raggi ma anche dal calore, per prevenire il problema, è fondamentale che la pelle non si surriscaldi. È utile quindi fare docce frequenti o spruzzare sul corpo dell’acqua minerale con l’uso di un nebulizzatore. È consigliabile inoltre consumare cibi di colore rosso, come pomodori e frutti di bosco, ricchi di bioflavonoidi e licopene, sostanze naturali con proprietà antiossidanti e anti radicali liberi. Molto importante è anche ricordarsi di idratare correttamente la pelle, bevendo due litri di acqua al giorno uniti a tisane e centrifugati di frutta e verdura fresche. Tra le creme solari più innovative ci sono quelle a base di un nuovo complesso chiamato Plusolina. Si tratta di un mix di oli vegetali (olio di crusca di riso, olio di cotone, olio di karanja e vitamina E) che insieme si comportano come dei booster, ovvero stimolatori, naturali in grado di limitare l’azione negativa dei raggi UV. Anche nell’ambito dell’integrazione, ci sono interessanti novità. Tra gli integratori solari di ultima generazione troviamo quelli contenenti rame, un cofattore della tirosinasi, ovvero l’enzima che partecipa alla sintesi della melanina. In questo caso la pelle viene stimolata preventivamente alla produzione di melanina e si abbassa il rischio di comparsa delle macchie cutanee. Gli integratori ad azione antiossidante sono particolarmente utili invece per eliminare i radicali liberi che si sviluppano in quantità maggiore dopo l’esposizione prolungata ai raggi UV. Sempre efficaci sono infine gli integratori con betacarotene, meglio se estratto da vegetali, e vitamina E e PP. N. 1 | 2022

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salute

DUE ANNI DI COVID.19 E DIABETE: UNA RELAZIONE BIDIREZIONALE L'infiammazione provocata dal Sars-CoV-2 potrebbe causare l'insorgenza del diabete e cronicizzarsi in un caso su tre 62

Giuseppe Fatati presidente Italian Obesity Network

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a pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto devastante sullo stato di salute della popolazione per le conseguenze dirette dell’infezione e per le difficoltà di gestione delle patologie croniche. Il diabete mellito rappresenta un paradigma delle cronicità. La presenza di un’iperglicemia di nuova insorgenza al momento del ricovero è stata associata a una prognosi peggiore, persino rispetto ai pazienti con una diagnosi nota di diabete mellito. Le limitazioni di accesso ai centri di diabetologia, assieme alle difficoltà di aderenza a stili di vita salutari durante il periodo di lockdown, hanno innescato un circolo vizioso che ha comportato, da una parte, un peggioramento del controllo del diabete e, dall’altra, una maggiore suscettibilità alle conseguenze più serie del Covid-19. Nonostante la sostituzione di visite in presenza con contatti a distanza (telemedicina) abbia in parte consentito di garantire una continuità assistenziale si è avuta una riduzione delle prestazioni del 33%. Questo dato va considerato preoccupante se consideriamo che le comorbidità croniche, incluso il diabete, sono altamente prevalenti nelle persone con malattia da coronavirus 2019 e sono associate a un aumentato rischio di Covid-19 grave e mortalità. La riduzione delle prestazioni e le difficoltà dei Centri di Diabetologia sono un aspetto ancora più allarmante se consideriamo che diversi studi hanno segnalato l’aumentata incidenza di diabete di nuova insorgenza associato a Covid-19. Il fenomeno del diabete di nuova insorgenza dopo il ricovero in ospedale era stato osservato in precedenza anche con altre infezioni virali e malattie acute ma non in queste percentuali. I meccanismi precisi che provocano

