Introduzione e note grammaticali e di pronuncia

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Indicazione dell'accento Non è necessario segnare l'accento quando: - La parola è monosillaba. Alcune parole monosillabiche sono accentate per evitare omografie; es. da (da), dà (dà, verbo), de (di), dè (dito), la (la), là (là), ni (né), nì (nido), pe (poi), pé (piede). - L'accento tonico cade sull'ultima vocale di una parola terminante per consonante, ad eccezione della "s": abandoun (abbandono); passerot (passero). - L'accento tonico cade sulla penultima sillaba di una parola terminate per vocale: alegre (allegro); anada (annata); bagage (bagaglio); mountagna (montagna). - L'accento tonico cade sulla penultima sillaba di una parola terminante per "s": chantës (tu canti); chantavës (cantavi). Questo comportamento eccezionale della "s" è dovuto al fatto che in molte varianti dell'occitano si è conservata la "s" per la formazione del plurale e questa non modifica la tonicità della parola quando passa dal singolare al plurale, es: vacha / vachas (mucca / mucche). Per semplicità si è esteso tale criterio a tutte le parole terminanti con "s" come dëschaus (scalzo). È evidente che di conseguenza bisognerà segnare l'accento sulla vocale tonica che precede la "s" finale abòs (prono); afroùs (orrendo, orribile); crapàs, (capra in senso dispregiativo); ardrìs (ordine; disciplina), carroùs (carretto a braccia). - In tutte le parole in cui è presente il suono "œ" perchè questo è sempre tonico e non è accentato neppure in posizione finale di parola. Si segna l'accento grafico quando: - Pur trovandoci nei casi precedenti in cui non sarebbe necessario segnare l'accento, sia utile segnalare l'apertura della vocale: alèrt (sveglio, attento); arbèrc (pascolo o baita); balèt (ballo); juèvës (giovedì); - L'accento tonico cade sulla vocale finale di parola. Come già detto, fanno eccezione le parole monosillabe. Molti sono questi casi perché nella parlata occitana di Vernante i verbi all'infinito hanno perso la "r" della desinenza, i participi passati, o gli stessi con funzione di aggettivi, hanno perduto al maschile la "t" o al femminile la "d" dell'ultima sillaba ed è quindi necessario accentarli. Es.: asardâ (in origine asardar = azzardare); asardà (in origine asardat = azzardato); asardâ (in origine asardada = azzardata); bëssounâ (in origine bessounada = parto gemellare); adoussî (in origine adoussir = addolcire, mitigare); abrasamì (in origine abrasamit = eccitato, bramoso). - L'accento tonico cade sulla penultima sillaba di una parola terminante per consonante: gòmit (vomito); mérit (merito). - L'accento tonico cade sulla "i", oppure sulla "u", preceduta o seguita da una vocale. Es.: burfìa (vescica); bëlùa (favilla).

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