il diabete di nuova insorgenza non sono noti ma è probabile che siano coinvolti numerosi processi interconnessi complessi tra cui un diabete non diagnosticato in precedenza, la iperglicemia da stress, la iperglicemia indotta da steroidi ed effetti diretti o indiretti della sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 (SARS-CoV-2) sulla cellula beta pancreatica. Al momento non è chiaro se il diabete di nuova insorgenza sia di tipo 1 (insulinodipendente), di tipo 2 (non insulinodipendente) o un sottotipo complesso di diabete. Anche se in carenza di insulina, il diabete tipo 1 è solitamente il risultato di un processo autoimmune, nell'infezione da SARS-CoV-2 potrebbe essere dovuto alla distruzione diretta delle beta cellule. Le cellule beta sono le cellule pancreatiche in grado di rilasciare insulina in seguito ad un aumento di glicemia. La rilevazione di un numero elevato di chetoacidosi diabetica suggerisce un effetto diretto di SARSCoV-2 sui sistemi infiammatorio immunomediato con persistenza nel 18,8% dei casi. Questa percentuale potrebbe essere sottostimata perché in questi lavori vengono comprese le iperglicemie da stress. Altre segnalazioni parlano di percentuali di persistenza delle alterazioni glicometaboliche superiori al 30% almeno a breve termine. È verosimile che 1 su 3 dei soggetti che in corso di pandemia hanno sviluppato un diabete di nuova insorgenza rimanga temporaneamente diabetico. È evidente una relazione bidirezionale tra Covid-19 e diabete: i soggetti diabetici presentano un aumentato rischio di sviluppare un’infezione grave e i soggetti non diabetici con Covid-19 possono sviluppare un diabete di nuova insorgenza. In ogni caso l’assistenza diabetologica deve essere implementata e potenziata.


L’alba di tutto

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libri

a cura di Raffaella Venerando

di David Graeber e David Wengrow | Edito da Rizzoli, pp. 736 ***************************************************************************

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edetevi, sdraiatevi, concentratevi e affrontate questo libro dibattito come una risposta possibile alle domande che questo tempo vi pone (se volete). Scritto dall’antropologo David Graeber (scomparso un mese dopo aver ultimato il libro) e dall’archeologo David Wengrow, “The dawn of everything, L’alba di ogni cosa” racconta dell’evoluzione sociale dell’Homo sapiens in modo non lineare, insistendo profondamente sulle possibilità umane, specie quella di cambiare il mondo intorno a sé. Gli autori, lungo il corposo, affascinante e meticoloso volume che li ha visti dialogare dieci anni, si chiedono da dove nascano la guerra, l’avidità, lo sfruttamento, l’insensibilità alle sofferenze altrui. In particolare si domandano quale sia l’origine della disuguaglianza, senza arrendersi all’interpretazione della stessa come di un fenomeno ineluttabile. Tre le libertà fondamentali che secondo gli autori caratterizzano la storia sociale degli uomini: la libertà di andar via (di spostarsi in altri luoghi e in altre collettività), quella di non piegarsi agli ordini sgraditi e quella di dare vita a nuove relazioni sociali. Ricordarsene è il giusto punto di partenza per immaginare un mondo davvero differente.

3/19

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a cura di Vito Salerno

homecinema

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di Silvio Soldini

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niziamo subito col chiarire che la strana sigla che dà il nome al film “3/19” sta per “terzo morto senza nome a Milano del 2019”. La storia, scritta e diretta da Silvio Soldini, racconta la vita di Camilla (Kasia Smutniak), avvocatessa di successo e con una figlia ormai grande, nota in tutta Milano per la dedizione che mette nel proprio lavoro e per riuscire a portare a conclusione favorevole per i suoi assistiti la maggior parte delle cause che intraprende. Tuttavia, in una notte piovosa, Camilla, mentre si muove per la città, provoca un incidente nel quale perde la vita un giovane migrante. Nonostante non si sia certi che la responsabilità sia del tutto sua, Camilla viene formalmente inserita nel registro degli indagati. Dopo aver conosciuto Bruno (Francesco Colella), il direttore dell’obitorio insieme al quale prova a ricostruire l’identità di quel ragazzo, Camilla imparerà a conoscere sé stessa come mai aveva fatto, anche grazie alla vicinanza di quell’uomo, calmo e riflessivo.

N. 1 | 2022


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DAI SOCIAL

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